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MISCELLANEA
01
STORIA ITALIANA
EDITA PER CUBA
DELLA REGÌA DEPUTAZIONE
VI STORIA PATRIA
TOMO XXIII.
OTTAVO DELLA SECONDA SERIE
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P R ò G RE S
TORINO
FRATELLI BOCCA LIBRAI DI S. M.
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6
MISCELLANEA
DI
STORIA ITALIANA
TOMO XXIII
OTTANO DELLA SECONDA SEME
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MISCELLANEA
01
STORIA ITALIANA
EDITA PER CURA
DELLA REGIA DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA
TOMO XXIII.
OTTAVO DBLLA SECONDA SBRIB
TORINO
FRATELLI BOCCA LIBRAI DI S. M.
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PROPRIETÀ LETTERARIA
STAMPERIA REALE DI G. B. PARATIA B C.
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ELENCO
DEI
MEMBRI DELLA REGIA DEPUTAZIONE
BOTRI
GLI STUDI DI STORIA PATRIA
per le Antiche Provincie e la Lombardia
Presidente
Carditi di Cantogno Barone Domenico, Consigliere di Stato, Socio
della Reale Accademia delle Scienze di Torino, Socio e Segretario
della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche della R. Ac-
cademia dei Lincei, Membro del Consiglio degli Archivii, e del Con-
siglio e del Comitato del Contenzioso diplomatico ; Gr. Uff. ,
Comm. ©, Cav. e Cons. G. Cordone Leone neerl., Is. Catt. di
Sp. e S. Marino, G. Uff. Leop. del Belgio, Sole e Leone di P. e
Mejidiè 2* cl. di Torchia, Comm. Salv. di Gr. ecc., Roma , via dei
Barbieri, 1 (15 aprile 1884).
Vice-Presidenti
Porro-Lambertenghi Conte Giulio, Senatore del Regno, Presidente *
della Società Storica Lombarda ecc., Uff. $ , G. Ufi. ©, Cav. di
giustizia del S. M. 0. di S. Gio. di Ger., Milano , via Borgonuovo , 12
(19 aprile 1872).
De-Simoni Cornelio, Dottore di leggi, Dott. Coll, nella facoltà di Filo-
sofia e Lettere a Genova, Direttore del R. Archivio di Stato a Ge-
nova, Vice Presidente delia Società Ligure di Storia Patria, Corrisp.
R. Deputazione dì Storia Patria per la Toscana, Umbria e Marche
delfÀccad. Pontif. dei nuovi Lincei ecc. #, ©, Genova , piazza
S. Stefano , 6 (10 aprile 1873).
Conino S. E. Carlo Felice, Procuratore Generale Onorario di Corte di
Cassazione, Uff. *, Gr. Uff. ©, Cav. 0. di Carlo 111 di Sp., Torino ,
piazza Vittorio Emanuele /, 19 (23 maggio 1881).
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vili
E. DEPUTAZIONE SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA
Segretarii
Claretta Barone Gaudenzio, Dottore di Leggi, Socio della Reale Acca-
demia delle Scienze, della Società di Archeologia e Belle Arti
per la Provincia di Torino, e della Giunta Conservatrice dei Mo-
numenti d’Antichità e Belle Arti, Comni. # e ©, Torino , via
della Rocca , 13 (21 aprile 1874).
Manno Barone D. Antonio , Socio e Tesoriere della R. Accademia delle
Scienze di Torino, Commissario del Re presso la Consulta Aral-
dica, Uff. * e Comm. ©, Torino , via Ospedale , 19 (2 giugno 1875).
Membri residenti in Torino
Vallauri Tommaso, Senatore del Regno, Dottore aggregato al Collegio
di Belle Lettere e Filosofia e Professore ordinario nella R. Univer-
sità di Torino, Membro del Cons. super, della pubbl. istruzione e
della R. Accademia delle Scienze di Torino, Accademico corrispon-
dente della Crusca, Comm. * e ©, Torino , via Provvidenza , 43
(24 marzo 1841).
Manuel di San Giovanni Barone Giuseppe, Dottore di Leggi, 4&, Torino,
via Bolero , 25 (22 gennaio 1854).
Comino Carlo Felice, predetto (11 aprile 1858).
Bianchi Nicomede, Dottore in Medicina, Senatore del Regno, Sovrin-
tendente degli Archivii piemontesi, Socio della R. Accademia delle
Scienze di Torino, Gr. Uff. #, Comm. © e di S. Marino, Torino ,
R. Archivio di Stato (22 gennaio 1863).
Bollati di Saint-Pierre Barone Federico Emmanuele, Dottore di Leggi,
Direttore dell’Archivio già Camerale, Socio della R. Accademia
delle Scienze di Torino ecc. Uff. ©, Torino , via Finanze , 11
(22 gennaio 1863).
Claretta Barone Gaudenzio , predetto (22 gennaio 1863).
Dionisotti Carlo, Consigliere nella Corte d’Appello di Torino, Comm. ©
Ufi. Torino , via Orfane , 25 (10 marzo 1868).
Promis Vincenzo, Dottore di Leggi, Bibliotecario e Conservatore del
Medagliere di S. M., Membro della Reale Accademia delle Scienze
di Torino, Ispettore degli Scavi e Monumenti d’Antichità in To-
rino, *, Comm. ©, Comm. con stella di Fr. Gius. d’A., Comm.
S. Mich. di Baviera e dell’O. della Cor. di Rumenia, Torino , piazza
Vittorio Emanuele /, 19 (21 aprile 1874).
Manno Barone D. Antonio, predetto (21 aprile 1874).
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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA
IX
Angelucci Angelo, Architetto, Maggiore d’Artiglieria a riposo, Conser-
vatore del Museo Nazionale d’ Artiglieria, *, 9, Comm. Is. di Sp. t
Torino , via Gioberti 39 (21 aprile 1874).
Dufour Carlo Augusto, Maggiore Generale d’Artiglieria a riposo, Pre-,
sidente onorario della Società Savoiarda di Storia ed Archeologia
Comm. *, Uff. ©, Torino , via Garibaldi , 39 (18 maggio 1876).
Fontana Leone, Dottore di Leggi, 9, Torino , piazza Viti. Em. I, 42
(10 maggio 1880).
Perrero Domenico, Dottore di Leggi, T olino, via Garibaldi , 39 (10 mag-
gio 1880).
Ferrerò tirmanno, Dottore di Leggi, Dottore Collegiato di Lettere e
Filosofia della R. Università di Torino, Professore di Storia Militare
nella R. Accademia Militare , Membro della R. Accademia delle
Scienze di Torino, Corrispondente della R. Deputazione di Storia
Patria delle Romagne e dell'). Istituto Archeologico Germanico, 9,
Torino , via S. Quintino , 19 (23 maggio 1881).
Nani Cesare, Professore e Dottore aggregato di Leggi nella R. Univer-
sità di Torino, Socio della R. Accademia delle Scienze di Torino,
©, Torino , via Mazzini , 2 (23 maggio 1881).
Membri non residenti in Torino
Adriani P. D. Giovanni Battista , de’ Chierici Regolari Somaschi ,
già Professore e Direttore degli Studi nel R. Collegio militare di
Racconigi, Membro effettivo della Società Ligure di Storia Patria
e della Accademia Imperiale di Dijon , Socio Corrispondente della
R. Accademia delle Scienze di Torino, Ispettore degli Scavi e Mo-
numenti di antichità, Comm.* e 9, Cherasco (25 aprile 1851).
Carutti di Cantogno Barone Domenico, predetto (8 maggio 1857).
Cantò Cesare, Sovrintendente degli Archivi Lombardi, Membro non
residente della R. Accademia delle Scienze di Torino, Membro
effettivo del R. istituto Lombardo di Scienze e Lettere , Socio
della Regia Acc. dei Lincei e delle principali Accademie; Gr. Uff. *
e 9, Cons. «0», Cav. Leg. d'O. di Fr. ecc. Milano (15 aprile 1860).
Belgrano Luigi Tommaso, Dottore aggregato alla Facoltà di Filosofia e
Lettere e Professore ordinario di Storia antica e moderna nella
R. Università di Genova ; Segretario Generale della Società Ligure
di Storia Patria, Uff. * e 9, Genova , via Palestro , 14; int. 8
(15 aprile 1860).
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X
B. DEPUTAZIONI SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA
Canale Michele Giuseppe , Dottore di Leggi e Collegiato della Classe
di Filosofia e Lettere nella Regia Università di Genova, Bibliotecario
Capo Civico, Professore di Storia e Geografìa nel R. Istituto Tecnico
Provinciale, Membro della Reale Accademia di Scienze e Lettere
di Berlino ecc. , Comm. <*, Uff. ®, Genova (15 aprile 1860).
DeSimoni Cornelio, predetto (15 aprile 1860).
Marchese P. M. Vincenzo Fortunato, dell’ Ordine dei Predicatori, m. in
s. facoltà. Professore onorario della R. Università di Siena, Dottore
di Collegio per la facoltà di Filosofia e Belle Lettere nella R. Uni-
versità e nel Collegio Teologico di Genova, della Società Ligure
di Storia Patria e di quella Storica di Palermo *, ®, Genova ,
convento di S. M . di Castello (15 aprile 1860).
Robolotti Francesco, Dottore in Medicina, Vice-Presidente del Consiglio
Sanitario e Regio Ispettore degli Scavi e Monumenti di Cremona,
Socio del R. Istituto Lombardo ecc. Cremona , via Confetteria ,
6 rosso (15 aprile 1860).
Sala Sac. Aristide, Professore di Storia nel Regio Liceo di Faenza,
Professore e Cappellano emerito delle Regie Scuole Militare e Nor-
male di Cavalleria, Canonico onorario della Cattedrale di Cingoli,
Membro di varie Accad. e Società scientif. e letter. #, ®, Faenza
(15 aprile 1860).
Rossi Girolamo, Professore e Direttore del R. Ginnasio, e Delegato Sco-
lastico nel Mandamento di Ventimiglia , Ispettore degli Scavi e
Monumenti d’antichità nella Provincia di Porto Maurizio, Uff. e ®,
Ventimiglia (1° luglio 1860).
Vignati Cesare, Preside del R. Liceo Parini di Milano, Vice-Presidente
della Società Storica Lombarda ecc., Uff. £ e Comm. 9, Milano
(1° luglio 1860).
Rosa Gabriele, Socio degli Atenei di Brescia, Bassano, Venezia e
Treviso, della Società Ligure di Storia Patria, del R. Istituto Lom-
bardo ecc. #, Brescia (1° luglio 1860).
Cossa Nobile D. Giuseppe, Dottore in Matematica, Vice^Bibliotecario
emerito delia Biblioteca Nazionale di Brera in Milano, già Professore
di Paleografia e Diplomatica, Corrispondente del R. Istituto Lom-
bardo, Socio dell’Accademia dei Quiriti di Roma, ecc., Ètilano , via
Brera, 20-21 (1° luglio 1860).
Porro-Lamhertenghi, predetto (22 gennaio 1863).
CtLisiA Emanuele, Dottore di Leggi e Collegiato della Facoltà di Filo-
sofìa e Balie Lettere, Bibliot. e Prof, di Letteratura ital. della R. Uni-
versità di Genova, Comm. * , Uff. 9, Genova (22 gennaio 1863).
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R. DEPUTAZIONI SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA
XI
Bernardi Ab. Iacopo, Dottore di Teologia, già Professore di Storia Eccle-
siastica e Sacra Eloquenza nel Seminario di Pinerolo e Vicario Ge-
nerale onorario di quella Diocesi, Membro della Società Ligure
di Storia Patria, del R. Istituto Veneto, della R. D. Veneta di
St. P., ecc., Comra tfr, ©, Cav. Leg. d’O. di Fr. Venezia (28 gen-
naio 1864).
Vigna P. Raimondo Amedeo , dell’Ordine dei Predicatori, Prof, di Let-
tere, Storia e Geografìa, Membro effettivo della Società Ligure di
Storia Patria, *, Genova , S. Maria di Castello (22 febbraio 1864).
Ceruti Sac. Antonio, Dottore della Biblioteca Ambrosiana,- Membro ef-
fettivo del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, della R. De-
putazione di Storia Patria di Venezia, della R. Commissione per i
testi di lingua ecc. Milano (10 marzo 1868).
Sanguìneti Mons. Angelo, Abate mitralo della Basilica di Santa Maria di
Carignano a Genova e Dottor Collegiato nella R. Università di
Genova per la Facoltà di Belle Lettere , Regio Ispettore degli
Scavi e Monumenti, Socio della Società Ligure di Storia Patria, *
corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino, e
dell* Istituto Germanico di Corrispondenza Archeologica di Roma,
*, Genova , S. M . di Carignano (30 maggio 1871).
Bérard Sac. Pietro Antonio Edoardo, Dottore in Teologia, Canonico
Teologo della Cattedrale di Aosta , Ispettore dei Monumenti an-
tichi, Aosta (21 aprile 1874).
Bertolotti Antonino , Direttore del l’Archivio di Stato a Mantova ,
Corrisp. delle RR. DD. di Storia patria Modenese e Veneta e della
Società per la Storia Siciliana; Socio delia R. Acc. Araldica di
Pisa, di quella di S. Anseimo di Aosta e della R. Acc. di BB. AA.
di Carrara ecc. , ©, Mantova (21 aprile 1874).
Dell’Acqua Carlo, Dottore di Leggi, Bibliotecario della R. Università
di Pavia, Pavia (10 maggio 1880).
Brambilla Nob. D. Camillo, Presid. della Società per la conservazione
dei Monumenti dell’Arte Cristiana e della Commissione per gli Isti-
tuti Civici di Belle Arti in Pavia, Uff. * , Pavia (10 maggio 1880).
Berti Domenico, Deputato al Parlamento Nazionale, Socio delle RR. Ac-
cademie delle Scienze di Torino, della Crusca e dei Lincei ecc.,
G. Uff #, G. Cr. © ecc., Roma (10 maggio 1880).
Bettoni-Cazzago Nobile Conte Francesco, Signore di Scoénna, Socio
dell’Ateneo di Brescia ecc., Cav. © e di S. Gio. di Gerus., Leop.
del Belgio, Carlo 111 di Sp. e di l a classe del Mer. Civ. di Romania,
Brescia , via Larga , 1146 (23 maggio 1881).
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XII
R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA
Boccardo Gerolamo , Senatore del Regno, Professore nella R. Univer-
sità e nella R. Scuola supcriore navale di Genova , Membro dei
Consigli Superiori dell’Istruzione Pubblica e della Giunta Centrale
di Statistica, Socio effettivo della R. Accademia dei Lincei, Corrìsp.
delle RR. Acc. delle Scienze di Napoli, Palermo, Madrid, degli Isti-
tuti di Milano, Venezia, ecc. dalla Statistical Society di Londra, del
Cobden Club ecc. ; Comm. , *, Gr. Ufi. © , Genova (23 mag-
gio 1881).
Casati Nobile Carlo, Dottore di Leggi, R. Notaio, Milano , S. Smone , 24
(23 maggio 1881).
Nrgroni Carlo, Dottore di Leggi, Socio della R. Commissione per i testi
di lingua, Uff. $, Comm. ©, Novara (23 maggio 1881).
Braghirolli Sac. Willelmo, Canonico, professore, ecc. Mantova (9 mag-
gio 1882).
Intra Giovanni Battista, Professore, Preside liceale emerito; Prefetto
della R. Accademia Virgiliana di Mantova, Membro della R. Com-
missione conserv. dei Mon. storici e degli oggetti d’arte; della
Commissione di vigilanza dell'Archivio storico Gonzaga e Musei ecc.
Mantova (9 maggio 1882).
Due Monsignor Augusto, Vescovo di Aosta, Aosta (15 aprile 1884).
FÈ d'Ostiani Monsignor Luigi, Prelato, Brescia (15 aprile 1884).
Calvi Nobile Felice, Corrisp.del R. Istituto Lombardo, Vice-Presidente
della Società storica di Milano, Milano (15 aprile 1884).
Staglieno Marchese Marcello, Socio della Società Ligure di Storia
patria, dell’ Acc. Ligustica di Belle Arti, della R. Acc. Albertina di
Torino, della R. Acc. Arabi, di Pisa ecc , Genova (15 aprile 1884).
Neri Professore Achille, Socio della Società Ligure di Storia patria,
Assistente della R. Biblioteca Universitaria di Genova, ©, Genova
(15 aprile 1884).
Corrispondenti
(Italiani)
Rrmedi Angelo; Marchese del S. R. I.; R. Ispettore degli Scavi e Mo-
numenti ; Socio dell'Istituto Germanico Archeologico a Roma, ecc. ,
Comm. ©, Sarzana (22 marzo 1842).
Ronchini Amadio, Professore onor. della R. Univ di Parma, Direttore
del R. Archivio di Stato a Parma e Sovrintendente agli Archivi
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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA
SUI
deir Emilia; Commissario per la conservazione dei monum. della
prov. di Parma; Socio eff. di quella R. D. di Storia patria ; Corri-
spondente della Consulta Araldica e della R. D. di Storia patria
della Toscana, Umbria e Marche ecc. Parma (IO marzo 1848).
Vitaioli Diego, Cameriere d'onore di S. S. Conte palatino; di S. Ma-
rino; Frane. I; S. Sepolcro, Peggio Calabria (11 maggio 1848).
Greppi S. E. Conte Giuseppe, Ambasciatore di S. M. a Pietroburgo,
Accademico onorario della R. Accademia di Storia di Spagna, eco.
Gr. Uff. & e ©; Comm. del. S. 0. M. di S. Gio. di Gerusalemme;
Gr. Croce di Carlo 111 di Spagna; di S. Mich. di Bav. e di Fed.
del Wurtemberg ecc., Pietroburgo (11 aprile 1858).
Leonii Conte Lorenzo, Poma, Biblioteca Viitorio Emanuele (11 mag-
gio 1858).
Cappi Michele, Consigliere d’Appello in ritiro, Socio d'onore delle Acca-
demie di BB. ÀA. di Milano e Torino ecc. ©, Milano (1° luglio 1860).
De Vrr Sac. Vincenzo, Dottore in Teologia; Professore, ecc.; Roma
(1° luglio 1860).
Cocchetti Carlo, Professore, Socio dell’Ateneo di Brescia e di quello
italiano di Firenze; Brescia (1° luglio 1860)
Benvenuti Conte Francesco Sforza; Otnbriano (Crema) (1° luglio 1860).
Manfredi D. Giuseppe, Canonico; Voghera (30 maggio 1861).
Gozzadini Conte Giovanni, Senatore del Regno, R. Commissario degli
Scavi e Musei delle Marche ed Emilia, Doti. Coll, della Facoltà fi-
losofico filologica deirUniv. di Bologna; Professore Gnor, delle
R. Acc. di BB. AÀ. di Bologna; Pres. perpetuo della R. Deputa-
zione di Storia Patria delle Romagne; Membro effettivo delle Reali
Accad. dei Lincei, di Scienze di Baviera, di Antichità e Belle Lettere
di Svezia, ecc.; Corrisp. della R. Acc. delle scienze di Torino e
dell’Istituto di Francia, ecc. G. Uff. e ©; Comm. di 1* classe
Danebr. Dan., Fr. Gius. d’A. Fed. di Wurtemberg, Wasa di Sv.
Comm. 0. S. Marino, Cor. di Pr. ; Cav. S. Mich. di Bav.; di Saxe-
Coburgo-Gotha, ecc., Bologna (23 marzo 1802).
Muoni Damiano, Dottore in leggi ; Archivista di Stato emerito ; Presi-
dente onor. perpetuo dell* Accademia Fisio-Medico-Stalistica di
Mdano; corrispondente delle RII. Deputazioni delle Romagne e
di Toscana, ecc.; Uff'. ©, Is. la Calt. di Sp. e Nichan di Tu-
nisi, ecc., Milano , Via Senato , 20 (23 marzo 1802).
Buffa Giuseppe, R. Notaio e Segretario Municipale di Crescentino,
Crescentino (28 gennaio 1864).
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XIV
R. DEPUTAZIONI SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA
Frati Luigi, Socio effettivo della R. Deputazione eli Storia Patria delle
Romagne; Bologna (22 febbraio 1865).
Barrera-Pezzi Carlo * e ©, VaUolda (22 febbraio 1865).
Barozzi Nicolò, Conservatore del Civico Museo Correr di Venezia; Socio
della Deputazione veneta di Storia Patria, ecc. Uff. & Comm. ©,
Venezia (28 dicembre 1865).
Bazzoni Augusto, Dottore in leggi; Console d'Italia a Vienna; Uff. •,
©, Comm. Fr. Gius. d’A ; Uff Stella di Rumenia; Cav. Carlo HI
di Sp., Vienna (3 marzo 1869).
Banchi Luciano, Direttore del R. Archivio di Stato e Sindaco di Siena ;
+, Comm. ©, Siena (3 marzo 1869).
Da Ponte Pietro, Brescia (3 marzo 1869).
Tanfani Nobile Leopoldo, Dottore in leggi, Direttore del R. Archivio
di Stato di Pisa; Corrispondente della R. Deputazione di Storia
Patria per le provincie di Toscana, dell’ Umbria e delle Marche;
0 e N. D. di Villaviciosa di Port. Pisa (3 marzo 1869).
Vayra Pietro, Archivista di 2* classe nel R. Archivio di Stato di To-
rino; Uff.©, Torino , Via Cernaia 20 (7 giugno 1870).
Morozzo della Rocca Cav. Emmanuele, Dottore di leggi. Tenente co-
lonnello dei Bersaglieri, Aiutante di Campo di S. M. ; Uff. + e ©,
Comm. 0. Concez. di Port., Bontà (7 giugno 1870).
Cavagna Sangiuliani Conte Antonio, Milano , via Cusani (21 # aprile 1874).
Rusconi Antonio, Dottore e Professore di leggi; *, Uff. ©, Novara
(18 aprile 1877).
Visconti March. Carlo, Ermes, Milano , via Borgonuovo 5 (18 aprile 1877)-
Minoglio Giovanni, Dottore di leggi, Moncalvo (18 aprile 1877).
Magenta Carlo, Prof, di Storia nella R. Univ. di Pavia, +, Comm.©,
Pavia (18 aprile 1877).
Del Corno Vittorio, Dottore di leggi, Ispettore degli Scavi e Monumenti
in Monteu da Po ; Corrispondente Soc. Arch. BB. AA. di Torino,
Crescentino (18 aprile 1877).
NovAti Francesco, Dottore di lettere, Milano (10 maggio 1881).
Sommi Picenardi (dei Marchesi) (Ball f. Guido), Gran Priore del S. 0.
M. Gerosolimitano, Venezia , Piioralo di S. Gio. di Malta (10 mag-
gio 1881).
Marocchino Francesco, Dottore di leggi ; Archivista e Bibliotecario ” ci -
vico di Vercelli, Vercelli , Via S. Cristoforo , 9 (10 maggio 1881).
Turletti Sac. Casimiro , Canonico dì S. Andrea e Bibliotecario civico
in Savigliano; *, Savigliano, Via del Teatro , 5 (23 maggio 1881)
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R. DEPUTAZIONE 80VRA OLI 8TUDI Dt STORIA PATRIA
XV
Bianchetti Enrico, Dottore di leggi, Membro della Commissione per i .
Monumenti, della Deputazione Provinciale e del Consiglio scola-
stico di Novara; 9, Omavasso (23 maggio 1881).
Sforza Giovanni, Segretario per le lettere ed arti della R. Acc. delle
Scienze, Lettere ed Arti di Lucca; Vice- Presidente della R. D. di
Storia Patria di Modena per la Sotto-sezione di Massa e Carrara
e Socio effettivo di quella della Toscana, Umbria e Marche, ecc.
Sotto-archivista di 1* classe nei R. Archivio di Stato di Lucca;
e, Lucca , Via Calami , 5 (23 maggio 1881).
Corderò di Montezemolo (dei marchesi) abate Emilio, Dottore di teo-
logia e leggi; Canonico della Cattedrale di Mondovi; Comm. di S.
Sepolcro, Mondovì-Piazza (9 maggio 1882).
Caldrrini Sac. Pietro , Doti, di filosofìa e Prof, di metodo ; Direttore della
R. Scuola Tecnica di Varallo, *, Varallo-Setia (9 maggio 1882).
Greppi (dei conti) Nobile Emanuele, Dottore di leggi, Milano , Via
5. Antonio, 12 (9 maggio 1882).
Vivahkt Filippo, Dott. Coll, di filosofia e lettere e Professore di geo-
metria projettiva e descrittiva nella R. Università di Cagliari;
R. Commissario dei Musei e Scavi di Sardegna, ecc. , <§, ©, Ca-
gliari (9 maggio 1882).
Rondolino Ferdinando, Dottore di leggi, Torino , Via Passalacqua, 1,
e Cavaglià (9 maggio 1882).
Fulin Sac. Rinaldo, Prof, nel R. Liceo Marco Polo e nella R. Scuola
superiore di Commercio di Venezia; Membro del R. Istituto veneto e
della R. Deputazione di Storia Patria di Venezia, ecc.; + , Venezia ,
S. Fantino, fondamento della Verona , 3670 (9 maggio 1882).
Canavesio Sebastiano , Professore emerito di lettere , lee, Mondovì-
Piazza (9 maggio 1882).
Guasti Comm. Cesare, Soprintendente degli Archivi Toscani e Direttore
del R. Archivio di Stato di Firenze ; Accademico residente e Se-
gretario della Crusca, Vice-Presidente della R. Deputai, di Storia
patria della Toscana, Umbria e Marche, Comm. ♦ e Uff. 0. I.
Rosa del Brasile, Firenze (9 maggio 1882).
Silvestri Giuseppe, Sovrintendente agli Archivi Siciliani e Direttore del
R. Archivio di Stato di Palermo, Comm. e, Palermo (9 maggio 1882).
Seletti Aw. Emilio, Segretario della Società storica di Milano, ©, Aff-
lano, via Santa Marta , 19 (15 aprile 1884).
CORK) Dott. Ludovico, Professore, Milano , via Durini , 25 (15 aprile 1884).
Gerraix (De) Sonnaz cav. Alberto, Agente diplomatico e Console gene-
rale d'Italia in Bulgaria, Comm. ©, Sofia (15 aprile 1884).
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XVI
R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI STUDI DI STORIA PATRIA
Pais Dottore Ettore, Direttore del R. Museo d'Antichità di Cagliari,
Cagliari (15 aprile 188*4).
Vassallo D. Carlo, Teologo Collegato, Canonico Arciprete della Cat-
tedrale e Preside del Liceo Alfieri di Asti, Uff. ©, Asti (15 aprile
1884).
Corrispondenti
(Stranieri)
Raux Giulio, Botirg (Ain), via Bourgmarser (13 maggio 1848).
Galiffe G. B. G. & e Danebrog di Dan.; Dottore in Leggi, Socio del—
Plstituto nazionale di Ginevra, della Società storica della Svizzera
Romanza e di varie Àcc. di Svizzera, Francia e Germania; Console
generale di Danimarca presso la Confeder. Svizzera , Peicy presso
Ginevra , (2 gennaio 1863)
Foras (di) Conte Amedeo, Membro dell’Accademia di Savoja, delle So-
cietà storiche di Ginevra e della Svizzera Romanza, ecc. Comm. e
di Cristo del Port., balio 0. S. Sepolcro, Castello di Tkuyset (Thonon,
Haute-Savoie) (28 dicembre 1865).
Ducis Sac. Claudio Antonio, Canonico onorario di S. Pietro d' Annecy;
già Professore di Storia e di Lettere, Archivista dell’Alta Savoja;
Corrispondente del Ministero della Pubblica Istruzione di Francia
per i lavori storici; Uffiziale della pubblica istruzione, Ispett. degli
Archivi comunali e dei monumenti di Annecy; Membro dell* Acca-
demia di Savoja , della Soc. Floriraontana di Annecy, ecc. Annecy
(Haute-Savoie) , Palazzo degli Archivi (21 aprile 1874).
Vijy Giulio, Dottore in filosofia, Avvocato, già Presidente del Gran Con-
siglio e della Corte di Cassazione di Ginevra; Vice-Presidente
dell’Istituto nazionale di Ginevra ; Membro della Società di Storia
della Svizzera Romanza, della Fiorimontana d’Annecy , ecc.,
Carouge (Suisse) SÌ. Victor 146 (21 aprile 1874).
Rabut Francesco, Prof, di Storia nel Liceo di Digione, Dijon (18 maggio
1876).
De Montet Alberto, Membro della Soc. stor. della Svizzera Romanza, ecc.;
Cav. Vevey, Cantone di Vaud (Svizzera) (10 maggio 1881).
Du-Bois Melly Carlo, Socio dell’Istituto nazionale di Ginevra e del-
l’Accademia di Savoja, ecc. © Ginevra , Plainpalais , averne du Mail ,
21 (23 maggio 1881).
Von Siebel Enrico, Direttore dell’ Archivio di Stato; Socio dell'Acca-
demia delle Scienze di Berlino, ecc. Bellino , HohenzoUemstrasse , 6
(23 maggio 1881).
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R. DEPUTAZIONE SOVRA OLI 8TUDI DI STORIA PATRIA
XVII
Von Arneth S. E. Cavaliere Alfredo, Cons. intimo attuale di S. M. I.
e R. A.; Membro della Camera dei Signori, Presidente della 1. R.
Acc. delle Scienze di Vienna, ecc. G. Ufi. *, ecc. Vienna , <f Austria
(23 maggio 1881).
Gachard Luigi Prospero, Archivista generale del Belgio, Presidente di
quel Consiglio Araldico; Socio deirAccademia delle Scienze e della
Commissione R. di Storia di Bruxelles; Corrispondente deH’Istituto
di Francia, e delle Accademie di Madrid, Vienna, Monaco, Am-
sterdam, Buda-Pesth, ecc. G. Uff. Leop. del Belgio; G. Cr. ls. Catt.
di Sp. G. Uff. Corona di Quercia dei P. B. ecc. Bruxelles , Archivi
del Regno (23 maggio 1881).
De Mas Latrie Conte Luigi, Parigi (23 maggio 1881).
Delisle Leopoldo, Membro dell’Istituto di Francia, Amministratore
generale e Direttore della Biblioteca Nazionale di Parigi, ecc. Pa-
rigi , rue des Petiis Chatnps , 8 (23 maggio 1881).
Riant Conte Paolo, Edoardo, Desiderio; Dottore in Sorbona ; Membro
dell'Istituto di Francia e corrispondente delle RR. Accademie delle
Scienze di Torino e di Lucca, Parigi , Boulevard de Courcelles , 51-
Rapallo , Villa Riant (9 maggio 1882).
Von Pflugk-Harttung Nobile Giulio, Dottore, Professore di Storia nel-
l’Università Reale di Tubinga, Corrisp. della R. Acc. delle Scienze
di Lucca, della Soc. ligure di Storia patria, della Soc. R. Stor. di
Londra e di quella scientif. dei Vosgi d’Épinal;®, Tubingen Wur-
tcmberg) (9 maggio 1882).
Chevalier Sac. Ulisse, Canonico onorario e Professore nel Seminario di
Valenza , Dottore in Filosofia, Membro n. r. del Comitato dei lavori
storici e scientifici di Parigi, Cav. Leg. d’On. di Francia, Ufficiale
della Pubblica Istruzione, Rornans (Dròme) Francia (16 maggio 1883) ;
Greraud Abate Giovanni, Bibliotecario cantonale a F riborgo , Friborgo
(16 maggio 1883).
Von Reumont Barone Alfredo, Ministro plenipotenziario in ritiro, Corrisp.
della R. Acc. della Crusca, del R. Istituto veneto ecc. Bourcette presso
Aix-la-Chapelle (15 aprile 1884).
Carrard Enrico, Prof, di Leggi, Membro della Società Storica della
Svizzera Romanza, Losanna (15 aprile 1884).
Demole Eugenio, Direttore del Gabinetto numismatico di Ginevra,
Ginevra , rue des Granges , 16 (15 aprile 1884).
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xtni
UFFICIO DI PRESIDENZA
Il Presidente.
I Vice-Presidenti. Dionisotti Cario, predetto.
! Segretari. Nani Cesare, predetto.
COMMISSIONE PEI) LA MISCELLANEA DI STORIA ITALIANA
a Torino a Genova a Ulano
Presidente. Il Pres. della Presidente . Il Vice-Pres. Presidente. Il Vice-Pres.
% R. Deputazione. locale. locale.
Segretario. Uno dei Se- Segretario. Belgrano L. Segretario . Vignati Ce-
gretari della R. D. Tomaso, predetto. sare, predetto.
Rappresentante della R. D.
presso l’Istituto storico Italiano.
Cantò Cesare, predetto.
Archivista.
Armando Vincenzo.
Residenza della R. D. a Torino — piazza Castello 12, piano 4°.
• » della Commissione per la Miscellanea a Genova — presso la
Società Ligure di Storia Patria.
» della Commissione per la Miscellanea a Milano — presso il
H. Archivio di Stato.
Tipografo — Stamperia Reale di Torino della Ditta G. B. Paravia e C.
(del Cav. I. Vigliardi).
Editore — Fratelli Bocca, librai di S. M. a Torino.
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MUTAZIONI
ACCADUTE
NEL CORPO DELLA R. DEPUTAZIONE
DOPO L* ULTIMO ELENCO
MORTI
Socio effettivo .
Il 12 settembre 1884 — Odorici Federico.
Soci corrispondenti.
Il ... . 1883 — Pilot Giovanni Giuseppe.
Il 4 novembre i> — Giaccardi Giovanni Battista.
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ATTI DELLA REGIA DEPUTAZIONE
LETTERE-CIRCOLARI
RELATIVE
IL TEBZO CONGRESSO STORICO ITALIANO
N. 1.
Torino , addì 27 novembre 1882.
Chiarissimo Signore ,
Per iniziativa della illustre Società Storica di Milano, e per con-
senso amplissimo di molte altre Società Storiche fu accettato che il
Terzo Congresso Storico Italiano da tenersi in Torino, non si ra-
dunasse piu nel p. v. mese di settembre 1883, ma nell’anno 1884; quando
cioè in questa città sarà aperta la nuova Esposizione Generale Italiana.
Nel dare alla S. V. Ch ma questo preventivo annuncio, e nel riser-
varmi di farle conoscere l’epoca precisa nella quale Torino sarà lieta ed
onoratissima di accogliere il Congresso , faccio caldi voti acciò il ritardo
frapposto a questa desideratissima riunione venga largamente usufruttato
in vantaggio delle ricerche nelle Scienze storiche e ridondi a maggiore
decoro ed a migliore utilità del Terzo Congresso Storico Italiano.
Aggradisca i sensi di alta stima ed osservanza del
Suo dev*™. Collega
Ercole Ricotti
Prwitont* folla R. DcpnUiioM.
N. 2.
Chiarissimo Signore ,
Torino , ottobre 1883.
Il Terzo Congresso Storico Italiano che per voto unanime del-
rultiraa radunanza di Milano, e per successive deliberazioni delle varie So-
cietà storiche si deve tenere in Torino, verrà aperto nel Settembre 1884.
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XXII
LETTERE-CIRCOLARI
Nel dame sollecito avviso alla S. V. Chiarissima, mi pregio man-
darle copia del Regolamento stalo approvato nel primo Congresso di
Napoli, e la prego di ben voler procedere alle operazioni preliminari
per questa scientifica radunanza; facendomi poi pervenire, quanto più
sollecitamente Ella potrà, i lavori preparati, i nuovi temi da discutere,
il numero ed i nomi dei Delegati di codesta Società, come anche in-
dicarmi i nomi di quei cultori degli studi storici della sua regione che
si potranno invitare al Congresso.
Per parte mia mi farò premura, appena lo potrò, di darle notizia
dei temi che verranno proposti da questa R. Deputazione e di indicarle
il Programma del Congresso ed i precisi giorni nei quali Torino sarà lieta
ed orgogliosa di accogliere in bella concordia di studi e di animi i Rap-
presentanti delle varie Deputazioni e Società c gli esimi Cultori delle
discipline storiche che converranno al Terzo Congresso Storico Italiano .
Accolga, egregio Collega, i sensi della devota mia stima ed os-
servanza
Il Vice- Presidente An siano
Giulio Porro.
REGOLAMENTO
PER I
CONGRESSI DELLE DEPUTAZIONI E SOCIETÀ ITALIANE DI STORIA PATRIA
Approvato dal Congresso di Napoli.
1. Il Congresso si compone de' delegati eletti dalle varie Deputa-
zioni e Società di storia patria Italiane che aderiscono ad esso.
2. É in facoltà della Direzione delle Società e Deputazioni presso cui
ha luogo il Congresso d invitarvi altri eminenti cultori degli studi storici.
3. Le Deputazioni e Società faranno conoscere alla Direzione della
Deputazione o Società dove ha luogo il Congresso, il numero ed il
nome de* delegati da esse eletti, almeno un mese prima che venga
aperto il Congresso.
4. 1 componenti il Congresso riceveranno, a mezzo delle rispettive
Deputazioni e Società, un documento che valga a farli riconoscere
come tali.
5. Nella prima riunione del Congresso si procederà alla costituzione
del seggio, che sarà composto di un Presidente, di un Vice-Presidente
e di due Segretari.
6. La Presidenza provvisoria sarà tenuta dal Presidente della Depu-
tazione o Società locale.
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RELATIVE AL TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO
XXIII
7. Il Presidente del Congresso apre le adunanze e le scioglie, dirige
la discussione, fa procedere alle votazioni.
8. In» caso d’impedimento, il Presidente è sostituito dal Vice-Presi-
dente; ed è parimente sostituito da quest’ultimo, quando egli abbia da
svolgere qualche sua proposta all'adunanza.
9. Ai temi, proposti cd annunziati nella circolare d'invito al Con-
gresso, possono aggiungersene altri da* componenti il Congresso. La
Presidenza fisserà l’ordine col quale debbano essere presentati e di- - "
scussi nel Congresso.
10. Qualunque Socio che voglia far pervenire una proposta al Con-
gresso, dovrà trasmetterla al detto Congresso, col mezzo della Direzione
di una Società o Deputazione di storia patria.
11. Ciascuna Società o Deputazione di storia patria, per mezzo de’
suoi delegati, farà pervenire al Presidente del Congresso una relazione
dei lavori compiuti dalla propria istituzione nel periodo corso dall’ul-
timo Congresso, ed i lavori che ha in mente di intraprendere.
12. Nelle adunanze del Congresso hanno diritto alla parola ed a
voto i soli componenti il Congresso. Possono poi assistere alle adu-
nanze i soci delle Deputazioni e Società storiche, rappresentate o non
rappresentate al Congresso, ed i membri delle Commissioni archeolo-
giche provinciali e municipali.
13. La Presidenza potrà nominare speciali Commissioni, che rife-
riscano sui temi proposti o studino argomenti da trattarsi in altra ses-
sione del Congresso.
14. Quando si propongono concorsi con premi, per temi di rile-
vante e generale importanza, o lavori ai quali debbano concorrere tutte
le Deputazioni e Società di storia patria od alcune di esse, se ne farà
speciale proposta ne* futuri Congressi, i quali delibereranno sull'accet-
tazione del programma e su’ modi di eseguirlo.
15. Per tutto ciò che si riferisce a spese, non dovranno le pro-
poste recarsi in seno del Congresso, senza avere almeno un mese
prima dato conoscenza di quelle proposte a tutte le Società e Depu-
tazioni sorelle.
16. Le votazioni relative a persone si fanno sempre a scrutinio
segreto, le altre per alzata e seduta, tutte e due a maggioranza di
voti. Nel dubbio si fa la controprova.
17. 1 Segretari attendono alla compilazione de’ verbali delle adu-
nanze, diramano gl'invitf per le sedute speciali, tengono la corri-
spondenza e danno esecuzione a quanto viene disposto dal Presidente.
18. Nella seduta finale del Congresso i Segretari leggono la rela-
zione di quanto fu operato, dividendo, ove -occorra, fra loro il lavoro,
a seconda che verrà stabilito dal Presidente.
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XXIV
LETTERE-CIRCOLARI
19. Gli Atti del Congresso cominceranno dal contenere le lettere d’in-
vito, le circolari e tutto ciò che precedette il Congresso; i nomi degli
intervenuti colle loro rappresentanze ; i verbali delie sedute, le relazioni
che l'Assemblea decidesse vi fossero inserite per intero, e le relazioni
finali de’ Segretari , con l'elenco ilei doni pervenuti al Congresso.
20. Questi Atti saranno stampati per cura ed a spese della Depu-
tazione o Società nella cui sede ha luogo il Congresso; e ne saranno
„ rimesse dodici copie a tutte le Deputazioni e Società rappresentate nel
Congresso, ed una a ciascuno de’ membri che lo compongono.
21. 11 Consiglio direttivo della Società o Deputazione di Storia patria
della città prescelta a sede del Congresso curerà, con ogni mezzo di cui
può disporre, per preparare quanto valga ad assicurare la convocazione
e la buona riuscita del Congresso.
22. Allo scopo che i voti e le deliberazioni de* Congressi annuali
possano aver effetto, la Società o Deputazione della città in cui ebbe
sede il Congresso resta delegata a fare ogni opera per raggiungere lo
scopo, facendo all'apertura del nuovo Congresso una relazione del suo
operato e consegnando poi l'archivio degli altari trattati in tale qualità
alla Presidenza del Congresso, per essere a suo tempo rimesso a quello
che dovrà succedergli.
23. Nella ultima seduta di ogni Congresso verrà stabilita la sede ed
il tempo del Congresso venturo.
24. Nella prima seduta di ogni Congresso si potranno proporre e
discutere quelle modificazioni che si credessero opportune al presente
regolamento.
Per copia conforme
Il Deputato -Segretario
Antonio Manno.
N. 3.
Chiarissimo Signore ,
Torino , 9 dicembre 1883.
Imprevedute circostanze e nuovi concerti con questo Municipio mi
obbligano a modificare alquanto la precedente mia Circolare di ottobre
scorso, col dare sollecita notizia alla S. V. Chiar.* che, stando ferme
tutte le altre parti della Circolare suddetta, rimane inteso che il Terzo
Congresso storico Italiano si terrà in Torino dal 20 al 27 agosto 1884
Mi valgo con piacere di questa occorrenza per oflerirle i sensi della
mia stima e buona colleganza.
Il Vice- Presidente amiano
Giulio Porro.
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RELATIVE AL TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO
XXV
N. 4.
Chiarimmo Signore ,
Torino, giugno 1884 .
Mi pregio, in nome di questa R. Deputazione, di invitare la S. V.
Chiarissima ad intervenire al Terzo Congresso Storico Italiano che
si terrà in Torino dal 20 al 27 prossimo Agosto, secondo il ì^rogramma
che qui le unisco.
Ho fiducia che la S. V. Chiarissima aggradirà quest'invito ed accet-
tandolo contribuirà a procurare ai nostri studi quei vantaggi pratici
che i cultori della nostra scienza si ripromettono dall’opera del Con-
gresso che sta per radunarsi coi più promettenti auspici di sollecitudine,
di zelo e di concordia. Le sarò poi gratissimo s* Ella si compiacerà in-
formarmi entro Giugno delle sue intenzioni a questo proposito.
Aggradisca i sensi della mia devota stima cd osservanza.
Il Presidente
Domenico Carutti.
PEOGEAMMA
per il Terzo Congresso storico italiano.
Nel giorno 20 Agosto 1884, alle ore 2 pomerid., i signori Delegati
sono invitati ad una seduta preliminare, in una delle Sale della R.
Accademia delle Scienze, via e palazzo dell' Accademia, num. 3, per la
presentazione delle lettere di rappresentanza, per la distribuzione dei
lavori e per tutti gli opportuni concerti.
Nello stesso giorno, dalle ore 2 alle 4 pomerid., e nel giorno suc-
cessivo dalle ore 9 alle il antimeridiane , le medesime sale saranno
aperte ai Signori Delegati ed Invitati e verranno distribuite le tessere
di riconoscimento ai Congressisti.
Il Terzo Congresso Storico Italiano verrà aperto il 21 Agosto al
tocco e si chiuderà nel giorno 27 dello stesso mese.
Nei giorni successivi si terranno adunanze parziali o generali nelle
Sale della R. Accademia delle Scienze, nelle ore che saranno stabilito
dalla Presidenza del Congresso.
11 tema unico finora presentato alle deliberazioni del Congresso da
questa R . Deputazione di Storia Patria in unione alla Società Stoiica di
Milano ed alla Società Ligure di storia Patria è il seguente:
Studiare i mezzi pratici per la istituzione di una rete sloi'ico-bibliogra-
fica che si estenda su tutte le regioni dì Italia , stabilisca comunicazioni e
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XXVI
lettere-circolari
corrispondenze fra le diverse Società storiche e in generale fra i cultori di
queste discipline , e promuova la compitazione di bibliografie locali e spe-
ciali , di indici sistematici delle pubblicazioni documentate e di regesti delle
collezioni archivistiche.
Durante il Congresso verrà inaugurato, nel portico della R. Accademia,
un ricordo monumentale alla venerata memoria dcirilluslre storico
Èrcole Ricotti.
N. 5.
Chiarissimo Signore ,
Torino , 4 agosto 1884.
Questa Presidenza, cedendo a numerose istanze, quantunque sieno
buone le condizioni igieniche della città e del paese, pure ha deciso di
differire ad epoca ancor indeterminata l'apertura, che qui dovea avere
luogo il 20 del corrente mese, del Terzo Congresso Storico Italiano
Motivo principale della deliberazione, furono le attuali quarantene
che impedirebbero il desiderato intervento di tanti colleglli stranieri e
dell’ Italia insulare. Augurandoci quindi che presto debbano cessare
queste precauzioni sanitarie e che il differimento apporti una migliore
preparazione alle nostre discussioni; colla riserva di informare solleci-
tamente la S. V. Chiarissima dell'epoca del nuovo Convegno, mi onoro
offerirle i sensi della mia buona colleganza e stima.
Il Presidente
Domenico Carutti.
N. 6.
Torino , 18 agosto 1884.
Chiarissimo Signore ,
Con la lettera circolare che mi sono fatto debito di scriverle il 4
del volgente mese, ho informato la S V. dei motivi che hanno consi-
gliato a questa Presidenza di differire l'apertura del Terzo Congresso
Storico Italiano.
Conviene ora pensare in qual tempo propizio debbasi convocare la
differita adunanza. Pare a noi che, se le condizioni igieniche esterne
volgeranno in meglio, come giova sperare, il Congresso potrebbe aprirsi
verso la metà del prossimo ottobre. Laddove poi le attuali quarantene,
cagione del ritardo, continuassero , diverrà necessario il rimandarlo
all'anno venturo.
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Relative al terzo congresso storico italiano
*xvi i
In tal condizione di cose, se ('apertura potrà farsi nell ottobre, io
avrò premurosa cura di darne avviso per tempo agli onorandi Colleglli
e al Pubblico; nel caso contrario, prego fin d’ora la S. V. e la bene-
merita Società che Ella presiede, di dare facoltà a questa Presidenza di
convocare il Terzo Congresso Storico Italiano nel mese di settembre
del 1885.
E pregandola di un cenno di risposta, mi onoro di offerirle i sensi
della mia fratellevole colleganza.
Il Presidente
Domenico Carutti.
N. 7.
Chiarissimo Signore ,
Torino , \ \ settembre 1884 .
11 Consiglio di Presidenza di questa R. Deputazione, tenendo gran
conto delle risposte date da parecchie Società consorelle alle mie lettere
circolari del 4 e del 18 scorso agosto, ha creduto opportuno e gene-
ralmente aggradito di protrarre il Terzo Congresso storico Italiano
e di fissarne definitivamente l’apertura in questa Città nel settembre 1885.
Nel dare questa notizia alla S. V. Chiarissima, la prego di comu-
nicarla ai Rappresentanti della sua Società ed a quegli studiosi che
avevano desiderio di partecipare ai lavori del Congresso.
Era intenzione di questa Presidenza di presentare al Congresso le
ultime pubblicazioni nostre che furono o che fra breve saranno distri-,
buite; cioè:
il volume XV della raccolta Historiae patriae Monumenta che compie
la serie degli Atti e documenti delle auliche Assemblee rappresentative
nella 3/onarchia di Savoia t editi a cura del socio nostro F. E. Bollati
di Saint-Pierre;
il volume VII della Serie 11; XXII della Miscellanea di stoi'ia
italiana ;
ed i primi tre volumi della nuova serie intitolata Biblioteca stonca
italiana. 11 primo di questi comprenderà notizie di fatto radunate dal
Segretario Antonio Manno su\Y Opera cinquantenaria della nostra R. De-
putazione e sul lavoro scientifico dei suoi ccntoventotto Soci effettivi
durante il primo mezzo secolo di sua esistenza. 11 secondo olire il
Catalogo dei Codici manoscritti della Trivulziana compilato dal Vice-pre-
sidente Giulio Porro; il terzo apre la serie di quelli che daranno la
Bibliografia slorica degli Stali della Monarchia di Savoja compilata dal
Segretario Antonio Manno e dal socio Vincenzo Promis.
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XXVIH
LETTERE-CIRCOLARI RELATIVE AL TKRZO CONGRESSO KCC
Del volume sull’ Opera cinquantenaria nostra, la H. Deputazione in-
tende fare omaggio speciale al Congresso ed ai Congressisti, come
anche di un lavoro di Indici sistematici di due Cronache Afuratoriane che
per rispondere ai voti del Congresso di Milano vennero compilati da
alcuni alunni della Scuola di Magistero di questa R. Università sotto
la direzione del loro Professore Carlo Cipolla della R. D. Veneta e
del Segretario Antonio Manno.
Anche questi due volumi verranno distribuiti fra breve, per non ri-
tardarne di troppo la pubblicazione, e vi si uniranno alcuni esemplari
della prefazione premessa dal Segretario Antonio Manno alla Bibliografia
storica degli Siali della Monarchia di Savoja acciò si conosca lo scopo,
la natura ed il sistema di questo lavoro bibliografico.
Augurando al Paese che presto possa uscire dalle attuali appren-
sioni ed ai nostri studi che traggano profitto dalla maggiore prepara-
zione del Congresso , mi onoro offrendole i sensi della mia stima e
buona colleganza.
Il Presidente
Domenico Carutti.
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XXIX
DONI OFFERTI
ALLA
R. DEPUTAZIONE SOVRA GLI STUDI DI STORIA PATRIA
dal 15 aprile al 15 ottobre 1884
1. Intorno a Gio. Bali. Giuliani e a* commentatori della Divina I/A -
Commedia, discorso di monsig. Jacopo Bernardi. Venezia,
1884, tip. Antonelli, in-8.
2. Commemorazione del comm . D. Pietro prof. Canal , letta nel- va.
l'Ateneo di Venezia da monsig. Jacopo Bernardi. Venezia,
stab. tip.-litogr. M. Fontana, 1884, in-8.
3. Zur Kritìk Karolingischer Annalen , inaugural-dissertation von L’Unir.
Isaac Bernays. Strassburg, 1883. dl Slr “ burg0
4. Uovo e il padre del generale G. Garibaldi , notizie e rettifiche va.
del prof. G. B. Brignardbllo. Firenze, tip. G. Barbèra,
1884, in-16.
5. Die charidschiten unler den ersten Omayyaden , inaugurai- i/iMr.
disserta tion von Rudolf Ernst Brunnow. Leiden, 1881. dl SU8bur8 °*
6. Vicende del Monte di Pietà in Milano , di Felice Calvi. Mi- l*a.
lano, 1871, in-8.
7. Stona della letteratura italiana , compilata ad uso delle l*a.
scuole dal prof. Licurgo Cappelletti. Torino, 1884, in-8.
8. Ercole Ricotti. Parole pronunciate da Carlo Cipolla, nel- la
l'occasione in cui nell'Università di Torino si dedicò una
lapide in suo onore, il giorno 8 giugno 1884. Torino,
Stamp. Reale-Paravia, in-8.
9. Commemorazione di Quintino Sella , fatta nella Camera dei u Ministero
Deputati il 15 marzo 1884. „ 11 d 1 e, T ,a
r Pubhl. Iitroz.
10. Società geografica italiana. Terzo congresso geografico in- Lt
temazionale tenuto a Venezia dal 15 al 22 settembre 1881.
Voi 2°. Roma, alla sede della Società, 1881, in-8.
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XXX
DON! OFFERTI
L’A.
L’A.
L’Unir,
di Strasburgo
Il Rettore
della
R. Università
r/A
id.
T.’A
L’A.
L’A
Id.
Id.
Manicipio
di Biella
I/A
LA.
11. Opere varie edite ed inedite del doti. Vincenzo De-Vit
Prato e Milano, 1875-1883, 7 voi. in-8.
12. Quali Britanni diedero il nome aWArmorica. Risposta del
prof. V. De-Vit a tre articoli di diversi periodici. Firenze,
Rassegna naz. 1884, in-8.
13. De Graecorum sacrificulis qui lepoTiotol dicuntur , dissertalo
Guilelmi Doermer. Argentorati, 1883.
14. Appendice ai « Cenni storici sulla R. Università di Torino •
pubblicati nel 1872, per il Rettore E. D’Oyjdio. Torino,
1884, in-4.
15. Albertville à l' epoque romaine et la vallèe de Beaufort au
moyen dge. Communications faites au congrès d'Albertville
en 1883 par le chanoine Ducis. Albertville, impr. Uodoyer,
1883, in-8.
16. Le Saint-Suaire à Annectj et la naissance de Saint Francois
de Sales. Deuxième partie. Par le chanoine Ducis. Annecy,
impr. F. Abry, 1884, in-8.
17. Eràsmo Gallamelata da Narni, suoi monumenti e sua famiglia,
per Giovanni marcii. Eroli. Roma, 1879, in-8.
18. La coronazione di M. V. del Ghirlandaio, c la Madonna del
Ubì ‘0 di Raffaello, classici dipinti illustrati dal marchese
G. Eroli. Narni, 1880, in-8.
19. La spedizione di Carlo Vili in Italia raccontala da Marino
Saimlo , pubblicata per cura di Rinaldo Fulin. Venezia,
1883, in-8.
20. Les vallées vaudoUes du Piémont. Tableau historique et to-
pographique de J. B. G. Galiffe. Genève, impr. centrale,
1881, in-8.
21. Studi storici sul contado di Savoia e Marchesato in Italia ,
per Alberto De Gerbaix-Sonnaz. Torino, 1881, in-8.
22. In memoria di Quintino Sella , XXIII aprile 1884. Biella,
tip. lib. G. Amosso, 1884, in-8.
23. Chronologies pour les études hisloriques en Savoie par
F. Mugnier. Chambéry, impr. Ménard, 1884, in-8.
24. Preziosità artistiche nella chiesa dell' Incoronata presso Mar -
tinengo . Impressioni e note di Damiano Muoni. Milano ,
tip. Bortolotti di Dal Bono e C. 1881, in-8.
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DAL 15 APRILE AL 15 OTTOBRE 1881 XXXI
25. Prenomi, nomi e cognomi , appunti genealogici sulla fami-
glia Cotta , per Damiano Muoni. Milano, tip. Bernardoni.
1880, in 8.
26. Cenno genealogico sulla famùjlia Torrioni da Mendrisio , com-
pilato sopra autentici documenti dal cav. uff. Damiano
Muoni. Bellinzona, tip. C. Colombi, 1884, in-8.
27. Versi giovanili di un antiquario , di Damiano Muoni. Milano,
tip. Bortolotti di Dal Bono e C. 1884, in-16.
28. Della vita e dei falli di Quintino Sella , discorso commemo-
rativo di Carlo Negroni. In Novara, Frat. Miglio, 1884,
in-8.
26. La Bibbia volgare secondo la rara edizione del 1° di ottobre
MCCCCLXXL ristampata per cura di Carlo Nf.gboNI, vo-
lume 4°. Bologna, Romagnoli, 188-1, in-8.
30. Udizioni romane del Museo tFEste, catalogo di Giacomo
Pietrogrande Roma, 1883, in-4.
31. P. Luigi Bntzza Corrispondente della R. Accademia delle
Scienze, brevi cenni di Vincenzo Promis Torino, 1884.
32. Promis V., Breri cenni sulla vita e sugli sfritti del P. Giu-
seppe Colombo Barnabita , membro della R. Deputazione
di storia patria. Torino, Stamp. Reale, 1884, in-8.
33. Repertorio delle pergamene della Unwersilà e Comune di
Gaeta (1187-1704). Napoli, 1884, in*8.
34. Ixi date exacte de Farrivée à Gcnes des reliques de Si -Jean
Baptiste , 6 mai 1098, par le C. P. Riant. Génes , 1884.
35. Poésies des XIV et XV siècles , publiées d'après le manu-
scrit de la Bibliothèqne de Genève, par Eugène Ritter.
Genève-Bale-Lyon, H. Georg, 1880, in-16.
36. Della vera patria e professione di Publio Elvio Pertinace ,
imperatore dei Romani. Monografìa de! cav. Pietro Rocca
Genova, tip. Arcivescovile, 1879, in-8.
37. Die correspondenz dcei'os in den Jahren 44 und 43, histo-
rische Dissertation von Edmund Rurtr. Marburg, 1883.
38. Le cronache italiane nel medio evo descritte da l T go Balzani,
di Gaetano Sangiorgio. Cenno bibliografico. Milano, tip.
Bortolotti, 1884, in-8.
39- La Biblioteca civica di Torino , monografìa di Daniele Sassi.
Torino, 1884, in-4.
LA
id.
id.
LA.
Il Nindocn
di Este
L’A
!d
La Sovrint
aeli Archiv
Napolitani
l*a.
Id.
Id.
L’Univ.
di Strasburg
L’A.
Municipio
di Torino
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XXXII
DONI OFPERTI
L’À.
'Commissione
imp. archeol.
L'Accademia
Petrarca
Comm.
G. Dog! lotti
Id.
Il Ministero
della Guerra
L’À.
L’A.
L’A.
L'A.
L’Unir,
di Strasburgo
La Società
di Minerra
DotLG. Pitrd
La K. Deput.
40. Inscrizioni alla memoria di alami personaggi dell'illustre
casato dei conti Stampa , marchesi di Soncino , raccolte da
Emilio Seletti. Milano, 1877, in-4.
41. Rapport sur l'aclwité de la Commission imperiale archéoìo -
gique pour 1881 par Serge Stroganoff. St-Pétcrsbourg,
1883.
42. Che cosa si può fare in tempo di colèra? Discorso pronun-
ciato nella Biblioteca della K. Accademia Petrarca di scienze,
lettere ed arti in Arezzo dall'accademico onorario C. Tom-
masi-Crudeli. Arezzo, stab. tip. lit. Bellotti, 1884, in-8.
43. Cassa di risparmio di Torino . Esposizione generale italiana
in Torino, 1883, tip. Eredi Botta, Torino, 1884, in-8.
44. Cassa di risparmio di Torino. Resoconto finanziario per
l’esercizio 1883. Torino, 1884, tip. Er. Botta, in-fol.
45. Della leva sui nati nell'anno 1862 e delle vicende del R. Eser-
cito dal 1° ottobre 1882 al 30 settembre 1883, relazione del
Ten. Gen. Federico Torre a S. E. il Ministro della Guerra.
Roma, 1884, in-4.
46. Il mese mariano. Origini, forme, scopi e propagazione della
pia pratica, pel can. C. Turletti. Savigliano, tip. Bressa,
1884, in-16.
47. Il pio istituto della maternità e dei ricoveri pei bambini lat-
tanti e slattati in Milano durante l'anno 1883. Milano, tip.
Bemardoni, 1884, in-8.
48. Statuti vecchi di Lodi , ritrovati e pubblicati da Cesare Vi-
gnati. Milano, 1884, in-4.
49. Bibliografia verriana , compilata per cura di Antonio Visti ARA.
Milano, tip. Bortolotti, 1884, in-8.
50. Friedrich I und das Wormser Concordai, inaugurai- disse r-
tation von Georg Wolfram. Marburg, 1883.
51. Archeografo triestino edito per cura della società del Ga-
binetto di Minerva Trieste, Hermanstorfer, in-8.
52. Archivio per lo studio delle tradizioni popolari , rivista tri-
mestrale diretta da G. Pitró e S. Salomone-Marino. Pa-
lermo, Pedone-Lauriel, in-8.
53. Archivio storico italiano , fondato da G. P. Vieusseux c
continuato a cura deila R. Deputazione di Storia Patria
per le provincie di Toscana, dell’Umbria c delle Marche
Firenze, presso Vieusseux, in-8.
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DAL 15 APRILE AL 15 OTTOBRE 1884
XXXHl
54 Archivio storico lombardo , Giornale della Società storica
Lombarda. Milano, Rrigola, in-8.
Canettà (C), il primo decennio 1874-1883 dell’Archivio
storico lombardo. Indici. Milano, 1884, in-8.
55. Archivio storico per le Marche e per l' Umbria, diretto da
M. Santoni, G. Màzzatinti, M. Fàloci-Pulignàni. Foligno,
presso la direzione, in-8.
56. Archivio storico per le provinole Napolitane , pubblicato a
cura della Società di storia patria. Napoli , Furchheim ,
in-8.
57. Archivio storico per Trieste , /’ Istria e il Tretitino , diretto
da S. Morpurgo ed A. Zenatti. Roma, in-8.
58. Archivio Trentino, pubblicato per cura della Direzione della
Biblioteca e del Museo comunale di Trento. Trento , tip.
ed. Marietti, in-8.
59. Archivio veneto . Venezia, Visen tini , in-8.
60. V Ateneo veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti,
diretta da A. S. De Kiriaki e G. De Lucori. Venezia, Fon-
tana, in-8.
Gl. Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Torino,
Stamp. Reale, in-8.
02. Atti della R . Accademia dei Lincei, 1883-84 , serie III,
transunti. Roma, Salviucci, in-4.
63. Atti e memorie della R. Deputaz . di Storia Patria per le
provincie Modenesi e Parmensi. Modena , Vincenzi , in*8.
64. Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le
provincie di Romagna. Bologna, in-8.
65. Boletm de la Sociedad geografica de Madrid. Madrid, in-8.
66. Bollettino consolare, pubblicato per cura del Ministero per
gli affari esteri. Roma, Bocca, in-8.
67. Bollettino della Società africana (fltalia . Napoli, De Angelis,
in-8.
68. Bollettino delf Osservatorio della R . Università di Torino ,
anno XVIII. Torino, St. Reale, in-4.
69. Bollettino della Società geografica italiana. Roma, in-8.
» 70. Bollettino mensuale (e decadico), pubblicato per cura del-
l’Osservatorio del R. Collegio Carlo Alberto in Moncalieri.
Torino, Collegio degli Artigianelli, in-4.
Società itor.
Lombarda
La Direziona
Società
di St. patria
La Direttone
Id.
Ab. car.
K. Folin
La Direxiona
L’Accademia
Accademia
dei Lincei
La R. Deput.
Tat R. Depot.
La Direzione
Il Ministero
La Soc. Afric.
L’Accademia
dalle Scienze
La Società
R. Collegio
Carlo Alberto
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XXXIV
lm>ni offerti
log. E. Motta
r/A.
La Commi sa.
i'rmripc
BoiKompagni
La Direziono
Id.
La Società
La Rrpia
Deputazione
La Direzione
La Società
La Di rei io ne
La Società
La R. Depat.
La Direziona
La Direzione
La Direzione
71. Bollettino storico della Svizici a italiana .
72. Bullettino di archeologia disturna del comm. Giov. Battista
De Bossi Roma, in-8.
73. Bollettino della Commissione archeologica di lloma. Roma ,
Salviucci, in-8.
74. Bullettino di bibliografia e di sloiia delle scienze matema-
tiche e fisiche , pubblicalo da B. Boncompagni. Roma, in-4.
75. il Buonanoti di Benvenuto Gasparoni continuato per cura
di Enrico Narducci. Roma, in-4.
76. La Civiltà Cattolica Firenze, in-8.
77. Effemeiidi della Società di letture e conversazioni scientifiche
di Genova. Genova, in-8.
78. Fumi L., Codice diplomatico della città d'Oi'vieto, documenti
e regesti dal secolo xi al xv (Documenti di storia italiana
pubblicati a cura della R. Deputazione di storia patria
per le provincie di Toscana, dell'Umbria e delle Marche,
voi. Vili). Firenze, Viensseux, in-4.
79. Gioivate araldico , genealogico , diplomatico , pubblicato per
cura della R. Accademia araldica italiana, diretto dal com-
mend. G. B. cav. di Crollalanza. Pisa, 1884, in-8.
80. Giornale della Società di letture e conversazioni scientifiche
di Genova. Genova, in-8
81. Giornale ligustico di archeologia , storia e letteratura , fon-
dato e diretto da L. T. Belgrano ed A. Neri. Genova ,
in-8
82. Mémoves de la Società d'émulation du Doubs . Besan^on ,
1841-1883. 31 voi. in-8.
83. Monumenti di Stoiia patria delle provincie modenesi. Serie
delle cronache , tomo XIII. ( Cronaca modenese di Tom-
masino de' Bianchi detto de Lancelotti, voi. XII). Parma,
P. Fiaccadon, 1884, in-4.
84. Mosè , antologia israelitica, pubblicazione mensile per cura
d'una Società d'amici della religione e del progresso sotto
la direzione di G. E. Levi. Corfò, stab. Nacamulli, in-8.
85. Polybiblion. Revue bibliographique universelle. Paris, in-8.*
86. Il Propugnatore , studi filologici, storici e bibliografici. Bo-
logna, G. Romagnoli, in-8.
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DAL 15 APRILB AL 15 OTTOBRE 1884
XXXV
87. La Rassegna nazionale. Firenze, in- 8.
88. Revne beige de numismatique , publiéc sous les auspices de
la Société Royalc de numismatique. Bruxelles , libr. J.
Decq., in-8.
89. Reme des questions historiques. Paris, libr. Palmé, in-8.
90. Rame de la Sociétc des études historiques faisant suite à
1 'Investigateti v. Paris, in-8.
91. Revuc historique. Paris, Germer-Baillière, in-8.
92. Reme Savoisienne , journal publié par la Société florimon-
taine d’Annccy. Annecy, in-4.
93. Rivista marittima . Roma, Barbèra , in-8.
94. Amtliche Sammlung der àltem Eidgennssischen Abschiede.
Sechster Band, zweite Abth. Einsiedeln , W. Eberle and
Co. 1882-83. 2 voi. in-4.
95. Studi e documenti di storia e diritto. Pubblicazione periodica
dcirAccademia di conferenze storico-giuridiche. Roma, tip.
della pace di F. Cuggiani, in-4.
96. Storia di Savigliano , corredata di documenti del can. cav.
mauriziano Casimiro Turletti. Savigliano, tip. Bressa, in 8.
La Dir- zione
fd.
Id.
I.a Società
La Direzione
La Società
La Direzione
( lovcrno
Svizzero
L’Accademia
r/A.
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I CONTI DI VENTIMIGLIA
IL PRIORATO DI SAN MICHELE
ED
IL PRINCIPATO DI SEBORGA
MEMORIA DOCUMENTATA
Conte E. CAIS DI P1ERLÀS
Mite. S. U , T. VOI.
I
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CAPO I.
L'Abbazia di Lerino o di sant’Onorato, che già esistette
nell’isola di questo nome presso alle coste di Provenza e di
cui ancora oggi rimangono molti vetusti ruderi di claustri
gotici, di campanili merlati, di robusti bastioni, e che ora
da nuovi monaci si vanno man mano ristaurando, ebbe
prima del secolo zi una gloriosa pagina di storia ; fu sede
dell’Ordine di S. Benedetto, ebbe potenza e dottrina, ebbe
santità e martirio. Illustri baroni di quei lidi mediterranei
largirono a quel monastero vistosi possedimenti e ricchezze
e fra i suoi più insigni benefattori si distinsero a quell’epoca
i Conti di Yentimiglia.
Le largizioni che da certe venerande famiglie si fecero ai
monasteri in quei lontani tempi del Medio Evo, per quello
spirito religioso ridestatosi più gagliardo all’awicinarsi del
misterioso millennio, divennero sovente il più bel titolo della
loro istoria, e ne tramandarono ai posteri la memoria. L’o-
rigine dei Conti di Yentimiglia da diplomi al tutto sicuri,
che nell’ insigne Archivio di Stato in Torino si conservano,
rìsale ai primi anni del secolo xi, ed anzi fino al secolo x
a mezzo di una donazione da essi fatta all’Abbazia di Le-
rino della terra di Seborga ; diploma per vero apocrifo, ma
di somma importanza per investigarne la origine e la figlia-
zione.
3
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B. CAIS DI PIERLAS
ÀI di là dell’epoca accennata non vi hanno che conget-
ture che fino ad ora la critica storica non ha riuscito a sta-
bilire in modo inconcusso; anzi la stessa illustrazione di
questa famiglia fu causa che moltissime ipotesi si fantasti-
carono su tale questione. Noi infatti vediamo certi storici
supporre che dalla Corte Imperiale di Costantinopoli essa
avesse ottenuto il titolo Comitale. Il Giustiniani negli Annali
di Genova crede che Yentimiglia fosse eretta a contado da
Carlo Magno in favore di un C. u Ademaro che avrebbe così
avuto sotto il suo dominio Genova e Yentimiglia. Il genea-
logista Filadelfo Mugnos ci dice che lo stesso Carlo Magno
nell’anno 806 vi stabilisse un Teodorico suo parente di so-
prannome Lasear; di costui sarebbe figlio un Guglielmo ma-
rito di Berengaria dei Marchesi di Spoleto, da cui sarebbe
nato Alberto padre di un Guido Guerra sullo scorcio del
x® secolo. Francesco Zazzera <*) e Giulio del Pozzo cerca-
rono le loro tracce nella Reai Famiglia dei Normanni. L’ab-
bate Rocco Pirro ( 1 2 3 ) ce li dimostrò discendenti al pari dei
Marchesi di Monferrato dalla Casa di Sassonia. 11 Moreri
da Corrado figlio di Berengario marchese d’ Ivrea e re
d’Italia. Gioflredo da uno dei figli d’ Aleramo. L’Alberti ed
il Durante, autori pure nizzardi , dal C. u Guido Guerra li-
gure, stabilitovi da Carlo Magno.
Tali Sono le idee emesse dai vari storici che di questa
illustre prosapia vollero studiare le origini, ma bisogna pur
dirlo, le loro ipotesi, che non sarebbe pregio dell’opera il
combattere una ad una, peccano tutte allo stesso modo, cioè
nell’essere semplici asserzioni, da nessuna seria prova, da
nessun documento avvalorate.
( 1 ) Fam. iUustr. Hai .
( 2 ) Cren. imp. Fam. Lascarie .
( 3 ) Chron. Reg . Sicil.
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I CONTI M TnmmaLIA
5
Ci ai permetterà adanque di esporre qui il risaltate dai
nostri stadi sulle remote origini di questa famiglia, origini
ehe noi crediamo poter stabilire su basi affatto nuore, ma
corredate e sanzionate da documenti, sebbene finora inosser-
vati, pure esatti e veridici.
Non sarà però inutile il -far prima una breve rassegna
del sistema che nel x° secolo reggeva le Marche ed i con-
tadi di questa parte della nostra Italia e delle primarie fa-
miglie che ne erano titolari. Osserva il chiar.* 0 storico De
Simoni come dall’anno 390 al 950 l’Italia fosse in preda
ai molti competitori che, se non di nascita, pure di razza
eran tatti più o meno stranieri.
I Marchesi d’Italia quali Grandi Elettori aveano in mano
loro i destini della sgraziata nazione, sia per la distesa dei
territorii a loro sottomessi, sia per la possanza militare che
era loro retaggio. Uffizio delle Marche era infatti il cu-
stodire i confini dell’Impero e perciò eran possenti d’armi
e di nome e sotto alla loro signoria stavano sovente soggetti
vari contadi retti da altre famiglie o da rami cadetti di loro
famiglia, e talvolta essi medesimi erano conti per certe re-
gioni dalla Marca dipendenti.
Noi troviamo la Marca del Friuli stabilitasi contro gli
Slavi, quella di Spoleto contro i Longobardi, quella d’Ivrea
e Susa contro i Borgognoni, quella di Toscana, che si esten-
deva fino in Corsica, e quella di Liguria contro i Saraceni.
Tale si era il sistema di difesa dell’Italia, che contro gli
stranieri altri stranieri signori suoi avevano stabilito allo
sfasciarsi dell’Impero di Carlo Magno. Le Marche del Friuli
e di Spoleto furono allora occupate da marchesi di razza
Franca, ehe acquistarono in Italia molta importanza e riu-
scirono a cingere al capo loro la sua corona reale. La
Marca di Susa fu illustrata dalla famiglia degli Arduini,
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a. CAJS DI PIERI. A 8 .
annessa dì, razza Francese, che ebbe i snoi principii con
due fratelli Roggero e Ardoino, i quali sul nascere del, a*
secolo si stabilirono in Val di Su», già posta a soqquadro
dalle invasioni delle orde Saracene. Essi ottennero poi dal-
l’Imperatore le dignità di conti e colle nozze di Roggero
e della vedova Contessa d’Auriate divennero i potenti signori
di tatto il Piemonte occidentale. 11 figlio Ardoino , detto
Glabrione, fu padre d’Olderioo Manfredo, di cui la figlia Ade-
laide portò al C. u Ottone di Moriana tutti i suoi domini).
Ardoino, figlio, cadetto di Olderico, fu padre dei due mar-
chesi Guido e Rosone citati in un diploma dell’ imperatore
Corrado nel 1026. Questi marchesi Ardoino e Guido, li ver
dromo reggere parte dell’antico contado d’ Aariate. Un altro
Guido, fratello o cugino del M,” Olderico Manfredo, fu padre
del M. n Olderico, nel 1040 signore di Romagnano, Virle,
Carignano, Pancalieri, stipite dei nostri Marchesi di Roma-
gnano. 1 confini di questa Marca si estendevano dalle Valli
d’Aosta a Vercelli, a. Susa, à Torino, Alba, ecc. fino a
Tenda nelle Alpi Marittime. A fianco di questa Marca
noi troviamo quella di Ivrea, i di cui signori, perchè di
origine più italiana e mercè della loro stretta parentela
coi Marchesi di Spoleto , riuscirono ad ottenere la corona
Italiana. Noi vediamo sul cadere del ix° secolo in Ivrea
Anscario , parente di Guido di Spoleto. Suo figlio Adal-
berto, marito di Gisla figlia di re Berengario ed in seconde
nozze di Ermengarda di Toscana, resse Ivrea e Torino.
Adalberto ebbe due figli: Berengario re d’Italia nel 949
e Anscario conte di Torino, poi marchese di Spoleto e Ca-
merino. Uno dei figli di Berengario, Corrado, detto anche
Dadone e Chonone , fu padre di Ardoino re d’Italia
(1) Corroderne;
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I COtm DI TINTIMIGLU
7
nel 1002 <*). Questa Marca ebbe in suo dominio per lungo
tratto di tempo il contado di Torino e trovavasi limitata
dalla Marca di Susa e Monferrato. La sua grande potenza
fu piuttosto personale, e causata dalla particolare abilitò
di quei marchesi e dalle alleanze da loro strette coi sovrani
d'Italia e di Provenza.
La Marca di Monferrato, a tal dignità innalzata nel 961
da re Ugo in favore del C. u Aleramo di razza Salica, non
ebbe l’ importanza delle altre Marche, ma possenti famiglie
ne derivarono poi, quali furono quelle dei M. ai del Bosco e
di Ponzone, quelle del Tasto da cui discesero i M. ai di Savona
e d'Albenga, poi i Del Caretto ed i M.“ di Pareto, Incisa,
S&luzzo, Ceva e Busca. Finalmente noi abbiamo la Marca
di Toscana e Liguria, la maggiore per distesa di possessi e
per posizione militare.
Da questi marchesi derivarono nel x* secolo i Conti di
Ventimiglia, come cercheremo di dimostrare e più tardi i
M. ‘ d’Este, da cui i M. ai Malaspina, Pallavicini, Mazza, Davi
e Parodi come chiaramente ce lo ha dimostrato nelle An-
tichità Estensi il Muratori. Tediamo ora chi fossero questi
Marchesi di Toscana.
Nell’anno 812 signoreggiava in Lucca, allora capitale
di Toscana (Luca super universam Tusciae Marchiani caput
db exordio constituta, Arch. Sarzana 1124) un C. u Boni-
facio, come dal diploma datoci dal Fiorentini, in cui l’ab-
bate Adelardo missus Imperialis pronunzia un giudizio a
Lucca coll’ intervento di Bonifacius dux, titolo equivalente
a quello di marchese. Nell’anno seguente lo stesso Adelardo
(1) Vedi la lettera del Terraneo al Muratori data dal B“« G. Clarkita
nelle Memorie storiche su Terraneo ecc , , dalla quale ritolta la difficoltà di
accertare questo punto di storia. La nostra versione è quella del Carutti
nel dotto eoo scritto su Umberto Biancamano.
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K. CA13 D! P1KRLA8
s’indirizza li Bonifacio illustri corniti nostro. Altri atti
fattisi a Pistoia provano egualmente questo titolo. Poi un
diploma posteriore di 10 anni, fatto in Lucca, datoci dal Co-
simo della Rena prova 1’esistenza di un altro C. u Bonifacio
figlio del precedente; esso contiene una donazione fatta da
Richilde badessa, figlia del C. u Bonifacio e vi troviamo fir-
mato Bonifacius comes, germanus supradictae abbatissae,
per cujus licentiam hoc factum est. Dobbiamo notar qui
che si dice di questo primo C. u Bonifacio esser egli di
nazione Bavara (Baiuvariorum). È da supporsi che questo
personaggio sia quello che ebbe il governo della Corsica di
cài ci parla la cronaca di Eginardo: Bonifacius comes,
cui tutela Corsicae Insulae tunc erat commissa, assumpto
secum fratre Berehario et aliis quibusdam comitibus, de
Tuscia Corsicam atque Sardiniam parva classe circum-
vectus cum nullum in mari piratam inrenisset, in Aphri-
cam traiecit (828). Quivi a Cartagine ed Utica fu più volte
vittorioso e pare tornasse prima dell’830 in terraferma.
In quell’anno dopo aver tolta da Tortona Giuditta moglie
di Ludovico Pio imperatore, che dal primogenito Lotario
era stato cacciato, la tenne con sè e nell’884 , accompa-
gnato da altri potenti signori, la riconduceva all’Imperatore
ad Acquisgrana.
Qui si potrebbe già far la supposizione che dall’impe-
ratore Ludovico Pio questo Bonifacio avesse il contado di
Ventimiglia in ricompensa dei servigi prestati , ma altri
fatti ci attendono su questo proposito e ci conviene andare
innanzi.
Al C. u Bonifacio succedeva verso l’840 Alberto ossia
Adalberto. Gli Annali di Fulda parlano di lui ed il Fiorentini
ha di lui molti diplomi in cui gli si vede il titolo di conte
e marchese di Toscana. Una bellissima carta dell’anno 8S4,
8
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i corti di mnanatu
9
scoperta dal Della Rena, d palesa molti particolari sulla fa-
miglia e presenta il più grande interesse per l’origine dei
Ventimiglia.
Dessa è l’atto di fondazione del Monastero di S. Caprasio
in Lunigiana al confluente della Magra e dell’Aulla vicino
alla Spezia. Questa donazione vien fatta a Lucca da Adal-
bertus comes et marchio , filius b. m. Bonifacii olim co-
mitis, alla presenza dei due suoi figli Adalberto, che ha la
qualificazione di conte, e di Bonifacio; vi si parla della
moglie Rothildis e di una prima moglie Anonsuarae. Egli
dona al Monastero dell’Aulla molti beni e diritti e, fra gli
altri, le decime dei luoghi di cui ha parlato et quawtum in
iam dictis locis Lunianense et Oarfanianense iure patro-
nati nomine habeo. Queste ultime parole del documento
riavvicinate con altre di un documento, che negli Archivi di
Stato in Torino si conserva, furono per noi uno sprazzo di
luce e ci misero sulle tracce dell’origine dei Conti di Ven-
timiglia.
Queste due regioni di Lunigiana e Gfarfagnana erano in-
fatti egualmente possedute con titolo comitale dal C. te Guido
di Ventimiglia, come risulta dalla donazione a Lerino del
954 U). Questo diploma che, sebbene falsificato, è certamente,
come si vedrà, la riproduzione d’un diploma anteriore, con-
tiene quei due nomi, scritti: Carfanbanae e Lusanae. Ella
è cosa naturalissima il vedere in queste due parole l’errore
materiale di un falsario ignorante e disattento, che trascri-
vendo l’atto originale ha messo nella prima parola il b al
posto della lettera h, lettere facili a confondersi e nella pa-
rola Lunisanae ha omesso la seconda sillaba ni, tanto più
che secondo lo stile di quell’epoca la lettera n non doveva
(1) Doc. 1.
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IO
a. CAIA DI PIBBL18
trovarsi scritta, ma rappresentata con un trattino e la sil-
laba ni mancare affiato se l’atto fn malamente traseritto da
copia di epoca più moderna. 11 nome di Garfagnana si è
infatti scritto anche Garfanhana e quello di Lunigiana Im-
nisana.
Noi troviamo dunque nel documento del 954 che il conte
Guido , oltre il titolo di C. u di Yentimiglia e di Marchese
delle Alpi Marittime, prende quello di Garfagnana e Luni-
giana, avendo egli così una giurisdizione comitale sopra due
regioni lontanissime l’una dall’altra e questa seconda facendo
parte a quell’epoca dei dominii dei M.*‘ di Toscana.
Questa ci pare una prima prova dell’identità d’origine
fra le due famiglie e della derivazione del G. u Guido dal
M. M Adalberto donatore al Monastero dell’Aulla. Questo sup-
posto è poi maggiormente avvalorato dal fatto che lo stesso
Mi** Adalberto possedeva allora in Provenza dei contadi che
evidentemente non potevano essere altro che quelli di Yen-
timiglia e forse d’Albenga.
Questo fatto di così alta importanza pel nostro asserto
risulta da una lettera che papa Giovanni YI1I scriveva al
C.'*di Provenza in favore del M.“ Adalberto.
Questo Pontefice disgraziato aveva avuti a fierissimi ne-
mici Lamberto di Spoleto ed Adalberto di Toscana. In una
prima lettera a re Ludovico egli così s’esprime : Lamberto»
Widonia quondam Spoletani duci s horrendus filius fatemur
membrum antichristi, cum mcecha sorore Rotildc, cumque
complice suo infido Adalberto Marchione (0. Egli descrive
la lotta ad oltranza, le persecuzioni, i saccheggi commessi
a Roma e nei dintorni e ne implora l’aiuto. La scomunica
fulminata contro i due marchesi non ebbe alcun effetto ed
(1) Labbeui ConciL
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I CBNTt M VtNUMIQLU
11
il povero Pastore fa costretto & lasciar l'Italia. Alcuni anni
dopo però Adalberto di Toscana riebbe la sna buona grazia,
ne ottenne l’assolnzione, quia conversum et fidelem circa
sanctam Bomanam Ecclesia»* et nos cogmvmus.
Si fa allora che ponendo in oblìo le sofferte ingiurie papa
Giovanni divenato suo protettore (verso 879), scriveva per
raccomandarlo a Bosone, conte di Provenza, in questi ter*
mini: de parte quoque Adalberto gloriosi marchionis seu
BotUdae comitissae coniugis eius cognoscat nobilitas vo-
stra quod vobis in omnibus fideles et devotos amicos eos
esse cognosctmus. Ideo rogamus ut eorum comitato in pro-
vincia posila sicut iam tempore longo tenuerunt ita deinceps
prò nostro amore securiter habeant. Come dianzi lo dicemmo
questi contadi in Provenza posseduti da Adalberto di To-
scana sono certo quelli di Yentimiglia ed Albenga ( 1) . E anzi
da credersi che a quell'epoca questo marchese distaccasse
dal suo marchesato questi contadi in favore del figlio Bo-
nifacio e quelli di Garfagnana e Lunigiana li avesse per
diritto di allodio o che alla morte di Adalberto a Bonifacio
fossero caduti in retaggio.
La ragione cronologica ci autorizza eziandio a supporre
ohe il detto Bonifacio fosse padre del C. to Guido indicato
nella mentovata donazione del Monastero di S. Michele nel
954. Un’altra ragione ci si appalesa poi considerando che
in quell’atto il C. u Guido stabilisce che i Benedettini do-
vranno accordar loro ospitalità nel Monastero di Yentimiglia
e perciò se a quell’epoca i Conti non risiedono ancora in
(l) Nell’atto d’accordo passato fra la regina di Sicilia duchessa d’An-
giò Yoianda e il duca Amedeo di Savoia alli 5 ott. 1419 per confermaree
riconoscere a Casa Savoia il possesso di Nizza, si dice di Ventimiglia: qui
qmdem comitalus V intimila est ab antiquo et esse solet in, et de, seu sub
comitatu Provinciae. V. Dupuy, Traité des droits du roy.
il
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E. CAIS Di FOftUA
nodo stabile nel paese, è prova che altre signorie lontane
possedevano e questa avessero allora appasto ottonata.
Aggiungeremo qui di passaggio essere cosa probabilissima
che precisamente in quest’epoca dalla Toscana venissero nelle
Alpi Marittimo al seguito del C. u Bonifacio le famiglie degli
Alberti, Galleani, Gnidi, Degubernatia, Bardi G,' ecc. , origi-
narie tradizionalmente di quei lontani paesi e per le quali
sarebbe altrimenti diffìcile lo spiegare come si sarebbero
stabilite nelle regioni Nizzarde e, ciò che è degno di con-
siderazione, appunto nelle terre dipendenti dai 0.“ di Yen-
tintigli*, come Yentimiglia, Tenda, Briga, Gorbio, Perinaldo.
Un altro indizio ci è pur dato dalla simiglianza dei nomi
nelle due famiglie.
Botilde, madre dei C. u Adalberto e Bonifacio, era sorella
di Lamberto e Guido M." di Spoleto ; or bene noi troviamo
questi nomi di Lamberto e Guido ai suoi due nipoti M." di
Toscana ed appunto parallelamente il nome di Guido all’altro
suo nipote G. u di Yentimiglia.
A queste prove della nostra asserzione noi ora desideriamo
di aggiungerne un’altra di genere diverso e nascente da un
fatto particolare che si osserva in vari documenti riflettenti
i contadi di Ventimiglia e d’Albenga. Noi abbiamo infatti
trovato che in quelle due regioni i beni dei C. li Yentimiglia
e quelli dei M. ai di Susa sono alcune volte in contatto e dire
(I) La famiglia Bardi abitava Perinaldo nella metà del secolo xiv ed
aveva allora il soprannome di Marardi (v. doc. xxxv), il che ci proverebbe
che la famiglia del generale Giacomo Maraldi ora comandante la divisione
militare di Roma avesse anticamente il nome di Bardi. Furono di questa
famiglia Giacomo Filippo Maraldi astronomo, nipote di Cassini, nato a Pe-
rinaldo il 21 aprile 1665, morto a Parigi nel 1729, e Gian Domenico Ma-
raldl, 17 aprile 1709, morto a Parigi nel 1778, antenati del moderno gene-
rale, v. Un* semaim sur la frontière, opuscolo del cav. Ippolito Caia di
Pierlaa.
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I CONTI 01 TENTI MIGLIA
13
quasi conglobati, senzachè alcun diploma ci dimostri queste
regimi del littonilc essere state vassallo dei M.‘‘ di Susa.
Cosi noi troviamo nel 1028 il M.**di Susa e Berta sua
moglie dei M. u di Toscana aver donato al Monastero di Ga-
ramagna parte dei castelli di Pradariolo e Caramaniola, e
dell’Isola Gallinaria siti nel G* cCAlbengaW.
E d’altra parte noi troviamo che i C.** di Ventimiglia nel
1177 ricevono dai Benedettini in iscambio nel C.*cP At-
tenga; totum quod habebant de compiile ( 1 2 3 ) in tota Marchia
Albmgaunae Ecclesia Sancti Michaelis Vintimiln ab aqua
Armene ® nsque Pream et a collibus iugum usque in mare
per helemosinam comihm predecessorum'*). In secondo luogo
nel territorio di S. Remo noi abbiamo la donazione fatta
nel 1086 dalla C.”* Adelaide di Susa al Monastero di Santo
Stefano di Genova di Porciana, ubi nuncupatur Villareggia,
come pure di Sancta Maria de Pompeiana. E per altra
parte noi troviamo per i C.“di Yentimiglia in un diploma
inedito citato dal chiar. 0 prof. Gerolamo Rossi che nel 1 206
il C. u Oberto vendeva al Monastero di Santo Stefano le terre
di Cipresso Porciana, Presoli^ con tutti i diritti su
questi luoghi del territorio di S. Remo, anticamente dipen-
dente dal C. 4 5 6 7 ° di Yentimiglia, come dalla petizione fatta nel
962 al Vescovo di Genova, Teodulfo, dagli abitanti della
Villa Matuciana (7 ) in comitato Vigintimiliense ( 8 ), chiara-
mente si scorge.
13
(1) Mon. hist . patr.
(2) Giurisdizione comitale.
(3) Arma, rivo di Taggia.
(4) V. doc. 21.
(5) Presso Pompeiana.
(6) Terzorio.
(7) S. Remo.
(8) Libar tur. Reip. Jan .
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X. CAM DI PIERLiS
Osserviamo qui fra parentesi, che fra i possedimenti della
famiglia Toscana dei C. u Guidi nel secolo xn vi era presso
a Fiesole quello di Porciana e quello di Fons Tennis (D,
nome pure nizzardo^).
Quell’awicinarsi dei beni in Liguria delle due famiglie
di Susa e di Yentimiglia noi crediamo derivare dall’essere
pervenuti quei beni ai M. d di Susa dal matrimonio del mar-
chese Olderico Manfredo con Berta figlia del M." Àutberto
ossia Oberto della famiglia d’Este discendente dai Marchesi
di Toscana ( 31 , nello stesso modo che i beni finitimi, appar-
tenenza dei C. u di Yentimiglia, eran loro pervenuti diretta-
mente dai loro antenati, gli stessi M. ai di Toscana, loro sti-
pite comune.
Senonchè sebbene le prove diverse che da noi qui si sono
esposte ci paiano essere abbastanza convincenti, pure dob-
biamo soffermarci alquanto innanzi ad una gran difficoltà
che ci s’affaccia e che si è quella della differente dichiara
o professione di legge e di nazione fatta dai membri delle
tre famiglie di Toscana, di Yentimiglia e d’Este.
Per i M.“ di Toscana della prima stirpe vi ha, come già
lo notammo, un documento in cui dessi si professano di legge,
e nazione Bavara, quelli d’Este professano la Longobarda
e quelli di Yentimiglia la Romana ex nacione nostra. Gi
si conceda qui il dire che questa difficoltà non pare doversi
ritenere come invincibile : e questo sentimento non avressimo
certo espresso, poiché in contraddizione con diversi eruditis-
(1) Muratori, Antich. Est .
(2) Patronimico della famiglia dei M»i Tbaon conti di S. André e di
Revel, illustri patrizi di Nizza che ebbero due luogotenenti generali del
Piemonte, tre collari debordine deU’Annunziata, due viceré di Sardegna,
tre governatori di Torino, ecc.
(3) V- Muratori, Leibnitz, ecc.
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I CONTI DI VNMTIMIOUA
15
ani moderni scrittori, se altri autori quali il Leibnitz,
il Muratori, il Sechemberg ed altri moderni non ci aves-
sero già preceduti in questa via.
Noi osserviamo che questa dichiara o professione non ista-
biliva in un modo assoluto la nazionalità; non conviene il
soffermarsi troppo su di essa, poiché l’interpretazione della
parola natio può modificarsi ed avere il significato non solo
di razza, ma quello di nascita e di condizione di famiglia,
condizioni che si stabilivano e si modificavano colle parti-
colari circostanze di soggiorno e di dignità. Noi troviamo
in autori Bomani l’espressione natione Arretio, natione
Forò Voconii. Del resto si ha in documenti di quell’epoca
esempi di variazioni di questa dichiara fatta dalle istesse
persone.
Muratori dice di aver esaminati negli Archivi del Mona-
stero di S. Prospero di Seggio degli atti della famiglia
Bianco di Moregnano grandi vassalli delli M.” d’Este, atti che
gli parvero sincerissimi. Or bene in atto del 1104 Ottone,
figlio d’Alberto, di legge e nazione Bomana fa una transa-
zione con quel Monastero. Anche nel 1104 Hoberto di More-
gnano, altro figlio d’Alberto, fa l’ istessa dichiara. Ma pochi
anni dopo, nell’1119 i figli di quell’ottone fanno professione
di fede e legge Longobarda. Forse anche il diritto di bor-
ghesia che dovevano prendere i feudatari nelle città ove
essi fissavano la loro dimora o che erano sede della loro
giurisdizione, loro imponeva alle volte di cambiare di na-
zionalità. Leibpitz dice a tal proposito che i M. ai d’ Este
avevano presa la nazionalità Longobarda perchè più in uso
che la Bavara nei paesi ove essi regnavano. Altrettanto do-
vette succedere ai C. u di Yentimiglia stabiliti su un terri-
torio formante allora alla Turbia il confine fra Provenza ed
Italia, viventi in mezzo a popolazioni di razza Bomana o
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X. «JAIS DI Pimus
la
Gallo-Romana e che facevano continuamente negli atti pub-
blici professione della legge Romana di loro nazione. £ così
dovettero farla essi pure questa professione, onde meglio, as-
similarsi a quelle popolazioni, essi venuti dall’estremo della
Lignria, ed anzi in quel modo stabilire una linea di contrasto
coi popoli Provenzali e coi principi loro, delle famiglie d’Italia
nemici acerrimi.
Autori seri asseriscono anzi esplicitamente che tale facoltà
del cambiare dichiara di nazionalità fosse sempre permessa
fuori del caso di successione od eredità.
Noi dunque con quegli autori crediamo di non doverci
fermare a quella difficoltà, che c’ impedirebbe di stabilire un
fatto che cosi valide ragioni ci fanno credere esatto, e così
crediamo di poter stabilire che verso 1*890 il M.“ Adalberto
stabilisse a Ventimiglia il figlio Bonifacio e che a costui
sarebbe stato successore il figlio Guido.
L’esistenza del C. u Guido, come si è detto, ci è dimo-
strata dal diploma di donazione del 954, apocrifo disgraziata-
mente, ma pure senza alcun dubbio formato sulle tracce di
un documento esistente. Quest’ asserto ei è provato da nna
sentenza autentica del 1177, in cui vediamo gli arbitri del
litigio fra i Monaci di S. Michele ed il Comune di Yentimi-
glia, aver esaminato il titolo di donazione che si era loro
presentato ed aver essi riconosciuto quella esser stata fatta
anticamente dal C. u Guido di Ventimiglia all’Abbazia di Le-
rino W. Ci sono altra prova gli stessi errori commessi nel do-
cumento che possediamo, scrivendosi Carfanl)&na e Lusana,
errori che non si sarebbero fatti, se il diploma non fosse
stato copiato, ma di sana pianta composto.
Il C. u Guido assume il titolo di M. M delle Alpi Marittime
(1) Doo. 23.
io
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I CONTI DI VENT|MIOLtA
17
e sapponendo che questo sao titolo non sia invenzione del
falsario, esso in fotti starebbe ad indicare la giarisdizìone di
cui godevano i C. u di Yentimiglia sull’alto C. d0 di Nizza,
come Tenda, Briga, Saorgio. Il titolo di Garfagnana e Lu-
nigiana gli compete come dominio avito della famiglia, in
Toscana, suo paese d’origine.
Il C. u Guido fa quella donazione con forma anche di atto
di ultima volontà nel paese di Yarigotti, mentre sta in pro-
cinto di partire per combattere i Saraceni a soccorso di un
re Idelfonso. Intervengono all* atto i suoi figli Corrado, Ot-
tone e Rolando e molti potenti signori, quali un C.*® Tom-
maso di Savoia suo cognato, un M.“ di Monferrato ed altri.
Egli divide i suoi Stati fra i tre figli e fa donazione al-
l'abbate di Lerino di una vastissima regione che dalla Chiesa
di S. Michele si stende sino alla Roia e più in là verso
S. Remo al Monte Negro e comprende nel suo circuito Se-
borga, Costrutti de Sepulchro cum mero et libero imperio
cum eius habitatoribus et territorio. Egli ordina sia eretta
la sua tomba innanzi all’altare di S. Antonio Gy che si
edifichi un ospedale, che i monaci debbano dare ospitalità ai
membri della famiglia nel Monastero di S. Michele finché essi
non avranno abitazione in Ventimiglia, provvedendo inoltre
Ugna, soletti, aquam, et tnapas cum utensilibus ad coquinatn.
Prima di esaminare più a fondo questa pergamena, ci è d’uopo
il dichiarare quanto ci arrechi meraviglia l’osservare che la
sua falsità per tanti secoli non siasi palesata. I monaci Be-
nedettini di Lerino, pur essi, credevano alla sua autenticità,
qaando vendettero il principato di Seborga a Casa Savoia
e la tradizione non aveva trasmesso loro ombra di dubbio
(1) Patrono speciale della famiglia, cosicché certe antiquate tradizioni
narravano fosse della famiglia dei Ventimiglia la madre di S. Antonio.
17
Mise. S. n, T. Vili. 9
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B. CilS DI PIKRLA8
sa tale riguardo, poiché quell’atto non necessario a provare
i loro diritti secolari su Seborga, essi presentarono' come ti-
tolo autentico di possesso, mentre il medesimo conteneva una
condizione sfavorevole al loro monastero, cioè la sostituzione
in favore dell’Abbazia di Montemajor d’Arles in caso di ces-
sione, diritto di sostituzione che da verun altro documento
non appariva e che costò loro gravi imbarazzi.
Desta pur meraviglia che le varie autorità ecclesiastiche
e secolari cui moltissime volte si presentò quel documento
non avessero mai avuto a sospettarne l’autenticità. Noi ve-
diamo anzi l’avvocato Lea, che d’incarico del Re di Sar-
degna contrattò e conchiuse la vendita di Seborga ed esaminò
quel titolo, non aver dubbi in proposito. Fu solo verso l’anno
1757 che ne fu rilevata la falsità in Torino dagli Archi-
visti di Corte. Dobbiamo però aggiungere che l’abbate Giof-
fredo, cui dalla lettura di una copia di quel documento era
nata legittima diffidenza, ci narra che si recò apposta a
Sant’Onorato onde meglio esaminare l’originale diploma e
che questo esame lo convincesse pienamente della sua falsità.
Questo diploma infatti è di una cosi grossolana fattura
che da sé pare tradirsi.
La pergamena ci appare ad arte invecchiata, i caratteri
della scrittura non sono per nulla quelli dell’epoca, l’ insieme
dello stile e delle voci non è conformo al gusto dell’epoca,
finalmente gli errori cronologici più manifesti valgono a to-
gliergli tutto quel rispetto e quel prestigio, che ispirano quelle
venerande reliquie del passato.
L’imperatore Ludovico, Idelfonso d’ Aragona, Tommaso di
Savoia, il M. M di Monferrato sono anacronismi e confusioni
da non parer possibili. Guichenon, è vero, pone nel 1189
un C. u Guido di Ventimiglia e di Lusana, M.** delle Alpi
Marittime, marito di Eleonora di Savoia sorella del Conte
18
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I CONTI DI VBNTIMIGLIA
re
Tommaso e cita un testamento che detto C. M G-titdo àVfebbo
fatto nel partire per un’impresa di guerra. Egli 'denomina
i Suoi figli allo stesso modo e lo dice anche nipote di Al-
fonso d’ Aragona. Ma sebbene col Guichenon altri Antichi
scrittori, e fra i moderni il Wanderbruck, abbiano ammesso
questo documento, non ci pare di doversi ritenere buona tale
opinione, dacché il Guichenon non è autore da ammettere
ad occhi chiusi, ed inoltre noi troviamo il C. fc Guido di
questa seconda epoca col soprannome di Guerra, marito della
CJ"* Ferreria d’Albizzola, senza prole: e nessun indizio, nessun
documento ci appalesa alcuno dei particolari enunciati."
Nei R. Archivi di Stato si conserva con questa perga-
mèna nn sigillo che anticamènte doveva esservi appeso. Esso
è di piombo e sebbene nel suo insieme e nei particolari del
suo disegno, come l’erudito paleografo Cav. Vayra ebbe la
gentilezza di osservarmelo, ci presenti in guisa meravigliosa
i caràtteri dell’epoca che deve rappresentare, pure vi si Ve-
dono le tracce della stentata contraffazione. Sopra uno dei
lati è rappresentato il C. u Guido a cavallo, la spada ini
pugnò, sulla gualdrappa uno scudo con leone ( 1 2 ), sta in giro
in caratteri gotici la leggenda: Guido comes Vintimi, et
Lusanae. Su l’altro lato in mezzo un leone aràldico di
grandi proporzioni è intorno la leggenda Et Marchio Al-
(1) Mon . hist. patr. ( Lib . iur. Reip. Jan.),
(£V Stemma dei Conti di Venti miglia a quell'epoca e poi della città
come un atto del 1177 lo addimostra. 11 Gioffredo nel suo più antico ras.
della storia delle Alpi Marittime esistente nell'Archivio di Stato, dice
che alcuni Conti di Ventimiglia aveano per stemma un leone leopardato
ed altri un castello vicino al mare: posteriormente portarono lo stemma
dei Lagcaris inquartato col loro , che era al 2° e 3° quarto di rosso al
capo d’oro. Tale stemma fu forse loro concesso dalla Repubblica di Genova
quando essa investiva nel 1157 Guido Guerra dei feudi da esso, ceduti
e giurava la campagna di Genova insigna rubea ei propterea tradita ab
ipsis consulti us.
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a»
E. CAIE DI PIER LAS
pine Maniime. Questo leone ha però piuttosto le sembianze
di un griffone della Repubblica di Genova a cui si fossero
tarpate le ali. Noi troviamo un griffone alato del rnede-
shno disegno in un sigillo illustrato dal Generale Dufour
e Specialmente in quello del Museo di Cluny illustrato
dal 'cavalier Belgrano, che ha per leggenda Sigillum Con-
sullatus Januae in Francia o pare potersi ascrivere al-
l’&nno 1220.
Parrebbe probabile che il falsario si fosse servito di un
simile modello per l’esecuzione di una delle facce del suo
sigillo e per l’altra faccia di una medaglia già esistente,
poiché non si accorse che il suo guerriero avrebbe tenuta
la spada dalla mano sinistra. In quanto al piombo di cui
è formato , il Gioffredo dice a torto che quello fosse privi-
legio delle cancellerie apostoliche e dell’ordine di Malta,
mentre nelle Monete e Sigilli di Casa Savoia del Proinis e
Cibrario abbiamo trovate citate moltissime medaglie in piombo
di vari potentati e repubbliche.
Quel diploma di donazione, vero o falso che fosse, ai Conti
di Yentimiglia ed ai monaci Benedettini assai premeva il con-
servare: ed a questo fine a più riprese ne fecero ritrarre
copie autentiche.
Nel 1804 li 12 luglio sull’istanza di Filippo, conte di
Yentimiglia, il P. Sicard, priore di S. Michele, presentò giu-
diziariamente questa pergamena al Vescovo Ottone: Nos Otho
Dei et Apostolicae sedis gratin Vigint. Episc. supradictum
privdegium vidimus et legimus et cognovimus non vitiatim
esse, nec abrasum, nec in aìiqua sua parte aboìitum. 11
notaio Sartoris he fece la trascrizione che concorda pienamente
coll’atto originale da noi posseduto ed in quella egli afferma
ch’esso è antiquum et multum legibilej non tamen cancel-
latim, rasum, seu aboìitum, seu vitiatum in aìiqua sua
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I CONTI SI VINTI III GLI A
21
parte, scriptum in pergamena, bullatum bulla plumbea ap-
pensa ipsi privilegio cum crocco cordono serico, in qua
bulla in una parte est effigies militis armati, armis insi »
gnitis leonis, tenentis spatam in manu, et in circuitu eius
in illa parte extat scriptum Marchio Alpinae et Maritmae,
superius sancii Michaelis de Vigintimilio. È pregio dell’o-
pera osservare che la trascrizione di questa leggenda è di-
versa da quella che esiste ora sul sigillo. Di questa tra-
scrizione se ne tirarono posteriormente diverse altre copie,
di cui una fra le altre il 18 settembre 1469 sull’ istanza
del C. u Antonio di Yentimiglia, grande ammiraglio di Si-
cilia. È fuori di dubbio che si è un’altra copia che Giof-
fredo dice aver visto negli Archivi della famiglia Alberti
della Briga, poiché essa ha la data delli 11 dicembre 1426
e fu fatta in presenza di Ottobono de Bellonis, vescovo di
Yentimiglia, per domanda del priore di S. Michele, Giorgio
dei C. u di Ventimiglia, che l’aveva presentata a Giuliano
De Giudici, vicario generale. Gioflredo aveva anzi il pen-
siero che questo priore potesse essere il falsario dell’atto,
ma la copia anteriore che esiste del 1304 ne dimostra er-
ronea la supposizione, e si potrebbe piuttosto congetturare
che fosse il P. Sicard nel 1304 od altro monaco di quel-
l'epoca, forse anzi un benedettino di Montemajor, per tro-
varvisi quella clausola di sostituzione e perchè certi carat-
teri di questo diploma si assomigliano pienamente a quelli
della fine del secolo xur e specialmente la lettera b di
Brenguerius e di Bonasius, che è appunto dello stile di
quell’epoca.
Questo diploma del C. u Guido era dunque, nella forma
precisa in cui ci si è conservato, ritenuto come autentico
fin dal principio del xiv° secolo, ma la sua esistenza ci è
provata, come già si disse, fin dall’anno 1177.
21
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1. CAtS W PttRLAS
«
Iti ‘^itfn&'tirtittule del 24 di febbraio (*>, ! si giQdieata 1 2
a fttvore'deiràbbate Lerinese. Questi per cerziorare i stfói
diritti sul territorio e sui contini del medesimo avea pro-
dótto innanzi tigli arbìtri il diplomi stesso di donazione del
C. u Guido, sicut dòdo monasterio donatum et terminahm
fvertii per dòminum Guidonem quondam còmitem et do-
minum Vintimilii et ditti Castri da Sepuhkro, quod per
privilegiurh bUllatUm bulla dicti comitis cotnprobabat. Questa
sentenza di atta importanza per i diritti del monastero fu
presentata li 10 settembre 1305 dallo stesso priore di San
Michele, P. Bicard, al giudice di Ventimiglia, Guglielmo de
BaraditisW, che ne fece fare una trascrizione dal notaio Gu-
glielmo di Sarzàna : ut solemniter publieatum sit in per -
petUunt valiturnm, non obstmte si iam fortunato casu do -
minimi nostrum demstoretur nel aliquo modo perderetur ;
egli' dichiara pure : quoniam lungissmus tempus est quod
futt factum dietum instrumentum et dubttatur si amitte -
retur quod postea non posset reperiri cartularius sire pro-
tocolus notary qui ipsum scripsit, ecc. Il notaio aggiunse
che queiratto è munito di due sigilli di cera bianca di cui
uno del Vescovo sul quale è incisa una figura episcopale
tenènte dalla mano sinistra il bastone pastorale, intorno sta
la leggenda 8. IStephmi epi. Vint.; l'altro sigillo è dei
ctòisóìi della città ed ha un leone e l’iscrizione 8. Con J
subm Vint. Sette notai sono firmati in calce alla copia
di quest’atto. Sulla pergamena originale si vedono le tracce
dell’esistenza dei dne sigilli di cui è caso in questa dichiara.
Osserveremo ancora come nell’antica pergamena In alte-
rata là denominazione di uno dei punti di confine della Se-
(1) Doc. 23.
(2) Doc. 23.
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1 CONTI DI TSNTIMiaLU 83
belga. scrivendovi Gastrum de Junco dopa aver raschiata la
sottostante scrittimi, mentre nella trascrizione sta scritto
Pedini* Ray notài. Il Castdio di Junco era tuia frazione
di Perioaldo e forse, ri area interesse nell’alterare il, ponto
preciso del confine.
.. Noi ci siamo così nn po’ attardati a esaminare questi
due documenti d?l 954 e del 1177 essenzialissimi per ri-
storia dei C.“ di Yentimiglia e del Monastero di S. Michele,
e crediamo di avere a sufficienza provato che il primo . di
essi- esisteva già nel 1177 e se il tenore poteva esserne
alquanto diverso e forse avere confini meno favorevoli ai mo-
naci e mancare chi sa anche della clausola di subingresso
pei monaci di Montemajor, pare esso doveva averne le me-
desime essenziali disposizioni e per lo meno contenere il nome
del €. to Guido come donatore del monastero; cosicché si. può
ora stabilire, senza timore di essere reputati temerari, re-
sistenza formale del C. u Guido e quella probabile dei suoi
figli Ottone I, Corrado I e Rolando.
Osserveremo qui come questo Rolando, a cui nel suo te-
stamento il C. u Guido assegna i beni di Garfagnana, fu forse
10 stipite di una Simiglia possente di Garfegnana che il
Ciancili CO ne dice aver avuto per stipite un Rolandus o
Rodilandus nel 939, il figlio di costui Giovanni viveva nel
955 e fu padre di due figli Rolando e Alberto Azzo 994.
Sarà puro caso, ma ecco ritrovarsi qui anche un nome par-
ticolare dei M .* 1 di Toscana.
Seguendo' l’ordine cronologico dei documenti relativi alla
famiglia di Yentimiglia noi dobbiamo esaminare quello che
ci arreca il Gioffredo nella Storia delle Alpi Marittime verso
11 1002 e che ci fissa resistenza di due altri fratelli Ot-
ti) Doc. per U Storie di Toscana.
SS
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u
t. «MS DI PIEBLAS
tone II e Corrado II 11 . È desso un atto di franchigia con-
cesso -agli ' abitanti di Tenda, Briga e Saorgio dal M.“ Ar-
doino, ehe non è certo il M. M d’Ivrea a quell’època re d’Italia,
come lo suppone il Gioffiredo, ma bensì il M." Ardoino V,
della famiglia di Susa, di cui già si fe' cenno ; il che si av-
valora dal considerare che se i dominii dei C. u di Yentimi-
glia sui lidi del Mediterraneo dipendevano dalla Marca di
Toscana e di Liguria, quelli all’ interno dipendevano dalla
Marca . di Yal Susa e Torino come successione dei C.“ d’Au-
riato, di cui il seggio pare essere stato verso il centro della
regione ove più tardi si innalzarono Saluzzo e Cuneo. Dif-
fatti i C. u Ottone e Corrado intervengono a quell’atto, ma
dal contesto appare chiaramente che per quella regione essi
sono sotto la dipendenza del Marchese. Visi parla dell’in-
vestitura accordata agli abitatori di questa regione: quae
dedit et investiva ad omnes habitatores de omnibus rebus
nostris et comitis que nos tenemus et de hic in antea la-
boraverimus aut laborare fecerimus. Questa espressione di
comitis indica bene che i C. u Ottone e Corrado presenti a
quest’atto non intervengono solo a guisa di testimoni, ma
bensì come conti di essi luoghi e forse anche quali delegati
del padre loro Corrado I ancora in vita ; ce lo provano anche
le altre espressioni di dominus huius terrae, comitis se-
nioris nostri, de comite et de homines de sua masnata.
Malgrado dunque l’alta signoria del Marchese e le franchigie
e privilegi ad essi concessi, questi paesi dipendevano dai
G. u di Yentimiglia e ne erano ancora al possesso intiero
nel 1157, quando il C u Guido Guerra loro discendente
facea cessione delle sue terre ai Genovesi , fra cui vediamo
comprese quelle di Tenda, Briga e Limone ( 2) . Un’ampia
(1) Doc. 2 .
(2) Doc. 18.
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I CONTI DI TENTIMIGLIA
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conferma eziandio l’abbiamo nelle parole di placitum resi-
dente semel in anno per tres dies dell’atto di franchigia,
poiché circa tre secoli dopo noi ritroviamo questo diritto del
placito in potere dei C. u di Ventimiglia, nell’epoca in cui
la dipendenza di Tenda e Briga da questi Signori è fuori
di dubbio. Una sentenza del C. u Pietro Balbo nel 1282,
che esisteva negli Archivi di Tenda nel 1786 f 1 ), e da lui
data circa i litigi esistenti fra Tenda e Briga per i pascoli
di Yellega, Malaberga, Baccialona e Senechi, ci arreca le
dichiare fatte dai testimoni, che interrogati quale specie di
giurisdizione avessero in quei luoghi i C. w Pietro Balbo e
Guglielmo Pietro suo fratello, risposero che essi erano si-
gnori in solidum di detti borghi, che seoondo la vecchia
costumanza erano soliti esigere 1 2 denari per ogni capo di
casa in detti luoghi, e che nell’uno e nell’altro portavansi
ogni anno per tre giorni a render giustizia ad ogni per-
sona, che avevano il jus gladii in facinorosos, che il loro
padre avea nome Guglielmo e l’avo Ottone. Questa sentenza
era la conferma di un’altra data dal C. ta Gerbardo di Lus-
semburgo legato dell’imperatore Federico in Italia sulla stessa
vertenza nel 1162 a Triora e nel 1163 a S. Dalmazzo di
Tenda, nella quale sentenza si fa menzione di Ottone e Guido
C.' 1 di Ventimiglia senza che abbiano la qualifica di C.“ di
Tenda e Briga, come appunto nell’atto del 1002.
Dall’insieme però di questi documenti chiaro risulta aver
essi avuto fin da quei tempi remotissimi una certa giurisdi-
zione su questi borghi, poiché i loro abitatori benché si di-
chiarino sciolti da altra prestazione di servizi, si riconoscono
però astretti a sostenere oste publica i diritti di proprietà
e quelli feodali (comitalis), qui sunt comitis senioris nostri
(1) Me. Archi?. Pierlas.
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t. CAI8 DI PI1RLA9
tam infra comitatu quaminfra marca, e per 'Contro in loro
fetore, spetterà la fecoltà di prendere la legna, di cacciare,
di usar delle acque e dei pascoli Uno al mare, (dunque
lungo il corso della Boia Uno a Ventiraiglia) sine contra-
dictiom supradicti comitis vel eorum heredibus.
Nè della famiglia dei Marchesi di Susa, questo marchese
Ardoino fu il solo ad avere giurisdizione sovra quelle re-
gioni, poiché eziandio del figlio di lui marchese Guido si
rintracciarono documenti, che lo dimostrano possessore della
stessa Marca.
Non è da confondersi questo Guido ancora vivente nel
1047 con altro marchese Guido già morto nel 1040, fra-
tello o cugino di Olderico Manfredo 0), che ebbe per figlio
un Olderico donatore al Monastero di San Silano di Roma-
gnano il 20 ottobre 1040 W e stipite presunto, con va-
lidissimi criteri!, dei Marchesi di Bomagnano.
Del marchese Guido dianzi accennato sappiamo che ebbe
per padre un marchese Ardoino, come dall’atto di conferma
datogli nel 1026 ( 8 ) dall’imperatore Corrado per i suoi
diritti e beni ereditari o di acquisto, che possedeva in un col
fratello Bosone a Susa, a Torino, ecc.; e pochi anni dopo,
nel 1086, lo troviamo menzionato con titolo di marchese
nelle terre dell’antico contado d’Auriate, in documenti che
dal Doglio, dotto raccoglitore di storia patria, furono ritro-
vati nell’archivio dei Marchesi Morozzo.
Il primo di tali documenti è dell’anno 1036. ; Anno.
Domini MXXXVI, VII Kaì. Jun. ind. IV. Chartam
donacionis fecit dompnus Wido Marchio ecclesie sancti
Dalmacii de Pedona ad luminaria ipsius ecclesie, eorum
(1) Tsr&anbo, Adelaide illustrata.
(2) Mon. Hist. patr . Chartarum , T. II, ctii.
(3) Mon . Etti. patr. Chart . T. I» colxtl
2é
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I 0ÓN31 DI TBNTftllOLlA
zi
que. possedei in hoc suo marehionatu in Rebullando in
Aletrwwdo '$)■ et . in valle de Gecio et in Pedonai Adam
m Rosa... W).
Il, secondo documento è dell’anno 1047.
Anno Domini MXL VII non. Jan. XV. Dompnus
Wide Marchio fedi donadonem ecclesie sancii ddlm'adi
de Pedona suo ad luminaria eorum que possidet in
suo marehionatu terras aratoria» et ..... in Entraquie,
Valderio , Bovisio, W Lemono, •(*> et en et Turpia ... ( 6 >
Un terzo documento del 1151 ci dà il nome di un
altro marchese Guido, figlio del marchese Guglielmo, nipote
o pronipote certamente del primo. È desso un atto di con-
ferma di quanto possedeva il Monastero di Pedona in
Rapa W, Alvernandi, Robilandi, usque ad Limum et
superius in pascherm montanarum usque ad locurn qui
dicitur tana de renando f9 ) et in ea parte montium que vergit
ad, oeddentem.
L’osservare queste terre di Robilant, Alvernant, Boe-
cavione, Limone, Boves, Entraque, Yaldieri, formare parte
della Marca di un marchese Guido e congiungersi al ver-
sante meridionale colle terre soggette ad un marchese Ar-
duino manzo secolo prima ; il sapere dai documenti dei Mo-
numenta ffistoriae patriae 1’esistenza all’istessissima epoca
(1) Robilant.
(2} Alvernaot.
(3) Forse Roccavione, una delle sedi supposte del contado, d'Auriate.
(4) Boves.
{>) Limone. I
(6) Turbia ?
(7) Roccavione.
(8) Limone.
(9) Forse Tanarda (come da Podium Rainoldi , Perinaldo), colle ap-
punto situato al punto probabile di confine fra i tre contadi di Ventimiglia,
Bredulo ed Auriate.
»
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e. Càie di pieelas
dei marchesi Ardoino e Guide, padre e figlio; il non tro-
varsi allora marchesi di discendenza Aleramica di tal nome
da potersi con questi confondere ; ci fanno credere esatto il
nostro asserto nel ritrovar qui la discendenza della famiglia
Arduinica. Essa però anche in questo ramo si estinse a
quest'epoca e parte della Marca caduta in potere della
Camera Imperiale, venne concessa ad Enrico ed Ugolino,
Dipoti del marchese Teotone del Vasto, per diploma di Fe-
derico del 1167 G\ Ne pervenne un’altra parte ai nostri
Conti di Yentimiglia, poiché in una carta delli 21 agosto
1279: Poeta tractata et confirmata, fra il nobile signore
Pietro Balbo conte di Ventimiglia, ed il Comune di Cuneo,
si. legge l’articolo seguente: Quod fuit et sit fraternitas
inter predictum dominum Petrum Balbutii per se et per
homines comitatus Vintimilii qui per se distinguantur,
videlket per homines Tendae, Brigae , Saurgii, Brelii,
Pignae, Bochettae, Castellani, Basarne, Limonis, Alver-
nanti, ecc. '■ 2; . Esaminato così la dipendenza di una parte
dei dominii dei Conti di Tenda dai Marchesi di Susa sol
sorgere del secolo xi, passiamo ora a svolgerne la genea-
logia colla scorta dei documenti che qui abbiamo radunati.
Abbiamo supposto che questi due fratelli Corrado 11 ed
Ottone II fossero figli di Corrado I, perchè nel diploma del
954 il C. 1 * Guido qualifica il primogenito dei suoi figli di
C. u di Ventimiglia; ma se ne ha una seconda prova dal-
l’atto posteriore dell’Archivio di Genova dell’anno 1035
III kal. feb. Desso è una confermai 4 ' fatta dal C. u Corrado
figlio di altro C. u Corrado al Vescovo di Genova dei diritti
(1) Moriondo, Monum. Aqu.
(*/) Rolfi, M. S.
(3) Liber tur. Reip, Jan.
(4) Doc. 3.
»
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I CONTI DI TENTIMIGLIA
29
che alla propria famiglia competevano sulle terre e genti di
S. Remo e vi si fissa che d’ora in avanti i confini del con-
tado di Ventimiglia saranno all’Arma 11 ), al Monte Bugnonei (I) 2 * )
ed in diverse altre località che non sarebbe facile cosa rin-
tracciare ai nostri giorni 3> . 11 C. 4 * Corrado riceve dal Ve-
scovo a titolo di Launehild vestimentum unum. Non sarebbe
forse questo Launehild una reminiscenza dell’origine Lon-
gobarda e della discendenza dai Marchesi di Toscana?
Un altro atto del 1041 1 4 / dato dal Gioffredo e facente
parte del Cartulario di Lerino, ci fa quindi conoscere il nome
di due altri fratelli, Ottone III e Corrado HI, della con-
tessa Ermellina moglie secondo ogni apparenza di Corrado III
e di Adelaide loro madre. Un atto del 1063 di cui par-
leremo prova esser stata codesta Adelaide moglie di Cor-
rado IL
L’atto del 1041 ò una donazione fatta ad Adalberto ab-
bate di Lerino dal Monastero di San Michele, cum omnibus
ad se pertinentiis. Quello poi del 1063 , 13 kal. jan '- 5 ) che
si conserva nell’Archivio di Stato in Torino nomina pure
questi due fratelli e gli dice figli di Corrado IL
Per quest’atto l’Abbazia di Lerino, ebbe una specie di
conferma della donazione del 1041, sebbene non se ne fàccia
verun cenno; vi si specificano le dipendenze della Chiesa
di San Michele : Ecclesia Sancii Michaelis cum caseis, vi-
(I) Taggia.
(i) Bignone.
(3j Di questa donazione parla Jacobo da Varagine nella sua Cronaca.
Egli dice: « Isti Episcopo confirmatum fuit castrum Sancti Romuli et
Cecilianae cum omnibus pertinentiis suis per nobilem virum Conradura
comitem Vintimilii sicut patet per p. p. instrumentum quod in Archiepi-
•copatus scrinio reservatur ®.
(4) Doc. 4. •
(5) Doc. 5.
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E. CA1S DI P1KRLA8
neis, cum areis suarum, terris coltis et incoltìs et jerbis et
omnibus rebus ad eadem basilica pertmentibus. Se ne fis-
sano i limiti che sono la Boia, il castello e la città di
Ventimiglia, il Mente Apio e Auriàna.
Nell’anno segnente 1064 e nel mese di giugno questi
stessè fratelli fanno un’altra donazione quasi conferma
delle precedenti, all’abbate di Lerino, Dalmatius ed al mo-
naco Amicus; con essa anzi si estendono i domimi del Mo-
nastero di S. Michele nelle località dette Vincedelo e In-
canedelo, di cui i confini toccano al Monte Negro, a Valle
Buona, a Dosepelago, alla Croce del Sepolcro (Seborga).
Nell’anno 1077 noi abbiamo un quarto diploma di donazione
degli stessi fratelli Ottone e Corrado e della moglie di que-
st’ultimo Donella, figlia del marchese Alberto di Savona. I no-
bili signori danno al Monastero un’isola (I Gorretti) sulle
rive della Boia, unitamente ai mulini, acquedotti ecc.l 1 2 3 ).
Trascorsi alcuni anni nel 1082, 16 marzo, si cita dal
Giofflredo una nuova donazione fatta da un C. u Corrado IV,
figlio di altro Corrado e dalla propria moglie Odila ( Odila
jugalis filia Laugerii ) (3), della Chiesa di S. Martino di Car-
nolese. Intervengono a quest’atto diversi cugini del donatore
Ottone II, Mauro, Guglielmo, Giovanni, Alberto.
Noi crediamo con questi diversi diplomi di aver stabilito
in modo inappuntabile la genealogia dei C. u di Ventimiglia
in questo primo secolo della loro istoria. Il Gioffredo, Mo-
reri, l’Abbate Bobert, Tisserand specialmente, hanno com-
messi moltissimi errori, di tutta evidenza e che sarebbe
troppo lungo il voler qui discutere.
(1) Doc. 6.
(?) Doc. 8.
(3) Lodegario Roatagno dei Conti di Nizxa. Cari. di Lerino.
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CONTI DI VBNTIHIOLIA
31
Y i à ora una notevole deficienza negli atti che ci venne
fatto , di Ritrovare o che hanno tratto alla famiglia di Yen-
timk lia. <
11 Priorato di S. Michele non pertanto continuava ad
es^er; beneficato con donazioni*
. $iel 1072 15 luglio vi è una donazione 0) di Lanterio
figlio di Berulfo di case, vigne ed altri beni nel contado
di- Yentimigjia, nella valle di Nervia e nel territorio di Val-
doasca e Camegna.
Yerso . quest’epoca pure, Giovanni Cavarie (2) dona a
8 f Michele, a Ponzio Giraldo e ad altri monaci la quarta
parte di un mulino nel quale egli abita e l’ottava parte
di altro mulino cell’obbligo di nutricare unum porcum per
unwftquemque annum; egli fa promessa di non costrutte
altro mulino sulla Boia, da S. u Maria di Yoraie sino alla
foce e dopo, il proprio decesso lega ogni suo avere al
Priorato.
Un’altra donazione dei propri beni fa il monaco Ama-
ricus> priore di S. Michele, coll’usufrutto a vita in favore
di Alberto Buvericio( 8 ).
dell’unno 1079 il C. u Spedaldo^), forse della famiglia di
Yentimiglia, dona tutti i beni ch’egli possiede a Spbqlcaro
(Geborga) ed al Gonio , donazione che fu causa di lunghis-
simi fastidi ai monaci fino allo scorso secolo, per le usur-
pazioni continue ohe ivi si praticavano dalla gente di S. Kemo,
a quei possedimenti confinanti. L’atto originale di questa
donazione andò smarrito, per colpa forse del monastero al
principio del secolo scorso, come si dirà. Lo stesso anno un
(1) Doc. 7.
(2) Doc. 11.
(3) Doc. 12.
(4) Doc. 9.
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32
E. CAIS DI PIER LAS
certo Fondaldo- 1 2 3 * ) donò all’abbate Dalmazzo, priore di S. Mi-
chele quanto possedera al Conio ed altrettanto fecero Ro-
mualdo coi suoi fratelli, Mauro e la consorte, Guglielmo
Razo e rari altri. Questo documento non ci pervenne che
per un estratto da un libro coperto di pergamena esistente
a Lerino e quella copia porta la firma dell’abbate Jordanis
alti 7 luglio 1729.
Noi citeremo ancora nna donazione delli 18 die. 1092
di un certo Andrea, figlio di Martino, di tutto il proprio
avere, un altro delli 10 marzo 1096 ( 8 ) di Leda, figlia di
Genoardi, che donò una vigna con terra incolta in Val di
Bevera.
Queste considerevoli liberalità dei C.“ di Ventimiglia e
dei privati in favore del Priorato di S. Michele eccitarono
la gelosia degli abitanti di Ventimiglia e dei canonici della
Cattedrale e furono fin da quei tempi occasione a continui
dissapori ed a non mai finite vertenze fra di loro. Molte
sentenze dei Sommi Pontefici e dei vescovi ci danno a co-
noscere le cause di quelle discordie.
Esse avevano avuto principio verso il 1188 fra il capitolo
della Cattedrale ed i monaci. I canonici senza richiedere
facoltà all’Abbate, celebravano le esequie nella chiesa del
monastero escludendone i monaci e seppellivano i fedeli nel
cimitero prossimo alla loro chiesa ; essi aveano anzi innal-
zata ivi una chiesetta con grave pregiudizio dei monaci. Già
da vari anni aveano la pretesa di aver diritto a certe decime
sui beni del Priorato e nel giorno della festa di S. Michele,
usando intervenire alla processione, esigevano che al ritorno
fosse loro imbandita dai monaci una refezione, esigenza a
(1) Doc. io.
(2) Doc. 12.
(3) Doc. 13.
32
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1 CONTI DI TENTIUIQUA
33
tal ponto, che era accaduto che questa refezione dai monaci
negata, per violentiam extorsissent. Tali erano i rimbrotti
dei monaci, a cui rispondevano i canonici, che il diritto alle
esequie ma loro dovuto e dal buon diritto e dalla usanza,
il cimitero essere comune e dipendere anzi dalla Cattedrale,
perchè per mancanza di spazio entro le mura, altro non po-
tevasi costrurre, le decime esser state fino allora esatte senza
reclami, alla festa di S. Michele i canonici d’allora, non
meno che i loro antecessori, esser stati sempre ricevuti al
Priorato con tutte le onoranze che loro competevano.
Papa Alessandro affidò l’esame della vertenza a tre car-
dinali che, assentendo le parti, decisero in via di transa-
zione, che il vescovo ed i canonici potrebbero celebrare le
esequie ai defunti insieme ai monaci nella chiesa è nel Ci-
mitero di S. Michele, che la chiesetta in quello innalzata
verrebbe abbattuta, che quanto in essa era stato dai cano-
nici collocato i medesimi avrebbero potuto esportare, che i
canonici avrebbero diritto a macinare il grano nei mulini
del monastero prossimiori alla città, ma solo quanto era ne-
cessario al loro personale consumo ed a quello dei loro ser-
vitori. Papa Eugenio con Bolla data in Sotri nel maggio
1145, nella quale si espone lo stato della questione e la
decisione dei delegati apostolici, ratificò la sentenza e la
pace fu per qualche tempo ristabilita C 1
Ma non passarono molti anni che nuove cause a dissensi
insorsero fra capitolo e priorato. Nel 1177 le parti av-
verse elessero ad arbitri il vescovo Stefano ed i consoli
della Città.
I canonici muovevano lamenti perchè i monaci entravano
nella chiesa Cattedrale coll’ incenso , coll’acqua benedetta e
(1) Doc. 15.
Mi*. S. II, T. Vili. 9
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■. CAI8 DI PIBBLA8
gli abiti sacerdotali, celebrandovi i funerali ai defunti. Ri-
spondevano i monaci non altrimenti che i loro contraddittori
aveano altra volta risposto, tale essere l’usanza quando i
fedeli ne esprimevano il desiderio. Ma il vescovo Stefano ed
i consoli Arnaldos de la Porta, Altionus, Quii. Trentamoia,
Rainaldus Amedeus, Guil. Locar decisero che al Priore di
S. Michele non spettava tale diritto per i religiosi defunti
che però sarebbe stato loro concesso purché in presenza del
vescovo o del suo vicario e secondo i riti dei benedettini e
dei Santi Padri : per gli altri parocchiani i funebri sarebbero
celebrati col concorso dei canonici e dei preti ; che qualora il
decano del capitolo, un canonico od alcun loro cappellano
fossero stati invitati a celebrare la messa , questi l’avrebbero
cantata all’altare di S. Giovanni ed il Priore coi suoi monaci
a quello di Santa Maddalena, in guisa tale che nè gli uni nè
gli altri la cantassero all’altare di S. Michele o di S. Pietro;
se però i soli monaci erano invitati a celebrare questi fune-
rali, era lor diritto di celebrare la messa all’altare di loro
scelta.
Avrebbero pure avuto per lecito di fare sepolture nel
loro monastero senza l’intervento dei canonici, purché in pre-
senza del vescovo o del suo vicario.
Cosi fu sentenziato dagli arbitri, come dall’atto redatto
dal notaio Gelonio nel giugno 1177 Ma tre anni non
erano ancora trascorsi che si venne a nuove contestazioni.
L’abbate Raimondo ed i canonici comparvero innanzi al Car-
dinal Manfredo, vescovo di Preneste, Legato in Lombardia e
costui, assunto consiglio da Guidone vescovo di Savona,
dichiarò che era venuto a sua conoscenza che i monaci can-
tavano talvolta messe funebri nel medesimo tempo che il
(1) Doc. 22.
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1 CONTI DI VXNTIMIQLM
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vescovo «d i canonici, eoo molto scandalo , rumore e divisione
dei fedeli, diceva inoltre ciò succedere a solo fine di pun-
tiglio fin dal tempo in eui i dissensi erano cominciati.
I monaci appoggiavano il loro dire presentando testimo-
nianze che provavano l’antica usanza ; i canonici muovevano
pei speciale lagnanza del ricevere die facevano i monaci, i
fedeli nella loro chiesa a Natale, a Pasqua, a Pentecoste, mal-
grado fossero tutti parrochiani della Cattedrale. 11 vescovo
a sua volta muoveva rimprovero ai monaci perchè quando
egli si recava nella loro chiesa per la benedizione delle
Palme, essi non lo ricevevano in processione.
II Legato del Papa decise che quando il vescovo od il
suo vicario cantavano, i monaci non principierebbero la messa
che dopo l’oblazione; che quando sarebbe un canonico, essi
potrebbero cantare contemporaneamente, colla condizione però
che i canonici fossero all’ aitar maggiore ed i monaci agli
altri, ma a bassa voce in modo da non recar disturbo ai ca-
nonici ; quanto alla domenica delle Palme i monaci dovevano
ricevere il vescovo processionalmente, col suono delle cam-
pane, offrendogli l’incenso e l’acqua benedetta e preparan-
dogli l’ostia da consacrare e gli abiti pontificali. I fedeli
avrebbero avuto facoltà di far le proprie devozioni alla chiesa
di S. Michele, ma a condizione che con ciò non si derogasse
ai diritti parocchiali. Il 15 gennaio 1181 papa Ludo pub-
blicò una bolla O ratificando la deliberazione suddetta.
È questo l’ultimo atto di tal genere che possediamo e
con esso pare fossero terminati i dissapori fra i canonici ed
il Priorato di S. Michele.
Di assai maggior mole furono le querele insorte col Co-
mune di Yentimiglia.
(1) Doc.24.
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36
B. CAIA DI HBRLA8
I Confini stabiliti dalle diverse carte di donazione per la
signoria di Seborga e per gli altri possedimenti del monastero
nelle vicinanze di Ventimiglia eran così lungi dall’esser chiari,
che le difficoltà cominciarono fin da quella remota età e si
può dire non ebbero fine se non quando la Repubblica di
Genova e la città di Ventimiglia si trovarono riunite agli Stati
dei Re di Sardegna.
Noi troviamo fin dall'anno 1152 0) una sentenza in
favore del Priorato, data dai Consoli di Ventimiglia, in cui si
fissano i limiti dei beni di esso all’ isola dei Gorretti.
Nel 1156 ( 1 2 ) un’altra sentenza dello stesso genere contro
certi abitanti di Ventimiglia che possedevano beni in pros-
simità di qnell’isola.
Finalmente nell’anno 1177 i Sindaci e gli abitanti, forse
resi più audaci da occulta assistenza della Repubblica Ge-
novese, pretendevano che il paese ed i particolari di Seborga
facessero parte integrale del loro territorio e ohe in tal qua-
lità fossero soggetti alla loro giurisdizione e dovessero con-
tribuere in obsequiis et avariis dictm universitaMs.
Gli abbati di Lerino non volevano riconoscere tale pre-
tesa e sostenevano invece che il castello di Seborga, Pan-
nesso territorio ed i suoi abitatori dipendevano unicamente
dall’Abbazia di Lerino, sicut dicto monasterio donatum et
terminatum fuerat per dominimi Guidonem quondam co-
tnitem et dominimi Vintiiniliense et dicti castri de sepul-
chro; essi dicevano ancora che tutte le terre, case, mulini,
giardini che stendevansi dalla porta del lago di Ventimiglia
fino al Podio, Apio, Cogalono e la Roya, come pure i canali
dalla porta del lago alla Bevera, erano dipendenza dell’Ab-
(1) Doc. 16.
{i) Doc 17.
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1 CONTI 01 TVmMiaUA
3 1
b&zia.di Lerino e dovevano essere unicamente alla sua giu-
risdizione sottomessi. I Sindaci negavano che l’Abbazia avesse
il menomo diritto di giurisdizione ed anche in parte quello
£ proprietà. Dalle qni formolate pretese delle parti avver-
sarie facilmente s’intenderà l’importanza vitale della que-
stione insorta. Dopo vari litigi fu concordato un arbitrato.
11 vescovo ed i consoli riuniti a pubblico parlamento, uditi
vari testimoni, ed esaminati gli atti e titoli dai monaci pro-
dotti, emanarono sentenza scritta per mano di Guglielmo di
Sarzana assistito da quattro altri notai. Questa fu favorevole
all’Abbazia. Si stabiliva che i possessi del castello di Seborga
celle soe dipendenze aveano principio al sommo del Monte
Negro e nel sito detto Elesebella e che seguivano indi il
vallone del monte fino al passo del Gargo, poi per Bocca -
scura, il passo di Lalona, il vallone di Batalho fino al ter-
ritorio di Junco. Quanto era fra questi limiti compreso, era
dominio e giurisdizione dell’Abbazia di Lerino e per nulla
aveano da dipendere dal Comune di Ventimiglia; il possesso
di Massatorta era pure dell’Abbazia, toltone il diritto al pa-
scolo a favore di quei di Yentimiglia nei siti incolti ; in
quinto alle terre ehe l’abbate diceva estendersi fino al Podio,
Apio, Cogalono, e la Boia, coi molini, prati, giardini, terre
colte od incolte che stavano fra la porta del lago e le rocche
di Paramara e lungo la via che esisteva al disopra della
chiusa dei molini di S. Michele e sotto S. Stefano e verso
Belino, come pure tutte le case, campi, orti dell’Oliveto di
S. Michele alle mura di Yentimiglia erano di appartenenza
dell’Abbazia, all’eccezione sola dei fondi di Santa Maria e
di S. Stefano. L’Abbazia aveva poi il diritto di prendere
l’acqua d’irrigazione a mezzo di acquedotti ove meglio le
tornava conveniente, dalla porta del lago alla Severa. In
quanto agli altri possedimenti dell’Abbazia indicati a dieta
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3
B. CAT3 DI PItRLAS
via et supra versus montem la sentenza diceva essere di
coloro che in allora ne erano al possesso, quas kabueruht
in cambium prò Massatorta, nisi dbbas de illis aliud prò-
baverit 0).
Ci è parso utile cosa il render conto particolareggiato
di questa sentenza, perchè essa ci dà una idea della grande
distesa che aveano i possedimenti del Priorato di S. Michele
e perchè èssa fu di una grande importanza per accertare i
suoi vari diritti.
Noi abbiamo ancora sn tali questioni nna sentenza del
1248 ed una convenzione del 1460.
Altri contrasti pochi anni prima, nel 1174, erano anche
stati fra i monaci -e un certo Merlo di S. Perno per beni
siti in territorio di Yallebuona ed i Consoli di Yentimiglia
avean sentenziato in favore dei primi, rappresentati dal
priore Gioflredo di Scrocs^. Cosi pure nel 1192 il priore
Alberto area ottenuto un favorevole giudicato contro Corrado
Nonclar per una vigna sita in territorio d’Aurignana e per
l’usurpazione di una strada alle chiuse dei mulini e del-
l’acqua della Roya alla chiusa dell’isola dei Gorretti
Si fu in questo tempo che il conte Ottone di Yentimi-
glia e Laugiero, abbate di Lerino, fecero una permuta di
beni : 1 2 3 4 ), che paiono esser stati di un certo rilievo. L’abbate
cedeva al conto e rinvestiva di quanto dal Priorato di S. Mi-
chele possedevasi de comptile ( 5 6 ) nel contado d’Albenga, dal
Rio Armena (®) fino alla Prea e dai gioghi al mare, posse-
dimenti che il priorato teneva dalla liberalità (heìemosmam)
(1) Doc 23.
(2) Doc. 20.
(3) Doc. 26.
(4) Doc. 21.
(5) Giurisdizione feudale.
(6) Arma.
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I CONTI DI VHffnHISLU
39
degli antenati del conte Ottone. Questi a sua Tolta rilasciava
loro.il possedimento compreso fra la Chiusa e il Caravan, e
la metà dei prati siti presso alla Boia al di là del ponte.
Questo atto è scritto dal notaio Celonio nel marzo dell’anno
1177.
Per un lungo intervallo di anni non si hanno orjnai altre
largizioni da annoverare. I nostri documenti ci danno però
un testamento fatto nell’anno 1264 (*) da certa Gnglielmina
Vixdomina e sebbene i lasciti in esso enunciati non sem-
brino cospicui, pure l’atto è abbastanza curioso come studio
degli usi del tempo. Gioverà notare fra gli altri legati quello
all’opera del ponte di Ventimiglia, di cui del resto già ci
era nota l’ esistenza fino dal 1177.
Altre atto d’importanza pare non fosse fatto in quel-
l’epoca all’infuori di alcune permute o vendite di poco ri-
guardo e di moltissimi contratti enfiteutici di case e poderi
in Ventimiglia e nei dintorni : contratti però che per l’incuria
dei monaci riuscivano il più spesso di danno anziché di be-
nefizio ai medesimi. Cosicché il pontefice Urbano III cer-
cando a togliere simili sconcerti nell’anno 1187 mandò ai
monaci di Lerino una bolla ( 1 2 ) che concedeva potere al priore
di prendere ad esame le vendite e le concessioni enfìteutiche
di ogni specie che si eran fatte dai predecessori, con facoltà
di annullarle se alcuna disposizione fosse trovata contraria ai
diritti dell’Abbazia.
Anzi più tardi, nel 1278, l’abbate di Lerino Pietro e il
Capitolo < 3 > proibirono formalmente a tutti i monaci di vendere
o di prender parte a vendita o permute di beni del Priorato
(1) Doc. 29.
(2) Doc. 26.
(3) Doc. 31.
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M. CUI 91 nifeLAS
di S. Michele, cunt permutati o ipeius ecclesiae in grom-
mine importabile nostro monasterio ver ter «tur. E la gravità
dei fatti che doreano saccedere a tale proposito ci si addi-
mostra da qaella delle penalità minacciate dal Capitolo in
caso di disubbidienza dei monaci ; questi se riconosciuti col-
pevoli saranno scomunicati , privi delle cariche e vantaggi
monastici ed anzi saranno eiiciendos nulla spe reversioni
aliqua reservata.
Infetti sebbene questi atti inconsulti dei monaci non
presentino interesse ad esame per noi, pure cagionarono
per quelli interminate usurpazioni e confusioni di proprietà.
I concessionari poco a poco cessarono di pagare le annnalità;
i monaci tralasciarono prima di fer valere i loro diritti e
finirono poi nell’ignorarne la massima parte. E ciò non solo
a Yentimiglia, ma eziandio a Seborga, ove gli abitatori di
Vallebona andarono man mano impossessandosi di molte
terre ai limiti del territorio di Seborga e del Cuneo e i
monaci dovettero iniziare allora inutili rivendicazioni, come
fra poco si vedrà.
Tali furono le cause che condussero poco alla volta i
monaci di S. Michele a perdere la maggior parte dei beni
del Priorato.
Ma è tempo che la nostra relazione ritorni di vari anni
indietro specialmente per Ventimiglia; poiché mentre i monaci
litigavano coi canonici del Duomo per le cerimonie del culto,
e contro il Comune e gli abitanti per proteggere diritti e
beni dai vecchi Conti loro concessi , questi medesimi e la loro
città si vedeano addensare intorno quella procella che in
breve rovesciava la potenza quasi sovrana dei Conti di Ven-
timiglia, imponeva alla loro città il giogo genovese, l’umilia-
zione della sconfitta, il sorgere delle due fazioni.
Si svegliava in quest’epoca l’ambizione della ftepub-
*o
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1 dOMTf DI VlNTIMtQLU
41
Mica Genovese. Essa rivolgeva avido lo sguardo su tutta la
Rivista e fino ai lidi di Provenza, dappoiché il prestigio della
marittima possanza era divenuta la meta d’ogni sua impresa.
Guerre, alleanze, trattati di pace, tutto per lei era tappa
alla via dm si era tracciata. Yeatimiglia per la prima dovea
diventare avanposto alle conqniste cui agognava e i pretesti
erano facili a trovarsi. Le cronache Genovesi narrano come
nel 1130 là Repubblica cominciasse ad innalzare una torre
al di là di S. Remo, come in luogo di sua giurisdizione, per
la dipendenza di quella regione dalla chiesa di S. Siro di
Genova. 1 Conti di Yentimiglia pretendevano alla lor volta
una specie di vassallaggio sulle terre di S. Remo, malgrado
le antiche loro donazioni. Abbiamo già citato diplomi del
362 e del 1038 che dimostrano quella antica dipendenza.
Aggiungeremo qui die nel 1100 essendo nati contrasti per
le decime fra il Priore di S. Lorenzo di S. Remo e gli
aiutanti i Consoli di Genova presentarono al conte Oberto di
Yentimiglia le querele degli abitanti e questi emanò la sua
sentenza in proposito, nella città di Yentimiglia, in Curie
corniti 8 Roberti, alla presenza di Umberto di Magro suo
giudice, del Priore di S. Lorenzo e dei Consoli di Genova.
Egli fu di nuovo arbitro nel 1124 insieme al vescovo di
Genova, Sigelfredo, fra le medesime parti e pronunciò la sua
sentenza in S. Remo presso alla Chiesa di S. Siro W.
Ma ora i conti Raimondo e Filippo, di quel ramo che
avea principalmente i suoi dominii verso quei confini, videro
nella costruzione di quella torre una minaccia alla loro indi-
pendenza, ed armati i vassalli cercarono di viva forza oppor-
vi». Nulla bramava più la Repubblica che m «imil letto.
I due fratelli sorpresi a tradimento e fatti prigioni vennero
( 1 ) Lib. tur. Reip. Jan .
tl
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42
B. 04*8 SI Ptntut
condotti a Genova. Furono trattati con ogni riguardo, ma
si dichiarò loro che non avrebbero ricuperata la libertà, se
prima non giuravano fedeltà alla Repubblica. E furono co-
stretti questi fieri e possenti signori a piegar per la' prima
volta l'orgoglio loro e a sottomettersi alle pretese dei Ge-
novesi. I loro vassalli di Baiardo , Poypino furono ancor essi
costretti a recarsi a Genova ed a giurare eguale fedeltà. Sdo
allora i Conti . di Yentimiglia furono liberi di far ritorno ai
propri Stati. Ma ridottisi appena al sicuro nei loro castelli,
rialzarono il capo e protestando non esser tenuti a mante-
nere quanto per violenza avean promesso, presero ad affor-
zarsi, sbarrando i loro castelli, armando i vassalli e cercando
a tirar dalla loro gli altri Conti di Yentimiglia loro cugini,
ai quali l’atto arbitrario dei Genovesi era al tempo stesso
insulto e minaccia. Ma sventuratamente malgrado l’estesa
dei loro dominii e la lontananza della città di Genova su
cui facevano a fidanza, i Conti di Yentimiglia non erano di
forza a sostener lotta colla potente Repubblica. Questa d’al-
tronde ebbe cura di cerearsi alleati sul suo passaggio onde
non correre pericolo di vedersi tagliata la ritirata in caso
d’insuccesso. Fe’ alleanza coi Marchesi di Savona. Hec est
concordia inter marchiones filios Bonifacii scilicet Man-
fredum et Ugonem et Anseìmum et Henricum et Ottonem
et populum Januensem . quod marchio Mayfredus ad pre-
sene débet esse in exercitu cum Januensibus cum centum
militibus et cum mille pedestribus . siue Saonensibus . Na-
bolensibus . C) et Albinganensibus ad acquirendum Vinti-
milium et comitatum eius ubicunque pertineat ad comi-
tatum cum proprietate comitis ab armedano in iussum . et
quod pertìnet de Bucano, ad comitatum tali modo ut de
(1) Noli,
42
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i COSTI AI TlNTWrOLU
43
predibfo rebus débet esse medietas consulum januemmm
et medietas marchionum etc. Alla città di Ventimiglia fu
poste assedio dal lato di mare e da terra. I suoi abitatori
si difesero con energico valore ed a lungo, ma nel mese
d’agosto (1140) si videro astretti a schiudere le porte ai
vincitori. Questi, occupata la città, spogliarono i conti d’ogni
autorità e cominciarono immantinente a costruire un forte
castello che tenesse in briglia la città e li rendesse padroni
al posto degli antichi suoi conti.
La loro sovranità sui lidi del Mediterraneo è da que-
st’ora al tutto terminata, non rimane loro che a sottomet-
tersi ai Genovesi e prestando ad essi omaggio , provarsi a
ritenere un ombra di essa. Sul fine di questo mese Oberto,
conte di Yentimiglia G), sottomette alla Repubblica a titolo
di donazione e di transazione quanto egli possedera nella
città e nel contado il giorno in cui Yentimiglia si è arresa
airarmi della Repubblica. I Genovesi vogliono anzi umiliare
e sottoporre pienamente quei potenti signori e li costringono
a iurare habitaculum J anime et compagnam secundum con-
suetudinem comitum et marchionum . fitti eius debent in
J arnia uxores accipere et filiae eius virutn . si convenien-
ter secundum illarum honestatem facere poterint.
Nel 1146 i Genovesi profittano della loro posizione
e quei di Yentimiglia sono obbligati a partire sulle loro
galee per combattere i Saraceni sulle coste di Spagna. I Ven-
timigliesi si comportarono da prodi e Genova per render-
seli più ligi li rimunerò di vari privilegi, fra cui potestatem
emendi et vendendi in civitate Januae . hanc vero tandem
fecerunt quia honorifice in exercitu Almarie et Tortuose
se hdbuerant. Nel 1157 Guido Guerra, conte di Venti-
ti) Doc. 14.
>43
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4i
*. <u» W Pt»w*w
miglia (1 >, donò ai Genovesi i paesi di Roccabrana, Oerhje,
la Penna'» Castiglione, Sospetto, Broglio, Saorgio, Tenda ed
altri; al tempo medesimo, con altro atto < 2 ', preste gira-
mento di fedeltà e vassallagio e tal giuramento si obbliga
pure a far prestare dagli uomini tutti da sé dipendenti,,
mentre la Bepubbliea a sua volta gli concede rinvestitura
di questi feudi fino allora patrimonio di sua casa.
Questo medesimo Guido Guerra (di cui il nome prove-
niva da sua madre Armellina, figlia del eoute Guido Guerna,
dell’illustre famiglia dei Guidi di Toscana) era forse stato
costretto dalla Bepubbliea a sposare una genovese, poiché
troviamo aver egli avuto in isposa Ferraris, figlia di Gnelfo
d’AIbizzola marchese di Sezzè, discendente dal marchese An-
seimo, figlio d’ Aleramo. Era questa la seconda alleanza ma-
trimoniale fra le due famiglie, poiché già il conte Ottone, suo
antenato, avea sposato Bonella, nipote detto stesso marchese*
Anselmo. Ferrarla pure era stata vittima del despotismo
genovese.
Bimasta orfana iu giovine età avea dovuto sottoporre
i suoi averi alla città di Savona onde sottrarli airamfriwflpe
dei Genovesi, cope ce lo dice quest’atto del 1136. Ego
Tederada , filia q. domini Coste, et Ferrarla, fitta q. Welfi
marehionis , promitto et dono vebis Saonensibus maioribus
et minoribus castelliti n Albisole . Et Ferrarla non accipiet
maritata sine voluntate consulti m qui lune erunt siue Con-
silio honorum hominjtm Saone in bona fide sine malo in-
genio, Et hdbeant duos homines in turri si voluerint et
uni victualia tribuam , quos sopra legitur iuravi et filia
ma Ferreria ìi» ciò malgrado dopo tre anni essa dovette
(1) Doc. 18.
(2) Doc. 19.
(3) Lib. jur. Retp. Jan.
a
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I CONTI DI VKNTIMIGLU
45
sottomettere ai Genovesi questo Castello d’Albizzola, obbli-
gandosi a non alienarlo per vendita o dono e di recarsi ad
abitare nella città di (Genova.
Di questo Guido Guerra rimane ancora un altro docu-
ménto conservatoci dal GioSredo nella Nicea Civitas. In esso
egli rimette al vescovo di Nizza il diritto d’albergo del
castello di Drappo che era in suo potere per pégno di 500
scudi' dovutigli da Raimondo d’Arles. Egli promette di tenere
quel vescovo sotto la sua protezione, non che i suoi vassalli.
Ti si fa menzione della moglie Ferraria che dà il suo con-
senso. Ciò nell’anno 1164.
Venti anni erano trascorsi dacché Guido eràsi sottomesso
ai Genovesi, e noi vediamo Ottone di lui fratello dover forno
altrettanto. Alli 5 sett. dell’anno 1177 egli cede loro Roc-
eabruna, Gorbio, Poipino (*>. Egli diede loro rinvestitura
nomine feudi, per baculum quem manu teneo protestando
del suo buon volere verso la Repubblica come verax et fidèlis
vassaUus salva fidelitate Friderici Romani Imperatorie. Dal
canto loro i consoli dicevano : Reddimus in feudmi titn et
herediìms tuis castra omnia que prò nos ipsis dedisti in
feudum e promettevano di essere per lui boni domini P).
A tali miserande condizioni eran dunque in quella età
ridotti i Coirti sovrani di Ventimiglia, a tale era cresciuta
la possa della Repubblica Genovese! I monaci di Lerino,
()) Sito nella valletta di Carey presso Montone e menzionato negli
statuti di Montone del J 516, di cui l’originale in codice membranaceo
esiste nella Bibl. del Re in Torino. Forse nn altro castello collo stesso
nome esisteva nel sito detto Capo Fino fra S. Remo e Boréighera presso
Baiardo e Ceriana. Su questo monte esistono rovine che paiono essere
state di notevole importanza. Questa rocca fu distrutta nel t3H>, i suoi
abitatori dispersi costrussero un nuovo paese detto la Colla verso il 1400
e nel 1491 vi si innalzarono la parrocchia e tolti cfr difete*.
I?) Lib 'r ivr. Reip . Jan,
&
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46
E. CAIE DI PIBRLAS
essi pare, sia per mettersi nelle loro grazie, sia per avere
una salvaguardia oontro i Saraceni donavano nel 1181 &i
Consoli di Genova, nomine feudi medietatem msuiae sanctae
Margaritae (prossima a quella di S. Onorato) prò castro
edificando et burgo in ea videlicet parte in qua competen-
tius construi poesit ad habendam et tuendam quiete prò
Com.jan. in perpetuum; tali modo videlicet quod tota in-
sula, excepto territorio in quo castrum et burgum construi
debeat, per comunes amicos dividatur ' l) 2 . 1 Genovesi pren-
devano cosi sotto loro protezione l’Abbazia di Lerino contro
tutti , ma specialmente contro i Saraceni.
Anche dall’Abbazia di San Ponzio presso Nizza essi
ottennero nel 1197 consimili favori Si è una notevole
parte del territorio di Monaco di spettanza di quell’ Abbazia:
quartam partem prò indiviso in qua parte voluerit totius
podii de Monacho : i Genovesi doveano garantire e difendere
totum aliud ius quod predietum monasterium ibi habeat e
la chiesa, che ivi col tempo si fosse costrutta, sarebbe stata
sotto la giurisdizione dell’Abbate di S. Ponzio.
Perfino dal comune di Peglia essi ottengono quel po’
che posseggono in monte Monaci, sive in podio faciendttm,
tabulai quinquaginta.
Cosi con quella tenacità di propositi propria del loro
carattere essi Genovesi allargavano le loro dipendenze e sta-
vano per prendere intiero possesso di quella posizione stra-
tegica formata da quello scoglio, su cui dovea poi edificarsi
la città di Monaco, punto d’attacco e di difesa per Venti-
miglia già loro e per Nizza che miravano a conquistare. Su
quella rocca aveano anzi alcuni anni prima, nel 1174, otte-
(1) Liber tur. Reip. Jan .
(2) Doc. 27.
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I CONTI DI T1NT1MISLU
47
nato facoltà di porre un castello stringendo alleanza col
Conte di Tolosa ohe area patteggiato fra altro: Item do
voèts similiter nomine communi» Januae Salina» de Bacco
Podium quoque et montem Monachi cum sui» pertinentiis
ad meastellandum et quidquid volueritis precario nomine
facienduvt etc. Similiter vobis dono et nominatim cum ca-
stro 'Burine et eia» territorio. Item simili modo do vobis
medietatem Nido» W, salvo et excepto posse Guglielmi Bi-
cherii et nepotum quod eis in integrum excipiemus per
omnia et conservamus Questa alleanza rimase priva di
conseguenze, ma l’anno 1191 l’imperatore Enrico 11 smezzo
di legato imperiale fe’ loro concessione intera di Monaco:
possessionem corporalem podii et montis Monaci et portus
etusdetn et terrae adiacenti» territorii ad castrum et burgum
Deo propilèo aedificandum et perpetuo habendum et in feu-
dum tenendum ad honorem imperii et profitum et utilitatem
Gom. Januae. Ne fa preso possesso. Per podium illum Mo-
nachi deambulaverunt circumquaque superius et infra in-
sieme ai legati imperiali e ne furono investiti a feudo del-
l’Impero per ratnos olivarum. Ma i Conti di Provenza riu-
scirono per lungo tempo ad impedir loro il costruirvi borgo
o castello, specialmente per la dipendenza di Monaco dalla
Turbia i di coi signori eran vassalli loro.
Questo punto ci è provato da atto del 26 luglio 1245
che qui abbiamo creduto opportuno il rapportare < 1 2 3) per
essere il medesimo, solo indicato dal Gioffredo nella storia
delle Alpi Mar. Per questo atto passato innanzi ai delegati
degli abitanti di Monaco, agli ambasciatori di Genova, al
(1) Non sarebbe forse Hixia, Isia, Eza, feudo in appunto allora tenuto
anche dai Richieri.
(2) De Turris. Chirologia.
(3) Doc. 33.
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E. CAIS DI PIER LAS
Castellano della Tnrbia e di Salomone, giudice di Nizza per
i Conti di Provenza, quei di Monaco riconobbero la loro di-
pendenza da Eostagno e Forando d’Eza, signore della Turbia,
per i diritti di pascolo , di banno di far la legna, ed altri.
Finalmente nel 1215 i Genovesi cominciarono a fabbricare
il loro castello , come ce lo narra il cronista Oggero Pane :
in mense junio serto die Fulco de Castello cum pluribus
nobilibus civibus ivit cum galeis tribus et aliis lignis por-
tantibus lignamen et calcinam et ferramenta multa ad
podium Monachi et decimo die junii castrtm edificare ce-
perunt et antequam redirent ad proprium aedificarunt
turres quatuor et murum in circuita altitudine palmo-
rum XXXIII. Essi ottennero poi nel 1220 dall’impera-
tore Federico la conferma di Monaco e della facoltà di co-
struirvi una fortezza ; concedimus eidem comuni ut liceat eis
edificare et edificatum tenere et habere castrum videlicet
super portum Monachi ad honorem Imperii et utilitatem
Comunis Januae.
Anche colla stessa città di Nizza la Repubblica di Genova
avea stretti patti obbligando quella ad hostem et cavalcatam
faciendam et collectam morie dandam et januensem com-
pagnam.
Che potevano fere in siffatte condizioni di cose i Conti
di Yentiraiglia e la loro antica città ? Erasi questa rivolta
verso i Conti di Provenza quando gli affari dei Genovesi
pàrean meno favorevoli, ma con poco buon frutto.
I Conti essi pure abbandonavano poco alla volta i loro
possessi presso la città e l’ombra di giurisdizione che si era
loro lasciata.
Cosi li 8 settembre 1185 il conte Ottone fratello di
Guido cedeva e confermava al Comune di Ventimiglia i di-
ritti e privilegi che già gli erano stati concessi dal fratello
49
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I CONTI DI VBNTJMtOUA
49
tifo presenza dell’Imperatore e «he ora si riconosceva im-
potente a proteggere.
I suoi figli fogliamo ed Emanuele furono bersagliati da
sventura, in guerra coi Genovesi, assediati in Yentimiglia;
poi in discordia fra loro , e perciò or l’uno or l’altro, ora
alleato or nemico dei Genovesi. Guglielmo nel 1217 cede
la metà di Pigna e del Maro, tutta Roccabruna e in parte
Pieve, Aurigo e Val di Oneglia dal Monte Arasio sino al
Rio di Taggia.
Nel 1220 fa alleanza con Albenga, nel 1220 di nuovo
eoi Genovesi. Inaomma una vera dissoluzione. Nel 1257 suq
figlio Guglielmo proscritto dai Genovesi cedeva a Carlo d’An-
giò i suoi dritti tutti sopra Tenda, Briga, Gorbio, Casti-
glione, Castellare, oltre quanto era suo in Val di Lantosca
e le sue pretese sul contado di Yentimiglia e specialmente
su Roccabruna, Monaco, S. Remo e Ceriana. Questo trattato
fa origine di lunghe contestazioni fra Genova e il Conte di
Provenza. Si venne a transazione in Aix nel 1262.
II figlioli Emanuele , Bonifazio, vendette la sua metà
di Dolceacqua e si ritirò in Provenza. Emanuele, figlio di
lai, sposò Sibilla d’Evénas di Signa e fu lo stipite dei Yen-
timiglia di Provenza.
Nell’altro ramo di Yentimiglia, Filippo, figlio di Enrico
signore del Maro, Prelà, Lezinasco , Carrù ecc. fu anch’ esso
in preda a molti sfortunii, alle scomuniche papali, all’ab-
bandono dei suoi sudditi, alla necessità dell’ esilio. Ei passò
in Napoli e Sicilia e ivi la famiglia dei nostri conti rifulse
di nuova gloria. Suo figlio Enrico sposò Isabella, figlia di
Ardoino signore di Gerace e d’isola Maggiore, e fondò la fa-
miglia che al nome suo aggiunse questi titoli siciliani e fu
tra le primarie del Regno.
Un altro ramo ancora, quello di Pietro Balbo stabilitosi
,49
MI*. S. U, T. Vili. 4
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K. CAI8 DI PICRLA8
a Tenda, quasi fra quelle montagne e fra fedeli vassalli fosse
più al riparo della tracotante insolenza dei Genovesi , fu lo
stipite della famiglia che oltre Tenda ebbe Briga, Limone,
Alvernante e Castellar ; suo figlio Guglielmo Pietro impalmò
Eudossia Lascaris della famiglia imperiale d'Oriente e un) al
vecchio nome Ligure quello Greco col quale altamente s’il-
lustrò la famiglia di Yentimiglia. Col nuovo nome di La-
scaris essa fiori in varie parti delle Alpi marittime ed in
Nizza specialmente, trasmise il feudo sovrano di Tenda alla
discendenza di Renato di Savoia G), feudo passato poi per
permute ai Duchi di Savoia: trasmise finalmente l’illustre
sangue nella famiglia del grande statista italiano il Conte
di Cavour.
(1) Figlio del Conte Filippo di Bressa e di Libera Portoneri, detto il
Gran Bastardo, sebbene dal Duca Emanuele Filiberto abilitato a succedere
al trono.
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1 CONTI DI TONT1MIQLIA
51
CAPO IL
Noi rivolgeremo ora i nostri sguardi a quella piccola terra
di Seborga assai più tardi decorata dai monaci del titolo di
principato e divenuto il dominio più cospicuo dell’Abbazia
di Lerino in queste contrade.
La guerra accanita contro i Conti di Ventimiglia mossa
dai Genovesi or sordamente e per intringhi ed or coH’armi a
riso aperto, come da noi si è già brevemente esposto, avea fi-
nito col ghermire a quella famiglia l’avito potere sulla città e
diminuirlo d’assai nel contado: ma al tempo stesso avea pure
impedito il progredire prosperoso del Monastero di S. Michele.
Ha come l’incuria dei monaci li avea danneggiati a Venti-
miglia , così altre cause e di difficile riparo arrecavano danni
assai maggiori ai loro poderi a Seborga. Erano usurpazioni dei
possessori confinanti che occupavano terreni, che svellevano
i boschi, che saccheggiavano i campi e ne derubavano i frutti,
mentre l’autorità monastica, perchè lontana e perchè mona-
stica, già fin d’allora provava difficoltà ad ottenere giustizia.
Era però ovvio il ravvisare in quei fatti l’opera dei Ge-
novesi che ogni altro potere in quelle contrade vedeano di
mal occhio e mettevano ogni arte e usavano mezzi anche
meschini pur di riuscire a scemarlo alquanto. Già varie volte
aveano cercato di sottoporre i terrazzani di Seborga a tri-
buto di denaro e di persona, come le altre terre vicine di
loro dipendenza già pagavano. 11 monastero resisteva e noi
troviamo nel 1272 una dichiara dal medesimo promossa W,
(i; Doc. 30.
a
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B. 4AIS DI PfBRLAS
52
di sette testi che individualmente affermano con giuramento
innanzi Simone Panzani, podestà di Yentimiglia, quod ca-
strum sebuìcaris et territorium ipstus sunt ecclesiae sancti
Mich. de Vintimilio pertinentis ad monasteriutn sancti hono-
rati Lirinensis et quod omnis iurisdicio et omne dominitim
ipstus castri expectant et pertinent ad ecclesiatn sancti
Mich. iam dicti ed iuoltre dichiarano quod Com. Jan. et
Com. Vìnci, sunt sine eo quod habeant aìiquam iurisdictio -
netti in dicto castro subulcaris vel m eius territorio et quod
hotnines dicti castri sunt et fuerunt Uberi et immunes ab
omni mandato et banniniento Com. Jan. et Vinci, et sentper
fuerunt inrequisiti ire in exercitu eorutn.
Pare che Genova e Yentimiglia dovessero rinunziare a
queste loro pretese poiché alcun altro atto su tale proposito
più non s’incontra.
Fu verso quest’epoca, nel 1288, che i monaci a meglio
teneri le possessioni già loro in Seborga, comprarono ivi per
il prezzo di 28 lire genovesi un podere detto La Braia < l) ,
e questo colla casa abbaziale conservò tal nome lino ad
oggi e servì di residenza al podestà e ai monaci e fu
anzi il palazzo della Zecca quando questa vi fu più tardi
stabilita.
Ma la decadenza dei religiosi era allora principiata e la
situazione finanziaria di essi non dovea esser troppo florida,
da quanto ne risulta dai documenti. Essi avean dovuto con-
trarre un imprestito e dare anzi a pegno la loro signoria di
Seborga ad un certo signor Tedisio Tana , probabilmente di
Ghieri. Per pagare alla scadenza questo debito di 6 lire
genovesi e per svincolare Seborga avean avuto ricorso al
sacerdote Yivaldo Grassino, cappellano della Chiesa di S. An-
(I) Doc. 32.
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I OONTI DI TXNTMIOLU
63
tomo m Genova, che avea dato tale somma ad imprestito con
obbligo verbale dei monaci; nel 1298 il priore Sycard lo
rimborsava O).
Xa non passarono molti anni senea che di nuovo fossore
costretti di indebitarsi. Si rivolsero ai marchesi Doria per
messo del priore Ugo Baymondo nel 1817 t 1 2) . Questo fatto
è giunto fino a noi per la cessione di questo credito di
190 lire genovesi fotta nel 1345 dal marchese Monello
Doria di Doleeaqua al proprio fratello Oliviero, marchese
Apricele.
Ma i debiti del monastero in quel frattempo non facevano
che aumentare e la miseria degli abituiti di Seborga erari
fotta tale che era necessità il provvedervi a qualunque costo.
Cori nell’anno 1584 i buoni religiosi per venire in aiuto ai
loro vassalli e poter sopperire alle proprie strettezze risolsero
di contrarre nuovamente un oneroso imprestito. Lo contrai*
tarano colla Repubblica stessa di Genova, veri, insti ac finiti
pretti scutorum mille auri in auro Italiae boni auri iuxti
penderà ac stamparum. 11 reverendo D. Benedietus de Te*
netys, abbate della Congregazione di monte Cassino e An-
tonio da Nizza, decano celerario di quel monastero, per gli
uni e Giac. de Franchis e Battista Negroni per gli altri, fe-
cero questo contratto.
Il monastero dichiarava, quod incUget aliquibus pecu -
niarum summis prò subventione urgentium necessitatavi
eerundem nec non et prò suffragio subditorum dicti Ab*
batis conventus et monasteri * dicti loci Sebolci. Esso pro-
metteva alla Repubblica un censo annuo di 50 scndi d’oro
e, a garanzia, ipotecavano la terra di Seborga con ogni suo
(1) Doc. 33.
(2; Doc. 35.
(3
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54
t. CAli Dt PICRLAS
diritto: Locum subulci seu sepulchri cum eiue territorio et
districhi, eiusdemque dirictum dominium, tam in spiritua-
libus quam in temporalibus, nec non et fortalitia, villas,
terras, territorio et pertinendas quascumque, cum homi-
nibus, vassailis, omagHs, vassalorumqu* redditibus, angarijs,
perangarjfs, fructibus, introitibus, censibus, dedmis , alber-
garne, domibus, edifici js, terris, pratis, hortis, montibus,
planis, nemoribus, molendinis tam a grano quam afa àteo,
communalibus, gabellis, dacitis, pedagijs, passibus, pascuis,
franchtcijs, immunitatibus , privilegijs regalibus, acquis
acquar umque decursibus, fluminibus, venationibus, pescodio-
nibus et cum banco imtitiae civilis et critninalis ac mieto
meroque imperio, gladij potestate. Nel caso in coi il mo-
nastero non avesse soddisfatto al censo, la Repubblica avea
diritto di pagarsi da sè, esigendo direttamente i redditi di
qualunque specie da Seborga e infine di far sna l’intiera si-
gnoria, beni e giurisdizione. Tali erano le condizioni del con-
tratto , ma si trattava di soccorrere all’indigenza della po-
polazione; ed infatti i monaci con atti del 29 luglio e 9 sett.
di quell’anno imprestavano, patema pastorali ac patronorum
duchi affectione, la maggior parte di quella somma indivi-
dualmente a quasi ognuno dei terrazzani di Seborga, onde po-
tessero alla lor volta pagare i propri debiti, quorum nexibus
calde stringantur. Non fu poi che all’epoca della vendita di
Seborga a Casa Savoia che questo debito fu estinto anzi
perdonato a quel popolo sempre maggiormente impoveritosi.
(Gioverà ora sapere quali erano i diritti che al monastero
competevano sui loro vassalli. Si hanno su tale oggetto varie
pergamene, ma ci contenteremo di arrecare un solo docu-
mento come esempio, poiché sebbene le piccole differenze
nell’esercizio delle decime che gli abitanti dovean soddisfare
fossero questione di gran momento per loro e pel monastero,
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1 CONTI DI TENTI Mi OLIA 55
l’enunciato dì esse nelle sentenze e transazioni non varia
abbastanza, perchè noi di quelle differenze ci occupiamo con
profitto. Ci siamo dunque contentati di trascrivere l’atto del
3 dicembre 1894 (O.
li Capitolo di Lerino riunito nella chiesa di S. Onorato
ratifica quanto fu fatto dal priore di San Michele, Giovanni
di Yentimiglia. Gli abitanti di Seborga si riconoscono ho-
mòte dicti monasterii e si dichiarano tenuti a certe pre-
stazioni, cioè alla decima del grano, orzo, fave e segala. Ri-
conoscono il detto priore di S. Michele, finché sarà inve-
stito di tale dignità, come loro signore, promettendo di nulla
fere o lasciar fere contro di lui, e di difenderlo anzi con
ogni loro potere. Il priore prometteva al tempo stesso di
proteggerli, di non muover contro loro querele o giudizi , di
non pretendere cosa alcuna oltre il pattuito, che per gli altri
cereali, per i fichi, il vino, l’uva et aliis leguminibus, avreb-
bero la più completa libertà nel disporne. Giuravano sul
Yangelo di osservare questo patto. Tali erano le prestazioni
ed obbligazioni del contratto, ma frequenti discussioni sor-
gevano su di esse e il più delle volte a mezzo di transa-
zioni anche temporarie si finivano, il priore fecondo sempre
riserva dei vari diritti del monastero. Nel 1325 gli abitanti
si obbligano a pagare la nona parte di ogni grano e frutta.
Nel 1425 il priore e gli abitanti transigono per la de-
cima sebbene il monastero pretendesse la nona. Nel 1439
si fe altra transazione. Gli abitanti saranno tenuti, oltre la
decima, a lavorare pel podere La Braia a ragione di due
giornate per paio di buoi e per uomo al disopra dei 20
anni. Nel 1475 altra transazione. Oltre questi concordati
per le decime citeremo qui un atto del 1427 di prestazione
(1) Doc. 36.
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£. CAtS DI PIKRLAS
d’omaggio e fedeltà da an tal Oberto Semeria di Prelà, ehe
Orasi stabilito nel paese di Seborga, per sè e per i beni che
ivi possiede; egli promette debitam et puram fidelitatem
et homagiumi 1 '; poi l’atto di omaggio che gli abitanti pre-
stano nel 1469 al ven. Fr. Nicolao di Yentimiglia d'Au-
rigo, priore di S. Michele ( 2 3 . Giurano sul Vangelo di essergli
fedeli e leali, promettono che non saranno causa che per loro
fatto il detto priore perda la vita o un membro, impedi-
ranno ogni atto che possa essergli pregiudizievole, denun-
cieranno qualunque simil fatto che potrà da essi sapersi,
manterranno i segreti che loro si affidassero dal medesimo,
gli daranno buoni consigli e lo aiuteranno a conservare tutti
i diritti ed onori che gli sono dovuti. 11 priore dal canto
suo, dietro loro domanda, prometteva, ponendo tnanus stms
super pectum suum per modum soìemni iuramenti, di non
pretender da essi più della decima parte dei cereali, secondo
la vecchia usanza.
Oltre a queste rendite il priorato avea anche quelle pro-
venienti dall’affittamento dei beni particolari del priorato in
questa terra. Noi abbiamo trascritti due atti di locazione
di quest’epoca 1405 e 1441. 11 primo si fa dal priore
Pellizono( 8 \
Si espone in esso che non potondo il priore per cause
giuste o ragionevoli e specialmente per la lontananza di quei
beni sorvegliarli a dovere e di presenza, egli affitta a Giovanni
di Ventimiglia, monaco di S.‘ Onorato, priore di S. u Maria
di Virgys, tutti i beni e redditi del Priorato di S. Michele
nella città e nella diocesi di Yentimiglia, per la durata di
(1) Doc. 38.
(2) Doc. 40.
(3) Doc. 37.
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CONTI DI YBNTtlIKJLlA
nove anni, per il prezzo di 10 fiorini in ragione di 25 soldi
per fiorino di Genova.
Gol secondo atto Giorgio di Yen timi glia, priore di S. Mi*
chele! 1 ), affitta a diversi particolari di Yallebuona e a Gio-
vanni di Yentimiglia le terre, case e proventi specificati e
siti in Seborga, fra i quali il podere della Braia, nonché
le decime che gli abitanti devono al monastero ed il diritto
alla metà delle bandite e pascoli di detto luogo e le pre-
stazioni in natura con buoi e personalmente pel lavoro dei
grani e delle viti ; così pure i diritti e proventi del podere
di Massatorta e vari diritti di bassa giustizia. Erano eccet-
tuati quelli di alta giustizia e quelli di podestarla. Il prezzo
della locazione era fissato a 105 lire.
Noi vedremo in documenti posteriori riprodotti con mag-
giori particolari la specificazione dei redditi tutti del prio-
rato a Seborga.
I documenti ora presi ad esaminare ci hanno condotto
alla metà del secolo xvi.
Cominciò allora l’età dei dubbi, delle usurpazioni, delle
rivendicazioni.
È l’anno 1588. L’abbate ed il Capitolo di Lerino di-
rigono alla Republica di Genova una rimostranza contro
le genti di Yallebona che continuamente commettono usur-
pazioni e guasti sui beni della Seborga, poiché oltre l’atter-
rare alberi, si sono perfino permessi d’ imprigionare sudditi
del monastero perchè questi scacciavano dalle proprie terre
il bestiame di quei di Yallebona che vi pascolavano e pro-
dncevano gravi guasti. 11 Capitano di Yentimiglia, una specie
di Governatore per la Repubblica, non pareva prendersi gran
fastidio di questi reclami, e si pregava il Senato di mandar
(1) Doc. 99.
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I. 04M DI PinLiLS
ordini al detto capitano perchò di conserva cogli agenti del
monastero si facessero cessare i guai lamentati e si dessero
le indennità a chi di ragione.
Nel 1585 , 7 maggio, abbiamo la stessa querela. L’ab-
bate si dirige al Doge e alla Republica perchè questa
nomini commissari che si rechino alla Seborga e sul posto
prendano in esame le usurpazioni di cui sono vittima i beni
del monastero, specialmente alla regione del Cuneo, dacché
gli abitanti di S. Remo e Vallebona , sadditi genovesi ,
poco a poco s’impadroniscono di quei beni che con i loro
confinano.
Per contrario noi leggiamo che quello stesso anno ai
2 di novembre il Comune di S. Remo muoveva lagnanze
al Podestà della Seborga in nome dei canonici di quella
città contro vari sudditi del monastero che possedono beni
al Cuneo sul territorio genovese e rifiutano di pagare le
decime ai canonici. Due anni trascorrono ed ai 19 feb-
braio 1587 i monaci rinnovano alla Repubblica la loro
domanda di mandare commissari per verificare le usurpa-
zioni commesse. Indi non è più solo contro quei di S. Remo
ma ben anche contro quei di Ventimiglia che muovono
querela e specialmente per 1’ usurpazione dei Mulini dei
Corretti.
Nel 1614 noi vediamo la stesso podestà di Ventimiglia
rivolgersi al Capitano della città, perchè quei di Vallebona
distruggono i boschi della Seborga.
Insomma il monastero di Lerino vede in tutto usurpazioni.
Persino nel 1624 il Vescovo di Ventimiglia vuol visitare
la chiesa di Seborga e di S. Michele. I monaci vi si op-
pongono e ne appellauo al Pontefice. È una lunga contesa
e solo nel 1725 si ottiene una transazioue. 11 vescovo potrà
ogni tre anni visitare quelle chiese, ma s’egli giudicherà ne-
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i conti di tcntihiqua
SO
eessari& alcuna riparazione, non ne darà l'ordine direttamente,
ma per via del parroco del luogo ne sarà dato avviso al-
l’economo del monastero, che vi prowederà.
Frattanto tntti qnei molti reclami contro i luoghi confi-
nanti alla Seborga non avevano arrecato alcun effetto e l’ab-
bate di Lerino nel 1625 iniziò un processo formale contro
il Comune di S. Remo per la montagna del Cuneo ed il
braccio secolare essendo impotente a metter freno ai danni
che commettevansi contro gli uomini e terre del monastero,
il Capitolo provò finalmente di ricorrere alle armi religiose
e al medesimo tempo si rivolse direttamente alla Santa
Sede. Urbano Vili, volendo render ragione alle querele dei
monaci, delegò i Vescovi di Nizza, Albenga e Girasse perchè
giudicassero sui dissensi insorti per i beni del Cuneo.
Per ultimo verso il 1678 il monastero fece perfino un
ricorso al Governo di Francia rivolgendosi al Ghevalier de
Bouitte, conte de Meshay , conseiller du Boi de Franco,
mastre dee Requétes , intendant de la Justice, Polke et
Finance en Provence. Tali sono i suoi titoli. 11 monastero
richiedeva che il Re di Francia facesse rispettare i diritti
spirituali e temporali della Signoria di Seborga dipendenti
dall’isola di sant’Onorato, specialmente per ciò che spettava
alla Montagna di Cuneo, contro gli abitanti di Ventimiglia,
S. Remo e Vaibona.
Neppnr con ciò i poveri monaci riuscivano ad ottenere
giustizia in favore dei vassalli del loro principato di Seborga.
Vediamo ora dalle carte dei tempi in che cosa consistesse
questo loro fendo.
Il suo territorio dai confini di Rocca Scura a Colla Croce
avea in lunghezza una distesa di circa 4 miglia, ma buona
parte di esso era stato invaso nel modo che abbiamo ve-
duta Metà del territorio era occupato da boschi di pino, di
so
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t . Oais di pkdlas
castagni e di fàggi- Dell’altra meta la maggior parte rima-
neva quasi incolta per difetto di braccia per coltivarla a
cereali, ed anche per la miseria e lo scoraggiamento dei
snoi abitatori che da molti anni eran divenuti così infin-
gardi ed inoperosi, che invece di applicarsi colla necessaria
costanza a dissodare e coltivare le loro terre, le abbando-
navano incolte e preferivano emigrare nn sei mesi deU’anno
in altri paesi ove il guadagno fosse più facile e sicuro e
quiudi ritornavano a casa a consumare in gozzoviglie quanto
aveano potuto avanzare lavorando all’estero. Tali sono i la-
menti che sulla condotta dei loro vassalli si fanno dai mo-
naci : e disfatti così stando le cose facilmente si capisce che
non potessero farsi pagare le decime dovute. Queste in que-
st’epoca consistevano per gli abitatori oriundi di Seborga
nel tredicesimo dei raccolti, per quei di Vallebona che pos-
sedevano terre a Seborga nel novesimo. 11 diritto del ma-
cinato era del sedicesimo, quello del forno del 32, quello
del torchio del 4. I diritti di laudemio per vendita o per-
muta erano del 8 % .
La popolazione dividevasi in 40 fuochi e si componeva
di 190 individui, oltre le famiglie di Vallebona. 11 paese
era circondato da mura, ma molte delle case erano pressoché
inabitabili. Un rapporto del Podestà dell’anno 1640 dice
che la maggior parte di esse eran costrutte con fango al
posto della calce. 11 solo edilizio che avesse apparenza si-
gnorile era il palazzo abbaziale ricostrutto pochi anni prima
con una spesa di 3200 lire. Era aggregato al palazzo un
piccolo podere detto la Braia che dava il reddito di circa
200 lire. Non lungi era la chiesa parrocchiale dedicata a
S. Martino, da poco costrutta e la casa parrocchiale. Lì presso
stavano il forno, il molino ad olio, il torchio per le ove.
Fuori le mura erano il molino a grani di recente costru-
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I CONTI DI VKNTIMIQLU
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ritmo e non lungi (à une tnousquetade , dice un rapporto
£ quel tempo) l’antica chiesa del paese e la cappella di
S. Bernardo.
Il territorio coltivato rendeva all incirca 350 cariche di
cereali, 600 rubbi di olio, 800 cariche di vino, 50 cariche
di fichi e 25 di castagne. Gli abitanti, oltre il legno da
ardere e le foglie dei boschi per strame alle mandrie, aveano
diritto a cogliere nei boschi per più di 400 lire di foglie
e ghiande che si recavano poi a vendere nei vicini paesi.
Il monastero nominava il podestà, cni gli abitanti dovean
pagare un boccale di grano per famiglia; avea diritto di
alta e bassa giustizia pel territorio di Seborga e quello solo
di bassa giustizia sui possedimenti di Vallebona detti Mas-
satorta e Geirin; percepiva le molte pei processi criminali;
avea poi facoltà, quando faceva fabbricare, riparare i caseg-
giati, mulini e forni, di fare condurre i materiali senz’altra
mercede che il vitto (de quoi vivre honnestemmt) ; erano
saoi i pascoli che in estate servivano a mantenere sei greggi
di pecore o di capre di 300 capi.
Aggiungeremo qui che i possedimenti del priorato a Ven-
thniglia comprendevano ancora a quest’epoca due poderi alle
mura della città ; uno all’interno e l’altro fetori. Errasi dati ad
enfiteusi sino alla terza generazione per 60 lire di Genova.
Oltre a questa vi erano ancora all’ incirca 120 enfiteusi in
case, mulini, campi, prati ecc. per alcune delle quali si pa-
gavano 6 denari, per altre 8, per tali altre un soldo, e
perfino solo poche fave a titolo di riconoscimento.
Al Gapo Martino poi esisteva una cappella alla quale
tutte le terre del Gapo avrebbero dovuto pagare il nono dei
raccolti.
Così pure a Massatorta e Geirin altrettanto si sarebbe
dovuto pagare, ma la maggior parte vi si rifiutava.
«
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B. CAIS DI PIUU.A3
Eeco quale si trovava in quell’epoca (1680), diminuito
ed assai miserando, il reddito del Priorato di S. Michele, a
Seborga e a Ventimiglia. Eppure questo stato non fece ehe
peggiorare, talché circa un secolo dopo (1729) gli abitanti
di Seborga eran ridotti a 34 capi di casa, tutti miserabili,
ed in questo territorio di una lega e mezzo di circonferenza
ehe facilmente avrebbe potuto dare di che vivere a 60 fa-
miglie (Rapporto al Governo Piemontese), la superficie colti-
vata andava ogni anno scemando. La miglior risorsa degli
abitanti era divenuta quella di portar legna e carbone alla
città di S. Remo.
Non è da stupire che Seborga fosse divenuta un peso più
che altro per l’Abbazia. Questa decaduta dal suo antico
splendore, stava ormai per fare d’ogni erba fascio.
Non d fa dato di scoprire in che anno i monaci di Le-
rino cominciassero a far battere moneta. Non risulta da
vernn documento che questa concessione lor venisse da qualche
principe sovrano, ma forse considerandosi tali, essi stabili-
rono a Seborga una zecca e la diedero in affitto ad abili
ma poco onesti speculatori. Il primo atto di questo genere
che ci sia conservato risale all’anno 1666. Papon ci dice
che il signor Duval bibliotecario dell’Imperatore d’Austria
comunicò due monete di Seborga all’abbate Barthélemi die
interrogò il priore dell’Abbazia per avere qualche raggua-
glio in proposito.
Si è dalla risposta fatta nel 1760 da questo priore che
sappiamo, che nel 1666 si fece dall’Abbazia concessione
della zecca del Principato di Seborga a certo Bernardino
Baraste di Mougins per il canone annuo di 700 lire. Le
monete dovean essere battute coll’ impronta ed arma del mo-
nastero. Era in quell’anno abbate di Lerino D- Onorato
Clary ed abbate commendatore il Cardinale di Venderne.
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1 CONTI DI VENTIMMrLIA
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Quelle monete sono preziosissime. All’epoca della vendita
di Seborga l’avvocato Lea, commissario del Re, ne aveva
spedito diverse a Torino, come egli stesso lo dice, ma quando
il Re per la rivoluzione in Piemonte dovette rifugiarsi in
Sardegna quelle medaglie andarono disperse.
11 C. u S. Quintino ha illustrato tre di quelle medaglie.
Ei ne possedeva una dell’anno 1669 del valore di una lira
e portava da un lato l’effigie di S. Benedetto con intorno
la leggenda Dectts . et . ornam . Ucci, ae . Al rovescio uno
scudo sormontato da corona fiorita ed aperta contenente cioè
tra due palme lo stemma dell’Abbazia, una mitra abbaziale,
al di sopra della quale sorge il baston pastorale : due rami
di alloro si stendono in giro e intorno la leggenda Monast .
Lerin . Prin . Sepul . C . Gas . e tra la corona e la leggenda
la data. Ne esistono due altre al Museo di Vienna acqui-
state già dall’imperatore Francesco 1. La prima del 1667,
del valore di una lira, colla stessa iscrizione meno le parole
con§regationis Cassinensis, la seconda del 1671, del valore
di mezza lira, che intorno del busto ha la leggenda Monast .
Lerin . P . Sepul . e intorno dello stemma Sub umbra Sedi.
Quattro monete di Seborga arricchiscono pure il Meda-
gliere del Re a Torino, di cui tre sono simili a quelle di
Vienna e la quarta è dell’anno 1668 colla leggenda, diversa
dalle precedenti, Monast . Lerinense . P . Stp . da una parte e
da quella delle armi abbaziali, Monast . Lerin . Prin . Sepul .
Quest’ultima moneta fu illustrata dal cav. Domenico Promis,
illustre scienziato, padre del cav. Vincenzo Promis , insigne
numismatico e storico, bibliotecario di S. M. a Torino.
Sebbene la concessione di 1666 parli di monete d’oro e
d’argento, pare che solo si battessero di quest’ultimo me-
tallo. 11 peso delle tre piccole ponete di cui si disse b di
grani 39,43.
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Googlc
*4
B. CA1S DI PIER LAB
Era questa moneta presso a poco quella che chiamatasi
Luigino e nell’Alta Italia imitatasi nella zecca dei Fer-
reri, dei Tizzoni, dei Cibo Malaspina, dei Doria, degli Spi»
noia, ecc. Questo genere di moneta per causa delle sue fai'
sificazioni fu tosto messa al bando ed il Duca* di Savoja nel
1667 e 1669 le proibì in Piemonte e specialmente nel con-
tado di Nizza ove eransi sparse in gran numero. Il vescovo
di Nizza nel suo rapporto per l’approvazione della vendita
di Seborga nel 1672 parla degli abusi e delle frodi che
si verificavano con queste monete. Pare che il contratto di
affitto precedente dorasse fino al 1671, poiché le medaglie,
sebbene con qualche leggera variante, pure hanno nna grande
uniformità d’ incisione. 11 C. to S. Quintino crede che non fosse
a Seborga die si coniassero le monete, aibbene all’isola di
S. Onorato, mettendovi il nome di quella signoria per isviare
le osservazioni della Corte di Francia; ma tale opinione è
contradetta dalle parole stesse della proibizione dalla zecca
fatta nel 1686 ed anche da un rapporto indirizzato a re
Tittorio Amedeo nel 1729, in cui si dice che a Seborga
ancora esistevano tutte le macchine ed attrezzi per coniare
le medaglie, anzi se ne fissa il valore approssimativo in mille
scudi. Si potrebbe però anche supporre che solo nel 1686
si stabilisse a Seborga la zecca. In quell’anno i monaci fe-
cero una nuova concessione per 1500 lice a certo d’Abry,
malgrado ch’egli fosse di religione riformata. Pare che costui
oltre al falsificare il valore delle monete di Seborga, fab-
bricasse ancora false monete che imitavano la lira di Savoia.
Quello die si conosce con certezza si è che i monaci di
Lerino ricevettero tosto dalla Corte di Frauda una proibi-
zione per la loro zecca che qui vogliamo riferire.
< Le Gonseil cCÉtat sur ce qui a été representé au Boi
en son Conseil que le notnmé d’Ubry marchand de la
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I CONTI DI VENTIMIGLIA.
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ville de Nimes de la religion protestante réformée c ’ est
retiré depais quelques temps au Sabourg et y fait battre
rnonmye en conséquence d' un hall qu’il lui a été passe
pour 3 ans par T econome de la dite Abbaye à raison de
1500 livrea par an et que par le móne bail il est permis
au dit <f Ubrió de la part des dits religieux de vivre dans
sa religion et cTavoir avec lui un tei nombre d'amis et
<f omriers que bon lui semblera, à quoi S. M. voulant
remédier, le Boy étant en son conseil, a casse et annullò
le dit bail cotnme aussi touts les autres faits à des fcr-
miers de la B. P. B. par les abbés et religieux de la dite
Abbaye de Lérins, auxquels S. M. a fait très expresses
inhibitions et défenses de plus affermer les dits domaines
à autres que des catlioliques, de donner retraite à des re-
ligionnaires ni de plus entreprendre de faire battre monnaie
au dit lieu de Sabourg sous prétexte que ce puisse ótre
et en cas de contravention ordonne S. M. qu’il en sera
incessamment informe par le sieur Morant , intendant de
justice, police et finance en Provence auquel elle enjoint de
tenir la main à l’exécution du prcscnt, envers non obstant
oppositions ou appellations quclcoìiques pour les quelles ne
sera différé. Fait au Conseil d’État du Boi, S. M. y étant ,
tenu à Versailles le 1" juillet 1686 — Colbert.
Lo si Tede il decadimento anche morale dell’Abbazia era
un fatto compiuto. Si era assai lontani dalla santità dei
primi secoli della sua esistenza che l’abbato Pierrugues pro-
venzale ha così ben descritta nella sua opera intitolata La
fin de Lérins. Sì Lerino questa volta era proprio sul suo
finire. Del resto il rev.” Dom. Ballom, abbate di Lerino, in
nna sua lettera diretta al P. Gamache, abbate di Montmajor
d’Àrles , dei 2 ottobre 1728, nel sollecitarlo a dare per
parte sua il consenso alla vendita di Seborga ed esponen-
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VUc. S. il, T. V1U. e
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E. CAIS DI PIERLA9
dogli la critica posizione finanziaria di Lerino e l’estrema
diminuzione dei redditi, gli dice : ce monastère, que des ceti-
taines de religie u.r faisaient fleurir autrefois, c'est trouvc
dans la suite des temps déclui de son ancienne splendetti' ...
il est difficile qu’on puisse // voir perpétuer la ménte ardeur
et le ménte zète qu’animaient ces saints et illustres pèni-
tents qui dans des siècles plus heurcux venaietit en fonie
se confiner dans cette isle.
Ed infatti nel rapporto fatto li 20 aprile 1697 alla
Santa Sede dal vescovo di Nizza, Enrico Provana, egli dice
che i monaci non hanno altro modo di assestare i loro af-
fari che vendendo Seborga. Il monastero gode di un annuo
reddito di 3351 pezze (di 8 reali); convien dedurne per
interessi di un debito 447 pezze, per pensioni, tributi ecc.
1934 p.; rimangono 970 p. insufficienti al mantenimento
di 17 Monaci, 3 fratelli laici e 14 servitori necessari alla
coltivazione dell’ isola stessa e delle terre di Vallauris, non
che al servizio della barca che arreca giornalmente all’isola
le derrate e provvigioni e a quello di due muli per il loro
trasporto. Da Seborga non si ritiravano da vari anni non
più di 500 lire di Genova e causa lo stato di deperimento
delle terre queste più non poteansi dare a fitto cosicché se
ne ritirava a mala pena quanto potesse bastare al mante-
nimento d’un monaco col suo servo. Oltre a ciò si aveva
un debito di 20 doppie verso diversi particolari di Seborga.
Epperò troviamo che molti anni dopo ai 9 agosto 1724
essi affittarono a Luca Guglielmo di Yallebona il diritto di
esigere le decime, il palazzo e tenimento della Braia, i mu-
lini ad olio e quelli a farina, il forno, il torchio, la segheria,
la bandita, il censo del Comune di Yasio per 325 lire ge-
novesi coll’obbligo di pagare al podestà tre lire per ciascuna
delle tre volte ch’egli teneva i suoi giudizi, dovea ancora
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I CONTI DI YENTIMIQLIA
67
il fittavolo mantenere il podestà, i monaci, i loro ufficiali,
servitori e bestie da soma ogni qualvolta avessero dovuto
venire al paese di Seborga per affari.
A tali tristi frangenti i monaci di Lerino e il loro Prin-
cipato di Seborga erano ridotti, quando la vendita ne venne
decisa.
Era questo territorio di molta convenienza per il Duca
di Savoia, poiché si confinava da più parti coi suoi domimi
e le sua posizione rendeva assai facile il contrabbando, cosa
gravissima a quei tempi, passandosi dai Genovesi il sale da
Seborga per portarlo a Baiardo, d’onde facilmente s’intro-
dnceva negli Stati del Duca. Yi era anche l’idea di eri-
gervi un castello che sarebbe stato in posizione più forte
di quello di Dolceacqua, poiché la vicina montagna essendo
assai scoscesa non vi si poteva condurre il cannone. Era
insamma vivissimo desiderato del Duca il potere aggiungere
ai propri Stati il microscopico Principato.
Si entrò in trattativa e il P. Marchesan nizzardo, del-
l’ordine Domenicano, personaggio intrigante, più che furbo,
interessatissimo ed in relazione particolare coll’Abbazia ebbe
l’incarico di continuare le pratiche per diversi mesi e col
più gran segreto.
Finalmente tutte le difficoltà vennero appianate ed alti
31 gennaio 1697 il duca di Savoia Vittorio Amedeo, ed il
P. Abbate de Meyronnet firmarono il contratto nel palazzo
ducale di Nizza. Erano presenti il Marchese di S. Tom-
maso cav. dell’ Annunziata, ministro e primo segretario di
Stato, il conte primo Presidente Bergera, il P. Domenico
Marchesan , superiore dell’ordine dei Predicatori. L’atto fu
rogato dal Conte di Buttigliera ministro di Stato. L’Ab-
bazia vendeva al Duca il castello, giurisdizione beni e red-
diti della Seborga per 25 mila scudi di Savoia; questa
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E. CAIE DI PIBRLA8
08
somma però non verrebbe pagata se non quando il Duca en-
trerebbe al possesso, poiché frattanto i monaci s’ impegna-
vano di addivenire a tutte le pratiche necessarie per otte-
nere dalle diverse giurisdizioni ecclesiastiche l’autorizzazione
a tale vendita e le ratifiche indispensabili. Ai primi giorni
di febbraio il Capitolo di Lerino ratificò la vendita con un
verbale di cui l’abbate Meyronnet diè conoscenza al Mini-
stro piemontese con lettera delli S febbraio 1697 ed all’in-
domani i monaci spedivano un ricorso a Roma ed all’Ab-
bazia di Montmajor d’Arles.
Tutto pareva adunquo procedere a seconda del comune
desiderio, ma i Genovesi che troppo tardi avoano avuto sen-
tore di tale acquisto per riuscire a troncarne in qualche
modo le trattative, ora si fecero vivi e con nascosti intrighi
ed artifìci cercarono impedire lo si potesse mandare ad effetto.
Il P. Marchesati che aveva già condotto a buon porto le trat-
tative e che godeva di ottime relazioni coi- monaci a Lerino
vi si recò iramantinenti. Vi seppe che il P. Gastaud, agente
dell'Abbazia a Seborga, avea di soppiatto tenute conferenze
col Vescovo di Ventimiglia onde tentare di far rompere il con-
tratto e sostituirvi la Repubblica di Genova. Gli si erano
promesse ove riuscisse nell’intento 300 doppie, oltre a un
donativo particolare all’Abbate ed uno al monastero. L’atto
di vendita al Duca di Savoia, si diceva, non era ancora mu-
nito delle necessarie ratifiche epperciò non ancora valido,
l’Abbazia dovea trarre di ciò il miglior partito, poiché la
Repubblica avrebbe sborsate 40 mila lire in più o poi si di-
ceva il Duca se ferait tirer l’oreille all’epoca dei pagamenti.
Il padre Gastaud, che nella riuscita di tale macchina-
zione avea il suo bravo interesse, nutriva fiducia di spuntarla
e si era perfino rifiutato a firmare l’atto di ratifica, per non
far doppia faccia, scriveva il Marchesan.
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1 CONTI DI VBNTIMIOLIA
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In mezzo a tali intrighi i Padri di Montmajor, che in sulle
prime si erano addimostrati dispostissimi a cedere i loro
diritti per 6 mila lire, come ai 20 febbraio il padre Ballom
lo scriveva al Marchesan , ora cominciavano a farsi restii.
Era opera dei Genovesi.
Dalla Corte Romana eziandio nou si mandava risposta.
Una parte dei monaci cominciava a dimostrarsi apertamente
contraria, anzi ostile al Duca di Savoia. Fra poco dovea farsi
l’elezione del nuovo abbate che poteva riuscirgli meno favo-
revole. Era necessario guadagnar tempo.
Come ciò non bastasse alli 30 agosto il padre Ballom
scriveva al padre Marchesan che M r Lebret , intendente gene-
rale in Provenza, per mezzo del luogotenente M r de Gordon
veniva di comunicare un ordine del Re che inibiva loro la
vendita delle terre di Seborga senza il Reale permesso. I mo-
naci avean risposto , la vendita già esser stata conchiusa ,
ma col patto espresso di ottenere il gradimento dal Re di
Francia e le altre necessarie facoltà; che nel frattempo il
Duca pagava già sulla somma contratta gl’interessi al 5 %.
Si giudicava dai monaci questa mossa del Re opera dei Ge-
novesi e si consigliava la Corte di Savoia procurasse per
parte sua di effettuar il contratto facendo i pagamenti : si
proponeva a tal uopo di scegliere Nizza, ove il padre abbate
poteva facilmente recarsi per ritirare i denari e darne rice-
vuta. Nuovamente ai 20 novembre 1698 il padre Ballom
scriveva: les Pères de Lérin n'ont vendu que poussés par
le besoin et Fembarras de leurs affaires, il va y avoir deux
ans que Taete de vente a été passe et sauf les petites sommes
regues ai i contrat, on n’a plus rien regu. Nous n'avons
pas osé toucher les revenus de Sebourg , de manière que
tout là reste dans les mains des terriers et cependant nous
n’osons rien fair e sans Y autor isation de 8. A. » In altra
e»
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io
E. CAI3 DI PIEBLAS
lettera egli aggiungeva che vi andava di mezzo l’interesse
del Duca, giacché pensava essere i Genovesi che facean sor-
gere tutte quelle difficoltà. Si era perfino cercato di com-
promettere la buona fede dei monaci. Un signor Terrazzani
di Monaco avea offerto un alto prezzo d’affitto per la zecca
di Seborga ; si trattava di mille lire e si era rifiutato. Fi-
nalmente il 5 marzo 1699 il padre Marchesan scriveva al
M’* di S. Tommaso che egli aveva ottenuto, grazie a molta
destrezza, il Breve d’ Avignone che autorizzava la vendita.
Ma Montmajor non dava ancora il suo pieno consenso
e non mandava che vaghe parole; anzi l’Abbate di quel
monastero scriveva al 1" settembre ch'egli stava trattando in
quel momento altri affari di molto rilievo e che non poteva
lasciarli per recarsi a Nizza e trattare la cessione del loro
dritto di sostituzione, che d’altronde voleva trattare verbal-
mente tale quistione.
Queste pratiche destramente prolungate durarono cosi
più d’un anno ancora. Nel febbraio 1702 un monaco di
Lerino, il padre Authier, si reca a Montmajor ed ha nna lunga
conferenza col padre Priore. Questi gli lascia capire una
parte del vero, de grands obstacles, des pressione renard de
puissantes gens les empéchent de donner leur consentement
et de se procurer un bien considérable ils ne préte-
raient jamais la tnain à toutes ces intrigues étrangères,
mais il y avait une grande puissance qui paralisait leur
volonté Non licet loqui, avea detto il padre Priore in
guisa di perorazione.
11 padre Marchesan era tenuto al corrente di quelle
disposizioni dei monaci di Montmajor da un suo amico de
Lérins, il padre Félix, che pochi giorni dopo gli scriveva
ancora. Nous nous étions flattés jusqu’ à présent que les
pères de Montmajor ne ménageaient le terrain uvee nous
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1 CONTI DI VENTIMIGLIA
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que pour avoir de plus grosses sommes, mais nous dé-
couvrons bien des choses. On volt que la République de
Gènes est le seul mobile de cette opposition.
Da altra lettera di quest’anno ci si manifesta che una
delle principali ragioni che faceva temere ai Genovesi che
Seborga passasse in mano al Duca di Savoia, si è che di-
pendenza del Monastero di S. Michele erano pure molti po-
deri a Yentimiglia e specialmente l’Oliveto, e temevano che
malgrado la negligenza dei monaci e le usurpazioni a loro
danno commesse, un governo potente come quello del Duca
avrebbe potuto rivendicare quei possedimenti e ottenere nella
stessa loro città di Yentimiglia dei beni in posizioni peri-
colose per la loro sicurezza.
Grazie a tutti questi ritardi che la scaltrezza genovese
avea saputo ottenere, i negoziati non facevano strada e giunse
il momento in cui gli sconvolgimenti nella politica europea,
le nuove alleanze del Duca di Savoia, la guerra accanita
impedirono a tutti di pensar più oltre all’esecuzione di quel
contratto e non fu che trent’ anni più tardi che dopo mille
peripezie esso potè essere terminato.
I trattati di Utrecht a di Rastadt aveano notevolmente
aumentati i domimi di Casa Savoia e il trattato di Londra
del 1720 che dava la Sardegna in cambio della Sicilia a
re Vittorio Amedeo avea finalmente assicurata la pace all’Eu-
ropa e specialmente al disgraziato Piemonte che ne era di-
ventato il principal campo di battaglia. La guerra avea rotte
le trattative per la ratifica del contratto di vendita del
Principato di Seborga dell’anno 1697: la pace ricondusse
il pensiero di riprendere quelle negoziazioni.
I monaci di Lerino di cui la posizione finanziaria come
abbiamo visto era tutt’ altro che florida si decisero infatti
essi medesimi a muovere i primi passi per assicurare l’ese-
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72 fe. cais di pierLa£
cuzione dell’antico contratto. L’Abbate di Lerino nel 1723
indirizzò al Ministro del Re di Sardegna la lettera che segue :
Ecc. fai Vhonneur de vous représenter que Vannée 1697
le 3 1 janvier Ics abbés et religieux de St-Honoré de Lé-
rins en Provence passèrent venie de la terre, souveraineté
et jurisdiction de Sébourg dependante du monastère pour
la somme de 20 mille écus de Savoie; S. M. s'obligea
d’obtenir à ses frais la permission du S. Siége et toutes
celles qui seraient d'autre part necessaires. Depuis ce tempi
là jusqu' à aujourd’hui , aucune des conditions exprimées
dans Tacte nont cté exécutees, ce qui nous oblige, Mon-
sieur, deprésenter un placet à S. M. que nous avons l'hon-
neur de vous adresser, afin qu'il soit informé de nos sou-
missions et de notre juste demande, en ce qu'il lui plaise
de vouloir ejfectuer le contenu du contrat ou de rescinder
le dit acle pour nous mettre en liberté de pouvoir la vendre
ou la donner en emphyteose pour trois générations à des
personnes qui se présentent et qui nous offrent un avan-
tage considérable. Gomme etc. Ballom.
Come lo si vede da questa richiesta, i religiosi di Lerino
ammettevano la validità del primo contratto e si riconosce-
vano ancora stretti da vincolo legale. 11 Re di Sardegna non
era da meno nel desiderarlo. Egli incaricò il signor Fran-
cesco Lea 0) , avvocato dei poveri nel Senato di Nizza, di
(1) Furono di questa famiglia oriunda di Contea presso Nizza i se-
guenti :
1484. Guglielmo, avvocato fiscale della Vicaria di Sospello.
1670. Annibaie, capitano di milizia. Nel 1661 comprò dalla famiglia
Blancardi il contado di Cigala.
1695. Furono figli del precedente il conte Giovanni Battista, Pietro
Antonio e Gio. Maria. Kbbero contestazioni coi Blancardi per il feudo
che fu aggiudicato ai Blancardi nel 1697.
1697. Francesco Lea trattò la compera di Seborga. Fu quindi Se-
natore e R. Archivista in Torino. La figlia Anna Maria sposò Giuseppe
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I CON+I DI VBNTIBl(OÙA
13
trattare nuovamente quest’affare dandogli le opportune istru-
zioni <*>. Il Ministro gli raccomanda la maggior attività onde
condurre prestamente a fine quest’acquisto, a cui il Ee poneva
il pjù vivo interesse, ed una gran segretezza, perchè si teneva
i Genovesi potessero di bel nuovo intralciare quella pratica.
Si rispose infatti alle aperture latte dall’Abbate che si
era pienamente disposti a rispettare il contratto e a met-
terlo ad esecuzione ; si opinava anzi che si sarebbe potuto
fare a meno di ottenere la licenza da Boma, perchè secondo
la costumanza di Francia non era dessa necessaria, trat-
tandosi di beni ecclesiastici posti aH’infuori della dipendenza
immediata della Santa Sede, poiché soggetti ad un abbate
avente giurisdizione quasi episcopale. Non si erano difatti
in Francia accettate le costituzioni di Paolo II che aveano
introdotto per quei contratti la forma del consenso della
Santa Sede, che il diritto comune non esigeva. Si aveano
particolari ragioni per non richiedere a Roma la ratifica di
qnel contratto, che per altra via si sperava ottenere, evitando
cosi il pericolo di qualche obbiezione. Si proponeva di ri-
volgersi al Vescovo di Grasse, superiore diocesano dell’Ab-
bazia di Lerino. Si sperava che dal canto loro i religiosi
avrebbero fatto il possibile per giungere al fine desiderato,
facendo senza la ratifica della Santa Sede, cosa in sè inutile
e d’altronde non consentanea alla libertà della Chiesa gal-
licana. Il mezzo proposto esser più semplice e poter dare
più pronta soluzione al desiderio delle parti di dare pieno
effetto al contratto stipulato alcuni anni in addietro.
Francesco Scaliero dei Signori di Castelnuovo. Essendo morta senza prole
lasciò eredità e feudo ai Lea che ne furono investiti nel 1735.
1772. Qio. Battista Claudio fu investito della sua parte di Castel-
nuovo e ricevette il titolo comitale.
La famiglia è ora estinta.
(!)27ag. 1727.
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E. CAIS 01 PIERLA8
Tale era il senso dalle istruzioni date al sno agente dal
Re di Sardegna. Quella Corte trattava infatti in qnel tempo
con papa Benedetto Vili un concordato a mezzo del sno
ministro, il Marchese d’Ormea. Un progetto fu firmato a Roma
ma il concordato definitivo, per le lentezze della Santa Sede
non potè finirsi che 14 anni dopo. Ecco la principale ragione
che faceva desiderare al Re di far senza la Corte Romana.
Intanto però le pratiche intavolate eran venute a giorno
nuovamente e la Repubblica di Genova nuovamente si mise
in campo per creare imbarazzi all’acquisto agognato.
I monaci di Lerino cominciarono poi ad accorgersi che
il loro piccolo principato acquistava una certa importanza
per i due Stati vicini, ed allora cangiando pensiero e tattica
giudicarono opportuno di trarre profitto di questa rivalità
a favore del loro monastero, giovandosi degli ostacoli già
sviluppatisi ed aumentando ogni giorno con nuovi pretesti
le loro antiche pretese, ma colla maggiore abilità. Si di-
ressero dapprima ai monaci di Montmajor chiedendo il loro
consenso alli 9 maggio 1727. L’economo del monastero ri-
spose a nome dei religiosi, che non solo essi non si oppo-
nevano a codesta vendita, ma che aveano anzi già chiesto
ed ottenuta la facoltà dal generale dell'Ordine, sotto condi-
zione però di ottenere primieramente quella della Corte di
Francia. Ecco dunque tolta una difficoltà, ma se ne crearono
altre a Lerino, cambiando le basi finanziarie del contratto: si
chiedeva lo sborso immediato di 20 mila lire. Il Re con-
sentiva. Allora si pretendeva la somma totale onde potere
intieramente liberarsi dai debiti e coll'avanzo riacquistare
certi beni di Provenza anticamente propri del monastero.
L’avvocato Lea ne riferiva al suo governo. Allo stesso modo
i monaci di Montmajor che da prima contentavansi di 10
mila lire per la rinuncia dei loro diritti, ora cangiando metro
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I CONTI DI VBNT1MIGUA
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chiedono 12 mila lire. Essi parlamentano sa tale oggetto
coi religiosi di Lerino, che alla loro Tolta parlamentano con
Lea, che spedisce corriere su corriere a Torino e non sa più
quando si fermeranno le pretese di tutti, poiché ad ogni con-
gresso col plenipotenziario Sardo si aumentano le domande
dei religiosi. I/awocato Lea avea loro enunciato il desiderio
del Re di combinare per il maggior ntile del monastero il
modo di pagamento, dando anzi subito nna discreta somma, e
pagando il rimanente con un assegno sul credito d’un milione
che la città di Parigi dovea al Re per le ragioni dotali di
Madama Reale sua madre. Si parlò a lungo di questo assegno,
poi li 20 dicembre 1727 ad istigazione del Vescovo di Orasse
contrario alla vendita, rifiutarono questo reddito su Parigi.
L’avvocato Lea ne riferisce subito al Re che si mostra stu-
pito del rifiuto di una proposta ch’egli credeva sarebbe
stata accettabilissima, ma gli si risponde di aggiustare tutto
a seconda del desiderio dei monaci e di offrire di pagare in
contanti una somma di molto superiore. Ma questi frattanto
un bel giorno dichiarano al Lea che esigono anzi tutto
l’approvazione della Santa Sede, per essere il possedimento
in questione aU’infnori della giurisdizione della Chiesa Gal-
licana.
Ecco dunque questo disgraziato contratto cui son neces-
sarie le approvazioni di mezzo mondo per potersi eseguire,
e già il Governo Sardo cominciava a disperare alquanto della
riuscita finale. Come le sue relazioni colla Corte di Francia
erano ottime, il Re diede incarico al suo ambasciatore, conte
Maffey, di sollecitare per quest’affare l’appoggio del Re di
Francia. La domanda dell’ambasciatore avea esito prospero
ed al 7 maggio il guardasigilli rispondeva che se i monaci
continuavano in quel modo a tentennare nel condurre a ter-
mine quell’affare , ne sarebbe stato loro spedito un ordine
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K. CA19 DI PIBRIAS
preciso ed assolato del Governo Francese. Si mandava copia
di tal lettera a Lea onde rassicurarlo, ma costai non vi si
affidava pienamente e diveniva di giorno in giorno più in-
quieto sull'esito dell'incarico ricevuto. Egli è che i Genovesi
anch’essi mandavano offerte di riguardo al monastero. Ciò
noi sappiamo anche per lettera del marchese G. B u Doria
dei 10 luglio, che scrive all’ Abbate di Lerino a nome del
Governo Genovese, facendo l’offerta di 92 mila lire per Lerino
e 12 mila per Montmajor.
Lo stesso Principe di Monaco anche lui intrigava contro
l’acquisto del Re di Sardegna e se ne partiva nascostamente
per Genova a congiurarvi, mandando emissari a Lerino, a
Ventimiglia, al Vescovo di Grasse.
Poi è un Lercari di Taggia che ambizionando il titolo
di principe per essere inscritto fra le famiglie nobili geno-
vesi, avea mandato proporre 25 mila pezze.
Indi è lo stesso Vescovo di Grasse (aprile 1728), che
manda l’ordine al P. Celeriere di Lerino di venire di notte
tempo e di nascosto a parlargli. All’indomani ei parte per
Aix e si fa correr voce che ne ripartirà per Parigi per
procurare d’impedire la vendita. È lo stesso Celeriere che
ne rende informato il Lea.
Perfino il podestà di Seborga, l’abbate Biancberi di Bor-
dighera, creatura dei Genovesi, e due deputati di Seborga si
recano a Lerino a fare tutte le istanze possibili perchè si
receda dalla vendita. Era insomma un assalto da ogni lato.
La Corte di Sardegna, tenuta quasi giornalmente al cor-
rente con corrieri e staffette, cominciò ad impensierirsene e
si scrisse al Lea di cambiar politica. Egli doveva dimostrarsi
ormai più alieno dall’acquisto, facendo serie rimostranze per
tutti gl’intoppi che intorno a queU’afiare si facean nascere.
L’abbate in risposta scrisse allora al ministro di Sar-
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I CONTI DI TCNTIMIOLIA
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degna nel modo seguente: La lettre que jè me dotimi
Thonneur d’écrire au Boi de Sardaigne en 1723 est une
preuve que moti chapitre et mot ne refusòns pas d’effectuer
Vacte qui avait été passe il y a aujourd’hui plus de SO
ans entre ce princc' et Vabbé et religieux d’alors. Toule
la difficulté consiste dans Tobtention des consentements dont
ttous avotis besoin pour rendre cette aliénation valable •
Ecco quanto egli scriveva alla Corte di Sardegna mentre
d’altra parte egli informava il guardasigilli francese che i
Genovesi aveano, sopra Seborga un credito di mille scudi
d’oro e che avendo saputo l’offerta della Sardegna, avean
fotta un’offerta maggiore. 11 monastero non avea accettato
e non cercava altro che finire col Re di Sardegna, ma i
Genovesi offesi del rifiuto fatto alla loro proposta ne avean
scritto lamentandosene al loro procurator generale a Roma,
che invece di ottenere il consenso della Corte di Roma aveva
loro ingiunto, de ne pas dédaigner Voffre des Gémis. In
altra lettera egli dice esplicitamente ; je puis tailleur s at-
tester que sur les difficultés que fai fait mitre, il m’a été
encore propose de plus grands avantages, desquels de méme
que des précédents tnessieurs de Génes ont instruit notre
congrégation qui m’en a fait écrire par le procureur ge-
nerai de VOrdre.
Chiaro appare da queste citazioni che malgrado il loro
protestare, essi cercavano di vendere al miglior offerente o
per lo meno coll’offerta genovese intimorire la Sardegna e
costringerla ad aumentare di molto il prezzo pattuito. Del
resto con assai scaltrezza il P. Celerieré non faceva mi-
stero al Lea delle mene genovesi e gli diceva che se l’affare
si fosse rotto col Re, essi avrebbero guadagnato il doppio,
forse il triplo. Queste confidenze diplomatiche allarmarono
ben a ragione il plenipotenziario Sardo e la sua Corte e si
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E. CAIS DI PIERLAS
tentò da essi un riavvicinamento proponendo di pagare l’in-
tiera somma in contratto. 1 monaci malgrado quest’ offerta,
chiesero alcuni giorni per rispondere, onde intendersi col
Vescovo di Orasse ed i monaci di Montmajor ; ma tre giorni
dopo dichiararono non potersi procedere oltre, se dal car-
dinale di Fleury non aveano risposta in proposito. 11 nostro
plenipotenziario, che avea le sue istruzioni, a questa dichiara
rispose semplicemente coll’offerta di un aumento sul prezzo
convenuto di 5 mila lire per Montmajor e di 40 mila per
Lerino. L’abbate non si commosse, non si arrese, parla-
mentò, parlò di cessione dell’Abbazia di S. Ponzio presso
Nizza e finì per chiedere nuovamente alcuni giorni per riflet-
tervi. Si era giunti ad un punto decisivo. 11 Re di Sardegna
dal suo ambasciatore a Parigi cercò di usar pressione col
Governo di Francia. Il 4 agosto (1728) il Re scrive al
conte Maffey che egli sa l’offerta dei Genovesi, che gli è
però nota la risoluzione dei monaci a non far altro che non
sia indicato loro dal Cardinal di Fleury. Egli lo incarica
di dire a costui, che è deciso di dare 32 mila lire di più
di quanto offrono i Genovesi e 12 mila a Montmajor; che
se il cardinale lo giudicherà a proposito, egli aumenterà tale
somma e l’aumenterà di quanto il medesimo lo creda. Si
lamenta che i Genovesi si son presi ad urtarli in tutto e a
provocare una specie d’incanto colla loro concorrenza. Dovrà
dire al cardinale che d’après l’assurance qu’il lui a fatte
de tàcher de la finir et d’en faire sa propre affaire, il
dèstre de sa part la finir attesi à Favantage des religieux ...
La confiance qu’il a en lui on fati rejeter ce que disaient
les moines de Lérins, que le Cardinal n’agissait que mol-
lement et par formalité. Il conte Maffey scrive al Re: J’ai
beaucoup parlé de l’acquistiion de la Seborga avec le Car-
dinal de Fleury qui tn’a fati des protestations du désir
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I CONTI DI VBNTIMIOLIA
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quii aurati que V. M. l'eùt acquile avant que Tenchère
y etti ité mise par Ics Gèneris et me dit de lui mander
de nouveau que le Roy ne donnerati son consentement aux
rdigieux que pour le vendre à V. M. (ce qu'ti le priati
cependant de ne jamais le dire ); mais qu’ti était à propos
qu’elle s’accommoda tout d!un coup avec les dits réligieux,
dune manière qu’ils ne pussent avoir ancun reproche de
leur super ieur à Home et qui les liassent à ne pouvoir
plus écouter dautre propostiion. L’ambasciatore manda al
Re copia delle lettere del marchese Dona, del guardasigilli,
dell’abbate di Lerino ecc., moyennant la promesse que fai
fati aux ministres que V. M. ne laissera jamais connaitre
que ces copies lui onl été remises.
Le sollecitazioni del Maffey finirono per avere nn buon
resultato, poiché il guardasigilli scrisse nei termini seguenti
all’abbate di Lerino : tPai donne connaissance à M r le car-
dimi de Fleury de la lettre que vous uvee écrit le 2 de
ce tnois. Monsieur, il n’ ovati pas lieu de s’attendre aux
difficultés qui arrestent la conclusion de la vente de la
Seborga au Boy de Sardaigne ; quoique le Roy ne ventile
potiti préjudicier aux intéressements de TÉglise, il amitparu
que d était une affaire si non concine absolument , à quoi
il ne manquait du moins que les dernières formaltiés.
8. M. ovati donné avec dautant plus de plaistir son con-
sentement à ce qui paraissait étre convenable aux intéres-
sements et aux désirs du Roy de Sardaigne, qu’élle sera
toujours très aise des preuves qu’ elle pourra lui donnei-
des sentimento qu’elle a pour lui. Je suis, Monsieur, véri-
tablement tout à vous. Ghauvelin.
Una simile lettera avrebbe dovuto pienamente assicurare
l’eietto ai desiderii del Re, poiché il buon volere della Corte
di Francia vi era cosi chiaramente enunciato da non dar
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B. CMS DI PIBRLA8
luogo, ad incertezza. Essa infatti fece pressoché abbandonare
le trattative coi Genovesi, ma non fece sì che ancora in
lungo non si menassero i negoziati per ottenere un aumento
nelle offerte del Re di Sardegna. 11 plenipotenziario Lea
nulla tralasciava per spingerle con maggior alacrità; anzi
ad ultimo ripiego scrisse alla Corte (17 sett. 1728) che il
solo mezzo per progredire con miglior sicurezza, sarebbe
quello di guadagnar al loro partito con qualche donativo
alcuno dei monaci più influenti e specialmente l’avvocato
Albanelly, consigliere dell’Abbazia, persona abilissima ed
autorevole.
La Corte rispose che era dispostissima a destinarvi cinque
o seicento doppie, che a sua cnra verrebbero distribuite fra
le persone indicate o ad una sola di esse, se questo miglior
partito gli sembrasse, ma a contratto firmato, ben inteso.
Oltre a ciò gli si dava facoltà di spingere a 60 o 70 mila lire
l’offerta da farsi al monastero.
11 nostro ambasciatore agisce in conseguenza, ed offre
40 mila lire. I monaci paiono abbastanza soddisfatti, ma
osano ancora rispondere che non credono di poter conchiu-
dere senza averne prima resa avvertita la Repubblica di
Genova, e di più essi pretendono di riceverne ordine formale
dalle Corte di Francia. Era questo solo un pretesto per
guadagnar tempo e moneta , poiché il 2 ottobre l’abbate
scrìvendo a M r di Gamache, abbate di Montmajor, gli dice
esplicitamente: Je traile avec les dettx souverams ed ag
giunge : Je suis rèsola de livrer la Seborga à celai des
deux qui fera meilleure la condition de mon monastère.
L’avvocato Lea dinanzi a tanto tergiversare e a tanta dop-
piezza si sdegna; e n’ha ben donde!
1 monaci allora ai 7 di ottobre consentono ad abbando-
nare il primo punto. Forse i Genovesi si eran ritirati, poiché
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I CONTI DI VENTIMIGL1A
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Tediamo che ai 13 ottobre l’abbate scrive così al Re: Les
propositions que vieti t de ine (aire M r Lea sont beaucoup
plus avantageuses que celles qui m’ont été faites par la
Républiqtie de Génes, dont j’amis eu la précaution d’en
informer le ministre de France, de mime que des raisons
qui me mettaient dans l’indispensable necessiti de ne pas
les rebuter. Però essi vogliono ancora che il guardasigilli
scriva loro con termini imperativi e precisi di fare il con-
tratto col Re di Sardegna. Allora Lea ha nn convegno col
P. Celeriere e coll’avvocato Albanelly ed offre loro oltre la
parte di 500 scudi di donativo, altri 100 scudi ad ognuno,
che loro darà brevi manu. Poi scrive al Vassallo di S. Laurent
a Nizza per avere subito tale somma a sua disposizione ed
appena spedita la staffetta, va a trovare l’abbate e getta
ancora le ultime 20 mila lire nella bilancia, dichiarando
che se fra dne giorni egli non ha risposta esplicita e defi-
nitiva, partirà.
Questa volta la fermezza e gli sforzi diplomatici del
nostro avvocato nizzardo sono finalmente coronati dal suc-
cesso. 11 plenipotenziario del Re di Sardegna ha vinto.
1 monaci di Lerino cedono il loro principato.
Essi spediscono alla Santa Sede nn ricorso in cui chie-
dono formalmente le facoltà per addivenire all'atto di vendita
di Seborga. Li 18 novembre il Papa dà il suo consenso
delegando l’arcivescovo di Embrun per firmare quell’atto.
Ài 12 dello stesso mese i monaci di Montmajor danno la
loro procura e così pure quei di Lerino al P. Celeriere ed
all’Avvocato Albanelly.
Dalla Corte di Torino, al ricevere la fausta notizia, si
scriveva al Lea di non perdere tempo, di andar in traccia
di monsignore di Embrun e di firmare quanto prima avesse
potuto il nuovo contratto.
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Mise. S 11, T. Vili. 0
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E. CAIS DI PIER LAS
Sgraziatamente l’arcivescovo, da quanto avea saputo il
Lea, avea lasciata la sua città per Lione.
Lea promise di correre dietro a lui nulla risparmiando
per raggiungerlo. Infatti da bel principio, come scrive, gli
tocca di traversare il Varo ingrossato, nella sua vettura por-
tata quasi a nuoto da una scorta di 18 nomini. Eccolo
quindi sulla via di Embrun in compagnia del rev. padre
Bénolt de Bónolt, economo Celerario del monastero e dell’av-
vocato Gian Giuseppe Albanelly, avvocato al Parlamento di
Provenza e giudice generale delle terre dell’Abbazia, alla
ricerca di monsignor Pietro Guérin de Tencin , arcivescovo
principe d’Eiubrun, principe e gran ciamberlano del S. Im-
pero, assistente al Trono Pontificio, consigliere del Re in
tutti i suoi consigli.
Essi giungono a Cannes e ne ripartono per Aix con due
lettighe, un mulo per i loro bagagli e un mulo da sella
per i due servitori. 11 tempo era divenuto spaventevole.
Temporali succedevansi l’uno all’altro. Giunti alle montagne,
la neve di fresco caduta è cosi alta da impedir loro l’an-
dare innanzi. Sono costretti ed aspettare che si apra loro
un passaggio in mezzo alla neve. Le loro lettighe sono a
più riprese rovesciate sulla neve e sul ghiaccio; uno dei loro
muli ne resta ucciso sul colpo ed essi medesimi ne hanno
contusioni e graffiature. Finalmente dopo inanditi sforzi e
sofferenze , essi giungono ad Embrun, ove si conferma loro
l’Arcivescovo essere già in viaggio per Lione. In questa
città sono obbligati a prendersi alcuni giorni di riposo. Lea
scriveva al Re : Io in particolare ho avuto una forzatura
al pojnetto destro talmente gonfiato che a mala pena posso
stroppiare questi caratteri.
Egli ora si trovava incertissimo quale strada gli fosse
più conveniente il scegliere, poiché la neve rendeva quasi
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1 CONTI DI VENTIMIGLIA
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impraticabile questo paese. Finalmente dopo un gran con-
sultami scrìve al Ee che si decide di passare per Gap e
da ivi invece di prendere la gran rotta d? Avignone per
scartar strada passo per Grenoble per le montagne del
Delfinato coperte di neve e ghiaccio. Essi sono costretti due
volte a distaccare i muli dalle lettighe e di farle portare
a braccio. La lettiga del P. Bénolt si rovescia e si sfascia
ed il povero vecchio è trasportato a braccia d'uomini. Giùn-
gono finalmente a Lione e vanno subito alla ricerca dell’ar-
civescovo, ma con loro grave disappunto vien loro riferito che
il medesimo già si è rimesso in viaggio alla volta di Pa-
rigi. Eccoli dunque nuovamente in istrada verso quella città
e dopo lunghissimo viaggio, come Dio volle, vi giunsero ai
17 di gennaio.
All'indomani l’avvocato Lea si recò dall’ambasciatore di
Sardegna, conte Maffey, per combinare seco lui sul da farsi.
Si derìse che Lea sarebbe andato da solo a riverire l’ar-
civescovo. Questi lo ricevette colla massima cortesia, dicen-
dogli esser dispostissimo a tutto fare per agevolare la con-
clusione della vendita , ma trattarsi di ordini dati dalla
Santa Sede, e perciò essere necessario il conferirne prima
col ministro del Re.
Il conte Maffey a sua volta ne parlò col cardinale di
Plenry e con Mr. Chauvelin che il 23 gennaio scriveva al-
l’arcivescovo il biglietto che segue: t Pai renda compie,
Monsieur, de la requéte présentée an Pape par les reli-
gieux de Lérins et de ce que 8. S. a mis au dos de cette
ménte requéte. Le Boy avait en effet donne son consente -
ment à la venie de la Seborga, le Pape vous a choisi pour
y mettre la dernière main. Le Boy ne peut qu’approuver
ce choix etc. Chauvelin.
Ecco dunque finalmente tolte tutte le difficoltà per
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E. CAIS DI PIBRLAS
8ì
questa vendita che era stata sì a lungo contestata e si era
vinta con tanto accanimento.
Gl’ incaricati delle due parti si riunirono per tre giorni
in casa dell’arcivescovo, si scambiarono le credenziali e le
autorizzazioni necessarie e se ne fecero processi verbali. Noi
impariamo da questi in modo preciso quale fosse in quell'e-
poca lo stato finanziario dell’Abbazia di Lerino. II suo pas-
sivo erano: 1° Il debito verso la Repubblica di Genova di
mille scudi d'oro eguali a $ mila lire all’ incirca, oltre a
quasi cgual somma per arretrati (che la Repubblica avea
scaltramente lasciati accumulare per impossessarsi un giorno
di Seborga); 2° 11 debito a mademoiselle de Fregin di Grasse
di circa 730 lire; 3° 11 debito Jean Theau di 18 mila lire;
4° 11 debito Tardivi, consigliere del Re di 3 mila lire;
5° 11 debito Bermond, sieur de Tonrreviste, di 830 lire;
6° 1 pesi ordinari dell'Abbazia : decime , imposte , doni gra-
tuiti ecc. ascendenti a 4 mila lire annue. 1 redditi di essa,
dallo stato presentatone all’assemblea generale del Clero,
erano di 11585 lire.
Si esponeva pure in quei processi verbali che la Seborga
malgrado il suo titolo fastueux di principato avea visto i
suoi proventi notevolmente scemati, specialmente dopo la
proibizione di battere moneta e che s’eran ridotte da 700
a 300 lire.
Il giorno 20 gennaio 1729 si firmò il secondo contratto
di vendita de la Seborga, terre, seigneurie et principauté
souveraine, sans amane chose exceptée, retenue ou réservée
par le dit monastère, appartenances et dépendances, droits
réels et honorifiques, tels qu’ils appartiennent à la dite
terre, seigneurie et principauté de Seborga, sans aucune
restriction ni réserve de ce qui a appartenu et appartieni
à la dite terre, quoique non exprimé; déclarent les susdits
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t CONTI DI TCNTIMIQLU
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procureurs du monastère que la chapellenie de SJ Michel
m «ntiotmée au procès verbal et les biens qui en dépmdent
mi dee annexes de la dite principauté , au sujet de la
quelle chapellenie les dits procureurs cèdent et transportent
musi en la meilleure forme que faùre se peut en tant que
de besom au dit seigneur Boy , à sa famille Royale tous
les droits sans exception que le dit monastère a sur la
dite chapellenie et doni il a joui ou du jouùr jusqu'à
ce jour. 11 prezzo di vendita era fissato a 176 mila lire,
più 15 mila lire pel monastero di Montmajor d’ Arles.
La presa di possesso ebbe luogo poco tempo dopo e fu
iacarieato dal Re l'avvocato Lea di concertare questa spe-
dizione nel modo più opportuno e colla maggior prudenza,
perchè si temeva il malvolere degli abitanti di Seborga ec-
citati dai Genovesi e specialmente dal podestà Biancheri,
anima dannata di essi, come diceva una memoria di quel
tempo. L’avvocato Lea inviò ordine al capitano Al la vena di
Perinaldo, di cui conosceva il carattere risoluto, si recasse
a Seborga e vi disponesse quanto poteva occorrere pel ri-
cevimento dei commissari; essendogli ben noto che neppure
un sol letto vi si sarebbe potuto trovare da offrire ad un
forestiere, tanta era la povertà di quegl’infelici terrazzani.
Da Perinaldo egli spedi un distaccamento di 20 soldati
sotto gli ordini di un ufficiale e quindi egli medesimo per
evitare di esser visto traversando il territorio di Ventimiglia,
s’avviò verso Saorgio colla scorta di due arcieri in compagnia
del padre Celerario di Lerino, del procuratore Ghiglionda,
suo segretario, e del vassallo Scalieri di Castelnuovo suo
genero. *Quivi toltosi seco l’avvocato Toesca, che dovea poi
fùngere da giudice provvisorio a Seborga , con molti stenti
traversò il colle di Giove ingombro dalle nevi, sebbene dai
addati passati dianzi., già: si fosse aperto il varco in mézzo
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K. CMS 01 FIML&S
ad essa e fece tappa al paese di Pigna. All’ indomani s'awiò
per Perinaldo e giunto a Dolceacqua mandò innanzi emissari
che lo ragguagliassero sullo stato degli animi a Seborga.
Intanto aggiunse al suo seguito l’avvocato Novaro per luo-
gotenente del giudice e il capitano Mauro per procuratore
fiscale. Verso sera ei ricevette la visita di due delegati dì
Seborga che venivano a lui per complimentarlo e fargli noto
che quei di Seborga stavano aspettando colla massima im-
pazienza il suo arrivo ed erano nella più sincera allegrezza
sapendo che stavano per diventare sudditi del re di Sardegna.
Questi bravi ambasciatori non badarono punto alla presenza
del delegato del monastero per esprimere con eloquenza quei
loro, sentimenti, talché il P. Celerario ne restò stupido, come
scriveva il Lei. All’indomani di buon mattino il commissario
del Governo Regio accompagnato dal padre Celerario e dal
suo seguito s’ incamminò verso Seborga ed appena ebbe tocchi
i confini di quel territorio vi fu accolto da una mano di
Seborghesi che, schierati in ordinanza militare, appena lo
videro proruppero in festose acclamazioni colle grida ripe-
tute di Viva il nostro Re di Sardegna. Poi, gli resero gli
onori con triplice salve di moschetterà e precedendolo con-
tinuarono salve ed acclamazioni. Giunti alla cappella di San
Bernardo fu accolto nuovamente collo sparo di 15 mortai e
con una banda di musici fatti venire da S. Remo; quindi
si fecero innanzi il Sindaco ed il Parroco ed al Regio Com-
missario presentarono i loro ossequii e quelli dell’intera po-
polazione, che frattanto intorno a lui con aria festosa si ser-
rava. Dopo breve sosta si riprese il cammino e Lea con tutta
la comitiva si diresse . alla chiesa parrocchiale, ove venne in-
tuonato un solenne Tedeum.
Finita questa funzione il P. Celerario annunziò ufficial-
mente agli abitanti che l’Abbazia di Lerino area fatto ces-
se
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! CONTI DI VENTIMIGMA
8T
sione dèi principato al Re di Sardegna. Si fu allora che
nna buona vecchia punto intimidita dalla solennità della cir-
costanza, uscendo dal mezzo del popolo adunato prese ad
esclamare: Oh, fosse pur questo successo cento anni fa!
Si procedette quindi alla cerimonia del giuramento. L'av- :
vocato Lea teneva nelle sue mani un messale e tutti i po-
polani ad uno ad uno e per primo i consoli Bernardino
Bonzo , e Bernardino Gazano vennero inginocchiarsi a testa
scoperta, e con ambe le mani sul Vangelo giurarono e pro-
misero a S. M. il Re di Sardegna, da quel giorno fino al-
l’altimo della loro vita, per essi e per i loro discendenti di
rimanere buoni, veri, leali e fedeli sudditi ed uomini ligi ecc.
Finita questa funzione il Municipio offrì dei rinfreschi e il
commissario del Re di Sardegna pubblicò il suo manifesta. Fe'
quindi annunziare che ogni persona che credesse per la sua
indigenza di meritare alcun soccorso passasse da lui e ch’egli
avrebbe fatto il possibile per soddisfarli. Appena questa lieta
promessa fu risaputa, non. vi fu fra quei popolani ombra di
esitanza, ma tutti come un sol uomo, all’eccezione dei due con-
soli, se ne vennero dal Lea. Questi fe’ loro ottima accoglienza
ed incaricò il suo segretario di distribuire 200 lire di Savoia
fra i 34 capi famiglia del principato. Rimborsò quindi ai con-
soli le spese incontrate per il suo ricevimento e trovò modo
di far accettare al parroco stesso un piccol donativo, incari-
candolo di dire all’indomani una messa a sua intenzione.
. Il paese intiero fu nella gioia e ad alta voce si esprimeva
da tatti la contentezza di essere passati sotto il dominio di
quei principi, còsi popolari ira i vicini paesi. E certo quei
miseri abitatori di Seborga avena tutto da guadagnare a quél
cambiamento, lontani cóme etano e pressoché óbbliati dal-
l’Abbazia ; e da quell’epoca infatti essi ripresero coraggio e
la prosperità cominciò a rinascere fra loro.
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K. CAI3 DI PIEKLA3
I commissari della cessione lasciarono Seborga. Lea vi
area insediati i vari ufficiali incaricati di ordinarvi la nuova
amministrazione e principalmente di attendere a raggua-
gliarsi di tutti i diritti che ai padri di Lerino per quelle
terre e pel Priorato di San Michele potessero spettare. Egli
se ne tornò incontanente all’isola di Sant’Onorato per pren-
der nell’archivio dell’Abbazia i titoli e documenti relativi a
Seborga che gli eran stati promessi e di cui già avea spe-
dito un inventario al Governo. Ma come ei lo dichiara in
una sua lettera , trovò l’archivio dei padri nel massimo di-
sordine ; polvere e ragnatele ricoprivano ogni cosa. Le ri-
cerche furono difficilissime, e non si venne a capo di tro-
vare il diploma di donazione del conte Spedaldo del 1070,
uno dei documenti più importanti pel territorio del Cuneo,
oggetto di si spesse contese con quei di S. Remo. A Lea
ciò rincresceva, tanto più che gli era stato promosso e ne
risenti si vivo il dispiacere che non nascose il suo risenti-
mento ai monaci. Io feci loro, egli scrive, la mia parlata
così viva e penetrante , che rese quei monaci inquieti e
mezza stupidi; perchè dessi temevano di esser sospetti di
aver usata poca delicatezza o forse trafugato quel titolo,
che altra volta avea egli avuto in mano. Non li credeva
però capaci di simile cattiva azione e ue dava solo colpa
alla loro indolenza e goffaggine, poiché anche di titoli più mo-
derni, dei contratti di locazione, d’enfiteosi ed altri spettanti
ai beni di Yentimiglia non si rinveniva più traccia, di molti
atti di gran momento i Monaci non conoscevano neppur la
esistenza; insomiua egli scrivea, più che un'archivio è un
capa di confusione, L’abbate; fm Jaritp, sul vivo dalle osser-
vazioni di; Léa al riguardo; egli s’offeriva a prestare qua-
lunquo'giuramento, s’adirava, lo minacciava della scomunica,
se ne affliggeva a tal punto che ne ammalò gravemente. Il
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I CONTI DI VENTIMIOLU
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padre abbate, dice Lea, è ara m latto con febbre e de-
lirio e con tre cavate di sangue e risica di morire di dis-
gusto. In breve però risanò e incontanente ai 5 luglio ra-
dunò a capitolo i padri che firmarono una dichiarazione colla
quale affermano con giuramento ad pectus che, ayant fati
toutes tee reoherches pour retrouver les titres et actes qui
manquent ancore sana avoir le bonheur de les retrouver
on les croit égarés, cor ils existaient autrefbis. Ih ont été
petti étre perda» à Voccarion de leur présentatùm d l‘é-
véque de Nice délégué da Pape pour le proci s qu’ils ont
tu à soutenir, ou lorsque dernièrement on a eu à implorar
la protection du Boi de Franco et pour ce qui est de Vacte
de donation du Conio surtout, il est tris probable qu’ on
Vede perda d Génes par les agente de la République laqueUe
ne se contenta pas de simples copies, mais demanda vision
des actes primordiaux lorsque le Boi de Sardaigne passa
en Provence aver son armée les religieux mirent leurs ti-
tres de possession dans un tombeau de V ancienne Èglise,
mais quand on les retira quelques mois après on les retira
moms et gàtés et plusieurs devenus méconnaissables. Peut-
étre aussi sont ils restés chea le C. u du Lue de la maison
de Vintimille à qui le P. Mayronnet les avuti prétés. Le
P. Abbé en son particulier déclare avoir découvert il y a
quelques années casuellement dans un endroit presque uban-
domi la pièce originale et primordiale de la donation de
Sebarga. Ou bien encore peuvent-ils avoir été égarés ou
ménte soustratis franduleusement lors du contrai de vento
1698 par le rev* pére Gastaud qui avuti toujours té-
moigné de beaucoup de partialtié pour les Génois. Ih
s’obligent à rechercher ces chartes et d remettre au Boi
de Sardaigne toute pièce en question qu’ ih aurout pu re-
trouver. Tale era la dichiara dei P. Benedettini di Lerino,
a»
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tì. ÒAI8 Ì>I PIBRLAS
Od.
che se ci dà prova della loro buona fede, non ci dà un’idea
molto favorevole dell’ordine di quell’archivio da cui furono
allora tolti i documenti che formarono l’oggetto di questo
stadio.
. Tale è la storia di quelle pergamene da noi trascritte,
tale è la storia del Priorato di S. Michele e del Principato'.
di-Seborga. Che se quelle pergamene, non hanno in sè una
vera importanza isterica per la regione della Liguria cui si,
riferiscono, pure la relazione che esse hanno con l’origine dei
Conti di , Ventiinjglia e le notevoli deduzioni che se ne trasr
sero, saranno io credo per quella antichissima famiglia un
nuovo e non indegno monumento.
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I CONTI DI VtptllfcOLU
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APPENDICE
• Crediamo fare cosa utile il dar qu; la seguènte descri-
zione della chiesa del Priorato di san Michele fatta neì-
l’anno 1878 dai signori René de Lespinasse ed Henri de'
Piamare, membri di una Società di scienze naturali e storiche
a Nizza Alpi Marittime.
L’église Saint-Mkhel est sìtuée à 1 extrémité nord de
la ville ; le porche , sans aucun caractère , ouvre sur une-
petite place et 1 abside est fiérement assise sur un rocker
qui domine presqu’à pie le torrent de la Roga. Une tour'
flanquée carrée sur le coté droit s’élève environ du doublé
de la hauteur de l'abside, ce qui donne au monument vu
den bas un aspect très-pittoresque.
Saint-Michel était un prkuré dépendant de Tabbaye
de Lérins. Gomme dans beaucoup de chapelles monasti-
ques Véglise avait deux bas-còtés s'arrètant carrément à la
tigne de V abside. Ges bas-còtés , aujoùrdhui en ruines ,
conservent encore lappar enee des pilkrs, des colonnés et
des cintres des baies: on voit aussi quelques vestiges des
arceaux indiquant la hauteur de la voùte, mais cette vodte
ainsi que sa couverture ont disparu et laissent cette partie
de Véglise à del ouvert.
La construction des bas-còtés a dii étre beaucoup plus
négligée que célie du reste de Véglise; le gros oeuvre est
en moellon, et, chose ossee bizzarre, tandis que les pilìers
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9i
m. CAI8 DI PIERLA8
sont à colonne et en appareil régulier en dedans de la
nef principale , ils sont informe s et en groe moellons en
dedans des bas-cótés.
Depuis, on a muré les entrecolonnements, et Téglise n’a
plus que la nef principale ; elle est d’ailleurs presqm’aban -
donnée et dans un ossee triste état de conservation; ce qui
est préférdble à l'édat florissant de la cathédrale.
Nous entrons dans l’église : la votile est en cintre brisé ,
sane nervures, supportée setdement por des arcs-dmMeatux,
cesi le cotnmencement du XII' mède. Le chceur ed devi d’un
tnètre 10 centimètres, au dessus du pavage de la ne/; à l’entrée
du chceur se trouvent deux escaliers de dix marcltes par ks-
quels on y accède et, au milieu, un troisième cscalier en setis
contraire par lequel on descend dans une crypte. La disimi-
tion est semMahle à celle de Nolre-dame dn Pori à Clermont.
La longueur de la crypte est de 9 mètres 40 centimètres,
sur 5 mètres de largeur. Elle se divise en troie nefs égales,
votitées d’arrét; (rune hauteur de 2 mètres 88 centimètres
sous clef de voute. Les colon nes sont au mnihre de huit, par-
tageant la longueur Mede en cituj travées inégales d’un mitre
06 centimètres et un tnètre 35 centimètres. EUes sont rondes,
mondithes , de modules varice , et de différentes sortes de
pierres. L'architecte a utUisé des colonnes ayant ér ide m inetti
servi a un autre usage et les a égalisées entre éttes à T còde
de hases arrondies qui noni aucun motif de décoration ; l’une
$ éttes est une borne miliaire sur laqueUe on Iti eneore une
inscriptio».
Une soli de ressaut, à la naissance de la votite, simute un
grossier chapiteau. Les colonnes ont une hauteur de 1 mitre
80 centimètres.
L'égUse souterraine ne prendjour que par une ouverture
protiquée dans le soubaisement de l'abside du sud-est ; à Texli-
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I CONTI DI TENTI JÉIOLIA
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rieur elle paraU visiblement perde après coup et ne s accordo
en attenne facon uvee Tappaceli.
Une autre ouverture, élroite meurtrière perde dans Vare
de Tédifice et masquée à Tintérieur par un mauvais tableau,
a dà Hre pendant longtemps Tunique ouverture édairant la
crypte.
Passone à la nef de Téglise supérieure. Les piliers qui
supportent la poussée des arce doubleaux ont 1 mètre IO cen-
timètres de large. Leur ornementation consiste en me colonne
appUquée doni le fàt s’élève sans inter ruption jusqu’à la nais-
sance de la miete où se trorne un petit chapifeau, au point
dintersection de TentaHement.
Les travées au nombre de trois, pour la nef' seulement,
ont 3 mètres 61 centimètres de large, et soni voàtées en plein
cintre. Les piliers ont sur la coupé laterale une doucine for -
mant chapiteau piade à 4 inètres 10 centimètres de haut ,
coupée net, sans retour sur le coté longitudinal. Cet ensemble,
bien que dime extrème sobriété , brille surtout par les pro-
portions.
La partie des ouvertures a dà ótre négligée; on se de-
monde ménte comment on pouvait y voir dair lorsque Téglise
avait ses trois nefs. Les bas còtés ne paraissent pas avoir
regu de fenétres régulières. La fenétre de Tabside et la rosace
du porche, toutes deux de médiocre dimension, sont à 23 mè-
tres de distance. D' autre pari il n'y avait pas place pour
des fenétres entre les arceaux et la voùte; on s’est borné à
percer à coté de chaque are doubleau une ouverture qui àia
forme diodi de bceuf intérieur, et de fenétre d plein cintre en
dehors: ce détail est à signaler parce qu’il se rencontre ra-
rement.
La voùte de Tabside est en cui de four, plus basse que la
nef; elle mesure 3 mètres 25 centimètres de rayon sur 5 irte-
li
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E. CAIS DI PIEBLAS
tres de large. Le raccord avec la votile de la nef ria pu étre
obtenu qu’à Vaide de trois ressauts inégaux qui divisemi ossee
gracieusement la différence de niveau. Ce point est encore à
noter; on y voit l'effort de l'architede pour faire disparattre
à cet endroit le plein de mur qui se voit dans la plupart de
nos petites églises romanes.
A Vextérieur l’àbside présente un caradère qui exige la
plus minutieuse attention. Le contour forme une demi-cir-
conférence exade, contine dans les basiliques. La fondation,
posée directement sur le rocker , ed en moeUon de conglomérat
de gàlets d'environ 0 mètres 50 centimètres de haut; puis
viennent les assises de pierre de taille en moyen appareil,
toutes égales à peu pr'es, inagnifiquement échantUlonnées et
jointoyées, offrami une surface parfaitement piane. Attenne
décoration murale ne vient compier les belles lignes de Vap-
pareti , camme nous l'avons vu à la cathédrale et à Campo-
rosso. L'àbside n’a qu'une fenétre de l'époque de la construc-
tion primitive et au-dessous, également dans l'axe de l'édifice,
une étroite meurtrière dont nous avons parie plus haut; elle
est située au milieu. (Nous avons dii ci-dessus qu'il en avait
été ouvert me troisième après coup). Celie fenétre ouvre sans
évasement au dehors; Vencadrement se compose d'une simple
bande , formarti tableau, dessinée sur les pierres de l'appardl;
on ny retrouve pas l’idée decorative qui se manifede dans
le roman. L'enUMement, très simple et très gracieux, se com-
pose d’une sèrie de demi-cintres entrelaccs, dont les extrémités
reposent sur une petite console. Les arceaux orti une saidie
de qudques centimètres; ils ne font point corps avec l' appo-
rmi; on a dù les poser cCabord, puis continuer le pian de
V appareil dans les interdices.
Une ornementation de ce genre nous parali sortir des
traditions du roman. Elle offre une certame analogie avec la
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I CONTI DI VCNTIMIGLU.
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frise du monument de la Turine composée d'un doublé cor don
d'arceaux simples.
Probablement, par mesure de solidité, on a établi un sou-
bassement de 4 centimètres de saittie et, à chaque extrémité
de la circonférence, deux montante qui prennent naissance
sur le soubassement et soni de ménte saittie. Lappar ett s'y
continue sane aucune espèce de décoration.
A la suite de ces observations, qu'tt est difficile d'exposer
avec la netteté désirable, nous avons été amenés à nous croire
en face d'un vestige de tempie romain (!) ou plutòt d’une ba-
silique gatto-romaine. L'abside est restée setde intacte ; l'édifice
dont elle était appelée à fair e partie a-t-il été démoli ou ménte
construìt? c'est ce que nous ne savons pas. Elle a été utUisée
pour l'église romane à la fin de l'onzième siede, et l'on voit
très-distinctement les murs de mortier et de galets englóbant
les quartiers de piene de taitte qui s'arrétent brusquement.
Si l'idée que nous émettons ici avec urte profonde conviction
peut ótre partagée par les archédogues , la pawre église de
Saint-Michel se trouverait ètre un des rares monuments ro-
mains ayant regu jusqu'à nosjours me attribution rdigieuse
qui lui a assuré sa conservation :
( Bulletin de la Société Nipoise des Sciences
naturelles et historiquesj.
(1) M. le chevalier Koesi (Description de Vintimille , page 21}, prétend
que ce soni les restes d’un tempie dédié à Castor et Pollux. Cotte opinion
merito confirmation ; nous ne l’avons connue qu’après notre visite au
monument.
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B uzzano, Badalucco ecc.
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Sig. del Maro
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Cunio, Auriga,
Lczinasco, Caravi^-^V*
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in
Sicilia
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I
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DOCUMENTI
Mise. S. li
» vui.
7
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I.
954. — In xpi nomine Amen. Ego Guido Imperiali Comes
vigintimilij et Susanae et Marchio Alpinae Maritimae profi-
ciscens contra perfidos Sarracenos in subsidium illustris do-
mini idelphonsi regis hispaniarum avunculi mei cum Antonio
fratre meo preside honoris imperialis in pedemontium . et
Alpium marchione . et bomasio comite sabaudiae fratre helio-
noris uxoris meae . et buaymunde marchione montisferrati . et
brenquerio comite valentino nepotibus meis . et conrado pri-
mogenito meo futuro comite vintimilii et odone secundo nato
meo futuro marchione Alpinae Maritimae et Rolando postremo
nato meo futuro comite in Lusana et montibus carfanbanae
et vivaudo de castello cum bonabella et odone de cravezana
et curio targa nigra domino sepelegi et Eyrolae et iudice
balbo domino de banco et Saysone commilitibus meis . divinum
iudicium timens et mortis incertitudinem expavescens de Con-
silio 8iipradictorum ordino . dispono . et eligo prò me et meis
liberis ubicumque me et illos mori contingat sepulturam in
espella sancti Michaelis . quam pater meus construi fecit in
oliveto suo apud vintimilium . quam capellam cum hospitio
et oliveto iuxta posito et cunctis terris cultis et incultis .
ortis et molendinis et domibus quae sunt a porta burgi lacus
subtus vigintimillium usque ad podium sopradictum olivetum
et sequendo altiera colla dicti podii usque Apium et descen-
dendo ab apio ad cogalono et vittes merlo et Circuit flumen
rodoiae versus prata roulinij et ad dictam portam lacus ae-
quatur cum omnibus aqueductilibus dicti fluminis rodoie a
dieta porta lacus usque beveram . et castrum de sepulchro
eum mero et libero imperio cum eius habitatoribus et terri*
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E. CAIS DI PIERLA3
torio . sicut incipit a cola crucis . et descendit per vallonum
vallis organae et malazini et progreditur infima convallium
usque ad passum de Iona et de dicto passu ascenditur ad
rocham scuram supra sepelegium et ex alia parte sicut a
dieta cola crucis progreditur per altiora loca moncium medio
existentium usque ad montem nigrum . et decendit per vallo-
num dicti montis usque ad passum de gargo et iungitur
ad dictam rocham scuram . quae supradicta sunt propria
iuris mei . dono . lego . prò sepultura mea et anima mea et
parentum meorum et ex nunc ofifero Deo et Beato Honorato
et Alberto abbati et fratribus monasterii sancti honorati in-
sulse lirinensis . sub expressa conditione quod dictam ca-
pellam . neque dictum castrum de sepulchro possint vendere .
cambiare . vel aliquo modo alienare a capella et fratribus
Lirinensis habitantibus ibidem . quod si fecerint comittant
predicta et ad fratres monasterii sancti petri montis maioris
peuitus devolvantur . retinens liberis meis et eorum legitimis
successoribus . ut possint quamdiu in vigintimilio si fuerint
et hospicium non construxerint cum dictis fratribus hospi-
tari ibidem . ligna . salem . aquam et mapas cum utensilibus
ad coquinam tantum ab ipsis fratribus accipiendo . iniungens
colrado primogenito meo et suis successoribus si hoc nequi-
verit adimplere ut ante sepulchrum meum in dieta capella
construi faciat altare beati antonii et iuxta dictam capellam
hospitale prò infìrmis sancti Antonii quibus ipsi fratres ser-
viant . et de predictis rogo et iniungo per henricum meum
iudicem notarium et cancellarium chartam conscribi et pre-
nominatis testibus signari et bulla mea sigillari ad perpe-
tuasi memoriam.
Ego Guido qui supra comes imperialis vigintimilii etLu-
sanae et marchio Alpinae Maritimae . predicta omnia per me
supra donata approbo
Ego Antonius Marchio Alpium
Ego conradus . ego odo . ego rolandus . Ego thomasius
comes sabaudiae . ego buyamundus marchio montisferrati . ego
trenquerius comes valentinis . ego vivandus de castello . ego
bonabella . ego odo de cravezana . ego curio targa nigra . ego
iudex balbus . ego sayso.
Actum in municipio varigoti et scriptum per me henricum
iudicem et notarium cancellarium praedicti domini Guidonis
Opm. vigintimilii et Lusanae et marchio alpium maritimarum
100
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I CÓNTI DI VINTIMIGUA
lai
precepto . et meo signo signatura . illustri domino ludovico
romauorum imperatore feliciter imperante . anno dominicae
incarnationis nongentesimo quinquagesimo quarto tertio ka-
lendas aprili» indicione duodecima datum et attestatura.
(Arch. di Stato. Torino. Cai. II).
>
H.
1002. — In nomine Domini . Breve memoracionis de usu et
de consuetudo huius terrae quae dedit et investivit domnus
Ardoinus Marchiso ad omnes homines habitatores de loco qui
dicitur Tenda et de Saurgio et qui dicitur Brica ad nos vel
nostris filiis fìliabus vel heredibus de omnibus rebus nostris
et comitis que nos tenemus et de bic in antea laboraverimus aut
laborare fecerimus . Ad quale usum dominus huius terrae de-
derit , ad tale teneat . Et de ista proprietate , que nos hodie
tenemus , vel aquistare potuerimus , vel de adanno buius ter-
rae , in adiutorio siamus ad tenendum , et non consenciamus
devestire , nisi per consuetudo huius terrae . Et si homo ve-
nerit fora isto comitatu , qui nos contrapellaverit de nostra
proprietate , unde investiti sumus , per duodecim annis batalia
non faciamus , nisi ad seniores nostros , nisi per quiuque ho*
mines sacramentales , quos infra isto comitatu hereditatera
habeant . Et si avenerit ,quod seniores nostros mittent super
nos crimen de vita , aut de membra , aut de castro , vel de
tradicione , et ipse pida nobis dederit qui ad illum intendere
fecit ,'per legem nos defendamus . Alia ocasio , que super nos
miserit , cum tres homines sacramentales defendamus , si re-
cipere vult . Alia batalia non faciamus , et nec a comite ,
neque ad homines de sua masnata non consenciamus saximento
facere sine ratione de persona , nec de mobilia , vel de caais .
Ita tam homines habitatores de istis locis placitum non cu-
stodiant , nisi placitum residente semel in anno per tres dies .
Bt de nostro manente non consenciamus nulla virtute' , neque
potestate facere servi tio , nisi oste publica , sicut supra legi-
tur de suprascriptis proprietariis , et comitalis , que est co-
mitis senioris nostri , tam infra comitatu quam infra marca
in adiutorio siamus ad tenendum . Et de hic in antea supra*
scriptis hominis licentiam habeamus tignare et caciare et
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£. OATS DI PIERLAS
aquare et pasquare usque in mare sine contraditione supra -
scripti Comitis , vel eorum heredibus et omnes homines , qui
de nostro usu sunt , et de bic in antea cum noe affirm^verint .
qui infra isto comitatu habituri fuerint , in adiutorio siamus
ad tenendum cum Deo adiutorio . Otto et Conradus Comites
manu sua firmaverunt.
(Gioffrbdo, Stor. Alp. Mar.).
m.
1038. — In nomine Domini Dei et Salvatoris nostri iesu
cristi Conradus gratia Dei imperator augustus anno imperii
eius deo propicio duodecimo . tercio kalendas februarias . in-
dicione septima . vobis domnus Conradus episcopus sancte
ianuensis ecclesie ego Conradus Comes filius quondam bone
memorie con radi itemqne comes qui professo suoi ex nacione
mea lege vivere romana presens presentibus dixi . promitto
et spondeo me ego qui supra conradus comes una oum mela
filiis filiabus vel heredibus vobis qui supra domnus Conradus
episcopus vestrisque omnibus successoribus aut cui vos de-
deritis ut amodo nullo unquam in tempore non habeamus li-
centiam nec potestatem per nullumvis ingenium nullamque
occasionem quod fieri potest agere . nec causare nominative .
omnibus casis castris plebis et capellis sediminas seu pisca-
tionibus et omnibus rebus iuris sancti Syri ianuensis ec-
clesie . et sancti romuli que sunt positas in comitatu vigin-
timiliensi in locis et fundas ipsius Sancti romuli dicitur .
fines vero ab ipsis omnibus rebus aqua que dicitur armedana
et usque in colla de gumbenio et usque in preda aguda di-
citur et usque in monte qui dicitur Bugnoni et usque in
mensa domnica descendente per buolario usque in Monte qui
dicitur pusegio et usque in litus mari omnia et ex omnibus
infra istas coherencias una cum boscomalo in integrum . si-
milique spondeo me ego qui supra conradus comes meisque
filiis . filiabus . vel heredibus . vobis qui supra domnu3 Con-
radus episcopus vestrisque omnesque successoribus prò ac
carta promissionis et prò suscepto launechilt nominative om-
nibus placitum et omnem foderum . seu pregaria . vel
scitaticum . vel alplatticum quod omnis hominibus et fe-
minibus qui in infrascriptis casis castris et rebus modo
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I CONTI DI VENTI MIGLIA
103
habitant aut deinceps in antea habitaturi fuerint vel om-
nibus ripaticum quod hominibus seu feminibus de ine in
antea dederunt in ripa de suprascripto loco omnia et ex
omnibus quod superius legitur in integrum dicendum . quod
michi exinde aliquit pertinere debet set omni tempore de
omnia quod supra legitur taciti et contenti permaneamus .
quod si amodo aliquando tempore ego quo supra Conradus
cornea meisque filiis filiabus vel eredes atversus vos qui su-
pra domnus conradus episcopus vestrisque omnibus succes-
soribus aut cui vos dederitis de suprascriptis omnibus . quod
suprascriptnm est . agere vel causare . vel removere presum-
pserimus per nos aut nostras suini tantes personas . vel si
apparuerit ullum datura aut factum . vel colibet scriptum
quod ego exinde in aliara partem fecissem aut emixissem .
vel deinceps in antea mittamus . et claruerit . et omni tem-
pore taciti et contenti de hoc quod supra legitur non per-
manserimus . tunc spondeo me ego qui supra Conradus comes
unacum meis filiis filiabus vel heredibus prestare vobis qui
supra domnus Conradus Episc. vestrisque omnibus successo-
ribus aut cui vos dederitis . pena auro optimo libras centum
quidem . et ad banc confirmandam promissionis cartam accepi
ego Conradus comes at te iam dictus Domnus Conradus Episc.
exinde launechil vestimenta una . et nec mihi liceat ullo tem-
pore nolle quod volui . sed quod a me semel factum vel quod
scriptum est sub iusiuraudum inviolabiliter conservare pro-
mitto . cum stipulacione subnixa . manente hanc cartam pro-
missionis omni tempore in sua maneat roborem .
Àctum infra Castro civitate ianue feliciter.
Signum manus suprascripto Conradus comes qui hanc car-
tam promissionis fieri rogavi et suprascripto launechil accepi .
Signa manibus rodulpho fillio q. fulconi . et adalberto ca-
briolo . et castellano filio q. gariberno . omnes lege viventes
romana .
Signa manibus gandulphi vicecomes . vel iterii . seu goto-
fredi rogati testes .
Signa manibus Wuinu visi filii q. iohannis iudex . et auberto
filii ’q. amelii . et ugo filii q. ioh. testes rogati .
Anselmo rogatus subscripsi . ego amico notarius et iudex
scriptor huius cartule post tradita compievi et dedi .
{Liber iur. Reip. Jan. — copia. 1256).
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lOi
E. CAIS DI PIESLA3
IV.
1041. — Legitur institucionibus patrum veterum ut qui-
cumque aliquid causa augmentandi monasteriis conferre vo-
luerit . per scripturarum seriem commendare studeat memorie
posterorum , ne deinceps , quod absit , ulliua impedir! valeat
contradictionibus . Quapropter nos germani fratres et comites
Vintimiliensis , videlicet Otto et Conradus . una cum inatte
nostra Àdalais et comitessa Armilina donamus monasterium
Sancti Michaelis cum omnibus ad se pertinentiis abbati Alde-
berto eiusque successoribus , seu omnibus monachis in mo-
nasterio lirinepsi servientibus ut habeant et possidéant per-
petualiter et quicquid facere voluerint in eorum velie sit et
arbitrium .
Factum est igitur hoc donum milesimo quadragesimo
primo , indicione quarta in civitate Vintimiliensi in presentia
multorum hominum ipsius loci .
Sane si quis , nos aut aliqua persona donationis buius car-
tule coutradictor existere voluerit , ab Adam subjaceat omni-
bus mundi usque ad finem maledictionibus .
( Cart. r *> dell'Abb* di Lerino — copia di Flamaré).
V.
1063. — Anno ab incarnatione domini nostri ihu xpi mille-
simo sexagesimo tertio duodecimo kal. ianuarii . indictione
secunda . Monasterio sancti bonorati constructus in insula de
lirino . Nos Otbo et Chonradus germani comites vintimiliensis
filii quondam item Cbonradis comitis qui professi sumus ex
natione nostra lege vivere romana . offertores et donatola
ipsius monasterii propterea diximus . Quisquis in sacris ac
memorabilibus locis ex suis aliquid contulerit rebus iux£a
auctoris vocem in boc seculo centuplum accipiet insuper quo$,
melius est vitam possidebit eternam . Ideoque nos qui supra
Otho et Cbonradus germani comites vintimiliensis dpqapjq^.
cedimus tradimus et offerimus in eodem monasterio sancti
bonorati a presenti die per animarum nostrarum et parentum
1°*,
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I CONTI 01 VENTI MIGLIA
lofe
nostrorum mercede . hoc est mooasterium idest ecclesia Spoeti
Michaelis que est edificata iuxta castrum vintimilieose quoerqt
ei ab oriente flumen rodoge a meridie ipsius castrum et burgum
vintimiliense ab occidente Monte Àpio a septentrione auriane
et flumen supradictum redoge cum cassia vineis cum arreis
suarnin terris coltis et ierbis et omnibus rebus ad eadem ba-
silica pertinentibus . Que autem superius scripta ecclesia sancti
Michaelis edificata in predicto loco cum iam dictis casis et
vineis cum areis suarum terris cultis et ierbis et omnibus
rebus ad eadem basilica pertinentibus iuris nostri superius
dictum una cum accessionibus et ingressibus earum seu cum
superioribus et inferioribus suis qualiter superius legitur in
integrum . ab hac die in eodem monasterio sancti honorati
nos Otho et Conradus germani donamus cedimus tradimus
couferimus et per presentem cartulam offersionis ibidem aben-
dum confirmamus faciendum ex inde a presenti die pars ipsius
monasteri! ad usum et suptum mouachorum et clericorum qui
ibi propter Deo servierint quicquid voluerint prò animarum
nostrarum seu parentorum nostrorum mercede . Et nec nobis
lioeat ullo tempore nolle quod volumus sed quod a nobis semel
factum vel conscriptum est inviolabiliter conservare promit-
timus cum stipulacione subnixa . Hanc enim carta offersionis
pagine Amici notarii et iudex sacri palacii tradidi et scribere
rogavi in qua etiam subtus confi r man s testibus qui attulit
roborandum . Actum in supra dictum castrum vintimiliense
predicti comitis de castro vintimilie feliciter .
Signum man. suprascriptorum germanorum qui hanc car-
tulam offersionis fieri rogaverunt et ipsi Otho et Conradus.
Signum man. Oberti boni senioris . boni -filli . gapdulphi
omnium lege viventium romana testium .
Signum u>an. bonifanti et bovi test.
Égo qui supra Amicus notarius et iudex sacri paloni acrjU
ptor huius cartule offersionis post traditam compievi et dedi .
(Arch. di Stato — Catt. Seborga^.
VI.
1064. — Anni ab incamacione domini nostri jeep chriqU
m||!esiq»o sq^g^imo quarto mense iunius indicione, pc^rq^
106
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106 ■. CAI8 DI PUEBLAS
monaaterio sancii micaelis arcangeli quod est constructum
sita prope castro vintimiliense super fluvio Rodoia. Nos Oton
et Cunradi comitis jermanis filiis bone raemoriae Cunradi item-
que corniti qui professi sumus ex nacione nostra lege vivere
romana donatores et offertores ipsius monasterii propterea
diximus . quisquis in sanctis ac venerabilibus locis de suis
aliquid contulerit rebus juxta auctoris domini vocem in oc
seculo centuplum accipietis (sic) et eternam posideatis . et
ideo nos qui supra Oton et Cunradi comes donatores et offfer-
tores ipsius monasterii et vobis domno Dalmatio Abas et Ami-
cusDei fldelis et per presentem cartam offersionis in susidium
vestrum et suntum ipsius monasterio in vos abendum confir-
mamus. Oc sunt omnibus rebus illis iuris nostrisquas habere
visi sumus in comitatu vintimiliense qui positi sunt in loco
ubi dicitur Vincedelo et Incanedelo ut eorum territoriis coerit
ei de una parte Tosato quod dicitur Montenecro . ex alia parte
fosato quod dicitur de vallebona, de tercia parte fines Dose-
pelago . de quarta vero parte de superiore capite tìnes de Se-
pulcri usque ad crucem si eis ubique sunt ac omni coerentes
infra iam dictas coerencias omnia in integrum plenum ac va-
cuum una cum exitus earum ut sunt ipsis rebus omnibus
campis costis et jerbis silvis et pascuis ripis rupinia coltis et
incoltis et usibus aquarum aquarumque ductilibus cum omni
iure adiacenciis et pertinenciis ad ipsis rebus pertinentibus .
qualiter superius legitur fines vel coerencias decernitur ad
super totum omnia in integrum in remedium animae nostrae
et parentis nostris mercedem . quibus autem supra scriptis
rebus in loco supradicto . una cum accessionibus et in-
gressorias earum . seu cum superioribus et inferioribus earum
rerum qualiter superius legitur in integrum . ab ac die in
easdem monasterio vel eorum supra abas et amicus monacus
eiusque successoribus qui odie die ordinatis sunt et de ic in
antea fuerint a Deo servitio facendum donamus et offerimus .
et per presentem cartulam offersionis in eundem monesterio
confirmamus et ad vos suprascriptos abas et amicus monacus
eiusque successoribus vestris in susidium . usum . et suntum
ipsius monesterii . prò remedium animae nostrae et parentis
mercedem quidem et spondimus adque promittimus nos qui
supra comitis una cum nostris beredibus vobis qui supra
Abas et amicus monacus vestrisque successoribus suprascri-
ptis rebus omnibus qualiter supra legitur in integrum . ab
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! CONTI DI TINTIMIOLIÀ
107
omni ornine defensare quia si defendere aut in eodem
monesterio vel abas eiusque succéssores exinde aliquid per
covis ingeniura subtraere quesierimus tunc in duplum eandem
offersionem ut supra legitur vobis restituamus sicut prò tem-
pore fuerit tunc melioratas aut valuerint . tunc sub extima-
cione in consimili loco et nec nobis liceat ullo tempore nolle
qnod ad nobis semel factum vel conscriptum est sub iusiu-
randum inviolabiliter conservare promittamus que constipu-
lacione subnixaanc enim cartam offersionis paginam Johannes
notarius tradidit et scribere rogavit in qua supra confirmans
testibusque obtulit roborandam. Actum in vintimilio feliciter.
Signum man. suprascriptis comitum qui anc cartam offer-
sionis fieri rogaverunt et eorumque relecta est.
Signum Arnaldi et Ingilrame et wiljelmo . adque Alberto
lege viventes romana rogatis testes.
Ego Job. notarius suprascriptus scriptor ujus cartae offer-
sionis post tradita compievi et dedi.
(Arch. di Stato).
VII.
è
1072. — Anno ab incarnacione Domini nostri jesu xpi. mil-
leximo septuageximo secundo quintodecimo die iulii . indictione
decima . monasterio sci. michaelli quod est constructum in
vale rodoia . in burgo de castro vintimilio . vel in eo territorio .
ego lanterius filius quondam Berulfi qui professo sum ex na-
cione mea lege vivere romana . offertor et donator in ipsius
monasterio praesens praesentibus dixi . quisquis in sanctis ac
in venerabilibu8 locis ex suis aliquid contulerit rebus iusta
octori vocem in o seculo centuplum acipiet insuper quod
melius est vita poxidebit eterna . ed ideo ego qui supra Lan-
terius dono et offero in eodem monasterio prò anima mea adque
uxoria mea mercede . hoc sunt casis et vineis et omnibus
rebus illis cum areis suarum iuris mei que mihi ovenerunt ex
parte Pipinus presbiter et abere viso sum infra comitatu viti-
miliense . in vale nerviense in locas et fundas camegna et
waldoasca . vel in eorum territori^ . coerit ei ex una parte
fluvio predicta nervia . de alia parte fosato de Lozano . de
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E. CA1S DI PIERLA3
tercia parte fosato de Vuado.de quarta parte sed ad munte
si ibique alii suut coerentes et infra iam dictas coerencias
omnia in integrum . que autem suprascriptis caseis et vineis
et omnibus rebus in easdem locas et fundas camegnaet val-
doasca una cum acesionibus et ingressoras earum seu cum
superioribus et inferioribus earum rerum qualiter superius
coerencias legitur omnia in integrum . ab ac die in eodem
monasterio Sancti Michaelli dono et offero et per presentem
anc cartulam offer3ionis ibidem abendum confirmo . faciendum
exinde in eadem monasterio Abbas et monachi qui ibidem
ordinatis fuerint et cotidie Deo deservierint ad eorum usum et
sumptu a presenti die iure proprietario nomine quitquit vo-
luerit sine omni mea vel eredum meorum.contradicione . qui-
dem et spondeo adque promitto me ego qui supra Lauterio
una cum meos eredes in eadem monasterio Sancti Michaelli
suprascriptis caseis et vineis et omnibus rebus qualiter su-
perius decernitur in integrum . ab omni ornine defensare .
quod si defendere non potuerimus aut si in eadem monasterio
exinde aliquit prò covix ingenium subtraere quexierimus .
tuncin dublum eadem offersionis ut supra legitur restituamus
in eadem monasterio sicut prò tempore fuerit melioratis aut
valuerunt sub extimacione in consimile locas . et nec mihi
licead ullo tempore nolle quod voluit, sed quod a me semel
factum vel conscriptum est inviolabiliter conservare profitto
constipulacione subnixa . Actum in castro ubi ture dicitur
felici ter.
Signum manui suprascripto lanterio qui an carta offersionis
fieri rogavi ei qui relecta est ut supra.
Signum manuum Johannis. vuilielmi . marani lege viventes
romana testes.
Signum man. item Joh. item Maranus testes.
Ego Albertus not. soriptor ujus carte offersionis post tra-
dita; compievi et dedi.
(Arcìi. distato).
Vili.
1077. — Anno ab incarnacione domini nostri jesu christi .
millesimo septuagesimo septimo quarto die mensis . augusti
indicione prima. Monasterio Sancti Michaelis quod est con-
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I CONTI DI VENTIMIGLIÀ
109
structam iuxta castrum et burgum vintimilii super .fluvium
Rodogie nos Otto et Conradus iermani comites filii quon-
dam item Conradi comitis et donella iugalis infrascripti
Ottonis comitis et filia alberti marchionis nos omnes ex na-
cione nostra lege viventes romana offertores et offeritrix do-
natores et donatrix ipsius monasterii propterea diximus . quis-
quis in sanctis ac venerabilibus locis e suis aliquid contulerit
rebus iuxta auctoris vocem in hoc seculo centuplum accipiet
et insuper quod melius est vitam possidebit eternam . et ideo
nòs qui supra germani et iugales donamus et offeriinus in
eodem mònasterio saucti michaelis prò animabus nostris et
genitorum nostrorum mercede . hoc est insula in parte mo-
lendinos et alveis cura aquaductili ibidem habendum adipsos
molendinos pertinente iuris nostri . quae posita est iuxta flu-
vium Rodogiae prope ipsum monasterium . fines vero ad istam
insulam de una parte vites merlo et guilielmo . et capellano .
* et bone . de subteriore capite roca usque ad mansionem gui-
lielmo presbiter . de tercio vero parte fluvio Rodogia . infra
iam dictos fines vel coherentias quantum nobispertinèt totum
in integrimi plenum et vacuum. sibique aliis ad omnia cohe-
rentes quae autera ista insula cum edificio de molendinis et
aquaductili ad eos pertinente iuris nostri qui supra iermanos
èt iugales supradicti . una cum accessione et ingressione sua
qualitqr supra legitur est comprehensa in infinitum . ab hac
die in eodem monasterio sancti michaelis vel ad eos abbates
vel monachos qui hodie ordinati sunt . vel deinceps in antea
ordinati esse debent ad eorum usum et sumptum quicquid
voluerint donamus et offerimus et per presentem carta offer-
sionis ibidem habendum confirmamus . faciat exinde abbas vel
monachi aut pars ipsius monasterii a presenti die iure pro-
prietario nomine quicquid voluerint sine omni nostra qui supra
germani et iugales et heredum nostrorum contradicione . qui-
dem et spondimus atque promittimus Otto et Corrado iermani
et donella iugales predicti Ottoni comitis una cum nostris
heredibus ad contra infrascripto monasterio vel ipse abbas
Vel monachos istam offersionem qualiter supra legitur et est
comprehensa in infinitum . ab omni homine defensare . quod
ri defensare non potuerimus aut si vobis ex inde aliquid per
quod vis ingenium subtrahere quesierimus . tunc in duplum
eandem istam insulam ad istud monasterium restituimus , et
nec nobis qui supra iermano3 et iugales liceat ullo tempore
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110
X. GtfS W PBEU8
nolle quod volnmus . sei quod a oobis semel factum vel coli-
se riptum est sub iusiurando in violabili ter conservare promit-
timos stipalacione subnixa. Hanc enim cartulam offersionis
mese paginam amico notano tra didi et scribere rogavi qoam
subtus confi rmans testibus obtuli roborandum. Àctum in ca-
stro vintimilio dicitar feliciter.
Signam manuam infrascriptoram iermani et iugales qui
hanc cartulam offersionis fieri roga ver un t Ottone coniuge meo
mibi consentente ut supra eique relieta est.
Signum man. Bonvisinus . et ugo . et guilelmo . et bon-
seniori . atque bonfilio.
Amie notarius fuit scriptor illius cartule offersionis ad
cujus exemplum haec scripta est ut relegant certe gandulfus
scripsit a parte.
(Arch. di Stalo).
IX.
1079. — Anno ab incarnatone Domini nostri Jesu Christi
millesimo septuagesimo nono . sexto die mensis octobris in-
dictione quarta. Ecclesia Sancii Michaelis quae est constructa
in loco et fundo vintimilio. Ego Spedaldus fìlius q. domini
comitis qui professione xpiana . qui mea lege vivere romana
promisi ut quidquid in sanctis ac venerabilibus locis de suis
aliquid contulerit rebus iuxta creatoris vocem in hoc seculo
centuplum accipiam, insuper quod melius est vitam possi-
debit ae ternana, ideo ego Spedaldus dono et conferò in eadem
ecclesia monasterio Sancti Michaelis et prò anima mea et
filiis meis qui deffuncti sunt mercedem , hoc est omnia, mea
per qua divisionis de omnibus rebus iuris mei proprietariis
quam habere visus sum in comitatu Ventimiliense in loco et
fundo Sobolcaro, vel eius territorio, hoc est ipsa mea, quae
ordine divisionis de ipsis rebus iuris meis proprietarijs, qui—
bus sunt positis in predicto loco et fundo Subolcaro, vel in
eius territorio loco qui dicitur Cunio, colieret eis de duas
partes fossatis et de tertia parte cacumen montis salvia alijs
sunt coherens, quae autem istis rebus iuris meis proprieta-
riis jacet in pred. loco Cunio supradictis una cum ascensio-
ne
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I CONTI DI VENTIMIGUA
111
Dibus et ingressis suis, et infra istas coherentias omnia mea
per quae divisionis mihi obvenit ex parte quidem genitoris
et genitricis et per acquisitimi, aut per qualecumque inge-
nium, omnia sicut supra dictum est ab hac die in eadem Ec-
clesia Sancti Michaelis dono et conferro, et prò presente carta
offersionis ibidem habendum confirmo, faciendum exinde parte
ipsius Ecclesiae a presenti die iuris proprietario nomine quid-
quid volueritis sine omni mea vel baeredum meorum contra-
dictione, quiquidem expondeo atque promitto me ego Spedaldus
una cum mea uxore debeo componere ista iuris mei quale
supra, quae ibi habere videor prò ipsius ecclesiae omnia sicut
supra dictum est ab omni homine deffendere, qui si deffendere
non potueritis, aut si vobis ex inde aliquid per quodvis in*
genium subtrahere quaesierit, tunc in duplum eadem offersio
a parte ipsius Ecclesiae restituemus sicut prò tempore melio-
ratae auvalueritis sub estimatione, quae in consimilibus locis;
hanc enim carta offersionis meae paginam me Egesse nota-
rius traddidit et scribere rogavit, in qua supra confirmavit
testibus et obtulit roborandum . Actum in castro Sancti Ro-
muli.
Signum manus Jstofredusqui et Spedaldus qui hanc cartam
offersionis fieri rogavit ut supra.
Signum man. Comparadus et Bonfilius et Marinus omnes
rogati sunt testes.
Signum m. Martinus et Johannes Romana rogati sunt testes,
eaque rogata est.
Ego quoque me Egesse Not. scriptor cartam offersionis
post tradditam complevit et dedit.
(Arcli. di Stato)
copia.
X.
Quoniam creavit Deus cuncta visibilia et invisibilia illius
ante oculos omnia munda et aperta sunt ad cuius metum
omnia subsistunt eo imperante et ordinante non nulli in domo
Dei et coenobio Sancti Michaelis Arcangeli quod est situm prope
castro Vintimilii de iure vel rebus suis ordinate cunctis prò
redemptione animarum suarum vel parentum suorum secun-
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m
E. CÀIS DI P1BRLAS
dum quod dominus ait, qui hoc fecerit centuplum accipiet et
insuper possidebit vitam aeternam, ex quorum numero prae-
sens adfuit dominus Fondaldus donator et offertor extitit cum
flliis suis omnia quae in Conio quod est situm iuxta villam
quae nominatur Sepulcrum quantum Rie habet vel possidere
videtur omnia in iutegrum ; deinde Romualdus cum fratribus
suis ; Maurus cum uxore sua prò se suis filiabus et Qulielmo
Razo et Gulielmus cum fratribus fecerunt cartam offersionis
in manibus domini Dalmatii Abbatis in suprannominato Cae-
nobio prò mercede animarum suarum. Et post hos Fredus
nepos Fredonis cum patruo presbitero vel aliis fratribus ve!
sororibus suis ; item Martinus et Joannes Barella et Morotus
et Joannes Vuttorax a Yallaure Cabra , Martinus de Callo-
bonus fillus Tobaldi, Gandolfus de Gorisa de Keufrant , Ri-
baldus et Marinus Villanus cum uxore sua donationem fe-
cerunt de omnibus quae habent in Cuneo in monasterio Sancti
Micfaaelis Arcangeli in manu domini Dalmatii Abbatis. Wil-
lielmus et Ricot et Raynaldus dederunt id quod habebant in
Cuneo.
( Arch . di Stato. — cop.).
XI.
Breve recordationis quod iohannis Cavarie dedit dono et
sancti michaelis . et pontio giraldo et ceteris monachis ibidem
manentibus . tam presentibus et futuris . hoc est quartonum
integrum molendini in quo habitat et medietatem quartoui
alii molendini . qui situm est iuxta eiusdem molenjlinum in quo
habitat . In quibus molendinis debet nutricare unum porcum
per unumquemque annum totum integrum sancti michae-
lis . Dedit etiamquod in flumine redoiae a sancta maria de
varaie usque in mare nullum molendinum nec ullum editi cium
faciat nisi per sanctum michaelem et monachis presentibus
et futuris ibidem manentibus dedit etiam quaecumque abet et
abiturus est post mortem suam . Willelmus de libro test. Petrus
manzo test. Gandulfu3 guisqua test, peregrinus test, petrus
bolla testes . Joh. molendarius test, martinus pigas testes.
Breve recordationis de donatione quam fecit amaricus prior
sancti michaelis . Albelto ruvericio videlioet de una terra quae
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I CONTI DI VCNTIMIOLIA
113
insala de Gami dicitur et est insula in valle torrentis bevere .
qoam donationem tali tenore cum consilio fratrum suorum
tirmavit * ut in vita sua posideret et haberet post mortem
vero ruverici ad ecclesiam sancti michaelis . terra ipsa deberet
reverti . Testes Banus . Aiegri us de presbitero .
Inguil bort . Guiran . Isona . Petrus serairinus .
(Arch. di Stato).
XII.
1092. — Anno ab incarnacionis domini nostri ihu xpi mille-
simo nonagesimo secundo quinto decimo kal. de genoani . indie,
prima monasterio sancti michaeli constructo in loco Vintimilio
de subregimine monasterio lirinensium . ego andreas filius q.
martini qui professo sum ex nacione mea leg. vivere romana . of-
fertor et donator ipsius monasterii praesens praesentibus dixi .
quisquis in sanctis ac venerabilibus locis ex suis aliquid con-
tullerit rebus iusta auctoris vocem in hoc secolo centuplum
accipiet insuper quod melius est vitam possidebit eternam .
ideoque ego qui supra Andrea dono et offero a presenti die
in eodem monasterio prò anima mea mercede . eo ordine ut
subtus legitur . id sunt omnibus rebus mobilibus et immobi-
libus iuris mei terra quod nunc habeo aut in antea adquirere
vel laborare potuero . ubicumque inventum fuerit per sortem
aut per porcionem vel per adquixicionem aut per subeessio-
nem . seu per colibet modo vel ingenio omnia et ex omnibus
plenum et vacuum quicquit mihi pertinet vel pertinere vi-
detur . per hanc carta offersionis in eodem monasterio persi-
stat po testa tem quem admodum mihi antea pertinuit vel per-
tinere videtur in integrum . quem autem suprascriptis omnibu B
rebus mobilibus et immobilibus iuris mei tam quod nunc
habeo aut in antea adquirere vel laborare potuero . supra
dictum una cum accessionibus et ingressoras eorum seu cum
superioribus et inferioribus earum rerum qualiter superius
legitur in integrum . ab hac die in eodem monasterio dono .
cedo . conferò et per presente hanc carta offersionis ibidem
habendum confirmo . et faciant prior et monachi . qui nunc
et prò tempore in eodem monasterio constituti vel ordinati
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tfisc, S 11, T. VII!. $
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E. CAI 8 DI P1ERLAS
fuerint quicquit voluerint eo tamen ordine si comutare vo-
laerint . habeant licentiam et potestatem commutare . tamen
secundum rectitudinem . prò anime raeae mercede sine omni
mea et heredum meorum contradicione . Equidem espondeo
atque promitto me ego qui supra Andrea una cum meos he-
redes parti ipsius monasterii aut cui pars ipsius monasterii
dederit ista offersionis qualiter superius legitur in integrum
ab omni omines defensare quod si defendere non potuerimus
aut pars ipsius monasterii exinde aliquis per covis ingenium
subtrahere quexierimus tunc in duplum eadera offersio parti
ipsius monasterio aut sui parti ipsius monasterio dederit resti-
tuamus sicut prò tempore fuerit meliorata aut valuerit sub
estimacione . hanc enim carta offersionis paginam danielius
notarius tradidi et scribere rogavi in qua eciam subter con-
firmavi testibusque adtuli roborandam . Actum in eodem mo-
nasterio feliciter.
Signum manus suprascripti Andrea qui hanc cartulam of-
fersionis fieri rogavit eique relecta est ut supra .
Signum man. riculfo et riperto seu tornado lege viventes
romana testes .
Signum man. Gandulfo et Piligrino testium .
Ego qui supra danielius notarius scriptor uius carte offer-
sionis post tradita compievi et dedi .
(Arch. di Stato).
xin.
1096. — Anno ab incarnacione domini nostri Jes. xpi mil-
lesimo nonageximo sexto . decimo die mensis madii indicione
tercia decima . monasterio sancti michaelis constructum foris
et prope burgo vintimilii ego leda filia q. genoardi quae pro-
fessa sum ex nacione mea lege vivere romana offertrix et
donatrix predictis monasterii presens presentibus dixi . quis-
quis in sacris ac venerabilibus locis ex suis aliquid contule-
rit rebus iuxta auctoris vocem in hoc seculo centuplum ac-
cipiat insuper et quod melius est vitam possidebit eternam .
ideoque ego qui supra leda dono et offero a presenti die in
eodem monasterio prò anime meae mercede . id est pecciam
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1 CONTI DI VENTIMIGLIA
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de vinea cuna terra gerba simul tenente mea secundum usum
et consuetudinem uius terrae que habere visa sum in valle
bevera et in loco ubi dicitur bevera . coeret ei tamen ad pre-
dicta pecia de vinea cum area ubi extat quaroque ad terra
gerba simultenente ad super totum de duabus partibus via
publica . de tercia parte vinea et terra de eredes altruda infra
iam dictas fines et coerencias omnia in integrum plenum et
vacuum . quia ante ista pecia de vinea cum terra gerba simul
tenente supradicta una cum accessione et ingressu seu cum
superioribus et inferioribus suis qualiter superius legitur in
integrum . ab ac die in eodera monasterio sancti Michaelis
donoetoffero et per presentem raee cartam offersionis ibidem
abendum confirmo . ita ut faciant exinde monachi et clerici
qui ibidem cotidie deo deservierint ad eorura usum et sum-
ptum quicquid voluerit sine omni mea et eredum meorum
contradicione prò anime mee mercede . et nec mihi liceat ullo
tempore nolle quod volili et quod a me semel factum vel quod
scriptum est inviolabiliter conservare promitto cum stipula-
cione subnixa. anc enira cartulam offersionis pagine ioannis
notarii sacri palacii qui vocatur ardoinus tradidi et scribere
rogavi in qua subter confirmavi testibusque optuli roboran-
dam . actum in burgo vintimiliensi feliciter .
Signum manus Leda qui anc cartam offersionis fieri rogavit
ut supra eique relecta est .
Signa man. Guillélmi et Gandolfi et Gairaldi test.
Signa man. martini et ugonis omnium lege vivencium ro-
mana test.
Ego qui supra ioannis not. sacri palacii qui vocatur ardoi-
nus scriptor uius cartulae offersionis post traditam compievi
et dedi.
(Arch. di Stato).
XIV.
1140. — Cartulam donationis et finis et transactionis et re-
futationis facio ego Obertus Vigint. comes . nominative de
hoc quod habebam in vigintìmilio et in comitatu die illa qua
civitas com. januae fuit reddita . ab hac die coro. jan. dono .
refuto et transaggo et per presentem hanc cartulam dona-
tionis et refutationis habendam com. jara. confirmo faciendum
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E. CAI8 m PIERLAB
a presenti die quidquid voluerit sine omni mea qui supra
Obertus et heredes meorum contradicione et promitto me ego
qui supra Obertus comes una cum meis heredibus com. jau.
istam donationem et transactionem ab omni homine defendere
quod si defendere non potuerimus in duplum promittimus
emendare . Actum in capitulo sexto mensis Augusti indictione
nona . Anno mcxl ,
(Liber iurium. — Reip. Jan .
XV.
1145. — Eugenius episcopus servus servorum Dei . dilectis
filiis Hugoni Liryneusi abbati eiusque fratribus salutem et
apostolicam benedictionem. Quoniam per nos omnia ecclesia-
stica negotia exercere non possumus . fratribus nostris de quo-
rum discretione . confidimus . quedam prò loco et tempore ter-
minanda comraittimus. Qnaliter itaque controversia que inter
Vigintimiliensem ecclesiam et Lirinense monasterium diutius
agitata est . per fratres nostros videlicet Guidonem presby-
terum cardinalem Sancti Laurentii et Damasi . Guidonem
Sanctorum Cosme et Damiani . et Johannem Sanctae Mariae
Novae diacono» cardinale» . ex mandato nostro terminata sit
litterarum memorie duximus commendandum. Conquerebaris
siquidem . fili abbas et fratres tui . quod canonici Vigintimi-
liensis ecclesie in ecclesia Sancti Michaelis extra muros civi-
tatis . contra voluntatem tuam et fratrum tuorum . defunctis
fidelibus in missis et aliis obsequiis divinis vobis exclusis
exequias exhiberent . et in eiusdem ecclesie cimiterio eosdem
sepelirent . et quod in eodem cimiterio quandam ecclesiam
iniuriam vestre ecclesie reedificassent . et quod de propriis
laboribus vestris quasdam deci mas a vobis exigerent . et quod
in festivitate Sancti Michaelis eo quod ad eandem ecclesiam
processionem faciebantet sollempniter ibi divina celebrabant.
refectionem quererent quam aliquando per violentiam extor-
sissent. E contra episcopus cum canonicis hec omnia sibi
competere de iure et consuetudine multis rationibus asse-
rebant . dicebant enim . cimiterium Sancti Michaelis commune
esse et ad ecclesiam maiorem pertinere ideo quod infra civi-
tatem propter loci angustia» esse non potuisset . et ecclesiam
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CONTI DI VENTIMIQLIÀ
ni
suam hanc consuetudinem in ecclesia Sancti Michaelis et eius
cymiterio semper habuisse decimas usque ad hanc contro-
versiam sine contradictione recepisse et in festivitate Sancti
Michaelis et se aliquando . et maiores suos sepe numero in
offici is et beneficio honorifice receptos esse. Predicti itaque
fratres . auditis hinc inde questionibus et responsionibus et
diligenter inquisitis . communi utriusque partis assensu . ex
mandato nostro ut diximus . per concordiam statuerunt quod
de cetero Vigintimiliensis episcopus et canonici in ecclesia
sancti michaelis et eius cimiterio fidelibus defuuctis exequias
simul cum monachis secundum antiquam consuetudinem exhi-
behant . ecclesia que in ipso cimiterio noviter erecta est de-
struatur . et quod a canonicis ibi additum fuerat ab eisdem
asportetur . lapidea vero antiqui parietis inter utrosque divi-
dantur. Pro refectione quoque eiusdem sollempnitatis et prò
decimis propriorum laborum in molendinis predicti monasterii
qui iuxta eandem civitatem sunt . perpetuo gratis moliatur
omne granum quod ad opus canonicorum et sibi assidue ser-
ventium necessarium est . excepto consueto beneficio molen-
dinarii. Quia igitur nostri offici i est fratrum nostrorum bene
gesta firmare atque paci ecclesiarum et ecclesiasticarum per-
sonarum paterna soilicitudiue providere . eandem concordiam
Sedis Apostolice firmamus et ratam manere censemus. Si quis
autem contra huius nostrae confirmationis paginam temere
venire temptaverit . indignationem Omnipotentis Dei et Bea-
torum Petri et Pauli Apostolorum eius incurrat.
Data Sutrii, tertio idus Maii.
(Arch. di Stato).
XVI.
1152. — Anno ab incarnacione domini nostri iesu xpi mille-
simo centesimo quinquagesimo secundo . mense decembris .
x die indictione bonorum hominum presencia quorum
nomina subtus leguntur . visa lite et discordia de peticione
quam aldebertus prior monasterii sancti michaelis de vintimil-
lio faciebat adversus comune de vintimilio de insula de gorretis .
sopra vintimilium que est diete ecclesie sancti michaelis et de
coherenciis eius consules vintirailii . robertus trigintamogia .
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E. CAI 3 DI PIERtAS
et anselmus balbus . et ugo nera . et fulcus saxo qui posses-
siones habebant iuxta dictam insulam de voluntate comunis
vintimilii suo sacramento diffinierunt dictam insulam . et
dixerunt quod dieta insula sicut incipit versus septentrionem
ad vites merlo subtus cagalono et guillelmo et capellano . et
venit decendendo ad ripam sancti Stephani et de dieta ripa
iuxta possessiones dictorum consulum sicut vadit via que est
inter dictas possessiones et bedale molendinorum diete eccle-
siae sancti michaelis et vadit ad rupem dicti fulconi saxi que
est super portam paramuri et clauditur ad portam lacus . et
ex alio latere versus sicut claudit aqua redoie versus
roolinum et iungitur subtus dictam portam lacus esse mo-
nasterìi sancti michaelis cum omnibus que in ea sunt sive
culta . sive inculta preter possessiones Beatae Mariae que sunt
subtus sauctum stephanum . et hoc ideo dicti consules ita iu-
dicaverunt . diffinierunt et sententiaverunt quia sciebant per
privilegium comitum dorainorum de vintimilio et per posses-
sionem quod monasterii sancti Michaelis erat . quam senten-
tiam et diffinitionem dictus aldabertus et comune vintimilii
laudaverunt ut dictum est in ipsos consules . Acta in civitate
vintimilii feliciter ante ecclesiam in parlamento . propterea
huius rei testes sunt W. Saxo . W. Bonabella . W. Barba-
soura . Bonus Segnoretus et rebufael . Ugo Curio . ramundus
prior . Otto barista . Fulco Rozi et conradus aroza.
Ego petrus index mandato dictorum consulum interfui et
scripsi .
( Arcìi . di Staio).
XVII.
1156. — Anno ab incarnacione domini nostri jesu xpi .
m . c lvi die mi mensis martii , indie, xun [V indizione si vede
alterata ) . Bonorum hominum presencia quorum nomina sub-
tus leguntur . visa litte et bene contestata de insula de gt>r-
retis quae est sancti michaelis in qua obertus montapone a
propetate sobrinorum et parentum ciliane usque flumen ro-
doie . et iohannes nata . et iohannes valentie . et ardoinius
boccafessa . et ramundus viro . et ramundus arnaudus - et pa-
ganus . et willielmus sax. et conradus aroza . et anfossus
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1 CONTI DI ▼SNTIMIOL1A
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condemal . se h&bere aliquid ius dicebantur . consules . scili-
cet Obertus terginta modia . Otto balbus . Wilielmus bursa .
Ugo curlus . et Ramundus prior de vintimilio dixerunt et
indicaverunt quod omne quod est in insula de gorretis . sicut
est a porta lacus usque ad cagalono . et a bedali molendinio-
rum ex parte podii de Api usque ad flumen rodoie versus
roolinum preter possessiones beatae mariae et sancti ste-
phani est et esse debet monasterli et ecclesiae sancti mi-
chaelis de vintimilio . et ad dimittendum quod petebatur
mooasterio sancti michaelis ipsos obertus montapone et omnes
alios superius nominatos condempnaverunt . et omnia quod
predicti petebant et quae sunt infra dictam insulam termi-
natam ut supra cum acqueductibus monasterio sancti mi-
chaelis iudicaverunt . Àcta in civitate Vintimilii feliciter
in curia dictorum consulum . huius rei testes sunt . Arnaldus
de porta . Alcionus . W. trigintamodia . Ranaldus amedeus .
W. Lecar . elionus bonabella . Ramundus prior . et bertramus
curio .
Sgo petrus iudex . mandato dictorum consulum interfui et
scripsi .
(Arch. di Stato).
xvm.
1157. — Ego Guido Guerra Comes Vintimilliensis dono co-
muni Januae Roccambrunam . golbi . poipini . pennam . ca-
steglonum . brochu . gespeel . lameor . brelh . lapennetam .
saurcium . labrigam et tendam cum pertinenciis suis et pro-
mitto per me meosque heredes supra dictam dpnationem
omni tempore firmam habere nec impedire comuni vel ei
aut eia qui prò comuni ea tenuerint vel habuerint posses-
sionem . inde me tradidisse confiteor Oberto Spinule prò
comuni hoc tamen salvo quod post meum decessum fer-
rarla habeat in usufructu Penne donationem quam ei feci .
Actum in capitulo Sancti Laurentis MCLVII tercio kal. sept.
indictione quarta . consilii convocato et inde testibus appel-
lata etc.
• (Liber iur reip . jan .) .
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E. CAIS DI PIE&LAS
XIX.
1157. — Ab hac die in antea ego Guido Guerra Comes Vin-
timilliensis ero fìdelis comuni januae sicut legai is vassallus
suo domino . nec ero in consilio vel in facto quod comune
januae perdat aliquam terram quam nunc habet vel de cetero
habuerit et si acciderit quod inde aliquid perdat . bona fide
cum meo posse adiuvabo comune recuperare id in laude con-
sulum comunis januae qui tunc fuerint et salvabo universos
homines districtus januae et res eorum in toto posse meo et
homines omnes raeos faciam iurare fidelitatem comuni januae
in laude consulum comunitatis et tenebor sacramento buius
nove compagne et aliarum compagnarum januae sicut in brevi
ipsarum continebitur . Actum est hoc in pieno parlamento
ubi nominatus comes predicta die hoc sacramentum iur&vit
de nominata donatione a predictis consulibus feudi nomine
investitur per se et per suos heredes insigne rubra ei propte-
rea tradita . ab ipsis consulibus . postmodum prefatus comes
presentia consulum comunis . rogeronis et boiamondi de odone
consulum placitorum . ansaldi quoque de Nigrone . iuraverunt
fidelitatem comuni in perpetuo omnes inferius scripta . et quod
non erunt in facto vel consilio quod comune januae perdat
aliquod castrum vel aliquam terram . et si cognoverint quod
comunis januae debeat perdere aliquod castrum vel terram .
quam cito poterint manifestabunt id consulum com. jan. vel
castellano vigint. et quod salvabunt omnes homines districtus
jan. et res eorum in toto suo posse . quodque non facient sa-
cramentum nec pactum quod sit contra comune januense.
De poipino iuraverunt etc.
De penna iuraverunt etc.
De cespeel iur. etc.
De Roccabruna iur. etc.
(Liber iur. Reip. Jan.).
XX.
1174. — Anno dominice incarnacionis mclxxiiu indie, in,
sexto kal. septembris . Visa lite et querimonia quae verteban-
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I CONTI DI VBNTIMIOLIA
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tur Inter meri ani sancti romuli . et priorem sancti michaelis
vintimilii Joffredum de scrocs de dricto unius pecie de terra
laboratori quam tenere visus est predictus merlo in valle-
bona . cui coheret ex una parte versus mare terra sancti
ampelij . ex -alia terra de passerinis . ex alio latere terra he-
redum Ouillelmi ogerii . de qua terra quae est in ter hos fines
et coherentias predictus merlo temere denegabat drictum iam
dictae ecclesiae sancti mich. Unde consules . Oto curio . Gu-
lielmus aperon . Obertus alfarda . Gandulfus caisol . Guillel-
mus torteli •. visis alligacionibus et examinatis ante eos . et
per bonos testes et idoneos qui bene sciebant huius rei ve-
ritatem quos predictus prior cum fratribus suis ostendit ante
eos et per plures raciones cognoverunt esse de iure . et lau-
daverunt predictum drictum ecclesiae sancti micaeliset mi-
nistri eius in perpetuum . et iam dictum merlum ab ipso
dricto penitus condempnaverunt . ita ut nec ipse nec heredes
eius nec ullus alius masculus nec femina de dricto predictae
terrae ammodo contra ecclesiam sancti michaelis nec contra
ministros eius tam monachos quam laicos fratres ullam pos-
sint facere requisitionem . nec contrarietatem . Testes Vgue-
zum . Oto . constantius Obertus nata . Kobaldus assalii .
Rustigo . Guillelmo sismundi . Gotifredus de penna . Fulco
ingilberga . Olricus eius filius .
Ego Celonius notarius et scriptor rogatus a consulibus
scribere scripsi .
(Arch. di Stato).
XXL
1177. — Anno dominice incarnacionis millesimo centesimo
septuagesimo septimo indictione decima . sexta kal. marcii .
Oommutatio bone fidei noscitur esse et contractum ut vice
emptionis obtineat firmitatera . eoderoque nexu obliget con-
trahentes . Placuit itaque et bonam voluntatem inter domi-
num Otónem commitem vintimilii . nec non et dominum lauge-
rium abbatem sancti honorati et dederunt unus alteri de suis
rebus vicissim causa commutationis ideo in primis dominus
abb&s voluntate et auctoritate tocius sancte congregationis
sui cenobij lirinensi et monacorum secum degencium . vide-
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B. CMS DI PIKBLAS
licet Joffredi de scrocs priorie de monasterio sancti micaelis
vintimilii et auctoritate Gulielmi bertrami prioria saurgii .
Beraldi prioria carnolensii . Raimundi rai sacristi lirini .
Salomon is . Ugonis gilii . augerii et oeterorum monachorum
et laicorum fratrum . dedit et investivit domino Otoni Com-
mi ti totum quod habebat de comptile in tota marca albingane
ecclesia sancti micaelis vintimilii . ab aqua Armene usque ad
Pream . et a coliibus iugum usque in mare . {ter helemosi-
nam commitum predecessorum . equidem et ad invicem re-
cepit ipse dominus laugerius lirinensis Abbas -causa commu-
tacionis ab eodem domino Otone comraite ad partem ipsins
monasterii similiter braidam totem de Clusa ad Garravanum
cum toto hoc quod poterit abbas et prior invenire per cir-
cuitimi quod fuisset unquam de ipsa braida . et quod per-
tineat ei . et medietatem de prato vintimilii ultra pontem
scilicet totani porcionem predicti domini Otonis commitis .
Has denique res supra nominatas et commutatas una cum
accessionibus et ingressoribus earum . qualiter superius legitur
in integrum sibi unus alteri parti per hanc paginam com-
mu tacionis tradiderunt . facientes ex inde Abbas et successores
eius cornea et heredes eius . aut cui daret quicquid voluerint.
absque omnium contradictionem hominum . et nec eia liceat
ullo tempore nolle quod voluerunt aed quod ab eis semel
factum vel quod scriptum est in violabili ter conservare pro-
miserunt . Actum est hoc in Vintimilio . in domo et claustro
sancti michaelis feliciter.
Signun manuum commutancium videlicet domini laugerii
Abbatis supra nominati cum supradictis prioribus et monachis
suis et domini Otonis commitis qui hanc cartam commuta-
cionis fieri rogaverunt . ut supra .
Signa man . testium Otonis curii . filii eius ugonis . prioris
uteri . filiorum eius Raimundi et Fulconis . Guilielmi saonensis.
Viviani de Oberto nobiles omnes lege romana viventes .
Ego Celonius Not . scriptor huius cartule commutacionis
post traditam compievi et dedi .
(Arch. di Stalo).
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1 CONTI DI" VBNTIMtGMA.
1?3
XXII.
1177 . In christi nomine Amen . Noverint tam presentes
quatn fotari in perpetuam quia causa quae iuter caoonicos
Sanctae Mariae Vintimilii et monachos Li rini super exequias
monacorum sive devotorum infra parrochiam moriencium et
non infra claustrum . vertebatur diu ventilata ex consensu
utriusque partis . in presencia domini stephani vintimilii epi-
scopi et eiusdem oivitatis consulum noscitur . et hoc fine per
transactionem terminatae . Causa siquidem talis erat . predicti
quidem canonici conquerebantur quod predicti monachi qui
in ecclesia beati micbaelis et iuxta muros oivitatis vintimilii
sita morautes possessionem parrochiae suae sub ocasione
monachorum in eodem parrochia moriencium turbarent et
contra ius cum incenso et aqua benedicta et sacris vestibus
revestiti ad exequias exercendas intrarent . G contra prefati
monachi ex consuetudine et de iure sibi licere asserebant . eo
quia consueverant . et quia ex quo parrochiani vintimiliensis
ecclesiae monachi sive monache devoti sive devote efficie-
bantur . a iure parrochialis ecclesiae liberabantur . et iuri
monasteri predicti sive predicte subiciebantur . et sic horum
mortuorum exequias eis competere dicebant . Predictus vero
episcopus Stephanus et consules scilicet Arnaldus de la porta .
Altiouus . Guillelmus trentamoia . Rainaldus Amedeus . Guil-
lelmus lecar . ex consensu utriusque partis stare eorum ar-
bitrio permittentis . prò bono pacis laudaverunt ne monachi
prefati infra parrochiam ecclesiae vintimilii ammodo cum in-
censo et aqua benedicta . et sacris vestibus revestiti sub oca-
sione monachorum mortuorum intrent . sed ad monachum
suum secundura regulam beati benedicti et statuta sanctorum
patrum in presencia episcopi vel eius vicarii factum ut ad
altum parrochianum laicum soliti sunt venire cum canonicis
vel clericis veniant . canonici de domo et parrochia sua exer-
cendo exequias predictum monachum extrahant . et ad ecole-
siam cum monachis eum deferant . et ibi more solito vigiliam
cum monachis celebrent . Et si invitatus fuerit prepositus
vel canonicus vel eorum capellanus ad missam celebrandam
eantent ad altare beati ioliannis . prior vel monachus ad al-
tare beatae mariae magdalenae in confessione . ita quod neuter
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E. CHS DI PIXRLA8
cantet in altare beati miehaelis vel beati petri . finita missa
prior cum monaehis suis ad sepeliendum monachum suum
exequias expleat . si vero prepositus vel canonicus vel eorum
capellanus invitatus non fuerit prior vel monachus ubi vult
cantet . et monachico more monachum suum vel monacham
devotum vel devotam sepeliat. Vivum autem monachum et
secundum regulara beati benedioti et secundum canonem et
statuta sanctorum patruum in presentia episcopi vel eius vi-
carii factum monachi liberam habeant potestatem extrahendi
et portàndi ad monasterium suum sine canon icis . Ut autem
huiuscemodi transactionis pactum firmum in perpetuum ma-
neat . huiusmodi paginam predictus venerabili S . et preno-
minati illustres viri consules suis sigillis comuniri iusserunt .
Penam siquidem centum librarum in transgressorem . idest
qui scienter prndenterque huius licite trausactionis fìdem ru-
perit statuentes . Quae siquidem paena illi parti quae placito
non resultaverit omnino prestabit rato nihilominus pacto pre-
scripte transactionis.
Ego Celonius Not . precepto domini episcopi et illustrorum
virorum consulum hanc paginam huius pactionis scripsi. Anno
dominice incarnacionis MCLXXVIl Indie . X in mense Junio .
(Arci u di Stato).
xxni.
1305 . 1177 . In nomine domini Amen. Frater Sieardus prior
Ecclesiae sancti miehaelis constitutus in presencia Domini
Guillelmo de Baraditis iudicis Comunis Vintimilii sedentis prò
tribunali etc. coram testibus infrascriptis presentavit et exi-
buit instrumentum infrascriptum dicto domino Judici et petit
et requisivit ab eo quod sibi placeret prò me Guillelmo de
Stagnano Not . infrascriptum facere exemplar in publicam for-
masi redegi ut solemniter publicatum sit in perpetuum va-
liturum non obstante si iam fortunato casu dominium nostrum
devastaretur vel aliquo modo perderetur . hoc ideo requisivit
publicari et in formam publicam reddegi quoniam lungissimus
tempus est quod fuit factum dictum instrumentum et dubi-
tatur si amitteretur quod postea non posset reperiri Cartula-
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1 CONTI DI 7BNTIHIQLIA
125
rius sive protocólus Notarij qui ipsum scripsit et propter ve -
tustatem instrumenti sive ipsius instrumenti obscure facte
sunt et cotidie fiunt et videantur corrumpi detrui et deieri .
Ita quod infra praesentem tempus comodo et de facili non
possent legi Ego Guillelmo de Sarzana Not . Sacri
Imperii et scriba Comunis Yintimilii dictum instrumentum
scriptum manu Celonij Not . Anno dom . ab . incarn . mille-
simo centesimo septuagesimo septimo munitus duobus sigillis
cere albe ac corrigis nigris pendentibus unus quorum erat
domini Episcopi Vintimilii in quo erat sculpta quaedam imago
episcopalis tenens pastoralem in manu sinistra et litere dicti
sigilli sunt S. Stephani Epi . Vint . aliud vero sigillum erat
consulum vintimilii in quo est sculptus quodam Leo et lit-
terae dicti sigilli sunt S . Consulum Vint mcccv . x sept.
Seguono le firme di 7 notai.
1177. — In Xpi nomine Amen. Noverint tam presentes quam
futuri quia cause quae vertebantur inter Dominum Augerium
Monasterii Sancti Honorati de Lirino et Obertum Entraversat
et Odonem Balbum Sindicos et actore3 civitatis Vintimilii co-
ram Domino Stephano Episcopo et Arnaudo de Porta . Alcione .
Guillelmo Trentamoia . Rainaldo Amedeo . et Guillelmo Lecar
Consulibus Vintimilii . ab ipsis partibus advocatis et receptis
communibus iudicibus terminate fuerunt ut inferius contine-
tur . Causae siquidem tales erant de territorio et iuridicione
Vintimilii et debebant sicut ceteri homines de Vintimilio con-
tribuere in obsequiis et avariis dictae universitatis . quod do-
minus Abbas negabat et dicebat quod dictum castrum et eius
homines et territorium erant proprii iuris et dominii Mona-
sterii Lirinensis . et nullus habebat iuridicionem aliquam in
dicto castro et eius territorio aut hominibus nisi monasterium
Lerinense . et territorium dicti castri erat divisum et termi-
natum a territorio Vintimilii . sicut dicto monasterio donatum
et terminatum fueratperdominumGuidonemquondamcomitem
et dominum Vintimilii et dicti Castri de Sepulcro quod per
privilegium bullatum bulla dicti comitis comprobabat . item
dicebat et petebat dictus Abbas ab ipsis sindicis quod omnes
possessiones cultae et incultae quae sunt in terra seu braida
quae massatorta dicitur et omnes possessiones et terrae cultae
et incultae . domus . molendina et orta quae sunt a porta lacus
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A
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E. CAI3 DI PIERLAS
m
vintimilii usque ad podium et usque Apium«et Cagalono et
flumen Rodoie et clauditur ad dictam portam Laccus et omnes
aqueductus fluminis Rodoie a dieta porta Laccus usque ad
Beveram 3unt propriae iurisdictionis et dominii Monasterii Li-
rinensis et predicta per dictos domiuos Episcopi! m et consules
sibi nomine Lirinensis monasterii adiudicari petebat . quod
dicti sindici quantum ad iurisdictionem penitus et in presenti
quantum ad totam proprietatem negabant . dicti vero Dorainus
Episcopus et Consules auditis petitionibus et responsionibus
utriusque partis et receptis testimoniis Ugonis Curii . Otonis
Bonabella - Fulconis Belaverij . R . Bolferii . Wilielmi Saisi .
Colradi Castella . Petri Rostagni . R . Prioria . R . Saonesii .
Petri Paerii . Oberti Cape . et Petri Envio . quorum testimoniis
utraque pars contenta erat et eis stare promiserant . dictas
questiones sentenciaverunt et sentenciando dixeruut . quod
castrum de Sepulcro et eius territori ura sicut incipit iu capite
montis Nigri ad locum qui dici tur Elesebella et descendit per
vallonum dicti montis ad passum del Gargo et inde ad roc-
cam scuram . et de dieta rocca decendit ad passum de lalona
et progrediens in sursum per vallonum de Batalho usque ad
territorium Castri de Junco est proprie iurisdictionis et do-
minio Monasterii Lirinensis et homines dicti castri non te-
nentur ex aliqua iurisdictione prestatione seu avaria parere
neo respondere Comuni Vintimilii nisi delinquissent in ter-
ritorio vintimilii . De terris et possessionibus Massetorte di-
xerunt et sententiaverunt quod sunt et sint monasterii Liri-
nensis . sed homines Vintimilii in locis non cultis agregatis
de vitibus . vel ficubus . vel biado possint pascere cum suo
averi. De terris vero quod dictus Abbas petebat a Vintimilio
usque ad Podium et Apium et Cagallono et Flumen Rodoie
dixerunt et sententiaverunt quod molendina prata . orti et
terrae cultae et incultae quae sunt a Porta Laccus et itur
insursum subtus rupem Paramuri et per viam quae est super
bedale molendinorum Ecclesiae Sancti Michaelis et subtus
Sanctum Stefanum et ex alia parte versus Rolinium sicut sunt
arbores pepli positae in ripis pratorum iuxta dictum flumen
et descenditur ad equalitatem dictae portae . cum domibus .
terris et ortis oli veti sancti Mich . sunt et sint monasterii Li-
rinensis exceptis possessionibus Beatae Mariae et Sancti Ste-
phani quae sunt ante sanctum Stephanum . Aliae autem pos-
aessiones petitae a dieta via et supra versus montes per
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1 CONTI DI VBNT1MIGLIA
127
dictum Abbatem . sint illorum qui eas possident . quae ha-
buerunt ab ipso monasterio in carabi um prò Massatorta . nisi
dictus Abbas aliud probaverit de ipsis . De aqueductu aquae
Rodoiae sentenciaverunt quod dictuin monasterium possit li-
bere de Flamine Rodoiae a dieta Porta Laccus usque Beveram
prò suis raolendinis et ortis aquara accipere quantumeumque
et ubicumque voluerit et adducere eas per terras medio po-
sitas ad sua raolendinia et ortos et ex hoc de aqueductu Ro-
doie sit dictum monasterium contentum . Omnes alias que-
stiones quas ipsae partes habebant ad in vicem remissionem
inter partes fecerunt . Actum est hoc in civitate Vintimilii in
publico parlamento convocato ante fores Ecclesiae Beatae Ma-
riae. Testes adfuerunt Berardus prepositus et Ugo CurlusCa-
nonicus Vintimilii . Obertus Trentamoia . B . Curlus . R . Prior .
Johannes Judex . Elionus Bonabella . G . Saisus . R . Bolfiat et
R . Saones . omnes lege romana viventes.
Ego Ceionius Not . precepto Domini Episcopi et illustrum
virorum Consulum predictorum hanc cartam eorum sententiae
scripsi.
Anno Dominicae Incarn . MCLXXVII . ind . X . tercio idus
Julii et eorum sigillo sigillavi et dedi.
( Arch . di Stato).
XXIV.
1181. — Lucius episcopus servus servorum Dei dilectis
filiis abbati et monachis Lerinensis saluterai et apostolicam
benedictionem. Vidimus scriptum auctenticum bone memorie.
Manfredi quondam Prenestiny episcopi ex tenore cuius nobis
innotuit . quod cum causa que inter vos et episcopum et ca-
nonicos vigintimiliensis emerserat ed eius audientiam cum in
Lumb&rdia legationis fungeretur officio pervenisset . tandem
vos et pars adversa compromisistis in eum . Ipse vero de con-
stilo venerabilis fratris nostri . Saonensis episcopi et aliorum
clericorum qui assistebant illi . litem compositione sopivit et
compositionem scripto curavit et sigillo proprio confirmare .
unde quoniam ea que per legatos Romanae Ecclesiae con-
cordia vel iudicio ratione previa statuuntur in sua debent fir-
va
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128 1. CAIS DI PI1RLAS
mitate consistere . nos vestris postulationibus inclinati com-
positionem prescriptara sicut in auctentico scripto legati ha-
betur . auctoritate apostolica confirinamus et presentis scripti
patrocinio communimus. Tenor autem scripti talis est . Man-
fredus Dei gratia Sanctae Romanae Ecclesiae diaconus Car-
dinalis apostolicae sedis legatus . suis venerabilibus fratribus .
Stephano Vigintimiliense Episcopo et eiusdem ecclesiae ca-
nonici . atque Raimundo Abbati Lirinense ac eiusdem ec-
clesiae capitulo . Salutem in perpetuum . cum . ex mandato
domini pape Alexandri tam in Lombardia quam in Provincia
legacione fungeremur . vos fratres canonici apud Vigintimilii
in presentia nostra conquesti estis de monachi Lirinensis qui
morantur in ecclesia beati michaelis de hoc videlicet quod
monachi invitati a laicis presumebant cantare missam prò
defunctis dum epicopus vel canonici cantarent missas in
exequijs mortuorum . et inde fiebat immoderatus clamor
vocum . et populi divisio . Perduxistis autem plures testes qui-
bus probavistis quod hoc inceperat a discordia prepositi et
canonicorum et occasione illius discordie . E con tra abbas et
fratres qui cum eo erant . multi testibus probaverunt quod
hoc de longa consuetudine habebant . Item conquesti estis
apud dominum papa quod eiusdem ecclesiae monachi reci-
piebant parrochianos vestros in nati vitate Domini . parasceve .
pasca et pentecostes . sed cum ex confessione utriusque parti .
et ex vulgari fama acceperimus . quod omnes cives Viginti-
milii essent parrochiaui vestri . tamen abbas multi testibus
probavit . quod frequenter in illis solemnitatibus aliqui illis
parrocchiani vestri missas audiebant et ibi comunicabant sine
contradicione episcopi vel vestra . Videntes itaque tantam va-
rietatem testium . et quia pax inter vos melius per concor*
diam quam per sententiam potest servari utrique parti con-
sulumus ut se arbitrio nostro supponent . Ipsum etiam episco-
pum rogavimus ut tam prò se quam prò canonicis arbitrio
nostro staret . qui se in causa non constituerat auctorem . Con-
querebatur tamen nobis extra iudicium quod dum illue iret ad
benedicendum ramos palmarum non recipiebatur a monachi
in processione . Vos vero habito consilio advocatorum et alio»
rum compromisisti frater episcope et canonici stare arbitrio
nostro. Nos itaque habito consilio venerabilis fratria nostri
Guidonis Saonensis Episcopi et aliorum proborum clericorum
qui assistebant nobis . consideratis depositionibus et non pu-
lsa
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I CONTI OI V1NTIM10LIA
ISO
blicatis . prò bono paci» arbitrati sumus . ut quaDdo episeopus
ibi cantat missam in exequiis mortuorum . si invitatur mo-
li achus cantare missam non incipiat eam nisi post oblationem
populi episcopo factam . hoc idem sit cum prepositus cantat .
Cum vero aliquis canonicorum cantaverit . tunc similiter po-
terit cantare . ita quod canonicus cantet in maiori altari et
monachus in alio . ita piane quod vox eius non impediat epi-
scopum vel canonicum . hoc idem et de capellanis canonicorum
dicimus . cum vice canonicorum missas cantaverunt . si autem
episeopus . prepositus vel canonicus ante missam expleverit
expectetur prior vel monachus . ut similiter reliquum offlcium
exequiarum celebrent . Episcopum vero in ramis palmarum
monachi honorifice pulsati» campanis in processione reoipiant .
aquam . vinum . incensum . hostiam in missa et ornamenta
preparabunt ut houore se vicissim preveniant . Et quamvis
Vigintimilienses parroohiani vestri sint . tamen si ex neces-
sitate aut aliqua devotione aliqui parrochiani vestri aliquando
in predictis festivitatibus . illue ire voluerint . monachi pos-
sent eia missas celebrare . et comunionem dare . nisi essent
excomunicati vel interdici . Nec hoc in huiusmodi casibuS
parrochianis vestris inhibebitis nisi esset talis qui hoc ex usu
vellet sibi usurpare .et ita parrochiale ius vobis auferre. Cum
autem episeopus . prepositus . et canonici . seu eorum capei-
lani prò defunctis cantaverint comunità» populi eorum missas
audiat. Si vero aliquis de populo missas abbatis . vel prioria
seu monachorum audire ut ibidem offerant voluerint audiant .
Ut autem huius scripti nostri pagina in posterum observetur .
eam sigillo nostro duximus muniendam . Nulli ergo omnino
hominum liceat hanc paginam nostre confirmationis infrin-
gere vel ei ausu temerario contraire . Si quia autem hoc at-
tentare presumpserit . indignationem omnipotentis Dei et bea-
torum Petri et Pauli apostolorum eius . se noverit incursurum .
Dai . Velletri XV kal . Feb .
(Arch. di Stato).
XXV.
1187. — Urbanus episeopus servus servorum Dei. Dilecto
Alio . proposito Ecclesie vigintimiliense salutem et apostolicam
benedictionem. Ad audientiam nostram pervenit quod tam
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HI*. S 11, T. vili. 9
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E. CAIS DI PIERLA8
dilecti filii Abbas et conventus monasterii sancii honorati Li-
rinensis grassensis diocesis quia predecessores eorum Castra .
grangias . decimas . terras . prata . nemora . vineas et quedam
alia bona eiusdem monasterij datis super hoc litteris factis
renunciationibus et prestitis iuramentis . nec non et penis
adiectis in enormem lesionem ipsius monasterii . nonnullis eie-
ricis et laicis aliquibus eorum ad vitam . quibusdam vero ad
non modicum tempus et alijs perpetuo . ad futuram . vel sub
censu annuo concesserunt . quorum aliqui super hijs litteras
confirmationis in forma communi a sede apostolica impetrasse
dicuntur. Quia vero nostra interest lesis monasterijs subvenire,
discretioni tuae per apostolica scripta mandamus quatenus ea
que de bonis eiusdem monasterij per concessiones huiusmodi
alienata inveneris illicite vel distracta non obstantibus iura-
mentis . litteris . penis . renuntiationibus . seu confirmationibus
supradictis ad ius et propnetatem ipsius monasterii studeas
legitime revocare . contradictores per censuram ecclesiasticam
appellatone postposita compescendo. Testes autem qui fuerunt
nominati . si se gratia . odio . vel timore subtraxerint . censura
slmili appellatone cessante compellas veritati testimonium
perhibere.
Datum, apud urbem veterem vm Id. dee. Pontificatus
nostri anno secundo.
(Ardi, di Stato).
XX VI.
1192. — In nomine Xpi. Anno a nativitate eius mclxxxxii
ind. x die vero xn dee. In curia consulum Victimilii. Yidelicet
obertini triginta raodia . Mauri . anseimi balbi . et W. Bursa .
Visa lite et discordia de peticione quara faciebat Aidebertus
prior sancti michaelis de Victimillio adversus Conradum Non-
ciar de quartono vineae de Auringuana et de occupacione
quam fecerat in via iuxta bedale molendinorum sancti mi-
chaelis et ultra bedale in insula de Gorretis . et qui acci-
piebat aquam de dicto bedale sancti michaelis sine voluntate
dicti prioris ad ortum quem habebat in sua terra . predicti
consules Obertinus . Maurus . Anselmus et Willelmus senten-
ciaverunt et iudicaverunt omnia predicta esse ecclesie sancti
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1 CONTI DI TENTIMIGUA
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michaelis et condempnaverunt ad dimittendum predicta dictae
ecclesiae sancti michaelis ipsum Conradum Naucler. et dixe-
runfc et sententiaverunt quod nullus potest rumpere nec mi-
nuere viam quae est inter bedale molendinorum sancii mi-
chaelis et terris quae sunt versus podium de Api . nec ultra
bedale predictum in dieta insula de gorretis aliquid possidere .
nec ab aliqua parte dicti bedalis aquam de dicto bedale acci-
pere sine licentia prioris sancti michaelis. Actum in curia
dictorum consulum apud victimilium feliciter. Aldebertus
durbeo . Ugo Curio . Raimundus prior . petrus Curio . Otto
barista. W. Sax . Fulco Rai.Conradus Aroza et Raimundus
paganus sunt testes. Ego Albertus Mazuchus cancellarius et
not. precepto supradictorura consulum scripsi.
(Arch. di Stato).
XXVIL
1197. — In nomine Dom. Amen. Ego Guillelmus Monacus
Sancti Poncii Abbas consensu et voluntate Faraudi eiusdem
monasterii atque Sanctae Reparatae prioris, confiteor me de-
disse tibi Guilelmo Ficui notario recipienti nomine Com. Ja-
nuae. quartana partem prò indiviso in qua parte voluerit to-
tius podii de Monacho et com. Jan. deinceps habeat et teneat
et quicquid voluerit faciat . ita tamen quod com. jan. teneatur
mihi et meis successoribus salvare et mantenere totum aliud
ius quod predictum monasterium ibi habeat . possessionem
tibi nomine com. jan. tradidisse confiteor et te investisse cum
quodam ligno palme et profi teor me fecisse meum procura-
torera Zenoardum filium tuum ad tradendum possessionem
predicte quarte partis quam a comuni jan. precario teneo
donec oastrum ibi fuerit constructum tali tamen condicione .
ut si ecclesia vel alia domus in qua divinum officiura cele-
bretur aliquo tempore ibi fuerit edificata totum ius ecclesia-
sticum ad monasterium beati Pontii pertineat et sub eius
diocesi sit subposita et hec omnia conventus voluntate et
consensu fecisse confiteor. Actum nicie iuxta ecclesiam Sancte
reparate, testes thomas draperius et Guil. calafatus . mille-
simo centesimo nonagesimo septimo. Septimo indicione . tercia
die decembris. Ego Salmo Not. rogatus scripsi.
(Lib. iur. reip. ian .) .
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S. CA* 8 DI PIERLAS
xxvm.
1245. — Notum fiat quod Petrus Quinsanus et Fulcherius
et Gubertus Cottalonus homines de Monaco nomine et vice
totius universitatis Castri de Monaco in presentia ac aucto-
ritate Hugonis Archarij et Simonis Tartarini Ambasciatorum
civitatis Januae et in presentia castellanorum de Monaco et
universitatis vel raaioris partis dicti castri et in presentia
domini Salomonis judicis Nicie prò perillustri Domino Karolo
dei gratia Comite et Marcinone Provinciae confessi fuerunt
et veram recognitionem fecerunt Rostanho de Ysia et Feraudo
de Ysia dominis Castri de Turbia presentibus quod ipsi do-
mini et sui habeant et habere debeant omnia pascua banna
et lenhairia totius castri de Turbia et castri de Monaco et
si aliquis vel aliqui homines castri de Monacho pascerent
cum suis animalibus in pascuis dictorum castrorum contra
voluntatem dictorum dominorum de Turbia quod ipsi domini
habeant et possint habere bannum, seu banna ab ipsis dominis
statutum seu statuta dictis averiis castri de Monaco. Item
cognoverunt nomine dictae universitatis Castri de Monaco
dictis dominis de Turbia quod ipsi habent et habere debent ban-
num seu banna de horainibus Castri de Monaco, si ipsum vel ipsa
frangerent vel in ipsis incurrerent in vineis vel in figaireti
vel edam in terris cultis vel etiam in omnibus aliis ante*
factis. Item etiam recognoverunt ipsis dominis de Turbia quod
homines Castri de Monaco non habent nec habere debent
lenhaire nec aliqua linha face re in eorum territorio castri de
Turbia. Et si contra hoc facerent dicti domini possint ho-
mines castri de Monaco predicta linha facientes contra ipso-
rum voluntatem pignorari et inde banna habere. Item con-
fessi fuerunt et recognoverunt predictis dominis castri de
Turbia quod si homines castri de Monaco predicta linha fa-
cientes contra ipsorum voluntatem pignorari et inde banna
habere. Item confessi fuerunt et recognoverunt predictis do-
minis castri de Turbia quod si homines Castri de Monaco aliquo
tempore in predictis pascuis vel bannis vel linhisaliquidaccepe-
runt vel habuerunt quod illud habere nec accipere debeant et
ipsis dominis de Turbia totum illud dimittebunt et desampara-
bunt tamquam ipsis dominis vel suis propriis pertinenti bus.
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t CONTI DI VXNTI MIGLIA
isà
Actam in dioto castro de Monaco ante Castelluro et fuerunt te-
9 tes . . . Ego magister Pascali» not. domini Berengarii Comites
Provincia© quod mandato dicti domini Salomonis Judicis Niciae
hsec predio ta confeci.
(Arch. di Stato m. s. Ftghiera).
XXIX.
1264. — In nomine Domini Amen. Anno domini millesimo
ducentesimo sexagesimo quarto. Indictione vn die prima
Aprilis circa compretorium. Ego Guillielma vixdomina in
mea sana mente et bona memoria constituta . timens divinum
iudicium res meas sic dispono . in primis iudico prò remedio
et salutis anime meae operi ecclesiae sanctae mariae de Vin-
timillio solidos decem januenses . item iudico ecclesiae sancti
mich&elis de Vintimillio vineam meam cum omnibus super
positis quam visa sum habere in territorio vigintimillii . loco
ubi dicitur armeta . cui coheret superius via publica . inferius
et ab una parte terra Nicholai Amidei . et ab alia terra Wilel-
mi rubie . item bisatium unum . linteamentum unum . cos-
sinum unum . flasatam unam . item mastram unam . item so-
lidos quinque jan. item eccl. beatae mariae vallis viridae so-
lidos quinque . item iudico dalfine uxori nouelli gastaldi de
monacho solidos decem jan. item iudico Riche filiae q. petri
vixdomini omne ius quod habeo in terris sive in partibus
terrarum de fontanis . item terram quam habeo in valle lactis
cui coheret superius terra Wilielmi rubie. inferius terra
diete Riche et ab una parte terra Jacobi mania porci . item
catenam unam et lebetem unum et quarterios duos mesture .
item operi pontis Yiutimiiii solidum unum, item iudico filio
iohannis spalate quarterium unum mesture . item confiteor me
dare deberet domina Aldixie travache solidos sex denarium
unum . item iudico Brunecha ancelle quarterium mesture .
item iudico seguine quarterium mesture. In omnibus aliis
bonis meis mobilibus et immobilibus instituo in heredem ec-
clesiam sancti michaelis de Vintimillio et haec est mea ul-
tima voluntas . quam valere volo nomine testamenti vel iure
codiciliorum . Tel saltem nomine aiicuius alterius voluntatis
ani quocumque modo melius valere possit . omne vero aliud
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B. CAI3 DI PIEBLAB
testamentum et ordinamentum et codicillum seu codicillo» vel
alquiam aliara ultimam voluntatem quem vel quam vel quos
hinc retro feci ssem vel inveniri posent casso et irrito et vacuo
orani iuris sollempnitate. Actum in Vintimillio in domo eccle-
siae sancti michaelis de vintimillio qua habitat dieta Guil-
lielma. Testes rogati . Johannes Astorinus . W. de maivena .
W. tumbarelly . Ansermus sicardus.W. molinarius . petrus
de briga et jac. Serra de Sebulcari.
Ugo Vivaldus Speronus not. Sacri palacii rogatus scripsi.
{Ardi, di Stato).
XXX.
1272. — Intendunt probare Guil. Gandalinus et Albertus
Renoverius habitatores Briguae et Sabulcaris ut infra ad suam
defensionem videlicet quod castrum Sebulcaris et territorium
ipsius sunt ecclesiae sancti michaelis de Vinctimilio perti-
nentis ad monasterium Sancti honorati Lirinensis et quod
omnis iurisdicio et omne dominium ipsius Castri expectant
et pertinent ad ecclesiam sancti michaelis iam dicti. ltem
etiam quod cornmune jan. et com. Yinctimilii sunt sine eo
quod habeant aliquara iurisdictionem in dicto Castri Sebul-
caris vel in eius territorio et quod homines dicti castri sunt
et fuerunt liberi et immunes ab omni mandato et bannimento
commuuis jan. et communis Vinctimilii et semper fuerunt
inrequisiti ire in exercitu eorum . die vigesima millesimo
ducentesimo septuagesimo secundo Obertus Genzana iuratus
dicere veritatem super predictis et interrogatila dixit de primo
titulo . bene audivi dici quod comites vintimilii dederint ca-
strum Sebulcaris cum suo territorio et iurisdicione ecclesiae
saucti michaelis de Vinctimilio et bene recordor quinquaginta
sive quadraginta quinque annis citra quod priores ecclesiae
sancti michaelis predictae tenuerunt vel possiderunt dictum
castrum Sebulcaris cum omni suo dominio territorio et iu-
risdicione et quod in ipso castro posuerunt et ponunt dicti
priores potestates et consules quos volunt ad eorum volun-
tatem. De secundo titulo dixit . de meo recordatu citro nun-
quam vidi nec audivi dici quod homines Sebulcaris facerent
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1 CONTI DI VBNTIMIGLIA
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aliquas avarias in ipso castro prò com. januae si ve com. Vin.
ctimilii nec vidi vel audivi quod irent in exercitu prò eis.
Raimundus Rebufatus iuratus dicere veritatem etc
Iacobus Valloneus iuratus etc Giribaldus Bosus iu-
ratus etc Conradus Audebertus iuratus dicere etc
Raymundus Cattaneus iuratus dicere etc Actum Vin-
ctimilii in domo heredum Vivaldi Murri millesimo ducente-
simo septuagesimo secundo. ind. decima quarta die vigesima
Junii circa nonam . presentibus testibus Aldizimo Vaca . W.
Vaverio . et Faverius Unia. — Ego Lambertus de Calaro Not.
Sacri imperii hos testes recepì et mandato domini Simonis
panzani potestatis vinctimilii in publicam cartam redegi ad
requisitionem dictorum W. Gandalini et Alberti novery.
(Arch. di Stato).
XXXI.
1278. — Noverint universi lecturi seriem huius scripti et
etiam audituri quod nos frater Petrus divina paciencia facto
Sancti monasterii Lyrinensis Abbas et totus conventus eiusdem
loci ad hoc specialiter in capitulo congregati de consilio et
speciali consensu fratrum nostrorum districte quantum pos-
sumus prohibemus et precipimus monachis dicti monasterii
universis tam presentibus quam absentibus ubicumque sint de
nostra licentia aut obediencia commorantes . quod per se aut
per aliquam personam non promittant neque tradent nec con-
senciant fratribus minoribus nec aliquibus personis nec ali-
cuj prò eis aut eorum nomine in facto quod de nostra ec-
clesia sancti michaelis de Vigintimilio tractant vel tractare
desiderant et intendunt . videlicet de permutacione seu ven-
dicione vel aliquo genere alienationis de dieta faciendo vel
etiam facienda . cum permutalo ipsius ecclesiae in gravamine
importabile nostro monasterio verteretur . Quare cunctis mo-
nachis superius dictis et singulis in virtute obediencie quanto
districtius possumus precipimus ac iubemus ne aliquis ilio-
rum vel aliqui atemptet vel atemptent aut presumat vel pre-
sumant aliquid de predictis consentire . prefatis fratribus aut
alicuj persone illorum nomine ullo modo . Si quis autem vel
aliqui venire presumpserit vel presumpserint dictorum mona*
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E. CAI8 DI PIERLAS
chorum aut facere ullo modo contra dictum preceptum seu
prohibicionem premissam ipsum vel ipsas contra predicta ve-
nientes aut aliquid facientes verbo vel dicto vel facto vel
aliquo modo tanquam inobedientes et contumaces ex nunc ut
ex tunc presentj scripto seu pagina excomunicamus et exco-
municationis vinculo innodamus et ornai beneficio et mona-
chatu dicti monasterij et prioratu si habet vel haberet expo-
liamus irrevocabiliter et privamus et decernimbs eiciendum
vel eiciendos de monasterio nulla spe reversionis aliqua re-
servata . Et in predictorum fidem maiorem roborem et firmi-
tatem iussimus presens scriptum duobus sigillis nostro vide-
licet et dicti conventus pendentibus roborarj . Actum in capitulo
lyrinensis in presencia et cum assensu prefati conventus .
Anno dominj mcclxxvu decimo sexto die aprilis .
(Arch. di Stato).
xxx n.
1288. — In nomine domini Amen . Anno eiusdem mcclxxx
vm indie, prima . xvii junii post nonam . Ouillelmus Dnia de
Sepulcro dedit vendidit cessit et tradidit in perpetuum domino
Raymundo Claro priori ecclesiae sancti mich. de Vint. reci-
piente vice et nomine ipsius ecclesiae peciam unam terree
campive posite in territorio Sepulcri iusta castrum loco ubi
dicitur Braje . Cui coheret superius terra dictae ecclesiae
sancti mieb. inferius terra Antony donati ab uno latereetab
alio terra dictae eccl. ad babendum tenendum possidendum
et quicquid sibi et suis successoribus deinceps placuerit per-
petuo faciendum cum omnibus et singulis quae infra prae-
dictos continentur confines vel alios si qui forent accessibus
et agressibus suis usque in via publica et cum omnibus et
singulis quae babet super se vel infra seu intra se in integrum.
omnique iure et accione usu seu requisitone sibi et ea re aut
ipsi rei modo aliquo pertinenti . pretio librarum viginti octo
jau. de quibus vocavit se bene quietum et solutum esse exce-
ptioni ei non dati . non solati . non numerati pretii omnino
renuncians . quam rem item venditor se ipsius emptoris no-
mine possidere usquequo ipsius rei possessionem aceeperit
corporaliter quod accipiendi sua auctoritate et retinendi delti-
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t CONTI DI TINTIMI OLIA
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oeps ei licentiam omnimodara dedit promittens per se et suos
heredes dicto emptori prò se et suis suecessoribus stipulanti
ipsam terram ei non inferre nec in ferreo ti consentire . sed
ipsam tam in proprietate quam in possessione ei et suis bere-
dibus suecessoribus ab omni persona et universitate legitime
defendere . auctorisare disbrigare et non contrafacere vel ve-
nire per se vel alios aliqua ratione causa vel ingenio de iure
rei de facto sub pena dupli valimenti nunc diete terrae vel
prò tempore valuerit stipulacione premissa quae soluta vel
non rata maneant omnia et singula suprascripta . Item refi-
cere et restituere sibi omnia et singula dampna expensas ac
interesse litis et extra prò quibus omnibus et singulis firmi-
ter observandis obligavit sibi pignori omnia sua bona . Actum
Vintimilii in ecclesia sancti michaelis . Testes Baybaldus de
Sancto Paulo . Guillielmus Clarus . Jofredus de poieto . Bgo
Ouilielmus barba rubea not. rogatus scripsi.
(Arck. di Stato).
XXXIIT.
1298. — In nomine Domini nostri Jesu Christi Amen . Bgo
Presbiter Vivaldus Grassinus Capellanus ecclesiae Sancti An-
thoni Januae confiteor et recognosco vobis domino Sycardo
prioris ecclesiae sancti mich. Vintimilii me habuisse et rece-
pisse a vobis libras sex Jan. causa prestiti fratri Jacobo Be-
lengario monaco Sancti Honorati Lirinensis tunc prior clau-
stralis dicti monasterii nomine eccl. predictae sancti mich. et
quas libras sex Jan. prestiti dicto fratri Jac. de bonis meis
causa redemptionis Castri Sepolcri dictae ecclesiae sancti mich.
Vintimilii . seu instrumentorum equitaoionis domini Tedisii
Tanae qui dictum castrum tenebat in pignore . renuncians
exceptioni non numeratarum et non receptarum et solutarum
nou habitae et non receptae et omni alii iuri . promittens tibi
quod de cetero per me nec per heredes meos et per aliquam
personam prò me vel habentem causam a me nullam de dictis
denarìis nec prò aliqna parte ipsorum requisitio . petitio .
questi© . nec lis seu querimonia aliqua fiet in iudicio nec extra
centra vos nec contra succe ssores vestros nec con tra bona
dictae ecclesiae sub pena dupli solemniter stipulata et pro-
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K. CAIS DI PIEBLA8
missa de quanto et quoties requisitum 6eu iniunctum fieret
et obligacione bonorum meorum liberane et absolvens vos et
successores vestros et bona dictae ecclesiae per anc stipula-
cionem deductum in aquilianam stipulationem solempniter
interpositam . testes ad hoc vocati et rogati . Johannes Mar-
chisius . Martinus testor . et Giudetus de Talia de Sancto Ro-
raulo . Actnm Januae in ecclesia beati Sancti Anthoni Januae .
Anno domini a nativitate mcclxxxxviii ind. prima die nona
iulii post nonam . Johannes de Salario notarius rogatus
scripsi .
(Arch. di Stato).
XXXIV.
1299. — In nomine domini amen. Anno eiusdem mcc
L xxxxvmi ind. xn . die xii Julii post nonam . Jacobus de
Albingauna constitutus in presentia domini Sicardi de Cauzolis
prioris Ecclesiae sancti mich. de Vintimilio dedicavit se et
sua in Ecclesiae sancti mich. de Vint. et promisit in manibus
dicti domini priori qui nunc est vel prò tempore fuerit et sal-
vare et custodire bona et res ipsius monasterii et dictus prior
ipsum recepit de consilio fratris Salvagni de Sancto Benedicto
et fratris Guilhelmi de Moreno monachi in diete monasterio
residentes et de predictis rogavit me notarius infrascriptum
dictus Jacobus ut sibi deberem publicum conficere instru-
mentum .
Actum Vintimilio in ecclesia Sancti Michaelis . Testes Otto
Basus et Filiponus Molinarius .
Ego Guillielmus Barba Rubea not. rogatus scripsi .
(Arch. di Stato).
XXXV.
1345. — In nomine domini amen . mcccxxxv ind. xm die vii
Agusti . Nobilis vir dominus Morvellus de Auria civis Januae
condominus Dulcisaquae . ex causa vendicionis dedit cessit
traustulit et mandavit nobili viro domino Oliverio de Auria
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I CONTI DI VRNTIMIGLIÀ 139
civi Jan. condomino Apricalis fratri suo presenti prò se et
suis heredibus recipienti et ementi omnia iura et acciones
reales et personales utiles et directas quae et quas habebat vel
habere poterat contra et adversus dominum fratrem Ugonem
Raymundum priorem ecclesiae sancti mich. de Vintimillio et
successores suos . Simonem Curlum . Guill. Bonabellam . Ful-
chinum Curlum . Berthonum Ferrarium de Vintimillio et Jac.
de Linguilia habitatorera Mentoni et quoslibet eorum in so-
lidum et eorum heredes et in ipsorum nomine et occasione
debiti librarum centum nonaginta Januensium quas dictus
frater Ugo Baymundus . Simon Curlus . Guill. Bonabella .
Fulchiìius Curlus . Berthonus Ferrarius et Jac. de Linguilia
predicto domino Morvello prò quarta parte una cum dominis
Alexandrio et Aimerico de Auria fratribus suis et ipso domino
Oliverio prò rata ex causa mutui dare et solvere tenebantur
ut patet instrumento publico scripto mauu Gabriellis Verdoni
Notarii mcccxvii ind. xv die xm julii . quod instrumentum
prefattus dominus Morvellus eidem domino Oliverio tradidit
et dedit ibidem et in presenti constituendo eura procuratorem
tanquam in rem suam et ponens ipse in locum suum . Ita est
quod amodo suo nomine actibus utilibus et directis possit
adversus predictum dominum fratrem Ugonem et successores .
Simonem Curlum . Guil. Bonabellam . Berthonum Ferrarium .
Fulehinum Curlum . Jac. de Linguilia et quemlibet eorum in
solidum et eorum heredes et in ipsorum bonis nomine et oc-
casione dicti debiti prò dieta quarta parte vendicionis agente .
experiri . excipere . replicare . consequi et se tueri et petere
dictum debitum prò dieta quarta parte . sortem . penas .
dampna . expensas et interesse . et bona obligata . et omnia
et singula facere quemadmodum ipse dominus Moroellus fa-
cere poterat . et paciscens atque conveniens quemlibet quod
nulli alio cessit iura predicta . et quod tempore buius con-
tractus vero creditor erat debiti prefati . Nec non promittimus
solempni stipulacione prefato domino Oliverio predictam ces-
sionem et omnia et singule suprascripta firma et rata habere . et
tenere . et non contrafacere . vel venire per se vel per alium de
iure vel de facto . et predicta iura et actiones sibi legiptime de-
fendere . auctorixare et disbrigare . Si vero aparuerit ipsum al-
teri ipsa iura actenus cessisse aut creditorem dicti debiti uius
contractus tempore non fuisse vel si non defenderet ut dictum
est . et omnia et singula in hoc contractum contenta non
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K. CAtS DI PIKRLAS
observaverit aut in aliquo contravenerit . protnissit eidem per-
solvere atque dare duplum ipsius quantitatis pecuniae penae
nomine in singulis articulis huius contractus in solidum pro-
messe qua solata vel non . omnia et singula suprascripta firma
perdnrent . item reficere et restituere sibi omnia et singula
dampna et expensas ac interesse litis et cetera prò quibus
omnibus et singulis firmiter observandis . obligavit eidem
omnia sua bona . predo quoque et nomine precii eiusdem ces-
sioni ipsis iuribus et accionibus prima cessis confessus et
contentus fuit idem dominus Moroellus se ab ipso domino
Oliverio habuisse et recepisse libras octoginta et solidos decem
Januae . exceptione sibi non dati et non soluti precii doli aine
causa et in factum actioni et omni alii auxilio omnino re-
nunciando . Actum in Dulceaqua ante domum Laureaci Bonis
Anfossi . Testes Henricus Grafionus de Vinctimilio et Jacobus
Bardi dictus Marardus de Podio Raynaldo .
Bgo Petrus Capucius diGtus Deladono Imperiali auctori-
tate notarius et rogatus scripsi .
(Arch. di Stato).
XXXVI.
1394. — In nomine domini Amen . Anno domini millesimo
tricentesimo nonagesimo quarto . indictione seconda . die ter-
tio decembri . Nobilis dominus frater Johannes ex comitibus
Vigintimillij ex ordine beati Sancti Honorati insulae lirinensi
dira constitutus prior Ecclesie Sancti Michaelis Vintimilij
per civitatis Vigintimilij et omnium alioram
fratrum dicti monastero Sancti Honorati congregati more so-
lito in dieta ecclesia Sancti Honorati posita in dieta insula
sono tubulae ut moris est et de voluntate dicti domini Johao-
nis administratorum dicti monastery ac etiam cum consenso
omnium dictorum fratrum de quo electione et constitutione
dicti priorati ipsius nobilis domini fratris Johannis constai
publico instrumento scripto et signato marni Antony Alvardi
Notary publici millesimo tricentesimo octuagesimo septimo die
undecima mensis Madij ex una parte, Jacobus Gattaneus, An-
tooius Gattaneus , Johannes Cattaneus , Philippus Gattaneus ,
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1 CONTI DI TlNTIMIGLlÀ 141
Lazar Amious , Johanne3 Rubeus , Antonius Raimundus , Lo-
dili uà Rubens omnes castri Seburco congregati in dicto Castro
Seburco more solito in domo die ti Jacobi Cattanei ubi habitat
ad presene , ex alia parte et una voluntate et nemine ipsorum
discrepante , scientes et cognoscentes predicti homines ut
supra de dieta universitate se ipsi esse homines dicti mona-
steri! et teneri reddere de certis rebus infrascriptis quas re-
colunt et habent in comproprys possessionibus dicto domino
priori dictae ecclesiae Sancti Michaelis et volentes uti veri-
tatem et facere quidquid debent versus dictum dominum no-
bilem fratrem Johannem priorem, venerunt ad pacta infra-
scripta , videlicet quia praedicti homines dictae univesitatis
promiserunt ut moris est ipsi domino Johanni priori reddere
rationem omni anno aut eius certo nuncio de omnibus rebus
infrascriptis quas habuerunt et recolvierunt in suis terris
proprijs quas habent seu in futurum habuerunt in dicto ter-
ritorio seburco videlicet de grano , ordeo , fabis et sege , et
de ipsis rebus tantum quas recolvierunt et habuerunt redere
et rationem facere videlicet de decem quartinum unum ad
illam rationem de quanto plus vel minus recolvierint seu ha-
buerint de dictis rebus ut supra et sic promiserunt legaliter
rationem facere ipsi domino Johanni vel habente causam
ab eo et ipse dominus Johannes habere et tenere in do-
mino et prò domino durante suo priorato et contra ipsum non
venire Beerete vel palam seu quae dici vel meditari possent
contra dictum dominum Johannem , ymo ipsum defendere
insta eorum posse , versa vice dictus Nobilis dominus frater
Johannes ex Comitibus Vintimilii promisit et convenit homi-
nibus dictae universitatis ut supra non petere nec requirere
nec aliqua lis movebit seu moveri faciet contra homines su-
pradictos dictae universitatis de alijs fruotibus seu in terris
quas habuerint seu recoliverint in proprijs possessionibus nisi
de illis superius nominatis , imo voluit quod sint ab alys
granis , fiquibus , vino , sive uva et alijs leguminibus seu in.
troitibus liberi et expediti ab omni vinculo servituti , ac etiam
promisit hominibus dictae universitatis eos tractare et eos
habere prò hominibus dicti monasterij , eos deffendere et sal-
vare iuxta eorum posse prout faciunt alios homines dicti mo-
nasterij , quae quidem omnia predictae partes promiserunt
vicissim una pars alteri et altera alteri predicta omnia et
singula attendere et observare et nullo contrafacere vel ve-
Mi
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B. CA!3 DI PIBRLA>I
nire aliqua ratione vel causa ingenio de iure vel de facto sub
pena librarum quinquaginta Januae tassata et stipulata inter
ipsas partes de voluntate partium predictarum renunciantes
ambae partes quibuscumque iuribus , capitulis , conventio-
nibus quibus se tueri possent , item reficere et restituere una
pars alteri et alterius alteri omnia et singula dampna , expen-
sas et interesse litis et extra, prò quibus omnibus etsingulis
una pars alteri et altera alteri obligaverunt omnia eorum
bona tam presentia quam futura et ad cautelam predicti ho-
mines dictae universitatis ut supra iuraverunt corporaliter ad
sancta evangelia tactis sacris scripturis predicta omnia et
singula attendere , compiere et observare et rata et firma ha-
bere et tenere et contra non facere . Actum in castro Sepul-
chro in domo dicti Jacobi Cataneij ubi habitat ad presens ,
presentibus testibus vocatis et rogati s domino preposi to An-
tonio Favery rectore ecclesiae Castri Castellary , Petro Àlla-
vena de Podio Raynaldo.
Ego Johannes Sacherius Imperiali auctoritate notarius hoc
instr. rog. scripsi .
(Arch. di Stato).
XXXVII.
1405. — In xpi nomine Amen. Anno a nati vitate eiusdem
millesimo quadringentesimo quinto indict. XIII mensis de-
cembris die decima pontificatus sanctissimi in xpo patris et
domini nostri domini Benedicti divina providentia Pape XIII
Anno XII. In mei notarii et testium infrascriptorum ad haec
specialiter vocatorum et rogatorum presentia personaliter con-
stitutus venerabilis et religiosus vir frater Johan. Pellizonus
prior prioratus Sancti Michaellis Vintimiliensis ordinis Sancti
Benedicti . non valens ex certis rationabilibus et iustis causis
in prioratu predicto personaliter residere et cupiens ne ex
absentia sua prioratus predictus tam in spiritualibus quam
in temporalibus detrimentnm aliquod patiatur . omni modo
via iure et forma quibus melius validius et efficacius potuit
et potest sponte et ex certa scientia nullo ductus errore, suo
et dicti prioratus nomine locavit et titulo locationis concessit
ac locat et titulo locationis concedit venerabili et religioso
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! CONTI DI VENTIMIGLIA.
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viro fratri Johanne ex comitibus Vintimilii monaco monasteri!
Sancti honorati Insule Lirinensis Grassensis Diocesis ordini?
predicti ad priori prioratus Sanctae Mariae de Vergijs Vinti-
miliensis diocesis ibidem presenti et sponte recipienti omnia
et singula possessiones et bona ac fructus, redditus, pro-
venti, iura et obventiones prioratus predicti consistentia in
civitate et diocesi Vintimiliensis duntaxat, bine ad novem
annos proxime venturos et immediate secuturo3 promittens
per se et successores suos dicto fratri Johanni ex comitibus
Vintimilii possessiones et bona, ac fructus, redditus, proven-
ti, iura et obventiones predicta eidem bine ad dictum ter-
minum novem annorum per se vel peralium que voluerit, te-
nere et eis uti et frui valeat ac etiam illa possidere, occa-
sione predicta. Et hoc ideo, quia e converso frater Johannes
ex comitibus Vintimilii predictus sponte promisit et convenit
prelibato fratri Johanni Pellizono priori dicti prioratus Sancti
Michaelis prò se et eius successoribus stipulanti possessiones
et bona ac iura huiusmodi diligenter coli et laborari facere,
ipsaque meliorare et bonificare ac meliorata ac bonificata in
fine dicti termini restituere, atque durante dicto tempore no-
vem annorum solvere et dare predicto fratri Joh . Pellizono
priori dicti prioratus Sancti Michaelis et eius successoribus pre-
dictis prò pensione et pensionis nomine annuatim in quolibet
festo Sancti Michaelis florenos decem ad rationem florenorum
vigintiquinque januinorumpro quolibet floreno, nec non eidem
prioratui in divinis debito facere de subnixi, ne debitis frau-
detur obsequiis que de consuetudine dicti prioratus
venient supportanda , ita quod nec in spiritualibus ledatur
nec in temporalibus patiatur detriraenta . Que omnia et sin-
gula supradicta promiserunt vicissim , frater Johannes Pelli-
zonus Prior et frater Johannes ex comitibus Vintimilii pre-
dicti sibi unus alteri et alter alteri ad invicem solemnibus
stipulacionibus hinc inde intervenientibus, et uterque ipso-
rum ad sancta Dei evangelia corporaliter tactis scripturis iu-
ravit per se et successores suos firma et rata habere vel
tenere , et non contrafacere vel venire aliqua ratione vel causa
de iure vel de facto, nec non reficere et restituere unus al-
teri ad invicem omnia et singula damna et expensas ac in-
teresse qui vel quos unus occasione sive culpa alterius fa-
centis contra predicta fecerit , nisi sustinuerit in iudicio sive
extra . Pro quibus omnibus et singulis firmiter actendendis
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B. CAIA DI PIE&LAS
et observandis obligravi t una para alteri et altera alteri omnia
bona sua presentia et futura, que uterque ipsorum contra-
heutium mihi notario infrascripto tamque publice persone et
publico officio stipulanti et recipienti ipsorum ac
omnium et singulorum quorum interest aut interesse poterit
quoslibet in futurum ypoteca et pignori solemniter obligavit.
Et inde de predictis omnibus et singulis, tam dictus frater
Johannes Pellizonus quam dictus frater Johannes ex comi-
tibus Vintimilii rogaverunt me notarium predictum et infra-
scriptum ut unum et plura eiusdem tenoris seu substantiae
conficerem publicum seu publica instrumentum vel instru-
menta ad laudem etiam et dictamen unius vel plurium si
expedierit sapientis vel sapientum, substantia non mutata.
Acta fuerunt haec in civitate Saonae in domo nobilis et sa-
pientis viri domini Adriani sacrosanctae Romanae Ecclesia®
diaconus Cardiualis de Flisco vulgariter nuncupatus, anno,
indictione et die supradictis , presentibus reverendo patre do-
mino fratre Johanne de Currentibus Abbate monasterii Sancti
Martiani Terdonensis, nec non venerabili et egregio viro do-
mino Bartholomeo de Judicibus de Vintimillio preposito et
vicario per sedem apostolicam deputato ecclesiae Vintimi-
liensis , testibus idoneis ad premissa vocatis speoialiter et
rogratis.
Ego Bartholomeus de Monte filius q . Petri Cleriouy Terdo-
nensis publicus imperiali auctoritate notarius predictis omni-
bus cum prenominatis testibus interfui et ea publica vi , soripsi
et in hanc publicam formam redegi , meque subscripsi cum
appositione soliti signi mei rogatus et requisitus in fidsm et
testimonium omnium et singulorum premissorum.
(Arch. Ai Stato).
XXXYHI.
1427. — In nomine Domini Amen . Universis et singulis
tam presentibus quam futuris tenor huius veri et publici in-
strumenti elucescat et sit notum quod Obertus Semeria quon-
dam Nicolai de Petralata habitator Castri Seburche nullo
errore ductus sed eius propria et spontanea voluntate consti-
tutus speoialiter in presentia venerabili et honesti viri do-
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I CONTI DI TENTI MI OLI*
145
mini fratria Georgij ex comitibus Vintimilij ordinis Sancti
Benedicti Prioria eccleaiae Sancti Michaelia de Vintimilio in
danatra prefatae eccleaiae . promissit et iuravit ad Sancta
Dei evangelia corporaliter tactis scriptum manibus propriis
prefacto domino Georgio priori antedictae ecclesiae Sancti
Michaelia preaenti stipulanti et recipienti prò se et succes-
soribus suis, prioribus ecclesiae predictae debitam et puram
fidelitatem et homagium , ita quod semper et quandocumque
sciverit vel ad eius notitiam pervenerit aliquid eventurum
contra personam rea et bona dicti domini prioris incontinenti
citiusque poterit revelabit , personamque , rea et bona dicti
domini prioris toto posse et viribus custodiet, tuebitur et sal-
vabit et omnia et singula faciet quae quisque verus et fidelis
homo domino suo facere tenetur secundum consuetudinem
antiquarum et novarum consti tutionum , quam fidelitatem et
omnia et singula suprascripta promisit attendere et observare
et in nullo contrafacere vel venire per se vel per alium sub
pena et penis contentis in dictis antiquis constitutionibus et
sub hipoteca et obligatione omnium bonorum suorum pre-
sentium et futurorum , insuper predictus Obertus promisit
et convenit prefato domino priori singulis annis dare , tra-
dere et assignare ac solvere nonam partem quorumcumque
fructuum grani et generum seminum et aliorura fructuum
percipiendorum in territorio Seburche per ipsum Obertum
vel alius eius nomine et ultra solvere fogagium prout alii de
8eburcha solvunt et soliti sunt solvere sub dieta ypotecha
et obligatione bonorum suorum . De quibus omnibus et sin-
gulia prefatus dominus prior petiit fieri publicum instru-
mentum per me notarium infrascriptum. Actum vintimily in
claustro ecclesiae Sancti Michaelis anno domini MCCCCXXVII
indict . V die Vili Aprilis praesentibus testibus . Rovoretto
Nigro de vintimilio . Dominico de Apriato de Recho , Johanne
Bubeo . Bartholomeo Rubeo fratribus de Seburca vocatis et
rogatia.
Johannes Rubeus de Vintimilio Imperialis auctoritate
notarius prediotia omnibus et singulis interfui et rogatus
scripsi.
(Arch. di Stato).
145
MÌK.S.n, T. Vili.
IO
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X. CÀIS DI PIXRLAS
XXXIX.
1441. — In nomine domini amen . Nobilis et religiosus vir
Dominus frater Georgius ex comitibus Vintimilii prior ec-
clesiae Sancti Michaelis de Vintimilio per se et successores
suosetdictae ecclesiae titulo loca tionis et arrendationis dedit
et concessit Antonio , Gulielmo,Oberto Allavene , Oberto Conte,
Christoforo Rancherio , Joanni Palanche quondam Philippi ,
Francisco Palanche q . Automi , omnibus de Villabona di-
strictus Vintimilii et Joanni Priori de Vintimilio ibidem
presentibus et recipientibus prò se et suis heredibus videlicet
domum casale et terras et possessiones , iura , obventiones et
redditus infrascriptos et infrascriptas , videlicet domum unam
sitam in loco Seburche apud Antonium Ramundum alias Ma-
cagnanum , item casale unum in dicto loco apud Barth . Ru-
beum in quo fit Leamerium, item petiam unam terrae sitam
apud dictum locum vocatum La braya aggregatam vitibus
item omnia et quascumque iura, actiones et redditus ac ob-
ventiones quae, quas et quem homines dicti loci Seburchae
et habitantes in dicto loco tenentur annuatim dare et reddere
prefato domino priori de granis infrascriptis per eos recolli-
gendis in terris et de terris existentibus in et super terri-
torio dicti loci Suburchae quae grana sunt ista, videlicet de-
cimai» partem, sive de decem unum scilicet furmenti, speltae
furmentosae, ordei, et avenae et nonam partem quorumcumque
aliorura fructuum, granorum et seminorum super dicto ter-
ritorio recolligendorura per alios quascumque et quoscumque
personas et homines qui et quae non essent de dicto loco Sebur-
cae, et quae illic non habitarent, item iura et actiones eidem
domino priori spectantia et spectantes de medietate et prò me-
ditate banditae sive herbatiei dicti territorii Seburcae, item
iura et obventiones infrascriptas ad quas eidem domino priori
annuatim tenentur homines dicti loci videlicet quod quaelibet
persona dicti loci seu illic habitans habens unum par bobiim
tenetur reddere jornatas duas bobum et qui habet unum bo-
vem , tenetur reddere jornatam unam bobum et quaelibet
persona dicti loci seu illic habitans quae non habuerit boves
seu bovem, quae persona excedat aetatem annorum viginti
tenetur reddere jornatas duas personales aut in vineis , aut
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I CONTI DI VENTI MIGLIA 147
metendo aut aliter negotiando , datis sibi aut eis expensis
victus ut fit laboratoribus , item iura et actiones quarum-
cumque accusationum , bannorum fiendorum in dictis terris
et territorio dicti loci , item omnia iura et redditus ipsi pre-
fato domino priori spectantes de carapis seu terris Masse-
tortae et delli jairini et de Than de la greppa et campi Petrae
Brunae ac etiam quascumque alia iura actiones et rationes ,
redditus et obventiones quoraodocumque et qualitercumque
ipsi domino priori spec.tantibus de dictis hominibus et terri-
torio dicti loci , quae et qui hic prò inclusis esse intelligun-
tur, salvo et specialiter reservato in ipso prefato domino
priori quocumque iure delictorum et criminum per dictos
homines dicti loci seu per alias quasvis persona^ committen-
dorum in dicto loco et territorio quos et quas condemnare et
absolvere possit et condemnationes exigere prò ut voluerit
reservata etiam specialiter potestaria dicti loci in ipso domino
priore et dominio dictorum hominum et treseno et laudimium
quamcumque domorumet possessionum alienandarum in dicto
loco et territorio Seburchae ad tenendura , gaudendum , la-
borandum , recolligeudum , habendum et recipiendum dicto
titulo locationis et arrendationis videlicet a festo nativitatis
Domini proxime venturo usquè ad annos novem inclusive pro-
xime secuturos prò pensione et arrendanone seu nomine pen-
sionis et arrendationis singulo et prò singulo anno librarum
centum quinque monete currentis solvendarum, tradendarum
et numerandarum per supradictos conductores ipsi domino
priori in festivitatibus nativitatis domini iu dieta civitate
vintimilii, quos , quas , et quae redditus , domus , casale, ter-
ras et possessiones , iura , actiones et obventiones, prefatus
dominus prior per se et suos suecessores et dictae ecclesiae
promisit et convenit supradictis conductoribus stipulantibus
prò se et eorum heredibus usque ad dictum terapus ut supra
dimittere et non auferre , nec pensionem , seu arrendationem
seu pacta mutare vel crescere sed potius ipsos , ipsas et ipsa
usquè ad dictum terapus ut premittitur legitime defendere, au-
ctorisare et disbrigare ab omni persona , corpore , collegio et
universitate expensis propriis dicti domini prioris et suorum
dictae ecclesiae successorum appellandi dictis conductoribus
necessitate remissa , versa via dicti prenominati conductores
acceptantes dictam locationem seu arrendationem et omnia
et singula supradicta promiserunt et convenerunt per se et
147
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148
s. CAIS DI PITOLàS
suos heredes prefato domino priori stipulanti prò se et suis
et dictae ecctesiae successoribus annuatim et singulo anno
in festivitatibus nativi tatis domini dare , reddere , solvere et
numerare ipsi domino Priori in civitati Vintimilii prò dieta
annua pensione seu arrendanone libras centum quinque mo-
netae currentis in pecunia numerata , et in fine dictorum
novem annorum dictas et dictos et seu dieta terras domos
possessiones , iura , redditus et obventiones reddere et dimit-
tere in pace et sine molestia . Quae omnia et singula supra
dieta dictae partes, videlicet una alteri sibi ad invieem per
solemnem stipulationem hinc inde interveuientem promise-
runt et convenerunt usque ad dictum teinpus habere et te-
nere rata, grata et firma, attendere, observare et adimplere
et in nullo contrafacere vel tenire aliqua ratione, occasione
vei causa quae modo aliquo vel ingenio dici vel exeogitari
posset sub pena librarum viginti quinque monetae currentis
apposita iuter dictas partes de accordio prò damno et inte-
resse partis observautis et quam penam solvere debeat pars
contrafaciens parti observanti, quae quoties committatur, to-
ties exigi possit in quocumque capitulo presentis contraqtus
inter dictas partes solemniter stipulata et promissa cum ref-
fectione omnium damnorum, interesse et expensarum litis et
extra, quae propterea fierent , ratis semper manentibus supra
dictis, pena soluta vel non soluta, et prò inde et ad sic obser-
vandum una pars versus alteram et altera versus aliam sti-
pulantes et recipientes pignori obbligaverunt , videlicet dictus
dominus prior omnia bona sua et dictorum suorum succes-
sorum et dictae ecclesiae et prenominati conductores versus
dictum dominum Priorem et suos et dictae ecclesiae succes-
sores bona sua babita et habenda , renunciantes dictae partes
exceptioni dictarum locationis et promissionum non factarum ,
rei ut supra , et infra sic non esse et sic non se habentis,
doli mali in factum actioni, condictioni sine causa et omni
alii juri et legum auxilio . Actum Vintimilii in platea exi-
stente retro edifieia dictae ecclesiae supra possessionem dictae
ecclesiae.
Anno domini millesimo quadringentesimo quadragesimo
primo indictione quarta secundum cursum Vintimilii die vi-
gesima quarta Augusti praesentibus testibus Baptista Judice
de Vintimilio , Martino Rondello de Camporubeo , Francisco et
Jacobo Jancherii de Vallebona fratribus ad haec specialiter
148
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I CONTI DI TSNTf MIGLIA
14t>
vocatis et rogati» . Ego Ant . Giraudus quondam Joannis de
Yintimilio Imperiali auctoritate not . interfui et rogatus
scripsi.
(Ardi, di Stato).
XL.
1469. — In nomine Domini amen . Anno domini millesimo
quatercentesimo sexagesimo nono indictione secunda die vero
nona iulii cum eodem anno sumpta . Universis et singulis hoc
presens publicum instrumentum visuris et lecturis pateat et
notum sit quod in exequtione bullarum apostolicarum et pro-
cessa super eisdem confecti per reverendum dominum Ste-
phanum Pecole Judicem et delegatum a Sede Apostolica de-
putatala ut de eo processu et bullis fit mentio sumpto manu
mei Notarii iufrascripti horaines de Castro Sepulcri subditi
ecclesiae Sancti Michaelis de Vintimilio volente» recognoscere
Venerabilem dominum fratrem Nicolaum ex comitibus Viuti-
milii de Aurigo priorem dictae ecclesiae et prioratus congre-
gati in ecclesia Sancti Martini de dieta loco omnes et singuli
per se et suos heredes proraiserunt et convenerunt dieta ve-
nerabili domino priori antedicto nomine dictae ecclesiae et
prioratus stipulanti et recipienti et corporaliter iuraverunt
ad sancfca Dei evangelia tactis scripturis predicto domino
priori stipulanti ut supra quod de cetero tandiu quandiu in
ipso prioratu remanserit iuste et canonice erunt fideles et
legales eiusdem domini priori antedicto et quod nunquam
erunt in dieta vel in facto aut consilio quod ipse dominu? per-
dat vitam vel membrum vel recipiat in personam aliquam
lesionem et si scirent vel audirent aliquid tractari in eius
preiudicia vel damnum , illud tato posse impedient et si im-
pedire non poterunt quam primum eidem poterunt nunciabunt
et omne consilium quod eis aut alicui eorum sub secreto com-
mitetur secretum habebunt et nemini pandent absque volun-
tatedicti domini prioris eorum domini et requisiti ipsi domino
priori dabunt iustum consilium et prestabunt et cum tato
posse iuvabunt ad defferendum recuperandum et mantenen-
dum eius honores regalia et iurisdictiones contra quameum-
140
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1. CA1S DI PISA LAS
que personam et universitatem at omnia f&cient quae conti-
netur vel contineri videbitur in quacumque fidelitatis forma
alias per ipsos prestita ceteris prioribus et antecessoribus
suis . Quorum hominum iuratorum nomina eunt haec et primo
Dominicus Gataneus , Michael Andracus Consuies dicti loci ,
Lucas Rubeus . Franciscus Rubeus , Guglielmus Carbonus ,
Petrus Cataneus , Antonius Cataneus , Pellegrus Cattaneus ,
Cristophorus Cattaneus , Joannes Rubeus , Constantius Andra-
cus , Baptista Toscanus , Dominicus Rubeus , omnes de dicto
loco , ceteris absentibus in presenti , de quibus omnibus pre-
dictus dominus prior et ipsi petierunt per me notarium in-
frascriptum confici debere publicura instrumentum . Actum
in ecclesia Sancti Martini extra locum Castri Sepulcri pre-
sentibus testibus Hyeronimo Albanello de Sancto Romulo ,
Michaele Pallanca , Georgii et Antonio Civrano habitatore
Vintimilii . Ea die incontinenti et presentibus testibus ante-
dictis Venerabilis dominus prior antedictus habita fideli-
tà te dictorum hominum et audita requisitione ipsorum sic
requirentium quod ipse non possit cogere eosdem ad persol-
vendum nisi decimam partem quator maneriorum videlicet
grani , frumenti , speltae frumentosae , ordei et avenae ,
prout soliti sunt persolvere antecessoribus suis promisit
eisdem ponendo manus suas super pectum suum , per modum
solerani iuramenti omnia attendere et quae de iure teneretur
et non aliter nec alio modo . De quibus omnibus ego An-
saldus Giribaldus Antonii de Vintimilio publico auctoritate
notarius his omnibus interfui videlicet dictae fidelitati et sin-
dici promissioni rogatus scribere scripsi signumque mei
tabellionatus consuetum apposui in fidem vim robur et testi-
monium premissorum .
(Arch. di Stalo).
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VINCENZO PROMIS
BREVI CENNI
SULLA VITA E SUGLI SCRITTI
DEL
P. GIUSEPPE COLOMBO Barnabita
MEMBRO
della R. Deputazione di Storia Patria
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Giuseppe Colombo nacque a Monza li 26 dicembre 1838
da Giuseppe e da Angela Tressoldi. Terminati i primi studi
nel patrio Ginnasio , non ancora diciasettenne entrò in set-
tembre 1854 nella Congregazione dei Barnabiti; li 18 suc-
cessivo ottobre vestì l'abito religioso, e fece la solenne profes-
sione nella chiesa di Carobbiolo li 4 dicembre 1856. Compì
il corso liceale nel Collegio di Santa Maria degli Angeli, e
nel settembre 1857 sostenne a Milano gli esami di Matu-
rità. Nel 1859 fu incaricato dell’insegnamento ginnasiale nel
Collegio di Lodi, e li 6 gennaio 1862 riceYeva dal Vescoyo
di quella Diocesi l’ordinazione sacerdotale. Stabilitesi le
scuole liceali in quel collegio, il Colombo fu destinato ad in-
segnarvi la storia, ed in seguito anche la letteratura italiana.
Nel 1865 sostenne gli esami di professore ginnasiale nel-
l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, e nel 1872
quelli di professore di letteratura nei Licei all’Università di
Napoli. Tre anni dopo dal P. Albini, Generale dell’Ordine, ve-
niva il nostro Collega mandato al R. Collegio Carlo Alberto
in Moncalieri, dove insegnò letteratura e storia nel liceo,
nonché il greco e la storia nella quinta classe ginnasiale.
Dal 1864, quando insegnava nel Collegio di Lodi, co-
minciò la serie delle sue pubblicazioni, che continuava ap-
3
MÌW.S.U, T.VUL U
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154
VINCENZO PBOMIS
ponto per vent’ anni, e dì cui posso dare on ìndice esatto
raercò la cortesia del Rev. F. 0. Salesio Canobbio, rettore
del detto Collegio di Moncalieri. Delle principali fra esse
discorrerò brevemente, ed in modo speciale di varie fra quelle
che videro la luce dopo la sua venuta in Piemonte.
Fra i più rimarchevoli suoi scritti accennerò ai Punti
di Storia delVEvo Medio e delVEvo Moderno che, stam-
pati a Lodila prima volta nel 1874 in due volami, meri-
tarono l’onore di tre altre successive ristampe, all’ ultima
delle quali attendeva appunto negli estremi suoi giorni.
Primo in data dei lavori fatti tra noi, cioè dopo il 1875,
sono le Notieie storiche intorno la città di Moncalieri.
Giovandosi delle varie notizie che trovò nelle Memorie cro-
nologiche delle cose memorabili di Testone e Moncalieri ,
cominciata dal Beaumont e continuate da altri sino ai tempi
nostri, e negli archivi comunali, gli fu possibile tessere la
storia di quella città dalla sua origine sino alla ristaura-
zione dei Beali di Savoia, considerandola sotto tutti i soci
aspetti ; parlando del suo reggime primitivo, delle sue leggi,
dei Principi che la dominarono, e degli eventi che in essa
ebbero luogo sino al secolo xviii; trattando in un capitolo
a parte dell’epoca della Rivoluzione francese. Vi fece seguire
la storia del R. Collegio Carlo Alberto, ed un cenno sulle
persone più distinte cui fu patria Moncalieri.
Nel 1877 pubblicava il Coloxbo una Memoria intitolata
I PP. Isidoro Pentorio e Tobia Corona , Barnabiti, e
Carlo Emanuele I duca di Savoia. Questi due religiosi
servirono il nostro Principe in varie faccende di Stato , e
la loro corrispondenza col medesimo si trova nel torinese
Archivio Centrale. Il compianto Collega tesseva di amendue
una breve ma esatta biografia, cui faceva seguire una scelta
di quindici lettere. Le prime dieci del Pentorio sono rela-
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CENNI SULLA VITA E SUGLI SCfUTTI DEL P. G. COLOMBO J55
tire alle controversie pella successione del Monferrato, le
altre cinqne del Corona si riferiscono ad un tentativo por
ricuperare Ginevra.
Nello stesso anno videro la luce i suoi Cenni biografici e
lettere di quattro distinti barnabiti, Giusto Guerin vescovo di
Ginevra, Ottavio Asinari vescovo d’Ivrea , Francesco di Gatti-
nara vescovo di Alessandria, poi arcivescovo di Torino, e Gio-
vanni Mercurino di Gattinara vescovo pure di Alessandria. Di
questi prelati scrisse brevi biografìe seguite da una serie di
lettere dai medesimi dirette in varie circostanze ai Principi di
Gasa Savoia, che si conservano nel nostro Archivio di Stato.
Il giusto e lodevole sentimento che aveva indotto il
Colokbo a tessere le lodi dei sovrammenzionati suoi confra-
telli, lo spinse a ricerche sn un altro dotto barnabita, il
P. Redento Baranzano, di Serravalle- Sesia, il quale nato
nel 1590, non ancor ventenne cominciava a pubblicare la
sua Uranoscopia, emotiva nel 1622 lasciando memoria di
sè come di distinto filosofo e matematico. Ne diede una mi-
nuta notizia, menzionando la sua carriera, i suoi viaggi, le
cariche da lui coperte, i vari scritti per cui più si distinse.
Accennò pure alla corrispondenza che secondo i suoi biografi
ebbe coi più celebri scienziati della sna epoca, fra i quali
Francesco Bacone da Yerulamio, Galileo Galilei e Keplero.
Del primo riportò una assai lunga ed interessante lettera.
Colla stessa data abbiamo alcune Notizie biografiche e
lettere di papa Innocenzo XI. Molte furono le ricerche cui
attese per degnamente illustrare la vita di questo pontefice,
al secolo Benedetto Odescalchi, ma ne fu compensato dalla
buona riescita del lavoro, che fu accolto con assai favore,
eome lo erano state le Lettere scelte inedite del B. Ales-
sandro Bauli scritte a S. Carlo Borromeo, che aveva poco
prima dato alla luce.
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IS6
VINCENZO PR0UI8
Nell'anno medesimo il Colombo si sobbarcava ad altra
impresa sottentrando al P. Camillo Bracco nel curare la
ristampa del Sono, e questo lungo e faticoso lavoro condn-
ceva a termine attendendo nello stesso tempo ad altre e
svariate occupazioni.
Come attestato di stima pe’ suoi lavori storici , nell’anno
suddetto veniva chiamato da monsignor Gastaldi, arcivescovo
di Torino, a far parte dell’Accademia di Storia Ecclesiastica
Subalpina da lui istituita allo scopo precipuo di far rifio-
rire nella sua diocesi gli studi, da cui la Società prese la
sua denominazione.
Cambiando soggetto nel 1879 ci diede una interessante
memoria su Giacomo Quarenghi, bergamasco, architetto
alla Corte Imperiale di Pietroburgo. Nella biografia di
questo personaggio, nato nel 1744 e morto a Pietroburgo
nel 1817, inserì un dettagliato elenco dei progetti da lui
eseguiti non solo in Russia, ma anche in Italia e per l’In-
ghilterra in diverse epoche, e fece conoscere la filma di cui
godeva in vita e che non venne meno dopo il suo decesso.
Come appendice riportò un albero genealogico del casato
dei Quarenghi a datare dal 1082, un diploma dell’impera-
tore Paolo I con cui gli conferiva la croce di Malta, alcuni
biglietti autografi dell’imperatrice Caterina li, e finalmente
diciotto lettere del Quarenghi a vari, tutte relative a coso
della sua arte.
La Miscellanea di Storia Italiana contiene un solo
scritto del nostro Colombo. Sono le Notizie e documenti inediti
sulla vita di M. Giovanni Francesco Bonomi, vescovo di
Vercelli e nunzio pontificio in Isvizzera ed in Germania.
In questo lavoro egli ebbe eampo di spaziare assai più che
negli altri consimili sia per la posizione elevata del prelato
in questione, sia per le molte ed importanti incombenze
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crani sulla vita e sugli scritti del p. g. colombo 157
ehe gli furono affidate. Compagno all’Università di Pavia di
quel grande che fu S. Carlo Borromeo, e da lui in seguito
chiamato a Roma nel 1560 al disimpegno di gravi funzioni,
si trovò in relazione coi Sommi Pontefici Pio IV, Pio V,
Gregorio XIII e Sisto V. Nominato nel 1573 vescovo di
Vercelli per la rinunzia del cardinale Guido Ferrerò , fu
poscia mandato nunzio in Isvizzera nel 1579 ed in Ger-
mania nel 1581, 15S3 e 1584, senza che mai trascurasse
gli interessi della sua Chiesa. Morto a Liegi nel 1587, la
sna salma fu trasportata a Vercelli, e deposta nel sepolcro
che egli stesso aveva fatto costrurre per sè e per i suoi
successori. Il nostro autore trattò con giusto criterio dei
gravi incarichi affidati in varie epoche al Bonomi, e del
modo soddisfacente in cui sempre li disimpegnò. Riferito
quanto operò a Roma prima di essere vescovo, accennò alle
relazioni che dopo la sua assunzione alla Cattedra Eusebiana
ebbe coi Reali di Savoia. A chiari tratti dimostrò l’amicizia
che sempre si mantenne viva tra lui e S. Carlo, e le re-
lazioni sue con molti distinti personaggi di quell’epoca. Diede
l’indice delle opere di monsignor Bonomi, quale potè rica-
varlo da vari scrittori, e finalmente riportò diciasette lettere
del medesimo ai duchi Emanuele Filiberto e Carlo Ema-
nuele I, e tre a lui dirette dal cardinale Decio Azzolino
segretario di Stato di papa Sisto V.
Dotato di non comune attività, il P. Colombo afferrava
qualunque occasione onde tenerla viva, e le stesse ferie au-
tunnali che i convittori del Collegio Carlo Alberto passano
nel castello di Montaldo, a lui furono propizie per redigere
alcune notizie su quel paese. Ben poco adatto era il soggetto,
trattandosi di piccolo comune che mai ebbe storia propria;
con diligenti e minute ricerche riesci però a raggranellare
quanto potesse interessare questa località, di cui trovò il
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▼moxNto rettala
1»
primo cenno in diploma di Federico Barbarossa del 26 gen-
naio 1159. Queste notizie qua e là raccolte negli Archivi
parrocchiale e comunale di Montaldo, in quello di Chieri ,
nei nostri di Stato, Camerale ed Arcivescovile, ed in alcune
opere a stampa pubblicò, unendovi in appendice otto docu-
menti fra il 1187 ed il 1661, dopo fattane lettura in oc-
casione della distribuzione dei premi agli alunni del Collegio
nello stesso anno 1879, come già aveva in identiche circo-
stanze tre anni prima praticato compilando la storia di
Moncalieri.
Di un altro scritto del nostro autore piacemi ora far
menzione, che, piccolo di mole, lascia però travedere chiara-
mente il sno affettuoso carattere, voglio dire de’ suoi Cenni
biografici di monsignor Luigi Biraghi, morto a Milano in
agosto 1879, dottore dell’ Ambrosiana e riputato scrittore.
In poche pagine ma dettate dal cuore ci presenta l’illustre
estinto, facendo spiccare quanto operò nella sua quasi ottan-
tenne esistenza come sacerdote e come scienziato, e dandoci
esatta nota de’ suoi reputati scritti.
Attendeva in questi tempi il Colombo a due altri nuovi
lavori. Il primo è un Compendio di Storia Italiana dal
1815 al 1881 per uso delle scuole. 11 secondo è quello
che più alto levò il nome del dotto Barnabita, cioè La vita
e le opere di Gaudenzio Ferrari pittore, con documenti
inediti. Quest’opera è fetta, come leggesi nella prefazione,
< coi materiali adunati con somma fatica e diligenza, già
< parecchi anni sono, dal M. Rev. P. D. Luigi Bruzza »
il quale aveva cominciato a raccoglierli sin da quando risie-
deva a Yercelli nella qualità di Direttore degli studi nel
Collegio di S. Cristoforo. Trasferitosi egli nel 1869 a Roma,
e riconoscendo la difficoltà di poter ivi continuare e condarre
a fine i suoi studi su Gaadenzio, consegnò tutte le note e
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CBN NI SOLLA VITA R SOGLI SCRITTI DRL P. G. COLOMBO 1S9
memorie ohe già aveva a questo scopo messe assieme al suo
amico, il quale non tralasciò alcuna cura onde la notizia
sul grande nostro artista riescisse a maggior sua gloria, ed
incontrasse al tempo stesso l’approvazione di colui che lo
aveva posto in condizione di eseguire si bella ed inte-
ressante opera. Basta scorrere l’indice del volume per accer-
tarsi dell’importanza dei punti da lui trattati, con felice
scioglimento di vari dubbi. Yi aggiunse in fine, ostruendoli
dadiversi archivi, ventotto documenti, tutti di molta im-
portanza per la storia dell’arte in generale e specialmente
della nostra scuola pittorica, di cui il Gaudenzio fu al certo
il più grande luminare.
Questa pubblicazione valse al Colombo la nomina a
Membro effettivo della R. Deputazione di Storia Patria
(9 maggio 1882), alla quale già era stato ascritto come
corrispondente li 10 maggio 1880.
Nel 1882 quasi nulla pubblicò, ma vari lavori aveva
in corso, ai quali attendeva colla consueta sua energia. E
difetti nell’anno susseguente per sua cura vide la luce un
volume della Storia generale della Chiesa in continuazione
& quella dell’ Ab. G. S. Darras. In pari tempo usciva per
le stampe l’ultima memoria che Iddio gli concedeva di con-
durre a termine.
Nella prefazione alla vita di G. Ferrari il nostro Col-
lega diceva riservarsi di parlare in altro scritto di coloro
die seguirono le orme del grande caposcuola, valendosi pure
allora dei materiali e documenti favoritigli dal P. Bruzza.
Questa promessa tenne egli due anni dopo coi Documenti
e notizie intorno gli artisti vercellesi. Variò tuttavia al-
quanto il suo primitivo progetto per le molte difficoltà che
tosto gli si affacciarono; e, facendoli precedere a modo di
introduzione da un compendio della storia dell’arte vercellese
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180
VINCENZO PROMIS
dai suoi prìmordii sino a Gaudenzio Ferrari, si decise a
pubblicare un gran numero di documenti relativi a pittori
di quella scuola, che puossi dire la vera Piemontese. Come
appendice poi vi ristampo le importanti notizie sul distinto
pittore vercellese, Giovanni Battista Bazzi, detto il Soddoma,
già anteriormente dal Bruzza inserte nel volume I della
Miscellanea di Storia Italiana.
Questo volume, che l’Istituto Vercellese di Belle Arti
volle si pubblicasse a sue spese, fu l’ultimo lavoro che compì
il Colombo e l’ultimo omaggio che egli rese al dotto suo
maestro e confratello Luigi Bruzza, il quale in novembre
dello scorso 1883 passava agli eterni riposi. Gli procura-
rono questo ed il precedente scritto sul pittore di Valduggia
la nomina a Socio onorario perpetuo dell’ Istituto suddetto
di Belle Arti di Vercelli, e nello stesso anno quella a
Membro onorario del Comitato pel centenario di Gaudenzio
Ferrari.
Un ultimo onore toccava or sono pochi mesi al nostro
Collega quando dal Sommo Pontefice Leone XTTT venne in-
caricato di scrivere la vita di papa Alessandro III. Con
intenso amore attendeva a trattare di questo grande ponte-
fice e grande italiano, non tralasciando nè ricerche nè cure,
ed a me che soventissimo lo vedevo, sempre parlava con
intima soddisfazione di questo lavoro che si augurava con
tutto l'animo di condurre a termine a seconda delle vaste
e grandiose intenzioni dell’augusto committente. Senonchè
una malattia di pochi giorni troncava il filo della sua vita
mortale, e rassegnato ai voleri del Creatore egli spirava nel
suo Convento di Moncalieri il mattino delti 13 maggio del
corrente 1884.
Fornito di carattere socievole ed affettuoso, nonché di
belle doti di mente e di cuore, osservatore scrupoloso di
io
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Orni sulla vita i suoli scritti dkl p. o. colombo Idi
ogni dovere religioso e sociale, appassionato per gli stndi
storici coi consacrò la breve sua esistenza, la morte di
Giuseppe Colombo è vivamente sentita dai suoi colleghi
ed amici, la sua memoria si conserverà onorata e pura
fra quanti lo conobbero , i suoi scritti rimarranno monu-
mento del suo passaggio su questa terra e saggio di quanto
avrebbe potuto Sire se Iddio gli avesse concesso una vita
più lunga.
Il
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ELENCO
DEGLI
SCRITTI A STAMPA DEL P. D. GIUSEPPE COLOMBO
1. Cenno biografico dell' Ill. mo Re »."• Monsignor Michele
Galli , teologo della Metropolitana e Provicario Gene-
rale della Diocesi di Milano. Lodi, 1864, in 8°.
2. Sul progresso della guerra in Europa. Discorso storico
letto nella occasione della distribuzione dei premii nel
Collegio dei PP. Barnabiti in Lodi il 23 agosto 1865.
Lodi, in 8°, pp. 68.
3. Profili biografici di insigni Barnabiti effigiati sotto i
portici del Collegio di 8. Francesco. Crema, 1870, in 8°,
pp. 94.
4. Profili biografici di insigni Barnabiti (diversi dai prece-
denti). Lodi, 1871, in 8°, pp. 309.
5. Gli esami di licenza e V istruzione privata. Lettera di
Lucilio Costante (G. Colombo). Milano, 1871.
6. Elogio funebre della signora Carolina Galli , morta il
25 luglio 1873. Lodi, 1873.
T Elogio funebre del signor Giovanni Galli , morto il
19 agosto 1873. Lodi, 1873.
8. Sunti di storia del Medio Evo secondo i recenti pro-
grammi scolastici del Regno. Lodi, 1874, in 8°, pp. 237.
9. Sunti di storia dell'Evo Moderno. Piacenza, 1874, in 8°,
pp. 357.
»
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16* VINCENZO PR0M1S
10. Discorso funebre pronunciato il 10 giugno 1874 sulla
salma di Giuseppe Bignami convittore del Collegio
S. Francesco in Lodi. Ivi, Tip. Wilmant.
11. Discorso letto nell'occasione della distribuzione dei
premii agli alunni del Collegio S. Francesco li 8 ot-
tobre 1874. Crema, 1874, in 8 n , pp. 11.
12. Discorso funebre pronunciato sul feretro del P. D . Gio-
vanni M. Cavalieri , Barnabita , li 3 dicembre 1874.
Lodi, Tip. Wilmant.
13. Sunti di storia dell'Evo Medio e dell' Evo Moderno ad
uso dei Licei. Seconda edizione corretta e notevolmente
accresciuta. Piacenza, 1875, in 8°, pp. 527.
14. Notizie storiche intorno alla città di Moncalieri. To-
rino, 1876, in 8", pp. 99.
15. I PP. Isidoro Pentorio e Tobia Corona , Barnabili, e
Carlo Emanuele I duca di Savoia. Piacenza. 1877,
in 8\ pp. 39.
16. Cenni biografici e lettere dei Monsignori Giusto Guerin ,
Ottavio Asinari, Francesco e Giovanni Mercurino Ar-
borio di Gatlinara , vescovi Barnabiti. Torino, 1877,
in 8\ pp. 56.
17. Intorno alla vita ed alle opere del P. Redento Baran-
zano. Torino, 1878, in 8 J , pp. 61 e ritratto.
18. Lettere scelte inedite del B. Alessandro Sauli scritte a
S. Carlo Borromeo. Torino, 1878, in 8°, pp. 43.
19. Notizie biografiche e lettere di Papa Innocenzo XI. To-
rino, 1878, in 8°, pp. 67.
20. Notizie e documenti inediti sulla vita di M. Giovanni
Francesco Bonomi vescovo di Vercelli e Nunzio Pon-
tificio in Isvizzera ed in Germania. Torino, 1879, in-8°,
pp. 103 (Estratto dal voi. XVIII della Miscellanea di
Storia Italiana).
21. Giacomo Quarenghi Bergamasco, Architetto alla Corte
Imperiale di Pietroburgo. Torino, 1879, in 8°, pp. 74
e ritratto.
14
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CENNI SULLA VITA E SUOLI SCRITTI DEL P. G. COLOUBO 105
22. Montaldo Torinese. Notìzie storiche. Torino, 1879, in 8°,
pp. 53.
23. Biografia di Mons. Luigi Biraghi. Torino, 1879, in 12°,
pp. 16 e ritratto (Petratto [dall’ Ateneo Religioso del
23 novembre 1879).
24. La città d' Industria ed una lettera inedita di Ludovico
Muratori (Nel Corriere di Torino dell! 2 gennaio 1880,
e nell’ Ateneo Religioso dell! 11 stesso mese).
25. Surio — Vite dei Santi. Gli ultimi quattro volumi ; la-
voro fatto tra il marzo 1879 ed il marzo 1880.
26. L'imperatore Napoleone I ritratto dal Principe di Mei-
ternich (Nel Corriere di Torino 19 marzo 1880, e negli
Studi di Roma).
27. Intorno al villaggio lacustre di Lagozza presso Bc -
snate sul Milanese (Nel Corriere di Torino 30 aprile
1880).
28. Memorie storico-religiose di Chieri del Can. Tedi. An-
tonio Bosio. Articolo bibliografico inserto nell’ Ateneo
Religioso del 12 settembre 1880.
29. La Società Palatina di Milano (Nell’ Ateneo Religioso
17 ottobre 1880).
30. Dell' allegoria principale della Divina Commedia , del
Prof. Fenaroli. Articolo bibliografico inserito nella
Sapienza di Torino, novembre 1880
31. La vita e le opere di Gaudenzio Ferrari pittore con
documenti inediti. Torino, 1881, in 8’, pp. 382 e ri-
tratto.
32. Gli scavi a Tirinto ed a Micene di Enrico Schliemann
(Nel V Ateneo Religioso 6 febbraio 1881).
33. Compendio dì Storia contemporanea (1815 1881) Torino,
1881, in 8 a .
34. Sunti di storia ad uso dei Licei. 3’ Edizione. Piacenza,
1881, in 18°.
15
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186 VINCENZO PROMI8
35. Gli affreschi della Cappella del Rosario nella Basilica di
Monza. Torino, 1881, in 8’, pp. 23.
36. Intorno la Rivoluzione francese del secolo passato. Di-
scorso letto in occasione della distribuzione dei Premi,
al Collegio C. Alberto di Moncalieri. Torino, 1881, in 8°,
pp. 26.
37. Tavola descrittiva degli affreschi che adomano le pa-
reti della cappella del Rosario nella Basilica di Monta.
Torino, 1882, in 8\ pp. 7.
38. La schiavitù ed il Cristianesimo. Articolo 9torico-critieo
nel Corriere di Torino 25 dicembre 1882, e nell* Ateneo
Religioso dello stesso giorno.
39. La Bibbia volgare ripubblicata dal Comm. Carlo Ne-
groni. Appunto bibliografico, nell’ Unità Cattolica delli
14 gennaio 1883.
40. La prima ascensione in Italia del pallone areoslalico.
(Nel Corriere di Torino 19 febbraio 1883).
41. La scoperta di un nuovo sepolcro di Faraoni in Egitto
(Nel Corriere di Torino 5 marzo 1883).
42 Documenti e notizie intorno gli artisti vercellesi. Ver-
celli, 1883, in 8’, pp. 501.
43. Continuazione della Storta della Chiesa del Dart'as dal
1846 fino al 1883. Torino, 1883, pp. 105.
44. Tre distinti elogi del P. Villoresi , nel Corriere di To-
rino 22 giugno 1833 , nell’ Unità Cattolica 24 stesso
mese, e nell’ Ateneo dello stesso giorno.
45. Due recensioni diverse dei Sermoni di S. Zenone pubbli-
cati dal Canonico Giullari , ne\V Ateneo 1° luglio 1883,
e nell'f/nf/d Cattolica 7 stesso mese.
46. Documenti intorno la colonia dei Greci stabilitasi nel-
l'Isola di Corsica l'anno 1676. Nel Giornale Ligustico ,
anno X, Genova, 1883, pp. 359-370.
47. Archeologia. Nuovi scavi in Grecia. (Nell’ateneo 18 no-
vembre 1883, e nel Giornale dello Studente 1884 N. 1).
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CHINI SULLA VITA I SUOLI SCRITTI DSL P. 0. COLOMBO
107
48. Del luogo ove fu relegato 11 poeta Ovidio. (Nell' Ateneo
del 27 gennaio 1884 , e nel Giornale dello Studente
1884, N. 3).
49. n Cardinale Luigi M. Billio. ( Nell’ Ateneo 23 marzo
1884).
50. Evo medio ed evo moderno , conforme agli ultimi pro-
grammi governativi. 4‘ Edizione in corso di stampa.
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TRATTATO
FBÀ
BARNABÒ VISCONTI
Il Coti ANTONIO DI H0NTGFF.LTR0
LA REPUBBLICA DI FIRENZE
E
LE COMUNITÀ D’ URBINO E CAGLI
i° febbraio 1375 (v. s.)
Mbc.S. U.'T.^IIL
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L’antica scrittura che segue, e che vede oggi la
prima volta la luce, è un trattato fra Barnabò Visconti,
il Conte Antonio di Montefeltro, i Fiorentini e le Co-
munità d’Urbino e Cagli. È deplorabile che questo
documento sia mancante nel fine, poiché della sua
importanza non parmi abbiasi a dubitare, tanto più
che nessuno storico, io credo, conobbe questo trattato,
che in copia (sincrona o quasi) si conserva nella
Oliveriana di Pesaro (Cod. N" 374). L’eruditissimo
Annibaie Degli Abati Olivieri, che gran parte dei ci-
meli di quella biblioteca raccolse e ordinò, a molte
delle più importanti scritture usò apporre notizie sulla
loro provenienza e sul loro pregio; ma intorno a questa
nessuna illustrazione rinvenni. Siccome però sta fra le
Carte che egli intitolò Monumenti. Rovereschi, credo
che molto probabilmente provenga dall’Archivio stesso
dei Duchi d’Urbino, del quale parecchi documenti pas-
sarono nell’ Oliveriana.
Olmeneta, 3 settembre 1883.
G. Sommi Picenardi.
3
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Googl
In Christi nomine . Amen . — Anno incarnationis ejusdem
icocixxv, indictione xiv (sic) . die prima mensis februarii .
Ad honorem et reverentiam omnipotentis Dei , beatae
Virginis Mariae , beati Johannis Baptistae , beatorum apo-
stolorum Petrì et Pauli , beati Ambroxii W sanctae matris
Ecclesiae catholicae doctoris , ac sancti Grescentini ( 1 2 > mar-
tiri gloriosi et totius celestis Curiae , ad honorem et re-
verentiam totius hortodossae fidei christianae et ad statnm
pacificnm et tranqnillam totius Italiae , et prosperitatem
provinciarom Lombardiae et Tussiae ac etiam Marchae anco-
nitanae et omnium terrarum que regentur , tenentur et pos-
sidente vel quasi per magni ficum et excelsum dominum domi-
num Bernabovem vicecomitem Mediolani etc. imperiale Yicarium
generalem , et per magniflcum comune Fiorentine et snos
officiales et per magniflcum dominum dominum Antoni um olim
bonae memorine domini Federici comitis Montis Feretri et per
comune et populos civitatum Urbini et Callii , sive Sancti
Angeli papalis ( 3 ) , et ad resistendo pravis conatibus omnium
et singulorum molestare et turbare voleutium quoslibet pre-
(1) Protettore di Milano.
f2) Protettore d'Urbino.
(3) Cagli, rifabbricata da Niccolò IV sulla fine dei secolo xut, ai chiamò
S. Angelo Papale.
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G. SOMMI PÌOENARDI
sentes statos prefatornm magnìfici domini domini Bernabò vii
et comraanis Florentiae ac etiam prefitti magnifici comitis
Montisferetri et commnnis et popoli civitatum Urbini et Cal-
iti , sire sancti Angeli Papalis , et omninm et singnlornm
terrarnm et locornm qui per dictnm dominum Bernabovem
et coinmune Florentiae et comitem Antoninm et comune et
popnlum Urbini et Caliti sire sancti Angeli Papalis regnntar ,
tenentar , possidente vel quasi et ad defensionem et con-
serrationem ipsorum presentium statnnm et ad offensam se-
candum formam inferius describendam.
Cum hoc anno mccclxxv die xxiv mensis julii fuerit so-
lemniter celebrata liga , nnio et societas prò quinquennali
tempore duratura inter magnificum et excelsnm dominum
dominum Bernabovem vicecomitem Mediolani etc. imperialem
vicarium generalem et magnificum commane Florentiae et
in pactis et capitulis diete lige inter cetera contineatur quod
si et in quantum durante tempore dictae ligae post tempora
tunc cujusdam treguae factae die ix junti proximi preteriti
inter Ssmum in Xto Patrem et dominum dominun Urego-
rium papamXI' 1 ) vice et nomine Ecclesiae romanae ejusdem-
que oficiales partem adherentes colligatos et sequaces ex parte
una et prefatum magnificum dominum dominum Bernabovem
et magnificum dominum dominum Galeaz vicecomites Medio-
lani imperiales vicarios generales eorum et . . . eorum partem
adherentes et sequaces ex parte altera , aut etiam durante
tempore dictae treguae non obligando tamen dictum dominum
Bernabovem ulterius quam sit expressum in capitulis dictae
ligae , per dictos colligatos vel alterum eorum contigerit ali-
quam civitatem castrum vel locurn vel provinciam eristen-
tem vel existens in provincia Tussiae vel alibi recepi aqmri
(1) Pietro Rogerio, già papa dal 1370.
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TRATTATO FRA BARNABÒ VISCONTI ICC.
175
occopari yel talem civitatem castroni Tei locum terram forti-
tilitiom Tel proTinciam reduci Tel reponi Tel vendicari in
libertatem soam Tel in alium statom quam esset tempore
dictae ligae seu a nexibus sive subiectionis Tel submissionis
de &cto et iam liberari Tel eximi quomodocumque Yel per quos-
camqne remanere et persistere debeat in libertatem et intelli-
gatnr esse et si colligatio Tel colligatnm nna cum dictis colliga-
tis et ad ipsins ligae benefìcium admissa ut piene recipiantur et
adionctantnr et admissae et admissa sint et esse intelligantor
ut libere et libera cnm illis conditionibus , paetis , modis ,
distributione et taxatione talliae Tel alterins oneris quae et
qnod Tidebontur et declarabuntur per dictos dominum Ber-
naboTem et dominos priores artium et vexilliferum justitiae
popoli et commnnis Florentiae et ad defensionem sui et alio-
rum colligatorum et ad offensam cujuscumque dictos colli-
gatos sen alterum ipsorum offendentium Tel offendere volen-
tinm pront sic Tel aliter latine continetor in capitulis dictae
ligae et apparet manu ser Petri de Leriffi ser Colntii Pierii
et ser Bartolomei ser Bonajoti pnb. not. Florent. cumque
predictos magnificns dominns Comes Montisferetri propter
plares terras et loca in partibos Montisferetri et Massetra-
barine W et in aliis locis et partibus Italiae et proTinciae
Marchine rebellaTerit et in alium statum quam tempore dictae
ligae fnerint reduxerit nec non dieta communia Urbini et
Callii , sire sancii Angeli Papalis , a nexibus subiectionis
et submissionis quibus tenebantur tempore dictae ligae in alium
statum quam essent tempore dictae ligae divino auxilio se re-
duxerint et liberaverint et libertatem suam vendicaverint et
relint venire et admicti ad ligam predictam et ipsius ligae
beneficium et declaravit ad ipsam ligam venire posse admit-
(1 Fra Cagli • Urbino,
1
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170
O. SOMMI PICCNÀRDl
tique debere cum pactis modis conditionibus et t&xatione
per dictam dominam Berna boTem atque dominos prìores ar-
tium et yexilliferum jostitiae popoli et commanis Florentiae
declarandis idcirco.
Discretus Tir ser Franciscus domini Panluchi de Urbino
sindicua et procurator prefati magnifici domini domini An-
tonii comitis Montisferetri constitotus ad haec per prefatom
dominam Antoniam prò se ipso et yice et nomine commanis
et popoli civitatis Calli! si?e sancti Angeli Papalis prout
de dicto mandato continetnr de mano Paoli qoondam ser
Guidonis de Urbino notarii pob. sub anno a nativitate do-
mini mccclxxti indictione ix , die xix mensis januarii pro-
curatorio nomine per dicto domino comite nec non proco-
ratorio nomine ejosdem et vice et nomine dicti commanis et
popoli Collii sive sancti Angeli Papalis procuratorio nomine
prefati domini comitis An tonii de rati habitione promisi! so-
lemni stipnlatione conveniens michi Paolo et aliis notariis
infrascriptis stipulantibus et recipientibos vice et nomine
popoli et communis Florentiae ac prefìtti magnifici Berna-
bovis et omnium eorom quorum interest intererit vel potoe-
rit qoomodolibet interesse principaliter vel secondario tacite
vel expresse mediate vel immediate directe Tel per obliquasi
prefatom dominom comitem Antoniam factnrum et cnrata-
ram ita et taliter omni exceptione et gaTillatione remotis
qood prefatum commane Calli! sire sancii Angeli Papalis
ratificabit approbabit et omologabit omnia et singola sopra-
scripta et infrascripta et de huiosmodi ratificatione fieri fa-
cere poblicom docomentum , eaque presentabit et presentati
feciet prefatis dominis prioribus et Texillifero iostitiae hinc
ad cal. aprilis proximi ad penam et sub pena infrascripta
ac etiam sindicus et procurator dicti communis et popoli
cmtatis Urbini ad haec omnia et singola plenum et sufifi-
8
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TRATTATO FRA BARNARÒ VISCONTI KOC.
m
cwos se habere mandata rn nt pablice coatìaeri de mane pre-
dati PauM quondam ser Guidonis de Urbino per instramen-
tnro exinde confectum per eam anno a nati vitate domini
iooolxxvi indictione xrv die xvir mensis janoarii constitos
eoram magnifici et potentibus dominis
Nicolao Neri de Soderinis
Azzolino ser Vivaris (?)
Johanne Arrighetti
Bartolomeo Bellini (?)
Jacopo Bernardi ritagliatore
Bartolo Johanius Simonetti
Andrea domini Hugonis absque tamen
Ambaldo Bentii Canutii eorum collega
Prioribns artium.
I prò qnarterio
i S. Spiritus
| prò quarterio
I S.*** Crucis
| prò quarterio
(S.^Mariae Novellae
prò quarterio
S. Johannis
Lapo Dutii de Bugellis prò dicto quarterio Sanctae Crucis
vexillifero justitiae populi et communis Florentiae ad pre-
sella in dicto officio presidentibus nec non coram nobilibus
viris
Alexandro domini Riccardi de Bardis.
Johanne Dini operario.
Johanne Franeisci de Magalottis.
Andrea domini Franeisci de Salviatis.
Cuccio Dini Gutii.
Mattheo Federighi Baldi et
Johanne Azzoli absque tamen.
Thommassio Marchi de Strozsis civihos honorabilibas flo-
rentinis octo officialibus Bayliae communis Florentiae ad in-
frascripta omnia et singola Balia et auctoritate a dicto cem-
nnni Florentiae habentibns prò communi et popola Florentiae
andicarie et procaratorio nomine prefitti magnifici domini
Antonii cemitis Montisferetri nomine quo sopra- a & otiam
o
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m
a. sommi «cenarci
dicti comutanis et popoli eivitatis Urbini et commonis et
popoli civitatis Collii sive saneti Angeli Papalis dixit et
petiit prefatore eomitem Antoninm et dictam civitatem Collii
sire sancti Angeli Papalis et dictam commune Urbini cium
omnibus terris et locis qai per eos vel aliqaem eornm te-
neatnr vel possidentur vel quasi vel in qnibns aliqnam prehe-
rainentiam vel dignitatem sive custodiam habent ad dictam
ligam et ipsins beneficiami venire velie recipi admictiqae
debere juxta capitalo dictae ligae.
Quo poeto prefati domini priores artinm , vexillifer ju-
stitiae ac officiales Bayliae omnes simnl eornm et dicti corn-
ili a nis et populi civitatis Florentiae vice et nomine et vice
et nomine dicti magnifici domini domini ' Bernabovis prò
qno promisernnt dicto ser Francisco sindico et procnratorì
predicto stipulanti et recipienti sindacano et procnratorio
nomine dicti coinitis Antonii ac commonis et popoli Ur-
bini et vice et nomine dicti commonis et pòpoli civitatis
Callii sive sancti Angeli Papalis qnibns sopra se factnros
et enratoros sic et taliter com effectu qnod idem dominns
Barnabas ratificabit approbabit et omologabit omnia et sin-
gola snprascripta et infrascripta ad petitionem et reqoisi-
tionem prefati comitis Antonii et dicti commonis et po-
poli Urbini et civitatis Callii ita tamen qnod si predietns
idem dominns Bernabos non ratificaret approbaret et omo-
logaret nt dictam est predicti domini priores vexillifer ju-
stitiae et officiales Bayliae predicti commonis Florentiae
sen ipsum commane Florentiae ad penam infrascriptam
minimo teneantnr non obligando tamen se nec dictam Corn-
atane Florentiae nec dictam dominata Bemabovem ad
infrascripta contro intentionem poeta ac capitala dictae
ligae prefatam. dominato eomitem Antoninm et dictam ci-
Titatem Callii sive sancti Angeli Papalis cnm omnibus eios
io
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TRATTATO FRA BARNABÒ VI3CONTI BCC.
179
terris et locis prefatis ac dictum commane et popalam ci-
Titatis Urbini cum toto eorum comitatu fortia et distrìctu
ad dictam ligam et ipsius ligae beneficiano et colligatos et
socios admicti debere et venire posse declaravernnt etc.
et ad ipsam ligam , unionem societatem et confederationem
adiunxerunt receperont et acceptaverant ornai via jnre modo
et forma qnibas melias potaerant cum omnibus eorum terris
locis et fortilitiis quas et que habent , tenent jwssident
et que et vel quas babebuot tenebunt et possidebunt vel
quasi etiam de cetero prout inferius dicetur et cum predicto
ser Francisco sindico et procuratore predicto sindacano et
procuratorio nomine quibus supra et ipse idem sindicus et
procurator nominibus quibus supra cum predictis dominis
prioribus artium vexillifero justitiae et offieialibus Bayliae
nominibus quibus saprà ligam societatem fedus et unionem
ornai jare , via modo et forma quibus melius potuerunt ad
consenrationem presentium statuum atque diffensionem a
quibuscumque invadentibus seu invadere volenti bus dictos
colligatos aut eorum vel alicujus eorum loca terras for-
tilitia subditos censuarios vel subieetos et etiam ad of-
fensam si expedierit contra quoscumque dominos principes
gentes loca et universitates cuiuscumque status condictionis
preheminentiae vel gradus existant solemni stipulatione bine
inde intervenientibus iniverunt fecerunt atque contraxeruut
duraturam toto tempore quo vigere debeat liga olim con-
tenta per magnificum dominum dominum Bernabovem et
commune Florentiae supradictum et cum pactis modis capi-
tulis exceptionibus atque conventionibus et contractibus
et instrumentis dictae ligae contentis et latius annotatis
qnae omnia et singola in hoc presens contractum prò re-
petitis expressis et declaratis habeantur sint et esse in-
telligantur cum pactis tamen talia taxatione modificatio-
u
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180
O. SOMMI PICBNARDI
nibus condictionibus adiectionibns et decretis infrascriptis
videlicet.
In primis qnidem declaraverunt quod prefatas Comes
Antonins et civitas Calli i sire sancti Angeli Papalis ac
dictnm commnne ac populus civitatis Urbini cnm omnibus
coroni terris et locis prefatis habeant et habere teneantur
et debeant toto tempore dictae ligae lanceas yiginti eiusdem
qualitatis cnins esse debent aliae lanceae quo teneri debent
per prefatos dominum Bernabovem et communem Fiorentine
itèm b&listarios quinqnaginta bene munitos et suffitientes
quam gentem dicti eomes Antonius et dieta civitas Calili
sive sancti Angeli Papalis ac commune et populus Urbini
teneantur et debeant habere conducere seu ex aliis jam con-
ductis per ipsos vel alterius eorum retinere cum effectu hinc
ad calendas aprii is proximi futuri et quod dieta gens ex
nunc deputata esse intelligatur et sit ad custodiam et prò
custodia terrarum et locorum dicti coraitis Antonii ac civi-
tatum Urbini et Callii predictarum eoruinque territorii et
districtus ad aliud non teneantur prefatae gentes armorum
equestres nec eas mittere teneantur nisi majore imminente
periculo colligatis predictis si tamen tunc bona fi.de et non
quesito colore per dominos priores artium et vexilliferum
justitiae populi et comraunis Florentiae qui prò tempore pre-
siderent declararentur non esse necessarium dictas gentes ad
dictam custodiam retinere et snffitiat ad declarationem pre-
dictam quod dictus Comes Antonius aut dictum commune
Urbini vel commune Callii requiratur per litteras dictorum
dominorum priorum et vexilliferi justitiae predicti de mietendo
gentem suam totani vel partem ad loca necessaria et ad
qae mietere tenerentur vigore dictae ligae balistarios ante*
dictos ad servitium ligae et colligatorum in omnem casnm
mietere teneantur secundum capitulo dictae ligae.
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TRATTATO FRA BARNABÒ VISCONTI TOC.
tai
Item quod prefatos dominus Comes Antonina ac etiam
dictum commune et populas Urbinì et popalus ac commune
civitatis Gallìi seti sancti Angeli Papalis vel aliquis eorum
non possit aliquo modo directe vel per obliqnnm prjpcipa-
lrter vel per conseqnentiam prohibere vel quomodolibèt im-
pedire quia cuilibet liceat emere apportare conducere adve-
here et conduci tacere ad civitatem comitatum et districtnm
Florentiae granum seu frumentoni ordinm et omne genus
frugum atque legnminum de extra comitatum et districtum
Urbini et terrarum preiati domini comitis Antonii per co-
mitatum districtum atque territorium Urbini et alias terras
dicti domini comitis Antonii aliquo statuto provvisione vel
ordinamento per dictum commune Urbini aut alia communia
vel dictum dominum comitem Antonium facto vel faciendo in
aliquo non obstante libere et sine alicuius soluptione datii
passagii vel gabellae.
Item quod nullum decretum vel prohibitio fieri possit
aut esse inter dictum commune Florentiae et dictum comi-
tem Antoninm seu terras et loca dicti domini comitis seu
commune Urbini et Calli! sive sancti Angeli Papalis pre-
dici! ita quod cuilibet liceat emere apportare et extrahere
granum bladum et omne frugum genus de terris et locis
prefati comitis Antonii et de terris comitatus et districti
Urbini et Callii predicti ad civitatem comitatum et distri-
ctum Florentiae libere licite et impune solvendo consuetum
datium passagiura et gabellam salvo quod commune Flo-
rentiae aut aliqui cives vel comitati fiorentini non possint
aliquam quantitatem grani ordei vel aliarum generis fru-
gum acquirere vel emere aut quomodolibèt mercari in terras
prefitti comitis Antonii aut in civitate comitato et di-
strictu Urbini et Callii sive sancti Angeli Papalis sine
expressa licentia priorum civitatis Urbini aut dicti comitis
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182 G. SOMMI PICRNARDI - TRATTATO FRA BARNABÒ TI SCONTI BCC.
Antonii presentibas loto tempore dictae ligae daratnris et
non nlterins.
Itera quod prefatas dominus cornea Antoni us et prelatura
commane ci vitato Urbini et Callii toto tempore diete lige
et per ipsum teneantur et debeant hostes seu inimicos dic-
torum colligatornm sea alioram eoram habere
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CARTULAIRE
DE
L'ÉVÉCHÉ D' AOSTE
(XII? SIÈCLE)
PUBLIÉ
par Mgr. JOSEPH-AUGUSTE DUG
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PRÉFACE
Les archives de l’Évéché d’Aoste possèdent un Car-
tulaire, qui contient cent trente-quatre chartes du xn*
et du xm* siécles. Ce Cartulaire, d’après les caractères
graphiques qui le distinguent, a été compilé dans la
seconde moitié du XIII* siècle. L. Cibrario et le prieur
A. Gal l’ont eu à leur disposition ; Cibrario surtout l’a
exploité largement, et en a publié les chartes les plus
importantes dans l’ouvrage Hisloriae patriae Monu-
menta. Ces documents jettent un jour bien précieux
sur le passé si obscur de l’Église valdótaine. 11 est
toutefois à regretter qu’ils n’aient pas été reproduits
avec une scrupuleuse exactitude.
Il nous a paru qu’il ne serait pas sans intérèt pour
l’histoire du pays de faire connaitre d’une manière
plus complète ce monument du moyen àge. Aujourd’hui
que l’étude de ces temps lointains est poussée avec
une vigueur si remarquable, et que tout ce qui s’y
rattache est tiré de la poussière et mis en lumière,
nous croyons faire oeuvre utile d’exhumer ce Cartulaire,
pour le présenter aux amis de Vhistoire, qui savent
priser les moindres détails matériels.
3
MUc S.U, T. Vili. 18
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186
joseph-àuguste duc
Ce recueil n’abonde pas sans doute en chartos
d’une très grande valeur. Leur intérèt est nécessaire-
ment restreint et locai; elles se rapportent toutes à
la Cité et au diocèse d’ Aoste. Ce soni, en général, des
actes de donation, de cession, de venie, de reconnais-
sance faits en faveur de la mense épiscopale. On y
remarque aussi des bulles pontifìcales et des diplómes
des Comtes de Savoie, dont plusieurs sont inédits.
Toutefois, qnelque limilé qne paraisse le champ
d’observations que peut fournir ce Cartulaire, plus
d’une idée lumineuse et plus d'une lecon salutarne jail-
lissent de la considération des faits en apparence in-
signifiants qui y sont consignés. En voyant se dérouler
ces pages d’un passé déjà bien loin, le coeur est dou-
cement ému et l’esprit demeure frappé. On admire la
bonté et la munificence de nos souverains envers
l’Église valdòtaine. On bénit la paternelle sollicitude,
avec laquelle les papes daignaient défendre les droits
spirituels et temporels de cette petite portion de la
Chrétienté. Les actes de donation faits par des parti-
culiers à nos évéques , et surtout au bienheureux
Boniface de Valpergue, nous révèlent le pieux désin-
téressement des fidèles de cette époque, et le bon
usage qui se faisait des biens ecclésiastiques: car on
ne donne à TÉglise qu’autant quelle dépense utile-
ment. Les actes de reconnaissance en faveur de la
mense nous montrent 1 etendue des domaines de l’é-
véché, et en mème temps le peu de profit quelle en
retirait , les terres étant inféodées, en général, aux
seigneurs du pays pour de minces redevànces. Le droit
ci vii nous appara ìt dans ces actes sous un aspect
partipulier, qui porte Tempi-cinte sensible de la loi
lombarde, du droit canon et des usages locaux. Ce
4
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CARTULÀlR* DB L*ÉTÌCHÌ d’àOSTB
187
Cartulaire nous fait faire aussi connaissance avec une
foule de familles nobles qui peuplaient la Vallèe dans
ces siècles de féodalité; hélas! elles ont presque toutes
dispara, après avoir rendu de glorieux Services à la
patrie. Les noms de localités encore usités aujourd’hui
se retrouvent exactement les mèmes dans ces vieilles
chartes, et accusent évidemment une origine franoaise;
tels sont ceux de Toles, de Montillon, de Cignay, de
Javio, de Grauson, de Bocuel, de Rivayvier, etc. Nous
voyons enfin les coutumes et les clauses, qui s’obser-
vent de nos jours dans les contrats, déjà mises en
vigueur dans ces temps reculés; par exemple, la livraison
des denrées se faisait le plus souvent « à la Sainl-
Martin ; » la description distincte des biens « de la
montagne et la piaine » était nettement accentuée.
Tant il est vrai que les habitudes forment la vie sé-
culaire des peuples!
Ces considérations suffisent pour faire apprécier la
valeur du Cartulaire que nous offrons au public. Notre
but n’a pas été de faire une étude approfondie de
chacune des chartes insérées dans ce recueil. Ce tra-
vail nous aurait entralné trop loin. Nous nous sommes
contentés de reproduire fidèlement chaque pièce, et
d’accompagner le texte de notes historiques et géo-
graphiques propres à en facili ter l’ intelligence. Il
nous a paru mème superflu de publier les chartes
qui ont été imprimées dans les Hist. patr. Mon. Nous
avons cependant jugé à propos de corriger les erreurs
assez nombreuses que nous remarquons dans la par-
tie de cet ouvrage qui nous concerne. Nous devons
aussi faire observer que plusieurs de ces chartes sont
sans date; heureusement, il nous a été donné d’en
préciser l’année, pour le plus grand nombre, à l'aide
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188
J03EPH-AUGUiTB DUO
des originaux ou des copies synchrones, que possèdent
les archives de l’évèché.
Le Cartulaire est coraposé de trente-cinq feuillets,
dont quelques-uns ont été. laissés en blanc. Chaque
page est divisée en deux colonnes, et chaque charte
est précédée du titre en caractères rouges. La rubrique
manque cependant à quelques-unes. Il est regrettable
que le compilateur ne se soit soucié ni de l’ordre
chronologique ni de l’ordre des matières. La charte
la plus ancienne remonte à l’année 1147, et la plus
récente est de 1256, selon le style de l’Incarnation.
Cette dernière date est très importante pour nous;
elle nous a induit à attribuer à l’évèque Pierre d’É-
troubles, et non à son successeur immédiat Pierre du
Pallais, toutes les chartes qui portent le nom tout
court de l’évèque Pierre. En efl'ot, Pierre d’Étroubles
a rempli le siége d’Aoste de 1246 à 1259, et Pierre
du Pallais de 1259 à 1266. Or, comme nous ne trou-
vons pas dans le Cartulaire un document postérieur
à 1256, il faut nécessairement attribuer à Pierre d’É-
troubles toutes les chartes, où figure le nom de l’é-
vèque Pierre, et notamment celle qui contient les
statuts octroyés à la commane d’Issogne.
Un index des matières est en tète du Cartulaire. Il
est écrit, non sur parehemin comme le reste, mais sur
papier ordinarne , et a été ajouté postérieurement.
L’écriture de cet index accuse le xvi* siècle. Nous
avons trouvé bon de le reproduire, afin de faciliter
les recherches des chartes.
Enfin, nous avons clos la sèrie des cent trente-
quatre chartes contenues dans le Cartulaire par la
transcription d’un document très précieux qui est en
notre possession C esi l’acte originai, co nous semble,
6
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CARTULAIRE DE i/ÉVÉCHÉ d’;.OSTE
189
de permutation de biens faite en 1032 entre le comte
de Savoie Humbert aux blanches mains et le monas-
tèro de Saint-Bénigne à Aoste. Cette charte a été
publiró, il est vrai, dans le tom. I. Ch. col. 498, Hist.
patr. Mon., par les soins de L. Cibrario, mais il s’est
glissé dans l’impression de cette pièce importante des
inexactitudes qui méritaient un amendement; nous
avons aussi comblé les lacunes qu’on remarque dans
le texte publié. Un grand fait ressort de ce document.
C’est qu’en 1032 la Vallèe d’Aoste faisait déjà partie
du Comté du prince Humbert. Ce petit coin de Pltalie
est donc le fleuron le plus ancien de la couronne de
Savoie en deca des Alpes. Car le comté de Turin,
qui s’étendait du Montferrat, au Mont Cenis, ne passa
aux comtes de Savoie que vers 1045 par le mariage
de la comtesse Adélalde avec le prince Odon, fils
d’Humbert aux blanches mains.
Aoste, le 4 novembre 1883.
t Joseph-Auguste Due.
1
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Jhesus
Registrala huius libri pergameni.
Graczan et Sancti Pbtri W. Composito inter dominum
episcopum et domum sancti Ursi super ecclesiis
de Graczano et de Sancto Petro Castri Ar-
gentei Pag. 203
Confirmatio domini Pape .... » 205
Revocatio papalis de rebus ecclesie alienatis » 206
Littera papalis super revocatone decimarum » 207
Issoontk. Carta Àngustana de Yssogny .... » 208
non sunt confines ( 1 2 3 >.
» Carta de eodem loco » 209
sunt confines.
» Carta augustana de Yssogny . . . . >210
sunt confines.
> Idem de eodem 211
non 3unt fines.
(1) Lea noms qui figarent à la marge sont lea noma dea paroiasea aux-
quelles se rapportali t les droits et les biens mentionnós dans lea chartea.
(2) L’index originai n’a paa auivi toujours rigoureuaement l’ordre qui
se trouve dans le Cartulaire ; nous avona cru devoir rétablir cet ordre, pour
facilitar lea recherches au lecteur.
(3) C’eat-à-dire qua la charte n'indique pas les limitea dee biens.
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19*2
JOSEPH- AUGUSTE DUO
Sancii Laurent» 0). Carta augustana de Espara
very Pag. 212
non snnt lìnea.
» Carta decime de Esparavery . . . . » 213
non sunt fines.
» Carta de Plovy . . » 214
non sant fines.
> Carta decime de Esparaveria qaam tenebat
Ansermus de Arenczo miles . . . . >215
non snnt fines.
> Carta rerum de Boessea et de Pariot . » 216
non sunt fines.
Sancti Stkphani Auguste ( 1 2 >. Carta terre de Rannerano » 217
non sunt fines.
> Carta medietatis vini de Cignay . . . » 218
non sunt fines.
Sancti Johannis < 3 ). Carta de Augusta . . . . >219
non sunt fines.
Carta donationis domai episcopali . . > 220
non sunt fines.
( 4 ) Carta molendini de Coppet . . . . > 221
non sunt fines.
Dotie. Carta augustana de Dovia >222
non sunt fines
> Carta augustana de Dovia . . . . > 223
non sunt fines.
(1) La paro issa de Saint-Laurent à Aoste comprend le bourg de Saint-
Oura et toat le torri toire qui en dépend.
(2) La paroisse de Saint-Etienne fait partie de la commune d ‘Aoste.
(3) C*est la paroisse de la cathédrale d’ Aoste.
(4) Il manque le nom de la paroisse; ce doit étrs ranci enne pareiMs
de Chevrot.
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CARTULA1R6 DB l/évÉCHÉ D* AOSTE
193
Carta decime de Fael et de Herf. . Pag. 224
_ non 9 nnt fines.
Vallispillini. Carta de Buil • 225
sant fines.
» Carta de Byul O) » 226
non sant fines.
Quarti. Carta decime de Crestella . • 227
non snnt fines.
> Carta decime de Gencea > ibid.
non sunt fines.
Carta de Riogni ( 1 2 ) > 22S
Chabyinczo. Carta de Lanvy < 3 4 > > 229
sunt fines.
Sancti Laurintii. Carta de Boessea . . . . » 230
non snnt fines.
Sancti Johannis. Carta terre iuxta turrim Beatricis W» 231
snnt fines.
Carta pacis ab illis de Graczano . . . » 232
non sunt fines.
Finis Chartinozo. Carta de Bondona . . . . » 233
sunt fines.
Coonin et Sancti Liodioarii. Carta de Cognia et de
masso Spinelli et terre de Yiay , et sunt fines > ibid.
Issoonin. Carta de Yssogny , et sunt fines . . » 235
Sali. Carta de Sala , de Condamina de Excharlo ,
sunt fines > 236
(1) C’est le mdme nom qoe le prdcddent, c. a. d. la montagne de Bjr,
ddpMidante aatrefbis du ressort de Valpelliae.
(2) L’indication de la charte de Riogni a été omise dans l'index ; nous
y avona auppléé.
(3) Il y a deux chartes relatives à Lanvy.
(4) Le nom de St~Jean indique dans catte charte et les antres qui
suivent, de mene titre, la paroisse de la Cathédrale.
11
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■194
JOSEPH -AUGUSTI DUC
SWczo W. Carta de Torà , de rebus de Chesery et de
Batendery , et sunt fines .... Pag. 237
» Carta de decima de Thora » 238
dou sunt fines.
Sancti Johannis. Carta rerum Gunterii Borbot quas
vendidit dominus Comes » ibid.
non sunt fines.
Sancti Johannis. Carta rerum quondam Aymonis Fa-
cema » 239
non sunt fines.
Sancti Johannis Auguste. Carta de territorio Auguste ,
de uno casamento , vinea et arboribus infra
Augustam » 240
sunt fines.
Sancti Laurentii. Carta de rebus de Pariot . . * ibid.
sunt fines.
Sanct. Christophori et Laurentii. Carta de Ueysacta et
de Perron » 241
sunt fines.
Dot». Carta rerum de Javio in Dovia ...» 242
sunt fines.
» Carta rerum de Dovia » 243
sunt fines.
» Carta de Dovia » 244
non sunt fines.
Vallispellinb. Carta de Byl * 245
non sunt fines.
Sancti Bartholombi. Carta decime de Riegny . . » ibid.
non sunt fines.
(1) Sarre.
1S
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CARTULA1BE DB Latenti d’àOSTE
196
Chiyeos 0). Carta molendinì de Copet . . . Pag. 246
non sant fines.
Amatola et Coshia. Carta reram de Amarilla et de
Cognia » 247
non sant fines.
» Carta angnstana de Cognia et de aliis locis > 248
non 3unt fines
Chtvros i 1 2 ). Carta angnstana de Palln . • ibid.
non sant confines.
Cognia. Carta angnstana de Cognia .... » ibid.
non sant fines.
Intko. Carta angnstana de Intro » 249
sant confines.
Siu. Carta angnstana de Sala de rebus de Excharlo > 250
sant fines.
Sìncti Joeannis. Carta angustana de Augusta . >251
non sant fines.
> Scriptum de Aagusta > 252
non snnt fines.
Sancti Johannis. Carta augnstana de donatione . > ibid.
non sunt fines.
Charyinczo. Carta augustana decime de Charrenczo » 253
non sant fines.
Sincri Johannis. Carta angnstana de rebus fendi quon-
dam Tollerali Yisin > 254
non snnt fines.
Cosini. Carta angnstana de Cognia de rebus de Croce » 255
snnt confines.
(1) Parome supprimée en 1784, et réanie poar ane portioa A tolte
to Charveasod, et poar l’aatre à celle de Greiaan.
(2) Greeaan.
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190
JOSEPH-AOOUSTE DOC
Sraczo. Carta augustana de Villa saper Casaletam Pag. 256
sant confines.
Sancti Johannis Augusti. Carta de Augusta . . » 257
sant confines.
Litro. Carta de Castro Argenteo de rebus de Pugnon > 258
sant confines.
Sancti Strphani Auguste. Carta de Montecenisio . » 259
sant confines.
Sali. Carta sancti Petri de Castro Argenteo, de fendo
Johannis Petri de Lescaney de Valle digna > 260
non sant confines.
Sancti Pbtri Castri Arobntei. Carta de Casaleto , de
rebus de Tan et de Letzana , non sant con-
fines » 261
Casaliti. Carta de Casaleto , de insella et de rip-
pagio » 262
sant confines.
Sancti Bartholokei. Carta decime de Riegnia quam te-
nebat Eurardas Grassi , non sant confines » 263
Charvrnczo. Carta de Riyeyryher 0) .... » 264
» Carta de Combay et de Boyssea ...» 265
sant confines.
Va». Omnes carte suprascripte sunt augnatane . * ibid.
Graczani. Carta feadorum de Graczano ...» 266
non sunt fines.
» Carte inferius scripte sant notarii (*> . . * ibid.
Sancti Laurnntu. Carta de molendino de Lestanchi > ibid.
non sant fines.
(1) Gatte indication manque dans l’index originai.
(2) Les chartea salvante® ont été écrites dans l’originai de main de
notaire, tandis qne les prócddentes ne portent aucan nom de notaire.
14
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C4BTULAIRK DI L’EVKCHÉ d’aOSTI
107
Sancti Johannis. Scriptum publicum et finis fumi de
Augusta Pag. 267
sunt fines.
> Instrumentum publicum de terra iacente ad
portam Beatricis que fuit de feudo de Gra-
czano » 268
non sunt fines.
Charvenczo. Scriptum publicum de Lanvy . . » 270
sunt fines.
Sancii Lbodbgarii et Cognie. Carta de Allian et de
Cognia » 271
sunt fines.
Sancti Laurentii. Carta de feudo Johannis Casei . » ibid.
non sunt fines.
Bardi. Carta usagii feudi Bardi » 272
Declaratio.
» Qnedam manifestalo de placito feudi de Bardo » 273
Bardi et One. Scriptum de Ona , de v . solidis annua-
libus » ibid.
sunt fines.
Sale. Carta de feudo de Lesquaney . . . . » 274
non sunt fines.
Charvenczo et Sancii Stbphant vel Corliaxi 0>. Carta
donationis domini Girodi de Rivo de i modio
siliginis super rebus de Chalvenczo et de i
pecia terre iacente ad Chanferrer . . » 277
non sunt fines.
» Carte quondam Girodii de Rivo . . . » 279
non sunt fines.
(I) Saint-Martin de Corléan , paroisae supprimée en 1788 et réunie à
celie de Saiat-Étienne, pour une partie, et pour l’autre à la paroisse de
Cheialet
lo
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108 J09EPH-AUGUST1 DUC
Chirvenczo et Siseri Stephani sei Gorliani. Item de eo-
dem bis M de rebus de Chanferrer . Pag. 280
sunt confines.
Casalbti <®. Conftrmatio sedis apostolico vel Eugenii
pape II1I ( :1 >, ubi sunt descripte res domus epi-
scopalis et maxime quidquid iuris habet in loco
de Ovellian suis cum finibus .... » ibid.
Privilegium domini Comitis . . . . * 281
Idem de eodem * ibid.
Scriptum remissionis facte a domino Comite » 282
Scriptum domini Comitis de feudo Bardi » 2S3
Scriptum de libertate Civitatis Auguste . » ibid.
Sancti Laurent». Scriptum de rippagio molendini facti
Alestanchy , non sunt confines ...» 2S5
Cookie. Scriptum de ponte de Chevry .... » 2S7
non sunt confines.
Sancti Johannis Auguste. Scriptum super candelis sa-
cristie » ibid.
Scriptum de hiis qui debent servire nomine
vacantium prebendarum » 288
Sanct. Johannis et Laurent». Permutatio facta iuter
dominum episcopum et doinum sancti Ursi super
quibusdam rebus * ibid.
Sancti Johannis. Collatio hospitalis de Columpnis facta
domui episcopali » 290
Charvenczo. Scriptum permutationis ecclesie sancte Co-
lumbe de Charvenczo * 292
(1) C’est-à-dire qu'il v a deux autres chartea relativea à Girod du Rù.
(2) Ce diplòma pontificai défiait surtout le» posaessions de i’évècbé Bisea
à Cbes&let.
(3) Erreur: c’est Eumène III, comma le porte le texte de la ch&rte.
IO
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C ART UH IR* DI l’ÉvÉCHÉ D* AOSTE
199
Sancti Johannis et Yikrrbtii. Fermutatio inter doni-
nani episcopum et domimi sancti Egidii de
quadam pecunia Pag. 296
Sancti Laurbntii. Scriptum de inter Portas . . » 298
non snnt fines.
Charybxczo. Scriptum de Lanyy et de Peceyneir » 299
non sunt fines.
Pollbni. Scriptum de ecclesia sancti Georgii . . » 800
Guozani. Scriptum feudi de Graczano . . . . » 301
Sascti Laurrntii. Scriptum de Vachayry ...» 304
non sunt fines.
Grìczani. Scriptum facte fidelitatis ab illis de Gra-
czano » 307
non sunt fines.
Joybnczan. Scriptum decime de Turrilly ...» 308
non sunt fines.
Siseri Martini Amavillb et Graczani. Scriptum Petri
Audemar de rebus de Ossayn . . . . » 309
non sunt fines.
Sancti Lbooroarii. Scriptum manifestationis feudi de
Alliano » 310
sunt confines.
» Scriptum de feudo de Alliano . . . . » 312
non sunt confines.
» Item de rebus dicti loci de Alliano . . » 314
non sunt fines.
» Scriptum de fidelitate illorum de Animila » 315
non sunt fines.
Sinczo. Scriptum de decima de Thora . . . . » 316
non sunt fines.
* Scriptum de decima de Thora . . . . » 317
non sunt fines.
17
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800
JOSEPH- A UGU8TE DUC
Sinczo. Item de decima de Thora <*> ... Pag. 818
Cognii. Scriptum de Alpe de Undeczana in Cognia » 319
non sunt fines.
Sìnoti Liubintii Augdstb. Scriptum casarie de Tor-
rente » 321
non sunt fines.
Sancti Stbphani. Scriptum vinee de Kossery . . * 322
non sunt fines.
Sancti Laubbntii. Item de casaria de Torrente . » 323
non sunt fines.
Sancti Johannis. Scriptum de feudo quondam Petri Vi-
cini * 325
non sunt fines.
Sinczo. Scriptum ecclesie de Sinczo . . . . » 326
non sunt fines.
* Scriptum de Furmyery * ibid.
non sunt fines.
Salb. Scriptum de feudo domini Jacobi < 1 2 ' de Castel-
larlo * 327
non sunt fines.
» Scriptum de placito illorum de Crest . . * 328
non sunt fines feudi.
Sancti Johannis. Quedam ordinatio ecclesie Auguste » ibid.
Babdi. Scriptum de fidelitate Bardi .... * 329
Vallispbllinb. Scriptum casarie de Vallepellina . * ibid.
sunt fines.
Sinczo. Scriptum inquisitionis rerum de Furmery . » 330
non sunt fines.
(1) L'indication de cette troiai è me eh arte relative au village de Thora
a éié omise dans l’index.
(?) Il n’est pas question daus la charte de Jacques, mais do Vuillenne
da Chatelar.
18
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CARTULAIRE DE l’ÉVÉCBÉ D* AOSTE
201
Sascti Johannis. Scriptum de Augusta de domo Martini
Vachi et Marie eius uxoris . . . Pag. 331
sunt fines.
Pririlegium seu coufìrmatio domini Alexandri
pape; ubi sunt nominate plures ecclesie et de-
cime , non sunt fines » 332
Tssoanir. Statutum de Yssognia » ibid.
non sunt fines.
Sancti Johannis. De hospitali de Golumpnis . . » 334
non sunt fines.
Varate. De Alpe de Curtot , pratis et pascuis , item
et de media villa de Olian que fuit Ansarmi
filii Amedei de Armando » 335
» De decima Falconis de Glauso . . . » 336
non sunt fines.
19
Mite MI, T. Vili.
14
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I.
Aocord concia par les some d’Aymon, archevèque de Tarentaise,
entro Guigo, évéque d’ Aoste, et la Gollégiale de S. Ours,
aa sajet de quelques églises du diocèse.
Compositio inter Dominum Episcopum et domum sancti
Ursi super Ecclesiis de Granano et de Castro Ar-
genteo W.
1183 environ (2).
In nomine sancte et individue Trinitatis, ego A. ( 8 ) Ta-
rentasiensis Ecclesie minister hninilis , audiens litem que
(1) Cette charte a été publiée par Cibrario dans l’ouvrage Documenti,
SigiUi , etc., ielle qu’il Ta trouvée dans les archives de l’insigne collegiale
de Saint-Ours. Celle qui a été insérée dans le Cartulaire de l’évèché ren-
ferme quelques variante®,
(2) Cesi à tort que Cibrario assigne à cette pièce la date de 1189
oa 1190. A cette époque, Valbert, qui figure comme témoin dans cet acte,
n’était plus prévòt de Saint* Gilles de Verrès. De plus, le pape Lucius 111,
qui approuva l’accord dont il est question dans cette charte (V. Hist. patr .
Mon. Ch. t. I, c. 936), avait, dàs 1185, un successeur dans Urbain III*
Cette charte peut ètre rapportée à 1183 cette année, vivaient les per-
sonnages ci tea comme témoins à la fin de Tacte, Girard archidiacre d’ Aoste,
Valbert prévOt de Saint-Gilles, Rodolphe prieur de Saint-Ours.
(3) Aymon II, archevèque de Tarentaise de 1178 à 1211 , d’après les
Mémoires pour servir à VHistoire ecclésiastique des Diocèses de Genève ,
Tarentaise , Aoste, etc., de Besson.
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204
JOSEPH- A CQU8TE DUC
inter venerabilem fratrem nostrum G. (U Augustensem epi-
scopum et ecclesiam sancti Ursi versabatur super ecclesia
sancte Marie , et sancti Fetri de Castro Argenteo , et ec-
clesia sancti Stephani de Grazano, ecclesia quoque sancti
Salvatoris de Yalesia ( 1 2 ', et casaria quadam in qna none
yiridarium plantatum est, consilio religiosorum ac sapientoni
virorum, utraqne parte consenciente, sicut infra scriptnm est,
transegi atque composui. Yisum itaqne fuit mihi ut ecclesia
sancti Ursi de ecclesia sancti Petri x. solidos annnatim per-
ciperet in festo sancti Ursi, et hiis contempta esset ; ecclesia
vero de Yalesia in eodem festo xn. solidos annnatim epi-
scopo persolveret; de casaria autem ecclesia sancti Ursi in.
solidos et unum caponem anuuatim episcopo redderet, et sic
omnia supradicta deinceps in pace possideret ; facta est tran-
sactio hec, presentibus et laudantibus G. augostensi episcopo,
G. ( 3 > arcidiacono , Valberto proposito sancti Egidii, Gon-
terio et Petro presbiteris , Ricardo , Gonterio , Guidone et
Petro sub [diaconis], Rodulpho priore sancti Ursi, Uldrico,
Henrico, Raymundo, Yullielmo, Bernardo, Anseimo; et omnes
isti pariter promiserunt, quod illi qui de utroque capitalo pre-
sentes non aderant, facerent laudare et firmare. Ego quoque
sub anathematis rinculo precipio ita teneri et in perpetuam
inviolabìliter conservar^
(1) Cette initiale ddsigne l'évèque d’Aosta Guigo ou Huguea, qui siégea
de 1179 jusque vera 1185. L’évèque Germain , dont parlent Beaaon et
Cibrario, n’a jamais existé.
(2) Les quatre églises mentionnéea ici sont les églises actuelles de Vii-
leneuve, de Saint- Pierre, de Gressan et de Perlo.
(3) Girard archidiacro.
22
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CARTDLAIRE DE l’ÉYÈCHÉ d’ AOSTE
205
II.
Le pape Célestin 111 confirme les possessione et les droits que Val*
beri, évèque d’ Aoste, avait recouvrés du comte de Savoie.
Confirmatio Domini Pape .
1193.
Celestinus G) episcopns servus servorum Dei venerabili
fratri Walberto Augustensi episcopo W salutem et apostoli-
cam benedictionem. Justis petencium desideriis dignum est
nos facilem prebere consensnm et vota que a rationis tra-
mite non discordant effectu proseqnente compiere. Ea pro-
pter, venerabilis in X po frater episcopo, tuis iustis postu-
lationibus grato concurrentes assenso, possessiones et alia
iura que dilectus filius noster nobilis vir Maurianensis Co-
mes < 1 2 3 ) ecclesie tue restituit et que tu eciam rationabiliter
acquisi[visti] . . . domus episcopalis et . . . terciam partem
tallearum sive . . . seu quocumque alio nomine censeantur
in civitate et subur[bio] , et censuin unum in burgo cum
talliis sive exactionibus super domum que fuit Gonterii . . .
in valle Cognie et marescalciam tam in grano quam in feno,
carne ... et predium quod Aymericus de Amavilla tenebat
[a fendo] domini Gonterii de Grazano. sicut ea iuste et sine
controversia possides, tibi et [ecclesie tue auctori]tate apo-
stolica confirmamus et presentis scripti patrocinio comma-
(1) Le pape Célestia III a été élu en 1191, et est mort en 1198.
(2) L’évèque Valbert vivait à une epoque de troubles et de guerres.
Zélé défenseur du temporei de soa óvèché, apres avoir recouvré du comte
de Savoie les biens qui avaient été usurpós, il recourut au Souverain Pon-
tife pour ea obtenir la coufirmatiou de ses droits. C’était se mettre sous
l’égide de la plus haute protectiou.
(3) Thomas I.
23
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206
JOSEPH -AUGUSTI DUO
ni m us , statuentes [ut nulli omnijno hominum liceat htnc
paginam [nostre confirmatio]nis incingere Tel ei ausa [teme-
rario contraire]. Si quis autem hoc attemptare [presumpserit ,
indig]nationem omnipotentis [Dei et beatonxm Petri et Pauli
aposto] or um eius se noverit incnrsurum]. Datum Lateran . . .
pontificatus nostri anno tercio G'.
in.
Sur les instances de l’ évèque Amulphe, le pape Eugène III annulle
certaines aliénations de biens eccléeiastiquee.
Revocati*) papalis de rebus Ecclesie aUenaUs.
1150 environ.
Eugenius episcopus servus servorum Dei yenerabili fratri
Arnulpho ( 2 ) Augnstensi episcopo salntem et apostolicam be-
nedictionem . Sicut que bene gesta sant stabilem debent
obtinere vigorem, ita que [irrationabiliter presumuntur] ratio
postulat in irritum [reyocanda] . Ea propter quum bone
memorie Arinannum , Bosonem de Porta sancti Ursi ^
(1) On trouve (lana catte charte plusieurs lacune*. C’est que ces passages
eont illisibles, à cause de l’oblitération des caractères. Nous ne pouvons
garantir la parfaite exactitude de cette copie. Eo certains endroits, c est
le sena naturai do la phrase qui nous a guidò dans le travail.
(2) L’évèque Arnulphe, de l’ancienne et noble famille d’Avise, monta
sur le siége d’ Aoste vere 1148, et ménta par ses vertue le titra de biea-
heureux. 11 fut, avant son élévation à l’épiscopat, le premier pneur re-
guUer da monastèro de Saint-Ours.
(3) Armami occupait le siége d* Aoste en
1141 (Hist. patr. Moti., Ch. t U,
C ° 1 ' (ì) Nous avons, au sujet de cet évèque encore inconnu, un document
inédit porUnt la date du 19 janvier 1147. C’est la wnonciation du conte
Amédée II le Croisé à la dépouille des chanoines de la Cathédrale d Aon».
Boson fut présent à cet acte. Cet évèque ne saurait ètra confondu arac
Téveque Boson qui vivait en 1113.11 a dft succèder à l’éfeque Armami,
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CARTULA1RB DE l’^VÌCUÉ d’aOSTE
207
antecessores tuos , [Stephanum?] quondam archidiaconum ( r
et , Bosonem ecclesie tue prepositum ( 2 ) , sine consensu ca-
pitoli quedam de bonis ipsius ecclesie donavisse , quedam
Toro in feudum citra fonnam super alienatione rerum ec-
clesiasticarum a sacris canonibus constitutam aceepimus con-
cessisse , quedam eciam vendidisse . Tales eorum concessiones
m irritum revocamus , et nullas vires ulterius decernimus
obtinere , auctoritate apostolica statuentes ut nullus omnino
prepositorum , archidiaconorum seu quorumlibet ecclesie tue
canonicorum bona eiusdem ecclesie quomodolibet alienare sine
tuo et capitoli consensu presumat , vel si fecerit , nullam
penitus obtineat firmitatem . Si quis igitur huic nostre con-
stitutioni temere presumpserit obviare , indignationem omni-
potentis Dei , et beatorum Petri et Pauli , se noverit in cur-
surum . Datum Signie xrai . kalendas februarii.
IV.
Lettre du pape Honorius HI à l’évéque d’ Aoste au sujet des dimee.
Littera papalis super revocatione decimarum.
1224 .
Honorius episcopus servus servorum Dei venerabili fratri
eut lui-meme pour successeur, dao» le conte de 1147, l’évèque Hugues (tìist.
patr. Mon Ch. t. V, col. 794). Il dtait issu de l’illustre maison de la Porte-
Sai ot-Ours, nom changé plus tard en celui de Quart. C’est à cette famille
qu’appartenait le bienheureux Emeric 1 de Quart, mort évèque d’Aoste,
le 1 eeptembre 1313, dont le colte public a été reconnu par le Saint-Siége,
le 12 joiUet 1881.
(1) L’archidiacre Etienne figure dans l’acte de cession de l’église de
Greeaan, qne l’éveqne Armann fìt aux chanoines réguliers de Saiut-Ours
▼era 1141.
(2) Boeon fut prévòt de la Cathédrale d’Aoste, au moine de 1138 à
1 151 , année où none le voyons professor la vie régulière à Saint-Ours.
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206
JOSSPB-AUaUBTB ODO
Episcopo Augustensid) salatola et apostoli cam benedictionem.
Tua nobis fraternitas intimavit quod , detinentibus mnltis
laycis decimas in diocesi Aogostensi , qaedam ad manos taas
devenisse noscuntur qne a te nomine feudi ab eorum paren-
tibas repetuntur . Nos igitur tais sapplicationibns inclinati ,
presentium tibi auctoritate concedimus nt hninsmodi decimas
ad manos taas hactenns devolutas voi in posterom devol-
vendas ad opus illarom ecclesiarum ad quas spectat , aneto-
ritate nostra valeas retinere . Datum Lateran . xv . kalendas
ianuarii , Pontificatos nostri Anno Nono .
Y.
Le comte Thomas I donne à l’église de S'-Marie d’ Aoste tona
les biens qne lee hommes d’Amad tenaient de lai à Insogno.
Carta augustana de Essyogni ( 2 ).
1227 environ.
Thomas : 3 ) Comes Maurianensis , marchio in Utalia , do-
nationem facit in ecclesiam sancte Marie W et in servitores
(1) Leveque, à qui cotte lettre du pape Honoriua III eetadreaaée, est
le bienheureux Boniface de Valpergue qui gouverna le diocòae d’ Aoste
depuis 1219 juaqu'à 1243. Ce prélat noua a laiasé un grand nombre de
chartes qui tèraoignent de aa vive aollicitude à aoutenir le temporei de
aon Egliae. Il eat honoré comnfte bienheureux dane la Cathódrale, où eon
corp8 repoae.
(2) Iaaogne.
(3) Thotnaa I, comte de Savoie, vint en 1227 dana la valide d' Aoste,
et y fit dea largeaaea à l’èvèque Boniface de Valpergue, aux égliaes de
Verrès et de Chambave. Le 13 septembre, il donna un diplóme en faveur
du couvent de Saint-Gillea. C'eat probablement le moia d’aoilt de cotte
méme année qu'il fit la donation ici mentionnée,
(4) Cotte église de Sainte-Marie eat la Cathédrale d‘ Aoste, dèdita de
tempa immèmorial à Motre-Dame de l'Asaomption. Ce ne peut étre l’égliae
paroiasiale d’Iaaogne, p Iacèe auaai aoua le vocable de Notre-Dame. Car il
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CARTULAlRfl DB L*Évfcca£ D’aOSTE
209
eros ; hoc est quod ipse donat eis totum illud qnod homines
do ArnaM d) tenent ab eo in Syonia ^ 2 ) ultra Duriam , ubi-
cunquo sit in monte , in plano , cultum et incultum , ter-
ram , vineas , domos , arborea , qnicqnid sit prò remedio
anime sue et antecessornm et successorum snornm . Fona
est . c . libre puri argenti . Testes sunt Villermus , Eyme-
ricns , Aymo, Petrus , Guillencus , Yillelmus , Bermondus , sunt
fideiussores de carta guarendi , feria tercia mensis augusti .
VI.
Odon donne à l’église de S e -Marie d’ Aoste tona les droits qu’il
tenait du comte de Savoie à Issogne.
Item de eodem loco.
1238 environ.
Odo ( 3 ) iuratus < 4 ) finem et refutationem facit in ec-
n’est pas à croire que le comte de Savoie ait voulu enrichir de ses bien-
fkits une humble óglise rurale. Du reste, les chartea, qui suivent et qui
ont aussi trait à Issogne, renferraent des donations en faveur de 1'évèché.
(1) Arnad.
( 2 ) Issogne. Il ne faut pas trop rechercher dans le latin de l’époque
l’identitò da terme pour designer le meme non propre. Essyogni , syonia
cornine plus loia ysionia 1 essyhoguhy , signifient toujours Issogne.
La mense Episcopale avait, dès le douzième siècle au moins, des terres
dans cotte paroisse. Le évèques y agrandi rent peu à peu leur domaine, et
l’infeodèrent aux seigneurs de Challant. C’est là que s’élève le magnifique
chftteau du moyen àge bàti par la munificence de Georges de Challant et
restaurò avec tant de goùt de nos jours par M. le chev. Avondo.
(3) Selon toute vraisem bianco, Odon, dont il est ici question , est le
meme que le seigneur Odon de Verrès mentionné dans la charte suivante.
Noua avons de ce pieux seigneur deux documenta de l’année 1238 , qui
nouB révèlent sa générositó à l’égard de la collegiale de Saint-Ours et du
couvent de Verrès.
(4) Ce mot iuratus revient très-souvent dans les chartes de Tòpoque
relative* à des actes de cession, de donation, de venta. Les chrétiens du
moyen àge aimaient à mettre leurs actes publics sous les auspices de la
diviniti et la foi du serment.
V
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SIO
J08EPH-AUGU8TK DUC
clesiam sancte Marie et in servitores eios ; hoc est qnod
ipee finit et refutat eis totem illud ics , qnod ipse habet
in parrochia de Syonia ab Comite Sabandie v' 1 ) ; fines hnius
fendi et harum possessionnm sant de prima 2 ) terra episcopi ,
de n . terra de Florenciano 3 , de m . terra de Bardo ( 4 * ,
Pena est . c . libre puri argenti . Testes sant Guillencus ,
Hago , Gonterias , Oldricus , Petras , Manfredus, David snnt
Meinssores de carta ganrendi . Hunc finem laudaverunt et
fecerunt caia eo nepotes eias , Guillencus et Rufinus , et filii
Ratini , Yillelmus et Guillencus , Thebaudus , Petrus , An-
selmus , Iohannes , feria ni*, mensis aprilis .
VII.
Le seigneur Odon de VerrèB vend à Boniface , évéqae d’ Aoste ,
une pièce de terre et de pré qu’il posséd&it à Issogne.
Carta augustana de Essyogni.
1238 environ.
Dominus Odo de Verectio iuratus vendi tionem facit in
dominum B . ( 5 ) episcopum Augustensem et in domum epi-
scopalem ; hoc est qnod ipse vendit eis unam peciam terre
et prati cum fondamento et arboribns que iacet in parrò-
(1) Le comte de Savoie exer^ait dono dea droits féodaux dans la pa-
roisse à* Issogne.
(2) Sous-entendu parte.
(3) 11 y a à Issogne deux ragiona appelées l’une Fleuran et l’autre
Florian. Dana la première se trouve l’ancienne chapelle de saint Solutor*
Dana la seconde, sur )es limites d’Issogne et de Champdepraz, existaìt autre-
fois le village Florian , lequel fut détruit par les inondations du torrent
qui divise les deux paroisses.
(4) Bard.
(5) Boniface de Valpergue.
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CARTUL.H RE DE L’ÉVÈCHé d’aOSTE
211
cbìa de Ysionia . Fines sant de prima parte Dnria , de n
et in . res emptoris, de mi . munnerecia' 1 '. Precium est xim
libre . Pena est xxx u libre puri argenti . Testes sunt Wller-
mus , Jacobus , Wllermus , Albertus , Thomas , Wllermus ,
Jacobus sunt fideiussores guarendi cartam . Hoc laudayerunt
Aliesinus , Odoninus , Wllermus , Johannes , Henricus filii
Tendi toris ' 2 ) , et Johannes qui dicitur Cavalay , et Jordanus
de Yssionia , feria quarta mensis septembris.
YIH.
Nicolas de Chatillon fait ceesion à l’évéque Bonifaoe de see droits
à Issogne.
Idem de eodem loco.
1231.
Nicholàus de Castellionem ( 3 ) iuratus finem et donatio-
nem facit in Bonefacium episcopum Angustensem et in sue-
cessores eius ; hoc est quod ipse finit et donat eis totum
illud ius , quod habet vel poterat habere in rebus illis que
iacent ad Essyhoguhy ( 4 ) quecumque sint et ubicumque sint ,
et nominatim illud ius totum quod habet in nna pecia vinee
que iacet in loco qui dicitur Chouchery . Quas res ipse Ni-
cholaus dicit se debere tenere ab ipso episcopo . Pena est
Tingenti libre puri argenti . Testes sunt Johannes , Mar-
(1) Murasse?
(2) Ces cinq flls du seigneur Odon de Verres figurent aussi daus Un
sete du 3 juillet 1238, par lequel leur pére concèda certaines dtmes au
couvent de Saint-Gilles.
(3) Chatillon*
(4) Issogne.
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212
JOSEPH- AUGUSTE DUC
tÌDQ8 , Johannes , Cono , Johannes , Petrns et Petros sant
fideiassores gaarendì cartam , feria u* . mensìs decembris ,
regnante Frederico Rogerio imperatore , anno dominine in-
carnationis u° . cc° . xxx° . primo .
IX.
Sevin de Villa cède à l’évèque Boniface les droits qn’il a sor la
dime de Paravère.
Carta de terris adiacentibus circa Augustam.
1232.
Notum sit omnibus qnod Sevinus de Villa W iuratns
donavit et finivit in perpetuum B . (2 > episcopo Angnstensi
et snccessoribus eius totum illud ins qnod habebat yel ha-
bere poterat in decima illa , quam ipse Sevinns solebat te-
nere ab ipso episcopo in Hesparavery ( 3I yel alibi ; de quo
iure ipsi habeant amodo potestatem et domininm faciendi
quicquid yoluerint , donare , vendere , commutare . Itaque hec
donatio et hic finis factus firmi et stabiles in perpetuum
valeant permanere ; et si forte contingat qnod aliquis amodo
sive homo sive femina hunc finem factum et hanc donatio-
nem infringat aut removeat , prò pena remotionis xx . li-
brarum puri argenti rens sit et cnlpabilis . Johannes gerens
(1) Le mot Villa signifie, en général, agglomération de maisons. Anx
environs d* Aoste, plusieurs villages portent ce nom: Villa en Gressan, Villa
sur Chesalet, Villa sur Sarre. 11 j avait ausai à Aoste une famille noble
de Villa y qui tenait en fìef de la maison de Chaliant la Tour Neuve située
au nord -ouest de la cité.
(2) B. Boniface de Valpergue.
(3) Hesparavery , Paravère, locai ite située au sud-sud-est du bourg de
§ajnt Ours.
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cartulairi db l’évèchì d* a osti
213
Tieem Guidonis cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta
civitate rogatus coram pluribus , loco publìco ante ecclesiam
sancte Marie et saneti Johannis C 1 ) , feria mi* . mensis maii ,
regnante Fredericó Rogerio imperatore , anno dominice in-
camationis n° . oo° . xxx° . n* .
X.
Vnillerme cède à Févéque Boniface ses droits sur la dime de
Paravère qu'il tenait de la mense épiscopale.
Carta decime de Espar averia.
1224.
Notnra sit omnibus quod Willermus iuratus finirti; et
donarit in perpetuum B ( 2 3 ) . episcopo Augustensi et suc-
cessoribus eius et domui episcopali Augustensi totum illud
ius quod habebat in decima , quam ipse Willermus tenebat
per feudum ab ipso episcopo et iacet in Hespararery ;
prò hoc itaque fine facto et prò hac donatione habeant
amodo ipsi potestatem et dominium faciendi quicquid ro-
luerint de hoc iure , donare , rendere , commutare , una cum
perviis, exitibus , aquariciis , et aliis usibus huius iuris ; ita-
que hic finis factus et hec donatio firma et stabilis in per-
petuum valeant permanere . Et si forte contingat quod aliquis
(1) Oh sait qQ’autreiòis les actes de donation et de venta se fai saie nt
dans un lieu pablic, atìn qu’ils re$ussent toute la publicité possible. Avant
le seizième siècle, l’église de Sainte-Marie, c’est-à-dire la Cattedrale for-
mait un édifioe tout à fait séparé de l’église paroissiale de Saint-Jean. La
place publiqae, servant de cimetière, était entro les deux. C’est là qne les
notaires rédigeaient la plnpart dee actes pnblics.
(2) Boniface de Valpergne.
(3) Paravère, dans la paroisse de Saint-Laurent d’ Aoste.
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214 JOSBPH-AUGUSTS DUO
amodo sive homo sive femina hunc flnem factum et haae
donationem infringat aut removeat , prò pena remotionis xl ,
librarum pori argenti reus sit et cnlpabilis . Johannes ge-
rens vioem Guidonis cancellarti soripsit et sabsorìpait in
Angusta civitate , rogatns coram plnribns , loco pnhlico , ante
ecclesiam sancte Marie et sancti Johannis , feria ti* mensis
febrnarìi f 11 , regnante Frederico Rogerio imperatore , anno
dominice incarnationis a® . oo® . xx® . mi® ; hoc landant Johanna
uxor eius Willermi , et Willermus , et Willerma in fantee
eornm.
XI.
Gonrat donne à l’église de S*-Marie d’ Aoste et à la mense épisco*
pale le oens de 12 deniers sur une vigne sitaée à Plonvo.
Carta de Pluvy ( 2 \
1217.
Notum sit omnibus quod Gonratns iuratus donavit in
perpetuum ecclesie sancte Marie Angustensis et ad opus
domus episcopalis xu . denarios annuatim capitalis monete
super unam peciam viuee cum fundamento , quam habet in
loco qui dicitur Plovy; de quibus ipsa domus habeant et
(1) La plupart dea chartea de cotte époque aont datées d’aprèa le atyle
de l’Incarnation, qui com mence le 25 mare. Par conséquent, celte charte
devrait , rigoureuseraent parlant, otre rapportée à l’année 1225 da style
actuel.
(2) La rue de Ploave existe eneo re à Aoate; elle eat sitaée sa midi
de la Porte Prétorienne; dea jardina avec treilles la bordent da cóté da
couchant.
(3) Le Bilenco , qui eat gardé ici sur le nom de l’éveque d’ Aoste, ne
saarait indiquer la vacance du siége; il était alora occupò par l’évéque
Jacques de Portia.
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CARTULARI DI L’ÉvfeCHÉ d’ AOSTE
215
semtores eius potestatem et dominiam faciendi quicquid vo-
luerint donare , retinere , commutare . Itaque hoc donatio
firma et stabilis yaleat permanere . Et si forte contingat
qnod aliqnis amodo aive homo sive femina donationem istam
infringat ant removeat , prò pena remotionis xx . librari»
pori argenti rens sit et cnlpabilis . Johannes gerens yicem
Guidonis cancellarti scripsit et snbscripsit in Augnata ali-
tate , rogatus coram ploribns , loco pnblico ante ecclesiam
sancte Marie et sancti Johannis , feria i‘ mensis ianuarii ,
regnante Frederico rege , anno dominice incamationis h° cc*
ira* d) .
xn.
Aymon cède à l’évéque Bonifaoe la dime de Paravère qu’il tenait
en fief da prélat.
Carta decime de Esparavery.
1227.
Notam sit omnibus quod Aymo iuratus finivit et refu-
tayit in perpetuum B . episcopo Augustensi et successo-
ribus eius totam illam decimam qnam ipse Aymo tenebat
ab ipso B. episcopo et iacet in Esparavery ; quam decimam
quondam tenebat per feudum ab ipso Aymone Anselmus de
Arenzo $) miles ; prò hoc itaque fine facto et prò hac re-
fdtatìone habeant amodo ipsi potestatem et dominium fa-
ciendi quicquid voluerint de hac decima , donare , vendere ,
(1) Ce serait le Ir janvier 1218, d’après le style moderne; car, cotte
année, le l r janvier tombait prócisdment un lundi.
(2) Boniface.
(3) Le village d’Arensod est situo à Sarre, à dix minutes de Téglise
paroissiale. La famille noble, qui y avait ét&bli son manoir, avait ausai dea
poMoaaions dans le village de Thora, et eet connue indiatinctement aoua le
nom d’Arenaod ou de Thora.
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JOSEPH* A0GU8TE DUO
ra tinar e , commutare . Itaque hec refatatio et hic finis fectus
firmi et stabiles in perpetuum valeant permanere . Et si
forte contingat quod aliqnis amodo sive homo sive femina
hnnc finem factum et hanc refutationem infringat ant re-
moveat , prò pena remotionis c. librarnm puri argenti reus
sit et calpabilis . Johannes gerens vicem Guidonis cancellarli
scripsit et snbscripsit in Augusta civitate , rogatus coram
pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti
Johannis , feria mi mensis februarii , regnante Frederico
Bogerio imperatore , anno dominice incarnationis m® . co® .
xxvn G) . Hoc laudaverunt et finierunt Willermus Petrus
et Aymo , filii predicti Aymonis ex parte sua.
XIII.
Boson cède à l’évéqae Boniface ses droits sur des possessione sises
à Pario et à Busséya.
Carta rerum de Buysea et de Paria.
mi.
Notum sit omnibus quod Boso iuratus finivit et donavit
in perpetuum B. ( 1 2 3 > . episcopo Augustensi et successoribns
eius totum illud ius quod habebat in una pecia terre qnam
emit a Bertholomeo , que iacet in Pario , et totum illud ius
quod habebat in aliis tribus petiis terre quas emit a Petro
que iacent in Bussea ® seu in Pario , et insuper totum
illud ius quod habebat in possessionibus illis que iacent inter
(1) C’est ! 228, d’après le style actuel.
(2) Boniface.
(3) C’est une ragion ressortissante de la paroisse de Saint-Laurent
d’ Aoste. CW là qae se trouye la maison de plaisance habitée par la noble
famille Crotti de Costigliole.
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CARTOLAMI DE l’ÉVÉCHÉ d’ AOSTE
217
ràm qne dirigitur apnd Porrezan (1 > et viam que dirigitnr
apnd Segnys < 2 ) ; prò hoc itaque fine facto et prò hac do-
natione habeant amodo ipsi potestatem et domìnium faciendi
qnicquid voluerint de hoc iure , donare , Tendere , commu-
tare , nna cara perviis , esiti bus , aqaariciis et aliis nsibns
hnius inris . Itaque hic finis factus et hec donatio firmi et
atabiles in perpetunm valeant permanere . Et si forte contin-
gat quod aliqnis amodo sire homo sire femina hunc finem factum
et hanc donationem infringat aut removeat , prò pena remo-
tioms xl . librarnm pari argenti reus sit et cnlpabilis .
Johannes gerens yicem Gluidonis cancellarii scripsit et sub-
scripsit in Angosta civitate , rogatus coram pluribus , loco
pablico ante ecclesiam sancte Marie et sancti Johannis ,
foia v . mense aprilis , regnante Frederico Eogerio im-
peratore , anno dominice incamationis m° . cc° . xx® . vii® .
XIV.
Ardaoion de l’Archet donne à l’évèqne Bonifaco nne pièce de
terre sitnée près da Bùmeyr&n.
Carta terre de Bomerano ( 3 ) .
1236.
Notam sit omnibas qaod Ardacio de Arcalo ( 4 ) iuratus
(1) Porrossan comprend pluaieurs hameaux de la paroisse de Saint-
Laarent.
(V) Le village de Senili appartient à la commune de Saint-Christophe,
et est peu distant de Porrossan.
(3) Romerano ; le Rumeran est un ruisseau d’irrigation , qui dérive
du torrent da Buthier, et qui se dirigeant vers l’ouest, baigne le pied de
la colline d’ Aoste. Sur ses borda, c. à. d. sur l’emplacement actuel du cime-
tiàre public de la Ville, existait autrefoia un hópital appartenant à l’Ordre
militaire de Saint-Jean de Jdrusalem.
(1) La noble famille de l'Archet est très-ancienne dana le pays. Elle
35
Mise 8. H, T. Vili. IO
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JOSEPH-AUQUSTE DDC
donavit episcopo Augustensi B ( J ) . et domai episcopali imam
peciam terre que iacet sub rivo et iuxta rivum de Bomey-
rano ; prò hac itaque donatione habeant amodo ipsi potesta-
tem et dominium faciendi quicquid voluerint de hac re ,
donare , vendere , commutare , retinere , una cum perviis ,
exitibus , aquariciis et aliis usibus huius rei . Itaque hec
donatio firma et stabilis in perpetuum valeat permanere .
Et si forte contingat quod aliquis amodo sive homo sive
femina donationem istam infringat aut removeat , prò pena
remotionis lx . librarum puri argenti reus sit culpabilis .
Bartholomeus gerens vicem Guidonis cancellarii scripsit et
subscripsit in Augusta civitate , rogatus coram pluribus ,
loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti Johan-
nis , feria in* , mense iulii , regnante Frederico Bogerio im-
peratore , anno dominice incarnationis m® . cc® . xxx® . vi® .
XV.
Mathieu de Bignayes donne à l’évèque Boniface une certame
quantité de vin à récolter sur une vigne & Signayee.
Carta medietatis vini de Cygnay ( 2 >.
1232.
Notum sit omnibus quod Matheus de Cygnay iuratus
finivit et donavit in perpetuum B < 8 ) . episcopo Augustensi
avait sa maison forte dans la bourgade de Morgex. Le meme Arducion
de l'Archet intervint à la concession que le comte de Savoie, Amédée IV,
fit, le 25 avril 1236, à la Chartreuse d’Aillon.
(1) Boniface.
(2) Cygnay, Signayes est un village de la banlieue d* Aoste.
(3) Boniface.
ae
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CARTOLA IRE DE l’ÉYÈCHE d'aOSTE
219
et saccessorìbos eius illam quartam partem puri et pusce (*)
quod ipse Matheus et consortes sui solebant capere ultra
medietatem suam in una pecia vince que iacet ad Cygnay ;
de qua quarta parte puri et pusce dictus episcopus et sue*
cessores eius habeant amodo potestatem et dominium faciendi
quicquid voluerint , donare , vendere , commutare . Itaque
Me finis factus et hec donatio firmi et stabiles in perpe-
tnum valeant permanere . Et si forte contingat quod aliquis
amodo sive homo sive femina hunc finem factum et hanc
don&tionem infringat aut removeat , prò pena remotionis xx .
librarum puri argenti reus sit et culpabilis . Johannes ge-
rens vicem Quidonis cancellarii scripsit et subscripsit in
Augusta civitate rogatus coram pluribus , loco publico ante
eeelesiam sancte Marie et sancti Johannis , feria vii* .
mense maii , regnante Frederico Rogerio imperatore , anno
dominice incarnationis m® . cc° . xxx® . n® . Hoc laudant dicti
consortes eiusdem Mathei Petrus et Aymo fratres eius , Giro-
dus , Eymericus de Prailli < 2 > , Jacobus , Aymo et Johannes.
XYI.
Donation da oens de doaze deaiers faite à la mense épisoopale
par Jacques de Derby.
Carta de Augusta.
1237.
Notum sit omnibus quod Jacobus de Delbya < 3 ) iuratus
(1) Le mot pusca paratt signifier la piquette (Du Cange, Glos .), comma
le mot purum signifie le vin pur.
(2) Prailli , hameaa de la paroiase de Saint-Etienne d' Aoste.
(3) Delbia, paroisse de Derby qui fait parti© de la commane de la Salle.
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220
JOSEPH -AUGUSTE DUC
donavit domui episcopali Augustensi xn . denarìos amraales
de illis ira" solidis annualibus quos ipse Ja. habebat
saper domam illam in qua manebat Petrus de Delbya pater
eius ; et iacet hec domus in Augusta civitate iu loco qui
dicitur Bicharia ( J > ; et hos donavit ipsi domui episcopali in
recompensationem illorum xu . denariorum quos predietus
Petrus concesserat et donaverat annua les prò anima sua diete
domui episcopali ; de quibus ipsa habeat amodo potestatem
et dominium faciendi quicquid voi neri t , donare , vendere ,
commutare , retinere . Itaque hec donatio firma et stabilis in
perpetuum valeat permanere . Et si forte contingat quod ali-
quis amodo sive homo sive femina donationem istam infringat
aut removeat , prò pena remotionis x . librarum puri argenti
reus sit et culpabilis . Bartholomeus gerens vicem Guidonis
cancellarii scripsit et subscripsit in Augusta civitate , rogatus
coram pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et
sancti Johannis , feria n* mense maii , regnante Frederico
Bogerio imperatore , anno dominice incarnationis m° . cc° .
xxx 4 .vii 4 .
XVII.
Gibert et André donnent à l’église de S'-Marie et de 8. -Jean et
à l’évéque Valbert leur allea da Bdmeyran en haat.
Donationis Carta facte domui episcopali.
1186.
Notum sit omnibus quod Gibertus et Andreas donaverunt
. prò animabus suis , et prò animabus suorum antecessorum ,
ecclesie sancte Marie et sancti Johannis et domui episcopali to-
(1) Bicharia , quartier de la Cité qui s’dtendait de la place auiourd’hui
Charles- Albert jusqu’à la Porte Vaudaue soit le Plot.
38
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CARTULAIRE DE l’ÉVÈCHÉ d’àOSTE
221
tuoi fllad alodium cultura et iucultum quod habebant vel alius
per eos a rivo de Romeyrano G' insursum ; de hoc enim dono
concesserunt isti duo Gl. et A. domino Yalperto episcopo ( 1 2 ) ,
qui hoc donum recepit , habere potestatem et dominium fa-
condi quicquid ipse inde rationabiliter tacere voluerit , una
eom perviis et exitibus et aquariciis et aliis omnibus usibus
ipsius terre . Itaque hoc donnm firmura et stabile et sine impe-
dimento in perpetuum valeat permanere . Et si forte con-
tingat quod aliquis amodo si ve homo sive femina hoc donum
aliqoa fraudo infringat vel removeat , prò pena remotionis
l . librarum reus et culpabilis sit . Stephanus dictus Augu-
ste cancellarius scripsit et subscripsit in Augusta civitate ,
rogatus coram pluribus , ante ecclesiam sancte Marie et
sancti Johannis , feria i . mense decembri , regnante Fre-
derico imperatore , anno Domini m° . c° . lxxx 0 . vi 0 .
xyih.
Martin et sa temine Wilbnrge vendent à l’évéque Guillaume tonfi
lente droits sur le moulin de Coppet.
Carta molendini de Copet < 3 ).
1167.
Notura sit omnibus quod Martinus et Wilburga uxor
eins vendunt in perpetuum Guillelino episcopo Augustensi ( 4 )
et successoribus eius episcopis totum illud quod ipsi habent
(1) Ruraeran .
(2) Valbert siegea de 1 185 à 1214. Il fut un des plus grands òvèquea
qui gouvernèrsnt le diocèse d’ Aoste. G' est surtout gràce à sa puissante
influence que le comte de Savoie Thomas I. octroya à la Citò la célèbre
charte de franchises de 1191.
(3) Copet, dans l’ancienne paroisse de Chevrot près d’Aoste, supprimòe
en 1784.
(4) Guillaume de la Palud occupa le siege d’Aoste de 1159 à lltO,
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282
JO8IPH-AU0USTI DUC
et alias per eos in moleadinam de Copet fundamentnm ,
edificium cam aliis appendiciis a via publica insarsum , et
saper viam cursum aque cum ripis ; boius autem venditio-
nis est preciam xx . ti . solidi , precium adpreciatam sicut
bene conventi atque complacuit inter vendentes et ementem .
Pro hoc itaque precio habeat amodo W W episcopos et sue-
cessores eius episcopi potestatem et dominiam faciendi quic-
quid voluerint de hac venditione , una cam perviis , exi-
tibns et aqnarnm cursibus et aliis appendiciis hnins molen-
dini . Itaque hec venditio cnm stipulatione prò omni firmitate
sabnixa et corroborata firma et stabilis et absqae allo im-
pedimento in perpetua m valeat permanere . Et si forte
contingerit quod aliquis hanc venditionem sive homo sire
femina aliqaa fraudo removeat , prò pena remotionis x . li-
brarum pori argenti culpabilis existat , et sapradictam ven-
ditionem Willelmo episcopo aut successoribus eius episcopis
in dnplum et in consimili loco componat . Stephanus dietns
Auguste cancellarius scripsit et subscripsit in Augusta ci-
vitate , rogatus in loco publico , ante ecclesiam sancte
Marie et sancti Johannis , feria iti mense septembri , re-
gnante Frederico , anno ab incarnatione Domini • ti .
lx # . viti .
XIX.
Donation fai te à l’évèque Bonifaoe par Yibert de tona aes droito ,
gru d 66 biens situés à Doue.
Carta Augustana de Devia <9 .
1224 .
Notum sit omnibus quod Tiberina iuratus finirit et do-
(1) lei Tóveque est appelé Willelme; ce nom se confond aree celai
de Oaillaame.
(?) Dotta , paroisae de Doue 4
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CARTULAtRB DB L*ÉvfcCHÉ d'aOSTE
223
navit in perpetnnm B M . episcopo Angustensi et succes-
soribus eins totum illud ius quod habebat in una pecia terre
et in duabus sesteriatis terre salvo iure feudarii < 2 ) , que iacet
in Dovy , in loco qui dicitur Coste . Pro hoc itaque (3 > facto
et prò hac donatione habeant amodo ipsi potestatem et do-
minium faciendi quicquid voluerint de hoc iure , donare ,
vendere , commutare , una cum perviis , exitibus et aliis
nsibus huins iuris et aquariciis . Itaque hic finis factus et
hec donatio firmi et stabiles in perpetuum valeant perma-
nere . Et si forte contingat quod aliquis amodo sive homo
sive femina hnnc finem factum et hanc donationem infringat
aut removeat , prò pena remotionis xl . librarum puri ar-
genti reus sit et culpabilis . Johannes gerens vicem Gui-
doni cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta ci vitate ,
rogatus coram pluribus , loco publico ante ecclesiam sancte
Marie et sancti Johannis , feria vii® . mense octobris , re-
gnante Frederico Rogerio imperatore , anno dominice mcar-
nationis a® . cc # . xx° . mi® .
XX.
Pierre de Braille cède à l’évéque Boniface see droits sur dee biens
eie à Doue.
Carta Augustana de Dovia.
1232.
Notnm sit omnibus quod Petrus de Praylli W iuratus
(1) Boniface.
(2) Feudarii , erreur du copiate pour « feudatarii ».
(3) Le copiate a omis ici le mot « fine ».
(4) PrayUi , hameau probablement de Valpelline.
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224
JOSEPH- AUGU8TE DOC
finiyit et donavit in perpetaum B (D episcopo Augusteusi
et snccessoribus eius totam illud ias qnod ipse habebat in
rebus dicti episcopi que iacent in parrochia de Dovia , que-
cunque sint et quicumqne teneat sire ipse Petrus sive alias
per ipsum Petrura . De quo iure ipsi habeant smodo pote-
statem et dominium faciendi quicquid voluerint , donare /re-
tinere , commutare . Itaque hic finis factus et hec donatio
firmi et stabiles in perpetuum valeant permanere . Et si
forte contingat quod aliquis amodo sive homo sire femina
hunc finem et hanc donationem infringat aut removeat ,
prò pena remotionis xx . librarum puri argenti reus sit et
cnlpabilis . Johannes gerens vicem Guidonis cancellarli seri-
psit et subscripsit in Augusta civitate , rogatus coram più*
ribus , loco publico ante ecclesiam sancte Marie et sancti
Johannis , feria vii* . mense februarii , regnante Frederico
Rogerio imperatore , anno dominice incarnationis *® . co* .
xxx # . nM 2 ) .
XXI.
Gession de dlmes fai tee par Àymon à l’évéque Bonifaee.
Carta decime de Poker et de Helf ®).
1228 (4).
Aymo vetus de Gigno ( 5 ) finem et refntationem facit in
(1) Bonifaee.
(2) 1223, d’aprèa le style actuel.
(3) Ces lieux sont probablement ciana la paroiase de Verace.
(4) L’originai de ce document existe aux archivea de l’éréché d’Aoete#
et donne la date de 1228, 7® fèrie d'avril.
(5) Probablement Aymon le vieux était de la noble fa mille de Gi-
gnod, qui avait son cbàteau sur i’emplacement de Pégliae paroiaaiale ac-
tuelle.
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CARTOLAI RI DI L’É?ftCHÌ d'aOSTI 285
B C 1 ) . episcopam Augustensem et in successorea eius , hoc
est quod ipse finii eis totnm illud ius quod h&bet in illa
decimatione sive decima que est a Nuns ( 2 > inferius ubicum-
que sit in Paher et in Helf , et alibi , et totum illud ius
quod habet in illa decimatione sive decima quam Willel-
mus de Grazano vicedomnus Augnstensis ( 3 ) tenet per feu-
dum ab ipso Aymone vel a filiis eius ubicumqne sit in
Pompio, et alibi , salvo lare Johannis et Petri fratrum de
Amavilla ( 4 5 * 7 ) . Pena est il . libre pori argenti . Testes sant
Andreas , Petrus , Umbertus , Petrus, Jacobus, Petrus sunt
fideiussores garendi cartam.
XXII.
Vuillenne donne à l’évéqne Boniface le cene de cinquanta faix
de foin sur la montagne de By.
Carta de Byul (*) .
1224 ( 6 ).
Willelmns iuratus donationem facit in B . episco-
pum Augustensem et in domum episcopalem Augustensem
et in successores eius , hoc est qnod ipse donat eis l . ho-
(1) Boniface.
(2) Nuns, paroisae de Nns.
(3) Le vidomne d’ Aoste était chargé da maintien de la police et de
l'adminìatvation de la jnatice.
(4) Amavilla , Aymaville.
(5) Byul, montagne de By sor le territoire de la commane d’Ollo-
mont.
(5) L’originai retrouvó danB lea archives de l’évàehé donne la date
de i‘J24, G* férie de novembre.
(7) Boniface.
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*26
J08BPH- AUGUSTE DUO
nera feni legalia et annualia et annnatim reddenda saper
pratum illud totam quod ipse Willelmus tenet in Byul R).
Cuius prati fines sunt de i . parte torrens , de h , lo Crest
de Vareri , de in . et mi . pascua ; hoc donai eis ita
quod ipse episcopus vel successores eius non possint amodo
repetere deciraam eiusdem prati ab ipso Willelmo rei a
successoribus eius. Pena est cc . libre puri argenti. Te-
stes sunt Aymo , Willelmus , Guichardus , Johannes , Tu-
rumbertns , Andreas , Cristinus , sunt fideiussores garendi
cartam.
XXIII.
Raymond de Tolles cède à l'évèque Bonifaoe les droits qu’il me*
sare sur la montagne de By.
Item Carta de Byul.
1229 (2).
Raymundus de Toles ( 1 2 3 4 > iuratus finem et donationem facit
in B W . episcopum Augustensem et in successores eius ,
hoc est quod ipse finit et donat eis totum illud ius quod
habet in rebus que iacent in loco qui dicitur Biul ( 5 ) , et
omnem querelam et actionein quam habet yel habere poterat
erga ipsum episcopum , nomine ipsarum , et cuiusdam rivi
(1) C’ftst-à-dirò que la ten&ncier Vuillarme dote la mante Episcopale
d’une prestati od annuelle de cinquanta faix da foin à récolter tur le pré
qu’il exploite à By.
(2) C’eat, d’&prèe la documant originai, la 2* férie da janrier 1229 ou
plutdt 1230.
(3) Toles, hameau de la paroiase da Valpelline»
(4) Boni face.
(5) Biul, montagne de By, comma dans la charte précédente.
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CARTULAIRI DI L*Ì¥ÌCmÌ b’ AOSTE
227
qui est apud dictum loeom . Paia est xx . libre pori ar-
genti . Testes snnt Petrus , Benedictus , Ugo , Michael ,
Aymo , Petrus et Petrus suut fideiussores garendi cartam.
XXIV.
Renonoi&tion à une dime faite en faveur de l’évéque Boniface
par Gontier Oasens de la Porte S. Ours.
Carta de Crestela 0).
1235 (2).
Gunterius Gaseus de Porta sancti Ursi ( 3 ) iuratus finem
et refutationem facit in B. episcopum Augustensem et in
domum episcopalem , hoc est quod ipse finit et refutat ei
totum illud ius quod habet vel habere potest in illa decima
quam Pelerinus pater eius tenebat vel alius per eum Pe-
lerinum in loco qui dicitur Crestaia vel alibi.
Pena est xxx . libre puri argenti . Testes sunt Uldricus ,
Iaoobus , Wllencus , Lodicus ( 4 ) , Guido , Evardus , Enricus ,
sunt fideiussores garendi cartam , feria iv‘ . mensis madii.
XXV.
Cession de la dime de Grestalla faite par Aymon lombard à l’é-
véque Boniface.
1235 environ (5).
Aymo lonbardus iuratus finem et donationem facit in
(1) Il y a nne località de ce nom à Qoart et à Saint-Pierre.
(2) D’apròs l’originai.
0) La noble fami Ile Caseus ou Fromage avait sa maison d’habitation
au nord de la Porte Prétorienne , et était fendataire de l'illustre maison
de Qoart
(4) Lodicus, liaez « Lndovicus t.
(5) Cotte charte ne porte aucon ti tre dans le Cartulaire. Elle a le
mime objet que la précédente, et on peut lai assigner la meme époqae.
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J06KFH-AUGUSTS DCJC
Bonefecium episcopum Augustensem et io successores eius,
hoc est quod ipse finit et donat et refutat eis totum illud
ius quod hahet in illa decima quam Petrus de Genceha ( J )
tenet ab ipso Aymone , et iacet in loco qui dicitur Crestella,
salvo iure feudatarii prenominati . Pena est xl . libre puri
argenti. Testes sunt Umbertus, Petrus, Eaimondus,Lodoicus,
Petrus, Aymo , sunt fideiussoresgarendi cartam , feria i . mensis
decembris, non est f.
XXVI.
Les chevaliers Aymon et Jacques de la Porte 'remettent à l’évé-
que Boniface tous leurs droits sur la dime de Biogni.
Carta de Biogni ( 1 2 3 ).
1236 (3).
Dominus Aymo miles de Porta < 4 ) iuratus finem et dona-
cionem faoit in Bonefacium episcopum Augustensem , et in
domum episcopalem, hoc est quod ipse finit et donat eis
totum illud ius quod ipse habet vel habere potest vel habere
* videtur in decima de Biogni , et in fructibus ipsius decime , et
in rebus ad ipsam decimam pertinentibus , ubicumque sint
in monte et in plano. Similiter Jacobus miles de Porta finit
et donat eisdem domino episcopo et domai episcopali totum
(1) Genceha ou Genese est un ha meati de la paroisae de Quart.
(2) Riogni ; une ragion de ce nom existe sur le territoire de la paroisae
de Saint- Etienne d 'Aoste.
(3) C’est la date qu’on lit dans la charte originale conservée dans les
archives de l’évèché, et radigée par Barthélemy, substitut du chancelier
Qui
(4) La famille noble de la Porte avait sa tour au nord de la Cité, près
de la Rive de Saint- Etienne, sur l’emplacement de la caserne actuelle.
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cartulaìrx de l’évèch» d’aoste
229
illud ius quod habet ipse Tei habere potest Tei habere tì-
detur in dieta decima et in fructibus eius et in rebus ad
ipsam pertinentibus , et hoc salTO iure feudatarioram ab
ipsis militibus hoc tenentibus . Pena est c . libre pari argenti .
Testes sunt Ugo , Petrus , Eaymondus , Jacobus , Stepbanus ,
Aymo , Thomas , sunt fideiussores garendi cartam ; feria u*
mensis augusti .
xxvii.
Nicolas Boschayz cède à l’évéque Bouifaoe ses droits sur une
possession à Lanvy.
Carta de Lanvy
1231 (2).
Nicholaus qui cognomiuatur Boschayz iuratus finem et
donationem facit in Bonefacium episcopum Augustensem et in
successores eius, hoc est quod ipse finit et donat eis totum
illud ius quod habet in una possessione que iacet super
Lanyy . Fines sunt de i . parte torrens , de ii . lapis grossus
et summitates de Beriaz , de m . lo chantel , de un . res
episcopi , et finit et donat eis adhuc totum illud ius quod
habet in rebus illis que iacent in LanTy, quecunque sint
culte vel inculte . Pena est xl . libre puri argenti . Testes
sunt Udricus, Petrus, Anselmus, Petrus, Gonterius, Johannes,
Boso , sunt fideiussores garendi cartam , feria ti . mensis
iunii; non est f.
(J) Lanvy est un chàlet situò au pied de l’Hermitage de Saint-Grat,
près Aoste, lequel a dépendu constamment de la mense episcopale jus-
qu*à 1868.
(2) Le document originai donne la date de la 6* férie de juin 1231.
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JOSEPH -AUGUSTE DOC
xxvrn.
Nicolas fiochaz oède à l’évéque Boniface tona ses droits sor dee
biens à Lanvy.
Carta de Lanvy.
1230 (1).
Nicolaus qui cognomiuatur Bochaz iuratus finem facit
in Bonefacium episcopum Augustensem et in snccessores
eius, hoc est quod ipse finit eis totuin illud ius quod habet
in rebus omnibus que iacent in loco qui dicitur Lamvy a
rivo inferius . Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt
Boso , Petrus , Wllelmus , Gonterius , Robaldus , Johannes ,
Wllelmus , sunt fideiussores garendi cartoni., feria v . mensis
aprilis .
XXIX.
Pierre renonce en faveur de l’ óve quo Boniface aux droits qu’il a
sur une terre à Busséya.
Carta de Buysea.
1231 ( 2 ).
Petrus iuratus finem et donationem facit in Bonelacium
episcopum Augustensem et in domum episcopalem Augu-
stensem et in snccessores eius , hoc est quod ipse finit et
(1) Cette date est certame, d'apràs l’originai des archiree del’rfvfahd.
(2) C’est ce qni consta de l’oiiginal.
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CARTULAIRB DB L’ÉVÉCIìÌ D’àOSTE
231
donat eis omne illud ias quod habet in terra quam tenet
Oddo Polet ab Aymone de Porta , et iacet in loco qui di-
citar Buisseya , et nbicumqne sit ; hoc idem finit et donat
Aymo pater eius Petri ex parte sua et landat . Pena est xl .
libre puri argenti . Testes sunt Martinus , Wllelmus , Johan-
nes , Petrus , Wllelmus , Arencho , Petrus , sunt fideiussores
garendi cartam , feria n . mensis augusti .
XXX.
Jean de Greesan donne à la mense épiseopale una pièce de terre
sitnée près de la Porte Béatrix.
Carta terre iuxta turrim Biatricem O).
1243 environ (2).
Johannes de Grecano ( 3 ) iuratus donacionem facit et finem
in domum episcopalem , hoc est quod ipse donat et finit ei
imam pedam terre que iacet iusta portam que dicitur Beatris ;
fines sunt de i . parte via publica , de n . res domini Gon-
tefredi W , de ni . res sancti Jacobi ( 5 ) , de im . res Davidis .
Pena est xxx . libre puri argenti. Testes sunt Aymo , Jo-
hannes , David , Johannes , Wllelmus , Johannes , Wllelmus ,
sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis septembris .
(1) C’est la porte près la tour de Bramatati, appelée jadis Béatrix, par
suite de rentrée solennelle que fit par cette porte le vicomte Godefroy de
Challant, avec son épouae Béatrix, fille du comte A mede e de Genève.
(2) Le document originai n’existant plus, on ne peut qu’approxima-
tivement fixer la date de cet acte à 1243.
(3) Jean de Gressan était probablement fìls de Gontier de Gressan, ci té
dans la charte suivante.
(4) Le seigneur Godefroy de Challant vivait en 1242.
(5; Sancti Jacobi , c’eat le prieuré de SaintJacquème devenu aujourd'hui
le Grand Séminaire. Il relevait de Thospice du Grand Sai nt- Bernard.
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J03EPH-AUGUSTE DUC
XXXI.
Lee frères Pierre et Oontier de Gressan et Jean et Gontier, fila
da dit Gontier, se désistent de tonte aotion à l’encontre de la
mense épiscopale.
Carta pacis ab illis de Graxano.
1235 environ (I).
Petrus et Gonterius fratres de Gracano ( 1 2 > finem et re-
futationem faciuut in Bonefacium episcopnm Augustensem
et in successores eius , hoc est quod ipsi finiunt et refii-
tant eis omnem illam qnerelam et accionem quas habent
rei habere poterant usque in hanc diem erga ipsnm episco-
pum Tel domam episcopalem sire nomine rei feadalis sive
nomine alterius rei . Hec similiter finiunt et refatant ex
parte sna Johannes et Gonterius filli supradicti Gonterii
dicto episcopo et successoribus eius . Pena est xl . libre
puri argenti . Testes sunt Nathalis , Bodulphus , Johannes ,
SeTinus , Petrus , Giroldus , Wllelmus , sunt fideiussores ga-
rendi cartam , feria n . mensis noTembris .
(1) Ce qui nona amène k cotte date, c’eat une charte, qu’on rerra piu*
loin, du 3 mare 1234 ou 1235, selon le style actuel, relative à une recon-
naisaance de droita féodaux dea mèmea f rè rea Pierre et Gontier vis-à-vis
de l’évèque Boniface.
(2) Ha ótaient aeigneura de Gressan et tenanciera d’un grand n ombre
de fiefa mouvant de la mense.
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CARTULA1RB DB l/ÉVÈCHÉ D* A 08TB
233
XXXII.
Vuillerme vend à l’évéque Jacques un pré à Bondona.
Carta de Bondona W.
1218 ( 2 ).
Vullermus iuratus vendicionem facit in Jacobum episcopum
Augustensera W et in successores eias , hoc est qnod ipse ven-
dit ei anam peciaui prati cum fundamento que iacet in Bon-
dona ; fines sant de i . parte via publica , de ii . lo chablo W ,
de in . rivos de vai , de mi . terra eiusdem episcopi , de v .
lo beryayz . . . Precium est xi . libre puri argenti . Testes
sunt Petrus , Jacobus , Johannes , Aymo , Falco , Albertus ,
Vullelmus , sunt fideiussores ga rendi cartam , feria v . mense
novembri .
XXXIII.
Oberi, évéque d’Ivrée, vend à l’église d’ Aoste et à Boniface son
évèque les teires, que les seigneurs d’Allian tenaient en fief
de l’église d’Ivrée à Cogne et autres lieux.
Carta de Conta seu de massa Spinelli < 5 >.
1220 ( 6 ).
Obertus Dei gratia Yporiensis episcopus ( 7 > iuratus ven-
(1) Località de la paroisse de Charvensod.
(2) Date certame d’après rorigina).
(3) L’évèqne Jacques de Portia siégea de 1215 à 1219, année où il fut
tranaféré à Asti.
(4) On appella, en patois du pays, lo chablo, une sorte de couloir de la
montagne ou de la colline, par où l'on fait d’ordinaire rouler les pièces
de boia.
(5) Spinelli , Epinel, village de Cogne.
(6) C'est la date exprimée dans Toriginal conservi aux archives de
l’évèché; mais il faut lire 1221, d’après le style actuel.
(7) Cet évèque était de la noble famille de Bard.
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Mite S II, T. Vili. 16
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J0SEPH-AL'I1U3TE DL’C
dicionem facit in ecclesiam sancte Marie Auguste et in Bo-
nefacium Dei gratia episcopum Augustensera et in succes-
sores eius , hoc est quod ipse vendi t eis totam illam terram
quam illi de Alano <*> tenent in Conia ab ipso episcopo
Yporiensi , scilicet massum Spinelli ab utraque ripa fluminis ,
cui masso ab omni parte coheret terra sancte Marie , et
totam illam terram quam habet in Yiaia < 1 2 3 4 > , cui coheret
ab omni parte terra sancte Marie Auguste , et totum illud
quod habet in villa Amate Ville pertinens ad reitantem
(reitatem) illorum de Alino (Aliano) , et totum illud quod
illi de Aliano habent vel habuerunt , quicunque teneat in
valle Augustensi de reitate pertinente ad ecclesiam Ypo-
riensein , salvis illis xn . denariis veterum secusinorum quos
bone memorie dominus Gaymarus Yporiensis episcopus prò
ista terra dedit annuatim ecclesie sancti Egidii de Ver-
rez W . Precium est xii . libre veterum secusinorum .
Pena est xr. . libre puri argenti . Testes sunt Emericus ,
Augerius , Johannes , Anselmus , Allodus , Wllelmus , Yil-
lencus , sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis
februarii .
(1) Les seigneura d’Allian avaienfc leur residence à Aymaville. Leur
maison forte était situóe au pied de la colline, au levant des fabriquea ac-
tuelles.
(2) Viaia, Viéye, village d’Aymaville-Saint-Léger.
(3) Amate Ville , Aymaville.
(4) Le couvent de Saint-Gilles à Verròs a été fonde, vera l’an 925, par
la munificence deB marquis de Montferrat et a toujours professe la rAgle
de Saint-Augustin.
5i!
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CARTULAIRE DE l’ÉvÈCHÉ d’aOSTE
235
XXXLY.
Girard d’Iesogne cède à l’évéque Boniface tous ses droits sur une
posseB8Ìon à IflBogne.
Carta de Essyogny.
1238 environ (1).
Girardus de Exionia filius Bosonis iuratus flnem et do-
nationem facit in Bonefacium episcopnm Augustensem et
in domnm episcopalem, hoc est quod finit et donat eia to-
tum illud ius quod habet in quadam possessione que iacet
in Essionia in loco ubi constituta est nova Villa ( 1 2 > , et sunt
fines huius rei de i . parte et de n . parte via publica , de
m . res quas tenet Thomas , de mi . res quas tenet Petrus .
Hoc laudant et similiter finiunt et donant eidem episcopo
et domui episcopali pater ipsius Girardi Boso et filii ipsius
Bosonis , Amedeus , Petru3 et Jordanu3 , et Jacobus , totum
illud ius quod habent ex parte sua in dieta possessione .
Pena est lx . libre puri argenti . Testes sunt Baudinus ,
Amedeus , Giroldus , Martinus , Jaquinus , Robaldns , Jo-
hannes , suut fideiussore3 garendi cartam , feria carta (quarta)
mensis maii.
(1) L’originai raanque pour fixer Tannée.
(2) Nova Villa . Catte expression indique que jadis, c’est-à-dire, avant
le treizième siècie, le chefiieu de la paroiaae d’Issoguo était situò dans uu
autre endroit. Le cbef*lìeu actuel porte encore le nom de Ville.
53
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236
JOSEPH* AUGUSTE DUC
XXXY.
Thomas renonce en faveur de l’évéqne Jacques aax droits qu’il a
sur une pièce de terre sise à Écharlod.
Carta de Sala (*).
1213 (2).
Thomas iuratus finem et donationem et refixtationein
facit in Jacobum opiseopum Augustensem ( 1 2 3 ) et in succes-
sores eias , hoc est quod ipse finit et donat et refntat eis
omne illud ius quod habet in unam contaminam terre ( 4 ) que
iacet in Heschado , quam ipse Thomas tenet ab ipso
episcopo ad medietatem reddendam . Cuius ftnes sant de i‘ .
parto massus des Peveleis , de n* . massus des Yenithyers ,
de ni* . terra quam tenent li Follays et li Peveleys ab ipso
Thome (Thoma) , de mi* . Sigismondi et Guidonis , et terra
alterios Guidonis , de v* terra quam tenet Petrus et Aymo
ab ipso Thome . Pena est c . libre puri argenti . Testes sunt
Petrus , Beiboldus , Petrus , Martinus , Amedeus , Jordanus ,
Riferius , sunt fideiussores garendi cartam , feria m . men-
sis aprilis.
(1) Sala, paroisse de la Salle.
(2) Date raarquée dans le document originai existant aux archive»
l'óvéché.
(3) Leveque Jacques de Portia.
(4) Contaminam terre , Condémine est une terre exempte de toute charge
agraire (Du Cange, Gloss.\
\5) Heschado , Kcharlod, haraeau de la Salle
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CARTUl.AIRE DE L’évÉCHÉ D'aOSTE
237
XXXVI.
Jordan de Thora donne à l’évèque Pierre deux préa situés à
Cheaère.
Carta de Torà (*).
1250 environ.
Jordanus de Torà iuratus donationem facit et finem in
Petrom episcopum Augustensem M et in domum episcopalem
et cui dare voluerit , hoc est quod ipse donat et finit ei
uuam peciam prati cum fondamento que iacet in Formeri ,
in loco qui dicitur Cheseri . Fines sunt de i‘ . parte lovio ,
de ii . aqua de Valmeyana , de in . rivus herbalis et la Ba-
tenderi , de mi . res illoruin de Sarro , et de sancto Petro ,
et de Amavilla . Item donat et finit ei totum illud ius quod
ipse habet in nna pecia prati , que dicitur Batenderi , que
iacet in eodem loco . Pena est xx . libre puri argenti .
Testes sunt Petrus , Turumbertus , Johannes , Jacobns ,
Guido , Jacobns , Stephanus , sunt fideiussores garendi car-
tam . Hoc laudant Boreta uxsor eius donatoris et P«trns ,
et alins Petrus , quidam Poncius , et Galiana , et Sibilla
infantes eorum , feria un . mensis octobris.
(1) Torà dtait un bourg distant de deux lieues et demie de l’dglise
paroissiale de Sarre. Il fut anéanti , le 6 juillet 1564, par la chute de la
montagne qui le dominait, appello Becca-France. Le village actuel de Thora
a été bàti au levant de Tancien bourg de ce nom.
(2) Pierre, de la noble maison d’Étroubles ou de Bosses, a occupi le
siége d'Aoste de 1246 à 1259. Il a laissé bon nombre de cbartes de aon
épiscopat.
(3) Frumieree et OheBère sont deux chàlets aitués au h&ut du vallon
de Sarre.
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P3S
J03EPH- AUGUSTE DUC
XXXYII.
Le chevalier Villencus d’Aymaville fait cession à l’évèque Boni-
face d’un cene à Thora.
Carta de decima de Toura.
)2 >9 environ.
Dognus (Doniinus) Yillencus miles , qui cognominatur
presbiter de Amavilla , iuratus finem et donationem facit in
Bonefacium episcopum Augustensem et in successores eius ,
hoc est quod ipse finit et donat eis totum illud ius quod
ipse habet in xv . sextariis siliginis annuales (sic) quas ipse
ltabet in deciinatione de Torà , quain decimationem ipse Vul-
lencus tenet ab ipso episcopo , et finit totum illud ius quod
habet in dieta deciinatione xv . sestariorum , et istos xv .
sestarios siliginis faciuut filii quondam Aymonis de Sinzo < 2) .
Pena est l . libre puri argenti . Testes sunt Deuslofit , Johan-
nes , Martinus , Johannes , Martinus , Wllelmus , Jacobus ,
sunt fideiussores garendi cartam , feria vii . mensis decémbris .
XXXVIII.
Le oomte Thomas I cède à l’évèque Boniface tout ce que Gontiei
Borbot tenait en fief du comte.
Carta rerum quondam Gonterii Borbot quas vendidit
dominus Comes.
1277 (3).
Tomas Comes Sabaudie et marchio iu Ethalia (Italia) iu-
(1) Nous avons des Charles de ce seigneur d’Avruaville, datèesdel237
et de 1239. 11 fit beaucoup de largesses à la mense.
(2) Sinzo , Sarre
(3) Les archives de l’éveché possèdont l’originai de catte charte, ea date
de 1227.
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CABTULAIRE DE l’ÉvÈCHÉ D’aOSIE
280
ratas finera et donationem facit in Bonefacium episcopnm
Augustensem et in successores eius, hoc est quod ipse finit
et donat eis totum illud quoi Gonterius Barbot tenet per
feudum ab eo Comite , quicquid sit illud et ubicumque sit
prò xxv . libris novorum secusinoruin , quas dictus episco-
pus donavit et in quibus computate sunt x . libre , et xnu .
solidos (sic) , quas dictus Comes debet episcopo . Pena est c .
libre puri argenti , Testes sunt Wllermus , Bermondus , Pe-
trus , Aymo , Anselmus , Aymo , Petrus , sunt fideius-
sores garendi cartam , feria mi . raensis septembris.
XXXIX.
Aymon Facoma remel à l’évéque Boniface tona ses droits sor lea
biens qu’il tenait de l’évéque.
Carta rerum quondam Aymonis Facema.
1238 (1).
Aymo Facema iuratus finem facit in Bonefacium epi-
scopnm Augustensem et in domum episcopalem , hoc est
quod ipse finit eis totum illud ius quod ipse habebat in
omnibus illis rebus quas ipse tenet ab ipso episcopo , ubi-
cumque ipse res sint in monte et in plano , culte et in-
culte . Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt Pe-
trus et Petrus , Sevynus , Petrus et Petrus , Guichardus ,
Anselmus , sunt fideiussores garendi cartam , feria i . mensis
ianu&rii.
(1) Cetto date nous est acquise par Poriginal, seuloment il f&ut compter
1239, seloa le style moderne.
W
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*40
josvpb-aoousti doc
XL.
Pierre vend à l’évéque Jacques des immeubles située dans l’enceinte
de la ci té.
Itera carte de territorio Augustensi.
1218 environ (1).
Petrus inratus vendicionem facit in Jacobum episcopum
Augustensem et in successores eius , hoc est quod ipse ven-
dit eis nnum casamentum cum {andamento et edificio et
vinea et arboribus simul tenentibns , sai vis ti . sestariis vini
puri , et sai vis 11 . solidis annuatim sancti Ursi , que iacet
infra Augustam , iusta domum episcopi ; fines sunt de i . parte
via puplica , de n . res episcopales , de hi . res de Vachayri® ,
de mi . res archidiaconi Davidis , de v , res de Archulo .
Precium est xxxvi . libre . Pena est c . libre puri argenti .
Testes sunt Gonterius , Petrus , Johannes , Allodus , Aymo ,
sunt fideiussores garendi cartam , feria v . mensis maii . non
est sol.
XLI.
Aymon vend à l’évéque Boniface tona ses droits sor dee biene sii
à Pario.
Carta de rebus de Pario (•*) .
1226 (5).
Aymo iuratus vendicionem facit et finem in Bonefecram
(1) Nous avons assigné cette date approximative, parca que nona avons
de l’évéque Jacques de Portia ici citò d’autres chartes de la raéme année.
(2) La famille Vachayri résida d’abord à Aoste et acquit plus fard la
tour d'Étroubles. L’évéque Pierre d’Étroubles appartieni à cette fiunille.
(3) De Archulo , de l’Archet.
(4) Localité aux environs de Busséya.
(5) C’est ce qui couste du document originai.
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CàRTUL\IRE OR L’^rèCH^ d’aoste
241
episcopum Augnstensem et in domnm episcopalem et in suc-
cessoros eins , hoc est qnod ipse finit et vendit eis totnm
illnd ins qnod habet vel habere poterat super unam pedani
terre qne iacet in Pario , et insuper vendit et finit eis totnm
illnd ins qnod habet vel habere poterat in illis rebus quas
tenet Boso de Arcu , qne iacet in loco qui dicitur Pano, qne
snnt de fendo eiusdem episcopi . Hoc laudat et ex parte sna
finierat totum illnd ius qnod habent vel habere poterant
super ipsis rebus et super dieta pecia terre Wllelmus , Pe-
trus et Aymo filii supra dicti Aymonis . Hoc vendit et finit ,
salva feudataria et vageria Bosonis eiusdem . Fines istius
pecie terre sunt de i a parte via puplica , de n* res Valterii ,
de aliis partibns terra quam tenet dictus Boso . Hoc landat
Jacobus nepos supra dicti Aymonis et finit ex parte sna .
Precium vi . libre et x . solidi . Pena est xv . libre puri ar-
genti . Testes sunt Petrus , Yibertus , Johannes , Petrus ,
Johannes , Petrus , Johannes sunt fideiussores garendi car-
taio . Hoc laudant Anselmus , Jacobus , et Girardus filii Ay-
monis iuvenis , feria v . mensis martii .
XLII.
Piene de Villa cède à l’évéque Boniface ses droits sur dea im-
meublee eia à Meysata et à Perron.
Carta de Meysata et de Perrurn.
1242 ( 1 ).
Petrus de Villa iuratus donationem facit in Bonefacium
episcopum Augnstensem et in successores eius , hoc est quod
ipee vendit eis tres partes unius pecie terre que iacet ad
(1) D’après la charte originale écrite par Turumbert, substitut du
chancelier Gai.
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242
JOSEPH- AUGUSTE DUC
Mesatam M et tres partes duorum casalium que iacent infra
civitatem Augustam in loco qui dicitur Perrum (2) . Fines
tocius pecie terre sunt de i . parte via puplica , de n . res
Petri et Richalmi , de in . res eorumdem Petri et Richalmi ,
et res hospitalis , de un . res Lanberti . Fines totornm
casalium sunt de i . parte ria puplica , de n . res quam (4i
Gaufredus sacerdos , de ni , res quam tenet Nicholaus , de
un . res Johannis et dicti Gaufredi . Precium est lxxv . so-
lidi . Pena est vii . libre puri argenti . Testes sunt Petrus ,
Armant , David , Petrus , Anselmus , Bovo , Jacobus , sunt
fideiussores garendi cartarn . Hoc laudant Bonefacius frater
venditoris , et Margarita uxor eius , et Vilencus , et Ancelina
infantes ipsorum , et Jacoba uxor Petri venditoris , feria i •
mensis maii.
XLIII.
Lea frèrea Pierre et Louia vendent à l’évéque Aymon des biens à
Javio.
Carta rerum de Javio in Dovia < 6) .
1174 ( 6 ).
Yenditionem faciunt Petrus et Lodovicus fratri (frater)
(1) Mesatam , hameau proche de 1 ogliae de Saint-Christophe.
(2) Perrum , ce sont les demières maisons du bourg de Saint-Oura
qui aYoisinent la place aujourd’hui Charles-Albert, Le ruisseau, qui seri
de ligne divisoire entra les paroissas da Suint-Jean et de Saint-Laurent,
a’appelle de nos jours encore Ru-Perron.
(3) Il est probablement queation ici de Tliòpital de la Maladière, exis-
tant jadia dans la piaine de Saint-Christophe, où étaient recouvrés lea
ìépreux si nombreux dans le raoyen àge.
(4) Le copista a orais le mot « tenet ».
(5) L’acte de cette vente a été publié dans le tom. I, Ch. col. 878,
Hist, patr. Mon. t d’aprèa le docament criginal. La copie, qae noas awns
transente sur le Cartulaire et que nous donnona ici, est plus exacte et
renferme ausai lea noma dea confina dea biens fonda en question.
v 6) Date exprimée dana l’originai.
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CARTULAIRE DE l/ÉVÈCHÉ d’aOSTE
243
eira in Ayinonem episcopum Augustensem (D et in succes-
sore eius episcopos , hoc est qnod Petrus et Lodovicus ven-
dunt eis illud casamentum quod ipsi habent in loco qui di-
citar Javio < 2 > cum ediflciis et ortis et curia et terra et prato ,
sicut ipsi sunt inde investiti per alodium et alius per eos .
Fines casamenti sunt de 1* parte via puplica (publica) , de 11*
terra de Porta sancti Ursi ( 3 > , de ni* Aymo Galiana , de
un terra Montis Jovis i 4 ) . Fines terre et prati sunt de 1* parte
terra illorum de Volta , de u* infantes Petri Alaman , de
m* , Bernardus Calvus et fratres eius , de mi* terra eccle-
siarum . Premunì est vi . libre . Pena est xn . libre puri ar-
genti . Testes sunt Guillelmus , Boso , Ugo , Sulpianus , Gi-
roldus , Ebrardus et Arenzo , sunt fideiussores garendi car-
tata . Agnes uxor Petri , et infantes eorum Guillelmus , Ja-
cobus , Gunterius , Biatrix , Ysabella , Escalona et sorores
Maria , Mabilia, laudant et contirmant per manum eiusdem
Petri eorum advocati , feria ii.‘ mensis decembris .
XLIV.
Albert vend à l’évéque Boniface tous ses droits sur dea biens si-
tués à Doue.
Carta rerum de Dovia.
12 -'6 (5).
Albertus iuratus vendicionem facit in Bonefacium episco-
(1) Ayraon, iasu de la noble raaison de la Porte Saint Ours, siégea
de 1170 à. 1179.
(2) Javio , haroeaa près l’église paroissiale de Doue.
(3) Lea seigneura de la Porte Saint*Ours ou de Quart avaient dea poa-
aeaaiooa à Doue.
(4) Montis Jovis , le Mont-Joux n’est autre que le Grand-Saint-Bernard.
(5) La charte originale ródigée par Jean, aubatitut du chancelier Gui,
donne la date de 1226.
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244
JOSEPH -AUGUSTE DUO
pum Aagustensem , et in saccessores eius , et in domnm epi-
scopalem Aagustensem , hoc est qnod ipse vendit eis omne
illud ius qnod habet in una pecia terre et in domi bus et in
arboribus simul tenentibus que iacent in Dovi W . Fines snnt
de i* . parte terra de Porta sancti Ursi , de n‘ . terra eiusdem
domus , de in* . terra quam tenent Yullelmns et Johannes ,
de mi* . via puplica . Precium est c . solidi . Pena est x .
libre puri argenti . Testes sunt Abbo , Petrus , Laurenrins ,
Johannes , Yibertus , Yllelmus , Martinus sunt fideiussores
garendi cartam . Hoc laudant Johanna uxor eius , et Abbo et
Petrus filii eorum , feria n* . mensis septembris.
XLY.
Jacques de la Porte vend à l’évèque Boniface le cene de 12 sola
que lui doivent les hommes de l’évéque à Doue.
Carta de JDovia.
1232 (2).
Jaeohus de Porta < 1 2 3 ) iuratns vendicionem facit in Beae-
facium episcopum Augustensem et in successores eius , hoc
est quod ipse vendit eis xii . solidos veterum secussinm
annuales quos homines dicti episcopi qui morantur in Dovia
faciunt et solent facere ipsi Jacobo annuatim . Precium est
vm libre. Pena est xx . libre puri argenti . Testes sunt Ja-
cobus , Aymo , Bartholomeus , Wllelmus , Girardus , Volber-
tus , Yillencus , sunt fideiussores garendi cartam , feria u* .
mensis septembris.
(1) Dovi, Doue.
(2) L’originai assigne pour date la 6* ferie de mare 1232.
(3) De Porta, seigneur de la Porte Saint-Etienne.
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CARTOLA IBS DB L’ÉVÈCUÉ d’a 08 TE
245
XLVI.
Piene vend à l’évèque Guillaume ses biens patrimoniaux aia à By.
Carta de Biol (*> .
1168 ;2;.
Yendicionem facit Petrus in Guillelmum episcopum Au-
gustensem et in alios snccessores eius episcopos , hoc est
quod ipse Petrus vendit eis sedimen < 3 > unius alpis et quic-
quid ipse habet et ei accidit in Bioyl , ex parte Petri pa-
tria sui , et in alpe et in pascuis et in sortibus et in cultis
et non cultis . Precium est xxtm #r . solidi . Pena est x . li-
bre puri argenti . Te3tes sunt Ebrardus et alter Ebrardus ,
Ghiillermus , Stephanus , Boso , Petru3 et Gilius , sunt fide-
iossores de carta garendi . Brida uxor Petri et infantes eorum
Arinilfas , Bodulfus , Erardus , Matildis , Maria , Guillerma
laudaverunt et firmayerunt per manum Petri adyocati sui.
XLY11.
Anseime donne à l’évéque Boniface 6 livrea sur la dime de Biogni.
Carta decime de Biogny .
1223 (5).
Anselmus iuratus donationem facit in Bonefacium episco-
(1) Biol , chàlet de By à Ollomont.
(2) Un inventaire des bieos et avoirs de la mense episcopale, dressd
dans le siècle dernier et cotte n° 2*2 ! 7, fait mention de cet acte à la date
da 3 octobre 1 1 68. Nous avons aussi en cette année d’autres chartes de
l’drèque Ouillaume de la Palud.
(3) Sedimen, emplacement (Du Cange, Gloss.).
(4) L’index place cette région à Saint-Barthéìemy. Ce mème nom se
retrouve dans la paroisse de Saint-Étienne d’Aoste.
(5) Date consignée dans l’originai écrit par Jean, substitut du chan-
oelier Qui.
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J0SKPH-AUGU3T* DUC
pum Augustensem et in successores eius et in domum epi-
scopalem , hoc est quod ipse donat eis vi . libras novorura
seeussinoruni super totam decimam quam Evardns Grassus
tenebat ab ipso episcopo , et iacet in Rogni , et donat eis
fructus diete decime . Pena est xx . libre puri argenti . Testes
sunt Petrus , Wllelmus , Petrus , Wllelmus , Petrus , Johan-
nes , sunt fideiussores garendi gartam (sic) . Hoc laudat Ja-
cobus filius eius , feria mi* . mensis martii W .
XLVIII.
Martin vend à l’évèque Guillaume la quatrième partie du mouliu
de Goppet et de ses dépendances.
Carta molendini de Copet.
1167 environ (2).
Vendicionem facit Martinus' in Guillermum episcopum
Augustensem < 1 * 3 4 > , hoc est quod Martinus vendit Guillerrao
episcopo quartam partem molendini de Coppet , sicuti ipse
est investitila inde per aiodio (sic) et decursu aque et ripa
et pascuis . Precium est xui . solidi . Pena est v . libre puri
argenti . Testes sunt Boso de Porta sancii Urei , Guite-
(1) Nous voyons souvent la femme et les enfants des bienfaiteurs ra-
tifier les actes de donations et de cessione faites à la mense. Cotte inter-
vention des roembres de la mòrae famille térnoigne de leur esprit commun
de charitó, et était exigée pour donnei* une plus grande valeur aux actes.
(V) Nous assignons cotte année à la présente charte, parco que la
charte 18* a trait cornine celle-ci au moulin de Copet, et est datée de 1167.
(3) L’éveque Guillaume de la Palud vivait en ce temps.
(4) De Tillier (Chron. hist. des famiUis nobles) ne fait pas mention do
ce seigneur de la Porte Saint- Ours.
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CARTULAlRE DE L’ÉvÈCHrf D’AOSTE
247
rins , Guibertus , Bernardus , Guillencus , Guillermus et
Petrus sunt fideiussores garendi cartam . Agatha uxor Mar-
tini d) et Andemarus filius eorum laudaverunt et firinaverunt
per manain Martini advocati sui de rebus emptis .
XLIX.
Émerio vend à l’égliae de S'-Mario et de S.-Jean et à l’évéque
Valbert tous lea biens et tous les droits qui lui compètent
à Gogne.
Carta rerum de Amavilla et de Quonia.
1192.
Nous ne transcrivons pas cette charte , parco quelle
a déjà para dans le tom . i . Chart . Hist . Patr . Mon .
col . 995 . On relève cependant dans le texte pnblié quel-
ques inexactitudes . Ainsi , au lieu de Gonia, c’est « Co-
« nia » ; au lieu de tamque sit monte , il faut lire « ubi-
* cnmque sit in monte ». La fin de l’acte doit étre rectifiée
comma suit :«.... confirmaverunt omnes fratres sui
* Ebrardus , Aimo , Petrus , Arducio , Guillencus , Ugo et
« filii Ebrardi , Rodulfus et Aimo . » C’est ce qui consto de
« la charte originale écrite par le chancelier Pierre d’ Aoste ,
la 4*. férie de mars 1192 , et conservée aux archives de
l’Évéchó.
(1) Dana la charte 18* citóe, Martin vend à l'évèque Guillaume tous
les droits qu’il mesurait sur le moulin de Copet; dans la présente charte,
c’est aussi un nommé Martin qui vend au memo prélat la quatrième partie
de ce mème moulin. Ge deux pièces ne sauraient cependant ètre confon*
dues: cardane la première, la femme de Martin s’appelait Wilburgaj dans
ia seconde, elle est appelée Agathe.
05
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248
JOSEPH- AUQU8TE DOC
L.
«
Lea fròrea Ébrard , Arducion et Émerio oèdent à l’égliae da
S*-Marie , k l’évèque Valbert et aa chapitre de la Cathédrale
tout ce qu’ila exigeaient à ti tre de maréchaussée à Cogne et
aillears.
Carla augustana de Conia et aliis locis.
1190.
Gotte charte a été insérée dans le tom . i . Ch . col . 968 ,
Hist . Patr . Mon . avec la date de mai 1190 . C’est la
date du mois d’avril qu’elle porte daqs le Cartulaire . 11 y
a aussi les erreurs suivantes : per pastum au lieu de « prò
pasta » , iure pour « iuris » , laudarus pour « laudayerunt » .
LI.
L’évèque Valbert renonoe à la prestation de maréchaussée due
par les frères Guillaume et autres.
Carta augustana de Palu f 1 2 '.
1191 (2).
Donationem et finem facit Vualbertus episcopos in Guil-
lermum de Palade et in Guillelmum fratrem eins et in Ande*
marnm et Johannem et in Vibertum et in Durandnin et in
infantes eorum , hoc est quod Valbertns episcopos donat et
finii predictis hominibus totam illam exaccionem et illarn
(1) Paluy hameuu de la paroisae do Gressan, où la mense avait un fUf.
(2) Noua avons le document originai écrit par le chancelier Pierre,
la £• férie de janvier 1191.
dfi
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CARTULAIRB DE l/ÉVÈCHE D’AOSTE
249
pessìmam consuetadinem que dicitur mareschalcia quam ipse
Walbertus episcopus aquisivit de illisde Amavilla . Pena est c .
libre puri argenti . Testes sunt Audemarus , Guillelmus ,
Johannes , Guillelmus , Oddo , Berno et Giroldus , sunt fi-
deinssores garendi cartam.
L1I.
Jean de Gressan vend à Bodolphe, procurenr de la mense épis*
oopale , dea biens sitaés à la Villette.
Carta de Intra W.
1244 environ.
Johannes , filius Gonterii de Gracano , iuratus vendicio-
nem facit in Rodulphum Augustensis ecclesie procuratorem ®
ad opus domus episcopali , hoc est quod ipse vendit ei me-
ditatemi uniu3 pecie terre et vinee et prati cum fundamento
et arboribus et medietatem quatuor pecie (sic) terre cum
arboribus que iacent ad Vileta ( 3 ) . Fines tocius pecie terre
et vinee et prati sunt de prima parte Gontardorum et
illorum de ultraaqua et res de Sarro ( 5 ) , de n . res Aymonis
. (1) Ijnmédiatement avant cotto charte, le Cartulaire reprodait au bas
de la page uno charte tout à fait identique à celle que noua avons trans-
ente so us le n° XLIX.
(2) Rodolphe Grossi du Chàtelar de la Salle, prévòt de la catbódralo
d* Aoste, fut ad minia trateur da diocèse, après la mort de Boniface de Val-
pergae. La vacance du siége dura jusqu’en 1246, où nous voyons appa-
rattre l’évéque Pierre d’Etroubles. Nous avons de Rodolphe, qualifié de
procureur de l’église d’ Aoste, une charte du 13 avril 1244. En mars 1248
Rodolphe signait un acte corame archevèque ólu de Tarentaise.
(3) Vileta, c’eat probablement le village d* Introd qu’on appello Ville
dessous.
(4) La tour des Gontar est située sur la route qui tend de Saint-Pierre
à Villeneuve.
(5) Les seigneurs de Sarre avaient des possessions à Introd.
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Mise S II, T. Vili.
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250
JOSKPH-ADQUSTE DUC
et Petri , de in . lesberiais , de mi , res illornm sancti Petri 11 )
et sancte Marie (9 et Comitis (9) et Agnetis . Fines tocius
pecie terre sunt de i . parte res de Sarro , de n . res Petri ,
de m . res sancte Marie quas tenet Nepos , de nn . res
Wllelmi . Fines tocius secunde pecie terre sunt de i . parte et n .
via publica , de ni . res de Bardo < 5 ) et res de fonte Yiberti
et Jordani , de mi . res Yolbertorum et Petri . Fines tocius
terre sunt de i . parte et n . via publica , de ni . res Petri , de
mi. res de Sarro , de v .res Petri . Fines tocius quarte W sant
de i . res Tiebaldi , de n . res de Sarro , de m . res Amedei ,
de nn , aqua de Intro . Precium est xvn . libre . Pena est xl .
libre puri argenti . Testes sunt Gauterius , Johannes , Wllel-
mus , Guido , Rumeus , David , Petrus , sunt fideiussores ga-
rantii cartata . Hoc vendit , salvo iure feud&tariorum , feria ui
mensis iulii.
LUI.
Thibaud de Morgex donne à Pévéque Pierre une pièce de tene à
Echarlod.
Carta de Sala.
1250 environ (8).
Tiebaldus de Moriacio iuratus donacionem facit in Pe
(1) Sancii Petri , paroisse de Saint-Pierre.
(2) Sancte Marie , Villeneuve.
(3) Comitis , le comte de Savoie avait beaucoup de terrea dans là Vallee
(4) Le copiate a omis ici le mot « prime ».
(5) Probablement , il s'agit de Marc, seigneur d’Introd, fila alno de
Hugues, seigneur de Bard.
(6) Ajoutez le mot « tertie ».
(7) Sous-entendu « terre ».
(8) Nou 8 n’avons aucune donnée pour établir l’année precise de celle
charte. Nous savons seulement que Pierre d’Etroubles, à qui se rapporto
ce document, fut évèque d’ Aoste de 1246 k 1259.
(9) Moriacio , paroiaae de Morgex.
68
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CARTULA1RE DE L'evÈCHÉ d’ A OSTI
251
tram episcopam Augustensem et in successores eias et coi
dare voluerit , hoc est quod ipse donat eis unam peciam
terre que iacet in loco qui dicitar Eschalo ( 1 2 ). Fines sant
de i . parte et n . et ni . et mi . res episcopi . Pena est l .
libre pari argenti . Hoc donat eis , salvo iare feudatariorum .
Testes sunt Petrus , Jacobas , Petrus , Aymo , Petrus ,
Johannes , Thomas , sant fideiussores garendi cartam , feria
nu . mensis novembris .
L1V.
Arman et André donnent à l’église de S«-Marie et de B.-Jean et
à la mense épisoopale tona leu» biens allodianx.
Carta augustana de Augusta.
Sana date (2).
Donationem faciunt Armanus et Andreas in ecclesiam
sancte Marie et sancti Johannis et in domum episcopalem ,
hoc est quod isti duo donant predicte ecclesie et domui epi-
scopali totum illud adlodium quod ipsi habent et alius per
eos , ubicumque sit cultum et incultum , in monte et in
plano . Pena est x . libre puri argenti . Testes sunt Wm-
bertus , Petrus , Unbertus , Guillelmus , Boso , Aymo et
Ebrardus , sunt fideiussores garendi cartam , feria ni . mense
ianuario .
(1) Eschalo , Echarlod, hameau de la Salle.
(2) L’absence de toni indice ne nous permei de rien affirmer au sujet
de ce document
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25S
J03EPH-A0G03TB DUC
LY.
Échange de biena aia ciana la oité entre l’évèque Guillaume et Al-
bério.
Scriptum de Augusta.
1167 environ (1).
Breve recordationis quam Albricus vendit imperpetuum
Guillelmo episcopo et successoribi eius episcopis totani illud
edificium , et vineam , et topicas ( 2 >, et claosuras et omnes usua,
quos ipse babet et alius per eam in casali qaod ipsemet Al-
bricus tenet ab episcopo infra civitatem Augitam ; et episco-
pi dimittit idem casale cum edificio , et vinea , et topicis et
aliis usibus ipsius casalis eidem Albrico et Odierne uxori eius
quamdiu vixerint , prò tribus solidis de servido , quos debent
reddere singulis annis episcopo aut successoribus eius episco-
pis ad festum sancti Stephani . Albricus vero et uxor eius
debent manutenere domum predicti casalis , et topicas , et
clausuras , quod non peiorent in vita eornra, et si peioraverint
et infra mensem non redificaverint , episcopi accipiat totum
in marni sua , et faciat inde quod sibi placuerit . Precium est
xxxv . solidi .
LYI.
Yiutbold et sa femme Angusta donnent à l’églìse de S* -Marie et
de S.-Jean et à l’évéque Arnulphe certains biens allodiaux.
Carta augustana de donatione.
1150 enyiron.
Donationem faciunt Yuitboldi et Augusta uxor eius per
(1) L’évèché possedè l’originai de cette charte. Parmi les téraoins de
l’acte, figure Guillaume, prieur de Saint-Ours. Or, celui-ci vivait en f 167.
(2) Topicas , treillesj le mot patois correspondant est topica.
70
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CA RTD LA IRC DB L ? ÉvÌJCtiÉ d’aOSTE
253
manum ipsias Yuitboldi mariti et advocati sui insanctara
Mariani et sanctam Jobanneui W et in Arnulfum episcopum < 1 2 3 >
et successores eius , hoc est Augusta donat per manum
Yuitboldi mariti et advocati sui sancte Marie et sancto Jo-
hanni et Arnulfo episcopo et successorìbus eius omne illud
alodium quodcumque ei accidit vel acciderit ex parte patris
et matris et quocumque adquisivit Tel aquisierit.
Pena est xxx . libre puri et optimi argenti . Testes
sunt Yido , Laurentius , Boso , Petrus , alter Petrus , Giroldus
et Petrus , sunt fideiussores garendi cartam . Infantes Yuitboldi
et Auguste laudaverunt et confirmaverunt per (3) quorum
nomina sunt hec : Petrus , Alburga , Agnes , Augusta , Sarra ,
Martina , Giberga < 4 > manum Yuitboldi eorum advocati . Ite-
rum Beatrix Alia Yuitboldi et Auguste laudavit et conflrmavit
per manum Constabilis et < 5 6 > mariti advocati sui.
LYII.
Eorard d’Aymaville cède à l’évèque Boniface ses droits sur la dime
de Charrensod.
Carta augustana de Chalveneo (®).
1232.
Euràrdus de Amavilla iuratus finem et refutationem facit
in episcopum Augustensem Bonefacium et in successores eius ,
hoc est quod ipse 'finii et refutat eis totum illud ius quod
ri
(1) Églises de la Cathédrale et de Saint-Jean voisines l’uae de Tautre*
(2) Leveque Àrnulphe siégeait en HcO.
(3) P«r, ce mot est ici hors de place.
(4) Manque la préposition a per ».
(5) Et est transposd; il faut lire • Constabilis mariti et advocati sui »
(6) Chahmto, Charvensod près d’Aoste. , .
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254
JOSEPH- AUGUSTE DUO
habet Tei habere potest in decima de Chalyenzo et in ap-
pendiciis istins decime , salvo iure fendatarii . Pena est xl .
libre pari argenti . Testes sunt Girardus , David , Petrus ,
Girardus , Uguo , Otho , Johannes , sunt fideiussores garendi
cartam , anno domini n* . cc° . xxx° secando . W
LVIII.
Hugues de S. -Maurice se désiste de toute action féodale contre
l’évéque Boniface et lui fait don de 60 marce d’&rgent.
Carta augustana de rebus feudi quondam J. Wllermi Visini.
1254.
Ugo de sancto Mauricio de Clablays ( 1 2 ) , qui dicitar Yisin ,
Alias quondam Thome , iuratus donationem facit finem in domi-
num Petrum episcopum Augustensem et in successores eius et
cui dare voluerint , hoc est quod ipse donat et finit eis totum
illud ius et totam illam querelam sive actionem quod et
quam ipse habet vel habere dehet vel potest in ilio feudo ,
quod ipse Ugo tenet vel tenere debet ab ipso episcopo , quod
feudom tenuit quondam Wllermus Yisin de Porta sancti
Ursi < 3 > , ubicumque sit dictum feudum in monte et in plano ,
cultum et incultum . Item donat eis dictus Ugo lx . marcas
argenti super dictum feudum . Hanc eandém donationem
et finem faciunt Jacobus psalterius < 4 > de sancto Mauricio et
(1) L’acte originai, écrit par Jean substitut du chancelier Qui, ajoute
la date de la 5* ferie d’avril.
(2) Autrefois le Chablais comprenait le Bas-Vallats, dcmt fait partie la
bourgade de Saint-Maurice.
(3) C’est-à-dire que Guillaume Visin avait sa demeure près de la Porte
prétorienne.
(4) Psalterius , ce nona paralt designer Fofficier chargé de recueiliir lea
doni era publics.
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CARTU L'AIRE DE L*ÉVÉCHÉ d’aOSTE
255
Morisetus frater eius et Udricus frater eios donatoris , Ro-
dulphus , Jacobas qui dicitur Flamey , Johannes et Guido
filii eins Jacobi psalterii , et Petrus nepos eins Jaeobi filius
quondam Rodulphi salterii.
Pena est c . libre puri argenti . Testes sunt Yarinus .
Anselmus , Villelmus, Gaufredus , Wllelmus , Anselmus , Pon-
cins , sunt fideiussores garendi cartam , anno dominice Incar-
natiouis m° . cc® . uni 0 . feria vn* mense octobris.
LIX.
Pierre de Chesalet donne à l’évéque Pierre dee immenbles à Gogne.
Carta augustana de Conia.
1248.
Petrus filius quondam Falconis de Gasaleto iuratus do-
nacionem facit in Petrum episcopum Augnstensem et in
suceessores eius , et cui dare voluerint et in domum episco-
palem , hoc est quod ipse donat eis medietatem unius do*
mas que iacet in Conia in loco qui dicitur Crns . Fines
tocius domus sunt de prima parte via publica , de secunda
res donatoris , de tercia res Tiebaldi et sororis eius . Item
donat eis medietatem duarum Crestes , que iacent in Cognia ,
quarum prima iacet in loeo qui dicitur Mom ; secunda iacet
in loco qui dicitur Rafor (ri. Fines tocius prime creste sunt
de prima parte torrens de Tarenber W , de secunda res do-
natoris , de tercia res Tiebaldi et sororis eius . Fines tocius
secunde sunt de prima parte et secunda et tercia et quarta
73
(1) Rafbr, hameau des Moulina.
(2) Tarenber, torrent qui coule près du village de Crét&z.
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2T?6 J03EPH-AUGU8TI DUC
res Tiebaldi et sororis eius et donatoris . Pena est ccc . libre
puri argenti . Testes sant Wllelmas , Aymo , Michael , Egidius,
Boso , David , Jacobns , sunt fideiussores garendi cartam ,
feria v* . mensis iulii , anno dominice incarnationis ■* . cC .
xl° . octavo .
LX.
Le seigneor Pierre de Oressan donne à la mense épisoopale dee
biens et une dime à Ville-Bur-Ohesalet.
Carta augustana de Villa super Casale tum d).
1245 ( 2 ).
Dominus Petrns de Grecano inratus donationem facit in
domam episcopalem Augustensem et in senritores eins < 1 2 3 4 5 > , hoc
est quod ipse donai eis quatnor pecias terre qne iacent in
Villa saper Casaletum . Fines prime pecie sant de prima
parte via publica , de seconda lo chablo , de torcia et quarta
res filiorum Petri et Volberti et Girodi de Villa . Fines se-
conde sant de prima parte res de Casaleto , de seconda res
Johannis , de torcia rivus herbalis . Fines tercie sant de
omnibus partibus res Petri et Aymonis de Villa . Fines
quarte sant de prima parte herbalis , de seconda res Petri
et Aymonis , de torcia lo chablo , de quarta les laviost , de
quinta res de Ovelano (») ; et insuper donai eis totum illnd
(1) Village au-de85U3 de Péglise paroissiale de Chesalet.
(2) Cette date consta d’après Toriginal conserve anx archi ves de l'é-
vèché, et écrit par Turumbert, substitnt da chancelier Gai.
(3) li n’est pas fait mention du nom de Téveque, parca qua le siége
était vacant.
(4) Est omis ici le mot a rivus ».
(5) 0 odiano, Ovellan, autre hameau de Cheaalet
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CARTOf.AlRE DE l/ÉYBCHlS D* AOSTE
857
fendimi et illam decimam totam quarn quondam Egidius de
Villa super Casaletum tenuit ab ipso domino Petro , ubicumque
sit in monte et in plano . Hoc donat eis , salvo iure feudata-
riorum , et salva marescalcia . Pena est l . libre puri argenti.
Testes sunt Ugno , Arducio , Gonterius , Johannes , Aymo ,
Johannes , Girardus , sunt fideiussores garendi cartam .
Hoc laudat Petrus filins donatoris et Johannes et Gon-
terius et Petrus filius quondam Gonterii de Gracano , feria v .
mensis octobris- .
LXI.
Pierre elerc cède à l’évéque ses droits sur une maison sitnée
dans l’enceinte de la cité.
Carla de Augusta.
1248 ( 1 ).
Petrns clericus filius quondam Brocardi de Vast iuratns
donationem facit et finem per mannm Gueno advocati sui in
dominum Petrnm episcopum Augustensem et in sucCessores
eins et cni dare volnerint , hoc est quod ipse donat et finit
eis totum illud ius quod ipse habet in una domo cnm fon-
damento et edificio que iacet infra civitatem Augustam. Fine3
sunt de prima parte via publica , de secunda res uxoria
quondam Bovonis et infantnm eius , de tertia et quarta res
Johannis et uxoria eius . Pena est xxx . libre puri argenti .
Testes sunt Johannes , Martinus , Bauduinus , Jacobus ,
Tiebadns , Martinus , Johannes , sunt fideiussores garendi
eartam , feria i* . mensis marcii .
(1) L’originai marque catte date.
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*58
JMBPH-AC0U8TE DCC
LXII.
Lo chev&lier Villeneus de B. -Pierre donne à l’évéque Pierre dee
bi<w» aie 4 Punirai.
Carta de Castro Argenteo.
sani date.
Dominus Yillencos miles de s&ncto Fetro de Castro Ar-
genteo W iur&tus donationem et finem facit in dominano Pe-
trum episcopam Augustensem et in saccessores eias et coi
dare voluerint , hoc est quod ipse donat et finit eis dnas
pecias terre cum domibus et cum alpe et cnm pascnis ipsius
alpis et cum fondamento qne iacent in loco qui dicitur Pu-
nirai f 1 2 3 4 ) . Fines prime pecie cum alpe sunt de prima parte
res sancte Marie < 8 ) quam tenent illi de Cirinan , de seconda
res Johannis et fratrnm eius , de tercia res sancte Marie {A \
de quarta res quas tenent illi de Cherrayri ( 5 6 7 ) , de v* res
quam tenent illi de Peramolera . Fines seconde sunt de
prima parte res sancte Marie , de seconda res illorum de
Chevrayri , de tercia res Johannis , de quarta res sancte
Marie quam tenent illi de Fenil M , de v* res donatoris .
(1) Vuillerme de Saint-Pierre vivait en 1287; maison ne sait si c'est
le raéme seigneur qui figure dans la presente charte.
(2) Ptmum, località de Valsavarenche ? Cotte paroisse a été déraembrde
en 1485 de celle d’Introd.
(3) Cirinan, probablement hameau d’Aymaville.
(4) Sancte Marie; nous croyons que cotte dénomination se rapporto
ici plutót à 1 eglise de Villeneuve dódiée à Notre-Dame, qu’à l'église Ca-
th odiale.
(5) Chevrayri , Chevrères, hameau d’Introd sur la route de Valsava-
renche.
(6) Peramolera; il y a à Valsavarenche un hameau appelé Motóre.
(7) Fenil , autre village de la meme paroisse.
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CARTUL11RK DI l'ÉVÈCHÌ d'aOSTE
258
Pena est txx . libre pari argenti . Testes sant Petras , Ar-
dano , Jacobus , Raymundus , Petras , Johannes , Amedeus ,
sunt fideiussores garendi cartara . Hoc donat et finit salvo
iure fendatariornm , videlicet Johannis qui dicitar Branas
dol Pondel d) et consortam eias , feria, v* mensis deeembris.
LXHI.
Piene donne à l’évéqne Bonifaoe des immetlbles sis à MontCenifl,
anx OC tea et dana la eité.
Carta de Montedmsio ( (l) 2 3 >.
sana date.
Petras iuratas donationem facit per manam Johannis
adrocati sai in Bonefacium episcopum Aagastensem et in sue*
cessores eias ad opus domus episcopalis , hoc est quod ipse
donat eis tres pecias terre et vinee cum domibus et arbo-
ribus , salvia xn. denariis anuualibas sancte Marie Augusten-
sis ® qne iacent in Montecenis , et salva via qae dirigitur
per has res ; fines prime pecie sant de prima parte et n*.
via pnblica , de ni' res quas tenet Augustus , de un* res
Hontisiovis ; fines seconde sant de prima parte et
seconda et terda res Montisiovis , de mi a via pnblica ;
fines terde sant de i* parte et n* res Montisiovis , de m‘
res quas tenet Augustus et res Ugonis , de un* res sancte
(l) Pondel , village d'Aymaville, où Poh admire le celebre aqueditc
romain.
(?) Montecinisio , Montcenis, hameau dépend&nt de la paroisse de Saint-
Etienne d 'Aoste.
(3) Cathédrale d’ Aoste.
(4 \ Hospice da Grand Saint-Bernard. On voit que cotte maison avait
beauconp de possessione dans la Vallee.
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260
JOSrTH- AUGUSTI ove
Mafie et fes Bernardi et rea des duee et via Dessinayz (*> ,
et aliàm peciam terre et vinee , salvie m . sestariis et emina
vini puri anuuatim Wllermi , que iacet in Costis ; fines snnt
de prima parte res episcopi , de u* et m* via , de nn* res
quas tenent illi de Estra < 2> et res Villermi , et Anseimi et
alterius Villermi, et res Yalterii ; et unam domani eum fun-
damento que iacet infra civitatem Augustam ; fines sunt de
i* parte res Anseimi , de n* via , de m* res Villermi , de
un* murus civitatis . Hoc donat salvo iure feudatariorum .
Hoc laudat Jacobus frater illius Petri et Yillencus miles .
Pena est cc . libre puri argenti . Testes sunt Jacobus ,
Wllermus , Petrus , Johannes , Honradas , Wllermus et al-
ter Wllermus , sunt fideiussores garendi cartam , feria m‘ .
mensis ianuarii .
LXIV.
Ardncion de S.-Pierre vend des propriétés à l’évéque Pierre.
Carta saneti Petri de Castro Argenteo.
1255 environ (3).
Ardutio de sancto Petro de Castro Argenteo Augustensi
iuratus venditionem facit in dominum Petra m episcopum Au-
gustensem et in successores eius et cui dare voluarint , hoc
est quod ipse vendit eis totem illud feudum et omnas illas
res , quod et quas Johannes , filius quondam Petri de Les-
queuuey < 4> de Valle digna , et consortes eius tenent vel te-
(1) Eicenex.
(2) Hameau de Saint-Edenne.
(3) Nous avoca du donzel Arducioa de Saint-Pierre ciìé dans laprd-
seate charte un document du moia de février 1255.
(4) La famille noble de Lesqueney avait sa maison d’habitation dans
la bourgade de la Salle.
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CARTULA1RB DB L’ÉfÉCBé D’ AOSTE
201
nere debent ab ipso Ardacione , ubicumque sint in monte et
in plano , caltnm et inenltnm quod feudum et qne res snnt
de fendo dicti episcopi , et de residuo fendi dictus Arducio
tenetar facere totum nsagiuui qnod de toto fendo ante fa-
debat . Preeinm est lx . v . libre . Pena est c . lx . libre
pori argenti . Testes snnt Jacobns , Ugno , Jacobns , Gon-
terins , Jacobns , Petrus , Jacobns , snnt fideiussores garendi
cartam . Hoc laudat Marcus filius eius venditori , feria y*
mense febrnarii .
LXV.
Henri de Gbesalet donne à l’évèque Pierre divera immeubles qu’il
possédait à Léchana et à Tan.
Carte de Cosatelo.
1250(1).
Notum sit omnibus qnod Henricus de Gasaleto iuratus
donayit in perpetuum Petro episcopo Augustensi et domui
episcopali et servitoribus eius x . pecias terre et qnatuor pe-
das prati com fondamento qne iacent in Tarn et medie-
tatem unius pecie prati cnm medietate alpis et cum pascnis
ipsius alpis qne iacet in Lechana 0) et dnas pecias prati
qne iacent in Tarn , qnarnm prima iacet in Praporet , se-
conda dicitur Pradedones , et tres pecias terre qne iacent in
Tarn . Pro hac itaque donatione habeant ipsi amodo potesta-
tem et domininm faciendi quicquid voluerint de hiis rebus ,
(1) G’est 1251 idlon le style actael.
(2) Tarn , vii lag© de Saint*Pierre aujoard'hui appelé communément
Veten.
(3) Lechana , montagne de Saint-Nicolas appelee Etnia?
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JOSEPH -AUGUSTE DUC
donare , tendere , commutare , retinere , una cum perriis ,
exitibus , aquariciis et aliis usibus harum rerum . Itaque hec
donatio firma et stabilis valeat permanere . Et si forte con-
tingat quod aliquis amodo site homo sive femina donationem
istam infringat aut removeat , prò pena remotionis cc . libra-
rum puri argenti reus sit et culpabilis . Turumbertus gerens
vicem Guidonis cancellarti scripsit et subscripsit in Augusta
civitate rogatus corara plnribus loco publico ante ecclesùm
sancte Marie et sancti Johannis , feria vii* mense ianuarii ,
regnante Frederico Eogerio imperatore , anno dominice in-
carnationis «° . oc 0 . l .
Testes sunt Johannes , Willermus , Richalmus , Johan-
nes , Petrus , Nicholaus , Johannes , sunt fideiussores ga-
rantii cartam . Hoc donat eis , salvo iure feudatariorum ,
videlicet Girodi et Falconis de Tarn et heredum eorum , et
prò residuo feudi dictus Henricus debet facere totum usa-
gium dicto episcopo (*> .
LXYI.
Oirod de Chesalet donne à l’évéque Pierre tute He et le* rive»
relati ves de la Doire.
Carta de Casaleto.
1247 environ (2).
Girodus de Casaleto filius quondam domni Ugonis Gi-
(1) Dana l’origin&l se trouvent ausai décrits tous les confina despieces
de terre signalées dans le Cartnlaire.
(2) Kous avons un document sur GHrod de Chesalet, qui remonte à 1257;
cornine il eet queetion ici de l'éveque Pierre d'Etroublea , qui siégea do
1246 à 1259, nous croyons pouvoir assigner à la présente charte Tépoqne
approximative de f ?47.
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CARTULARI DE L'ÉvftCHé d’aOSTB
203
rodi (’) iaratas donationem facit et finem in dominum Petratti
episcopam Aagustensem et in successore» eia» , hoc est qaod
ipse donat et finit eis totam illam insalata et totum illud
ripagiam , qaod est a loco qui dicitar Glos no ® asqae ad
aqnam qoe dicitar Claysala et a loco qui dicitar Colon*
ber P») asqae ad torrentem de Villa < 6 > , ab otraqae parte
Dune . Peaa est triginta libre puri argenti.
Testes sant Johannes , Jacobus , Villelmas , Michael ,
Tiebaldas , Enrioas , Petras , sant fideiussore» garendi car-
tam . Hoc donat et finit eis salve iure feudatariorom , vide-
licet illoram de Gasaleto et de Grecano , feda ni* mense
septembris.
LXVU.
Anselmo fait oeesion à I’évéque Boniface de 6 livree sur la dime
de Biogni.
Carta de Ruegnia (7) .
1 223.
Anselmns iuratus donationem facit in Bonefaciam episco-
pam Aagustensem et in saccessores eias et in domam epi*
(1) li y avait autrefois à Chesalet ano famille noble de ce nom ; la tour
de Chesalet est mentionnée dana dea charter.
(2) Insula ; ce mot ne signifie paa ici une tle proprement dite, maia
une étendue de terrain baignée et coupée en di vera sena par Jes eaux de
la Doire.
(3) Clos no, Glos neuf, sur lea limitea d’ Aoste et de Chesalet.
(4) Guysala , torrent qui coule tout près de Tégliae de Sarre.
(5) Colunber , località de Gressan où s'élèvent l'dglise et le prasbytère.
M. le ebanoine C. Teppex croit que le nom de Colombier don né à ce mas
provient d’un ancien colombier construit en ce lieu par lea seigneura de
Gressan, et qui n’eat autre que le clocher actuel de l’égliae*
(6) Villa en Greaaan ou la Madeleine, paroiase aty oard'hui aupprimée,
dont le dernier curò mourut en 1812.
(7) Cette charte n’est que la répétition de la charte 47.
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204
joskpb-auoostb duc
scopatela hoc est quod ipse donat eis vi . libras novoram
secusinorum super totam decimam quam Eurardus Grassns
tenebat ab ipso episcopo et iacet in Riogni , et donat eis
fruetus diete decime . Pena xx . libre pori argenti . Teetes
snnt Petrus , Yillermu3 , Petrus , Yillelmns , David , Pe-
trus , Johannes , sunt fideiussores garendi cartam ; hoc lao-
dat Jacobus Alias eius , feria ni* . mense martii W.
LXYIII
Bernard de Fertnis oède à l’évèque Boniface uno pièce de tene a
Beverrier (2).
1234.
Bernardus de Pertuys iuratus venditionem facit in Bo-
nefacium episcopum Augustensera et in snccessores eius , hoc
est qnod ipse vendit eis onam peciam terre cum plantis ,
arbustis et arboribus , que iacet in loco qui dicitur Ri-
veyviher . Cuius fines sunt de i* parte res Guidonis , de
u* res illorum de Curiis , de in* res Ugpnis , de un* rivns
vetus . Precium est vii . libre . Pena est xx libre pyn ar-
genti . Testes sunt Aymo , Petrus , Jacobus , David , Gi-
roldus , Julianus , Johannes , sunt fideiussores garendi car-
tam . Anno Domini m # . cc° . xxx® . un® < 5 > .
(1) A cet endroit, le Cartulaire offre la lacune d’une colonne, et la page
suivante débute par quatre lignee dont le teste eet tout à fait conforme
à la fin de la charte 57.
(2) Getto charte ne porte dans le Cartulaire aucun ti tre.
(3; Pertuys eet la maison aujourd’hui de TAeile, habitée autrefoia par
les eeigneurs de PertuiB, puie par lee chanoinee réguliers de Verrèa.
(4) Riveyviher , Reverier, région de la commune de Charvensod.
(5) L’acte originai , dressd , la 7' ferie de mai, par Jean substitut do
chancelier Gui , ajoute que le seigneur Jacques de Quart donna eoo ap-
probation à cette vento.
e
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CARTULA1BE DB L’ÉvÈCBÉ D* AOSTE
JOB
LXIX.
Gay Polet éohange aveo l’évéque Bonifaoe une partie de l’alpe de
Gomboé con tre ime pièce de terre à Buaséya.
Carta de Cumboey et de Buysea M .
1?83
Guido Polet iuratus commutationem facit in B. (3) epi-
scopum Angustensem et in successores eius , hoc est quod
ipse commntat eis terciam partem tocius alpis cum appen-
diciis et pascuis ipsius alpis qne iacet in Gombohy , excepta
nona parte tocins ipsius alpis ; hoc commntat eis prò una
pecia terre que iacet in Bosseya quam ipse Guido tenet per
feudum ab ipso episcopo . Fines tocius alpis et appendilo-
rum et pascuorum sunt de i* parte chantellum de Glarieti < 3 >,
de u* Berryo W Chamosser , de. in* res dicti episcopi . Pena
est xx . libre puri argenti . Testes sunt Thomas , Marti-
nus , Boso , Yillencus , Martinus , Johannes , Petrus , sunt
fideiussores garendi cartam . Anno Domini m° . cc° . xxx° .
ili» (5).
(1) li s’agit ici de l’alpe de Comboé sur Gharvensod et de U locali té
de Bosséya da db la paroisse de Saint-Laurent d’ Aoste.
(?) Boniface.
(3) Glarieti, ce nom dans le langage des habitants de Charvensod In-
dìqne le pie Carrel soit la Becca de Nona.
(4) Berryo sigoifie rocher dans le patois valddtain.
(5) L’originai ajoute la dpte de la 4 fl ferie de novembre.
On lit dans le Cartulaire, au bas de cet acte:
« Omnea carte suprascripte sunt augustane ».
83
Mise S U, T. Vili.
18
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266
J08EPH-AUGU8T* DUO
LXX.
Gontier de Gressan cède dee fiefs à l’église de B*-Marie et à
l’évéque Yalbert , sous oertainea oonditìons.
Carta feudorum de Graz ano.
1190.
Getto charte a paru dans le tom. i et n. Ch. col. 968
et 1146, Hist. patr. Moti.
LXXI.
Le oomte de Savoie aeoorde à l’évéque Boniface l’aatorisation
de oonstruire un moulin sur les borda du Buthier.
Carta de Augusta.
1242.
En tòte de cotte charte , on lit cotte remarque : « Carte
inferias scripte sunt notarii » . En effet , les chartes qni pré-
cèdent ne font qne rósumer les actes faits en fitveur de la
mense épiscopale ; les chartes qui snivent reproduisent in-
extensum l’acte du notaire.
La présente charte contient l’acte de concession d’une
prise d’eau du Buthier fatte par le comte de Savoie Amé*
dèe 1Y à l’évèque Boniface, en vue de l’alimentation d’nn
moulin que le prélat se proposait de constrnire sur la rive
du Buthier.
Gettò charte a été publiée par les soins de Cibrario
dans le tom. i, Gh. col. 1356, Hist. patr. Moti. Mais elle
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CARTULA1RE DE h'iltCHÉ D’aOSTB
267
renferme quelques inexactitudes qu’il est focile de corriger
à l’aide da Cartulaire. Ainsi , ce n’est pas tam de nostro
ripagio que porte le Cartulaire, mais «tantum de nostro
rìpagio » . On y lit « parat > , et non sperai. — Le passage :
omnes itti ad ipsum molendinum ut sive venire vohterint,
doit étre rectifié comme suit: « omnes illi (qui) ad ipsum
molendinum ire sire venire voluerint». Le pronom «qui»
a été omis dans le Cartulaire. — Cibrario a laissé une
petite lacune à la fin de l’acte ; le mot peu lisible omis doit
étre l’adjectif « hec » . — Il y a aussi une erreur de co-
piste dans le Cartulaire : asveum pour « alveum » .
LXXII.
Le seigneur Aymon de Chesalet donne à l’évèque Bonifaoe, sous
certame réserve , un locai pour y oonstruìre un four.
Scriptum publicum situs fumi de Augusta.
1222.
1*T i
Anno domini millesimo cc . xx . n . die dominico , quinto
intrante iunio , indicione decima , presentibus infra scriptis
testibus , dominus Aymo de Casaleto (*) donat episcopo Au-
gostensi , scilicet Bonefocio et successoribus eius , locum
nnum ad edistìcandum < 1 2 ) furnum , de quo investivi Guil-
lelmum scriptorem ad opus episcopi per librum , infra ci-
vitatem Augustensem prope domum episcopalem , scilicet
ca8amentum illud quod olim tenebat Constancius Bufevere ;
(1) Aymon de Chesalet était chanoine de la cathddrale d 'Aoste et de
esile de Sion.
(2) Edistìcandum, pour • edific&ndum ».
85
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868
JOSCPB-AUOUSTE DUO
in qno tane temporis e rat fumus , ab oriente via pnbliea ,
a meridole et ab aquilone possidet dictos donator , ab oc-
cidente Andreas de Tara W , vel si qui alii sunt confines ;
tali condicione facit predictam donationem quod dictos donator
habeat usum coquendi panem suum in dicto fumo , et qui-
cumque babuerit prebendam snam et hoc sine sumptu . Pre-
nominatus donator seribere rogavit hanc donationem . Et
interfnerunt huic donationi Andreas et octo canonici sancii
Urei et Lodoycus canonicus Sedunensis et Aymo de Castri-
lione , et G-uillelmus scriptor , et Jacobus de Large , et
Bosius de Varie , et Petrus de Corvalon , et Guillelmus
Quarter , testes sunt ad hoc rogati et vocati . Facta fuit
bec donatio in civitate Bononie in vignatio sancti Proculi ,
in quadam domo sancti Proculi posita insta aspeccatum .
Ego Johannes filius quondam anglici Peccarii , imperiali au-
ctoritate notarius , ad hanc donationem interfbi et ut sopra
legitur scripsi
LXXHI.
Jean de Gressan concède à l’évèque Pierre nne pièce de terre si-
tuée près de la Porte Béatrix , pour qu’il en investisse Jean
Oaseos.
Instrumentum, publicum de terra tacente
ad portam Byatricem que fuit de feudo de Granano.
1250.
Anno Domini . cc° . l® . indicione vrn* , mense septem-
(1) Tura, Thora, village de Sarre.
(2) li est difficile d’expliquer le motif qui a fait stipular cet acte dans
la ville de Bologne, ainsi que la présence en ce lieu de huit chanoiost.
Peut-etre tous cos parsonnages se rendaient-ils à Rome?
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CARTULAIRE DE L’ivfcCHé D*A03TE
269
bris , feria n* ante festoni nativitatis beate Mario , io caria
domini episcopi Augustensis , coraro testibns infra scriptis ,
Johannes frater domini Guidoni (sic) vicedonmi de Gracan (G
sna propria yolontate et sine violencia aliqua diraisit et re-
liqnit imperpetuum , prout melius potuit , domino Fetro Au-
gustensi episcopo et successoribus ipsius unam pedani terre
que iacet estra civitatem Auguste iusta portam Beatricem ;
que pecia terre erat de ilio feudo qnod predictus Johannes
de Gracan tenebat vel tenere debebat ab ipso domino epi-
scopo Augustensi ; et ad hoc predictus Johannes de Gracan
dimisit et reliquit domino episcopo predictam pedani terre
ut ipse dominus episcopus et successores eius retinerent de
dieta pecia terre Johannem Caseum feudatarium et heredem
ipsius Iohannis , prò duabus perdricibus de seryicio singulis
annis reddendis domino episcopo et prò n . solidis de placito
quando acciderit . Eennnciando omnibus exceptionibus diete
permi8sionis < 1 2 > non facte . Preterea predictus Johannes de
Gracan laudavit et concessit domino episcopo et successoribus
ipsius , super totum aliud feudum , quod eidem Johanni de
Gracan ab ipso episcopo remanebat , facere tale usagium
quale ipse Johannes prò toto feudo faciebat vel facere de-
bebat sive hominium sive quicumque (sic) aliud usagium sit ,
ita quod in dictam peciam terre non diminuatur usagium
domini episcopi . Eennnciando omnibus exceptionibus diete
l&udationis et concessionis non facte . Item predictus Johan-
nes de Gracan promisit per stipulationem et pepigit domino
episcopo quod de cetero ipsum super predictis non inquie-
tabit nec molestabit nec successores eius nec conveniet co-
ram aliquo indice . Abrenuncians omnibus exceptionibus
87
(1) Oratati, Gresaan.
(2) Permissioni * , on doit plutdt lire « promissioni® »,
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270
JOSEPH- AUGUSTI DUC
diete promissionis non facte et pacti non babiti et omnibus
allegationibos et constitutionibus et privilegio et legum au-
xiliis et omnibus literis super biis impetrando et omni li-
bello snper predictis daturo et petitoro et omni iuri tam
canonico quam civili . Ad hec omnia faernnt testes vocati
et rogati drminns prior sancti Ursi 0) et dominos Ugo ca-
nonicns eiusdem ecclesie , et Aymo de Palatio augostensis
cannonicns , et Felipus clericas de domo domini episcopi ,
et ego Wllelmus de G-enese de Quart sacri palatii et do-
mini Comitis Sabaudie pnblicus Notarius banc cartam fide-
liter scripsi.
LXX1Y.
Obert , éyéque d’Ivrée , vend à l’éveque d* Aoste dea terrea stérilea
à Jjanvy.
Scriptum publicum de Lanvy.
1228 .
Cette charte a été reproduite dans le tom . i . col . 1804 ,
Hist . patr . Moti . Elle rapporto la vento d’un pré et
d’autres possessione faite par Obert , évèqne d’ivrée , à Bo-
niface , évéque d’ Aoste . La localité , qui y est désignée sous
le nom de Sanvi , est < Lanvy » sur le territoire de Char-
vensod .
(1) fin cette année, la dignità de prieur de la Collegiale était rampile
par Pierre de la noble maieoa da Pallata, qui devint vera 1259 évdque
d’Aosta.
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CARTULAIRS DB l'^TÌORR d'aOSTE
871
LXXV.
Obert, évèque èia d’Ivrée, confesse avoir re 9 U de Valbert, évéque
d’ Aoste, 12 livrea pour la vento de biens sia à Gogne et ailleurs.
Carta de Aylla et de Cogny.
1211.
Il est questura ici de la vente de biens sis à Gogne et
autres lieux que fit l’évéque Obert à Valbert , évéque
d' Aoste . V . Vouvr. cité, col . 1176 . Le Cartulaire porte
cependant ces mots : « cum additibus , » et non et reddi-
tibus .
La présente charte ne doit pas ètre confondue avec la
carte 33* . L’une et l’autre traitent , il est Trai , de la
vente de biens situés à Gogne , à Aymaville et ailleurs ,
au prix de 12 livres . Mais dans la charte 33* c’est l’é-
véque Boniface qui figure ; dans celle-ci , nous Toyons ap-
paraltre le nom de Févéque Valbert . La charte 33* , étant
postérieure en date , doit étre considórée comme la confir-
mation de la présente charte .
LXXVI.
Le aeigneur de Quart Jacques autorise Jean Oaseus de la Porte*
S.-Ours à préter fidélité à l’ évéque d’ Aoste.
Carta de feudo Johannis Casei.
1253.
Dans ce document publié he . ctt . col . 1418 , Jac-
ques , seigneur de Quart ou de la Porte Saint-Ours , au-
se
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278
J0MPH-A0SU8T* DOC
torise sod feudataire Jean Gaseos à préter serment de fidé-
lité à l’óvéque d’ Aoste prò tempore . Parrai les témoins de
l’acte est cité « Raymundus de Pondello , * hameau d’Ay-
maville , et non de Fondetto , corame 11 est dit dans le
teste imprimé.
LXXYII
Pierre d’Introd déclare devo ir mille sola de platt à l’évéqae
d’ Aoste poar le fief de Bard.
Carte usagii de feudo Bardi.
1254.
V . toc . cit . col . 1426 . Il est bon de rappeler pour
l’intelligence de cette charte qne Hugues , seigneor de Bard ,
ayant été dépossédé de son chàteau , en 1242 , par le corate
de Savoie , son fils Marc , qui avait des domaines à Ch&tel-
Argent et notararaent à Jntrod , fut inaintennen possession
de ces biens . Pierre , fils de Marc , succèda à son pére dans
la seigneurie d’Introd , d’où le nom de Pierre d’Introd .
Telle est l’origine de la noble famille Sarriod d’Introd au-
jonrd’hui encore existante.
Dans la charte présente , Pierre d’Introd déclare étre
tenu à 1000 sols de plalt vers l’évéqne d’ Aoste.
Nous remarqnons quelques fautes dans le teste publió
par L. Cibrario d’après le Cartulaire . On y lit darei , au
lieu de < dieeret > canonicus augustensts , au lien de « ca-
nonici Angnstenses : > tons les qnatre premierà témoins cités
dans cet acte , et non seulement le derider , Aymon de
Oheselet , étaient chanoines de la Cathédrale.
90
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CARTULA1RB DI L,'ÉV&CHÉ d’aOSTB
273
LXXVM.
Examen de témoina aa aujet da plaìt dù à l’évéqae d’ Aoste par
les seigneurs de Bard.
Quedam manifestano de placito feudi de Bardo.
1253.
Cotte charte a le méme objet que la précédente . Elle offre
nn intérét special , parce qu’elle nons révèle la procédure
suivie en ce temps pour arriver à établir l’obligation d’une
redevance . La preave par témoignage était péremptoire .
La copie , qni a para loc . cit . col . 1425 , est émaillée
de fautes qa’il importe de corriger . Ainsi il faat lire :
« Bovonis » et non Bocconis , — « canonici » et non cano-
nicità , — < Isoniam (Issogne) quod » et non Isomam quando ,
— « ex parte sua ei m . solidos et illi de Amavilla k . so-
lidos cum consortibus » et non ex parte sua x . solidos cum
consortibus } — « in estate in quodam die » et non inc-
elare ... die , — « sicut credit » et non sic credit , —
« Bart » et non bare .
LXXIX.
Pierre, euré d’Hdne, conoède à l’évèque Pierre le cena de 5 sola
à percevoir Bar ane poaaeBsion acquiae da eomte de Savoie.
Scriptum de Ona < 1 >.
1253.
Anno dominice nativitatis x° . oo° . lui , inditione x .
die septima ante kl . maii , corara testibus infrascriptis ,
(1) Paroiiae d’Hdne près de Bard,
91
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87 *
JOSBPH-AUOU8TB bOC
dominus Petrus rector et minister ecclesie de Ona (*) dedit ,
concessi!, et ordiuavit domino Petro divina gratia Augustensi
episcopo et successoribns eins v . solidos secnsinornm qoo-
libet anno in festo sancti Martini reddendos saper aqaisi-
tione quam ipse dominns Petrus rector et minister fedt a
domino Comite in territorio de Ona , sicut continetur in
carta per me Guillelmum notarium facta , cuins incar . . . ®
talis est m® . oc® . xl . vi® . inditione mi : que aquisitio est
qnedam pecia terre , cnius fines sant a prima parte terra
quondam Costabli de Ona , a seconda terra Laurencii Begis
de Ona , a tercia pratnm diete ecclesie de Ona , a nn*
Duria , et saper omnes aquisitiones qnas ipse fecit . Actum
in Ona . Testes faernnt dominns Yivencias et dominus Gail-
lelmus canonici sancti Egidii de Yerredo ( 1 2 3 * ) et dominns Ja-
cobns sacerdos de Donayz et alii , et ego Yllelmus notarin3
hanc cartam feci .
LXXX.
Le comte Àrdueion de 8. -Pierre et son file Mare donnent à l’évé-
que Pierre le cene de cent marca d’ argon t sur lefief de Leequenay.
Carta de feudo de Leschane W.
1255.
Anno dominice incamationis u® oc . lv® . ( 5 ) indictione xni.
mense februario , feria ii* . proxima post carnisprevium re-
(1) Pierre ét&it curò d’Hdne*
(2) Incar. ; le mot est abrégé; peat-étre est» ce « ineartamentam ? ».
(3) Lee religieux de Saint-Gilles à Verrà* étaient chanoine» régaliert
de Satot-AugUstin, comme ile le sont ancore de noe joure
(4} Leschane , Leaqueney, fami Ile noble de la Salle.
(5) Ce eerait 1256, eelon le style actuel.
92
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CARTULAIRB DB l/ÉVÉCHÉ d'aCSTE
275
tus < x > , in cimiterio sanete Marie Anguste , in presenti» te-
stinm infrascriptorum et plurium aliorum , Arducio de sancto
Petro de Castro Argenteo domicellus (?) et Marchet eius
àlias donaverunt et concessernnt mere et simpliciter , secon-
dasi qnod melius et liberi us potuerunt et inter tìtos , do-
mino Petro venerabili episcopo Augustensi et omnibus suc-
cessoribus eius c . marehas boni argenti et puri super feudum
quoddam quod Johannes de Lesqueney solebat tenere vel
habere nomine feudi ab ipso Arducione de sancto Petro iam
supra dicto , et iliud idem feudum Arducio de sancto Petro
predictns habebat vel tenebat a domo episcopi Augustensis .
Abrenunciantes omnibus exceptionibus donationis et con-
cessionis non facte . Preterea prelibatus Ardueio et Marque-
tus eius fllius investiverunt dorainum Aymonem de Curiis
canonicum Augustensem et officialem domini episcopi Au-
gustensis ( 1 2 3 ) , recipientem vice et nomine episcopi Augustensis
et successorum eius , de c . marchis argenti supradictis super
feudum superius nominatum , et promiserunt per stipulatio-
nem domino Petro episcopo Augustensi et successoribus eius
dictas c . marehas super predictum feudum vel ipsum feu-
dum manutenere , garentire et defensare eis legitime , ab-
renunciantes omnibus exceptionibus investiture et promissio-
nis non facte et pacti non habiti . Item dictus Arducio de
sancto Petro et Marquetu3 eius filius voluerunt et lauda-
verunt et concesserunt domino Petro episcopo Augustensi et
omnibus successoribus eius quod ipse dominus Petrus epi-
scopus Augustensis et omnes successores eius dictas c .
(1) Camisprevium vetus, carnaval.
(2) Domicellus , donzel ou page; cétait le premier degré de la che*
valerle.
(3) Offidalem , c’est pour la première fola que noos votone la chargé
d’Offici al espresse ment mentionnée dans les documenta du moyen à(jo.
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27(3 JOSCPH-AUOUSTB DUC
marchas argenti habeant , teneant et possideant sopra di-
etimi feudum rei ipsnra fondura pacifico et sine contradictione
aliqoa , abrenunciaptes omni exceptioni laudationis et con-
cessionis non facte . Item dictns Arducio de sancto Petro
et Marquetus filius eins promisernnt per stipulationem do-
mino episcopo Augnstensi et successoribns eins et pepige-
runt eis qnod ipsi in perpetnnm contro dictam donationem
et concessionem factam domino Petro episcopo Angnstensi
et successoribns eins non venient per se nec per aliquos
alios , nec aliqnid contra ipsam donationem factam de o . mar-
chia argenti domino Petro episcopo Augnstensi et sucees-
soribus eins aliqnid facere attentabunt , nec aliquem epi-
scopum Augustensem nomine feudi supradicti quonsque o .
marchas persolverit inquietabunt , nec ullatenns molestabunt;
abrenunciantes omni exceptioni promissionis non facte et
omnibus allegationibus et probationibus et constitutionibus
et omnibus prmlegiis et omnibus legurn auxiliis que dictam
donationem possent impedire et omni iuri tam canonico quam
civili . Ad hec interfuerunt testes dominus Guido de Grecano
vicedomnus Augustensis , Anselmus de Guriis domicellus ,
Gonterius de Esqueney et plures alii ; et tf) Amedeus cle-
ricus Augustensis dictus de Donatio < 1 2 > , sacri palacii et do-
mini Comitis Sabandie publicus notarius , rogatus a dicto
Arducione de sancto Petro et Marqueto filio eius hanc car-
tam fideliter scripsi.
(1) Manqoe le mot « Ego », qui se trouve dana l'originai.
(2) Donatio , Donnas.
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CARTULAIRE DB L’Bvicai D AOSTE
m
LXXXL
Le chanoine Gir od donne à la mense épia copale le cena d’un mnid
de seigle à peroevoir sor ses possessione de Charvensod et nne
pièce de terre sise à .Cbampferré.
Carta donationis qmm fecit domìnus Girodus de Rivo
domui episcopali.
1256.
Anno domini *° . co'’ . lvi° . indictione xmi* . mense
marcii , feda vi* . proxima ante Annnntiationem beate Mane
Yirginis , in domo donni Girodi de Rivo ( J ) canonici Augu-
stensis , in presencia testium infrascriptorum et plnrium
aliornm , donnos Girodus de Rivo canonicus Augustensis
bene compos mentis , considerans et adtendens helemosinas
et alia bona plurima qne fiunt in domo episcopi Augustensis
volensque fieri particeps bonorum que in dieta domo fiunt ® ,
donavit et concessit mere et simpliciter , secundum quod
melius et liberius potuit , et inter vivos , domui si ve mense
domini episcopi Augustensis , in - remissionem suorum pec-
caminum , unum modium sigali de censu annuatim perci-
piendum super omnes possessiones illas quas dictus donnus
Girodus habebat in parochia de Ghalvenzo a ponte Suavi < 1 2 3 >
usque ad montem accutum . Item predictus donnus Girodus
de Rivo canonicus Augustensis donavit et concessit diete
domui episcopi Augustensis quamdam peciam terre que iacet
(1) De Rivo 9 da Ra; cette famille noble avait sa maison forte à Gressan.
(2) Ges parole» sont un bel éloge de la charité qu ’exeryaient les évé-
qaes d* Aoste.
(3) Pome Suavi , Pont-Suaz
05
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878
J03SPH-AUOUSTI DUC
apud Campam Ferrer (D ; abrenuncians omnibus exceptio-
nibus donationis et concessionis non facte . Preterea iam
dictns donnns Girodus de Rivo canonicas Angustensis inve-
stivit Anselmam de Avisio canonicam Aagastensem de modio
sigali de censu annnatim percipiendo super dictas posses-
siones et de pecia terre supradicta recipientem vice et nomine
domini episcopi Angustensis ; abrenuncians omni exceptioni
investiture non facte . Item donnus Girodus superius merno-
ratus voluit et laudavit et concessit quod qnicumque prò
tempore erit episcopus Angustensis dictum modium sigali de
censu annuatim percipiendo super dictas possessiones cum
pecia terre supradicta habeat , teneat et possideat pacifico
et quiete et sine contradictione aliqua et hoc in perpetuum
et sine fine ; abrenuncians omni exceptioni laudationis et
concessionis et omnibus breviter que dictam donationem pos-
sent aliquo modo impedire.
Ad hoc interfuerunt testes vocati donnus Johannes rector
ecclesie sancti Joannis Auguste ® , donnus Gaufredus ca-
pellanus altaris sancti Petri Auguste , donnus Martinus de
Varaya capellanus altaris sancte Crucis Auguste W , Aymo
de Curiis , Aymo de Palatio canonici Augustense3 , et ego
Amedeus cleriòus Augusfensis , dictus de Donatio , domini
Comitis Sabauiie publicus notarius , rogatu3 a dicto donno
Girodo de Rivo canonico Augustensi hanc cartam fideliter
scripsi et tradidi.
(1) Campum Ferrer , Champferré, à un kilomètre de la cité d’ Aoste,
pres de Montfleuri.
(2) L’église de Saint-Jean dtait a atre Ibis aa édifice séparé de la Cathé-
drale; c’était r égli se paroissiale.
(3) Ces deux dernières chapellee de Saint-Pierre et de Saiote-Croix
éUient érigées daas la Cathédrale.
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CARTULA1RR DB l’ÉvÈCBÉ d’aOSTB
279
LXXX 1 I
Piena de 8. -Jacques vend au ohanoine Girod une pièoe de terre à
Ohampferré.
Carte quedam Girodi de B ivo . Carte Augustane de dona-
tionibus quas fecit predictas donnus Girodus de Rivo
domai episcopali Augustensi.
Itera de eodem
1244.
Petrus , qui dicitur de sancto Jacobo , iaratus , vendi*
tionem fecit in donnum Girodum de Rivo canonicnm Augu-
stensem et cni dare volnerit , hoc est qnod ipse vendit ei
imam pedani terre que iacet ad Gampam Ferrér . Fines
sant de prima parte res sancte Marie W , de 11 . res Davidis ,
de m . res quas tenet Girodus , de nu , res sancti Jacobi < 1 2 3 >.
Precium est o . solidi . Pena est x . libre puri argenti .
Testes sunt Bernardus , Petrus , Johannes , Beruardus , Ugo ,
Vivencius , Bemigius , sunt fideiussores garendi cartam . Hoc
laudai Johannes de Granges de Castollione (*) et Jacobus
dominus de Quarto . Anno Domini u° . cc° . xliiii 0 . feria vi* .
mense octobris .
(1) Sancte Marte, la Cathédrale.
(2) Sancti Jacobi , prieuré de Saint-Jacqueme, a^ourd’ hui le Grand
Séminaire.
(3) De Oranges de Castellione , la tour de Grange* existe encore de
&os joura à Chatillon.
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290
JOSEPH- AUOU8TE DUO
Lxxxni.
Eurard vend à Girod une pièce de terre à Champferré.
Item de eodem.
1217.
Eurardus O inratos venditionem facit in Girodum et eoi
dare voluerit et coi acciderit , hoc est quod ipse vendit ei
nnam peciam terre quam habet in Campo Ferrer . Fines
sunt de i* . parte via publica , de n* . et in* . terra sancte
Marie , de un* . terra Willelmi . Precium est xxxv . solidi .
Pena est c . solidi puri argenti . Testes sunt Johannes , Bi-
ehalmus , Ansai mus , Petrus , Willelmus , Arducio , Michael
sunt fideinssores garendi eartam.
Anno Domini n° . co 0 . x?u # . feria m* . messe octobris .
Hoc laudai Cristina uxor «ius et Ylina Alia eorum.
LXXXIV.
Lettre du pape Eagène HI è l’évéqae Arnulphe , qui oonfirae
les droits et les possessione de la mense épisoopale.
Confirmatio Sedie Apostolice.
1151.
Dana cotte bulle , le pape Eagène ni confirme les droits
de l’évéque Arnulphe . Ce document important a été trans-
crit sur l’originai par L. Cibrario et imprimé assez exac-
(1) Eurardus, Eurard de Gressan mentionnd préeédem ment.
08
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cartula'RB d* l Svèche d’aostb
m
tement dans le tom. i . Ch. col. 795 , Hist. patr. Moti. ,
sauf le nom propre de Prociona pour « de Isiona (Issogne) » .
Il y a ansai dans la pnblication de Cibrario une inversion des
noms des eardinaux signataires de la bulle qn’on ne saorait
justifier.
lxxxv.
Sor la prière de l’évéque Hugues , le comte Amédée HI, son file
Hombert et son frère Benaad renoncent & la dépouille dea
évéques défubts d’ Aoste.
PrivUegium domini Gomiti 8.
1147.
F. loc. cit. col. 794 . Dans ce diplomo , Amédée , comte
de Savoie , interdit à ses officierà et à tout antro la spo-
liation de 1’évdché an décès des évéques . Nous relevons dans
le texte publié deux errenrs: potius , an lieu de € prò viri-
bus », et Glearsinus , an lieu de « Elearsinus . »
LXXXVI.
Le oomte Thomas I , à l’instar de son aleni le comte Amédée IH ,
prohibe la spoliation de l’évéohé , à la mort de l’évique.
Idem de eodem.
noi.
Dans cotte eharte , le comte Thomas I . de Savoie con-
firme les dispositions précédentes de son aleni . À l’aide dn
Cartulaire , nous ponvons corriger plusieurs fautes , qui se sont
»
Mite S. Il, T. VIIL 10
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J0SKPH-AUGU3TE DUC
glissées dans l’impression de ce document ìoc. cit. col. 978 .
On doit lire : « avi mei » et non avi nostri , — « Guilermi
Casei » et non OuUlermi Cassei , — « precipio quatenus *
et non precipio quoque , — « Wllermo de Nana et fratri-
bus suis » et non Vuillelmo de Nuns fratribus gius .
LXXXVII.
Ló oomte Thomas I rétablit l’ évéque Valbert dans ses droits
temporels ; les évéqnes Boniface et Pierre prennent oonnais-
sanoe de oe diplòma.
Scriptum Bemissionis facte a domino Comite.
1191.
Le comte Thomas I . fait dans cotte charte des conces-
sions et des restitutions à l’évéque Valbert . L. Cibrario ,
qui a emprunté ce document intéressant an Gartulaire , est
tombé en différentes errours dans la publication quìi en a faite
loc. cit. col. 980 . Il faut les redresser cornine suit : « in-
ventario habebam » , — « Valperto Angustensi episcopo , »
— « liberi sint , » — « qui vocatur elusala , » — « Mau-
rianensis episcopi , » < An. archidiaconi , » — « Aymonis , >
— « P. de Delbia , » — « GL de Casaleto . *
La première partie de cotte charte remonte & 1191 .
La deuxième partie est postérieure et appartient & l’épisco-
pat du B. Boniface de Valpergue , qui déclare à cet endroit ,
avec d’autres personnages , avoir pris Vision du diplomo oc-
trojó en 1191 à l’óvèque Valbert par le còmte de Savoie .
Les dernières lignes paraissent avoir été ajoutées par l’e-
véque Pierre d’Étroubles.
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CARTULAlRE DE L*évÈCHÉ d’aOSTB
283
LXXXVHL
Le oomte Thomas I renonce en favenr de l’évéque Valbert & tons
ses droits sor le fief de Bard.
Scriptum domini Comitis de fetido Bardi.
1212.
H est ici question de la renonciation en faveur de l’é-
véque Yalbert des droits que le comte Thomas I . mesurait
sur le fief teuu par Hugues de Bard , dépendamment de
l’óvéque et de l’église d’Aoste.
Trois mots doivent ètre recti fiés dans cette charte , telle
qu’elle a été imprimée he. cit. col. 1191 .Ce sont : Au-
gertus lu fautiveinent pour « Augerius , » — causare pour
« causari , » — non fecit pactum pour • non faciet pactum * .
LXXX1X.
Règiamente de j astice donnés à la ville d’Aoste par le comte
Thomas I.
Scriptum de liberiate Civitatis W.
1206 environ (2).
Cum inter vassallos et dominnm concertatio sit honestis*
sima beneficiis vincere beneficia , ne de cetero status civi-
(1) 11 est regTettable que noas n’ayons plus Toriginal de cette pièce
interessante. Elle doit ètre attribaòe au oomte Thomas I.
(2) Cette charte est inedite et ne porte aucane date. Mais comma le
comte Thomas I, vint à Aoste en 1191 , en 1206 et en 1212, on ne peut
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284
J03BPH-&UGUSTK Ol'O
tatis Anguste revocetur in dubium . Ea propter ego Thomas
Comes et marchio in Italia , consilio baronum meorum , ad
petitionem militum et aliorum proborum Tirorum qui se ho-
minibus nostris civibus Augustensibus sub iuramento se socia-
verunt , ea que subter inserta sunt scripto olim iacto < 11
addicio ( 2 ) : videlicet forinsecos milites , clientes et rusticos
qui iuraverunt cum hominibus civibus Augustensibus , sicut
predictos cives nostros , iu eadem protectione et delusione
recipimus et sub banno nostro auctentico subter scriptum
est omnes qni eos offende rent ponimus . Hoc idem facimus
de eis qui in posterum civibus nostris se sociaverint . Cle-
ricos vero regulares et seculares sub eadem protectione
recipimus . Si quis alicui de iuratis nostris menbrum ma-
tilaverit vel debilitaverit , eadem pena multetur qua condem-
pnatur ille qui hominem interfìcit . Si quis clava vel malo
baculo vel gladio ferreo sanguinem fuderit , in lx . solidis
teneatur Corniti et in lx . solidis communitati . Si quis contro
episcopatum , nos vel iura commitatus leserit , precedente
Comite vel eius honesto nuntio , iurati cum expeussis propriis
et prò viribus suis recu[pe]rabunt et vindicabunt ; hoc di-
cimus de effusione sanguinis que fuerit pugno vel palma vel
digito . Si quis vero clericum vel militem vel probum hominem
verbis turpibus vel conviciis provocaverit et convictus fuerit ,
in xxv . solidis condempnetur . Si vero non habet , ligatis
manibus post tergum per civitatem nudus ducatur et fla-
gelletur . Postremo quocumque modo sanguis fundatur malo
lui attribuir qtTune de ces troia années. Nous inclinoni à ero ire quii fitti
lui assigner la date de parce qu’elle est comme le développement de
la celàbre ebarte des francbises octroyée ea 1191 à la cité cTAoste par le
corate Thomas lui-rudme ou plutOt par sou tuteur Boniface. Il est à pre-
sumer que l’une et l’autre se soot suiriee de prèe.
(1) 11 e'agit ici de la charte de 1191.
(2) Addicio soit « adiicio ».
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CARTOLAIRE DE L’ÉVÉCHÉ D’a03TB
285
animo infra bannnm , Comes propter hoc habeat lx . sòlidos
et commnnitas lx . solidos ; hoc totum dicimus sub iuramento
quod fecimus et promisimus . Comes vero eodem iure eadem
ratione inratis tenetur iura sua defendere per totum comita-
tnm prò viribus suis , et sciendum est quod omnibus lesis
dapna sua prius emendali debent , postea offenssores dampno
et pena dieta multali ; de xxv . solidis , x . sunt Comitis , x .
lesi , v . consnlum 0) . Si quis vero iuratos vel res eorum of-
fenderit , securus ad civitatem non veniat ; si vero ibi inventns
fuerit , per consules vel per officiales vel ad ultimum per
cives detineatur , ut qui stultus fuit in culpa sapiens sit in
pena . Quicumque miles contra iuraraentum istud venerit , in
qoingentis solidis condempnetur.
XC.
Conoeaeion faite par le oomte Amédée IV à l’évéque Bonifaoe
touchant la construotion d’un moulin à Es tanche.
Scriptum de Ripagio molendini facti ad Lestanchy ( 1 2 ).
1242.
Noverint universi quod nos Amedeus Comes Sabandie et
Marchio in Italia , terrena prò celestibus et prò eternis tran-
(1) Consulum. A catte epoque, la ville d 'Aoste éfcait diviste en troia
quartiere : celai de Bich&ria, qui a’ótendait de la Porte Vaudane à la Pon-
teille-Perron , celili de Malconseil qui coraprenait toutea lea maisona, de
la Porte Saint-Étienne juaqu'à Croix de Ville, enfia celai de la Porte Saint-
Oura, qui embraaaait tout le bourg de Saint-Oura. Chacun de cea quartiere
forra ai t une communautó et était adminietree par deux consula ou ajndics.
(2) Cotte charte eat la reproduction de la charte 71*. Cependant, comma
elle ofTre de3 variante», aurtout à la fin, nona avons jugé à propo» de la
tran acri re intigraleraent.
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288
J08KPB-AU0U8TC WJC
sitoria dare et commutare cupientes et volentes , concedimns
et dooamas in perpetunm venerabili in x*° patri B . Dei grati»
episcopo Augustensi eiusque successoribns tantum de nostro
ripagio Bantegii quantujn necesse fuerit ad molendinnm
illnd qnod idem episcopus vult et parat tacere in predio
domns sue episcopalis apud locum ubi dicitur Estanchi .
Item concedimns eis et donamus auctoritatem et licenti&m
atque potestatem plenariam faciendi alveum per ipsum ri-
pagium prò sua voi untate , et ducendi aquam de Bantegio
ad ipsum molendinum quotiescumque et quantumeumque
ducere voiuerint , et etiam plantandi per ipsum rìpagiom
prò sue arbitrio voluntatis . Concedimus edam et donamus
ut omnes illi qui ad ipsum molendinum ire sire venire vo-
luerint , nec W et animalia quecumque ducere voiuerint , in-
gressum habeant et regressum liberumque transitum per totum
ripagium et per locum ibidem adiacentem , non obstante ali-
cuius contradictione . Si quis autem hanc nostram concessio.
nem sive donationem infringere vel contra venire presumpserit ,
indignationem nostram nec non et penam lx . librarum se
noverit incursurum . Testes autem interfuerunt dominus
Wllelmu3 Bonivardi , dominus Hugo de Meysino < 1 2 3 > , magister
Petrus ( : b canonicus Augustensis et Petrus de Cognia subdia-
conus . Actum est hoc anno dominice incarnationis u° . co*
xl® . ii® , feria v* que fuit xv . kalendas ianuarii .
(1) Nec, ajoutez ici « non, » pour completar le sene de la phrase.
(V) Me y sino , probablement • Masino » dans le Canavais.
(3) Magister Petrus, c’eat le docteur Pierre de Derby ehanoiaé, doni
le nom eat tres-souvent ci té dans les documenta de l'époque.
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CARTULARI DE L’ÉV»OHS d’aOSTB
287
xci.
Le corate Àmédée IY prend sous sa proteotion le poni 'de Ohevtry.
Scriptum de ponte de Chevry.
1239. '
Ce diplomo a pani dans le tom. i . Cb. col. 1844 ,
Sist. patr. Mon. Le pont de Chevry , dont il est ici qtìes-
tion , est le pont qui se tròuve sur la routè d’Aymaville
à Cogne . En prenant ee pont sons sa protection , lé comte
Amédée IV . de Savoie témoignait de sa vive sollicitude pour
la sùreté pnblique.
XCII.
Controverse entre l’évéque Bonifaoe et le chanoine sacristain de
la Cathédrale saivie du jugement arbitrai.
Scriptum super candeìis sacristie.
1234 .
Cotte ckarte est relative à ano controverse qui existait
entre l’évéque Boniface et Gui , chanoine sacristain de la
Cathédrale , touchant les cierges qne la Sacristie devait
fournir tons les joors à l’évéqne pour la célébration de la
Messe.
Ce document , fidèlement transcrit sor le Cartolarne par
L. Cibeario , a été imprimé loc . cit . col . 1828 . Noos n’y
avons remarqné qu’nne légère errenr : au lieu de eidem in
dvitate existenti , il faut lire < sibi ìq (jivitate esistenti . »
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968
J04BPH-AUGU8TB DUO
xcm.
Bentenoe arbitrale rendile par Herluin, archevéque de Tarentaise,
et autres juges, dans nne cause agitée entre Pévéque Boniface
et son ohapitre oathédral.
Scriptum de hiis qui debent servire nomine vacanHum
prebendarum.
1 * 21 .
t
Cotte charte est relative à un règlement fait par Herluin ,
archevéque de Tareataise et d’autres arbitres , au sujet du
Service de l’autel à la grand’messe de la Cathédrale.
Nona retrouvons ce document loc . cit . col . 1286 . Mais
on doit lire < Aymone archidiacono » et non Aymo ar-
chidiaconus , puis < canonicorum Augustensium » et non
canonici augustenm,.
XCIY.
Permutation de preetations féodales entre l’évèque Boniface et le
ohapitre de S.-Oura.
Scriptum facte permutationis inter cfomum episcopalem
et domtm sancti Urei super quibusdam rebus.
sana date.
Notum sit omnibus quod cum domus episcopali» et de*
mus sancti TJrsi sibi olim facerent ad invicem annua et
certa usagia super quibusdam possessiouibus in feria» nota-
ti» , tandem eis placuit mutaam facere commntatkraem saper
ipsis usagiis , et eam feoerunt prout inferius est notatosi .
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CARTULAIRK DB L’ÉvfcCHÉ d’aOSTI
Prior siquidem et oonventos sancti Urei nomine commnta-
tìonis remisernnt et concesserant atque donaverant in per-
petaam domai episcopali illos ti . solidos et illos ti. sesta-
rios Tini quos ipsa domus episcopalis tenébatur annuatim
lacere domai sancti Ursi ; faciebat cairn aimnatim ipsi domai
sancti Ursi ini" . solidos qai iacebant saper domam in qua
montar DaTid de Bolsa cìtì» Auguste nsis , et u . solidos
qui iacebant saper domam qae dicitar domas de Bagnes ,
et ti . sestarios Tini qui iacebant saper illam peciam terre
qae iacet post dictam domam de Bagnes . Pro hac autem
concessione et remissione doitìinus Àugustensis episcopos
nomine domus episcopalis remisit , concessit et contulit diete
domai sancti IJrsi' et in perpetaum illos ni . solidos et illam
caponem quos ipsa domus sancti Ursi faciebat annnales do-
mai episcopali prò qaadam portione Tiridarii sai ; qae portio
Tirìdarii quondam fait causarla diete domas episcopalis . Item
remisit domai sancti Ursi illos xii . denarios quos Gonradus ,
qui quondam fuit pedagiarius episcopi , dedit prò salate anime
sae annnales , et iacebant saper illam domain qaam dictus
Gonrados habebat in PloTia . Item donaTit ipsi domai saneti
Ursi in perpetaum , salvo tfimen iure feudatario hospitalis
saneti Ursi , illos in . solidos quos ipsum hospitale faciebat
domai episcopali de servitio , et illos ti . solidos qnos dictum
hospitale debet tacerò de placito quaodocomqae acoiderit ; et
iacent isti hi . solidi de servitio et isti ti . solidi de placito
saper causale illud quod est contiguum dicto hospitali ; et
solet tenere istud causale quidam qui Tocabatur Vercellinus .
Item donaTit in perpetaum sepe diete domui sancti Ursi
xvni . denarios annnales super illud causale quod Guido Polet
tenet a domo episcopali , quod causale aiheret supradieto cau-
sali , -quod qdoftdam tennit dictos Vercellinus . Vernmtamen
in placito Uliu3 causalis , quod tenet dictus Guido Polet ,
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290
J03EPH-ÀUGUSTE WJC
noll&m penitas debet exigere portionem Tei h&bere aliqao
tempore domas sancti Urei , sed est et debet esse totam pis-
ci tam , qa&ndocumqne aoeiderit , domas episcopali . Ad ma*
iorem autem haius commatationis firmitatem Tolaeront dictas
dominus episoopas B . et sepe dieta domas sancti Urei
preseotem paginam sigillorum saoram manierine nec non et
sigillo Aagastensis Capitali roborari , de coios Aagastensis
Capitali consensa istad fedi f&ctam (C .
XCV.
Fondstion de l’hòpiUl dee Odonnee et see statate.
Scriptum quo collatum fuit hospitaìe de Golumpnis
domui episcopali.
N 1227 environ (2).
Notam sit omnibus tam presentibas quam fdtaris qaod
Wllelmas Boisson et uxar eias Ermenbarga et Petrus eo-
rum filios et Aymo sacerdos de Cogoia donayerant et con-
cesserant in perpetaam domino B . Augastensi episcopo
(1) L’originai de cotte charto, qui date de l’ipiaeopat da B. Bonifica
de Valpergtte eet contarvi aux archivee de revochi. Il est ancoro roveto
dei sceaux, quoique un peu dltlrioréa, de riveqne Boniface , du chapitre
de la Cathldrale et de celai de la Colllgiale. La llgende du premier porte
eoo moti: Sanctus Gratus Epjscopus AuqustensiS} la llgende du deuxième
et du troiiiòme est congue en ces termea: Siqillum Capitoli Augustknsis,
Sioillum Capituli Sci Ursi.
(2) Cotte charto, dont l’originai oziato auz archivea de rèvoche, n’eat
autre que la fondation de rhfipital de Nabuiaaon, qui a aubsistl, avec dea
péri pi ti ea divoraos, juaqu’à la Rlvolutlou frangile. Noua fi zona l'époque
do cotte fondation à 1227, parco qu’un document du 3 dicembre de catte
annle mentionne dljà cet h <5 pi tal.
(3) Boniface.
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CART0L11RI DI l’ÉVSChI d' AOSTE
801
et eias saceessoribas hospitale illod coni omnibus perimen-
ti» quod ipsi fundaverunt et edificaverant infra ciyitatem
Anguste in loco qui dicitur Columpnes W , tali conditone
apposita qnod episcopns , qui prò tempore fuerit , non possit
bona ipsius hospitalis sibi appropriare , et in signum sub-
iectionis et donationis dictum hospitale teneatur fecero et
reddere annuatim domui episcopali in yigilia Natiritatis
Domini unam libram cere . Dominus vero B . qui tune erat
episcopns Augustensis , concessit et contulit prenominata
nn or . ut ipsi , suscepto religionis abito ® , habeaut*|lam-
diu yixerint amministrationem et regimen hospitalis et om-
nium bonornm ad ipsum hospitale spectancium , et ipsi
teneantur fideliter intendere ipsius hospitalis comodo et aug-
mento . Post decessum autem mi" . prenominatorum , epi-
scopi , qui prò tempore fuerit , habeat potestatem instituendi
rectorem in dicto hospitali oom consilio fratrum ipsius ho*
spitalis , et de eorumdem fratrum collegio , si inventi fuerit
ibi dignus ; ipse cum fuerit instituti claves recipiat de
menu episcopi , nec possit alienare , obligare , commutare ,
neque rendere possessionem aliquam vel aliquem censum
annunm dicti hospitalis absque consenso domini episcopi et
fratrum ipsii hospitalis . Item ipse rector sic linstituti
non possit neque debeat aliquid de bonis mobilibi ipsius
hospitalis distrahere ultra summam c . solidorum sine fra-
trum dicti hospitalis consilio et consenso ; et teneatur com-
putationem sire rationem reddere semel rei bis in anno sine
(1) L'bCpital de Nabuisaon fut d'abord appeld hòpital dea Colonne*,
p4PC6 qtt'il fut bàti sur lea ruines d’un édifiee romaio oroé de belles co-
lon nes de marbré. Il était eitué dans la rue aujourd’hui Enamanuel-Phi-
libert
(2) Cea expressi on» laissent entendre que lea deaservants d$ l’hòpital
form&ient une communauté religieuse*
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292
JOSEPH* AUGUSTE DUC
(saper M) rebus et negociis ipsius hospitalis episcopo et fra-
tribus eiusdera hospitalis ; et si bonam rationera aramini-
stratioms sne rediderit , ipsius amministrationis regimine
gaudeat et fruatur . Si rero res aliter se habnerit , ab ipm
regimine per episcopnm removeatur , et in qnibos delin-
qnerit satisfacere compellatur . Si antem predictos P . W
filium Tel filiam haberet qui vellet habitum religionis assu-
mere , et in fratrem et sororem ipsius hospitalis redpi ,
benigne recipiatur ; et qnicamque vero in fratrem et sororem
ipsia* hospitalis recipietur , de voluntate , consenso et eon-
siKo domini episcopi et fratrum ipsius hospitalis recipiatur ,
de manu domini episcopi assumat habitum religionis et in
mann eiusdem episcopi prestet obedientiam et fociat pro-
fessionem . Episcopus vero neque successores ipsius dictum
hospitale a domo episcopali alienare non possint . Huic au-
tem donationi interfuerunt magister P . ® de Delbia , ma-
gister W . W , Aymo de Curiis , canonici Augustenses.
XCYI.
Àymon , prévòt du conventi de Verrès , et sés religieux échangent
avec l'évéque Pierre la paroisse de Charvensod contro Iqb
paroisses d’Antey et de B. -Martin de Corléan.
Scriptum de permutatione Ecclesie sancte Golumbe W.
1249.
Notnm sit omnibus quod ego Aymo prepositos ecclesie
(1) Le copiate a écrit, sana doufce par mégarde le mot «na, mala Po-
ri gin al porte le mot « super », comma l’exige le aeus de la phraae.
(2) Pierre.
(3) Pierre.
(4) Vuillerme.
(5) Il s’agit ici de l’échange de la paroisse de Charvensod qu’Aymon,
prévdt de Verrès, fit avec Tóveque Pierre d'Btroubles pour lea denx pa-
roisses d’Antey et de Saint- Martin de Corléan.
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CARTULAtRB DB l/ÉVÉCHÓ d’aostb
m
sancti Egidii de Yerrez Augustensis diocesi et fratres et
eumcanonici eiusdem ecclesie , pensata utilitate domus no-
stre ad quam tenemnr modis omnibus quibns possumus , de
communi consilio et voluntate omnium nostrorum qui dio
viderunt et noYerunt fecultates domus diete ecclesie sancti
Egidii de Yerrez , dedimus et concessimus per commutatio-
nem in perpetuum venerabili in X.° patri nostro P . (ri Dei
gratin Augustensi episcopo et successoribus eius ecclesiam
sanete Oolumbe de Chalvenso cum omnibus possessionibus
et pertinenciis suis et iure suo , ita tamen quod domus epi-
seopalis Augustensis ini" solidos et mi" denarios censuales
capitalo Augustensi singulis annis solvere teneatur , quos
hactenus dieta ecclesia sanete Colombe pacifico reddere iam
dicto capitulo consuevit . De aliis vero disponat et ordinet
dominus episcopus Augustensis quicumque prò tempore fiierit
secundum quod sibi viderit expedire . Et hoc ego Aymo
prepositus iam diete ecclesie sancti Egidii de Yerrez , et fra-
tres et cumcanonici eiusdem ecclesie , dedimus et concessimus
dicto venerabili in X.° patri nostro P . Dei gratin Augu-
stensi episcopo et successoribus eius per commutationem in
perpetnum prò ecclesia sancti Andree de Antey < (I) 2 > , cum
omnibus possessionibus et pertinenciis suis et iure suo , et
prò ecclesia sancti Martini de Corlian < 3 > et censu quem
habebat domus episcopali Augustensis in ipsa ecclesia sancti
Martini de Corliam , videlicet n . solidos cum omnibus suis
(I) Pierre.
-, (£)Ai\jourd’hui ancore, réglise d* Antey Saint- André relève de la Pré-
▼Gté de Saint-Gilles de Verrèa. Mai» à l’époque qui nous occupo, cette
paroiaae comprenait troia autres paroisses celles de Valtornenche, de Cha-
moia et de la Madeieine, qui en out été depuia déraembréea et placées sona
l*&atorité immédiate de l’évèque.
(3) La paroiaae de Saint-Martin de Corléan prèa Aoste a été aupprimée
ea 1788. * *
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294 J081PB-AUGU8TE DUO
pertineneiis et iure suo , ut prepositus sancti Egidii de Yerrez
et fratres eiusdem ecclesie habeant et possideant de estero li-
bere . quiete et pacifico dictas ecelesias perpetuo et- sino
aliquo censsu , exceptès xii . deuarìis , quod saoerdos sancti
Martini . de Oorliam quioumque processu teuiporis fuerit sub
annuo censau tenetnr solvere capitolo Augustensi , et lioeat
proposito - diete «calesse sancti Egidii quicumque prò tempo»
fuerit et fratribus ponere et instituere canonie» regolane
vel etiaJK olericos seculares , si preposito et fratribua pla-
ccarti in i ipsis ecciesiis ; tamen dictus prepositus et fratres
teneantur presentare unum de canonie» sancti Egidii vel
etiam clericum secularem , si placuerit dicto preposito et
fratribus , in ipsis ecciesiis , qui a dicto episcopo Augustensi
et sttceeesoribus eius euram recipiat animarmi , et illi et
successoribus eius teneantur in episcopalibus respondere ; de
aliis vero disponant et ordinent prepositus et fratres sancti
Egidii secqndum quod sibi viderint expedire . Yerumt&men
quia dieta ecclesia sancti Martini de Corliam ad presens
non vacat , quare dictus dominus episcopi» prepositum et
fratres sancti Egidii non potuit in corporalem possessionem
mittere ; ipsi preposito et fratribus sancti Egidii dedit po-
testatem et auctoritatem intrandi in possessionem diete ec-
clesie sancti Martini de Corliam et ponendi ibi canonia»
vel atios olericos , prout superius dictum est , quam dtius
dictam ecolesiam vacare contingerit ; et sacerdoti , qui nunc
est in ipsa ecclesia sancti Martini , precepit ut preposito et
fratribus sancti Egidii in omnibus , exceptis episcopalibus ,
teneatur de cetero obedire et rispondere . Et ut presens
scriptum robur firmitatis obtineat , sigilli mei et capitali
ecclesie sancti Egidii et sigillorum domini episcopi Augu-
stensis et capitoli Augustensis volumus et rogamus , ego
et fratres sancti Egidii , munimmo robor&ri . Actum est hoc
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CARTOLAI*! D! L *Ìt£ob4 D'AOST!
295
apnd Augnstam in capitalo sancte Mane <*) , anno Domini
k* . oc* . xl . ix° . y . kalendas mali , presentibns canonicis
ecclesie sancti Egidii de Verro , donno P . © rectore ecclesie
de Arreno © et donno Hngone de Fenili t 4) et donno Ber-
nardo de TaelHa < 5 ) et donno Johanne de Belintro (8) , et me
Aymóne proposito ecclesie sancti Ubidii yet canonicis An-
gvstenàs ecclesie, donno Johanne archidiaceno , donno Ja-
cobo de Monte alto © , donno P . © de Delbia , Ay . de Cu-
riis, 6- ,*(®> de Ohosalet , Wllelmo de Palato) , Anseimo de
Atìsìo , G . < l 2 3 4 5 * * * * 10 11 °) de Biro , Aymone de Palatio et mnltis aliis.
XCVII.
Bodolphe, archevéque èia de Tuentaise, approave la penuatation
de la .paroieee de Oharvensod oontre oelles d’Aotey et de
S.-Martin de Corléan.
Scriptum de permutatione Ecclesie sancte Golumbe < n ).
1249.
Universis presentes litteras inspecturis Rodnlphus , mi-
seratione divina sancte Tarentasiensis ecclesie electns , licei
(1) Chapitre de la Cathedra le.
(2) Pierre.
(3) Arverio, Arvier.
(4) Fenili, Fénis.
(5) Turili*, la Thatìe*
(6; Belintro , Bellentre en Tarentaiee; catte paroisse, corame les pré-
cèdente*, était souraise à la juridiction du próvdt de Verrès.
(TJ'JfoiM* etto, Montato) prò* Ivrée.
(81 Pierre.
(vj Gui.
(10) Girod.
(11) Catte charte donnea par Tarcheveque élu de Tarentaise, Rodolphe
Grossi du Chatelar, renferme Pacte d’approbation de réchange dea paroissos
stipulè dans le document p ree èden t,
113
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JOftSPtl-iOaiKTV DUC
296
imineritus , salatem m Domino . Perautationem footam a
venerabili patro P . (l) Dei gratta episcopo Aogustensi de
roluhtate eit assensu tocius capitali Atìgnstensis et una
parte ,et Aymone proposito sanati Egidii de Terrea de vo-
tavate èt assensu capitali eiasdem lod et altera -, de ee-
oletìis videlicet sancti Andree de Antey et «aneti Martini
de Corìiam cam omnibus pertinenciis saia , quas qoidem ee-
olesias dietns P . episcopas Aagastensis dedit et cencesMt
per commatationem in perpetuasi dieto Ayisoni proposto et
fratribus «aneti Egidii de Verrez prò ecclesia sancte Cohimbe
de Chalvenzo cum omnibus pertinenciis suis , utrarumque
paroium utilitate pensata , volumus et confirmamus . In cuius
rei testimonium presentes litteras sigilli nostri mammine
dut hnus robOrandas . Datimi anno Domini . cc® . xl® . it® .
niènse inaio , dominica prima post Ascensionom Domini.
XCVIII.
fonifaoe , évftque d’ Aoste, et Aymon, prévót de Verrès, se font
remise réciproque de certains cene.
Scriptum permutationis facte inter dominum Episcopum
et domum sancti Egidii de quadam pecunià,
1225.
Notum sii omnibus tam futuri» quam presentita* quod
B . W Augustonsis episcopus ex una parte > et Ayme prepo-
situs sancti Egidii et conventus eiusdem loci ex altera ,
commutationem inter se fecerunt talem videlicet quod dictus
, , . . . ■ ^ t - ' r
(1) Pierre.
(2) Bonifaoe.
114
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CARTULÀIRR. DB l’jSTBCHJÉ D* AOSTE
297
episcopns concessit et contulit in perpetualo domai sancti
Egidii et servi toribus eiusdem domus sii . denarios annuales
de illis xx . solidis annaalibus , quos ecclesia sancti Victoris
de Chalant O) faciehat dicto episcopo annuatim . Djictus vero
prepOsitus , d« oonsensu et volantate capitoli saneti Egidii,
concessit et contalit in perpetuarci dicto Augustensi episcopo
et saccessoribas eias illos xn . denarios annuales , quos illi
de Ayllan < 1 2 > faciebant annuatim diete domai sancti Egidii
nomine illarnm rernm qnas Yporiensis ecclesia solet habere
in diocesi Angnstensi qnas illi de Ayllan tenent . Pretecea
donavit in perpetnnm dicto episcopo Angnstensi et succes-
soribns eins idem Aymo prepositus , de consenso et volnntate
capitoli sancti Egidii , totum illud ius quod domns sancti
Egidii babebat in ipsis rebus , si ibi aliquod ius habebat
ipsa domus ; ipsam tamen ias , si posset legitime per scripta
vel alio modo comperiri quod dieta domus ias aliqaod aliud
preterqaam xn . denarios annaales et illis rebus haberet ,
donavit eidem episcopo et saccessoribas eius , sub tali forma
quod sepe dictus episcopus , considerata qaantitate et qua*
litate ipsias iuris ad existimationem bonorum virorum , cum
dieta domo super ipso iare debeat convenire . Actdm est
hoc anno dominion incarnationis m° . cc° . xx° . v° . in festo
sancti Yalentini ( 3 > ; et hoc totnm factum est de consenso
et volantate capitali Angus te nsis . Ut autem presens scrip-
tum robar maias habeat , dictas episcopns dictasque pro-
posito , rcecnon et capitatimi Aagustense , voluerant pre-
ssatela paginam mgillorum suorom patrociniis roborari.
(1) L’égliae de Saint-Victor de Challant dépeodait alors déjà de la
prdvòtó de Verròa.
(2) Les aeigneura d’AUian étaient feudatairee de l’Eglise d’Ivrée et pa-
yaient dea redevancea au couvent de Verrès, comma nous l’avona yr.
(3) Ce serait le 14 février 1226, d’après le atyle moderne.
H5
Mlac S. II, T. Vili. 20
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JOSEPH-AUGUST* DDC
XC1X.
Jugement arbitrai renda en faveur de l’évéque Jacques à l’en-
contro des frères Odon , Godefroy ut Vuillerme de la Portò
Si-Ours, au sa jet d’une maison située sous Paro de la Porte
Prétorienne.
Scriptum de inter Portas W.
1215 environ.
*
Cam orta esset discordia inter dominum Ja . Augusteu-
sem episeopum ex una parte ( 2 > et dominum Oddonem ,
Gotafredum , Wllelmam fratres de Porta sancti Urèi $•'
ex alia , super illa parte domus anteriori que est sub arca
porte :. disoordiam ad concordiam volentes revocare ab
utraque parte , promiserunt in Uldricum conversano sancti
Urei , olim ministerialem domus de Porta sancti Ursi ( 5 > , et
Gonradum, theutonicum , et Nocherium de civitate et Pe-
trum foruarium , promittentes se stare dictis illorum et pre-
cipiendo eis sub excommunìcatione et sub fldelitate ut di-
cerent rei veritatem secundum conscientiam suam . Unde
isti tam (Jistrictum recipientes mandatum dixerùnt quoil
( 1 ) 11 s'adii iét de la Porte Prétorienne.
r ( 2 )>L,’ 4 tècpiSi Jacques 4 e Por Uà mentionné dani oa docuraeat w mégtf
à Aoste que de 1215 à 1219 .
( 3 ) te Beigneur Odon de la Porte Saint-Ours est cité par dó TilHèr
(Ghr<m*> M4. des fam&et 'nobles du Duehéi fldaporte, Saint+Ours}; lem deux
autrea frères GodeGroy et Vuillerme lui sout iaooanua.
( 4 ) Lee selgaeurs de Quart avaient autrefois leur manoir à la Porte
Prétorienne, et doanaient en fief à dea particuliers lee maison* qu’iU
posrédaient en ce lieu.
( 5 ) A cette époque, il y avait des lalques qui renon$aient au monde
pour se consacrer au Service de la Collegiale de Saint-Ours, sana entrer
dani leò OWtres eadréé j dé là té no m de convers qui leur fòt don né.
( 6 ) Theutonicum, allemand.
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CARTULAIRB DB l’BVECBÉ d’aOSTR
a xl . annis citra non viderunt aliquem dominura de Porta
s&ncti Urei habentem vel reclamantem Tei pensionem an-
noam recipientem de anteriori parte predicte domns . Ad
hoc, interfuerunt B . .0) prior sancti Urei , Aymo capellanus
de òuna (%., Rifqrius minister episcopi , Boso de Arca et
alii quamplures .
C.
^ierró V próvòt du Mont-Joux , rcnonce en faveur de l’évéque
' fkrtriface àtotts ses 'droits sòr dea possessione à Lanry et'l
iPecejiisyu
1 ; Scriptum rerum de Lanvy et de Pezeyney.
1229 .
t , ■
' détte charte a été publiée par les soins de L . Cibra-
riodans le tom li. col . 1306 , Hist . patr . Mon . , et
se rapporto à ane cession que le prévòt de l’hospice du
Mont-Joux fit à l’évéque Boniface de tous ses droits sur des
bieiis situés à Lanvy et à Peceyney , territoire de Charven-
sod . Le texte de Gibrario a quelques feutes que nous nous
pennettoBS de corriger . On y lit possessionibus iilius , au
lieti . de « possessionibus illis » , — sigillo prepositi , au
lieu Ae « sigillo prefati prepositi . > Panni les témoias de
ra$e> a , été omis le nom du chanoine « Petrus de Olgina
(Ugine) . »
(j) BpnUace de Valpergue, avant d’etre éveque, flit rev&u do la di-
gnità de prieor de la Collegiale.
(2) Ouna 9 Hóne.
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300
JOSBPH-AUGOSTI T>OC
CI. .. .
Jugement arbitrai du prévòt de la Gathédrale sòr un tLiflérend
antro l’évéque d’ Aoste et le prévòt da Mont-fon*. 11 1
•: ..'i; >
Scriptum de Ecclesia sancii Georgii. <*>
San* date. '
Cum in pluribas articulis inter dominum W . ® Atgu-
stenaem episcopnm et P . W Montisiovis prepoatam orta foértt
discordia , ego S . W Àngnstensrs prepositns , ex consenso
utrinsque partis , prestito inratnefito sitìat setytferitis déeh-
rabant, firmiter inter eos transsegi . Cam etenim prepositns
asseret < 1 2 3 4 5 > episcopnm in lx . libris et eo ampline albi teneri ,
et episcopns versa vice prepositum in xv . modiis annone et
eo amplins sibi teneri allegaret , ita in pace ipsis consen-
tientibns questionem istam redegi . Domino ondai' episcopo
precepi nt decem libras infra terminum sibi prefixmh pro-
posito persolveret , necnon et prepositus de iam dieta annona
qnod ipsam domino episcopo reddiderat per legittimos testes ,
vel per personas illas si idonee essent qui eam reddiderant ,
probaret ; residua m vero quod probare non posset domino
episcopo sine difficultate persolveret . Preterea super quadam
(1) Il est question ici de i'eglise de Saint- Georges de Pollein y qui ap-
partenait jadis à la preste du Grand Satnt-Bernard.
(2) Le Cartulaire n’exprime que la lettre iaitiale W, Nona crowas
qu’elle déaigne l’éveque Valbert, parco que celui-ci était contemporaìn de
Pierre, prévdt du Mont-Joux, meatiouné dans la présente chaHfe. *
(3) Pierre. _ t , Mr
(4) L’initiale S ne nous laisse pas soup9onner le nom <Ìu prévòt qui
figure ici. Lea documenta du 12* et da 13* siòcles ne citent a oc a a prévòt
de la Gathédrale, dont le nom commence par & Serait-ce David de Sotor?
(5) Il faut lire « assereret ».
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CARTUL41B$ DB L’j&V&Bà D A03TI £01
ecclesia sancti Qeorgii quam prepositus Montisioyis possidet ,
dominas episcopus legem diocesanara sicut in aliis ecclesiis
religiosorom de episcopata suo affirmabat se habere , quod
totuip ( prepositus ei denegabat , proponens quod ecclesiam
iilam exetjaqttwn. a. iuridictione episcopi, Augusten^is ab ar-
chiepiscopo Tareutasieusi eam possidebat . Ego vero questio-
nem istam sopivi , quod. si archiepiscopus infra terminata ,
quem prefixi eis , iastis et rationabilibus causis posset ipsam
sibi defendere , qnod episcopus iam dictam ecclesiam prepo-
ste in pace rqlinqueret , Si Toro prepositus in dofensione
,-Ìsta macero t , episcopus idem/ ius , qnod in, , ceteris ecclesiis
iceligipeprum de ; episcopato, eoo baierei, in. istauri elapep ter-
mino qin,iam eKpsus est habeat .
ii \ f , -
• ir <i\ ' .j i- .■» . . » < . ...
■ Oli.
4<oeoard Pév&yie l ’ Affittì et lea noMes Pierre $t,Gk> 9 tier frères
j t jìft Q^eeea » f au sujet de droits féodaux.
r. * .•* - - ... :#; .
, , T ^ r v Scriptum feudi de Grazano.
•hr-f. .* * iJ. -, •; - r - 1^34.'
ri>v . t /. ■ . . . .
< WBn ^ us Wl. cutn olim disicerdia din bjdàta
fuerit inter domum episcopalem ex una parte et nobiles viros
Petrum et Gonterium fratres de Gradano G) ex altera super
qoibnsdam rebus feud&talibus , quas dicti nobiles, ab Augu-
ate^r^pétebant episcopo , et super usagiis qnibusdam que
episcopus Augustensis ab ipsis petebat nobilibus nomine diete
domus episcopali , tandem inter dictas partes amicabilis
r Ttr-1 — _ ■
(I) O radano, Gresaan.
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30?
JOUPH-AUOU8TB DDC
interrenit compositio de consenso et voluntate utriusque parti*
per manus benorum et prudentum viroram Jacobi de Cirino f 1 )
videlicet et Aymonis de Guriis canonicorum Augustensium ,
talis scilket quod Uoet dieti fratres habere dicerentur tria
fenda de ipsa domo episcopali , tamen dicti composi tores bono
pocis et concordie intendentes et omnem materia m discordie
renioveri in perpetuimi cnpientes , quia super distinctione
feudorum ipsorum certificare nequaquam poterant , voluerunt
et ordinarerunt ut ipsa tria feuda prò unico feudo in po-
sterum reputentur et habeantur , et prò ipso feudo fiaoi
episcopo Angus tensi dno homagia sire hominia , quorum
utrumqoe fiat ipaà episcopo melius quam adii domino , et
preterea fiat ipsi episcopo prò hoc feudo homaginm a ire
hominium melius quam alii domino , salvo uno, domino r
Item prò hoc feudo debent ex pacte fieri et reddi »n-
nuatim episcopo Augustensi dno equi seeuudum genecafem
consuetudinem patrie a laici» et iuter laicos super equis
obsemtam , qui prò feudis debentur et fiuut . Item prò hoc
feudo debent fieri ipsi episcopo ccc . solidi de placito , quando
placitum acciderit , ita tamen quod in morte cuiuslibet ra-
sali i ipsorum trium vasallorum reddantur ipsi episcopo c .
solidi . Item dicti nobiles nacaon et eorum successoros de-
bent ex pacto esse contenti illis rebus quas iq die hnins
compositionis habebant , nec aliquid ab ipso episcopo rei
successoribus eius debent potere nomine huius fendi tanqoam
ad se pertinens iure feudatario , neque in aliquo diminuere
rei turbare ipsi episcopo osagium suum supradictum ob ali-
quam sui feudi diminutionem quondam factam ; Pactnm
etiam quod ipsi nobile3 et eorum successores debeant tenaum
equum anuuatim fecero episcopo Augustensi secubdum su-
(1) Omino, Cerini en Tareataite.
1»
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CARTULAIRE DB L'tvtCBi d’aOSTB
393
pradfctom modani, si aliquando massam de Tovacio W quod
ad sfe ; credebant ipsi nobiles inre feftdatario pertrnere ad ma-
nata eornm devolverete per manam episcopi Augustensis ;
pto hòc adagio debet episcopns AugnStetasis manatenere eis
hòc fèudam rationabiliter . Hes autem ipse sùrit Ibte : qriè-
dam decimaia Neyran M , et illa portio decime qnam habent
in Bmpailan , et medietas decime GFraciano , et fendum
quod Bay mandus de Villa et fratre9 eius ténent'ab illìS ,
et feadam quod Qaido de Casaleto canonicns tenet ab eis ,
stoni febflò de Arzei , et salvo casamento de Vlleta qne est
ta lnfto ( 1 2 * 4 * 6 7 > : , et feudam Wllelmi de Angusta, totem scllicet
id quod Wìlelmus tenèt ab eis a Daria usqué ad Horitem-
iovis , salva una pecia prati que'iacet insta ripam . Item
fenduta Petti de Crista et ftudum illorum de Prato ét deéirna
antìqaa quam Ja . (Jacobus) de Stipulis tenebat ab eis inter
dnó Bdhtègia , et fenda que G-nigo de Gradano et GuWhaft
Pribf ténent ab eis a torrente de Nnns nsque ad aquam
de 'EfiesW , et decima quam illi de Onriis tement ab eis in
Amavilla , et feudnrn quod tenet ab eis in Valledigna' The-
baldus de Onriis miles , et feudum quod tenent ab eis illi
de Etajuétìey , et alpis de Lendion cnm snis appendicite et
alpis dè Rnines qnam tenet Petrus de Curiis miles . Actnm
est hoc apud Angnstam , anno incarnationis dominice m* ; oc 4 .
iti* . mf , torcia die intrantis marcii ^ .
(1) Tovacio, mas de Toas à Qressan, près du chàlet da Chacar.
(2) Néfran, bameau de Bristogne?
, [ J$) i E$npallan ? rógion aa pied do la colline de Chanr$nsod.
(4) C*est probablement le viltage de Villedessous.
fi) Friot; la famillo noble de Frieur ayait sa maison d’habitation près
de la porte Vendane.
(6) lei sont dósignéa les torrente de Nus et de l’Hellex.
(7) Ce sorait l’an 1235, d’après le style actuel.
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J 08 ÉPH-AOQOSPTH DOC
, * . , • ■ i . j 4 . i ' w n .
' ' * “ ■’ ■' CHI. " ' ■ ' '
' I, < • ■ ■’ J • r r . ì T'jg
GoAbrorena au sajefc ,d* dime» entra i’.óyéq^e . «t lea,,6Je
de Jaoqsws de, Vacherà salvie de la senience arbitrato.
■ ■■ ■ • - ■ >, • ■ ■ j;;-
Scriptum de. Vach t a,yri , (1 - , ,
. < . - • ; ... 1237. - .... >•' ... • .u r ••
< \ ' ■ • ’ il ■ t. » ‘ *, 1 1 * ’ ]? ’ ‘ f I . 1 . ’
- Universi tam. proseutjbus, qpam Jfyturis qpijws .prq^tìi^
scriptum, innotnerit Ja . (Jacobjus) de Civipq ,,Aymo de.Qurita
CftMfiniflt Angwtftnses in saluti» austere salutoni ..Nojfcum sit
omnibus qaod cum causa verteretur intor domina?»
Apg ustensem episoopum ex una parte , et filios quondam
Ja * (Jacobi) de Yacbaria ex altera , super decimis npvaliopa
pratorum et agrorum existentium infcer duos fluyips,. Bau-
tegii ^quorum nomina infra camdem pagiuam Cont in ental ,
et ipsi in ius et in causa dominum P. ( 4 ) militem de Gra-
dano nominaasent , ipse P. miles promisit se stare prò eis
in causa ; sed cura ipse causara ipsara coram episcopo pro-
sequi non , curasse! nec iuri parere , dominus episcopus fqcit
citali et conveniri eumdem P. militem per priorom sancii
(1) Cotte charte a trait à un jugement arbitrai repdu en faveur de
Tévèque Boniface et à i’encontre dea fila de Jacques de Vacheri, au sujet
dea dtraeB dea terrea aituóes dans la ragion Entre-lea-deux-^Bothier. Ce fat
un dea deacendants de la Camillo de Vacheri qui acquit lei droiU v de le
maiaou noble de la Tour à Etroubles.
(2) Boniface.
(3) Ititer duos fluoios Baulegii. 11 faut aavoir que, dana lea tempe pe-
culi, le Buthier coulait tout entier soua le pont romain du Pont de Pierre-
line grande inòndation survenue, avant le 13* siècle, lui fit òhaùger de lit
et prendre la direction qu’il a actuellement. Toute l’dtendue dee terrea
aituéea entro le Buthier et la Rive du Pont de Pierre scappella encore
mai atamani Batre-deux- Buthier.
(4) Pierre.
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CABTULAIBE DB l’ÌTÈCBÉ d’ AOSTE
305
Michaelis de Mnstier W per lìtteras sommi Pontificis ad
priorem eumdem obtentas , et com ipse P. diebos sibi assi-
gnatis noloerit comparere nee mittere responsalem , ipse
ptfer utìetoritete litterarom Sommi Pootiflcis sepe diefcam
P. proptór eius contomaciam rinculo excommoaicationis in-
nodarit ; tandem a partibns ad nos scilicet Ja . de Girino
et Ay . de Curiis canonicos Augustenses super illa causa
tanquam in iudices precise ftrit compromissnm , prestito in
mano nostra sufficienti ab utraque parte de parendo iuri
caritione . Nos rero instanti negotio finem imponi cupientes
et causttm compositione rei iudicio rolentes terminare , par-
tìbus in nostra presentia crtatis , lite contestata -, testitms
productis , attestationibus publicatis , rensntiatione &cta pu-
Mrcationi cumtestium , nec ab adrersa parte aliquid obie-
ctmn ftterit in dieta rei personas teetium , constitit nobis
dominum episcopum legitime probasse intentionem sua* ,
ridelrcét qnod' possessiones ilio noralium , super quaruni de-
cnnis causa agitata est , a xl . aunis citra ad cultura* et
ad frutiflcandum sunt redacte . Auditis ergo trine inde ritie-
ni bas , propositionibus propositis , nos cognosceutes quod laici
taids decimas de iure iu feudum contro Constitudonem La-
terinensis Concilii que incipit Prohibemus dare non possunt ,
nec decimas noralium occasione decimationis antique , quamris
decime sint eis concesse contro Decretateci pape Innocente
Tua usurpare , predictas decimas noralinm pratorum et
agromm inter duos flurios Bautegii et circa loca adiacenza
existentium ad eamdem decimationem pertinentium , sicnt
per testes legitime probatnm est , domino B. Augnstensi
episcopo eiusque successoribus per diffluitivam sententiam
(l) Ity mv&H 2t Modtiefs, dami le sitale, un cotiveat de domi-
nicains appeté le prieuré de Saint- Miebel. Il passa, dai» le quitwième
«italo, aux Gordeliers.
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joatra -Auaurrc t>vc
adiodkaarus poesideodas , sep»' dicto Pv nfiiti .
super predàetis deolmis tam existentibas qnam f*tur»qoo*ra~
li biu parpetmim silentium imponente» , non «bstuate iam
aliquo quod diotum olim faerit in cwnposUioae- qfsmd&m -facta
saper quibnsdam rebus feodataliboe et osagiis per manam
nostrani' inter dietimi dominum episcopem ex osa parte et
prenominatom - Petnun nitttem et' Gonterinm fratrem eios
ex : altera . . Meminimus enrn et prò certo • habemas «i veri-
tati peri» bentos testhnonìnm , condtemnrqaod inipeiuseoro-
pemtionis traete to -de consensu et volante te ntrlasque pOrt»
nonònatim et esprèsse reservata fuit donino Àugustensi
episcopo potestas repetendi deci mas novalinm pratora* et
agvoram iaeeutim intee duo» fluvios Bautegi* , si repetere
veliet eas . Ad «uins rei perheniwm memoria»! presente»
pagina» sigillerai» nostroram mnnimine tbcùans commnnìri .
Actnm est hoc anno Domini a* . cc 9 . xxx 9 . vn° , xt 0 . . Ira-
leadas italli in claustro ranote Marie- W. Testes fneraaft afa-
gister Wlielmos , Guido de Oans&leto , Qiroidus de Biro ,
canonici Augustenses , Johannes de Stipalis «apéllana» y Ugo
canonicus sancti Egidii et alii qnamplores . Nomina posses-
sionnm sant hec : terra Jordani merciferi qnam tenet Ber-
nardin Escbino , item pratum eiosdem Jordani , item terra
Goidonis Polet qnam tenet Aboneius , item co»ba prati
hospitalis ( 2 ) prò parte , item pratnm Wllelmi Balhiquod
tenet de hospitali , item terra eiosdem Wllelmi Balbi , item
pratnm Nicholay Fabri (®) quod fuit Wllelmi Caeeiet Stralli ,
item pratnm Poncii de Cor , item terra Petri de Gholan ,
(1) Il y avait dono déjà au 13 é siede un cloftre attenant à la Cathe-
dra le. Le cloltre actuel date de 1460.
f k \&/ Cét Mpitfcl tst laseri blàbtemorit ÌTtòpftal de la Porte^Sàldt-Oan.
(3> J La (attillo do Fabry oceapaH, dès le quatorrième elètto, in poste
d’honneur dans les rangs de la noblesse du duchó.
1 «
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CARTOLAI!»» DI l’ÉVÈCRK d'aOSTB
8Òt
ite» terra nepotis de Boxa quam emitab Almadrico Nacharin,
ite» prato» Wllelmi de Venz W , item terra Am&ldrici Na»
charin que est iuxta Bautegium , item pratom Nieholuy
Fabri et prifigoonun eios , ite» terra eiuedem Nicholay et
Siephaui privigai eios , item magamo pratum Poneii de Oer
ave Almeimi , item pratom Baudaiai , itera pratom Wllelmi
de Vena altra ripara , item pratum Aymonis , de Ripa et
Johann» Betet de Porezaoo item soperior aoguh» terre
Diderii , item peciola prati quod est Wllelmi MatheUe quod
teneti’etimdit Petoas de Platea , item terra et pratom filli
Johann» Symioo , item terra Nicholay Fabri , itemi pratum
Boso«b Erif Fabri quod est a grossa potrà -citra Amaldrioi
pratum « piscia dicitur ; quod totum pratom ipsius Bosoms
est Dorate, item pratum Hugonis de Area quod tenet a Gri-
done , Polet , item prata terre eiusdem Gnidonis Polet que
tea#t Aymo de sancto Remigio , item due partes terre Ori*
spòsi |«am emit a Rege de Montaguay item due: partes
terre ei adderai; fiegis que iaeent insta eaodem tema ipsius
Crràpioi iu Wontagny
' •-* ' •* ’ . * * j .
'M.ì -IV •,-_ • .
: CIV.
Hoi&taage cfó fidélité à I’évéque d’ Aoste per les seigneurs de
itf 1 . . 1,(1 ■ ■ • ■ '
'^SériptttfH fàiìte fidelitatis àb illis de Chr ozono.
La présente charte est relative à l’hommage de fidélité
t*. , .
(1) Vmz, Vene est un hameau dlevó de la partisse de S*int~Nicolas.
(2) De noe jourt ancore, un mas de terrea situéos sur la paroisse de
Saint-Laurent d'Aosta s'appella Montagna?.
1*5
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MB J 0 tpPSfc»A 0 O 9 ftT* WJC
lea-seigMMSi de Gnesean Gontier ,,Jeeft sqii. JEUs ,,,et
Pietre, so? frère.prètèren^ à Wt&W« Bontfacq ^t r ^n»-
prittée 'dans le teak 4 . Ch. col. 4325 Hist. patr. Mpn.
None y remarqaons l’étrange mot de calerti^; il feqt y ^o]^-
tituer « de Orseriis . »
Conoession , sona forme de compens&tion, à Févéque Bonifaee dee
droits qae Vuillerme, vidomne d’ Aoste/ avait sor la dime de
grain de Turrille.
’ , ‘*’ r < i i»K >;*, t i !• ' i» ;f f» nv , ,.ftnS^
„ .. r&riptW decime de
•' ' ' ':ì '• I2?t; * >(•.■'! i !- i -vl-n.i tir:
'i ;
: 1 Notato sit omnibus qood W.^lde fltr#ómi«!*i«edoM0s
Àhgnstetids 'cOnèeMt et «tìignuvit i« perpetrimi ifotfMAagn-
Stend episcopo et suece&oribos eius > tetpm iUmi iarliDod
ipse W. habebat in decima grani de Tornii , hoc conoessit
domai episcopali in perpetuata in reCompensationem dttonun
sestariorum siliginis quos ipse W. et fratres stri - debebànt
fecero annu&tim diete dottai episcopali poro elemosina' peto
eorum , et in recompensa tùmein illornm xl . sofìdeeoim qws
prefatas Boné&eius episcopo» accomodaTerat qnandam pre-
dici» Wiielao . ÀoUm eet feto: anno dnmiiice
. co* . xx° . vn° . mense marcio v Interfoerunt testes Gaigo
de Gradano miles et frater W. et fra ter tfartinos conversi
(1) TurriUy, TunrilU eat un h*ma*u da la paroU^e da Jotenstn.
(t) Vuiljaroe,,,, 0 i
(3) Boni face.
m
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CARTULATRR DR L*ÉVÉCRé D*A08T*
diete domtiS epfeeopalis <•> , et Robaldas et Gheìetas serrieotes
dentini episcopi Ut fcutem boe ftrnnnn siti et stabile , veinit
utraque pare nt preSens pagina sigillo sepedieti Wllelwivi-
cedonni nrtniretur. ’ 1 * 3 r - > ■/*
. -.il: . . • V'U
CYI.
Le chevalier Pierre Adhémar se reoonnait feudataire de révéqoe
Bonifaoe pour des possessions à Osain et à Qreesan.
’ In' <n ■[ Scrfotum de psaituj \ ^
1228. , . !
Notnm sit omnibns quod Petrus Aldemarius miles , anno
dominice incarnationià n° . co 0 . xx* . vra® . feria seconda que
fnit pridie kalendas febrnarii 0) , confessns fnit domino B. < 4
Angnstensi episcopo coram testibns infra scriptis , in daustro
Auguteosis anatra ecclesie, auto capitataci , quodi quicquid
ipea/Petrim irei attua per eim habet nel tenet io lece qui
dicita' i OsaiÉg i qnkqnid illad sit caltom rei ineultum cubi
pasouis et nemoribus , et ubicumque sit in ilio loco in
monte vel in plano , totum est de feudo episcopi Augustensis .
Hoc autem totum cum omnibus appendiciis , videlicet cnm
fidetttatibas ,.bompgiis , serrici» et omnibus atus proveodi^us
et nsibus ipsarnm rernm , necnon et unum campnm quod
ipse tenet per feadom ab eodem episcopo qui iacet ad Gra-
dami* , qiem campum domina Bonjoy colere solet et tenere
per eumdem Petrum , misit eidem episcopo et soccessoribus
(1) Il paratt que Yuillerme et Martin ici mentionnés étaient des reli-
gieux attachée au serrioe de l’drèque, puisqu’ils sont qualifiés da nom de
fràree.
(?) Osaing est un vilfage d'AymavilIe Saint- Martin.
(3) D’aprèa le style actuel, ce serait le 31 janvier 1259.
(4) Boniface.
127
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m
iostn-ivQwm noe
de ipse Potare fa rectom convadimn prò xl . libris nove-
rata secusmoruttl ; de placito antem si acciderit antequam
hee gageria eeset redempta , distata et paetam inter eos qnod
medietas ipsim placiti sit ipsins Petrì rei fili! eios , et alia
medietas sit episcopi . Hoc totum factum est de consenso et
voi untate Amedei din ipsins Petti. Item si fpée Petros decederci
et dictus Amedeos Alias eros vellet hoc redimere , lioeret ei
redimere . Teste» sant Johannes lunbardus d> , Anselmas de
Perron , Jaoobos de Monte alto , Petrus de Delbia , Snido
de Gaasaleto , Aymo de Oariis , Jacobas de CiTins sabdiaconi
et canonici Aagnstenses , Wllenctìs de Àmavilla qui cogito-
minatvr presbiter t Villencus de Bolsa et Ebrardos de Gradano
conversi sancti Urei , frater 'WHelmua et freter Martini»
conversi demos episcopali» et malti alti clerici et lattei ; et
9olutionem diete < a > sibi factam fuisse oonfeesus est idem Po-
trae coram pluribos et dioto loco soiHcet ante capitolato .
Ad maiorem horum conflrmatìonem volait atraqae pars ut
presene pagina necnon et similis ab bae per alphabetom
divisa sigilli» dkti episcopi et capitali Aagustensis mam-
rentur .
CYH.
Ante dereconnaissance de Biohard d’Allian vera l’évèqtle Bonifaoe.
Scriptum manifestationis fèudi de Ailan
rS25.
Notum sit omnibus tam futuris qoam preseti tibus quod
(I) Le ebanoine Jean fot anrnommé le lombard, parca qu’ii teit ori*
ginaire de Cigliano , diocèae de Verceil ; il devint pina tard archidiacra de
la Catbédrale d’ Aoste.
(?) Diete, ajontez « gagerie » mot omis par le copiate.
(3) Alton , Allian à Ajmaville.
128
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CARTULAIRE DE L’ÉTÈOHÌ D'àOSTE
311
Riehardusde Ayl&n anno dominice incarna tionia **i. oo° . xxT .
T* ,.kaUada3 marcii <D confessila est in iudioie quod totum
iUqd quod ipso Riobardus per se. rei per aliata hftbet a
Pwtedel (2> soperias , qaiequid iliud sit euUuavel inoultam
nt f et^st de reitate que quondam fherat ecclesie Ypori*
gioirò > qqam Benefaoias episcopi» Augnatensis emit ab
episcopo Yporiensi , salva tanaen con dein ini que 4ocet in
ìfiaya^' inter fluvinm et meta», que est fisa bit domo , et
de- lercia parte est finis huius condomino torretta , de mi* .
raUis de.Beringavel , et salva condemina qnam teoet. ipsè
Bichaldps ab illis de Causaleto ( 4 ) , que condemina iacet in
Cogqia et dicitnr condemina de Ayllan . Hoc autem 4o-
nayit dictus episcopus Angostenaia ad rectmn feudo» ipai
Richardo et crani eius heredi tam fornellino qua» ma-
scolino prò ut . selidis de placito quando acciderit et prò
m.donariis de servitio annuatim reddendis in feste sanati
Uartùp . Pro hoc antem feudo fedi ipso RicaJdus homi-
uiuot diete episcopo Àugustensi melius qnam. alii domino ,
salvia, doobna dominis et salva amissione terre . Preterea
sepe dictus episcopus Angustensis donavit et remisit ipsi
Richardo in perpetuum et omni eius heredi quicquid idem
Richardns h&bet per se vel per alium a dicto Ponte inferius
quod ad ipsam reitatem pertineat . Verumtamen si ipse Ri-
catìus per manum iam dicti episcopi recuperaret aliqnid de
reitate illa quod sit a dicto Ponte inferius , illud debet ex
pacto hahere et recipere in feudum de prefato episcopo Au-
gustensi . Ut autem presens scriptum robur habeat in per-
petuo» ; tfeiuertint ’ tato dictus' episcopus quàm dfctns feichar-
129
(iy Selon le atyle actuel 25 février 1226.
(2) Pontedely Pondel, h&meatt d’Aymaville.
(3) Kiaya, Vièyee, autre hameau d’Aymaville.
(4} Lea seigneura de Chesalet possédaiaut des terrea fr. Cogne,
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31*
joufs-acoosts ove
dite at presero pagina sigilli* eiosdem epìscopi et lordasi
prìoris sancti Urei et capitoli sancti Urei et Wllelni vice-
donoi de Ornano muniatur . Testes foerant dietns Jordanos
prioT et Oonteriro et Michael canonici sancti Urei , Jaeotms
de Villa saeerdos , Ajrmo de Cognia saoerdos , P. (*) de Delbù
sacerdos et Baodoinro canonicos sancti Urei , prelati» "W.
vicedonnos et P. filins eios , P. de Grazano miles , et En-
rardos de Orazano miles , Bobaldns , Gillavoldro minister
de Conia , Jacob ro filins ipsius Ricaldi et molti alii tam
clerici qoam laici .
cvm.
Acte de reconnaissanoe du chevalier Voillerme d’AUian vere l’évé-
que Boniface.
Scriptum de feudo de AUan (' (I) 2 3 * >
1*25.
Notom sit omnibus qood Willelmro de Ayllan miles,
anno dominice incamationis n° . cc° . xx° . t° .,xii° . k&lendu
aprilis in festo scilicet sancti Benedirti < 8 ) , confessile est in
iudicio eoram pluribus quorum nomina scripta sunt inferii»
qood totem illod qood ipse Willelmro habet per se Tel
per aliom a Pontedel superios quicqnid illnd sit coltom
vel incnltum , est de reitate que fuit quondam ecclesie Ypo-
rigiensis quam reita tem Bonefadro episcopro Augrotens»
emit ab episcopo Yporiensi . Dietro vero B. episcopro Au*
(I) Pierre. Ge mème nom repond ani deux initiales P, qui snirent.
(8) Gotte charte réfléchit le m§me objet que la précédente.
(3) 21 mare 1226, d’aprèa le stjle moderne.
tl30
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CARTOLA IBB DB L’BV&CBÉ d’aOSTB
313
gostensis donavit et renóait de consensi» et voluntate capi-
tali Augustensis in perpetuum ipei WiUelmo et omni eios
heredi feminino et mascolino totum illud qood idem Willelmos
per se Tel per aliam habebat ipsa die a dicto Ponte inferios
qood ad ipsam reitatem pertineat . Preterea prenommatos
B. episcopus Aagustensis de eoimilio et consensu capitoli
Augustensis donavit et concessit ad rectum feudora prefato
WiUelmo militi et osmi eios heredi feminino et mascolino
totani iUod ‘qood ipse Wfllehane per se vel per aliom ha-
bebat a dicto Ponte superine ; et hoc prò v w solidis de
placito qoando acciderit , et prò t . denariis de serritio in
festo sancti Martini reddendis annoatim . Pro feudo hoc etiam
fecit idem Willelmos hominium dicto episcopo Angostensi
melios qoam alii domino , salvia dominis qoos ipse Willelmos
habebat in ipsa die et salva amissione terre . Ut aotem hec
iq perpetoom firma permaneant , voloit otraque pars ot
presens pagina sigillis dicti episcopi Aogostensis et capitoli
Aogostensis et Willelmi de Graczano vicedonni Aogostensis
moniretor . Actom est hoc apud ecclesiam sancti Stephani
de Graczano inter ipsam ecclesiam et domom sacerdote . In-
terfherout testes Aymo de saneto Stephano et Bernardns
Sàrioth canonici Aogostenses , Godterios et Michael sacerdotes
et eanèmci sancti Ursi et P. W capellanas sancti Johannis
Aogostensis , Earardus de Gtaeesno , Quigo et Baymondos
milrtes nepotes dicti Eurardi , et dietus Willelmus vrcedonnos
et Petros filios eios. -
Jl) Ptorr»
431
MUe S. II, T. Vili.
81
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914
joasra-iuausn duo
CIX.
Acte de reoonn&issance de Fierte et de Cécile ea /emme vera l’évé-
que Boniface.
Item de rebus eiusdem loci.
1225 environ (1).
Notura sit omnibus quod Petrus et Cecilia uxor eius con-
fessi sunt in indicio totum illud quod ipsi per se ve! per
alium h&bent vel tenent a Pontedel superius esse de rei-
tate que fuit ecclesie Iporiensis , quam reitatem B. W epi-
scopus Augustensis emit ab episcopo Yporiensi . Ipse vero
B. episcopus Augustensis donavit eis et eorum heredibus
tam in feminino quam in masculino genere ad rectum feudum »
prò tribus solidia de placito quando àcciderit , et prò uno
denario de servitio annuatim reddendo in festo sancti Martini ,
totum illud quod ipsi Petrus et Cecilia uxor sua per se vel
per alium tenent de ip3a reitate , ubicumque illud sit in
monte vel in plano, a dicto Ponte superius vel inferius . Pro
hoc autem feudo fecit et debet dictus P. hominium episcopo
Augustensi melius quam alii domino , salva amissione terre .
Teste* sunt Bauduinus canonicus sancti Ursi , Aymo de Cognya
sacerdos et Gonterius capellanus eius , Willelmus vicedonnus »
Eurardus de Gradano miles , Gillavodus et Gaufredus mi-
nistri , Johannes , P. (3) de Scalario et Aymo ministri de
Cognya , et Willelmus de Bagnes , et Bicardus de Monte
Buffo , et Falcho nepos eius , et Girodus de Casaletho.
(1) L’objet de cette oharte, étant le meme qae celai det precèdiate*,
en dètermine la date.
(2) Bonifac*.
(3) Pierre.
13t
%
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CARTULAfRB DI L*É?ÌCHÌ d’aOSTE
815
ex.
Aymon , prévòt de Yerrès , enjoint ad chevalier Vuillerme d’Allian
et consorte de payer 12 deniers de cene à l’évéqae Bonifaee.
1225 enyiron (1).
Àymo prepositus sancti Egidii necnon et eiusdem loci
conventus , nobilibus yiris Willelmo de Ayllan militi et con-
sortibus eius in Domino salatem . Mandantes vobis precipi-
mns in qnantnm possnmns quatenus domino B. < 2) Augustensi
episcopo et saccessoribos eius episcopis Yidelicet Augusten-
sibus de ceteró persolvatis pacifico illos xu . denarios an-
nuale? , quos nobis debebatis facere nomine illarum rerum
quas Yporiensis ecclesia quondam habuit in diocesi Augu-
stensi , quas tos tenetis , et de ipsis xu . denariis annualibus
dicto Augustensi episcopo et successoribus eius libere et
absolute de cetero respondeatis, necnon et de omni ilio iure
qood nos in ipsis rebus habebamus .
OXI.
Iia oheyalier Yilleneos d’Aymaville prète hommage de fidèlité à
l’évéque Bonifaee.
Scriptum de fidelitate illorum de Amavilla.
1237.
Il est question dans cotte charte de l’hommage de fidé-
(1) lift présente charte ne porte aucun titre dans le Cartnlaire. Elle se
réfòre à la eharte 98» ; celle-ci exprimant la date de (225 sert par con-
séquent à fixer l’année de la présente charte.
(2) Bonifaee.
«3
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310
JOSBPH-AUOU8T* DUC
lité dù à l’évéque par les seigneurs d’Aymaville . A cette
époque , la faraille de Challant n’avait pas encore de ju-
ridiction sur le territoire d’Aymaville . Le tom. i . Oh.
col. 1386 , Histor. patr. Moti. , contient le présent docament
transcrit fidèlement sur le Gartulaire , sauf un passage qui
doit étre redressé cornine suit : « fecit hominium domino
Bonefacio Augustensi episcopo melius quam alii domino ,
salva tamen fidelitate comitis Sabaudie . »
crn
Le chev&lier Yillenous d’Aymaville engagé à l’évéque Bonifico
le eens de 15 setiers de seigle à peroevoir sur uno dime.
Scriptum de decima de Toura ( x ).
1237 environ (2).
Notura sit omnibus quod Willencus de Amavilla miles ,
qui cognominata presbiter , misit in reetnm convadinm prò
xm libris B. ( 1 2 3 ) Augustensi episcopo et domui episcopali illos
xv sestarios sigali , quos Hugo de Sinzo < 4 ) quondam minister
de Sarro solebat facere annnales ipsi Willenco nomine illins
decime , quam dictus Hugo tenebat ab ipso Willenco , nbi-
cumque ipsa decima iaceat sive in Thora sive alibi ; et has
xui . libras, confessus est ipse Willencus se recepisse et Im-
buisse . Preterea notum sit omnibus quod dietns Willencus ,
(1) Toura, Thora vill&ge de S&rre.
(2) Cette eh arte est sana date précise ; mais corame elle est intercalò©
entro deux chartes qui portent la date de 1237 et qu’elles regardent
toutes les troia le mèrae persona ago, Villencua d’Aymaville, il est à pre-
sumer qua la date de 1237 est commune à tous les troia documenta.
(3) Boni face.
(4) Sinzo, Sarre.
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CàRTULAIBB DI L’ifÉOtté D* A OSTI
SI7
salato anime sue non immemor , et recognoscens quia minns
bene serrierat fendum quod ab ipso tenebat episcopo , con-
cessi et contnlit prò anime sue remedio super predictam
decimam xx . libras secusiensium novorum prenominato epi-
scopo et domni episcopali . Interfiierunt Johannes archidia-
eonus , magister Willelmus , Willelmus de Palacio , Girodus
de Gasaletho , Jacobus de Girino et Ay. de Guriis canonici
Angnstenses , et W. W de Yallepenigna < 1 2 3 > miles et frater
W . conversus diete domus episcopato et qnidam alii.
CXIII.
Villanelle d’Aymeville engagé à l’évèque Bonifaoe, pour 6 livrea,
la part qu’il a à la dime de Thora.
Scriptum de decima de Toura.
1237.
Notum sit omnibus quod Willencus de Amarilla , qui
eognominatur presbiter , confitens decimam de Torà esse de
feudo episcopi Augustensis , rnittit in rectum convadium prò
sex libris novorum secusinorum B. ^ episcopo Augustensi et
successoribas eius et cui dare voluerit illam medietatem to-
tam , quam diotus Willencus habet in dieta decima de Torà ,
et est fideiussor ipsi episcopo garendi rationabiliter hanc
▼ageriam . Hoc totum factum est de consensu et voluntate
Smardi , qui fuit filias Rodulphi nepotis dicti Willenci .
Actum est hoc anno dominice incarnationis n° . co® . xxx® . yn® .
(1) Vai Henne.
(2) Vallepenigna , Valpelline, paroissa autrefoia tré» étandua, diviste
aqjourd’hui en quatre paroissa».
(3) Bonifaca»
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3(8
josara-Auaosn noe
idra iannuarìi in domo dicti episcopi . Interfuerunt tertes
Johannes Lumbardra , magister P. < 1 2 > de Delbia , Guido de
Casaletho canonici Augratenses , W. ( 3 > eapellanra sancti Jo-
hann» Angustensis , Johannes sacerdos < 4 5 > sancii Eugendi ,
magister Johannes de Ancon rector ecclesie de A visio ,
fra ter Hartinra et plures alii . Ad maiorem autem confir-
mationem prenominatus Willencra presentono paginam sigilli
sai mammine roboravit . Gonfessus est etiam idem Willencns
se dictam pecuniam recepisse.
OXIY.
Villencus d’Ay ma ville renonce en faveur de l’évéque Bonifaoe \
tona ses droits sur la dime que Huguee de 8 arre teoait de lui*
mime.
Scriptum de decima de Toura.
* (839.
Notum sit omnibus quod dominus Willencra de AmavUla
miles , qui dicitur presbiter , finem et donationem et resi*
gnationem fecit in perpetunm domino B. Augustensi epi-
scopo et domui eira episcopali de omni ilio inre quod ipse
Willencra habebat vel habere poterat in decimatione ili*
qnam Hugo quondam minister de Sarro tenuit quondam per
ipsum Willencum , ubicumque ipsa decima sire decimato
iaceat sive in Thora sire alibi . Actum est hoc mino dominice
(1) 3 janvier 1238, selon le atyle moderne.
(2) Pierre.
(3) Vuillerme.
(4) Sacerdos, curé.
(5) AvisiOj paroisse d’Avise.
(0) Boniface.
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CARTULAIRC BK iJiviCBÈ u’aOSTK
31 »
iflc&rnatioais n° . cc° . xxx° . ix° . mense aprili . Testes sunt
Hugo capellanos dicti episcopi et canonicus sancti Egidii ,
magister P. G) canonicus Augustensis et frater W. < 2 ) con-
rersos domos episcopalis . Ad maiorem huius rei confirma-
tionem yoluit dictus dominus Willencas presentem paginam
sigilli sai munimine roborari.
CXV.
L’évéque Yalbert donne en fief à ses hommes de Cogne l’alpe
d’Ondezana, moyennant certainee preetations.
Scriptum de alpe de Oudezana in Quonia < 3 >.
1206.
Brere recorda tionis quod Walpertus episcopus Augustensis
concedit suis hominibus de Cognya ad rectum feudum alpem
de Oudezana W cum appendiciis suis usque ad aquam de
Lecony < 5 ) . Hoc donat ministris et Giberges et Oudebondes
(1) Pierre.
(2) Vuillerme.
(3) Ce document a été transcri t par L. Cibrario sur l’originai appar-
‘tenant aux archives de la Collegiale de Saiht-Ours, et a été imprimi dans
l’ouvrage, Documenti , Sijiili, etc. Le document, qui a été inséré dans 4e
Cartulaire, offre quelques variantes. Aussi nous avons jugé à propos de
le reproduire intégralement. . .
' (4) Oudezana , Ondezana ; cotte alpe n'est pas aituée dans la vallèe
d’Aosta, mais dans celle de Locana (Ivrée),et a appartenu jusqu’au siècle
dernier à la eommune de Cogne. Pour s’y rendre, il fallait s’engager dans
le vallon de Valleille, et franchir le col de Telleccio situé entro la Todr
du Grand Saint- Pierre et le pie d’Ondezana. Au bas de ce col, se trouvent
• les chalet» d’Ondezana ou de Telleccio. Ce passage n’èst aujourd’ bui ac-
cosaible qu’aux touristes, à cause de l’avancement dee glaciers.
(5) Lecony , c’est le torrent qui descend de la montagne où se troùve
la célèbre mine de fer de Cogne.
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et de Gronsum <*> , salvie bannis et percussionibus , sàlice!
lx . solidi» , ad reddendum singalis annis in domo episcopi xxx.
caseos in festo sancti Martini ad pondns alioram , tali pacto
quod amodo episcopns alpem vestire non debet neqne per se
neqne per alinm , et si ad diem certnm non persolverint ,
super casamenta eoram non super alpem recuperare debet pre-
dictum eensnm . Si quis autem retinuerit quartam vel terciam
vel quintana vel octavam vel mediana partem casei , integrum
caseum persolvat . Si unum retinuerit tres reddat . Concessit
eis qnod omnes iuraverunt ut si aliquo tempore ipse vel
alius alpem vestire vellet sine consenso ipso rum , bestias
expellerent , super quo eos appellare non possit ; placitum x .
solidorum in mutatione episcopi et in morte hominum se-
cundnm quod unicuique ipsorum acciderit . Testes Ebrardas
de Grazan , Eodulphus , Jacobus canonici , Ay . (Aymo) sa-
cerdos de Villa . Anno Domini m° . cc° . vi 0 .
CXVI.
L’évéque Bonifaoe accordo à sea bommea de Cogne nne penna-
tatìon de preetatìons féodales.
1233 (3).
Motnm sit omnibus tam presentibns qnam posteris quod
B. W Augustensis episcopus donat et concedit et commutat
hominibus suis de Cognya x et vn . agnos debitales quos
(1; Lea chàleta de Grauson dana la valide de Cogne aont trèa eooau
enoore de noa jours.
(2) Ds Villa, Villa en Groaaan.
(3) L’originai de cet ante d’dchange entra l’óveqne Bonifaoe et sea tojete
de Cogne exiate aux archi ves de l’évèché; il donne la data da moia da
ma» 1233.
(4) Boniface.
Ut
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CARTOLAR» DB l/éltCBÈ D* AOSTE 321
dieti homines tenebantur ei solvere in festo Ascensionis Do-
mini prò xx et vni . caseis quos dicti homines tenentar ei
reddere et saccessoribns eius in festo beati Martini ad pondus
aliorum in civitate Angusta in domo episcopali nane et in
perpetonm . Ita tamen fit commntatio ista qnod predicti ho-
mines resign&nt in mano episcopi nunc et in posternm pa-
stoni alpinum , et commntationem facinnt inter se episcopns
et homines de Cognya , ita qnod episcopns remittit predictis
hominibus x . caseos de alpinis caseis prò isto pastn tempore
suo , et predicti homines de Cognya resignant et remittnnt
predietnm pastnm episcopo et snccessoribns eins prò xv . ca-
seis in perpetnum . Istis resignationibns et commntationibns
fnerunt isti (sic) Ay. W de Casaletho , Ay. sacerdos de Co-
gnya , duo firatres scilioet Girodus et Falcho , Gillavodas et
Ganfredns ministri , Riferius de Palude , Martinus de Osayng ,
Johannes Ubili , P. < 1 2 3 * * ) elericus , Ricardns de Monte Rnffo ,
P. albns , P. Sophia , Archingerius de Pivian et multi alii.
cxvn.
Aote da reeonnaùssnee d’ André da Torrent véra l’évéque Boniface.
Scriptum casarie de Torrente.
1241.
Notum sit omnibus qnod Johannes , qui fuit filius Andree
de Torrente W , confessus est anno dominice incarnationis
n* . co* . xli® . in festo beatorum Prothi et Jacinti , quod
fuit ni . idus septembris , quod ipse Johannes erat et est ca-
(1) Aymon.
(2) Pierre. Co méne nom rtfpond auz deuz initialeo P, qui suivent.
(3) De Torrente ; cotte località oziate probablement dan# la paroisae
do Saint-Lanrent d 9 Aoste.
190
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322
JOura-AuawTE doc
sarius domini episcopi Aagostensis , et qaod nomine terefe
quam B . M episcopi» Aagostensis petebat ab ipso Johann
de morte predicti Andree patria sai , proousit et pepigli
dare diete episcopo Bonifacio o . solidos . Interfnerunt testa
Rodulphus prepositas M , magister W . , magister P .
da . (*) de Oivino y Ay . de Cariis , canonici Angustén-
ses , dominas Hago eanonicas sancii Egidii et capeUsans
(Ceti domini episcopi , et Petrus de Cognya sabdiaconns ,
et frater W . ( ? ) domus episcopali con versus , et Yolbèrtù
de Boxa burgensis Aagostensis et Earardas de Neyva.
CXV1U.
L'évéque Bonifaee accordo ano déclaration d’osufnrit.
Scriptum vince de Rossery (8).
1242 . • ’ - -
Notum sit omnibus quod cum oliai bone memorie Jo-
hannes Ricardi in bona consistens memoria concessit et le-
garti prò anime sue remedio domai episcopali Angostenà
illam plantatam vinee quam habebat in loco qui dicitar
Rosseria , et de ea vinca per pollicem magistrtim P . W cano-
nicum Augustensem ad opus diete domus episcopali inve-
(1) Bonifaee.
(?) G’est le próvAt Rodolphe du ChAtelar de la Salle, qui demi, quei-
ques anndes apràs, archetèque de Tarent&ise.
; (3)Vuillerme.
(4) Pierre.
(5) Jacques.
(6) Aymon.
(7) Vuillerme.
. (8) Rouety, Ròcheree* vignoblede là colline d’Aoete sur le territeir»
ide Saint-Martin de Coridali.
(9) Pierre. • ' r • ‘
t 4Q
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CARTOLÀI»! DB l'ÌVÉCBÌ d'àOSTI
323
stferit , bob vero B . O) Dei gratia Augustensis episcopo»
instrumentum illud publicum , quod carta dicitar , qaod di-
ctus Jo . ex ipsa vinea confectum habuerat , post ipsios Jo .
decessala postula vimus nobis reddi . Verum cum dieta Jacoba
relieta dicti Jo . nec non et Jo . subdiaconus ex voluntate et
erdinatione dicti Jo . testatori» in ipsa vino» usamfruotum
Uberant quamdiu viverent , ipsa Ja . pacifiee et quiete , et
dkstus Jo . sobdiacoDos xn . denarios annuatim fedendo iam
diete domai episoopali , qaamdiu ipse virerei post ipsios do-
mine Ja . decessam , voluerunt et petierant indempnitati . sue
provateli, si ipsom redderetur instromentom . Nos igitar
B . Dei gratia Aogostensis episcopus prenominatoram Ja . et
Jo . indempnitati volentes providere pront decebat , confitemur
tam dominam qoam ipsam Jo . sabdiaconum usamfrnctom
Ubere in dieta vinea sicut supra dictum est , qaamdiu vi*
xerint , et ad eorom petitionem presentem paginam exinde
ftdmns fieri , et eam tam sigillo nostro qaam sigillo
Aogostensis capitalo sigillai! . Actum est aano Domini
■* . oc° xl* . n* . mense ionio .
CX1X.
Pierre , priéur de S.-Oars , et maitre Yuillerme , ebanoine de la
Oatbédrale, condamaont Jean da Torrent à payer ano pres-
tation à l’évéque Bonifaoe.
Item de Cataria de Torrente *
1241.
Notum sit omnibus qaod nos P . prior saneti Ursi < 2 ) et
(1) Boniface»
(V) Ce prieur est connu sous le nom de Pierre de Saint»Alb&li.
441
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324
JOaiPH-AUOMTl OVC
magister W . (*) canonicus Augustensis , nomine curie episcopi
Augustensis , cognoscentes de quadam torcia cninsdam ca-
sarie super qua torcia causa vertebatur inter dominum B . ®
episcopum Augustensem ex una parte et Johannem qui fuit
filius Andree de Torrente ex altera ; quam terciam dictus
B . episcopus dicebat se debere habere in obitn dicti An-
dree ; ipse vero Johannes respondebat se vel aliquem de
domo sua ad hanc terciam reddendam non teneri , eo scilicet
quod aliquis de domo sna ipsam terciam nnmqnam sohe-
rit , nec aliquis nomine casarie , et etiam ad maiorem as-
sertionis sue firmitatem allegabat quod Petrus aTunenlus
suus obiit et nihil inde solutum fuit nomine casarie rei
tercie . Nos de causa eognoscentes ( 1 2 3 4 > , citato partibns , prò-
ductis testibus et diligenter examinatis et attestationibus
publicatis diebns et terminis debito partibns assegnato ,
quia constitit nobis per testes omni exceptione maiores quod
bone memorie dominus Yalpertus episcopus Augustensis ter-
ciam habuit pacifico et quiete nomine diete casarie in obito
Thome qui fuit frater prenominatorum Andree et Petri de
Torrente et in eius tercie posse93Ìonem fuisse domum epi-
scopalem ; nos habito consilio prudentum virorum supradictum
Johannem ad supradictam terciam persolvendam prenomi-
nato B . episcopo condempnavimus per sententiam diffini-
tivam . Actum est hoc anno gratie *® . co 0 . xl° . i* , fe-
ria iii que fuit pridie kalendas maii in domo sancii Urei .
Interfuerunt testes dominu3 Hugo sancti Egidii canonicus et
episcopi capellanus , magister P . W canonicus Augastensis , et
(1) Vuilleme
(2) Boniface.
(3) La procedure juridique rela tee dans cotte charte mèrito lattea tion
par la sévérité dea forme» qa’on a suWiea dans la cause.
(4) Pierre
14 »
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cartulàirb db Lavica i d’aoste
325
Uldricus diaconus nepos eius et P . de Cognya sùbdiaconns ,
et quidam alii . Ad maiorem aatem huius rei firmitatem
fecimus presentem paginam sigilloram nostrorùm m animine
roborari.
cxx.
L’évèque Valbert inféode dea terrea à Pierre , neveu de Pierre
Voism.
Scriptum de feudo quondam Petri Vicini.
sana date.
Breve recordationis qaod W . M episcopus donat ad re-
ctom feadam Petro nepoti Petri Vicini , scilicet Alio Vil-
lermi , ili ad feudum qaod Petrus Vicinus habebat a donno
Ganterio de Graczano , et prò isto feado magia tenetar epi-
scopo predictas P . qnam alii homini , tali interposita pas-
tume qaod si forte Petras Alias Willermi antea decederet
qnam Gaillermas pater eins , feudum istnd in manibus
Guillermi devolveretar . Audientes et videntes fuerant A . W
archidiaconus , David presbiter , Ricardus de Monte Poncio ,
G . de Vallepennina , R . canonicus , W . Branas , Ay .
de Casaletho , donnas Alyaxinas , Aymo Ligaers , Petrus de
Donaycz , Falco de Bolsa , Ugo , Giroldus .
(1) Nona croyons devoir interpréter cotte lettre ioitiale par le nom de
Valbert, parco que plusieurs personnagea, qui figurent dans ce diplOme,
étaient contemporains de cet évéque.
(2) Assoline. Noua avons une charte de 1190 qui mentionue cet ar-
chidimcre.
(3) Guillaume.
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326
J03BPH-AC0U8T1 DOG
CXXI.
L’éyéque Bonif&oe, à la présentation da priear de 8*-Hélène t oonfère
aa prètre Yuillerme la oharge d’àmee de la paroisee de Barre.
Scriptum ecclesie de Sinao.
1285.
. Notum sit omnibus tam fntaris quam presentibos quod
nos B . W divina permissione Augustensis episcopas , ad
representationem Gi ( 2 > . prioris sancte Helene nec non et
firatrum eiosdem domils sancte Helene $) , concessi inus et
contulimus curam animarum in ecclesia sancti Mauridi de
Sinzo Wllelmo sacerdoti eiusdem ecclesie capei lano W .
Actam est hoc anno dominice incarnationis n° . co* . xx? . v® .
vm° . kalendas decembris in consistono doraus episcopali .
Interfuerunt Jordanns prior sancti Ursi Angùstensis , cuins
sigilli munimmo voluerant et petierunt diete domus fratres nec
non et dictus Wllelmus sacerdos presentem paginam nec non
et sigilli nostri patrocinio roborari , et quidam alii tam clerici
quam laici .
CXXII.
Concession de biens à Framières fai te par l’évéqae Boni face.
Scriptum de Furmyeri.
1233.
L’objet de cette charte est la concession de prés et
(1) Boniface.
(2) Prieur Girod.
(3) Le prieurd de Sainte-Helène était occupé par dea religioni bèné-
dictins dépendants du prieurd de Saint* Victor de Genève.
(4) Il risulte de cet ac te qne l’égliae de Sarre dtaitdedroit patrona!
dea religieux de Sainte-Hélène,
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CARTUbAUtX DB L ’BviCfflfc d’àOSTB
8*7
d’ano alpe fiuto par l’évéqne Bonifico à Girod de Ghesalet
et à Pierre son nevea . Ces chàlets étaient situés à Fra-
mière , dans la commnne de Sarre . Ge document a été im-
primé dans le tom . 1 . Ch . col . 1324 , Hist . patir . Mon ,
Dans le texte, qai a été publió, il faut lire « in personali
beneficio » et non ih principali beneficio.
CXX1II.
L’évèque Pierre donne en fief an chevalier ,Vuillenne Grossi la
tour de Ch&telar sous l’approbation de Rodolphe, archtìvéque
èia de Tarentaise.
^Scriptum de feudo domini Jacobi de Castellar io. ,
1248.
Cette charte a para loc . cit . col . 1395 . Mais nous
y relevons ane filate : nichil prodere possit , poar « nichil
perdere possit . »
Yoici le thème . L’évéqae Pierre d’Étroables donne rin-
vestiture de la tour da Chàtelar avec ses dépendances à
Guillaume Grossi da Yaldigne , et Bodolphe , nevea da feu-
dataire et archevéque èia de Tarentaise , approuve cet
acte . La rabrique ne mentionne qae Jacques da Chàtelar ;
e’est qu’à l'époque où le Cartalaire a été compilé Jacques
Grossi nevea de Guillaume , était seigneur de la. tour, da
Qh&telar.
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328
JOSEPH -AUGUSTI HOC
CXXIV.
Convention entro Pévèque Boniface et Thomas de Crest relative-
ment à dee redevancee.
Scriptum de placito illorum de Crest.
1221.
Cotte charte a été imprimée loc . cit . col 1265 . Il j
est qaestion d’an accorci stipulò entro l’évèqne Boniftce et
Thomas de Crest de la Salle , au sujet de prestations féo-
dales qne celui-ci devait à la mense . Ce n’est pas deberet
facere episcopo qu’il faut lire dans le docnment pnblié,
mais < debet facere episcopo . » Le nom DD . s’interprète
par < David . »
CXXV.
Sentenoe arbitrale an snjet de oens qne se devaient les chanoinei
de la Cathédrale.
Qttedam ordinatio ecclesie Augustensis.
1231.
Les chanoines de la Cathédrale se devaient dee cens 1«
ons aux antres ; une sentence arbitrale règie les ponti
controversés . Cibrario , qui a emprnnté au Cartulaire ce docn-
ment comme les précédents , l’a pnblié loc .cit . col . 1316 .
Mais il s’est mépris , en lisant sed si deberet bladum , an
lieu de < scilicet si debet bladum , » — et del fine» , an
lien de « det fidem . >
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CARTULAIRE DB L’ivÈCHlS d’àOSTB
329
CXXVI.
Cause féodale entro l’évéque Bonifaee et Hugues de Bard terminée
par une sentenee arbitrale.
Scriptum de fidelitate Bardi.
1225.
Un tribunal d’arbitrage condamne Hugues , seigneur de
Bard , à prèter personnellement hommage de fidélitó à l’é-
véque . Le texte publié loc . cit . col . 1289 renferme quel-
ques inexactitudes : Hugonus pour « Hugo , » — episcopus
securitate piena pour « episcopus recepta securitate pjena , »
— ullum videbant pour « nullum videbant . » Parmi les
témoins , manque « Ayino de Amavilla . »
CXXVII.
Biens à Valpelline tenue en fief de l’évéque Bonifaee par Jean
Ava.
Scriptum Casarie de Vallepelina.
1227.
Jean Ava se reconnalt feudataire de l’éYéque pour des
biens sis dans la vallèe de Valpelline . Nous remarquons
dans la mème charte imprimée loc . cit . col . 1293 des
fante? , qu’il est bon de redresser . Ainsi , dans la phrase
fines et secunde pecie , le mot et est de trop ; — au nom
cada il faut substituer le mot « eacia » (Oyace) ; — les
confina de la quatrième pièce de terre située à Oyace sont ,
147
Miw. s. n, t.viu. sa
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330
J0SEPH-ALGU3TE DUC
d’après le Cartulaire , les suivants : « de i* • et ii* . via
publica , de in* . terra Johannis de Grangia , de un* . terra
Regum ; — le mot prioria a été mal la , c’est le mot
« porta * que renferme le texte .
cxxvrn.
Biens et droits do la mense épisoopale à Thora et à Frumières.
Scriptum inquisitionis rerum de Furmyeri.
1228.
Ce document rapporto nne ascension alpestre de l’évé-
que Boniface et la reconnaissance de ses droits temporels
dans la vallèe de Thora et de Frumières . La reproduction
de cotte charte dans le tom . i . Ch . col . 1295 , loc . cit .
n’a pas été heureuse , surtout au sujet des noms propres .
On y lit : Beyraudus de villadege au lieu de « Reymundus
de Villa , Ugo , » — mandano au lieu de « mendacio , *
— ab esum au lieu de « a Belun , » hameau de Sarre ,
Varca ( sic prò archangelo) au lieu de « vel circa , —
causarum au lieu de « caularum , » — commodamine au
lieu de « cum moderammo , » — fredierius au lieu de
* frediers , » — presumet au lieu de « presumeret , —
pouizo au lieu de « Poinzo , » — ovellato au lieu de « Ovel-
lan , » — ab esum superius episcopo au lieu de « a
Belun superius episcopus , » — rollya au lieu de « Rossyn , »
— airuzo au lieu de « Arenzo , » — nadelmus au lieu
de « Nantelmus . »
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CARTULA1RE DE L’ÉvÉCHÉ d'àOSTE
331
CXXIX
L’évèque Pierre donne en fief à Martin de Gogne nne maison si-
ta ée à Marohévandan.
Scriptum de Augusta.
1255 environ (1).
Notnm sit omnibus presentem paginam inspecturis quod
dominus Petrus Augustensis episcopus ( 2 ) donat et concedit
in perpetuano ad rectum feudiim Martino qui cognominatur
Vachi de Cognia , et Marie uxori eius , et heredibus ab illis
daobus progenitis et cui acciderit , quamdam domum cum
fondamento et cnm orto qui adheret illi domui que iacet
in «vitate Auguste , versus forum Youdanum , iuxta viam
qne dirigitur versus portano Beatricem $) . Hoc donat eis
prò duobus solidis de servicio annuatim in festo sancti Ste-
phani , et prò quatuor solidis de placito quando acciderit .
Fines illius domus et orti sunt de prima parte res quon-
dam Bovonis merciferi , de secunda via publica , de m . et
nn . res Johannis de Grangiis ci vis Augustensis . Hoc donat
eis dominus episcopus prò dicto servicio et placito , excepto
placito ministri , et prò bonis usibus et consuetudinibus terre
Ad hec interfuerunt testes Aymo de Curiis et Aymo de
Palatio canonici Augustenses . In cnius rei testimonium
dominus episcopus presens scriptum sigilli sui dignum dixit
robore confirmandum .
{]) Cette date approximative nous est acqaise par les noms des témoins
qui assistèrent au présent acte d’inféodation, et qui vivaient tous les deux
à cette époque.
(2) Dans cette charte, corame dans les chartes précédentes où est cité
le nom de l’évèque Pierre, il est toujours questioa de Pierre d’Étroubles»
qui siégea de 1246 à 1*259.
(3) C’est aiyourd’hui la rue Challaut.
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332
JOSEPH** AUGUSTE DUC
cxxx.
Le pape Alexandre III prend sons sa proteotion l’église d’ Aoste,
et confirme les droits et Ics possessions de l’évéque Aymon.
Privilegium set* Gonfirmatio domini Pape.
1176.
Getto balle remarquable , qui place sous la protection
speciale du Saint-Siége les églises dépendantes immédiate-
ment de l’autorité episcopale , a été transente sur le Car-
tulaire par le prieur A . Gal et publiée dans le tom . u .
Ch . col . 1048 , Hist .patr . Mon . 11 a aussi enrichi le
texte de notes tròs-intéressantes . Une faute d’impression
s’est glissée dans ce travail . Au iieu de ecclesiam de uxe ,
il faut lire « ecclesiam de Voce . »
CXXXL
Statuts accordés par l’évéque Pierre aux habi tanta d’Issogne.
Statutum de Yssyognia 0).
1255 environ.
Quod maiorum auctoritas tenendum censuit obsemri
debet a posteris illibatum . Hinc est quod nos P . < 2 ) , divina
(1) La paroisse d’Issogne relevait de la seigneurie temporelle de Té-
veque d’ Aoste.
(2) Le noni de Leveque Pierre d’Étroubles, qui donna ces statuts, sert
à fixer Pépoque où ils furent publiés. En 1253, le corate de Savoie, Thomasll,
avait amplifió les statuts accordés dans le siècle précédent à la Citò d’Aoste.
Il est naturai de penser que l’é veque Pierre se soit inspirò de l’exemple
de son souverain, en dressant, peu de temps après, pour ses sujets d’Is-
sogne dee règiamente de police et une sorte de code penai. Ces statuts
sont dignes de toute attention. Malheureusement , nous n*en possédons pas
l’originai.
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CARTULAIRE DE l’ÉvÉCHE d’àOSTE
333
paciencia humilis episcopus Augustensis , communi utilitati
hoininum et feudatariorum nostrorumde Yssyognia et alio-
rum ibidem manencium invigilare cnpientes , et eosdem in
stata pacifico et tranquillo vivere specialiter affectantes , ha-
bito prudentum virornm consilio , ipsis hominibus et feuda-
tariis nostris prò maiori parte presentibus et in hoc con-
sencientibus quedam statuta in Yssyognia posuimus inferius
adnotata . — In primis statuimus ut quicumque homicidium
perpetraverit in lx . solidis condempnetur et ipse et omnia
bona sua sint in miséricordia episcopi .
Item de manifesta prodicione in lx . solidis , et persona
et res in misericordia episcopi .
Item de manifesto adulterio in lx . solidis .
Item si quis commandiciam fecerit alicui , episcopo in-
consulto , in lx . solidis condempnetur .
Qui de fendo nostro aliquem de alieno dominio infeu-
daret , feudum amittat et in lx . solidis condempnetur.
Latro de nocte debet xx . solidos et latro de die x . solidos.
Qui de quocumque gladio vel lapide percuxerit aliquem
vel aliquo modo sanguinem ei excnsserit , persolvat prò
banno lx . solidos .
Si quis contra bannum nostrum edictum ire presumpxe-
rit , reus erit v . solidorum .
Qui de nucibus vel racemis aut castaheis C 1 ) vel aliis
qnibuscumque frnctibus vel lignis contra voluntatem illius
cuius sant qaicquam acceperit , x . solidos solvat et iniu-
riam passo emendet .
Item quicumque inciderit in nemore de Bocuel < 2 ) vel
(1) Les noix, les raisins, les chàtaignea sont encore de nos jours les
principale8 productions de cette commune.
(2) La forèt de Bocuel a été, dans les derniers siècles, transformóe en
vignoble.
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334
JOSEPH- A CG USTE DUC
ignem apposuerit vel ad capras arborem inclinaverit W , reus
sit t . solidorum et vi . denariorum .
Item qui clamam fecerit de re ad dominum episcopum
pertinente m alieno domino , lx . solidorum reus sit .
Item quicumque ad defensionem alicuius rei vel ad pre-
hendendam rem vel invadendam vel ad aliquem insidiando
aut vulnerandum aut alias offendendum socium vel socios
armatos infra iuridictionem domini episcopi aduxerit vel ve-
nire fecerit aut consenserit , pena lx . solidorum reus sit.
Item quicumque aquam venientem a hora vesperarum
usque ad crastinum ad horam primam venire turbaverit ant
aquam venientem diverterit , m . solidorum et vi . dena-
riorum reus sit .
Item quicumque in ripagio Durie a loco qui dicitnr
Greperi usque ad Montillon < 3 > aliquam arborem aut dumum
vel rubum vel ylam inciderit , v . solidorum et vi . dena-
riorum reus sit .
CXXXII.
L’évéque Pierre donne en fief à l’hópital dea Golonnes la moitié
de la terre de Beverier.
1235 environ (4).
Notum sit omnibus quod nos Bonefacius . permissione di-
(1) On sait que les chèvres, en dèvorant les bontà tendres dea branche*
dea arbres, arretent leur croissance; ausai aont-elies con sidèree® comme
les pires ennemis des forèta.
( 2 ) Il est question ici des eaux d’irrigation qui apporteut la fertilità
dans les terrea ai légères de la commune d'Issogne comma en generai des
autres corri munes de la Vallèe.
(3) Montillon est la montagne qui séparé la commune d’Iasogne de
celle d'Arnad.
(4) Comme cette charte est postérieure, dans l'ordre chronologique,
à celle qui figure aous le n° 68 de ce Recueil, et qui se rapporta à l'an 1234,
elle doit otre placée en 1235 environ.
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CARTULAIRE DE l’ÉvÈCHE d’aOSTE
335
Tina Augustensis episcopus . concessimus et contalimus , de
consensa domini Herluini Tarentasiensis archiepiscopi , ad
rectnra feudum hospitali de Golumpnes et rectoribus eins
prò im" . denariis de placito quando aciderit , et prò una
libra cere in vigilia Nativitatis Domini anuatim redenda ,
medietatem illius terre quam domus episcopalis habet in loco
qui dicitur Rivayrier W , quam nos emimus a domino Ber-
nardo de Pertuis milite . Pro altera vero medietate terre
quam domus nostra episcopalis habet in dicto loco scilicet
de Rivayrier , debet facere annuatim unum sestarium sili-
ginis Martino nepoti Deus fecit , quamdiu ipse Martinus non
teneret in manu sua ipsam medietatem diete terre . Post
decessum dicti Martini , debet facere annuatim ipsum hospi-
tale domui nostre episcopali alteram libram cere de servitio
in Nativitate Domini prò hac medietate terre , et mi" . de-
narios de placito quando acciderit . Preterea si dictus Mar-
tinus aliquo tempore teneret et coleret ipsam medietatem
terre huius , nichilominus prefatum hospitale haberet totam
illam domum quam Emenburga rectrix ipsius hospitalis ibi
fecit fieri . Testes magister P . ® de Delbia canonicus Au-
gustensis , Aymo sacerdos cellerarius , frater Wllelraus et
frater Yalfredus mistralis domus episcopalis .
CXXXIH.
Beconnaissance d’ Anseime vera l’évéque d’ Aoste ponr des biens
sitnés à Yeraye et en d’autres lionx.
sans date.
Memorandum quod Anselmus pater Amedi de Ar
(1) Rivayrier, région de Charvensod.
(2) Pierre.
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JOSEPH- UG USTE DUC
336
naudo (U dixit et manifestavit domino Anfredo de Eyaz ®
et Jacobo fratri suo quod ipse tenebat a domino episcopo
Augustensi alpem de Cttttor et prata et pascua diete alpis ,
et dimidiam villam de Ollian ( 1 2 3 4 5 6 7 ) sicut continet fossatum Dol-
lian versus Varayam superius et inferi us ; prò quibus de-
bentur quatuor fidelitates Amedeo et debebantur patri suo .
qui vendidit tres fidelitates dominis de Castillione W scilicet
fidelitatera Aymonis de Soraonz et aliam illorum de Ce-
relian <«> et fidelitatem ipsius domini Affredi vel alberegi sui
et tenet aliam quam vult vendere . Et dictus Amedeus ,
tam prò isto feudo quam prò alio quod tenet , debet fide-
litatem domino episcopo melius quam alteri.
CXXXIV.
L’évèque Bonifaoe acoense tuie dime à Falco du Cloe.
' 1243.
Notum sit omnibus quod B. ( ? ) Dei gratia episcopns Au-
gustensis, de consensu et voluntate capituli Augustensis,
donat et concedit Falconi de Clauso ( 8 ) decimam quam Aymo
Pascherius quondam tenebat ab ipso episcopo, ubicuraque sit,
in monte et in plano, prò tribus modiis puri vini de censu
annuatim de vino illius decime vel de eo simili, et prò duobus
modiis sigali de censu annuatim reddendis tempore messium
(1) Amando, Arnad?
(2) Eyaz, Ayas.
(3) OUian , village de Veraye.
(4) Les seigneurs de Chatillon dtaient lei wigneurs mèmei de ChallaDt.
(5) Somonz , hameau de la paroisse de Saint-Denie.
(6) Cerelian, autre hameau de Saint-Denie.
(7) Boniface. . . ,
(8) Clauso , localité de l’ancienne paroisse de Saint-Martin de Corlean.
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CARTULAIRE DE l’ÈvÉCHÉ d'aOSTE
337
infra civitatem Augustam. Tamen dictus dominus episcopos
debet recipere dictos tres modios vini in parochia sancti
Martini de Corliano. Preterea dictus Falco tenetur fide data
demostrare et significare per scripta dieta [deberi] domino
episcopo vel eins nnneio. Illam vero decimam dedit et
contulit dominus episcopus predicto Falconi [in] vita ipsius
Falconis. Et ad maioris (sic) [rei] firmitatem dominus epi-
scopus et capitulum Augustense presens scriptum sigillorum
suorum fecerunt munimine roborari. Datum Auguste [anno]
i°, cc°, xliii, feria ti, post dominicani qua [canta]tur Circum-
dederunt me W. Hoc quidem [dedit] predictus episcopus dicto
Falconi, salTO iure a[lterius] @h
(1) Ce qui correspond au 13 février 1243.
(2) Les mota ou les ayllabes entro parenthèses sont effaeda da ne le
Cartulaire. Le sena naturel de la phrase les a remi a en place.
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338
JOSEPH-AUGOSTB DUC
Échange de biens entre le conte Hnmbert
et le monastère de Sainl-Bénìgne (1) .
1032 (2).
In Xpi nomine. Quoniam bonum pacis et stndinm kari-
tatis utriusque id conplacnit adque convenit de conmutandis
terris inter homines alicos his nominibus, videlicet inter
domnum Uberti corniti < 3 ) et Bavo, qui est avocatus de vice
corniti ( 4) , necnon hab alia parte ad monasterium sancte
Benigne ut inter se terras aliquas conmutari deberint,
(1) Dette charte précieuse contient un acte d’échange de biens entre
le comte Hnmbert aux blanches maina et le monastère de Saint-Bénigne,
passé à Aoste la 4t* année du regno de Rodolphe III, roi de la Bourgogne
Transjurane. Nous tenone ce document du prieur A. Gal. Nona croyons
que c’est l’originai délivré par le chancelier mème au supérieur du mo-
nastère de Saint-Bénigne: c&r A. Gal avait pu se procurar pluaieura chartes
concernant cet ancien monastère. L. Cibrario, qui a publié cotte pièce dans
le tom. I. col. 498. Ch. Hist.patr. Monum ., ditl’avoir extraite dea archives
de la collegiale de Saint-Ours.
(2) Getta date se j usti fie par le fait de la mort de Rodolphe arrivée
en 1032, au témoignage dea écrivains contemporains. Évidemment cet acte
ae rapporta à la dernière année de aa vie. D’après catte charte, Rodolphe
aurait au un règne de quaranta ans et quelques moia: ce qui fixe la com-
mencement de aon regno à l’an 992. Una charte publiée dans la GaUia
Christiana (tom. XII, col. 427) et dans le Trésor de l* Abbaye de Saint -
Maurice par M. Aubert (pag. 213) nous montre Rodolphe roi de Bourgogne,
le 31 maro 993, première année de aon règne.
(3) liberti corniti , Humbert aux blanchea maina.
(4) De vice corniti. La charge de vicomte ou de repréaentant du comte
dans la Vallèe était donc déjà instituée à cotte époque. 11 ne conato paa
que catte charge ait été exercée par d’autres personnagea que par les aei-
gneura de Challant. A la fin du XI* siècle, nous voyona figurar le vicomte
fìoaon de Challant (Hist. palr . Mon. Ch. tom. I, col. 730).
(5) Sancte Benigne , au lieu de « Sancti Benigni ». Il faut fermar les
yeux sur les fautes grammaticale® qui fourznillent dana ce document. C’est,
du reste, le titre le plus ancien que nous ayona sur le monastèro de Saint-
m
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CARTOLAI RI DE l’ÉVECHÉ d’aOSTE
339
quod ita et fecerunt. Inprimis donat domnus Ubertns Comes
de terra de suo comitatu (*) et de beneficio Costabile ® per
manum Baroni, qui est advocatus de vice comitatu, a parte
monasterium sancte Benigne campum unum, qui iacet infra
civitate ad locum ubi dicitur Inprovia ( 3 >; habet finis de
una parte terra sancti Johanni W, et de tres partes via;
habet per insta mensuram mensuratam sogas < 5 > vii, et
amplius; unaqueque soga habet pedes c. Similiter donat
Bovo qui est avocatus sancte Benigne < 6) a parte illam terram,
qui est de comitatu vel a beneficio Costabile campum unum
Benigne. Cotte maison religieuse fut fondée à Aoste , dans le commence*
ment da XI* siècle, et dépendait du monastèro de Fructuaire. Dès le siècle
suivant, les bénédictins furent remplaces par les chanoines réguliers da
Grand-Saint-Bernard, comme le témoigne une charte de H77 {Hist. patr.
Mon. Gh. tom. II, col. 1056). Le monastèro de Saint-Bénigne fut ensuite
converti en benefico et donne à titre de commende à differente personnages.
Enfin, une balle du pape Clément Vili, en date du l r février 1596, l’érigea
en college d’études. C’est eneo re sa desti nation actuelle.
(I) De suo Comitatu . Ces espressione prouvent évidemment qu’à cotte
époque la Vallèe d’Aoste faisait partie intégrante du Comté du prince Hum-
bert, et qae colui- ci en était comme le souverain reconnu.
(21 Cosiabile. Cotte expression paralt désigner par contraction la di-
gnità de connétable, Conestabilis , Comes stabuli . Le corate, prepose à la
garde dea chevaux du roi, dont parie l’historien S. Grégoire de Toura,
devint , dans la suite des temps , le chef dea armées chez les Franca et
autres peuples ( Du Canoe , Gloss. ). Le comte de Savoie , Humbert aux
blanches maina, a ©té investi de ce commandement supérieur. Il avait dans
la Vallee d’Aoste non seulement la charge de gouverneur plus ou moins
indépendant, mais ausai la proprietà foncière d’un grand nombre de terrea.
De là, l'échange de biens qu’il fit, comme particulier, avec le monastère
de Saint-Bénigne.
(3) Inprovia; c’est une località aujourd’hui inconnue comme celle de
Inescmacio mentionnée quelques lignea plus loin.
(4) Sancti Joanni , église paroissiale de Saint- Jean alors disti ncte de
la Cathédrale.
(5) Sogas , cordeau dont se servaient les habi tanta des Alpes pour me*
snrer leurs terrea (Du Cange, Gloss.).
(6) L’avocat de Saint-Bénigne s’appelle Bovo , tandis que le nom de
l’avocat da vicomtà est Bavo. Ces deux noma ne doivent pas se confondre.
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JOSEPH -AUGUSTE DUC - CARTULA1RE DE l/ÉvÈCHÉ D* AOSTE
in conmntacione , qui iacet in loco ubi (licitar Inescinacio ;
habet finis de una parte Costabilis, de alia parte Albini,
de tercia parte sub Agio, et de quarta parte Johanni ; habet
per iustam mensuram mensuratam sogas xi ; unaqneque
soga habet pedes c. Ea tenore faciunt hac conmutacione
rectores sancte Benigne nt habeant potestatem tenendi adqne
possidendi nsque ineternum. Quod si post hunc diem si alias
homo est ulloqae tempore qai conmutacione ista infringere
aut inquietare yel removere voluerit, conponat penam ar-
gentum libras xx , et conmutacio ista ornai [tempore]
firma et stabilis permaneat cum stipulacione prò ornai fir-
mitate subnixa.
Hactum in Augusta civitate loco publico. Signum Bavo
[qui est avocatus de vice] comitatu, qui coumutado istam
fecit per iussione domni Uberti corniti et maau sua firmavit
Costantinus. [Isti sunt] estimatores Manno et Costantinas
et laudatores.
Ego Eyricus presbiter a vice Bavoni cancellarii in die
veneris scripsi, regnante Rodolfo Rege annos xli, indicione
xn W felicitar.
(!) Lei moti entro parenthòiei sont toUlement effacds dam l’originai;
noni y avon® mppléd d’aprés le contexte.
(2) L’indiction XII est fanti ve; c’est l’indiction XV qu’aurait dù
marquer le vice-chancelier.
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L’ONOREVOLE
QUINTINO SELLA
NOTIZIA
DI
DOMENICO CARUTTI
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Non ha molto, in non so quale operetta, precorrendo col
desiderio l’evento, e già conducendomi col pensiero al giorno,
nel quale la R. Accademia dei Lincei sarà per celebrare la sua
traslazione nella sede assegnatale per legge, io diceva che
gli Accademici avrebbero allora significato a Quintino Sella
quanta riconoscenza gli fosse dovuta dal rinnovato sodalizio.
Volti pochi mesi, l’Italia tutta lamentò una tomba apertasi
anzi tempo, e la R. Deputazione sopra gli studi di storia
patria per le antiche provincie e la Lombardia volle che con
qualche parola fosse significato pubblicamente il comune cor-
doglio dei colleghi. In questi ristretti e modesti confini fu
assunto il mesto e onorevole ufficio da chi doveva compirlo,
come quegli che poco valente a dir bene di una sola ma-
teria, sarebbe del tutto inabile a discorrere di molte. E in
molte ed alte il Sella esercitò la vita e l’ingegno, talché
ad encomiarlo vorrebbesi, come Giuseppe Biamonti diman-
dava per Tommaso Valperga di Caluso , l’accordo di vari
intelletti, i quali pigliassero chi una parte e chi l’altra, a
ragionar de’ suoi pregi ; e a imitazione degli oratori antichi
e ancora degli avvocati odierni, che insieme trattavano e
trattano la medesima causa, l’uno giudicasse il ministro
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DOMENICO CARUTTI
delle Finanze, e chi chiamasse a pacata disamina gli scritti
del matematico e del geologo, e chi discorresse del cultore
delle scienze sociali poste in atto. Non potendo io toccare
di queste parti, se non per ricordo, e dovendo registrare,
non adornare il corso degli onori suoi, non istudierò di rap-
presentare, ma starò contento ad affermare piuttosto le virtù
deiranimo, che furono nobile corona dell’insigne operare di
Quintino Sella.
Nato a Mosso nel Biellese il 7 di luglio 1827 da Mau-
rizio e da Uosa, anco essa dei Sella, donna forte, e grande
esempio della madre di famiglia, fu l’ottavo dei venti loro
figliuoli, e il quinto dei maschi, donde il nome suo di Quin-
tino. Sposò nel 1853 Clotilde Rey, degna della suocera, e
visse con lei unanime, amandola e rispettandola; morì in
Biella il 14 marzo di quest’anno 1884 in età di cinquan-
tasette anni non ancor tocchi, ricevendo i conforti della re-
ligione in cui era nato, e la sua spoglia mortale fu com-
posta nel cimitero del santuario di Oropa, mille ducente
metri sopra il mare.
I Sella sono casata antica nell’esercizio onesto e pa-
ziente delle industrie, e le loro officine in _ Mosso, che in
pria usarono alla macinazione dei grani, indi divennero car-
tiera, poscia filatoio di seta, più tardi fabbrica di ferro e
finalmente di lana, erano visitate nel 1561 da Emanuele
Filiberto, come ai tempi nostri furono~visitate dal re Um-
berto o da altri principi nostri. Quintino Sella, è pochi anni,
amò perpetuare queste ricordanze con una lapide, e volle
che io ne congegnassi le parole sovr’essa incise :
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA
345
HE1C • YBI OLIM * FRVMBNTIS * MOLENDIS
MOX * CHARTAE ' TEXENDAE
SERICIS • NENDIS DVCENDIS * FERRO * TVNDENDO
NVNC * OPERIBVS * LANARIIS • FACIBNDIS
INGENII * ACIES * AQVAE * VIM * MODERATA * OFFICINAS *• INSTITYIT
REGALES * SABAVDICAE * DOMVS • PRINCIPES
EMMANYEL * PHIL1BERTYS • DYX * ALLOBROGVM * AN * MDLXI
ÀMADEYS ’ DYX * AVGVSTAE * PRAETORIAE * AN * MDCCCLXIY
VMBERTVS ‘ REX * ITALIAE * AN # MDCCCLXXX
YNA • CVM * AMADEO • FRATRE
CLOTILDA * SOPORE • HIERONYMO • NAPOLEONE * LEVIRO
YICTORIO * LYDOVICO * SORORIS • FILUS
NAVOS * IN * PYBLICA * COMMODA * CONATVS
PRAESENTIA * COMI “ ALLOQYIO • PROBARVNT.
QVINTINYS ' SELLA
CVM * FILIIS • SVIS ‘ ALEXANDRO * CONRADINO # ALPHONSO
ET • FRATRIS * CAROLO * YICTORIO • GAYDENTIO * HERMINIO
MEMORIAM ' PRINCIPVM * STYDII
IN • PATRIO S • UTILIYM * ARTIVM * PROFKCTVS
EXTARE ‘ VOLVERYNT.
11 giovine Sella attese alle discipline classiche in Biella,
di là venne nell’Università di Torino, udì Giovanni Plana
e Carlo Ignazio Giulio, e, conseguita la laurea d’ingegnere
nel 1847, si condusse a perfezionare gli studi in Parigi alla
scuola delle Miniere^on sussidio del governo di Carlo Alberto;
indi, studioso pellegrino, vide il Belgio, la Germania e l'In-
ghilterra. Bitornato in patria, fu nel 1852 nominato pro-
fessore straordinario di geometria applicata alle arti nel-
l’Istituto Tecnico di Torino, nel 1853 professore sostituto
di matematica nella R. Università, nel 1855 professore
effettivo di geometria applicata; creato nel 1859 direttore
5
MUc.S.11, T.VIII. «3
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346
DOMENICO CARUTTl
del museo mineralogico dell’Istituto tecnico, entrò nel Con-
siglio superiore della Pubblica Istruzione, e nel 1860 in
quello delle Miniere. Pria del quale anno il suo nome orasi
fatto noto ai dotti per uno scritto Sulla Mineralogia
Sarda (1855), quattro memorie, come oggi si chiamano,
sulla Cristallografia, inserite nel Nuovo Cimento (1856), e
una dissertazione Sulle forme cristalline di alcuni sali di
platino e del boro adamantino (1856). Pei quali scritti
egli che non avea varcato i trent’anni, fu eletto socio ef-
fettivo della E. Accademia delle scienze di Torino, onore
che ponevasi allora tra i primi (7 dicembre 1856); e per
essi e per altri lavori successivi e le pubbliche lezioni, fu giu-
dicato meritevole di sedere nella Commissione giudicatrice
del sistema Sommeiller per la perforazione del Cenisio.
Siffatta operosità scientifica fu interrotta, per non dir
troncata a mezzo, verso l’età sua di trentasei anni. Nel 1S60
fu eletto deputato del collegio di Cossato, che gli rimase
fedele insino al fine della vita. Acceso di libertà fino dagli
anni giovanili, nel nome di patria abbracciava coi migliori
la penisola intera. La prima sua apparita nell’arringo po-
litico, credo sia stata questa. Nel 1848, trovandosi in Mi-
lano, fu a un Circolo, dove, mentre combattevasi sull’Adige
per l’Indipendenza, predicavano contro ai re , contro a Carlo
Alberto e contro all’unione della Lombardia col Piemonte.
Non si contenne, chiese di parlare; ai primi detti, ripro-
vatori di quel linguaggio e di quelli improntitudini, gli
strepiti e i fischi gli mozzarono il discorso. In processo di
tempo gridi e strapazzi tentarono e non poterono fargli ta-
cere il vero. Nella camera dei Deputati parlò per la prima
volta nella VII* Legislatura nell’anno 1860, e si manifestò
oratore. Nel 1861 fu per pochi mesi segretario generale della
Pubblica Istruzione, essendo ministro Francesco Desanctis;
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SBLLA
347
se non che il Sella era di quegli uomini, cui convengonsi
solamente i primi luoghi, e li occupano a un tratto per
cornane consenso. NeU’amministrazione Rattazzi governò il
ministero delle Finanze dal 3 marzo all’8 dicembre 1862,
e di nuovo nel ministero Lamarmora dal 28 settembre al
31 dicembre 1864.
Durante la guerra del 1866 andò in Udine col grado
di Regio Commissario, e di quanto fece in quei giorni rende
testimonianza la lapide commemorativa postagli in quella
città, non è molto, la quale dice colle parole del senatore
Marco Tabarrini:
SAPPIANO I POSTERI
COME SUL FINIRE DELLA GUERRA DEL MDCCCLXVI
NON PER ANCO CONCHIUSA LA TREGUA
ALLA CITTÀ GIÀ LIBERATA DAGLI AUSTRIACI
SI MINACCIAVA NUOVA INVASIONE NEMICA
MA QUINTINO SELLA
NELLA MEMORABILE NOTTE DEL IX D’AGOSTO
VENUTO A CONSIGLIO NELLA SALA DI QUEST’ALBERGO
COI CAPI DELL’ESERCITO NAZIONALE
TANTO SI ADOPERÒ
CHE VALSE A SCONGIURARE
I DANNI E L’ONTA DEL TEMUTO RITORNO
L’ASSOCIAZIONE COSTITUZIONALE
NON DIMENTICA DEL BENEFICIO
FECE PORRE Q. M. NEL MDCCCLXXXIV.
' Ritornò per la terza volta ministro delle Finanze e le
amministrò dal 14 dicembre 1869 sino al 10 luglio 1873,
durante il qual tempo resse temporaneamente per due mesi
e mezzo (18 maggio, 5 agosto 1872) il ministero della Pub-
blica Istruzione. In Parlamento fu oratore pieno, ordinato,
7
MIk. S. Il, T. VIU. 88*
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DOMENICO CARUTrl
34S
autorevolissimo, e comechè non sempre ornato di quei pregi
di stile, ond’egli avrebbe potuto abbellirsi, gli uditori pen-
deano dal suo labbro, tanto riusciva efficace l’abbondanza dei
concetti intorno alla materia di che disputava, tanto poteano
la maestrevole disposizione degli argomenti, il convincimento
che li spirava, la grazia e quasi direi la pensata bonomia dei
motti festevoli e vivi, di che li rivestiva. Taluna volta toccò
le cime della grande eloquenza, come quando parlò sì co-
raggiosamente contro raffrettata abolizione del macinato
(8 luglio 1878). Le sue relazioni parlamentari si consultano
tuttora con frutto, e quella Sulla condizione mineraria
dell’isola di Sardegna, rimarrà documento alla scienza pre-
zioso (1868). Fu il Ministro del pareggio, ossia colui che
volle e animosamente e perseverantemente conseguì che le
spese e le entrato del bilancio battessero. L’Italia ricono-
scente onora oggi l’opera sua, che a lui vivente procacciò
soventi volte animavversione e mala voce. Salvò l’erario, che
è principio della stabilità dei regni.
Usò la lente dell’avaro (lo disse egli stesso) nel risecare
le spese che non erano strettamente necessarie, austero spen-
ditore del pubblico danaro anche nelle minime particelle del
bilancio, egli che grandi e magnifiche opere vagheggiava
nella mente, e alcuna ne pose poi in atto ; ma in quei giorni
affannosi importava risparmiar l'obolo stesso, perchè il fal-
limento dello Stato era alle porte. Nimicava, anzi, ed è
meglio, non conosceva il fasto ministeriale, egli piuttosto
ricco che agiato, e che però, lasciando il seggio, potea non
ritornar pedestre tra la folla, dopo di . avere per alquanti
mesi disdegnato di toccar colle piante l’umile selciato. Io
l’ho sempre meco medesimo considerato come l’esempio più
imitabile e sincero del ministro democratico, nome che egli
non usurpò tuttavolta, e che, sebbene sia abusato e svisato
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA
349
nelle parole e nelle opere, ha pure in sè molto di nobiltà,
chi non lo deformi colle affettature, e lo illustri con interiore
modestia di cittadino.
Nel 1881 il re Umberto con atto Tirile gli confidò il
mandato di formare un nuovo Ministero, che non gli suc-
cedette di comporre. Non credo ch’ei mancasse a sè stesso
in quel giorno, ma che non avesse con operosa sagacia pre-
vidente preparate le vie; il quale fatto ed altri che il pre-
cedettero, diedero a dubitare che quest’uomo che noverò
tanti e schietti amici personali, non conoscesse o disamasse
l’arte, pur troppo necessaria all’uomo di Stato nei Governi
parlamentari, di conquistare stabilmente amici politici e
tenerli a sè congiunti. In lui forse la ragione consigliava
i compromessi, ma la sua natura e la coscienza, a un
tratto ribellandosi, gli disdicevano. Eppure, con intenzioni
non punto benigne, gli davano voce di maestro in destrezza
e furberia biellese!
Per simile, schierandosi nelle file dell’Opposizione, ad-
ditato primo dall’opinione pubblica, e chiamato duce dai
colleghi, o non seppe o non volle essere primo nell’ operare
longanime, indefesso e travaglioso; obbediva alle proprie idee,
impazientiva nel girar gli ostacoli, e piacevagli ritrarsi nelle
sue tende. Talché pende il dubbio, se lo scioglimento del-
l’antico partito di Destra sia a lui imputabile, o all’indole
del partito stesso, così come gli eventi aveanlo formato.
Per fermò se la Destra era la parte del Sella, dovea te-
nerla stretta a difesa dei confini, e pronta, quando che fosse,
alla battaglia; e se più non consentiva con essa, meglio
era abbandonarla risolutamente. A me pare che egli, capo
della Sinistra costituzionale, avrebbe comandato il rispetto
agli avversari e la fiducia parlamentare in tutti, e procu-
rato alla macchina del Governo , ponderibtis librata, suis,
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DOMENICO CARUTTI
quell’ assetto che da assai tempo vedesi perturbato. Ma
10 mi sono fuorviato per sentieri non miei, e ne ritraggo
11 piede, ammettendo e confessando di buon grado, senza
cancellar le cose scritte, che probabilmente non vedo o
travedo.
Introdnsse come Ministro e promosse in qualità di De-
putato buone leggi. La concessione del canale Cavour riuscì
prospera all’industria agraria, e in segno di gratitudine fa
dato al braccio di esso canale che da Novara porta nella
Lomellina le acque del Po e della Dora, il nome di Quin-
tino Sella. Le casse di risparmio postali, oggi numeranti
quasi un milione di libretti, e più di cento milioni di ca-
pitale, sono provvida istituzione di cui il popolo dovrebbe
sapergli alto grado. La società presente agita nel suo seno
terribili problemi, e le moltitudini, avvelenate da sofismi
aspersi di benevolenza, indi condotte a feroci propositi, leg-
germente pregiano quei rimedi che sono la religione, la
sanità morale, il lavoro, il mutuo soccorso e il risparmio.
Agli ultimi diede opera il Sella, e non so se portasse buon
concetto delle medicine gagliarde che vennero in grido, e
che estenuano la vita o la troncano.
Nel vivere e nella trattazione dei negozi non disdegnava
calare ai particolari minuti, e tal fiata forse vi s’indngiava
di soverchio; di guisa che un amico suo nn di, pungendolo
amorevolmente di non so quali piccole sne cure in Biella, gli
scrisse che pareagli vedere in lui un cannone da cónto ado-
perato ad atterrare il muricciuolo d’un giardino. Cui il Sella
rispose: < Vivo in un mondo microscopico, ed è naturale
che i cannoni da cento poco ci abbiano a fare. Bada però
che di cosiffatti cannoni non ve ne ha qui. Quanto a me
ho sempre trovato anche nel mondo microscopico un argo-
mento non meno interessante ed istruttivo del mondo ma-
io
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA
351
croscopico. Nè credo che al progresso della umanità abbia
meno contribuito lo studio dell’infinitamente piccolo, che lo
stadio dell’ infinitamente grande (1) . »
Voleva una generazione d’uomini sana di corpo e sana
di mente, e però la gioventù gagliarda di membra, eserci-
tata in severi studi, che più giovino aH’essere che al parere.
Dall'un de’ lati instituì il Club Alpino Italiano, dopo salita
nel 1863 la vergine cima del Monviso, stimando quanto
torni salutare al corpo e all’intelletto la fatica di superare
con ardimentosi pericoli le vette dei monti intatte, beverne
l’aria pura e ristoratrice, e da quelle altitudini ammirar la
natura e sollevare i pensieri all’infinito. Da un altro lato
vedemmo l’amore fecondo , onde con ogni maniera di aiuti fa-
voreggiò l’incremento del sapere, e primamente col rispet-
tarlo in chi per esso va lodato; qualità nei reggitori demo-
cratici antichi e moderni non frequentemente commendata.
A lui debbono il nascimento o notabili progressi alcune
scuole e scientifiche istituzioni: ricorderò la scuola profes-
sionale di Biella, la scuola d’applicazione degli Ingegneri
in Torino, l’Istituto geologico e la R. Accademia dei Lincei.
Quanto egli operò per questa ultima, di cui fu il secondo
fondatore, ninno è che ignori, e lo disse in brevi e veraci
parole il senatore Brioschi, che gli fu dato successore nel
governo dello scientifico sodalizio. « Eletto nostro presidente
il dì 1° marzo 1874, le sue prime cure furono rivolte ad
ottenere un miglioramento nella scarsa dotazione dell’Acca-
demia, e ad aggiungere alla Classe già esistente di scienze
fisiche e matematiche, una nuova Classe di scienze morali,
storiche e filologiche. La dotazione accademica limitavasi
nell’anno 1873 a lire 6450; ebbene nell’anno 1874 essa
(1) Gaspare Finali, Discorso in onore di Quintino Sella. Camerino, 1884.
Il
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DOMENICO CASOTTI
saliva già a lire 17,450, nel 1875 a lire 39,000; negli
anni 1S76, 1877 a lire 65,000; nei due susseguenti a
lire 85,000, e dall’anno 1880 in poi a lire centomila. Quale
fu l'impiego di questo graduale aumento di mezzi? Non un
centesimo fu fino ad ora speso nel procacciare all’Accademia
alcun lustro esteriore; noi ci troviamo tuttora nella modesta
sede dei nostri predecessori, le condizioni amministrative
nostre, se in qualche parte subirono modificazioni, non lo fu-
rono ancora in rapporto ai bisogni dell’ aumentato lavoro;
eppure l'attività scientifica dell’Accademia assorbiva d’anno
in anno le nuove somme di cui poteva disporre. »
E così, lui vivente, l’Accademia pubblicò sedici volumi
di Memorie della Classe di scienze fisiche, sedici di quella
delle scienze morali, otto dei Trasunti, non tenendo in conto
un volumetto della Storia dei Lincei, e il cominciato, seb-
bene non ancora venuto fuori, supplemento al Corpus In-
scriptionum della E. Accademia di Berlino. La Biblioteca
linceana nel corso di nove anni triplicò -il numero de’ suoi
volumi, ed in essa trovano luogo gli Atti di quasi tutti i
corpi scientifici del mondo civile, sicché, per questo rispetto,
sarà collezione unica in tutta Italia, con inestimabile van-
taggio degli studiosi, cui è dato modo di consultare siffatte
pubblicazioni, le quali con somma difficoltà si ponno avere
alla mano, e alcune non sogliono rinvenirsi. L’ultimo suo
intento era quello di procacciare ai Lincei una degna e
propria sede: dopo di che (solea dire), intuonerò il Nunc
dimittis. E lo conseguì mercè l’acquisto del palazzo Corsini,
fatto dal Governo, e grazie alla munificenza del principe
Tommaso Corsini che donò la Libreria Corsiniana e la in-
signe collezione di stampe. Sarà fra pochi mesi colà tra-
sferita l’Accademia, ma era scritto che a lui mancasse il
conforto di vedere l’opera sua compiuta.
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA
353
Amò le ricerche storiche, ebbe culto alle memorie dei
padri, e ne diede prove che vorrebbero essere emulate da
chi può, ed io credo che poco o molto possono tutti, se il
vogliono. Per prima cosa piacemi ricordare l’ordinamento
dell’Archivio del Municipio di Biella da lui con propria fatica
condotto : una di quelle appartenenze del mondo microscopico
che il Sella non dispregiava. Vero è che non solamente sce-
verò carte e pergamene scotendone la polvere , fugandone i
tarli e compilandone grinventari , ma lo ampliò acquistando
documenti, e di quelli che non erano sul mercato, procurò
copie riempiendo in tal modo le lacune della storia munici-
pale e risaldando gli anelli della catena del tempo. Imprese
la illustrazione degli Statuti biellesi, lavoro che rimase inter-
rotto e incompiuto, e nella nostra Miscellanea di Storia Ita-
liana (voi. X, 1870) pubblicò la Pandetta delie gabelle e dei
diritti della Curia di Messina , cavata da un codice della
Biblioteca universitaria di Cagliari, da lui medesimo letto
e copiato. La durevole sua benemerenza verso la soda eru-
dizione fù la pubblicazione del Codex Astensis detto di
Malabayla. Andato nel 1876 a Vienna con mandato del
Governo, fece ricerca di questo prezioso codice migrato dal-
l’Italia, non che dalla città cui apparteneva; il che venuto
a notizia dell’imperatore Francesco Giuseppe, con regia cor- .
tesia gli significò che la sede del Codice dovea essere in
Asti e non a Vienna, e gliene fece dono. Nella tornata del
19 marzo -dello stesso anno lo presentò ai Lincei, che ne
decretarono la pubblicazione, dal Governo del Re convenien-
temente sussidiata. L’edizione consta di due volumi di testo,
uno di indici, e uno illustrativo. Questo che è il primo dei
quattro, non potè essere dal Sella condotto a compimento.
La stampa del testo è corretta più che non sogliasi in Italia ,
i documenti sono corroborati di sobrie note per lo più bi-
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DOMENICO CARDITI
biografiche; gli indici esatti, minuti, utilissimi. Parte del
primo volume è stampata e tirata, parte fu lasciata scritta
dall’autore; di alcune porzioni rimane solamente il sommario.
La R. Accademia dei Lincei statuì che se ne compisse la
stampa e la compilazione, commettendone il carico all’egregio
Pietro Vayra, archivista nell’Archivio di Stato di Torino e
collaboratore assiduo nolla fatica del Sella, anzi colui che
gli avea raccomandato di ricercare a Vienna il prezioso ma-
noscritto. Il Codice Astense fu poc’anzi (11 settembre 1884)
dai figli del Sella consegnato al comune di Asti, coll’in-
tervento di alcuni amici dell’illustre estinto, cui da un’im-
provvisa indisposizione fu vietato a chi scrive di assistere,
secondochè ne aveva ricevuto grazioso invito.
In Quintino Sella l’operosità fu rara, disposandosi in
lui le forze fisiche mirabilmente alle intellettuali; per la
qual cosa l’enumerare particolarmente le sue azioni sa-
rebbe lungo, ed io mi accorgo di avere già varcati i ter-
mini che mi era prefisso cominciando. Le primarie Acca-
demie nazionali e molte straniere lo inscrissero fra i loro
soci; ebbe gli Ordini cavallereschi italiani e parecchi fra
gli esteri, e fu eletto cavaliere del Merito civile di Savoia il
5 luglio 1869.
. Pubblicati i tre volumi del Codice di Asti, la R. De-
putazione nostra lo nominò socio effettivo, riconoscendo il se-
gnalato servigio reso alla scienza storica. Ma già da qualche
tempo la florida sua salute non era più quella, e la ferrea
sua tempra scorgevasi alterata. Il 14 marzo di quest’anno,
come ho detto, si spense una vita sì risplendente, cara agli
amici, utile alla patria. Vorrei dire delle onoranze che a
lui estinto furono tributate, se oggi non si vedessero appo
di noi con certa soprabbondanza profuse. La Camera dei
Deputati ordinò che i suoi discorsi parlamentari fossero rac-
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NOTIZIA SOPRA QUINTINO SELLA
355
colti in una edizione particolare ; fece il medesimo la R. Ac-
cademia dei Lincei, rispetto alle scritture scientifiche.
Il cordoglio per la morte del Sella fu profondo, fu vero,
ed avea alta radice.
L’Italia ravvisava in lui un cuore intrepido, un braccio
sicuro e un timoniere esperto, laddove mai venisse la bur-
rasca politica. Il Re disse : Ho perduto un amico sincero.
Tutti resero testimonianza all’interezza del suo carattere,
ripetendo di lui con verità:
Intemerata fulget honoribus, 4
Nec sumit, aut ponit secures
Arbitrio popularis aurae.
Nella consuetudine non breve che ho avuto con lui, co-
nobbi ogni sempre che il primo mobile de’ suoi disegni e
delle sue azioni era il pubblico bene, non mai personale
soddisfazione o proprio interesse. Le due generazioni che sce-
sero o scendono nel sepolcro, porsero ai contemporanei e la-
sciano ai posteri esempi di virtù, in coi l'animo si esalta.
Lodandoli, non ci sarà fatto il rimprovero che leggiamo nel
libro deU’Imitazione: Ricercasi quanto uno ha fatto, ma con
quanta virtù abbia operato, non esaminiamo così sottil-
mente A).
Cumiana, settembre 1884.
Dominico Caeutti.
(I) Quantum quia fecerit, quaeritur; sed ex quanta virtute agat, non
tam studiose pensatur. Lib. ni, Cap xxn.
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APPENDICE
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' . I
il.»/ /o;i.i
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INDICI SISTEMATICI
DI DUE
CRONACHE MURATORIANE
COMPILATI DA
GIOVANNI FILIPPI, CARLO MERKEL
LUIGI VALMAGGI, GUSTAVO CANTI, GEROLAMO OCCOFERRI
GIUSEPPE ROBERTI
▲Ianni dalla Scuola di Magistero di Storia moderna presso la R. Università di Torino
SOTTO LA DIREZIONE DEL LORO PROFESSORE
CARLO CIPOLLA
i m
SEGRETARIO DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
ANTONIO MANNO
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PROPRIETÀ LETTERARIA
/ ' * ■ I
Stamperia Reale della Ditta G. B, Paravia e C,
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AL
TERZO CONGRESSO STORICO ITALIANO
LA
R. DEPUTAZIONE DI TORINO
OFFRE
SCIOGLIENDO I VOTI FATTI
A
MILANO
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PREFAZIONE
l.
Nel secondo Congresso storico italiano, raccolto a Milano nel set-
tembre ISSO, venne lungamente discusso un tema, messo innanzi dalla
Società storica lombarda, per la compilazione di un indice sistema-
tico di tutte le fonti della storia italiana. La proposta fu dottamente
sostenuta dal eh. comm. prof. G. I. Ascoli, che la aveva ideata. L’il-
lustre filologo trovò parole elevate, per difendere un concetto, certa-
mente grandioso. Chi scrive queste righe fu uno di coloro, che, pure
manifestando al grande scienziato, splendido decoro delle nostre lettere,
tutta quella profonda venerazione che ognuno gli tributa, tuttavia non
credevano che fosse da affrettarsi nel dare esecuzione alla ricordata
i
I proposta.
Ciò non ostante, sul principio del volgente anno scolastico, nel
mentre stavo per preparare le varie materie di studio agli alunni
della Scuola di Magistero della Storia moderna, mi ricordai anche di
pel tema; e mi ritornarono del pari alla mente altre parole del
comm. Ascoli. Egli aveva additato gli Scriptores Rerum Italicarum,
come l’opera fondamentale, dalla quale si avrebbe dovuto cominciare
il lavoro. Perciò rivolsi il mio pensiero al Muratori. Il prof. Ascoli,
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VII!
INDICI SISTEMATICI
nel ricordato Congresso, aveva accennato al profitto che per la com-
pilazione di cotali indici potevasi trarre dalle Scuole di Magistero.
Divisai quindi, per quanto era in me, di tentare in minima parte la
realizzazione della proposta del prof. Ascoli; la quale, limitata pure
come dissi alla raccolta muratoriana, rimane una impresa tale che
mette spavento.
Avendo manifestato questo mio pensiero al eh. comm. barone
Antonio Manno, Segretario della R. Deputazione di Storia Patria, ne
ebbi valido incoraggiamento. Egli aveva anzi incarico dalla Deputa-
zione di preparare l’indice di una cronaca, a sua scelta , per presen-
tarlo come saggio al prossimo Congresso storico torinese. Egli mi fece
dunque l’onore di associarsi al lavoro. Si divisò di redigere l'indice
di due Cronache, delle quali una fosse piemontese, e l’altra si legasse
alla regione veneta , alla quale appartiene chi scrive queste linee. Il
barone Manno scelse il gruppo delle Cronache astigiane (72. I. S.,
tomo XI); ed io scelsi la historia di Ferreto de’Ferreti vicentino
(72. I. S., tomo IX). Non è questa peraltro una vera cronaca vicentina :
perocché riguarda tutta l’Italia, ed anzi più che l’Italia.
Proponendo questo lavoro agli alunni della Scuola di Magistero,
non lo imposi loro in nessuna maniera. Desiderava che fosse un la-
voro fatto bensì dalla Scuola, ma non nella Scuola di Magistero. Pa-
recchi degli alunni si offersero volonterosamente, anzi dirò meglio con
sincero entusiasmo.-Non ne accettai che sei solamente, i quali si divisero
in due gruppi. Un gruppo attese alle cronache astigiane, e di esso
fecero parte i signori : Carlo Merkrl (del lì anno), Gerolamo Occorrati
(del II anno) , Giuseppe Roberti (del IV anno). L’altro gruppo , che
si applicò allo studio del Ferreto, si compose dei signori: Gustavo
Canti (del III anno), Giovanni Filippi (del III anno), Luigi Valmaggi
(del III anno).
È mio grato dovere quello di lodare la operosità e la diligenza
di tutti; ma specialissime lodi si meritano i signori Filippi e Merul,
i quali, con rara costanza, non abbandonarono un istante il loro posto,
e non si stancarono giammai in un lavoro così arido, e, per i giovani
specialmente, così noioso.
Il barone A. Manno, con gentilezza squisita, dispose perchè i
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PREFAZIONE
IX
giovati predetti avessero ogni agio di lavorare nelle sale della R. Ac-
cademia' delle Scienze, e accordò che fossero loro dati tutti quei libri
di cui essi avessero avuto bisogno. Da mia parte non posso che rin-
graziare sommamente l’esimio uomo di un tanto favore, senza di cui
il Gemane lavoro sarebbe riuscito impossibile.
IL
Sul metodo tenuto nella compilazione di questi indici, .basteranno
poche parole. Venne applicato il sistema che il Manno aveva già posto
in pratica in altri suoi lavori consimili, col fondere cioè in un sole
indice i nomi di persona, di luogo, e di cosa; distinguendo peraltro
gli uni dagli altri, mercè la differenza dei caratteri. Per i cognomi e
per i nomi di luogo, adoperammo le forme italiane: e ciò facemmo
tanto più volentieri che trattavasi di Cronache dei sec. XIV e XV,
nelle quali cioè la forma latina è semplicemente la versione dell’ ita-
liana. Abbondammo peraltro nei richiami.
Registrammo, in serie, le persone per nome di battesimo; e poi
sotto il cognome, ponemmo in fila i nomi delle varie persone di quella
famiglia. Sotto il nome di una città, e talvolta anche sotto il cognome
d’una famiglia, si troveranno notizie col verbo al singolare, insieme
con altre che hanno il verbo al plurale; in quest’ultimo caso inten-
dasi dei cittadini, o dei membri di dette famiglie presi insieme. Cosi,
p. es., sotto il nome di « Padova », intendemmo anche « Padovani ».
Sotto ogni città registrammo, alla fine dell’articolo, i nomi dei
vescovi, magistrati, edifici ecc. che ad essa si riferiscono; ponemmo i
puri Borni; chi ne voglia sapere alcuna cosa, ricerchi quei nomi, al
loro rispettivo luogo nell’indice. Quanto sta fra ( ), è congettura, ov-
vero costituzione dei compilatori.
, Gli indici nostri sono alquanto diffusi; certo assai più diffusi di
quanto si dovrebbero fare qualora si intendesse di estendere un simile
lavoro a tutta la raccolta muratoriana. Noi volemmo dare unicamente
un saggio. Ciò non pertanto, siamo lontani dal credere che i nostri
indici siano tanto larghi da potersi sostituire ai testi delle Cronache.
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X
INDICI SISTEMATICI
Per ottener questo, si avrebbe dovuto fare degli indici di moie molto
maggiore delle Cronache stesse. Anzi cercammo di esser brevi per quanto
ci sembrava lecito, avendo di mira non tanto di aumentare il numero
delle nostre note, quanto di registrare notizie storicamente importanti.
Nelle chiacchierate retoriche, e nelle divagazioni erudite, non abbiamo;
avuto scrupolo di tagliar corto. L'indice delle cose, avrebbe potato
riuscire molto più ampio ; ma giù temevamo della mole che ci si ve-
niva accumulando sotto mano.
IH.
Non sarà ritenuta cosa sconveniente, se si aggiungono poche
parole sulla condizione critica dei testi che furono oggetto agli studi
comuni. Tale argomento si collega con altre discussioni avvenute nei
Congressi di Napoli e di Milano. Esso vuole essere posto un po’ ih
chiaro, perchè il lettore sappia che cosa sia ciò che gli offriamo, ed
anche perchè, prima di procedere alla compilazione di altri indici, si
abbia contezza della reale condizione delle cose, quale ci potè appa-
rire nella breve cerchia, nella quale concordi lavorammo, il barone
Manno, gli alunni universitari, ed io.
IV.
Comincio dal Ferreto. Fu scelta la historia 0) di questo scrittore,
per la sua importanza, ed eziandio per dar un saggio della cronaca non
strettamente locale. Se il Ferreto con preferenza indugiò a narrare la
storia della sua Vicenza, tuttavia mirò ad uno scopo più largo : volle
compilare una storia, non che italiana, quasi direi universale, per
quanto gli era possibile. Infatti narrando la venuta di Enrico VII in
Italia trovò opportunità per diffondersi a dire della storia germanica.
Il dissidio fra Bonifacio Vili e Filippo il Bello, gli aperse la via a
(1) Mcrat, R. 2. S., IX, 941 sogg.
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PREFAZIONE
Xfc
parlare della Fr&acia, e quindi della Fiandra e dell’ Inghilterra; in
canea della crociata di S. Lodovico IX di Francia, potè chiamare anche
Tonisi e l'Africa a somministrare argomento alla sua storia. Il Ferreto
mira senza dubbio a narrare la storia d’Italia, ma se accoglie tanto
volentieri le occasioni per uscirne, ciò è prova della sua larga ma-
nina di pensare, e della vastità relativa del suo orizzonte. Giovanni
Villani, quantunque allargasse il proprio orizzonte ben oltre alla storia
di Firenze, tuttavia non fu cosi comprensivo come il Ferreto, al quale
d’altra parte si può considerare come posteriore. Il Ferreto ebbe am-
mirazione illimitata per Albertino Mussato, uomo di stato, oratore,
poeta, storico di Padova. Non è questo il luogo di ricercare in quale
relazione stia la bistorta del Ferreto colla historia augusta del Mus-
sato ; ma è bensì da notare che neanche quest’ultimo ebbe viste
così larghe come il Ferreto, nò seppe raccogliere nei suoi scritti tanta
Tastità di argomenti < 1 2 3 ). II Mussato, ben s’intende, supera di molto il
Ferreto per altri pregi : egli è un vero statista, e la sua particolare
maniera di scrivere è sufficiente a mostrarci in lui un uomo che ha trat-
tato ed ha vissuto molto; mentre il Ferreto è soltanto un letterato.
Anehe nei libri del Mussato c’è della retorica, ma in minor dose
che non sia nel Ferreto
Il Ferreto, del Collegio dei Notai vicentini, nacque verso il 1 297 < 4 ),
e addì IO aprile 1337 è ricordato come morto da poco tempo! 5 ). Nella
breve sua vita scrisse molto; ma non giunse a compiere, che in pie-
(1) Cfr. W. Friedensburg , Zar Kritik d. Historia Augusta des Albertino Mussato,
(in FotbcK #. d. GescK XXIII, 1-62).
(2) Avea già dettato queste parole quando vidi che KOrting (Die Anfange d. Renai # -
iancelitteratur in Italien I, 348-9; cfr. p. 351; Lpz. 1884) giudica il M. piuttosto quale uno
scrittore di memorie che quale uno storico, e afferma che non è molto largo il suo orizzonte.
(3) Cfr. le savissime osservazioni che fa in proposito il mio illustre maestro, Gia-
como Zanella, Di Ferreto de'Ferreti storico e poeta vicentino (Scritti vari t Firenze
1877, p. 99).
(4) Dice egli stesso (col. 990) che al tempo della battaglia di Curzola, a. 1298, era in-
fante o lattante. Il Muratori (prefaz. 939) ne deduce che il F. sia nato nel 1298. Lo segue
il Kflrting, Die Anfange der Renaissancelitteratur in Italien , Lpz. 1884, p. 358. — Il
KOrting mole che si pronunci : Férretus (!), appoggiato ad una licenza poetica del Ferreto
presasi Al K. sono ignoti gli studi del Calvi, dello Zanella ecc. e quindi pochissimo sa
deliavita del Ferreto.
(5) Calvi, Scrittori di Vicema , I, 156 (Vicenza. 1772).
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INDICI SISTEMATICI
cola porzione, la sua grande historia. Questa comincia dalla esposi-
zione della condizione della Germania alla morte di Federico II (1250);
e, nel testo muratoriano, termina troncata a mezzo periodo, dote si parla
delle contese sanguinose tra gli Spinola e i Doria (a. 1318). I rari fitti,
come avverti giustamente lo Zanella 0), sono intrecciati l’uno con l'altro
con somma maestria. Dove ogni vincolo interno gli fa difetto, lo sto-
rico, come dichiara egli stesso (Murai., col. 938), segue il locorum
ordinem ; passa cioè da luogo a luogo ordinatamente, portando sempre
avanti lo svolgimento cronologico della sua storia. Notò il Muratori W
che egli deve aver scritta la prefazione prima del 1330; giacché vi men-
ziona come defunto il Mussato, che (secondo la comune opinione) mori
in quell’anno ( 1 2 3 >. Nè al Muratori sfuggi anche il passo (col. 990) dove
Ferrato afferma, che mentre scriveva non erano passati ancora 32 anni,
dopo la battaglia di Curzola, a. 1298.
Quanto precede al 1310, cioè alla calata di Enrico, viene riferito
a modo di prefazione. 11 Ferrato dichiara (col. 1047 D) di aver stabi-
lito exordium operis nostri sumere dal punto suddetto. Quando giunge
a parlare di Enrico VII (col. 1051), « fino ad ora — egli dice — parlai
di cose antiche, avvenute priusquam nati essemus, o donec puerilità
ageremus, secondo che ci sembravano degne di memoria » . « Nunc ea,
prosegue, quae pubescentibus nobis Fatorum lege apud Italos facta sunt,
laboris summi studio percurramus » . E prosegue, protestando di voler
scrivere il vero : non fictum quicquam , nec rogatum , aut favore
conceptum, ut pìaceamus, scripsisse profìtemur.
Gli eruditi non negarono al F. la lode di essersi astenuto dal-
l’adulazione; ma lo accusarono invece d’essere una lingua' mordace.
Da secoli questa accusa si pronuncia contro di lui, a partire cioè
dal Vossio, e venendo giù fino allo Zanella, anzi fino ad Ugo Bal-
zani, che la ripetè nel suo bellissimo libro sulle nostre Cronache me-
dioevali < 4 ). Nè io voglio difenderlo; giacché è chiaro che il Ferrato,
(1) Op. cit. p. 101.
(2) Nella prefaz., 938.
(3) Cortusi, ap. Muràt, XII, 813. Secondo il Gloria (cfr. Giom. st. ìett * it I, 859)
mori nel 1329.
(4) Le Cronache italiane del Medioevo, Milano 18S4, p. 251-2.
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PREFAZIONE
XIII
innamorato (come il Mass&to) di Enrico VII, e sinceramente convinto
delle ottime intenzioni del re di Germania al momento della sna ve-
nata, è abbastanza ingiusto verso gli altri. Egli, senza essere ghibel-
lino, si avvicina al ghibellinismo. Vorrebbe peraltro, come Dante, la
estinzione delle fazioni, e la pace universale! 1 ). Ma i fatti lo sospingono.
Non è adunque a meravigliare se si dimostra favorevole a Pietro da
Aragona piuttosto che all’Angioino t 2 3 > ; e meno ancora troveremo strano,
se, poco benevolo ai guelfi, egli riproduce l’opinione pubblica predo-
minante nei suoi luoghi natiit e riferisce quei giudizi che egli aveva
ascoltato discorrendo cogli esuli toscani, e forse in particolare con
Uguccione della Faggiuola e con Dante. Il Muratori perdette proprio
la pazienza, quando vide che il Ferreto parlava poco favorevolmente
perfino di Benedetto XI, che è venerato qual santo; egli peraltro
doveva avvertire che non sono dette unicamente per amor della frase
(come risulta dal contesto) anche queste altre parole con eui il cro-
nista annuncia la morte di quel pontefice, (col. 1013): « vita privatus
eoelestem petivit sedem spiritu ».
Non sempre è facile tuttavia distinguere, nei giudizi pronunciati
dal F., ciò che viene detto sul serio, da quello che è unicamente frase
retorica. Talvolta egli non esprime che un giudizio sopra un fatto parti-
colare, quando sembra che voglia caratterizzare tutto intero un per-
sonaggio. Dopo avere raccolto ogni romore volgare sulla morte di Bo-
nifacio Vili, cenna la « viri tanti iacturam » (col. 1009): altrove
Bonifacio vien detto « raagnanimus pontifex » (col. 976), e (col. 969).
« magnanimus Petri successor » . Pieno dello spirito umanistico, il F.
è disposto a lodare ogni opera notevole, senza preoccuparsi del suo
valore morale. Da questo emerge un certo indirizzo civile e profano
che colorisce tutto il libro. Il F. parla volentieri di cose politiche,
di fatti guerreschi, delle paci, delle rivolte, ecc.; mentre tocca in
(1) S’egli odia il nome di guelfo, non gli è accetto neanche quello di ghibellino (co-
lonna 1131 E): egli riguarda ambedue i nomi come generalmente detestati. Dante, che
tiene per discendenti « ex patre diabolo > quanti si oppongono all* impero {de Monarchia
m, c. 3), poi flagella (Farad, VI, 103 segg) del pari come faziosi, tanto i ghibellini,
quanto i guelfi.
(2) Col. 954 C-D.
(3) In nota alle col. 1011*2.
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XIV
INDICI SISTEMATICI
breve dì cose sacre, di miracoli, ecc. Ma dove ne parla, lo fa <xm ri-
spetto, come avviene a proposito del b. Enrico (col. 1165-6). Cultore
dei classici, nella bistorta non riferisce le loro frasi eoo tanta frequenza
come nel suo carme in onore di Cangrande. Tuttavia qualcuna se
ne trova; ricordo p. es. (col. 975 C): « dulcis . . . amor patrtee ».
Si compiace di espressioni paganizzanti; e parla sovente del Fato.
Tuttavia non dimentica di introdurre nella narrazione, e non di Tado,
alcune frasi ispirate a sentimenti cristiani. Appunto a proposito di
Bonifacio Vili, scrive: « ecce potentibus, orbisque dominantibus me-
morabile documentum: qui Deum non verentes, omnia sub pedibus, ut
libidini serviant, projecere etc. (col. 1009). »
Nella sua storia ha un punto fisso: lodare Enrico VII, almeno
per ciò che intendeva fare allorché venne in Italia : voleva restituire
gli esuli alle proprie città, e riformare le parti d’Italia. Dante
trovò 0) nell’Empireo il seggio destinato all’ afro Arrigo, che a driz-
zare Italia — Verrà in prima ch’ella sia disposta. E il Ferreto pure
addossa agli Italiani la responsabilità del cattivo esito dell’impresa
tentata da Enrico VII. 11 Ferreto vitupera i tiranni di Lombardia,
e in generale gl’italiani, che sciuparono le oneste intenzioni del re di
Germania. Ai tiranni non dà tregua, e parecchi detti curiosi si po-
trebbero qui citare. In un luogo scrive (col. 1096): « hic tyranno-
rum mos est, quibns nulla pietas, nulla fìdes, nulla virtus inest;
omnia suspecta metuqne solioita; nihil stabile, aut perpetuum; semper
est ansia sui status, ac vitae conditio ». Altrove (col. 982): < fru-
stra enim cum principibus popnlares duces de fide conveniunt ». In
questi giudizi ci è molto del fare Dantesco; quantunque Dante si mostri
dominato da un sentimento piò aristocratico, che non avvenga nel Fer-
reto. Questi apparisce d’animo popolano; e, sebbene nel carme abbia
lodato Cangrande, qui senza alcuna titubanza, nell’eroe già morto egli
saprà additar le macchie. Ha delle frasi di elogio per il suo valore;
per lui Cangrande è « acer et strenuus adolescens * (col. 1127), ed
è « heros Scaliger » (col. 1178); ma queste sono frasi che si riferi-
scono al valore militare. Non sempre ha elogi per lui. Il F. pensa
(1) Parad. XXX, 133 sogg.
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PREFAZIONE
XV
all’età dei Comnai ; e vorrebbe che Vicenza, sua patria, non obbedisse
■à ai; Padovani, nè allo Scaligero. Alterna la lode al biasimo; rife-
rendo di na prigioniero ricevuto nella battaglia benignamente dallo
Scaligero, osserva dio quest’ultimo non fu mai truce o avido di sangue (0.
Se il Ferrato, per dar colorito alla sua narrazione, raccoglie la
fama popolare, sa tuttavia distinguere sagacemente tra questa e le
testimonianze attendibili. Ognon sa, come, giusta una dicerìa che do-
veva essere bene accolta dai ghibellini, Enrico VII mori, avvelenato
mila comunione. Il F. riferisce questa fama, ma solo (come ora direb-
àesil per debito di cronista. Non vi presta fede, poiché sa che tale diceria
può dirsi una « dolosa inter Germanos lingua, nobis prorsus ignota »
(eoi. 1117). Di Bonifacio Vili, cita in un lnogo (col. 1010) B ciò
che •« valgo accepimus ». Parlando di Filippo IV il Bello, di Cle-
mente V e dei Templari, dice (col. 1018): * At non ideo postremo hoc
hùtoriae prò rei veritate conscripsimus, ut auctoritate nostra posterìa
eveageìizetur; sed velnt fama dictavit . . . Nam ea, quae a longe sunt,
mente concipi, non oculis subjiei queant ».
Dogli avvenimenti d’Italia ai suoi tempi, afferma nulla aver trovato
scritto presso gli nomini dotti, « nisi quod recens memoria adhnc vnlgi
sermonibus reservavit » (col. 1018). Talvolta cita alenni Armale» alimi;
o col semplice titolo di Armale », e con quelli di Armale» sacri e di
Amate» editi. Inferisce (col. 1052 0- 1058 A) le prime parole della
ib. 1,. libro 1, della Hist. Aug. del Mussato; ed è questa una delle poche
opere di 'Cui riporti nn brano testualmente, e col nome del suo autore.
Più sovente si appella a testimoni viventi, dei quali peraltro tace il
nome. Noi proemio, dopo un affettuoso ricordo del Mussato, parla di
nn illastre Vicentino. Non lo nomina (secondo il suo solito), accennando
a hù colla frase « Vicentinorum optime », di cui altri potrà tentare la
decifratone. Aggiunge che quest’uomo autorevole, gli comunicò molte
cosO (£%«« di memoria per i tempi susseguenti a Federico IV. L’epi-
sodio della guerra combattuta dai Veneziani (a. 1809) per il possesso
di Ferrara, dice d’avorio appreso « ab auctore non fleto * (col. 1047 D).
Altrove (col 978): « a viris gravioribus auditu percepimus ». Nono-
fi) Col. 1144 E.
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XVI
INDICI SISTEMÀTICI
stante le molte confusioni di nomi e di date, è assai interessante dò
che il F. ci narra intorno ai fatti di Firenze e in generale della To-
scana. Egli era molto devoto a Dante , anzi lo Zanella (U non si pe-
ritò di scrivere : « Ferreto è forse il primo letterato d’Italia, che stu-
diasse la Divina Commedia e ne facesse onorevole menzione ne’ suoi
scritti ». Di vero, non pago il F. di riferire qualche verso dell’In-
ferno (forse non conosceva le altre due cantiche ( 1 2 >) loda Dante piò
volte, e giunge sino a scrivere, a proposito dei Fiorentini condannati
all’esiglio : « e quibus Dantes Aldigerius vir eruditissimus, odio, non
cnlpa proscribitur > (col. 978). Il F. predilige anche un altro toscano,
Uguccione della Faggiuola, che probabilmente conobbe nel soggiorno
da quest’ultimo fatto in Vicenza. Egli si allarga nel darci notizia sopra
questo .< Signore », che perduti i propri domimi, fu costretto a im-
plorare l’assistenza altrui, e servire colle armi. La descrizione della
battaglia di Montecatini (col. 1160 segg.) è tra i più bei brani della
historia, che pure non difetta di quadri maestrevolmente disegnati.
Loda Uguccione, è vero, solo per il suo valore ( « robur indomitum > ,
col. 1158), e per la sua accortezza (« prudentia », col. 1155); giac-
ché anche il « vir probus » (col. 1158) non ha un valore troppo
diverso. Ma ciò non impedisce che sia assai favorevole il concetto, che
intorno a questo condottiero, egli vuol lasciare nel lettore. Quando ce
lo pone sott occhio derelitto, cacciato da Pisa e da Lucca, che viene a
chiedere l’oro dei Signori Lombardi, egli lo compassiona sinceramente.
Soggiunge ivi (col. 1162): « cuius rei traditam nobis ab auctorenon
fleto, sermone iam in seriem explicabimus » . Chi sia questo auctor non
fictus non lo saprei dire. Potrebbesi pensare ad Uguccione istesso ? Non
è probabile. Chi volesse ricercare più addentro in tale argomento, non
dovrebbe dimenticare che anche il Mussato soggiornò alcun tempo in
Firenze < 3 >. Comunque sia, di ciò, trattasi certo di un toscano, e pro-
babilmente di persona, che prese parte alla pugna di Montecatini.
(1) Op. dt., p. 92.
(2) Parati cho se avesse conosciuto il luogo, Farad, TX, 46*8, riguardante le contro-
versie tra Vicenza e Padova, non avrebbe mancato di fame ricordo.
(3) Sicco Polentone, presso Muratori X, 2. Cfr. Wychgram, Alò, Muss. LpL 1880
p. 40; KOrting, op. cit., p. 305.
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PREFAZIONE
XVII
U P. si compiace quando può parlare in proprio nome, di cose ve-
dute; locchè avviene per i fatti di Vicenza: « vidimus enim hoc et
eertum conscribimus » (col. 1969 E); « vidimus namqne agricolas, etc.
(col. 1125 B): « impios . . . mercenarios vidimus » (ivi). Da questo
apparisce il suo amore schietto per la verità, ed anzi qualche cosa di
più, cioè un po’ d’arte critica per la ricerca della verità. Ciò non vuol
dire che il Ferreto non incappi, e anche di sovente in errori assai
gravi. Non tutti forse quelli, che occorrono nella edizione che ora pos-
sediamo, vanno attribuiti all’autore; ma, fatta anche una sottrazione,
gliene resta a sufficienza. Negli indici non abbiamo avuto a scopo
nostro, di correggere i suoi errori : ci accontentammo di dare quei pochi
schiarimenti, che ci parevano affatto necessari.
Come notammo, al F. non manca certa coloritura di stile, nono-
stante molte fioriture retoriche, c nonostante anche l’affettazione della
linguai 1 ). Opponendosi alla troppo indulgente opinione del Muratori,
Ciac. Zanella riconobbe che il Mussato ò in ciò superiore al F. Questi
sa in ogni modo ritrarre con arte spontanea ed attraente le cose da
Ini vedute. Classicamente, chiama illirici i Veneziani: per lui Pistoia
è Piceno, Firenze è Fiesole, e Padova è la città d’Antenore. A Vicenza
dà il nome di Cimbria, e appella Ombrici i Vicentini, in grazia delle
colonie tedesche abitanti sui monti di Vicenza e di Verona. Ciò s’in-
tende, ma è curioso ch’egli poi non fa venir giù gli antichi Cimbri
dalle montagne Trentine; narra invece che i Semoni ed i Cimbri
batterono, nel calare in Italia, la stessa via seguita da* Enrico VII
(col. 1057 B). Si sarebbero dunque trovati,' non nel Vicentino, ma
nel Piemonte. Verona è detta città mormorino, nelle traduzioni me-
(1) Donde Toscurità di certi suoi periodi. Talora il Ferreto cerca proprio di essere
incomprensibile. È noto e interessantissimo il luogo in cui il Ferreto (col. 974 D) c’informa
dei secondo matrimonio di Corso Donati, contratto con (Tessa) degli libertini. No parla
anche Dino Compagni (lib. I, c. 201, ma 0011 qualche diversità. Corso sposò la donna a
insaputa dei parenti di lei, « quamobrem indignati Proceres ( Ubertini 5, idque opprobriura
»ni generis moleste ferentes, iara actum paene retrahi voluere litemque coram suo Praesule
t Andrea Mozzi) moventes tamquam violatorem conjugii Curtium et sacrilega reum , in
jndicio convenere *. Le parole del testo poste in corsivo non si potrebbero intendere se
d’altra parte non si sapesse, che gli Ubertini riguardavano nullo il matrimonio, porchè Corso
era parente in quarto grado della sua nuova donna Tessa Ubertini (Cfr. G. Levi, Boni-
fazio Vili e Firenze , in Arch. soc. st. rom. V, 381).
b — Indici Sii tem alici.
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XVIII
INDICI SISTEMATICI
dioevali: del che si occuparono egregiamente Bart. Sorio, Francesco
Novati, e ultimamente Pietro SgulmeroO. Ai passaggi citati da questi
critici, va aggiunto anche il luogo del Ferrato (col. 1069 C): « urbs
marmorea » . Non so perchè, dia egli a Verona, e ai Veronesi l’appellativo
di Ibernia ed Iberni (1137 C, 1135 B). Dal lato storico si potrebbe
mostrare che non sarebbe inutile il chiedere preziose c forse inaspettate
notizie al Ferreto * 2 >.
IV.
Ognun sa che il testo muratoriano è lacunoso, e imperfetto ( 3 >. Lo
Zanella ha ragione lamentando che « il testo sia scorrettissimo » < 4 ).
Codici antichi non mancano, i quali potrebbero veuire utilizzati
in una nuova edizione. Se ne hanno in Roma e in Vicenza.
1) Bibl. Comunale di Vicenza, ms. G. 7. 9. 16, cart. della
seconda metà del sec. XIV, di f. 158, modernamente numerati. Ini-
ziali colorate non ineleganti : variano di grandezza, secondo che danno
principio ad un libro, ovvero ad un capitolo : gli ultimi capi mancano
di iniziale !5 >. La divisione per libri è diversa dall’edizione del Muratori.
Qui abbiamo sette libri, mentre il ms. ne ha solamente cinque* 6 ). 11
(1) Sulla corografìa del Filocolo , Milano, 1883.
(2) Trovo che intorno alla morte di Cecco Ordelafd ha notizie (col 1 164 B), che rima-
sero ignote al Passerini ( Fam . Ordelaffì , tiv. TI, nel Litta).
(3) Felice Osio ebbe fra mano un ms. del Ferreto, come vedremo di qui » poco; ma
non lo stampò, e non trovasi nella sua raccol'a dei Cronisti della Marca Trevigiana, uscita
postuma, a. 1636, a Venezia « ex typogr. ducali Pinelliana ». Un esemplare di questo
libro raro sta nel Museo Civico di Padova, e fu per me gentilmente consultato dal signor
Vittorio Marchesini (studente del I anno di lettere nella R. Università di Padova), al quale
godo di rendere qui le debite grazie.
(4) Op. cit., p. 102.
(5) Alla fine del codice, stanno due fogli, in uno (pergm.) dei quali si trovano di mano
del sec. XIV, due celebri epitaffi scaligeri « Si Canis hic grandis » , € Scaligera de gente
fui », che qui vengono attribuiti al maestro Rinaldo da Villafranca professore di gram-
matica, noto anche per la sua amicizia col Petrarca. E inoltre: « Epitaphinm proeodem
(? — Cangrande I) per prouidum vincentinura scribara gratiadeum de Hic decor et pro-
(bitas, ) (hic) nobile corpus humatum { hic sunt magnanimi membra sepulta canis. | Iinpia
quem multis patavi degente (peremtis?; | abstulit a su(mmo) mora sine cede loco | Àn(nis)
tunc lapsis numerabat mile trecentis | tempora (sol) parens ter tria bisque decem » (** 1329).
(6) (Prefaz.) f. 1 Si cito labimur (= Murat. 941 A) — f. 3, lib. I, Post Fedrici
sccundi (=* 945 A) — f. 21, lib. II, Defuncto itaque (= 963 A) — f. 15, lib. HI, In-
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PREFAZIONE
solo confronto della col. muratoriana 1143, coi f. 132 r. - 134 v.,
m’assicnrò che la collazione del codice sarebbe giovevole. È il celebre
lnogo dove si descrive Cangrande, che, avvertito del pericolo che cor-
reva Yicenza, assediata dai Padovani, vi accorre cou rapidità meravi-
gliosa. Il ms. (f. 133) ha: ferunt namque Uhm (l1 , Murat. : Constat
itimi (il c. è una congettura, poiché il ms. Zorzi, ch’egli ebbe a mano, e
che descriveremo al n. 2, ha qui una lacuna); continua il ms.: confestimque
spretis (Murat.: dimissis; Zorzi: lacuna) epulis soìi andicoti frusto
exiguique (Murat. : Andriotti . . . exiguique ; Zorzi : Andrioli . . .
exiguique) meri Jiaustu. Al fine della citata colonna, dovo il nostro
ms. reca : si quemque ex agnine lapsum, il Muratori, e il ms. Zorzi
mutano il senso, sostituendo aggere ad agnine.
Secondo il P. Calvi ® questo è forse il ms. che Felice Osio ebbe
dal giureconsulto Francesco Calda gno, e ch’egli comunicò al Vossio
(de hist. lat., 794).
2) Bibl. Comunale di Yicenza, ms. F. 4. 3S, cari, colla data
26 maggio 1721, di mano di Michelangelo Zorzi. Il Muratori ebbe
appunto dal suddetto Zorzi la copia che gli servì per la stampa: e
dev’essere questa medesima, quantunque qui la partizione per libri sia
come nel ms. descritto al n. 1. Dal Calvi (l. c.) apparisce che questo
ms. alla metà dello scorso secolo spettava alla famiglia Conti di Yicenza.
È dedotto da antico ms., da non confondersi col precedentemente de-
scritto; si conservarono nella copia assai di sovente le abbreviazioni
ch’erano nell’ originale
3) 4) 5) Sotto questi numeri pongo i tre ms., di cui ci diede
conto G-. E. Pertz sino dal 1S24 < 4 >. Sono i mss. Vaticani 4921, 3929,
3930. Il primo è del sec. X1Y, e dal Pertz viene giudicato come
assai importante. Egli ne riferisce alcuni passaggi, che completano poche
Urta Vicentinorum(=*» 1065 A) — f. 97, lib. IV, Digressi modicum (== 1085 A) — f. 125,
lib. V, Refert nunc ut gesta (= 1119 A).
(1) Cangrande.
(2) Scrittori di Vicenza, I, 158.
•(3) Nella stessa biblioteca conservasi una copia dell’ed. del Muratori, ms. G. 7. 9. 17,
del sec. XVIII.
(4) Archiv, V, 177-8. Quest* tre soli ms. ricorda anche il Potthast, Bibl hist . m.
aevi I, 312), che dipende dal Pertz.
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XX
INDICI SISTEMATICI
lacune esistenti nel testo muratoriano. I due altri codici (dei quali
l’uÙimo è copia del precedente) spettano al sec. XVI.
6) Al Calvi non isfuggl che Apostolo Zeno ( Lettere I, 53,
n. 34) scrivendo nel 1701 al Muratori, lo avvertiva che un ms. della
bistorta del F. trovavasi nell’Ottoboniaua. Mercè della squisita genti-
lezza dell’illustre comm. GL B. De Rossi e del eh. E. Stevenson posso
ricordare anche questo Codice, che è il Vatic. Ottob. n. 1877, in 4*,
cart., di f. 186, del sec. XVII. Da uua nòta sull’antiporta emerge
la sua antica appartenenza « ex codicibus ill.mi etexcell.mi dni Joannis
Angeli ducis de Altaemps ». È diviso per capi, con proprie rubriche >')•
V.
Come dissi sul principio, la scelta del secondo aneddoto è dovuta al
eh. barone Manno : l’aneddoto è composto di tre importanti cronache
astigiane edite dal Muratori e quindi ripubblicate nel 1848 per cura
di Celestino Combetti ( 1 2 3 >. La prima di esse vide la luce anche nel 1880,
in testa al celebre codice Malabayla, edito per cura dell’illustre Quintino
Sella, di cui è recente la morte lagrimata ( 4 ).
Ad Ogerio Alfieri (discendente da illustre famiglia astese di parte
ghibellina) è ascritta la prima cronaca (Murat. 139 = Comb. 673 =
Sella 37), ed è brevissima; dalle origini di Asti giunge al 1294.
L’Alfieri ebbe molta parte nelle cose della sua patria, e fu una delle
più spiccate personalità del proprio comune. Lo stile è ruvido e disa-
dorno, ma non spropositato ; la narrazione segue lacunosa e sgretolata,
ma pur dimostra nell’autore caldo affetto per la patria. Come aveva
osservato il Combetti, questa cronaca doveva essere unita ad una col-
lezione di documenti fatta dall’autore stesso; ed adesso la cronaca del-
(1) Mi è gratissimo debito di ringraziare il Comm. Cesare Guasti, il prof. ab. Bernardo
Morsolin, e il cav. Francesco Molon, per gli aiuti da essi datimi, colla consueta loro cor-
tesia, nelle verificazioni di molti nomi toscani e vicentini.
(2) R. I. S . XI, 139 segg.
(3' Moti, hist. patriae , Script., Ili, 673 segg.
(4) Codex Astensis qui de Malabayla communiter huncupatur, II, 57 segg. (Roroae
1880), negli Atti deirAcc. dei Lincei, ser. II, tomo 5.
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PREFAZIONE
XXI
l’ Alfieri ci torna alla luce, mercè la splendida pubblicazione del Sella,
appunto insieme con una collezione di documenti Astigiani, attribuita
ad un Malabayla (e scritta verso la metà del secolo XIV ) ; ma che
probabilmente, nella sua sostanza, non è altro che la collezione stessa
dell’ Alfieri, che si lamentava perduta. £ così ha spiegazione la licinia
(elenco di ville e castelli dell’Astigiano), mancante al Muratori, e data
dal Combatti.
Questo primo aneddoto, nel Muratori porta il titolo di chronicon,
che il Combetti mutò in fragmenta de gestis Astensium, conservando
il nome dell’ Alfieri. Nel codice Malabayla, non c’è nome di autore, ed
il titolo è : aliguid de ystoria civitatis Astensium (ri.
Segue il memoriale di Guglielmo Ventura (Murat. 153 = Com-
betti 701), libro pieno di quella vita che ai suoi scritti può comu-
nicare un uomo, il quale abbia in gran parte operato, ciò ch’egli im-
prende a descrivere. La cronaca va dal 1260 al 1325. Come già ar-
gutamente il Muratori dedusse della cronaca stessa, il Ventura nacque
Terso il 1250, o poco prima (cfr. col. 192 A, 227 B); ebbe molta
autorità negli affari della sua patria, dove coperse le principali cariche:
si trovò involto nègli scompigli e nelle guerre del Piemonte : andò ora-
tore in diverse terre d’Italia. Esigliato, come guelfo, nel 1303, subì
poscia la prigionia. Acuto osservatore, e nelle sua spontaneità negletta
non ingiocondo, potè imprimere ai propri scritti un carattere che li
& interessanti. Fu a Roma in occasione del giubileo promulgato dal
pontefice Bonifacio Vili, e descrive la folla dei pellegrini, addensantesi
lungo le vie, così che il nostro pensiero ricorre involontariamente al-
Yesercito molto rammemorato dall’ Alighieri ( Inf XVIII, 28). Guglielmo
Ventura inserisce nella sua cronaca sermoni ed epistole, che afferma
aver diretto a parecchi personaggi rivestiti di alta dignità, come a dire,
a Filippo di Langosco, a Filippo di Savoia principe d’Acaja ecc. Co-
tali epistole sono ridondanti di vacuità retoriche, ma servono benissimo
a farci respirare l’aura di quel tempo fortunoso. Anch’esse ci traspor-
tano nel mezzo degli avvenimenti. In lui non abbonda l’erudizione sacra;
non gli è del tutto ignota la letteratura classica ; e neppure dimentica la
(1) Codex , cit. I, 57.
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XXII
INDICI SISTEMATICI
letteratura più recente, poiché nel testamento (inserto nel Memoriale)
raccomanda ai Agli di non leggere « romanzi ».
11 suo stile è in generale disadorno; ma non privo di efficacia,
poiché esprime candidamente il vero. Così possiamo trovare in quelle
pagine dei caratteri maestrevolmente ritratti. Cito ad es. quello di
Guido da Montefeltro. Il Ferreto ne fa menzione per ricordarsi del
consiglio frodolente di cui parlò Dante (Inf. XXVII, 116). Il Ven-
tura invece ce lo rappresenta come un cavaliere onoratissimo, prode,
liberale, savio, virtuoso; un tipo di cavaliere.
La sua Cronaca non si restringe ad Asti; cominciando special-
mente dalla discesa di Enrico VII, egli obbedisce alle esigenze dei
tempi nuovi , e dilata molto il suo orizzonte. Dei grandi fatti d' I-
talia, e della calata di Enrico VII, egli non 3i occupa, è vero, con
soverchio interesse, ma ne parla, ed anche con certa diffusione; in
generale osserva quegli avvenimenti un po’ freddamente, a meno che
la sua città non vi sia interessata in via diretta. Quando gli accade
(Murat., col. 239) di raccontare la morte di Enrico VII, lo fa da
semplice cronista, e non dimostra di provarne piacere o dolore. Esprime
simpatia per Valerano di Lussemburgo, fratello di Enrico, e per Mar-
gherita, moglie di quest’ultimo, esaltando le loro qualità personali.
Ultimo viene il memoriale di Secondino Ventura (Murat. 269
= Comb. 821). Esso abbraccia un diverso periodo storico, poiché
comincia dal 1420, e finisce al 1157, oltre ad una nota infine che
spetta al 1386. L’aneddoto non è lungo, ed è di mediocre impor-
tanza. Lo stile è curato, come vuole la nuova cultura umanistica. Ri-
guarda naturalmente prima di tutto Asti, e poi la casa di Savoia e
quella di Visconti, le quali ebbero tanto influsso sui fatti di quel pe-
riodo storico nella regione dove visse Secondino.
VI.
Il Muratori, pubblicando tutti e tre gli aneddoti, li fa precedere
da una delle sue solite, e così condite prefazioni; in essa dichiara di
essersi giovato di due mss. alquanto mendosi, comunicati a lui dal
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PREFAZIONE
XXIII
march. Giuseppe Malaspina, abate commendatario di S. Marzano di
Tortona. Non dichiara maggiormente le sue fonti.
Il Combetti non potè avere a mano nessun ms. molto antico. Per
la cronichetta dell’ Alfieri l’editore si giovò, oltre che dell’edizione mu-
ratoriana, anche di un ms. della fine del sec. XYI ch’egli trovò nel-
l’arch. di Torino, e dal quale trasse la ricordata licinia: anzi pose
questo ms. a fondamento della sua edizione. Consultò pure una copia
del 1698. Q. Sella invece ebbe a sua disposizione il prezioso codice
Malabayla, che muta essenzialmente la condizione critica del testo del-
l’Alfieri.
Per i due Ventura, il Combetti ebbe a sua disposizione due mss.
del secolo XVI, da lui rinvenuti nell’archivio citato ; ed inoltre si giovò
della copia eseguita nei 1698, e dell’edizione muratoriana. E a desi-
derare che anche per questi due cronisti si possa rinvenire un codice
migliore. Poiché sono molti i luoghi nei quali i vari testi diversificano
tra loro. Il Combetti, com’egli stesso dichiara nella prefazione, registra
parecchie, ma non tutte le discrepanze esistenti tra la sua edizione e
la muratoriana. Specialmente nei nomi, si hanno delle mutazioni assai
gravi. P. es. Murat. 201 D « ad ecclesiam sancti Michaelis quae
est iuxta Moncalvum ». Nell’ediz. Comb. (747 A): « ad ecclesiam
Suaneae quae est juxta Monchalerium »; dove poi l’editore vorrebbe
mutare il Suaneae in S. Annae. In Murat. 248 B gli Astigiani vin-
sero quei di Casale, mentre il luoA corrispondente nell’altra edizione
attribuisce la vittoria agli Astigiana Nell’ediz. Combetti (col. 776 B),
Clemente V è fatto erroneamente risiedere in Anagni ; mentre nel testo
muratoriano (la variante è registrata dal Combetti) egli ha la sua
sede in Avignone (col. 776 B). In parecchi casi rimane dubbiosa la
scelta 0).
(1) Libro ricco di pregi è quello di Giacomo Gorrini, Il Comune Astigiano e la sua
storiografia (Fir. 1884); 1*A. s’intrattenne lungamente sopra Ogerio Alfieri, e sopra Gu-
glielmo e Secondino Ventura, lumeggiando i meriti di ciascuno. Ma, quanto a codici, egli
(p- 112, 147, 188) non ci dà nessuna notizia nuova, rimanendosene contento di ripetere
ciò che sappiamo dal Muratori e dal Combetti.
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XXIV
INDICI SISTEMATICI
VII.
Noi compilare l’indice delle cronache Astigiane, fu usato natu-
ralmente il testo rauratoriano ; nei luoghi nei quali l’edizione del Com-
betti dava delle varianti che mutavano i nomi, o la natura di alcun
fatto, fu apposta la indicazione chiusa tra [ ]. Dove non cerano va-
rianti, si lasciò la sola citazione del testo muratoriano.
Il segno [ ], nella Cronaca del Ferreto si adoperò soltanto due
volte, per Benevento, e per Salerno, in un passo nel quale il testo
muratoriano ha una lacuna , che è colmata dal ras. Vaticano 4921
(Pertz, Archiv, V, 17S).
Vili.
Il barone A. Manno riferì alla R. Deputazione intorno a questi in-
dici: e ne parlò calorosamente nelle sedute preparatorie di Genova,
di Milano e di Torino, e poscia nella assemblea generale raccolta iu
Torino il 14 aprile p. p. Egli espose e chiarì gli intendimenti comuni;
ed a lui unicamente è dovuto se la R. Deputazione fece buon viso a
questi indici. Nella nota ch’egli a {morrà agli indici delle Cronache Asti-
giane, compilati sotto la sua dirpione, egli dichiarerà più dettaglia-
tamente quali criteri abbiano guidato la R. Deputazione, in una de-
liberazione per la quale io debbo verso della medesima i sensi della
gratitudine più viva, e della più sincera riconoscenza. A me non tocca
entrare in tale argomento : e chiudo ringraziando la Deputazione pre-
detta , ed il suo esimio Segretario, che vollero patrocinare questa pub-
blicazione.
Torino, 15 giugno 1884.
y
Caui.o Cipoi.u.
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INDICE SISTEMATICO
DSLLA
HISTORIA RERUM IN ITALIA GESTARUM
(Muratori , E I. S., IX, 941-1182)
FERRETO DE» FERRETI
compiuto da
FILIPPI CANTI VA LM AGGI
Giovanni Giuseppe Lutar
tolto la direzione di
CARLO CIPOLLA
4 — Indici titicmallci
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INDICE SISTEMATICO
DELLA
CRONACA D’ITALIA
DI
FERRETO DE’ FERRETI
A
Abuo , terme ; vi si reca per salute
Azzone VIH d’Este, 1087 E.
— visi accampa Cangrande, 1183 E.
— fortificazioni erettevi dai Padova-
ni, 1140 A.
— ivi gli esuli Vicentini e Veronesi
preparano la rivolta di Vicenza
a Cangrande, 1178 A.
Aiate del popolo , magistratura ge-
novese, 1038 B-O, 1039 0; cfr.
(Boberto Benavia).
Afcruxo, nei monti dell’A. campeggia
re Manfredi, 949 A.
letta v. Lacedemonia.
Adelbita d’Ungheria f. di Andrea
III, tutelata da Alberto d’ Au-
stria, 1011 A.
— sposa Carlo Uberto (d’Angiò) re
di Ungheria, 1011 B.
Adige cresciuto per le nevi, 1187 D;
cfr. A! arte.
Adolfo di Nassau eletto re di Germa-
nia, 964 C-D.
— emana un editto di accessione ,
965 C.
— entra in oampagna contro Alberto
d’Austria, 991 B.
— battaglia e sua vittoria, 992 0 -
992 E.
— i suoi soldati si abbandonano al
bottino. 998 B.
— sorpreso e ucciso, 998 E.
Adriaci porti, fino ad essi vuol spin-
gersi Lampa Doria colla flotta
genovese, 936 E.
(Aerosa di Boemia) f. di Venceslao
IV sposa Enrico conte delTirolo,
1011 B.
(Aichspalt) , (Pietro)
Aimebico d’Austria m discordia con
Alberto d’ Austria per la divi-
sione del patrimonio, 1048 A.
Aimebico di Fiandra prefetto nelle
milizie regie segue Enrico VII
in Italia ed entra in Milano,
1058 0.
Aimone vesc. di GiNEvra, segue En-
rico VII in Italia, 1058 A.
— conduce l’esercito mandato da En-
rico VII contro Padova, 1069 A.
— in Verona chiede sussidio agli Sca-
ligeri, 1069 A.
— presso Padova viene a colloquio
coi Padovani, per indurli all’ob-
bedienza d’Enrico, 1072 B-C.^
— promette di ricondurre il Baoohi-
glione nel corso antico, 1072 E.
— per tal motivo va a Vicenza, dove
si sottrae a stento al furore della
plebe, 1072 E.
— ammalatosi sotto le mura di Bre-
scia muore in viaggio ad Ivrea,
mentre si faceva trasportare a
Ginevra, 1079 0.
Alarli (Adige?), scorre presso Castel -
baldo, 1173 A.
Albano, vescovi: Rodolfo, Leonardo
Quercino.
Albertino dei Maltravbrsi da CU-
stelnuovo uno dei condottieri
dei Padovani, 1180 B.
— parente di Niccolò (Maltraverpd)
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4
INDICI SISTEMÀTICI
perde la terra di Boccon (Col-
tellà),ed è fatto prigione da Can-
grande, 1185 E.
Albertino Mussato origina dall* in-
fima plebe padovana, per i suoi
meriti ottiene onorevoli offici, ed
è premiato dalla patria con pub-
blico dono, 1145 E.
— poeta e storico padovano scrive
la storia di Enrico VII e i fatti
d’ Italia, 943 B, 1052 C, 1145
D-E.
— sua legazione a Enrico VII, 1052
C, 1058 A.
— citate alcune parole del 1. I, rb. I
della JET ist. Aug ., 1053 A.
— sua legazione a Enrico VII in
Milano , 1065 A.
— invoca la protezione del conte di
Savoia, 1065 A.
— persuade ai suoi concittadini l'ob-
bedienza all’imp. 1072 B.
— va ambasciatore a Enrico VII pei
suoi concittadini, 1078 A.
— legato di Padova ad Enrico VII
in Genova, 1090 B.
— consiglia ai Padovani l’amicizia
con Enrico VII, 1124 B.
— ferito, fatto prigioniero, è da Can-
grande fatto curare in Verona
nel proprio palazzo, 1145 C-D.
— incoronato poeta, 1065 A, 1090 B,
1145 D.
— muore a Chioggia, 944 A.
Alberto d'Austria f. di Rodolfo a-
spira al regno di Germania, 963
C. (cfr. Alberto di Sassonia).
— invidia contro Adolfo di Nassau
eletto re di Germania, 965 A.
— aneddoti di quest’invidia, 965 D.
— eccitato alla guerra contro Adolfo
di Nassau da Gerardo arcive-
scovo di Magonza, 990 E.
— entra in campagna ; si abbocca col-
l'arcivescovo di Magonza, 991 B.
— ne è tradito, 991 D.
— tenta di fuggire, 991 E.
— impegna battaglia, 992 0.
— da prima volto in fuga, 992 E.
— sorprende Adolfo di Nassau cou
pochi compagni, 993 C.
— sua vittoria finale, 994 B.
— eletto imperatore a Vienna, 994 D.
— manda ambasciatori a Bonifacio
Vili per annunziargli la propria
elezione, 994 E.
— Bonifacio rifiuta di riconoscerlo,
995 A.
— suo carattere morale ; non scende
mai in Italia, 995 A-B.
— È invitato da Bonifazio Vili &
venire in Italia, 1002 C.
— conosciuta la morte del papa non
si muove dal suo regno, 1002 D.
— tiene presso di sè Adeleita figlia
di Andreasio (Andrea III) di Un-
gheria, 1011 A.
— sua condotta a riguardo degli aspi-
ranti al regno di Ungheria, 1011
A.
— quanto regno, 1047 E.
— non scese in Italia perchè vi si
opponevano i Papi, 1048 A.
— per questione sorta nella divisione
del patrimonio, gli si ribellano
Giovanni ed Aimerico d’Austria,
1148 B-D.
— ucciso a tradimento sul Beno(!)
da suo nipote Giovanni, 1048 D-
-1050 A.
— sepolto in un tempio, che è affi-
dato ai Cistercensi, 1050 A.
— risiedette in Vienna, 1050 B.
— nella Germania, i principi 6Ì ral-
legrano della sua morte, 1050 C.
— le sue ceneri sono trasportate nel
tempio imperiale di S. Dionigi
(a Spira), 1053 B.
Alberto di Colzate esule vicentino,
è fatto prigioniero da Cangrande,
H74 B.
Alberto da Izza uno dei principali
nella rivolta tentata da’ Vicen-
tini contro Cangrande, 1171 D.
— ingannato da Muzio de’ Germani
custode della porta ; al quale ma-
nifesta ogni cosa, 1172 A.
— non conoscendo l'inganno, va in
segreto a Padova ad annunziare
essere ogni cosa preparata, 1172
B.
— consegna suo figlio in ostaggio ai
Padovani, 1172 B.
— impiccato in Vicenza per ordine
di Cangrande, 1174 E.
Alberto di Rovolone nominato da
Enrico VII suo vicario a Brescia,
1059 E.
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CRONACA EtRRETO
6
— cacciato dai Bresciani ribellatisi,
1063 A.
— parteggia pei Padovani contro
Cangrande, 1180 C.
— nipote (per via illegittima) di Gu-
glielmo di Castelbarco, 1130 C.
Alberto di Sassonia (cfr. Alberto
d'Austria), gli arcivescovi di Co-
lonia (Sigfrido di Westenburg)
e di Tre veri ( Boemondo di War-
nesberg) desiderano di farlo eleg-
gere re di Germania, 968 B.
Alberto della Scala richiesto di
aiuto da Botticella (Guido) Bo-
naccolsi per ricuperare Mantova,
posseduta dallo zio Bardilone ,
gli concede degli armati, 932
C-D.
— signore di Verona, inclinando a
sevizia , muore dopo 31 anno di
dominio , succedendogli il pri-
mogenito Bartolomeo, 1022 C.
— a sua insaputa Maffeo Visconti
fa parentela con Azzone Vili
d’ Este, 1022 E.
— lascia la signoria di Verona ai
figli Alboino e Cangrande, 1064
E*
Alberto Scotto signore di Piacenza,
1019 B.
— favorito da Filippone Langosco,
da Antonio Fissiraga e da Cre
mona, odiato da Maffeo Visconti,
1019 D.
— Beatrice d’Este proposta in moglie
ad uno dei suoi figli, 1019 D-E.
— imprudente , notifica a Maffeo
Visconti l’offertogli parentado,
1019 E, 1020 A.
— si sdegna per il matrimonio con-
tratto tra Galeazzo Visconti e
Beatrice d’Este, 1020 C.
— Induce Pietro Visconti a congiu-
rare contro il nipote Maffeo ,
1020 D.
— conosciuta la sorte di Pietro Vi-
sconti, con 20 mila soldati muo-
ve verso Milano, 1020 E.
— con inganno si fa rilasciare da
Maffeo Visconti il bastone della
Signoria di Milano , 1020 E,
1021 A-B.
— conduce a Crema le sue coorti,
1021 0 .
— eccita a tumulto i Cremonesi ,
1021 C.
— per suo volere, recasi a Piacenza
Maffeo Visconti esule di Milano,
1021 E.
— chiesto di aiuto da Giberto da
Correggio, 1032 C.
— signore di Piacenza, 1054 B.
— conviene a Lodi con altri signori
per opporsi alla venuta di En-
rico VII, 1054 E.
— è tratto da Antonio di Fissiraga
nella congiura ordita dai Tor-
riani, 1061 A-B.
— è privato da Enrico VII della si-
gnoria di Piacenza, 1082 B.
— segue Enrico fin presso Pavia,
1032 C.
— si rifugge in Arquà, di dove mo-
lesta i Piacentini, 1082 0.
— minacciato da Galeazzo Visconti
nuovo governatore di Piacenza,
1032 C.
— ricorre per protezione a Maffeo
Visconti, 1082 D.
— si arrende a Galeazzo, 1082 E.
— va a Milano coi figli e chiede a
Maffeo che lo faccia rientrare in
patria, 1038 B.
— è tenuto a bada con promesse da
Maffeo, 1083 C.
— si rifugge in Cremona, quivi male
accolto dai primati della città,
miseramente muore, 1084, A-B.
— temuto in Piacenza, 1092 B.
— sue relazioni con Piacenza, 1120
C.
— ne è escluso e muore a Crema,
1121 C.
Alberto Soardi e Col leoni Federigo,
ottimati di Bergamo, offrono sud-
ditanza a Enrico VII, 1059 B.
Alberto da Vivàro, vicentino, fatto
prigione in battaglia dai Pado-
vani, 1126 B.
Alboino della Scala, f. di Alberto,
non ancora adulto alla morte
del padre, 1022 C.
— sposa una figlia di Maffeo Vi-
sconti, 1022 E, 1023 A.
— succede al fratello Bartolomeo
nel governo di Verona, 1028 A.
— genero di Giberto da Correggio ,
1028 A.
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INDICI SISTEMATICI
— rimette in Parma Giberto da Cor-
reggio, 1028 B.
— aiuta Guido, detto Botticella Bo-
nacoolsi a saccheggiare il Cre-
monese, 1028 0.
— difende Ostiglia da Azzone VLLL
d’Este, 1028 D.
— unito ai Mantovani assedia Ber-
gen tino e lo prende, 1028 D-E,
1024 A.
— ritorna a Verona, 1024 A.
— Muore e lascia il suo dominio al
fratello Cangrande, 1024 B.
— signor di Verona alleato a Botti-
cella (Guido) Bonaccolsi contro
Cremona, 1081 C.
— va in soccorso di Brescia, 1082 C.
— genero di Giberto da Correggio ,
è dal medesimo chiesto di aiuto,
1082 0.
— fa alleanza con Giberto da Cor-
reggio, 1088 A.
— signor di Verona, 1054, B.
— manda legati ad Enrico VII ,
1059 A.
— è fatto, mediante denaro, vicario
regio in Verona, 1064 E.
— promette sussidio alle truppe ce-
saree contro Padova, 1069 A-B.
— dà onorevole sepoltura a Vale-
rano di Lussemburgo, 1075 C.
— sua morte, 1089 D, 1122 D.
Aldigerius, v. (Alighieri).
Aldobrandino d’Este, esigliato da
suo fratello Azzone Vili, 1081
A, 1087 C.
— si ritira a Bologna, 1087 C.
— nemico al fratello Azzone, 1087 D.
— si lascia persuadere dal fratello
Francesco a tentar l’acquisto di
Ferrara dopo la morte di Azzone
Vili, 1088 B-O.
— padre di Binaldo ed Obizzo, 1170
D.
Aldrigetto di Castelbarco, per otto
mesi governa Vicenza, 1128 E.
— va a Vicenza oollo zio Guglielmo
in soccorso di Cangrande, 1 146 E.
Alessandria, fondata da Alessandro III,
1158 A.
— - nel suo territorio è Bassignana,
1158 A.
Alessandro HI, fonda Alessandria,
1158 A.
Alessandro IV, avversario di Man-
fredi re di Sicilia, 945 C.
— tratta con Corrado IV, 945 D,
946 A.
(Alfonso III), re di Majorica, inter-
viene per la liberazione dii Carlo
II d'Angiò, 955 E.
(Alfonso X) , re di Castiglia , aspira
all’impero, 945 B.
— fratello di Enrico senatore di
Roma, 948 G-D.
(Alighieri) Aldigerius, Dante.
Alpoue, fiume attraversato dai Pado-
vani, 1187 C.
Altichino , Frassa , Pace , Pietro ,
Priore.
Altigrado (dei Cattarsi da Len-
dinara), vose, di Vicenza, invi-
tato dal card. Am. Pelagrua a
sostenere i diritti pontifica sopra
Ferrara, 1044 C.
— lodato, 1070 D.
Altinerio degli Azzoni, offeso nel-
l’onore della figlia da Rizzardo
da Camino, ne procura la morte,
1129 C, 1180 A.
Altomanno, Nicola.
Amadori dei Cancellieri, padre di
Guglielmo, 972 A.
Amato Sopramonte, inviato dai Cre-
monesi a Enrico VII per offrirgli
la signoria della città, 1059 C.
— per la ribellione di Cremona è giu-
stiziato da Enrico VII, 1082 A.
Amedeo conte di Savoia, favorisce il
matrimonio di Giovanni di Lus-
semburgo figlio di Enrico VII con
Elisabetta di Boemia , 1056 D.
— segue nella discesa in Italia En-
rico VII , di cui ha sposato la
sorella, 1057 D.
— Enrico VII ricorre a lui per sven-
tare la congiura di Giudo Tor-
nano e di altri signori Lombardi,
1061 C.
— batte i Torriani, 1061 D-E.
— non lascia inseguire Guido fuggi-
tivo, 1062 B.
— difende la casa di lui dalla ra-
pina, 1062 C.
— consiglia a Enrico di mostrarsi
feroce contro i Lombardi, 1068
B.
— gli ambasciatori padovani lo chi*
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filmo
f
dona o patrocinatore dell* loro
pausa presso Enrico* 1065 A.
— intercede a favore dei Padovani
prwo Timo., 1073 E.
— conforta rabbattuto animo di En-
rico, 1079 E.
— rimp. fa disegno di affidargli il
proseguimento d e U* a 3 sedio di Bre-
scia, 1080 B.
— entra in Brescia , dopo la resa ,
colle truppe tedesche , 1081 B.
— deputato aa Enrico VII a deci-
dere delle tenzoni fra le fazioni
genovesi, 1089 B.
— accompagna Enrico YH a Pisa,
1095 A.
— ha il comando di una parte del-
l’esercito presso il fiume Om-
brone, 1098, A.
UafiL vi sta il cardinale Napoleone
Orsini, 1002 E.
— ha per prefetto Sigonfredo di
Busso, armigero papale, 1008 C.
— v’entrano i co ngiurati contro Bo-
nifacio vm, 1008 D.
— insulto fatto dai Colonna a Bo-
nifacio Vili, 10Q# D, 1005 A.
— edifici: Palazzo di Bonifacio
mi.
ìidilò, Eranealeone.
Aknaaa pi Liazabio, cavaliere vicen-
tino, impiccato a Vicenza per or-
dine di Cangrande, come tradi-
tore, 1174 E.
Ahdbea Dandolo, comandante della
fiotta Veneta 937 A.
— muore 939 A.
— onorevole sepoltura concessagli da
Lampa Boria, 939 A*
(Andrea Mozzi), vescovo di Firenze,
974 P.
Akdreasio (Andrea III) re d’ U nghe-
bia, muore senza prole, 1010 E.
Asftrana, villa vicentina abbruciata,
1124 E, 1125 A.
Anujulo Mopin, ritratto del pontefice
da lui fatto per ingiuria, e attac-
cato alla sua nave, 1047 E.
— prigione , è fatto morire dal le-
gato (card. Pelagrua), ivi.
Carlo I, Carlo fi, Carlo (figlio
ai Filippo principe di Talento),
Carlo Mainilo QP Ungheria ) ,
Carlo Uberto (d'Ungheria), Fi-
lippo principe di Tarlato * Fi-
lippo d’Ungheria (?X Giovanni,
Leonora, Pietro TeppiKWtfl» Bo-
berto.
Anglia, in essa & Bordeaux, 359 E.
— v. Inghilterra*
( Anna di Boeiiia ) , L 4i Qttftcarp
(Wenceslao IV^ di pepato, sposa
Enrico di Carwzia a Tirato, e
muore, 1056 B*
Annate * , citati a proposito della da ta
della morte di Enrico VII, J11B
E.
Annate* editi , citati per la morte
di Adolfo di Nassan, 993 E.
Annate $ sacri, citati a proposito
di Clemente V, 1189 Jy,
— ricordati, 1161 C.
Annibale Anni baldi, chiamato per
lettera da Enrico vfi, ili ai
presenta, 1100 A*
— imprigionato 11QQ £•
Annibaldi, famiglia j*otpnto difitagf,
nemica degli Orsini C fa 1 Co-
lonna, 1005 E.
— Bonifacio VJIJ spera di cWfCTOC
difeso, J005 È.
— contraggono parentela coi Co-
lonna , 1005 E.
— Annibaie, Giovanni, ftizflN&d#-
Anselmo Gua;rnjsu}nq, mewtoto am “
basciatoxe a Clemente V fai Pa-
dovani. W65 B-
Antenore, dipesi che costruisse Pa-
dova e Venezia dopo V assedio di
Troia, 1054 C.
— Padova è detta città di Antenore,
1172 B.
Antonio da Cobtapolo, eccita Nic-
colò de’ Maitraversi da Bozzo
a farsi ribelle, onde la sua ef-
figie è ritratto come segno di
obbrobrio nel palazzo pubblico
di Padova, 1184 E*
Antonio da Fissibaqa, signore di
Lodi è favorevole ad A^ er t°
Scotto, 10J.9 D.
— signore di Crema e Lodi, 1Q£4 C.
— oonviene a Lodi con altri signori,
per opporsi alla discesa di En-
rico Y fi, 1054 E.
— dissuade Guido ddla Tpyrp dal
congiurare con Maffeo Yiappato
contro Pimp^, 1061
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6
umici SISTEMATICI *
— è tratto da Guido nella congiura,
1061 A.
— cerca aderenti, 1061 B.
— caccia di Lodi i pretori regi e
quelli che erau tornati d’esilio
col favore d’Enrico VII, 1068 A.
— costantemente ribelle all’impera-
tore, 1066 D.
— caduto in mano di Enrico VII
per tradimento, è costretto a con-
segnargli Lodi, 1067 A.
•— nella dieta di Pavia prega En-
rioo VII a non lasciare la Lom-
bardia prima d’averla liberata
dai tiranni, 1087 A.
— - va a To rton a, ma non ottiene da
Enrico VII ciò che spera, 1087 C.
— catturato presso Voghera, da Man-
fredo Beccaria, 1087 D.
— consegnato a Maffeo Vipconti che
10 tiene in carcere, 1087 D.
— prigione a Milano, 1121 D, 1151 E.
Antonio db Leo, padovano giurista,
va ambasciatore a Enrico VII,
1078 A.
Antonio de Malitiis, padovano, posto
alla difesa di Montegalda ; gli abi-
tanti prèndono lui e consegnano
la terra a Cangrande, 1189 B.
Antonio Melioris (!) medico esule
vicentino, è fatto prigioniero da
Cangrande, 1174 C.
Antonio Nogakola, suo fratello Bai-
lardino, in propria assenza, gli
affida la difesa ai Vicenza, 1140,
D.
— chiede aiuto a Cangrande contro
i Padovani che hanno occupato
11 borgo di S. Pietro, 1141 B,
1148 B.
— difende Vicenza, 1141 C.
Antonio de Bove rio , trevigiano ,
tratta segretamente con Can-
grande, 1180 A-B.
— guadagna a sè Artico Tempesta,
1180 B.
Antonio Saltaginato, è impiccato,
come traditore , in Vicenza per
ordine di Cangrande, 1174 E.
Antonio da Vigodarzbre, ambascia-
tore a Enrico VII per i Pado-
vani, 1065 A, 1078 A.
Apicoltura , fiorente in Corsica, 1097 D.
Apollinis c princeps » dei Templari,
costruisce presso Parigi un ca-
tinai mirabile » ( = Torre del
Tempio), 1017 C.
Apostoli Ss . , chiesa in Roma ; v. 8.
Pietro.
Apulia, principi, duchi: Roberto
d’Angiò — cfr. Napoli.
Aquila , insegna imperiale , 1091 E,
1098 D.
Aquile, insegne imperiali dipinte nel
pretorio dai Padovani, 1018 D.
— Enrico VII le fa porre sull’apice
del tempio di 8. Salvi, 1111 C.
Aqmileia, ivi gli esuli Torriani, 1020 G.
— patriarchi: Pietro (Gena),
Gastone (della Torre)..
Aqulsgrana, ivi incoronato Enrico VII
re di Germania, colla corona
argentea, 1058 A.
Aqultaula, in essa è Poitiers , 1015 D.
Aragona , Pietro III ( — Pietro I, re di
Sicilia), Giacomo (= Federico I),
Federico II (re di Sicilia).
Archivio del Vesc. di Padova ; ef.
palazzo.
Arco, Oderico.
Arcole, villa della regione iberna (ve-
ronese) assediata dai Padovani,
1187 C.
Ardolfo o Landolfo Brano acci, da
Napoli, cardinale nel conclave
per la elezione di Benedetto XI,
1011 E.
— mandato da Clemente V amba-
sciatore ai Templari per sapere
se sia vera l’acousa d’eresia loro
fatta, 1017 A.
Arazzo, favorevole ad Enrico VII, gli
giura fedeltà, 1109 D.
— ostile ai guelfi toscani, 1155 B.
— aiuta Uguccione della Faggiuola,
1158 B.
— vescovi: (Bandino dei eonti
Guidi).
Arnaldo dei Frangeri, card. vesc.
di Sabina , è mandato da papa
Clemente V a Enrico VII per
l’incoronazione, 1076 A.
— entra in Brescia per indurre i
cittadini alla dedizione, 1076 B.
— parla alla cittadinanza raccolta,
1076 C-D.
— n’esce senza aver nulla ottenuto,
1078 A.
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CRONACA. FIBRBfO
— m ritira in Cremona, aspettando
l’esito dell'assedio, 1078 D.
Akraldo Pelagrua, card., mandato
da Clemente V in Italia a pre-
dicare la crociata contro i Ve-
neziani, 1044 A-D.
— predica in Piacenza e Parma,
1044 B.
— predica in Modena, Reggio e Bo-
logna, 1044 C.
— sollecita i vescovi delle città con-
tigne a Venezia in favore dei
diritti pontifica, 1044 C.
— anale i Veneziani, i quali ripor-
tano vittoria, 1044 B-C.
— affida a Frane. d’Este e al Salin-
guerra l’incarico di impedire ai
Veneziani il passo del Po, 1045 D.
— il suo esercito riporta vittoria so-
pra i Veneziani, 1045 E, 1046 D.
— fa morire Angelo da Molin, 1047
A.
— mette sua sede in Castel Tedaldo,
1047 B *
— fa giustiziare alcuni partigiani
dei Veneziani, 1047 B.
— vuol ricuperare quanto avevano
occupato i Veneziani nel Raven-
nate, 1047 B-C.
— riforma i magistrati di Ferrara
e abbatte Castel Tedaldo , 1047 C.
— ritorna presso Clemente V , il
quale lo accoglie onorevolmente,
1047 C-D.
ino, fiume; lo passa Enrico VII
coll’esercito, sciolto l’assedio di
Firenze, 1118 C.
Arnaldo abate Tdtelense ( — di
Tulle), legato pontif. (insieme
con Onofrio de Trebis) chiede il
possesso di Ferrara, 1042 D-E.
— essendogli stato ciò rifiutato da
Vittore Michiel rappresentante
Veneziano in Ferrara, va a Ve-
nezia, 1048 A-B.
— quivi è offeso da alcuni giovani
mentre espone l’ ambasciata: va
a Bologna, notifica ogni cosa a
Clemente V, 1048 B-C.
villa padov., vi si rifugia Ai-
erto Scotto , privato della si-
gnoria di Piacenza, 1082 C.
— vi passa Cangrande coll’esercito,
1175 E.
d
Arte poetica , sua determinazione ed
importanza, 1018 E.
Arti , v. Lanifici.
Arti liberali , v. Studi.
Artois, Roberto.
Artico Tempesta degli Avogaro,
è guadagnato da Antonio e Ni-
colò de Boverio, che trattano se-
gretamente con Cangrande, 1180
B.
— suo astio contro la plebe, 1180 C.
— è in ciò sollecitato da Margherita
di Morgano, sua moglie, 1180 0.
c Arx militiarum » in Roma, vicina
al Campidoglio, donde fuggirono
Rizzardo (Orsini) e Giovanni
(Annibaldi) durante i torbidi che
accompagnarono l’incoronazione
di Enrico VII, 1100 C.
Arzignano, valle di, 1187 E.
Arzignano, Sigonfredo di.
Aspromonte, Giberto di.
Assemblea , dei signori d’Italia a Lodi
per opporsi alla discesa di En-
rico VII, 1054 E.
— vi convengono Guido della Torre,
Filippone da Langosco, Alberto
Scotto, Simone da Colubiano,
Antonio da Fissiraga, 1054 E.
— discussione ivi avvenuta, 1055 A.
— di parecchi Signori Lombardi ,
raccolta da Enrioo VII per giu-
dicare della congiura tentata da
Guido della Torre, 1062 D-E.
— dei principali commilitoni di En-
rico VII per decidere sul modo
da tenere coi pignori Lombardi
rivoltosi, 1068 B.
— ivi il conte di Savoia consiglia ado-
perare il ferro ed il fuoco, 1068 B.
— il vescovo (di Costanza?) consiglia
di alternare la mitezza e la forza,
1068 C.
— di Pavia, raccolta da Enrico VII,
1085 B sgg.
— di parecchi Signori di Lombardia
e rappresentanti di varie città
presso Enrico VII in Genova ,
1089 D-1090 B.
Assisi, villa di € Thuscia », dove si
conserva il corpo di S. Fran-
cesco, 1012 C.
Asti, suoi legati alla Dieta raccolta
da Enrico VII in Pavia, 1086 0.
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10
Hrwoi nsmutxex
Atrium, t. Palezzou
Ànreliamun > v. Orflut.
Austria, Aimerioo, Alberto I, Fede*
rico 1 1 Giovanni , Leopoldo , o
Lipoldo, Rodolfo I.
A Tentino, sotto ad esso sta la villa di
Palestrina, 969 D.
— colle, sa cui passa Enrico VII di
Lussemburgo venuto a Roma per
la incoronazione, 1104 B.
Avignone, residenza di Clemente V,
1048 E, 1075 E.
— ti ritorna Clemente V, dopo il con-
cilio generale di Vienna, 1169 B.
— vescovi: Giacomo (Daèse) di
Cahors.
Atooapro da Colubiano , famiglia
vercellese di parte guelfa, amica
di Roberto d’Angiò, 1152 E. —
Birnone.
Avooaro, Artico Tempesta, Gueoello
(Tempesta).
Avvelenamento, Benedetto XI muore
per aver mangiato fichi avvele-
nati, 1018 B-C.
Avvocati, v. Avogadro, Avogaro.
Atnaldi Comes, v. (Guglielmo) co.
di (Haynalt).
Aszone (Vili) d’Este Duca di Fer-
rara, succede al padre Obizzo,
979 O.
— suo governo tirannico, 979 C.
— in guerra con Matteo da Correg-
gio, 979 E.
— in guerra coi Bolognesi , 980 E.
— domanda e ottiene sussidi dai Pa-
dovani e dai Gimbriei (= Vi-
centini ) ; assolda mercenari, 931
A-B.
— scorrerie sul territorio Bolognese,
931 D.
— ritirata, 931 D.
— cessa la sua guerra contro Parma
e Bologna, 1019 0.
— cerca con ogni studio V alleanza
dei duchi delia Lombardia, 1019
O.
— offre sua sorella Beatrice in mo-
glie ad uno dei figli di Alberto
Scotto, 1019 D-E.
— riceve ambasoiadori da Maffeo
Visconti che gli domanda Bea-
trice in isposa per suo figlio Ga-
leazzo, 1090 A-B.
— acconsente alle noase chieste da
Maffeo Visconti 1020 , 1022 E.
— fa impeto eontro il Mantovane,
di cui è signore Boaeocolsi
i (Guido) Botticella , 1028 B.
{ — gli muova guerra Passerino (Ri-
| naldo) Bonaccolsi, 1023 C.
! — batte sul Po la fiotta Mantovana,
• 1028 0.
I — domina Ferrara, 1028 C.
| — assedia Ostiglia, 1028 D.
! — suo carattere cattivo, 102B E,
1024 A.
— gli si ribellano Modena e Seggio
per il suo governo tirannico,
1027 E, 1023 A.
— indarno avea eretto un castello in
Modena, 1028 A.
— vita voluttuosa in Ferrara, 1028
B.
— si fida assai del suo condottiero
e rappresentante in Modena ,
Manfredo da Sassuolo, 1028 E,
1029 D.
— odiato dai Reggiani, 1080 D-
— perde Seggio e Modena, 1080 D-E.
— opprime Ferrara, 1031 A.
— miglia Aldobrandino e Francesco
fratelli, 1081 A, 1087 0-
— difende il Cremonese contro Bob*
tieella (Guido) Bonacoolai, 1081
D.
— tiene in custodia Passerino (Ri-
naldo) Bonaccolsi e se ne serve
contro Botticella, ivi.
— aiutato da Carlo D’Angiè, ivi.
— assedia indarno Ostiglia, 1081 E.
— combattuto da Albume della Sosia
e Passerino Bonaccolsi, 1001 E,
1082 A.
— sue malvagità, 1087 B.
— ottiene da Clemente V la legitti-
mazione di un suo figlio illegit-
timo perchè possa succedergli,
1037 B.
— combattuto dal fratello Francesco,
1087, C.
— malato, affida il governo al figlio
Fresco, 1087 D.
— va alle terme padovane (di A-
bano), 1087 E.
— muore in Està, ivi. Cfr. 1088 A.
— suo cadavere trasportato a Per*
rara, ivi.
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CBQNàOA fXHBBtO
11
— malato in Este avea chiamato a
•è il fratello Francesco, per far
la pace; dicesi da lai strozzato,
1088 C.
— nave da lui presa ai Mantovani,
1089 A.
— da lui condannati parecchi Ferra-
resi alFesiglio, 1040 A-B.
— tiranno di Modena e Reggio del
cui possesso è privato dal po-
polo, 1059 B.
— tiranno in Reggio, 1154 A.
Azzoni, Altinerio.
A. dei Rogati , padovano , plebeo ;
mandato ambasciatore a Enrico
VII, 1072 E.
— impedito dal recarsi presso l’im-
peratore, 1073 B.
B
BseeMgllone, ingrossato dalle pioggie,
vi annegano i soldati Padovani
messi in fuga dai Vicentini ri-
belli, 1069 E.
— ne è tramutato il corso dai Vicen-
tini in danno dei Palov., 1072 D.
— Aimone, vescovo di Ginevra pro-
mette di ricondurlo nel suo antico
corso, 1072 D.
— un editto regio ordina ai Vicentini
ohe sia rimesso nel suo pristino
corso verso Padova, 1073 G.
— la deviazione del suo corso è causa
di discordie tra Vicenza e Pa-
dova, 1094 E.
— descritto, 1128 E.
— presso Barbarano, i Padovani ne
aprono 1* argine, 1188 A.
— danno proveniente ai Padov. per
la chiusura del fiume, 1139 D.
— appellato Timavo, 1189 E.
— lavori fatti dai Padovani, 1189 E.
— passato da Gangrande , 1175 D.
Bailabdino Nogarolà, veronese , e-
sorta Maffeo Visconti a ritirarsi
nel villaggio di Nogarola, nel
Veronese, 1021 E.
— ambasciatore degli Scaligeri presso
Enrico VII, sostiene la causa di
Passerino Bonaccolsi, 1064 B.
— parente di Nicolò de* Mal tra versi
da Lozzo, 1182 A, 1134 D.
— persuada Nicolò de’ Maltraversi
a darsi a Gangrande, 1134 D.
— prefetto (di Vicenza), vince i Pa-
dovani nel borgo di S. Pietro
presso Vicenza, 1140 B.
— mandato da Gafigrande ad Ottone
di Catinzia, 1140 D.
— fratello di Antonio N., 1140 D.
— Gangrande monta un cavallo delle
m stalle, 1148 0.
— prefetto per Gangrande in Vicenza,
è avvertito da Muzio de’ Ger-
mani della rivolta tentata da al-
cuni Vicentini, d’accordo cogli
esuli e coi Padovani: per simu-
lazione, lo conforta a proseguire
nella congiura; avendo fiducia
in lui i congiurati, egli consiglia
Muzio de’ Germani a mandare a
Padova, come ostaggio, il pro-
prio primogenito : egualmente
fanno Alberto da Izza ed altri
congiurati, 1172 A-G.
— viene a lui Cangrande, entrato di
soppiatto in Vicenza, 1172 E.
— venuto in odio a tutti in Vicenza
per la sua tirannia, e Gangrande
gli sostituisce, quale governatore
di Vicenza, Uguccione della Fag-
giuola, 1175 A-B.
. — prende possesso di Montagnana a
nome di Cangrande, 1177 A.
Balduino (o Filippo?) (di Courte-
nay), genero di Carlo I d’ Angiò,
espulso dall’ impero Costantino-
politano, sul quale il suocero in-
tende riporlo, 952 D-E.
Balduino (di Lussemburgo), arciv.
di Treveri, fratello di Enrico VII,
lo segue in Italia, 1057 D.
— a lui si rivolgono gli inviati pado-
vani, per impetrarne il favore,
1078 B.
— conforta il fratello Enrico fra la
avverse vicende dell’ assedio di
Brescia, 1079 E.
— accompagna Enrico VII a Pisa a
a Roma, 1095 A, 1099 B.
— mandato ad espugnare la torre
Tripizone, 1099 B.
— la oooupa, 1099 C.
— mandato dal fratello a prender la
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12
INDICI SI Sf ftUttCt
figlia Beatrice e a levar uomini,
1114 0.
Baleario Brognachi, padovano, giu-
rista, va ambasciatore a En-
rico VII, 1078 A.
Balzo, (Ugo)
Bandino de’ co. Guidi, vescovo di
Arezzo, si reca a Pisa presso En-
rico VII e quivi muore, 1097 B.
Banglino Bon accolsi, padre di Ber-
tone, 1060 A.
Baon, villa padov., scorreria dell’eser-
cito scaligero, 1184 D.
Bah, conte (Teobaldo).
Barbarano, villa vicent., vi si accam-
pano i Padovani, 1187 A.
— sua antichità, 1188 A.
— devastazioni ivi fatte dai Pado-
vani, 1188 B.
— assalito dai Padovani, 1138 A.
— ivi Oangrande coll’esercito, 1175
D.
Bardelonk Bonaccolsi signore di
Mantova, 982 B.
— privato della signoria e mandato
in esiglio da Botticella (Guido)
Bonaccolsi, 988 A.
— va a Chioggia, 988 B.
— a Padova, 988 B.
— male accolto dai nobili Padovani,
988 0.
— muore in Padova ed è sepolto nel
Convento de’ Frati minori, 988 C.
— signore di Mantova, è cacciato da
Bartolomeo della Scala che sosti-
tuisce a lui Botticella, 1022 D.
Barici, v. Berica.
Barnaba Doria, genovese, capo della
sua parte, 1088 E.
— richiama i guelfi in Genova, cac-
ciandone Opizone Spinola, 1089
A.
— cacciato da Genova, 1089 A.
— accusato di essersi approfittato
del denaro pubblico, 1089 A-B.
Barnaba dei Macaruffi, padovano
guelfo : assunto al reggimento di
Padova, 1127 C.
— è ucciso, mentre combatte valoro-
samente contro Cangrande, 1144
D.
Barrito di Lingua -di -Vacca, dai
Padovani è mandato ambascia-
tore a Clemente V, 1065 B.
Bartolomeo ( da Deo ) de Digito ,
iustiziato in Vicenza per ordine
i Cangrande, 1174 E.
Bartolomeo della Scala, signore
di Verona, sfavorevole a Maffeo
Visconti, 1021 E.
— succede al padre Alberto della
Scala, 1022 C, 1028 A.
— prende il governo di Verona, vivo
ancora il padre, 1022 C.
— fa Botticella (Guido) Bonaccolsi
signore di Mantova, dopo di a>
venie scacciato Bardilone e Ta-
glino Bonaccolsi, 1022 D.
— rifiuta soccorso a Maffeo Visconti,
1022 E -
— non permette che le sue genti si-
mulino di andare in aiuto di
Maffeo Visconti, anzi concede
ai Torriani di venire a Verona,
1022 D-E.
— pare odiasse Maffeo Visconti, per-
chè quest’ultimo s i era impa-
rentato con Azzone Vili d’Este,
1022 E.
— da adolescente diventando giovane
muore, lasciando due figli, uno
legittimo , illegittimo V altro ,
1028 A.
Barulus (= Filippo V), figlio di Fi-
lippo il Bello; la moglie sua è
la sola trovata innocente fra le
tre nuore di Filippo il Bello,
1183.
Basilea, vescovo: (Pietro di Aichs-
palt).
| Bassano, mercenari padovani contro B,
1124 D.
— ne muovono i Padovani per as-
salire Marostica, 1127 A.
— contro di B. muovono i Padovani
nel settembre (1318), 1188 E.
— Padovani ivi rifuggiti, 1145 A.
— fortificato dai Padovani , 1148 B.
Bassignana, ivi combattimento tra Lu-
chino Visconti ed Ugo del Balzo,
1158 A.
Baviera, Rodolfo, Lodovico IH.
Bazzano, fortificato da Azzo VH1
d’Este, 930 D.
— in potere de’ Bolognesi, 980 E.
Beatrice d’ Este , sorella di à*;
zone VOI duca di Ferrara» v
offerta da lui in isposa ad uno
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CRONACA FERRETO
18
dei figli di Alberto Scotto, 1019
D-E-
— è richiesta in matrimonio da
Maffeo Visconti per il suo figlio
primogenito Galeazzo, 1020 D-E.
— sue lodi, 1019 E, 1020 A-B.
— sposa Galeazzo Visconti, 1020 C.
Beatrice di Lussemburgo, figlia di
Enrico VII, è promessa sposa a
Pietro di Aragona figlio di Fe-
derico re di Sicilia, 1105 A.
— è mandata a prendere dal padre
per essere condotta a marito,
1114 C.
Beccabia, Manfredo.
Bellini, Benvenuto.
Belluno, per denaro vi è fatto da En-
rico VII pretore (vicario impe-
riale) Rizzardo da Camino, 1072
B.
— monti, di : vi passa Enrico co. di
Gorizia recandosi presso Can-
grande, 1175 C.
Beltrame, Guglielmo.
Belzebù, invocato dal papa Bonifa-
zio Vili morente, 1003 C.
Benace , da questo lago Passerino
(Rinaldo) Bonaccolsi invia la
sua flotta sul Mincio, 1023 C.
(Benavia), (Roberto).
Benedetto XI (v. Niccolò Boccasini),
per la sua giustizia odiato dai
nobili Romani, 1011 E, 1012 A.
— sue incertezze, 1012 B.
— si astiene dallo scomunicare Fi-
lippo il Bello, ma non impedisce
altri mali, 1012 B.
— determina di andare in Assisi, e
pensa di trasportare la Sede Apo-
stolica in Lombardia, 1012 Ò.
— opposizione dei Cardinali, 1012 C.
— va in Viterbo, in Orvieto e po-
scia in Perugia, dove si ferma,
1012 D.
— scomunica Firenze perchè non
volle richiamare dali’esiglio Vieri
dei Cerchi, 1012 E, 1013 A.
— prepara editti contro Filippo il
Bello, 1013 A.
— muore per aver mangiato fichi
avvelenati, 5 luglio 1304: lodato,
1013 B.
— sfavorevole ad Alberto I d’Austria,
1048 A.
Benedetto Gaetani, suo carattere
morale, 966 D.
— dicono spaventasse Celestino V per
indurlo a rifiutare il papato, 966
D-E.
— da bassi natali giunge al Cardi-
nalato, 967 A.
— come salisse al pontificato, 967
D, 963 E.
— v. Bonifacio Vili.
[Bene vento j, presa da Carlo di Valois
(Cod. Vat. 4941, in Pertz, Ar-
chiti, V, 173).
Benvenuto Bellini, da Cangrande è
fatto impiccare in Vicenza, 1174
E.
Beraldo Bonaccolsi, è inviato da
Passerino e Butirone Bonaccolsi
a chiedere in loro nome la si-
gnoria di Mantova, mediante de-
naro, 1064 D.
— la chiede ed ottiene, 1064 D.
— i suoi congiunti non lo lasciano
rientrare in patria, 1064 E.
Berardo Maggi, vescovo di Brescia,
lodato 1031 A-B.
— governa Brescia col favore del
popolo, e manda in esiglio al-
cuni ottimati, fra cui i Brasati
e i Confalonieri, 1031 A-B.
— rinnova le mura di Brescia, 1081
B.
— ne costruisce le porte, 1081 C.
— governa Brescia in pace e otti-
mamente per 10 anni; muore,
1031 C.
Berengario (Stredelli) card., man-
dato da Clemente V ambascia-
tore ai Templari, per sapere se
fosse vera V accusa di eresia loro
fatta, 1017 A.
Bergamo, tiranneggiata da Guido della
Torre, 1054 B.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— ne parte Nicolò (Mal traversi) da
Lozzo, 1146 E.
— sottomessa a Maffeo Visconti,
1151 E.
— signori: Guido della Torre,
Maffeo Visconti.
(Bergantino) Brigantlnum, castello di
Azzone Vili d’ Este , è espu-
gnato da Alboino della Scala
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14
INDICI SISTEMATICI
collegato coi Mantovani, 1023
D-E, 1024 A.
— taso al suolo, 1024 À.
— oastello d’Azzo d’Este, disfatto
da Alboino della Scala e Pas-
serino ( Rinaldo ) Bonaccobi ,
1031 E, 1082 A.
Serica, Barica, vi passano gli esuli
Vicentini per avvicinarsi alla
città di Vioenza, 1171 E.
— Muzio dei Germani vi introduce
gli esuli Vicentini e Veronesi,
perchè possano quindi entrare in
Vicenza, 1178 è.
— sua posizione strategica : sua ori-
gine antica, 1178 C.
— sobborgo di Vicenza, 1174 B.
Borici, monti, presso ad essi una pa-
lude formata dal Tésina, 1129 A.
— ivi i Padov. fanno prede, 1182 E.
Bernabò Doria, capo in Genova della
fazione avversa agli Spinola ,
1088 E.
— accuse mossegli da Obizzino Spi-,
noia e dai suoi aderenti, 1089 A.
Beroaldo, nob. Vicentino, deside-
rando la libertà della patria, di-
venta odioso ai Padovani che
reggono Vicenza, 984 A.
— condannato al supplizio, 984 B-C.
Berto (dei Cerchi), figlio di Rioupe-
rio, fatto prigione al momento
della cacciata di Vieri dei Cer-
chi, a Firenze, 997 D.
Bertoldo, zio materno di (Ricove-
rino?), (Elisabetta figlia di Ven-
ceslao IV, re di Boemia, e) sp.
di Giovanni di Lussemburgo ,
1056 D.
Bertoldo di S. Miniato, fatto pri-
gioniero alla battaglia di Mon-
tecatini, 1160 E.
Bertone Bonaccolsi, figlio di Ban-
glino, rientra in Mantova sua
patria per mezzo di Enrico VII,
1060 A.
Bertrando del Goth, vescovo di
Bordeaux, è eletto pontefioe, suc-
cessore a Benedetto XI, e prende
il nome di Clemente V, 1015 A.
(cfr. anche 1166 C).
— riceve lettere da Pietro e Giacomo
Colonna, annunziantigli la sua
elezione al Pontificato, 1015 B.
— riceve ambasciatati che gli comu-
nicano la sua elezione, 1015 B.
— annunzia la sua elezione al re Fi-
lippo IV, 1015 B.
— v. Clemente V.
Bexanus, v. Bisatto.
Bianchi , la fazione dei, ha principio
in Pistoia, 971 E-972 A, 078 D.
— origine della denominazione, 972
A.
— tal divisione passa a Firenze e
a Lucca, 068 B, 074 A.
— esuli dalla patria stanno due anni
in Lucca, 1024 B-C.
— desiderano rientrare in Firenze ,
1024 C.
— riprendono il dominio della città,
dopo di averne oaooiati i Neri,
1024 C.
— loro capo è Tesoluto Ubarti, 1024
D.
Bisbrno, conte (Giovanni).
(Bisatto), Bexanus, f. nel Vicentino ,
1125 A.
Bissaro, Gaaldinello, Guido.
Bitefredum, che cosa significhi, 1126
A.
Boccamàzzi, Giovanni.
Boccampani, Giacomo.
Boccasini, Niooolò.
Boccone, villa padov. fortificata, te-
nuta da Albertino dei Maltra-
versi di Gasteinuovo, presa da
Cangrande, 1185 E.
Boemia, Agnese, Anna, Elisabetta,
Giovanni, VenoeslaoIV (Ognenz-
veslao, Ottooaro) , Venoeslao V
(Ottocaro).
— cfr. Enrico di Carinzia e Tirolo.
(Boemondo di Warnesberg), arci-
vescovo di Treveri, ha parte al-
l’ elezione del re di Germania
alla morte di Rodolfo I, 068 B.
Bologna, fa lega con Parma contro
Azzo VIII d’Este, 0*0 A.
— si fortificano ai confini di Modena,
980 C.
— muovono guerra ad Azzo V1H,
930 E.
— occupano il castello di Bazzuto,
980 E.
occupano altri luoghi già devoti
agli Estensi, 082 A.
— i Bolognesi ed i Parmigiani cee-
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OBOiifià marna o
11
-m&oUgmemùòmtrbAMÓBaVILL
àsti* £ Eettaxà, 1(09 0.
fiotti jflaim litri Bologneei ci uni-
scqbov melPace adi o £ Pistoia, ni
Fiorentini abbandonati da Ro-
berto d’Àngiò, 1885 £>.
— condannati da Clemente V per
aver pecco parte àll’aasedio di
Pistoia » dopo il ano divieto,
1086 B.
— • Centra il cardinale Napoleone Or-
sini mandato da Otanente V ad
Aggiustare là lotta tra i Fioren-
. tini m Bokgneeà contro i Pisto-
iesi, 1086 A.
— t i Nàpoleoae Orsini dichiarano
d’ essere confederati coi fioren-
tini, 1026 B.
~ minacciati di scomunica, 1026 £.
— dispxeziano le minaccio del car-
dinale Niccolò Orsini e continua
Bèlla sua alleanza coi Fiorentini
e nel proposito di espugnare Pi-
stoia, 1026 2-0-
— tacciano il cardinale e infieri-
scono contro il suo seguito,
1626 fl-D.
— il papa e i cardinali determinano
di punirli, 1026 E.
— sedaci studi: scomunicata, 1027 A.
— per via di legati chiede perdono
Si papa e P ottiene, previa P im-
pecialo» d’nna multa, 1027 A.
• dameggiano Modena, 1080 D.
— Benedetto XI la dà in governo a
fluido (Capetto) veso. Ai Ferrara,
10861).
— hi Aldevr andino d* fiate, 1087 G.
— iti due legati pontifici, 1042 D,
12U 0.
— 2 card. Arnaldo Pelagrua, legato
di Clemente V, vi predica la ©ro-
tiate centro i Veneziani , per
Oberare Ferrara, 1044 0.
— Abdfelkdcgnasi s’indirizzano ver-
so Ferrara per combattervi i Ve-
nesisai. 1045 B.
— fugati dai Veneziani, 1045 G.
— P*f vendetta assalgono la nave
eoi prigioni fatti da Lamberto da
Polenta, 1046 E.
~~ seia città deU’ Emilia che non sof-
fia signorìa, 1054 &
— Vangano Brucia atta ribellione.
— progettando aiuto , 1071 GL
— vi passano con difficoltà gli am-
bascia tori Padovani , svitando
Vicenza, 1078 A-
— inimica a Enrico VII, non manda
legati alla dieta da lui raccolta
in Pavia, 1036 G.
— favorisce Guido Torriani, 1094 C.
— manda aiuti a Firenze assediata
da Enrico VII, 1112 C.
— aiuta quei di Firenze e di Cre-
mona, 1122 D.
— aiuta Padova contro Cangiando,
1188 E.
— - mandano soccorsi a Padova, 1147
B-
— favorisse i nemici di Maffeo Vi-
sconti in Lombardia, 1152 A.
— assolda Bimone della Torre, 1158
D.
— nemica di Modena, 1154 B.
— manda aiuti ai Guelfi di Monte-
catini assediati da Uguccione
della Fagiuola, 1157 B-E.
— prefetto: Guido da (Capello)
Vicentino vesc. di Ferrara, per
Benedetto XI.
Bohaccol8i , Bangimo , Bardelone ,
Botticella (Guido), Butiròne (Bo-
naventura), Giovannino, Passe-
rino (Rinaldo), Saraoeno, Ta-
gino 0 Taglino.
Boxacosa da Mahano, vioent., fatto
giustiziare come traditore da
Cangiando, 1126 D.
Boxa ventura Bonaccolsi v. Bur-
rone (Bonaventura) Bonaccolsi.
Bonaventura Ravagnani, impiccato
in Vicenza come ribelle per or-
dine di Cangrande, 1174 E.
Bonifacio Vili (v. Benedetto Gaetani).
— elètto papa, 958 D.
— ha notizia della sconfitta di Car-
lo II d’Angiò, 958 D.
— gli promette soccorso contro Fe-
derico di Aragona, regnante in
Sicilia, 958 D.
— conosce l’invidia di Giaoomo di
Aragona per i prosperi successi
avuti in Sicilia del fratello Fe-
derico, 959 A-C.
— prepara due eserciti sotto la con-
dotta di Giaoomo di Aragona,
959 C.
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10
INDICI SISTEMATICI
— si duole ohe Giaoomo non abbia
ooQupata la Sicilia, 960 A.
— incarica della guerra contro Fe-
derico, Carlo di Yalois da lui
ohiamato in Italia, 960 B.
— rimprovera Carlo di Valois per la
sua condotta partigiana in Fi-
renze, 960 E.
— domanda ed ottiene da Carlo di
Valois, promessa di aiuto alla
Santa Sede, 961 A.
— dà notizia a Carlo di Yalois della
contesa verificatasi in Sicilia fra
Giacomo e Federico di Aragona e
delle lotte sostenute per la Chiesa
dai suoi maggiori, 961 B.
— gli promette grandi doni, 961-B.
— pone sotto, il comando di Carlo
di Valois la sua flotta ed il suo
esercito, 961 C.
— consigliato da Carlo di Valois
a riconciliarsi con Federico di
Aragona, 962 A.
— riceve ambasciatori da Federico
di Aragona, 962 B-C.
— concede a lui , sua vita du-
rante , il regno di Sicilia , me-
diante pagamento di un tributo,
962 C.
— stabilisce che, mancando la prole
a Federico, il regno di Sicilia
ritorni alla Chiesa, 962 C.
— concede a Carlo di Valois il ti-
tolo di re di Gerusalemme e di
Sicilia, 962 C.
— concede a Federico il titolo di
duca di Trinacria e di governa-
tore della Sicilia, 962 D.
— rimprovera acerbamente del suo
operato Carlo di Valois, 962 D.
— eletto papa, 969 A.
— chiesto l’aiuto di Carlo d’Angiò,
viene a Roma, 969 B-C.
— sua condotta verso Celestino V,
969 C.
— ostilità contro i Colonna, 969 D.
— consiglio chiesto a Guido da Mon-
tefeltro, 970 A.-C.
— soccorsi dati a Carlo II re di Na-
poli, 971 C.
— concede a Corso Donati il prin-
cipato di Massa, 975 C.
— suo colloquio con Vieri dei Cerchi,
975 C-D.
— aspira a dominare sopra Firenze e
quindi sulla Toscana, -975 "E.
— offerte a Vieri de* Cerchi, 976 C.
— aspira a rimettere la pace tra le
fazioni di Toscana, 976 Dr
— chiama in Italia Carlo di. Valois,
976 E.
— lo manda paciere in Toscana,
976 E.
— richiama Carlo di Valois da Fi-
renze, e gli rimprovera ciò ohe
egli fece colà, 977 E.
— lo manda in Sicilia , 977 E.
— Alberto d’Austria gli significala
sua elezione ad Augusto, 994 £.
— rifiuta di riconoscere Felezione di
Alberto, 995 A-B.
— sue ricchezze, 996 B.
— moderatore dei principi della terra,
favorisce i membri di sua fami-
glia, 996 CD.
— scomunica Filippo il Bello re di
Francia, 997 A.
— richiesto di aiuto dai suoi am-
basciatori per la guerra di Fian-
dra, 999 A-B.
— convoca a questo scopo il consi-
glio dei cardinali, 999 C.
— sua avarizia, 999 E.
— suoi timori ciroa al mandare da
Roma dei soccorsi in denaro al
re Filippo il Bello, 999 E.
— gli concede finalmente le primizie
dei prodotti del suo regno da re-
stituirsi dopo tre anni, 1000 A.
— gli manda ambasoiatori, 1000 A.
— impensierito per la lotta tra Fe-
derico re di Sicilia e i figli di
Carlo II d'Angiò, 1000 C.
— viene a lui Carlo di Valois, man-
dato da Filippo il BeDo, 1000 D.
— malcontento dell'operato di Carlo
di Valois in Sicilia, 1000 E.
— domanda a Filippo il Bello la
restituzione del soccorso da lui
avuto, 1001 À.
— richiesto, per mezzo degli amba-
sciatori del re, di una dilazione,
1001 A.
— gli conoede un anno di tempo,
1001 A.
— riceve freddamente Carlo di Va-
lois, 1001 B.
— rimbrotta Carlo di Valois, 1001 B.
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CRONACA FEBEE TO
ri
— temendo della fede di Filippo il
Bello gli manda ambasciatori,
1001 B.
— si adira per la superba risposta di
questo re, 1001 E.
— gii scrive lettere ricordandogli il
suo dovere verso la Chiesa, 1002
A.
— lo scomunica con tutti i suoi com-
plici, 1002 A.
— interdice (Parigi) , 1002 A-B.
— domanda aiuto a Carlo li d* Angiò
contro Filippo il Bello, 1002 B.
— indignato del rifiuto, gli domanda
la restituzione dei tesori della
Chiesa spesi in causa della sua
guprra contro Federico di Ara-
gona, 1002 C.
— invita in Italia Alberto d’Au-
stria, 1002 C.
— secondo alcuni, invita anche Fe-
derico di Sicilia, 1002 C.
— esiglia i Colonna, fra cui Sciarra,
1002 D.
— rilega in Anagni il card. Napo-
leone Orsini, 1002 E.
— ha presentimento della congiura,
1003 C.
— sorpreso in Anagni da Guglielmo
di Nog&ret e da altri congiurati,
mentre sta pregando davanti al-
l’altare, 1003 D-E.
— prega Sciarra Colonna e Bainaldo
Sopino perchè non lo uccidano
colla spada, 1004 A.
— lasciato in custodia ai figli di
Matteo di Anagni, 1004 A.
— ritorna a lui Sciarra Colonna, che
gli si dimostra benigno e gli
espone i motivi della congiura,
1004 C.
— gli è da lui offerta la libertà ,
1004 C.
— gli concede perdono e promette
amicizia ai Colonnesi, ove gli
sveli il piano della congiura ,
1004 D.
— parole rivolte da Sciarra Colonna
a Bonifacio Vili, 1004 D-E.
— soggetto a più attenta custodia ,
1005 A.
— lasciato libero , poiché da un tu-
multo popolare vennero cacciati
dalla città i congiurati, 1005 A.
2 — Indici sitUmanicl.
— ritorna a Boma, 1005 A.
— gli vanno incontro i cardinali Mat-
teo e Giacomo Orsini, 1005 A.
— sue parole ai cardinali radunati,
nelle quali esprime il suo dolore
per la violenza ricevuta, 1005 B-
— assoggettato ad attenta corvè
glianza da parte del cardinale
Matteo Orsini, 1005 D.
— dubitando del cardinale Matteo Or-
sini passa al Laterano, 1005 D.
— spera di essere favorito dagli An-
nibaldi, 1005 E.
— parole a lui indirizzate dal cardi-
nale Matteo Orsini, per dissua-
derlo di passare in Laterano,
1006 A-B.
— sua risposta al cardinale, 1006
C-D.
— indignato delle violenti parole del
cardinale Napoleone Orsini si ri-
tira nelle sue camere , 1006 E.
— circondato da guardie perchè gli
sia impedita la fuga, 1006 E.
— si dispone ad andare in Laterano,
1007 A.
— ordina di ritirarsi ai cardinali Mat-
teo e Napoleone Orsini, venuti
a lui per sorvegliarlo, 1007 B.
— gli è chiuso il passo dai due car-
dinali, 1007 B.
— dichiarato prigioniero dal car-
dinale Giacomo Orsini, 1007 0.
— rifiuta di riunirsi ai cardinali ,
1007 D.
— confortato da Giovanni Campano,
1007 D -
— passa le notti insonni : tristissimo
per vedersi da tutti abbandonato,
1007 E, 1008 A.
— sue dimostrazioni di furore , in-
voca Belzebù, 1008 B-C.
— si dà di propria mano la morte,
1008 C.
— ritrovato morto dai cardinali nella
sua camera, 1008 E.
— il popolo di Boma ha notizia della
sua morte, 1009 A.
— sue esequie fatte in S. Pietro da
tutto il clero romano, 1009 B.
— durata della sua vita e del suo
pontificato, 1009 B.
— giudizio sulla sua vita, 1009
C-D.
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18
INDICI SISTEMATICI
— della sua morte si duole Carlo II
d’Angiò, 1010 B.
— rifiutandosi Carlo II di combat-
tere contro Filippo il bello, si
unisce a suo danno con Fede-
rico di Aragona re di Sicilia ,
1010 B.
— manda pacieri tra i re di Francia
e di Inghilterra Niccolò (Bocca-
sini) di Trevigi, vescovo d’Ostia,
e Giovanni di Murro, 1010 C.
— li fa quindi cardinali, 1010 D.
— sfavorevole ad Alberto I d’Au-
stria, 1048 A.
— innalza il castello di Capo di bue,
1107 C.
— fa Giacomo (Duèse) di Cahors ve-
scovo di Fréjus, 1168 A.
— Filippo Y di Francia vorrebbe che
fossero cremate le ossa di lui, 1169
A.
— le sue ossa però sono conservate
intatte per consiglio di Giacomo
(Duèse) di Cahors, 1169 A-B.
Bonmàssaro da Colle, esule vicen-
tino , si unisce ai Padovani ,
1180 C.
— prende parte con Macaruffo de’
Macaruffi alla rivolta di Vicenza
contro Cangrande della Scala ,
1172 C.
— muore annegato, dopo là rotta su-
bita dagli esuli Vicentini, 1174 C.
Bonmesio Paganoto, ambasciatore di
Verona ad Enrico VII in Genova,
1090 B.
Bonsignori, Nicola.
Bordeaux, ivi deve aver luogo un com-
battimento duellum » ) fra cento
cavalieri, per terminare la guerra
di Pietro d* Aragona con Carlo
d’Angiò, 938 E.
— fa parte dell’Anglia, 958 E.
— nella diocesi nasce Clemente V,
1189 C ‘
— Napoleone Orsini card., nipote del
vescovo di B., lo vorrebbe eletto
papa (conclave a. 1814), 1166 C.
— vescovo: Bertrando de Goth.
Borgo, Sinibaldo.
Borgogna, conte Teobaldo.
Bosiolo, parmigiano, nunzio aposto-
lico annuncia ad Enrico VII il
giorno fissato dal papa per la
sua incoronazione in Roma 1066
D.
— va spontaneamente ad intercedere
presso Enrico VII in favore dei
Cremonesi , 1068 A.
— consiglia i Cremonesi ad uscire
supplici incontro all’ imperatore,
1068 A.
Bosose da Dovara, cremonese, sua
caduta, 1060 B.
Bosso, Marzio.
Botticella ( Guido ) Bonaccolsi ,
aspira alla signoria di Mantova,
9ò2 B.
— va a Verona, sue calunnie contro
Bardelone Bonaccolsi, 982 B-C.
— si procura fautori in Mantova,
982 D.
— suo moto contro Bardelone, 982 D.
— padrone di Mantova, esiglia Bar-
delone, 988 A-B.
— tiene la signoria di Mantova per
sette anni, 988 D.
— muore, 938 D, 1031 E.
— fatto signore di Mantova per opera
di Bartolomeo della Scala, 1022
C.
— aiutato da Alboino della Scala,
saccheggia il Cremonese, 1028 C.
— signore di Mantova, 1028 B.
— acconsente a che il fratello Ri-
naldo muova guerra ad Azzone
d’Este, 1028 C.
— unito ad Alboino della Scala, de-
vasta il Cremonese, rimanendo
impedito di progredire da Az-
zone d’Este , 1081 C-D.
— morendo , lascia la signoria di
Mantova a Passerino e Butirone
Bonaccolsi, 1068 E.
Bkabante , Giovanni, Margherita.
Rodolfo.
Braimonte, Pietro.
Bkancacci, Ardolfo (o Landolfo).
Brancaleone degli Andalò , esulo
bolognese, ricorre a Enrico VII
per rientrare in patria, 1059 C.
Breganze, villa vicent. , disfatta dai
Padovani, 1184 B.
Brendola, villa vicent. , danneggiata
dai Padovani, 1183 A.
Brenta, f. nel Padovano, 1138 D.
— Cangrande ne tenta il passaggio
1133 E.
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CRONACA FEBRETO
19
8mei% vi sla due mesi Maffeo Viscon-
ti , presso il lago d’Iseo, 1021 E.
— per dieoi anni sotto Berardo Maggi,
1081 À-C.
— sotto Maffeo Maggi, 1081 C.
— accorre in suo aiuto Alboino della
. Scala, 1082 C.
— tenuta in signoria prima dal ve-
scovo Berardo Maggi, e poi dal
costui fratello Maffeo, 1054 B.
— nominatovi vicario regio Alberto
da Roviglione, 1059 E.
— col favore di Enrico VII vi rien-
tra Tebaldo de* Brusati, 1060 B.
— si ribella all’impero, 1063 A.
— sotto alle sue mura giunge Vale-
rano di Lussemburgo, tentando
invano di sedare la ribellione ,
1063 O.
— sua condizione interna, 1063 D.
— i bresciani stabiliscono di tener fer-
mo contro Enrico VII, 1071 C.
— vettovagliata la città , espulsi gli
inabili alla guerra , si rinchiu-
dono, 1071 D.
— preparativi per l’assedio, 1071
D-E.
— varie vicende dell’assedio, 1074 E,
1075 A-B.
— morte di Valerano di Lussem-
burgo, 1075 C.
— vi entrano i cardinali Arnaldo dei
Frangeri e Leonardo Quercino,
per ridurre la città a più. mite
consiglio, 1076 B.
— risponde a nome dei Bresciani ,
Picco dei Vernari podestà, 1077
B-D.
— violenti attacchi delle truppe ce-
saree, valentemente respinti, 1078
C-D.
— terribile epidemia nel campo asse-
diante, 1079 A-C.
— per intromissione di Luca del
Fiesco, si arrende a Enrico VII,
1080 D-E.
— ne sono smantellate le mura, e
varie sevizie sono commesse con-
tro i patti, 1081 B-C.
— Enrico VII vi nomina suo vi-
cario Galeotto Malaspina, 1081
D.
— suoi legati alla dieta raccolta da :
Enrico VII in Pavia, 1086 C. |
— sotto il campo di, si ammala Guido
di Fiandra, 1087 E.
— moti e sedizioni, 1092 A.
— legati bresciani in Genova presso
Enrico VII, successi nuovi moti
in Brescia, ne partono alla volta,
della loro città, 1094 A.
— parti guelfa e ghibellina, 1122 E.
— cacciati i ghibellini , guerreggia
con Maffeo Visconti e Can-
grande, 1123 A-B.
— combattuta, ed il suo territorio
devastato da Cangrande della
Scala, 1171 B-C.
— vescovo e signore: Berardo
Maggi.
— magistrati, pretore (pode-
stà) : Pino dei Vernari.
— edifici: palazzo pretorio.
— signori, vicari imperiali:
Maffeo Maggi, Alberto da Rovi-
glione, Galeotto Malaspina.
Brigantinum , v. Bergantino.
Brognachi, Baleario.
Brugges, vi pone il campo Filippo il
Bello di Francia , in guerra
colla Fiandra, 1001 B.
Brugnolo, Vivaldo.
Brusati, ottimati bresciani, mandati
in esiglio dal vescovo Berardo
Maggi, 1081 B.
— Tebaldo.
Bugamante de’ Proti, sua dispotica
autorità in Vicenza, 1126 E.
— chiama in Vicenza Sigonfredo
Ganzerà suo suocero, 1065 D.
Buondelmonti, famiglia di Firenze,
prende parte alle lotte civili ,
979 A.
Buonconvento, villa vicina a Siena, vi
si accampa e muore Enrico VII,
1115 D, 1116 B-E.
Busso, Sigonfredo.
BuTIKONE ( BONAVENTURA ) BONAC-
colsi, tiene la signoria di Man-
tova per anni 24 con il fratello
Botticella (Guido), 983 D.
— succede nella signoria di Mantova
a Botticella (Guido), insieme col
fratello Passerino ( Rinaldo ) ,
1063 E.
— ottiene da Enrico VII il vicariato
di Mantova, mediante denaro,
1064 E.
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INDICI SISTEMATICI
— recasi in aiuto di Cangiando , | — affidategli Cremona, dopo Sèi meri
che guerreggia contro Padova , j la lascia, 1152 C.
1185 B. | Buzzacàrini, Pantaleonp. —
G
(Cahors) Cadurca, V. Giacomo Ducse
da Cahors.
Calcinenborch, v. Katzenellnbogen.
Camignannm , nel Vico Lato (« Via
Lata d ) in Roma, ivi le truppe ,
mandate dalla Toscana contro 1
Enrico VII vengono a com-
battimento con gli imperiali ,
che rimangono vincitori, 1100 i
D-E. I
Camino, Gerardo, Quecello, Rizzardo,
Tolberto.
Camisano, castello del vicentino, pos-
seduto dai Padovani, che se ne
giovano contro i Vicentini, 1125
C.
— assalito e preso da Cangiando,
1135 C-D.
— vien posto a sacco e bruciato,
1135 D.
— governatore: Martino Cane.
Campania, verso di essa fugge Corra-
dino di Svevia, 950 A.
Campania (Campagna romana) , vi si
prepara la congiura contro Bo-
nifacio Vili, 1003 B. I
Campano, Giovanni. !
Campidoglio, occupato con difficoltà i
da Enrico VII, 1099 E-1100 D. ,
— popolo romano radunato ivi da I
Enrico VII, 1105 D. I
Càmpofiorito, Francesco.
— Lorenzo.
Camposampiero, Tisone.
Cancellieri, famiglia pistoiese : in-
terni dissidi, da cui hanno ori-
gine le fazioni de’ Bianchi e !
dei Neri, 971 E. j
— causa della discordia in questa j
famiglia, 972 B. j
Cancellieri, Amadori , Dori, Gio-
vanni, Guglielmo, Meo, Schiatta,
Simone, Vanni.
Cane, Martino. Zambonetto.
Can Grande della Scala , figlio
di Alberto della Scala, 1022 C
— ancora giovanetto alla morte del
padre, 1022 C.
— succede al fratello Alboino, 1020
B.
— signore di Verona, 1064 B.
— mediante denaro, ottiene da En-
rico VII d* esser nominato vi-
cario regio in Verona, 1064 E.
— promette sussidio ai Cesarei con-
tro Padova, 1069 A-B.
— si introduce in Vicenza colle
truppe cesaree, 1069 C.
— sue gesta sotto le mura di Bre-
scia, 1079 E.
— Enrico VII lo invita alla dieta
di Genova, 1087 C.
— «juvenis animosus et imperi xe-
lator >, ivi.
— va a Genova, 1089 C.
— ritorna tosto a Verona, dove trova
il fratello moribondo, 1089 D.
— signore di Mantova, 1088 D.
— in lotta coi Padovani, 1112 D.
— li fa condannare come ribelli da
Enrico VII, 1114 B.
— ottiene il dominio di Verona .
ambisce far conquiste, 1122 D.
— guerreggia i Bresciani, 1123 A.
— ottiene il dominio di Vicenza,
1123 D.
— accusato di vantarsi d* esser pre-
fetto di Padova, 1129 A.
— in guerra coi Padovani, ne de-
vasta il territorio, 1125 A-C.
— scoperta una trama in Vicenza, ne
punisce i partecipi, 1126 Csgg.
— adolescente tiranno, 1126 D.
— vince i Padovani a Costoza, 112S
A-B.
— muove contro i Padovani accam-
pati intorno a « Serula » ( r. Ser-
raggio) 1129 B.
— difende Castcnedolo, 1130 E.
— inferiore per forze ai Padovani.
1131 C.
— devasta crudelmente alcune ville,
e vessa il popolo (vicentino) con
continue esazioni, 1181 D.
— principe nuovo e adolescente cu-
pido di gloria, 1181 D.
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CftOJULCÀ fsimsro
21
ine vedenti rapine per aver oro
dai Vicent. e dai Veron., 1181 D.
libidinoso , mancator di fede ,
1131 D-E.
sua nipote Verde, 1132 A.
munisce Verona, 1182 C, 1182 E.
devasta il Padovano sino al Bren-
ta , 1188 D.
è vizioso il suo esercito, 1134 B. ■
nuova devastazione nel padov. , ;
1134 B C. j
guadagna colle persuasioni Ni- I
colò Maltraversi da Lozzo, 1184 !
D. i
i suoi mercenari e gli esuli Pa-
dovani danneggiano il territorio
di Padova, 1184 D. j
munisce Lozzo, e conduce seco a !
Vicenza Nicolò (de* Mal traversi |
di Lozzo), 1135 A.
chiede aiuti a Maffeo Visconti ed
a Passerino (Binaldo) Bonac- 1
colsi, 1185 B.
prende Gamisano, 1135 C-D.
lo saccheggia e lo dà al fuoco,
1185 D.
va a Lozzo, 1135 D.
dopo avere indarno invitati a .
battaglia i Padovani, distrugge |
le antiche mura di Cinto, 1185
E.
prende Boccon ( Colteli à) e ne !
conduce prigione Albertino (Mal-
traversi) da Castelnuovo, 1135 E.
ritorna a Vicenza, 1186 A.
mentre i Padovani, condotti da
Vinciguerra da San Bonifacio,
stanno presso Verona, teme che
i Veronesi si ribellino a lui e
richiamino l’esule, 1137 I) .
respinto dai Padov. nel combatti-
mento di Montagnana, 1137 E.
avuti aiuti da Lombardia, e as-
soldati dei Carinziani , si ac-
campa in Abano contro i Pa-
dovani, 1188 D-E.
prende Montegalda, 1139 A-B.
minacciato dai Padovani, 1139 E
soggiorna a Verona, 1140 D.
tratta con Ottone di Carinzia,
1140 D.
corre voce di sua malattia, 1142
B.
— assolda Pietro Braimonte cata-
lano, 1142 E.
— Cangrande, avvertito del pericolo
in cui versava Vicenza, vi ac-
corre, 1143 B-E.
— viene alle mani coi Padovani,
1143 D.
— li vince e mette in fuga, 1144 A-
1145 A w
— prigioni da lui fatti, 1145 B-
1146 A.
— preda da lui conquistata sopra i
Padovani, 1146 B-C.
— spera di prender Padova, 1146 D.
— a lui vengono Passerino (Rinaldo)
Bonaccolsi di Mantova, Gu-
lielmo e Aldrigetto da Castel-
arco, Giberto da Correggio par-
mense, Nicolò (Maltraversi) da
Lozzo, e i Veronesi, 1146 D-E.
— celebra la vittoria con festeggia-
menti, 1147 C.
— tratta di pace coi Padovani ,
1113 A.
— sua sconfitta ricordata, 1152 C.
— favorisce Frane, della Mirandola,
governatore di Modena, 1154 C.
— richiesto di aiuto da Ugucciòne
della Faggiuola assediante i
Guelfi a Montecatini, 1158 A.
— tenuto in sospetto dai Padovani,
manda in ritorno il suo soccorso
ad Ugucciòne, 1158 B.
— coll’ aiuto dei Ghibellini esuli ,
combatte Brescia e ne devasta
il territorio, 1171 B-C.
— non potendo entrare nella città^
cerca di impadronirsi del ca-
stello di Lonato, dopo di avere
ritirato milizie da Verona e Vi-
cenza, 1171 C.
— è ai suoi stipendi Ugucciòne della
Faggiuola, 1171 D.
— avvisato da Bailardino Nogarola,
suo prefetto in Vicenza , della
rivolta ivi tentata d’accordo co-
gli esuli Vicentini e Veronesi' e
coi Padovani, 1172 A.
— lascia al Nogarola la direzione
dell’affare, 1172 B.
— dai Carraresi viene avvisato del-
l’aiuto accordato da essi, con
secondo fine, a Macaruffo de' Ma-
caruffi, 1172 E.
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INDICI SISTEMATICI
— raccoglie 1* esercito in Verona,
1172 E.
— recasi nel territorio Vicentino ,
1172 E.
— sconosciuto entra in Vicenza per
intendersi con Bailardino (No-
garola), 1172 E.
— aiuta i Vicentini a respingere gli
assalitori, 1178 C-E.
— fa prigioniero Pescaresio (de’ Mon-
tecchi), 1174 A.
— è condotto a lui Vinciguerra da
8. Bonifacio, prigione, che muore
in seguito a ferite, 1174.
— incolpa della sommossa i Pado-
vani, e domanda loro in pena
della rotta alleanza 20,000 mar-
chi, 1174 D.
— manda a Verona gli esuli fatti pri-
gioni ed in Vicenza fa giustiziare
i capi della congiura, 1174 E.
— sostituisce a Bailardino Nogarola,
odiato per la sua tirannia, Uguc-
cione della Faggiuola, nella ca-
rica di governatore di Vicenza,
1175 A-B. .
— si giova delle dissensioni esistenti
in Padova, 1175 B.
— supposta sua alleanza coi Carra-
resi, che certo non sono avversi
a che egli conquisti Monselice,
1175 C.
— guadagna per sè Maometto, sog-
giornante in Monselice, 1175 C.
— esercito da lui raccolto in Verona,
# 1175 C-D.
— spedizione nel Vicentino e Pado-
vano, 1175 D-E.
— occupa Monselice, 1175 E, 1176
A.
— muove contro Este, 117G C.
— ferito leggermente all’oppugna-
zione di Este, 1176 C.
— le sue milizie fanno bottino in
Monselice, 1176 E.
— minaccia guerra a Montagnana,
se tosto non si arrende, 1177 A.
— per mezzo di Bailardino (Noga-
rola) prende possesso di Monta-
gnana, 1177 A.
— fa incendiare Este, 1177 A-B.
— domanda cento cavalieri ad En-
rico conte del Tirolo, 1177 B.
— si ferma otto giorni coll’esercito
in Terradura , e vi soffre il
fredde e le intemperie, 1177 C.
— suo primo bottino, 1177 D.
— occupa Pieve di Sacco, 1177 D.
— dispone il suo accampamento
presso il ponte di San Nicolò ,
1177 D.
— viene a patti coi Padovani da lai
assediati, 1178 A.
— ricevo a vita il possesso Monselice
c di Montagnana, ed ha poi Ca-
stelbaldo in pegno del libero pas-
saggio a lui concesso per Torre
Estense, 1178 A-B.
— dopo la pace fatta con Padova,
ritorna a Verona, 1178 C.
— si abbocca con Giacomo di Car-
rara eletto principe di Padova,
e con lui stringe alleanza, che è
poco duratura, 1179 D.
— aggrava le sue città colle impo-
ste e colle proscrizioni, 1179 E.
— aspira ad impadronirsi di Treviso,
1179 E, 1180 A.
— segretamente trattano con lui li
Antonio e Nicolò di Roverio ,
1180 A-B.
— tratta con Artico Tempesta degli
Avogaro, 1180, B-C.
— secondo alcuni, manda doni a
Margherita di Morgano, che si
innamora di lui, 1180 D.
— eletto capo della lega dei duchi
(signori) di Lombardia, 1181 A.
— propone agli esuli Doria e Spi-
nola di aiutarli, purché aderi-
scano ai duchi (signori) Lom-
bardi, 1181 A.
— gli aiuta con genti assoldate coi
denari della lega, 1181 B.
Canuganum, errore di scrittura (cfr.
Gregorovius, St. di Roma, ediz.
ital., VI, 62) per Camiganum;
v. a q. v.
Capello, Guido.
Capo d! bue, vi si ritirano le solda-
tesche di Giovanni d’Angiò, inse-
guite dall’esercito di Enrico VII,
1107 C.
Capodivàcca , Giovanni Enrico.
Carbonara, nel Padov. , vi passa Can-
grande coll’esercito, 1175 E.
Cardinali , in Roma tentano invano
di pacificare Pietro d’Aragona
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CRONACA FERRETO
(re di Sicilia) e Cario d’Angiò,
952 C.
— riuniti a consiglio da Bonifa-
zio Vili per trattare dell’aiuto
da concedersi a Filippo il Bello
di Francia g nereggiante colla
Fiandra , 999 C.
— si dolgono dell* insulto fatto a
Bonifazió VILI e si propongono
di vendicarlo, 1005 B.
— parole rivolte loro da Bonifa-
zio Vili, 1005 B.
— per consiglio di Giovanni Cam-
pano abbattono la porta della
camera dove Bonifazio giace
morto, 1008 E.
— piangono la morte di Bonifa-
zio VHI, 1008 E.
— rimproverano il cardinale Matteo
Orsini di essere stato causa della
sua morte, 1009 A.
— rendono a Bonifacio Vili pella
basilica di 8. Pietro gli estremi
onori, 1009 B.
— si radunano per eleggere il succes-
sore a Bonifazio Vili, 1010 A.
— eleggono pontefice il cardinale
Nicolò (Boccasini) di Treviso,
vescovo d’Ostia , che prende il
nome di Benedetto XI, 1010 C.
— elenco dei Cardinali che presero
parte al conclave per l’elezione
di Benedetto XI, 1011 D-E.
— si riuniscono a conclave per la
elezione di Clemente V, 1013 E-
1015 D.
— si ritirano a godere le delizie
della campagna, 1014 B.
— sono privati del cibo dai Peru-
gini, che tolgono il tetto della
casa dove essi stanno rinchiusi
perchè si affrettino nella elezione
del successore a Benedetto XI,
1015 A.
— pregano Clemente V a non voler
trasportare lungi da Roma la sede
pontificia, 1015 C.
— restando immutata la volontà del
pontefice , lo seguono in Bor-
deaux, 1015 C.
— negano ad Enrico VII il diritto
di farsi incoronare imperatore in
altra chiesa che non sia 8. Pie-
tro, 1103 E.
— costretti dal popolo , glielo con-
cedono, 1104 B.
— siedono alla mensa di Enrico VII
dopo la sua incoronazione, 1105
A.
— convocati da Enrioo VII perchè
aprano trattative di pace, 1105
C.
— trattano con Giovanni (d’Angiò),
ma egli rifiuta, rimandando la
cosa all’arbitrio del fratello (re
Roberto), 1105 C.
Carinzia, Cangrando vi assolda mer-
cenari, 1138 D.
— Elisabetta, Enrico (duca di C.,
e co. del Tirolo), Mainardo (id.),
Ottone (id.).
Carlo (Magno ?), sua progenie, 993 B.
Carlo 1 d’Angiò, Urbano IV gli
offre il regno di Sicilia -e Apu-
i lia, 946 C.
I — chiede il regno siculo a re Man-
fredi, 946 D.
— uomo valoroso, aiutato da que.
di Piccardia, è fatto Senatore d*
Roma, 947 A.
— guerra e vittoria contro Manfredi,
947 A -9 48 B.
— conquista il regno siculo, 948 C.
— guerra con Corradino, cui vince
j e manda a morte, 948 E-950 B.
! — da (Tebaldo Ili re di Navarra
j ‘viene avvertito aella morte di suo
fratello (s. Lodovico IX), avve-
nuta a Tunisi, 951 B.
j — porta soccorsi ai crociati 951 B.
— si dirige verso l’Apulia, 952 A.
— in Sicilia col re di Navarra, 952 B.
— sua nimicizia con Pietro (III)
1 d’ Aragona, 952 C.
— suocero di Balduino (o Filippo?)
(di Courtenayì imper. Costanti-
nopolitano, eh’ egli intende ri-
mettere in sede ; avversario di
, Michele Paleologo, 952 D.
— avuta notizia degli apparecchi di
> Pietro d’ Aragona, si affretta ad
andare in Francia, 958 B.
— richiede d’aiuto Filippo III, re
di Francia , contro il re Pie-
tro III d’ Aragona, 958 B.
j — gli è tolto da quest’ultimo il do-
] minio dell’isola di Sicilia, 958 C.
I — accorre nel principato di Apulia,
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M
xmm mruunm
per assicurarsene il possesso,
958 D.
— assedia il nemico in Messina, 958
.
— fa pace col nemico, 958 E.
stabilisce una tenzone ( « duel-
lum » > di 100 cavalieri scelti
fra i due eserciti nemici, da farsi
in Bordeaux, 958 E.
— fa ritornare in Apulia il suo eser-
cito, 958 E.
— i si dichiara vincitore di Pietro III
d’ Aragona, 954 B.
— vuole gli sia restituito il regno di
Sicilia, 954 C.
— con Filippo III di Francia de-
vasta r Aragona, e assedia la
città dove sta il re, 954 C.
— si ritira coll* esercito, 954 D.
— dopo la morte del re Filippo III,
va in Provenza, di cui è conte,
954 E.
— scrivendo, commette a suo figlio
* Carlo II, di andare coll’ esercito
in Sicilia, 954 E.
— ha notizia della sconfitta e del-
l’imprigionamento di suo figlio,
955 B.
— recasi in Apulia, 955 B.
— muore, 955 C.
— incorona principe d’ Apulia il ,
nipote Carlo Martello, 955 C.
— ne affida la custodia al * conte
d’ArtoiB, 955 D.
— è largo di cortesie alla figlia di
Pietro III d’ Aragona, sposa di
suo figlio Roberto, 956 C.
— fa morire Corradino , e la moglie
(sio I) di Gherardo conto (di Do-
noratico), 1090 E.
Carlo II d’ Anoiò ( lo Zoppo ) , è
lasciato dal padre Carlo I d’Àn-
giò alla custodia del regno di
Sicilia, 958 B.
— riceve ordine dal padre di andare
coll’esercito nell’isola di Sicilia,
954 E. 1
— vuol opporsi in Napoli a Rug-
gero di Loria , capitano della
flotta di Pietro III d’ Aragona,
955 A.
— vinto e fatto prigioniero, 955 B.
— - condotto coi prigionieri in Ara-
goa, 955 D.
— rimesso in libertà, 956 A
— manda in Sicilia suo Aglio Ro-
berto di Taranto, 956
— ritorna egli stesso a Napoli, 956
B. ,
— ipocritamente piange la morte di
Pietro III d’ Aragona» 957 A.
— teme del genero Federico (II) si-
gnore dell’isola di Sicilia* 957 B.
— manda con un esercito in Sicilia
i suoi due figli , Roberto : duca
d’ Apulia e Filippo principe di
Tarnnto, 957 C.
— ha notizia della sconfitta ed im-
prigionamento del figlio Filippo,
958 C.
— si rivolge a Bonifazio Vili, e ne
riceve promessa di soccorso, 958
C-D.
— esorta Giacomo d’ Aragona a ri-
volgersi alla Santa Sede, 959 À
— gli manda ambasciatori, 959 B.
— manda ambasoiatori a Carlo (di
Yalois) in Toscana, per togliere
la discordia tara i consanguinei
(Federico e Giacomo), 960 D.
— si oppone a che Bonifazio Vili
conceda a Federico Pisola di Si-
cilia, 962 C.
— nei patti tra Federico (II di Si*
cilia) e Cario di Valois gli è ri-
conosciuto il titolo di re di Si-
cilia, oltre a quello di re di
Gerusalemme, 962 C.
— sua parte nell’ elezione di Boni-
fazio Vili, 968 B.
— permette al nuovo pontefice Bo-
nifazio Vili di andare a Roma,
sperandone vantaggi per il suo
regno, 969 B.
— disegna di rimettere nell’antico
stato il regno di Sicilia, ©chiede
l’aiuto di Bonifacio Vili, 971 C.
— amico della Santa Sede, 1000 D.
— manda ambasciatori a Filippo IV
di Francia per averne aiuto nella
lotta ingaggiata dai suoi figli
Roberto e Filippo contro il ge-
nero Federico di Aragona, 1000
D.
— malcontento dell’operato di Carlo
di Valois in Sicilia, 1000 E-
— sa che Bonifazio Vili domandò
a Filippo IV di Francia le w-
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CEOWACA muto
u
stituziene del soccorso avuto ,
1001 A.
— da Bonifazio Vili richiesto di
aiuto contro Filippo il Bello di
Francia, 1002 B.
— rifiuta di combattere Filippo il
Bello suo parente 1002 B.
— dal papa gli è richiesi ala resti-
- turione dei tesori della Chiesa ,
spesi nella sua guerra contro
Federico di Aragona, 1002 C.
— venuto a Roma coi snoi due figli
e con buon numero di soldati,
si duole della morte di Boni*
facio Vili, 1010 B.
— prega Bonifacio Vili ad adope-
rarsi perchè Biadetto re di Un-
gheria Carlo Uberto , figlio di
Carlo Martello, 1010 E.
— assiste, con due figli, all’incoro-
nazione di Benedetto XI, 1011 C.
— regge Roma, e ne parte per an-
dare in Apuiia, 1011 E.
— si interessa per la elezione del suc-
cessore a Benedetto XI, 1014 D.
— trattano con lui i Fiorentini Neri '
per averne soccorso, 1024 E. |
— manda loro in aiuto suo figlio j
Boberto duca di Apuiia, 1024 E. ■
— ricevutone ordine da Clemente V, !
richiama dall’ assedio di Pistoia
il figlio Roberto, 1025 D.
aiuta Àzzone d’ Este contro Bot-
ticella (Guido) Bonaccolsi, 1081
D.
— prende a precettore dei suoi figli,
Giacomo di Cahors, 1167 D. j
— manda spesso il detto Giacomo,
come oratore al re di Francia, 1
1163 A.
Culo d’àhgiò, figlio di Filippo di
Taranto, ancora adolescente , da
re Roberto è mandato insieme ;
col padre con un esercito di 1200 ’
cavalieri in aiuto dei Guelfi di
Toscana, 1157 C-D.
— prende parte alla battaglia di
Montecatini: dopo la morte del
suo custode Uberio, fuggendo dal ;
campo di battaglia viene ucciso, !
1160 B.
— Uguccione della Faggiuoa lo fa
seppellire con grande onore in
Pisa, 1161 A.
Cablo Mastello d’Ahoiò, è fitto da
Carlo I d’Angiò principe del-
l’Apulia, 955 C.
— affidato alla custodia del conte
d’Artois, 955 D.
— figlio primogenito di Carlo II, ed
erede della corona, 956 A.
— fatto re d’Ungheria, 957 A.
— muore, 957 A,
— padre di Carlo Uberto, 1010 E.
Cablo Uberto d* Angiò, figlio di
Carlo Martello, eletto re di Un-
gheria dopo la morte di re An-
dreasio (Andrea III), 1010 E.
— va in Ungheria con Niccolò Boc-
casini, 1010 E.
— acquista quel regno e sposa Ade-
leita , figlia di Andreaaio re di
Ungheria, 1011 B.
j — v. Filippo d’Angiò re d’Ungheria.
| Cablo di Vàlois, conte di Matera;
detto « sine regno », 960 B,
1158 B -
— incaricato da Bonifazio Vili di
condurre la guerra contro Fede-
rico d’ Aragona signore di Sicilia,
960 B.
— entra in Firenze come arbitro,
960 B.
— condanna all’esiglio la fazione dei
Cerchi, 960 B-C.
— riceve ambasciadori da Carlo II
di Angiò, 960 D.
— è rimproverato da Bonifazio Vili
per la sua condotta parziale in
Firenze, 960 E.
— va a Roma, dove non gli riesce
di esser fatto Senatore, 960 E.
— fa omaggio di fedeltà a Bonifa-
zio VHI, 961 A.
— promette di aiutare la Santa Sede,
961 A.
— Bonifazio Vili gli parla della lotta
avvenuta in Sicilia fra Giacomo
e Federico di Aragona , e delle
lotte sostenute per la Chiesa dai
suoi maggiori, 961 B.
— dal papa gli sono promessi grandi
doni , 961 B.
— fa sembianza di accondiscendere
ai desiderii di Bonifazio Vili ,
961 B.
— riceve dal papa il comando della
fiotta e dell’esercito, 961 C.
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JN&K3I SISTEMATICI
— naviga al lido di Trapani, dove fa
discendere quasi tutto il suo eser-
cito, 961 C.
— sue conquiste, 961 D.
— di ciò spaventato re Federico, gli
scrive lagnandosi ohe abbia mosso
guerra ad un parente, oome egli
era per lui, e pregandolo a vo-
lerlo riconciliare oon Bonifazio
Vili, 961 D.
— si dimostra sollecito a far pace j
con Federico di Aragona, 961 E.
— questi gli domanda un abbocca- !
mento, 962 A. |
— egli glielo concede presso Messina, !
962 A. i
— colloquio in Messina ; a Federico 1
restituisce tutte le terre occu-
pategli, 962 A-D.
— consiglia Federico a mandar le-
gati a Bodifazio Vili, per sta-
bilire un trattato definitivo , 962
B-C. |
— procura l’effettuazione del trat- ,
tato, 962 C. !
— per ciò che egli avea fatto in tal ;
riguardo, viene rimproverato da
Bonifazio Vili in Roma, 962 D.
— parte segretamente da Roma, 962
D-E.
— chiamato in Italia da Bonifa-
zio Vili, 976 E.
— a Perugia e Siena, 976 E, 977 A.
— ricevuto in Firenze, dove si com-
porta da traditore, 977 B.
— richiama in Firenze Corso Do-
nati, 977 B.
— va in Sicilia, 977 E. ,
— lascia l’Italia, 978 A.
— mandato da Filippo IV il Bello
di Francia in Toscana per paci-
ficarla , viene per ordine dello
stesso re a Roma, 1000 D.
— potendo, non fa prigioniero Fe-
derico di Aragona re di Sicilia,
1000 E.
— restituisce anzi a Federico stesso !
le città conquistategli , e viene i
a trattato col medesimo, 1001
A sg.
— ritorna, coll’esercito, a Roma, ed
è rimproverato da Bonifazio Vili,
1001 B.
— * ritorna in Francia, 1001 B.
— padre di Filippo di Valoia, 11 53 A.
Ccwnùiprivio, solennità del, 1001 B.
Carrara, famiglia padovana , avuta
notizia della rivolta di Vicenza
contro Cangrande, che fu capita-
nata da Macaruffo de’ Macaruffi,
offre con prava intenzione aiuto
a Macaruffo contro di cui nu-
trono grave rancore, 1172 D.
— manifestano quindi ogni cosa a
Cangrande, 1172 E.
— odiati in Padova, 1175 B.
— supposta alleanza con Cangrande,
quando questi voleva occupare
Monselice (cfr. Nicolò da Car-
rara), 1175 C.
— dolenti che Olderico Cucagna
prenda la difesa di Padova contro
Cangrande, 1177 B.
— non vengono danneggiati dalla
spedizione scaligera, perchè amici
di Cangrande, 1178 C.
— contrari a Macaruffo, che cerca
il favore della plebe, 1173 C*D
— cacciato Macaruffo, sperando di
rendersi signori di Padova, con-
vocano i Magistrati del popolo
per la scelta di un signore che
li protegga, 1178 E.
— per mezzo dei loro fautori, è fatto
proclamare signore di Padova
Giacomo da Carrara, 1179 B.
— Giacomo, Niccolò, Oppizo, liber-
tino.
Cartagena , porto donde parto la cro-
ciata di 8. Lodovico IX re di
Francia, 950 E.
Gcksa di Ferreto Ferreti in Vicenza.
1069 E.
Casalalto, Cortesia.
Casalmaggiore , di lì i fuorusciti Cre-
monesi infestano la patria loro,
1094 B.
Caserta, (Riccardo).
Cassiano S. , santuario , vi si ferma
— l’esercito cesareo, allontanandosi
da Firenze, 1113 C.
— per ordine di Enrico VII è deva-
stata la campagna d’intorno.
1113 D.
Castel S. Angelo, in Roma, occupate
da Giovanni d’Angiò , 1101 B.
Castelbaldo, dai Padovani concesso a
Cangrande, 1178 A.
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CBOLACl VEfcKÈftO
Oastelbarco, -Àldrigetto , Guglielmo. t
( Castellalo Salomoni ) véscovo di *
Treviso , venera il corpo del b. '
1 Enrico, 1165 A.
Castello , Ubaldino. |
Cartello di Modena edificato da Az- i
zone Vili d’Este, 1023 A. j
— Manfredo da Sassnolo lo conse- !
gna alla plebe (modenese) perchè !
lo distrugga, 1080 C. !
Castel Marino , località della Campa- 1
nia, 1002 D.
— soggiorno di Sciarra Colonna , ;
1uo2 D.
Castetlnuovo, Albertino.
Castel Tea aldo in Ferrara, edificato
da Obizzo d’Este, 1087 D.
~ in mano a Fresco d’Este, 1089 E.
— in mano ai Veneziani, 1040 C-D,
1041 D, 1044 D, 1045 A.
— ' assediato dai Crociati, 1045 A-B. j
— ivi si rifugiano i Veneziani scon-
fitti, 1046 B. |
— preso e predato dai Crociati, 1046 |
D-E.
— ivi il Cardinale Arnaldo Pela-
gica , 1047 B.
— demolito dal detto Cardinale , |
1017 C. |
Cntenedolo , villa vicent. assalita dai
Padovani, difesa da Cangrande,
1130 E, UBI A-B.
— presa dai Padovani, 1182 B.
— devastazioni ivi fatte dai Pado-
vani, 1138 B. |
Castrali a, Alfonso X, Enrico.
Castiglione , vi si ripara Giberto da
Correggio cacciato da Parma , ì
1122 C.
(Castiglione delle Stirlere) Castro m
Leonia , ivi condotti alcuni pri- |
gionieri cremonesi, 1081 E.
— vi sono giustiziati molti Cremo-
nesi ribelli, 1082 A.
Castiglione d’Orela, in quel di Perugia, ;
è preso ed incendiato da Enrico
VII, 1109 C.
— Enrico VII vi si ferma nel viaggio
da Pisa a Roma, 1097 E. ,
— vi piglia riposo Enrico VII con
P esercito, 1115 C:
Castoni:, v. Gastone della Torre. j
('aatroearo, ivi prigioniero (Scarpetta) |
Ordelaffi, 1164 B. !
CASTftUC CIO DEGLI INTERMINELLI ,
fuoruscito lucchese, va presso
Enrico VII in Pisa, 1096 D.
— con Giov. Parghia degli Intermi-
nelli, è alla testa dei Ghibellini
ritornati in Lucca, 1158 B.
— mercè l’aiuto di Uguccione e di
mille Pisani ottiene vittoria ,
1156 B.
— affezionato ad Uguccione della
Faggiuola, e prefetto nei villaggi
della Lunigiana , Bottomette a
costui molti villaggi della mon-
tagna, 1162 A-B.
— incomincia a tiranneggiare i suoi
governati, 1162 A.
— - essendo stato ucciso a tradimento
un suo parente ogli fa morire
trenta persone , 1162 B.
— scrive a Neri della Faggiuola di
metterlo in salvo quando 7 dovesse
venire a lui, 1162 B.
— imprigionato in Lucca da Neri
della Faggiuola, 1162 C.
— rimandato libero da Uguccione
della Faggiuola, venuto per ciò
appunto a Lucca, 1163 B.
— congiura a danno di Uguccione,
1163 B.
— chiamato a se da Uguccione ,
1168 C.
— fatto signore di Lucca dopo la
cacciata di Uguccione, 1168 E.
Castroni Leoni 8, v. (Castiglione delle
Stiviere).
Catalogna, mercenari catalani al servi-
zio di Roberto di Napoli, 1112 C.
— v. Pietro Braimonte.
(Cattaneo da Lendinàra), Altigrado.
Cattedrale di M i 1 a n o ; presso ad essa
abita Enrico VII, 1058 D.
— di Pisa; sepoltovi Enrico VII,
1116 E.
— di Treviso; ivi portata la salma
del beato Enrico, 1165 C.
Cayalcabò, marchesi, parte da essi
avuta nello sedizioni di Cremona
al tempo di Enrico VII, 1092 A.
— da Casalmaggiore, raccolti i guelfi
e gli esuli , cÓmbattono la loro
patria, 1094 B.
— Giacomo, Guglielmo, Lodovico.
(Cavalli) ab Equis, Niccolò.
Cavalcanti, famiglia fiorentina, pren-
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«9
penici 4X8TS¥Jtnci
de parto alle discordie civili, di
Firenze, 979 A.
Calino Gazone cremonese è giusti-
ziato in Castiglione in pena
della ribellione di Cremona ,
1032 A v
Cecco degli Obdelaffi, esule da
Forlì, 1163 E.
— rientra in patria con uno strata-
gemma, 1164 A.
— avendo persuasi gli amici ed il
r >lo di liberarsi dal dominio
Roberto di Napoli, ritorna
padrone di Forlì, 1164 B.
— lirarato a denari il fratello (Scar-
petta) prigione in Castrocaro ,
lo rimette nella pristina posi-
zione, 1164 B.
— conserva Forlì contro le aspira-
zioni di Roberto, 1164 C.
Cecina, f. , ivi presso per due giorni
sta accampato Filippo principe
di Taranto, 1158 D.
Celestino V (v. Pietro di Morrone),
sua elezione al pontificato, 966
B.
— sue virtù, 966 B.
— trasporta la sua residenza a Na-
poli, 966 C.
— rinunzia al pontificato, 966 D.
— fugge al suo convento, 967 A.
Celtiberi desiderano la venuta di
Alberto d’Austria in Italia, 996
B.
Celvaresinm , v. ( Cervarese Santa
Croce ).
Cenobio , dei Frati Minori a Monte
Tremiti di Apulia, in Padova,
in Genova , in Roma , 967 A,
988, C, 1090 C, 1100 D.
— dei poveri, presso Treviso; 1164
D.
dei Domenicani in Pisa, Roma e
Verona, 1116 E, 1013 B, 1100
E, 1075 C.
Cerchi, famiglia fiorentina, esigliata
da Carlo di Valois, 960 C.
— segue parte Bianca, 978 C.
— origine delle discordie con i Do-
nati, 974 A.
— loro rappresaglia armata contro
i Donati, 974 E.
— Berto, Consiglio, Giano, Giovanni,
( Guglielmo ) nipote di Vieri,
Massimo (Marmo?), Nicola, &-
conetto (Ricoverino?)^ Bfcnpe-
rio (Ricovera), VierL
(Carrarese Santa Croce) Celraresiu,
villa del Padovano , presso coi
riporta una vittoria Cangiando
I della Scala, 1173 B.
| — occupata dai Vicentini e Vero-
; nesi esuli, preparanti la rivolta
di Vicenza contro Cangrande,
1178 B.
Chiaramonte, Manfredo.
Ckieri , suoi legati alla dieta raccolta
* da Enrico VII in Pavia, 1086 B.
Chiesa Romana , v. Santa Sede.
Chiogg U, vi muore Albertino Mussato,
944 A.
— '#vi si reca Bardelone de’ Bonac-
oolsi, 983 B.
— stagni di, di spettanza dei Pado-
vani, usurpati dai Veneziani,
1038 D-E.
— i Padovani vogliono trame il saie,
1033 E.
Cimbria, gli antichi chiamammo Om-
bria quella città che vra si dice
Vicenza , 988 E.
— L’A. chiama spesso con tal nome
Vicenza , e appella Cimbrici i
Vicentini (cfr. p. e. 984 A-B).
Cinte, villa e colle nel Padovano,
scorreria deirosercito scaligero,
1184 D.
— sue antiche mura distrutte da Can-
grande, 1135 E.
Cipro, di qui richiamato Sigonfredo
Ganzerà vicentino, 10G5 C.
Cittadella, Padovani ivi fuggiti, 1145
A.
— fortificata dai Padovani, 1147 B.
(Clain) Clannm, fiume dell’Aquitania,
presso Poitiers, 1015 D.
(Clàriaco) Clariatium, Gratone, si-
gnore.
Classicismo , ricordi classici riguar-
danti i veleni, 1013 C-D.
— ricordi di poeti classici latini e del-
l’arte poetica, 1018 E, 1019 A.
Clemente V (v. Bertrando di Goth),
guascone, vescovo di Bordeaux,
è eletta pontefice : come avve-
nisse l’elezione, 1015 A.
— desidera stabilire la sede ponti-
ficia in Bordeaux, 1015 0.
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CRÓKJLCÀ cerreto
— gittRgono presso iii Ini I cà*dinali,
1015 C.
— sta per due anni in Poitiert, 1015
' ' ' 1 •
— leva la scomunica a Filippo il
-Bello di Francia, 1016 J3.
— libera dàlia prigionia e riconferma
cardinali Giacomo e Pietro Co-
lonna, 1016 B.
— inquisizione contro i Templari ,
incolpati di disonestà e di eresia,
1016 D.
— manda ambasciatori ai Templari,
i card. Berengario (Stredelli) ,
Stefano (da Parigi) e Landolfo j
(Brancaeci) per investigare se sia j
vera V accusa che è loro fatta , ’
1017 A.
— jriceve dai Templari la confessione
della loro eresia, 1017 B.
— nel concilio tenuto noi dì di Pa-
squa in Valenza (!) abolisce Por-
dine dei Templari e li scomu-
nica, 1017 B.
— condanna alle fiamme un cava-
liere del Tempio, che pubblica- j
mente lo insulta, 1017 E, 1016 A. :
— muore, 1018 B. I
— ha notizia dell’assedio posto dai
Fiorentini a Pistoia, 1025 B-C.
— persuaso dai cardinali e special-
mente da nizzardo ( Petroni ) ,
ordina ai Fiorentini Neri di to-
gliere l’assedio da Pistoia, e di
mandargli ambasciatori, 1025 C.
— ordina a Carlo II d’Angiò di ri-
chiamare dall’assedio di Pistoia
suo figlio Roberto, 1025 D.
— ■ scomunica i Fiorentini disobbe-
dienti ai suoi comandi, 1025 E.
— condanna pure i Bolognesi, 1025
E.
— legittima il figlio illegittimo di Az-
zone Vili d’Este : l’abilita alla
successione in Ferrara, 1087 B.
— manda il cardinale Napoleone Or-
sini ad allontanare Fiorentini e
Bolognesi dall’assedio di Pistoia,
1026 A.
— determina di punire i Bolognesi,
che cacciarono il Card. Orsini e
infierirono contro il suo seguito,
102» D-E.
— scomunica Bologna, 1027 A. ,
— àecorda'fctBolognesi il perdóno, im-
ponendo loro una multa, 1027 A.
— il vescovo di Ferrara lo sòlleoita
ad assumere direttamente il go-
verno di quella città, 1089 D.
— per mezzo di legati, domanda il
possesso di Ferrara, 1042 D-E.
— non avendo i Veneziani voluto
consegnare Ferrara ai suoi legati,
chiede consiglio ai Cardinali,
1048 C-D.
— cita i Veneziani, 1048 D.
— li scomunica, 1048 E, 1044 A.
— manda il Cardinale Arnaldo Pe-
lagrua in Italia , per predicar la
crociata contro i Veneziani, 1044
A.
— onora il Pelagrua, ritornante dal-
l’Italia, 1047 C-D.
— sfavorevole ad Alberto I d’Austria,
1048 A.
— gli è scritta una lettera da En-
rico VII, 1053 D.
— riceve un’ambasceria dai Pado-
vani, 1065 B.
— proroga l’incoronazione di Enrico
1075 E.
— invia quattro cardinali a En-
rico VII per incoronarlo in Ro-
ma, 1076 A.
— manda legati ad Enrico VII ,
1102 B.
— invita gli Angioini ed i loro fau-
tori a non avversare) Enrico VII,
1102 B-C.
— suoi buoni uffici per stabilire la
pace, 1102 C.
— non riesce ad ottenerla, 1102 D.
— condanna i Templari, 1188 C.
— muore a Lione. 25 aprile 1814 :
biografia, 1189 C-D.
— dicesi che Giacomo (Duèse) di
Cahors mandassegli finte lettere
regie, per ottenere la sede episco-
pale di Avignone, 1168 B-C.
— nomina Giacomo da Cahors ve-
scovo di Avignone , raccoman-
dandolo al re Roberto, 1168 C-D.
— - gli si affeziona in breve tempo, per
causa della sua eloquenza ed eru-
dizione, 1168 E.
— convoca un concilio generale a
Vienna, 1168 E.
— ritorna in Avignone, 1169 B.
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INDICI SISTEMATICI
— nomina cardinale, e ha per amico
Giacomo di Cahors , in ricom-
pensa dei servigi avutine, 11 o9 B.
Cojono, v. Colleoni.
Collaterali , di Cangrande, 1173 D.
(Coll alto), Rambaldo.
Colle, Bonmassaro.
Colleoni, Federico.
Colognola, villa del Veronese, distrutta
dai Padovani, 1187 D.
Colonia, arcivescovi: (Sigfrido di
Weetenburg).
Colonna , famiglia romana ; ostilità
di Bonifazio Vili contro di essi,
969 D.
— si ricoverano nel castello di Pa-
les trina pressoi’ A ventino, 969 D.
— sono traditi da Guido da Monte-
féltro, 970 D.
— vanno esuli, ed i beni loro sono
confiscati, 971 A.
— favoriti da Filippo IV il Bello di
Francia, 999 C.
— cacciati in esilio da Bonifazio
Vili, 1002 D.
— nemici degli Annibaldi a cui si af-
fida Bonifazio Vili, 1005 E.
— contraggono parentela cogli An-
nibaldi, 1005 E.
— dopo l’esilio, rientrano in Roma e
vi occasionano tumulti, 1012 A.
— Giacomo, Pietro, Sciarra, Stefano.
ColuMano, v. Avogadro.
(Colzè), de Colzade, de Colzadio,
Alberto , Gualdinello , Marca-
bruno.
Cometa , nell’anno 1297, 994 A.
Como y soggetta a Martino Lavetario
(Lambertenghi), 1054 B.
— si sottomette ad Enrico VII, 1059
B.
— nel suo territorio è Montorfano,
1067 C.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— vescovi : (Leone Lambertenghi).
— signori : Martino Lavetario
(Lambertenghi), Pietro Rusconi.
Concilio di Valenza (!), Clemente V vi
abolisce i Templari, 1017 B (ma
cfr. alla voce seguente).
Concilio di Vienna , raccolto da Cle-
mente V : vi si tratta l’aboli-
zione dei Templari, e la conser-
vazione delle qsb& di Bonifa-
zio Vili, 1168 É.
— vi si recano prelati , per esorta-
zione di Filippo V di Francia,
1169 A.
Conclave , per 1’ elezione di Bonifa-
zio Vili, 967 B, 968 E.
— per eleggere un successore a Bo-
nifazio Vili, 1010 A.
— elenco dei cardinali che vi presero
parte, 1011 D-E.
— per l’elezione di Clemente V,
1018 E, 1015 D.
— per l’elezione di Giovanni XXII,
1167 A.
(Confalonieri) Vexillifeki , otti-
mati ©gigliati da Brescia per vo-
lere del vescovo Berardo Maggi,
che temeva sorgessero tumulti in
città , 1081 A-B ; Corradino ,
Guglielmo.
Consiglio (dei Cerchi), padre di Gio-
vanni, 977 C.
Consiglio di Ferrara, 1041 0,1041
E, 1042 B.
— di Genova affida a Lampa Bo-
ria il comando della flotta contro
i Veneziani, 986 C-D.
— di Padova, della plebe, dei ma-
gistrati e del (popolo), 1083 C.
— Senato di Padova, 1088 D.
— Consiglio di Padova radunato per
ascoltare i legati Veneziani, 1034
B-E.
— di Padova, 1148 B-D.
— di Padova, elegge a signore Gia-
como da Carrara, 1178 E, 1179
B.
— di Vicenza, 1090 B.
Contagio , v. Epidemia.
Corcira, v. Curzola.
c Cornelii Castrimi a v. Imola.
(Cornovaglia) Cornubia, Rizzardo.
Corona d'argento, è con essa incoro-
nato Enrico VII in Aquisgrana,
1053 A.
Corona di ferro , la cinge in Monza
Enrico VII, 1060 B, 1085 B.
Corona d'oro imperiale , posta sulla
testa di Enrico VII, 1104 D-E,
1105 E.
— suo significato, 1104 E.
Coronazione, v. Incoronazione .
Corradino Confalonieri, preso da
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CRONACA FERRETO
81
Enrico VII quale ostaggio fra i
Bresciani di parte guelfa, 1081 D.
Corradixo di S ve vi a , figlio di Cor-
rado IV, aspira a ricuperare il
regno siciliano, e scende in Italia,
948 C, 948 D.
— da Carlo d’Angiò è vinto ed uc-
ciso, 948 E, 950 B, 1090 E.
Corrado IV di Svevia, figlio di Fe-
derico II, 945 A-B.
— sua pretesa al regno di Sicilia e
di Gerusalemme, 945 C.
— diffida di Manfredi, 915 D.
— sue trattative con Alessandro IV,
945 D, 946 A.
— duca di Svevia, 946 A.
— sceso in Italia , combatte Man-
fredi, sua morte, 946 A, 950 A.
Corrado Dori a, aiuta il fratello Bar-
naba nel combattere Opizone Spi-
nola, 1089 A.
! Corrado ) conte di Olanda, pre-
tendo alTimpero, 945 A.
Corradoda Vi varo, vicentino, ucciso
in battaglia dai Padov., 1126 B.
Correggio, Giberto, Matteo.
Corsica , sua • fertilità ; apicultura ,
1097 D.
(Corso) Curtius Donati, seguo parto
Nera, 978 C.
— gli muore la moglie ch’era de’jCer-
chi, 974 B.
— accusato di averla avvelenata, 974
B.
— spo^a Tessa degli libertini , 974
D.
— odiato da Vieri de’ Cerchi, 974 C.
— gli libertini gli muovono causa
presso il vescovo (Alberto Mozzi),
974 D.
— offende e minaccia (Guglielmo)
nipote di Vieri de’ Cerchi, 974 D. I
— sua perfida condotta per vendi-
carsi de’ Cerchi, 974 E. j
— scoperto , esula a Roma presso !
papa Bonifazio Vili, 975 C. j
— ottiene da lui il principato di j
Massa, 975 C. !
— vuol riconciliarsi con Vieri de’ .
Cerchi , coll’ interposizione del
papa, 975 C.
— origliato, 977 B.
— richiamato in Firenze da Carlo
di Valois, 977 B.
— vuol prerider vendetta contro i
Cerchi, 977 B.
— perde il figlio Simone, 977 C.
— suo malgoverno in Firenze, 977 D,
978 B.
— chiede soccorso al suo suocero
Uguccione della Faggiuola, 978
E.
— ucciso, 979 A.
— espulso da Firenze, 1024 C.
Cortesia di Ca.salolto , conte di
Mantova rientra in Mantova sua
patria per mezzo di Enrico VII,
1060 A.
— parteggia per i Padovani contro
Cangrande, 1180 C.
Cortona , v’arriva Enrico VII, 1109 C.
— Sciarra Colonna vi conduce i pri-
gionieri di guerra, 1112 B.
Cosso Gambacorta, nei suoi orti En-
rico VII emana l’editto di pro-
scrizione contro i nemici dell’im-
pero, 1096 C.
Costantino , dona l’infula papale a
S. Silvestro I, 1011 C.
Costantinopoli , Imperatori: Bai-
duino ( di Courtenay ) , Michele
Paleologo.
Costanzo dei Pagani , esule vicen-
tino, è fatto prigioniero da Can-
grande, 1174 B.
Cortarolo, villa padovana presa da
Cangrande , che la pone a sacco,
1188 D-E.
Cortarolo, Antonio.
Cortona , prigioni ivi condotti da
Sciarra Colonna, 1112 B.
Costanza di Svevia, figlia di re Man-
fredi e sposa a Pietro d’ Aragona,
952 A.
Costanza, arcivescovi: (Gerardo di
Benars).
Costituzioni papali, citate, 969 C.
Costoza, villa vie., sua descrizione,
fatto d’ armi fra Padovani e
Cangrande, 1127 E, 1128 A.
— vi si accampano i Padovani ,
1182 C.
— devastazioni ivi fatte dai Pado-
vani, 1188 B.
— presa dagli esuli Vicentini e Vero-
nesi che preparano la rivolta di Vi-
cenza contro Cangrande, 1178 B.
(Courtenay), Balduino (Filippo?).
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82
INDICI SISTEMATICI
Creano, villa vi cent, daneggiata dai
Padovani, 1188 A.
Creata, vi conduce il suo esercito Al-
berto Scotto, 1021 C.
— vi muore Alberto Scotto, 1121 C.
(cfr. sotto c Cremona »).
— signori: Antonio da Fissiraga.
Cremona, favorevole ad Alberto Scotto,
1019 D.
— messa a tumulto da Alberto Scot-
to, 1021 C.
— il Cremonese, è saccheggiato da
Botticella ( Guido ) Bonaccolsi ,
aiutato da Alboino della Scala,
1028 C.
— territorio saccheggiato da Botti-
cella (Guido) Bonaccolsi, 1081 D.
— il popolo cremonese si dà al la-
nificio , trascurando le armi ,
1081 D -
— governata con varia signoria ora
dal popolo , ora dagli ottimati,
1054 B.
— manda Sopramonte Amato , per
offrire a Enrico VII la signoria
della città, 1059 C.
— Enrico VII vi nomina suo vicario
Giovanni di Castiglione, 1059 E.
— avversa a Enrico VII , che vuol
sottometterla, 1066 C.
— i nobili Cremonesi dapprima ar-
denti nella ribellione contro En-
rico VII-, poi si raffreddano, 1067
A-B.
— Enrico VII manda contro Cre-
mona il fratello Valerano, 1067 C.
— tumulto popolare, 1067 D.
— verso di essa si dirige Enrico VII
per sottometterla coll’ armi e pu-
nirla, 1067 D.
— i Cremonesi gli vanno incontro
supplicandolo di pace e venia ,
1063 A-B.
— sono male accolti da Enrico VII
che incrudelisce contro di loro,
1063 B-D.
— antica torre nel foro, 1063 D.
— i cardinali inviati dal papa come
suoi legati presso Enrico VII ,
aspettano ivi l’esito dell’assedio
di Brescia, 1078 D.
— molti Cremonosi sono giustiziati
per ordine di Enrico VII in pena
della ribellione, 1081 E, 1032 A.
— vi è poeto vicario imperiale Sof-
fredo - Goffredo - pistoiese, 1062
A.
— vi muore Alberto Scotto, 1084
A-B ( cfr. sotto : Crema ).
— vi soggiorna Guido della Torre ,
1120 A.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia , 1086 C.
— ne esce il vicario imperiale Gof-
fredo, 1092 A-B.
— i fuorusciti la fanno ribelle al-
l’impero, 1092 A-B.
— se ne impossessano i fuorusciti
guelfi, 1094 C.
— dal dominio . di Passerino ( Ri-
naldo ) Bonaccolsi passa sotto
Maffeo Visconti, 1122 A.
— desolazione sua q del territorio,
1122 B.
— relazioni con Bologna , 1122 D.
— manda soccorsi ai Padovani,
1180 A.
— castelli del Cremonese sottomessi
a Maffeo Visconti, 1151 E.
— avversa Maffeo Visconti, 1152 A.
— n’è prefetto Guglielmo Cavalcabò,
che viene ucciso per opera del
Visconti, 1152 B-C.
— ivi i Padovani assoldano soldati
. mercenari, 1172 D.
— signori e vicari imperiali*.
Giovanni, Guglielmo e Lodovico
Cavalcabò , Giovanni di Casti-
glione , Goffredo - Soffredo - pi-
stoiese, Alberto Scotto, Passerino
e Butirone Bonaccolsi , Maffeo
Visconti.
Croce , segno adoperato da Cangrande
combattendo contro i Padovani,
1144 B.
Crociata , di s. Lodovico IX di Francia,
in Africa contro i Saraceni ; suo
esito infelice; 950 D-951 D.
— le reliquie dei crociati sono ac-
colte dal re di Trinacria (Fede-
rico II), 952 B.
— contro i Veneziani, indetta da Cle-
mente V e predicata dal cardi-
nale Arnaldo Pelagrua, 1044 C-
— crociati in Ferrara, 1045 E.
— vittoria sui Veneziani, 1045 E ag.
— prendono e depredano Castel Te-
daldo , 1046 D-E.
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CRONACA • FERRETO
88
OJccag^a) Cocània, Olderico.
Cttrt&rodolum , v. Gortarolo.
Corzola, « yeteres Concyram, indigena
atitepl sermone vulgari Curoulam
appellante, 985 C.
Dalesmànini, Traverso.
Dalma sì o, catalano, malvagio gover-
natore di Ferrara per Roberto
d’Angiò, è ucciso da Francesco
d’Este, 1138 B, 1170 C.
Dalmazia , vi si dirige Lampa Doria
colla flotta Veneziana, 987 C.
Dandolo, Andrea.
(Dante Alighieri) Dantes Aldige-
jucs, citato dove si parla del con-
siglio malvagio di Guido da Mon-
tefeltro a Bonifacio Vili (Inf.
XXVII, 67), 970 D -971 B.
— chiamato il più erudito dei Fio-
rentini , ricordate le sue Canti-
che sopra l’Inferno , 971 B.
— * viene proscritto da Firenze « odio
non culpa », 979 A.
Dazia, porta della città di Roma as-
salita da Ianico, H07 A.
Decemviri , mandati da Enrico VII,
mentre era in Roma, ai cardi-
nali, nella stessa città, per in-
dagarne l’animo , 1103 C (cfr.
1108 D).
Degone, v. (Diego della Ratta).
— lasciato da re Roberto al reggi-
mento dei Fiorentini, 1110 È.
— cerca di animarli ad opporsi a
Enrco VII che si approssima,
1110 E.
— sorpreso da Enrico VII con pochi
armati in perlustrazione, rientra
fuggendo in Firenze, UH B.
— si dispone con le sue truppe fuori
della città, 1111 C.
— rifiuta di combattere, 1112 E.
Demonio, v. Belzebù.
(Beo) de Digito, Bartolomeo.
(Diego della Ratta) Degone, con-
dottiero del re Roberto , a S ar-
cana, per impedire il passo ad
Enrico VII, 1092 C , 1094 A.
(Dietero) conte di (Katzenellnbo-
gen), Calcinenbuhg, è in To-
scana con Enrico VII, 1098 0.
3 — Indici iiitemuticl.
— occupata e depredata da Lampa
Doria, 937 C.
— sanguinosa battaglia tra Veneziani
e Genovesi, 987 Ih
Custodia, v. Costoza,.
Digesto di Giustiniano, citato, 1108
D.
Dimitrio, nobile (vicentino), vinto e
fatto prigioniero in Cervarese da
.Cangrande; ucciso, 1125 D.
Dionigiy S., tempio imperiale (in Spi-
ra), vi è tumulato Alberto I im-
peratore, 1053 B.
Domenicani , vedi Frati Predicatori.
Domenico , chiesa, in Roma; ivi
sepolto Benedetto XI, 1018 B.
Donati , famiglia fiorentina , segue
parte Nera, 973 Ci
— origine delle sue discordie coi Cer-
chi, 974 A.
— Corso, Forese, Simone (padre di
Corso), Simone (figlio di Corso).
Donoratico, conte Faccio, conte Ghe-
rardo e sua moglie.
Dori dei Cancellieri, figlio di Gu-
glielmo, giuocando attacca briga
con Vanni figlio di Meo dei Can-
cellieri, e lo ferisce, 972 B-C.
— ha la mano tagliata da Meo, 973 A.
Doria, famiglia Genovese, fa parte a
sè in occasione dell’accoglienza
fatta ad Enrico VII in Genova,
1038 B.
— loro discordie con gli Spinola,
10S8 E, 1090 B, 1093 E.
— esuli da Genova , insieme cogli
Spinola, 1180 E.
— Cangrande promette d’ aiutarli, 66
essi si uniscono ai duchi (Signori)
Lombardi: accettano, 1181 A.
— Doria e Spinola sono aiutati da
Maffeo Visconti, Passerino (Ri-
naldo) Bonaccolsi e Cangrande,
1181 B.
— guerreggiano Genova, 1181 B,
1182 A.
— Barnaba, Corrado, Lampa.
Dovara, Bosone.
« Duellum » fra 100 cavalieri per de-
cidere la contesa tra Pietro d’A-
ragona e Carlo d’Angiò, 953 E.
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84
INDICI SISTEMATICI
E
Udissi, di luna nel 1812, 1108 D.
Edoardo (Enrico III?) re d’Inghil-
terra, soccorre i Crociati a Tu-
nisi, 951 E.
— interviene per la liberazione di
Carlo II d’Angiò, 955 E.
(Edoardo I d’iNGHiLTERRA ) v. Gu-
glielmo d’Inghilterra ; in guerra
con Filippo il Bello di Francia,
si pacifica a persuasione dei le-
gati pontifici (Niccolò Boccasini
e Giov. de Murro) ; sp. (Marghe-
rita sorella di Filippo III), 1010
CD.
— per volere di Filippo il Bello, sua
moglie ( Margherita ) lo guer-
reggia ; preso, è costretto a cedere
il regno al figlio (Edoardo II),
1188 C.
(Edoardo II re d’Inghilterra), suo
padre (Edoardo I) è costretto a
lasciargli il regno , per opera
della madre ( Margherita ) so-
rella di Filippo il Bello, 1138 C.
(Egidio di Warxsberg), abate di
(Weissenburg) Guisemborch, se-
gue Enrico VII in Italia, 1053 A,
v. M... do Guisemborch.
Elba, isola, prodotti naturali, 1097 D.
Elezione imperiale, dopo la morte di
Federico II , 945 A.
— dopo la morte di Rodolfo (d’Hab-
sburgo), 968 A sgg. 964 C-D.
— dopo la morte di Adolfo di Nassau,
964 C-D.
— elezione di Enrico VII, 1052 B. \
— come votino gli Elettori, 1169 E.
(Elisabetta) di Boemia, f. di Ven-
ceslao IV, 1011 B.
— sp. Giovanni di Lussemburgo, fi- l
glio di Enrico VII, 1056 D. j
(Elisabetta) di Oarinzia, (f. di Mai-
nardo e) sorella di Enrico di C.,
e madre di Federico d’Austria,
1170 A.
Elisabetta di Carinzia , f. di Ot-
tone, sp. Pietro II figlio di Fe-
derico di Sicilia, 1151 B.
Emilia, rifiuta di far atto di suddi-
tanza ad Enrico VII , 1059 C.
— in essa è situata Bologna, 1059 C.
— vi stanno tre giorni Uguccdone e
| Neri delia Faggiuola caceiati di
Lucca da Castruccio degli In-
I terminelli, 1168 C. .
Enrico il Beato, originario dai Van-
1 dali, 1164 C.
— pellegrino in Oriente, Occidente
e Roma, 1164 C.
— mentre fa ritorno alla patria, si
sofferma, per ricuperar la salute,
in un cenobio di poveri presso
Treviso , 1164 D.
— ricuperata la salute, si ferma ivi:
sue orazioni e penitenze, 1164 E.
— muore ivi dopo 15 anni, 1164 E.
— accorre, insieme coi popolo, il ve-
scovo di Treviso (Castellano Sa-
lomoni) a venerare il suo corpo
nell’eremo, 1164 E -1165 B.
— prodigi avvenuti intorno al suo
cadavere, 1165 A-B , 1165 E,
1166 A.
— visitano la sua tomba Veneziani,
Padovani , Vicentini , Friulani
ed altri, 1165 B.
— la sua bara è portata nella cat-
tedrale di Treviso e ivi tenuta
esposta, 1165 C.
— suo ritratto nel vestibolo del tem-
pio di Treviso e nelle chiese
delle città e luoghi vicini, com-
presa Vicenza, 1165 D-E.
— la sua fama cessa presto dopo la
sua morte, 1166 A.
— disparità di giudizi intorno ai suoi
miracoli, 1166 B.
Enrico, duca di Carinzia e conte
del Tirolo , si unisce al co-
gnato Alberto d’Austria contro
Adolfo di Nassau, 991 A.
— si comporta valorosamente nella
battaglia, 992 C.
— sp. (Agnese) di Boemia, 1011 B.
— chiede a Enrico VII di essere
restituito nel regno di Boemia,
al quale pretende come marito
ad (Anna) figlia primogenita di
Ottocaro (Venceslao IV re di
Boemia), 1056 B.
— zio di Elisabetta sp. di Pietro II
di Sicilia, 1151 £.
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CRONACA FEBRETO
85
— parteggia per Federico d’Austria,
aspirante al regno di Germania
dopo la morte di Enrico VII di
Lussemburgo, 1169 0.
— rimprovera Giovanni re di Boe-
mia per aver favorito Lodovico
il Bavaro, 1170 A.
— ritenendo aver diritto al regno di
Germania, appoggia la elezione
di Federico d’Austria, figlio di
(Elisabetta) sua sorella, 1170 A.
— richiesto da Cangrande della Scala
dell’aiuto di cento cavalieri, 1177
B.
Enrico di Castiglia, fratello di (Al-
fonso X) re di Castiglia, è fatto
senatore di Roma, 948 C-D.
Enrico di Fiandra, segue Enrico VII
in Italia con truppe transrenane,
1058 A.
— posto dall’ imp. a capo delle mi-
lizie da lui condotte, 1058 A.
— mandato a Pisa da Enrico VII
per sollecitare aiuti di denaro,
1092 E.
— lo accompagna a Pisa , 1095 A.
— procuratore di Enrico VII per
lo sposalizio della sua figlia Bea-
trice, con Pietro d’ Aragona, fi-
glio di Federico, 1105 A-B.
— si arma contro Ianico insorto ro-
mano, 1107 B.
— lasciato in Roma da Enrico VII,
che ei ritira in Tivoli, 1107 E,
1108 A.
— al suo sopravvenire, fuggono i sol-
dati Fiorentini che resistevano
contro il conte (Tebaldo) di Santa
Fiore, 1110 C.
Enrico conte di Gorizia, conduce
200 armati a Cangrande, 1175
C.
(Enrico III) re d’Inghilterra ; v. Edo-
ardo.
Enrico VII di Lussemburgo, spoglia
del potere e caccia in esiglio
Guido della Torre, signore di
Milano, 1022 A-B.
— scende in Lombardia, 1088 A.
— da lui vuol cominciare Ferreto
la sua storia, 1047 E.
— eletto re di Germania, 1052 B.
— sp. Margherita, f. di (Giovanni I)
duca di Brabante, 1052 B.
— incoronato in Aquisgrana re di
Germania, 1058 A.
— riforma le dignità dell’ impero,
1053 A.
— proscrive Giovanni d’Austria reo
di lesa maestà, 1053 A.
— volendo applicare al fisco i beni
del condannato, a ciò si oppon-
gono Federico e Lipoldo d’Au-
stria, 1058 A-B.
— si oppone a che il cadavere di
Alberto I sia tumulato nelle
tombe imperiali, 1058 C.
— lo concede poi per le preghiere
dei figli, 1058 C.
— fa eredi dei beni di Alberto I, i fi-
gli più giovani di costui, 1058 C.
— scrive a papa Clemente V circa
le cose dell’impero, 1058 D.
— manda legati in Italia ad annun-
ziare la sua prossima venuta :
favore da essi incontrato, 1058
E, 1054 C.
— si prepara a scendere in Italia,
1056 A.
— lascia pendente la controversia
sulla successione boema , 1056
B-C.
— procura il matrimonio di suo fi-
glio Giovanni con (Elisabetta)
di Boemia, 1056 C-1057 A.
— scende in Italia, 1057 A-B.
— ha con sè cinque mila uomini,
1053 A.
— riceve omaggio da Guido della
Torre, 1058 B.
— entra fra gli applausi in Milano,
1058 C.
— fa rientrare in Milano gli esuli,
1053 C.
— cerca di ricondur ovunque la pace
fra le fazioni, 1053 D-E.
— in Milano riceve omaggio di sud-
ditanza da molti signori ita-
liani, 1059 A-B.
— accoglie benignamente gli esuli e
li fa rientrare in patria, 1059 D.
— elogio di Enrico VII, che avrebbe
rialzato l’impero e rimessa la
concordia nei popoli , se non
fosse stato troppo credulo e be-
nigno, inesperto della perfidia
degli Italiani, 1059 D.
— nomina Lappo Farinata degli
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86
INDICI SISTEMÀTICI
Uberti, Giovanni Zeno , Alberto
di Roviglione, Giovanni da Ca-
stiglione lucchese, suoi vicari a
Modena, Verona, Brescia e Cre-
mona, 1059 E.
— esige che ritornino in patria i
fuorusciti in Mantova, Verona,
Pavia, Parma, Cremona, 1060
A-B.
— cinge la corona ferrea in Monza il
dì della Epifania (1811), 1060 B.
— si affretta verso Roma, 1060 C.
— Guido della Torre con Maffeo
Visconti ed altri signori congiu-
rano contro di lui, 1060 C-D.
— Maffeo Visconti , traditore , gli
rivela la cospirazione, 1061 C.
— in tal frangente, dà pieni poteri al
conte (Amedeo) di Savoia, 1061
C.
— dolente per il tradimento di Guido
della Torre, 1062 D.
— raccoglie in assemblea i signori
Lombardi per giudicare Guido
della Torre, 1062 D.
— gli è portata notizia dagli espulsi
della ribellione di Antonio da
Fissiraga, 1063 A.
— sue apprensioni, 1068 A.
— si consulta coi principali suoi
commilitoni, sul da farsi in ri-
guardo ai Lombardi, 1068 B.
— medita la riforma delle città ita-
liane, 1064 C.
— si affretta verso Roma, per P in-
coronazione, 1064 C.
— chiedo denaro ai signori Lombardi
per pagare le truppe, 1064 C.
— gliene è procurato, specialmente
por opera di Maffeo Visconti,
1064 D.
— concede ai Bonaccolsi il vica-
riato di Mantova, mediante lo
sborso di una somma di denaro,
1064 D-E.
— concede per denaro il vicariato
di Verona agli Soaligeri, 1064 E.
— stabilisce di combattere colla vio-
lenza e coll’astuzia i Lombardi
ribelli, 1066 D.
— dai papa gli è fissata V incorona-
zione per il dì dell’ Assunzione,
1066 D.
— invita ad abboocamento Antonio
Fissiraga, Filippone da Lango-
sco , Guglielmo e Giacomo Ca-
valcata e Tebaldo ( Brasati ) ,
1066 E.
— colle minaccie costringe Antonio
da Fissiraga, a consegnargli Lo-
di, 1066 E, 1067 A.
— manda il fratello Valerano, a sot-
tomettere Cremona, 1067 C.
— decide di usar la violenza contro
i Lombardi ribelli, 1067 D.
— muove con le sue truppe contro
Cremona, 1067 D.
— sua severità e crudeltà contro i
Cremonesi, che si arresero a di-
screzione, 1068 A-D.
. — manda i suoi armati, in aiuto dei
Vicentini contro Padova, 1069 C.
— riceve ricchi doni dai Vicentini,
1071 B.
— si dispone all’assedio di Brescia,
1071 B-D.
— fa delle concessioni ai Padovani,
1073 C.
— proparativi per l’assedio di Bre-
scia, 1078 E, 1074 A.
— gli è condotto prigione Tebaldo dei
Brasati, ferito, 1074 C.
— lo condanna a ignominioso sup-
plizio, 1074, C-D.
— suo dolore per la morte del fra-
tello Valerano, lu75 C-D.
— a quanto dice la fama , delibera
di punire coi supplizi la nefanda
schiatta dei Lombardi , senza
perdonare ad alcuno, 1075 D.
— ottiene dal papa una proroga al-
l’incoronazione, 1075 E.
accoglie con munificenza i cardi-
nali inviatigli dal papa, 1076 B.
— incertezze ed affanni a cagione
del lungo e inutile assedio di
Brescia, 1078 A-B.
— suo scoraggiamento, 1079 D.
— sussidi dati ad Amedeo di Sa-
voia , e a Guido di Fiandra ,
1030 A.
— stabilisce di affidare la direzione
dell’assedio di Brescia al conte
(Amedeo) di Savoia, 1080 A.
— per intromissione di Luca del
Fiesco viene coi Bresciani a
patti che poi non mantiene,
1031 B.
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CBONAOA FKBBKTO
87
— entra in Brescia per le mura '
smantellate, insieme coi fuoru-
sciti, 1081 B.
— piglia seco sessanta ostaggi di
parte guelfa, 1081 C.
— scrive alle popolazioni , perchè
mandino legati all’ assemblea
generale di Pavia, 1081 D.
— per intercessione della moglie ,
manda liberi i prigionieri Bre-
sciani, 1081 E.
— toglie la signoria di Piacenza ad
Alberto Scotto, per darla a Pie-
tro del Mesa, 1082 B.
— ?a a Pavia, 1085 A-B.
— donde andrà a Genova e Pisa ,
1085 B.
— nel palazzo di Pavia raccoglie
una dieta, 1085 B.
— è diretto a Roma per l’ incorona-
zione, 1085 D.
— prende parte alla dieta pavese,
1085 B segg.
— ringrazia alia dieta pavese, i suoi
fedeli, 1086 D.
— pregato da parecchi di varie
città, a non partire dalla Lom-
bardia prima di averla liberata
dai tiranni, dà buone parole,
1087 B.
— lascia Pavia in governo a Lodo-
vico di Savoia, 1087 B.
— va a Tortona, 1Q87 B.
— segretamente indice una dieta in
Genova, alla quale invita anche
Giberto ( da Correggio ) della
cui fedeltà dubitava, 1087 B-C.
— v’invita anche Cangrande, 1087 C.
— pochi dei signori seguono i suoi
ordini: gli esuli lo detestano,
1087 0.
— permette che Antonio da Fissiraga
sia consegnato a Maffeo Visconti,
1087 D.
— s’impossessa di Tortona, 1087 E.
— riceve in Tortona gii ambascia-
tori di Genova, 1087 E.
— va a Genova , dov’ è splendida-
mente accolto, 1088 A.
— ha la signoria della città, 1088 C.
— * si propone di ricomporvi i dis-
sidi, 1088 D.
— richiama in Genova gli Spinola
esiliati, 1089 A.
— delega Amedeo conte di Savoia a
decidere delle discordie fra i Ge-
novesi , 1089 B.
— sue disposizioni in ordine al go-
verno di Genova, 1089 C.
— nomina Giberto di Aspromonte
suo vicario in Genova, 1089 C.
— gli muore la moglie in Genova,
1090 C.
— riceve i legati Pisani, che lo solle-
citano a recarsi nella città loro,
1090 E.
— riceve un legato da Roberto re
di Napoli, 1091 A.
— e un legato pure dal re Federico
di Sicilia, 1091 C.
— da Sciarra Colonna, che viene da
Roma, è informato come i Na-
politani hanno ocoupato una
parte di quella città, 1091 D.
— manda a Roma Lodovico di Sa-
voia, 1091 D.
— manda Guarnieri di (Homburg)
Ottemborch a sedare i tumulti di
Lombardia, ma con cattivo esito,
1092 B.
— sue angustie in Genova, 1092 C
sgg-
— manda legati a Pisa per solleci-
tare soccorso di denaro, 1092 E.
— gli si presenta Giovanni d’Au-
stria, condannato a morte, per
implorare da lui il perdono, 1098
A sgg.
— si dispone a partire da Genova,
dopo aver quivi sedate le fazioni,
1098 E.
— suo imbarco , 1094 E, 1095 A.
— suo arrivo e accoglienze in Pisa,
1095 B.
— assume il governo della città e
nomina un vicario regio, 1095
C.
— si decide a soffocare i moti delle
città ribelli, 1096 A-B.
— emana un editto di bando contro
parecchie città e persone potenti,
1095 B-C.
— si provvede di milizie pisane ,
1096 D.
— lascia il governo di Pisa a Fran-
cesco degli Ubaldini, 1097 C.
— sua partenza da Pisa, 1097 D.
— sceglie la via di mare, 1097 E.
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INDICI SISTEMATICI
— passa a Castiglion (<T Orcia), '
1097 E. I
— sue disposizioni per un’eventuale
battaglia, 1093 A.
— si ferma non lungi da Siena , i
1093 B.
— arriva a Ponte Molle, 1098 E.
— suo ingresso a Roma in 8. Gio-
vanni Luterano, 1099 B.
— fa rappresaglie in Roma : vuol
impadronirsi dei luoghi occu-
pati dagli Angioini, 1099 D. j
— non riescendo ad avere l’ingresso
al Campidoglio, ricorre all’ in-
ganno, 1099 E, 1100 A.
— fa venire a sè Annibaie Anni-
baldi e con frode lo imprigiona,
1100 B.
— così ottiene l’ingresso al Campi-
doglio da (Giovanni) fratello di 1
Annibaie, non però senza san- !
gue, 1100 C-D.
— battaglia datagli dalle milizie to-
scane e sua vittoria, 1100 D-E. :
— le sue truppe si abbandonano al
bottino, 1100 E.
— occupa definitivamente il Campi-
doglio, 1101 A.
— rappresaglie contro di lui per
parte degli Angioini, 1101 Bsgg.
— sue minacce contro i ribelli, 1102
D-E.
— tenta invano di occupare Castel
S. Angelo, 1103 A.
— veduta l’impossibilità di esser co-
ronato in S. Pietro , domanda
di esserlo in qualche altra chiesa
di Roma, 1103 B.
— manda un’ ambasciata ai cardi-
nali in Roma , per sapere che
cosa essi pensassero circa la sua
incoronazione , 1103 C.
— l’ambasciata spedita in Sicilia , '
ritorna a lui senza aver nulla
concluso, 1103 C-D.
— dopo molto tergiversare da parte
dei cardinali , ottiene di essere
incoronato altrove che in San
Pietro, 1104 A-B.
— viene nel locus di Santa Sabina,
1104 B.
— passa l’Àventino e va in Late- !
rano facendo spargere denari ;
lungo la via, 1104 B-C. j
— è incoronato da Niccolò (Martini)
da Prato cardinale , legato apo-
stolico , e vescovo di Yeìletii ,
1104 D.
— depone sull’altare la spada e lo
sondo, prima di ricevere lo scet-
tro, 1104 D.
— concede feste al popolo, 1104 E.
— siede a banchetto coi cardinali,
1105 A.
— si rallegra delle sponsalizie di sua
figlia Beatrice con Pietro d’A-
ragona, stipulate nel palazzo di
S. Sabina, 1105 À-B.
— a regio nome viene preposte alle
cose marittime Federico d’ Ara-
gona, che Enrico VII conosceva
quale nemico di re Roberto, 1105
— permette che si ritirino dall’eser-
cito quelli dei 6Uoi soldati galli
(tedeschi) che già sono stanchi,
o soffrono il clima, 1105 B-C.
— chiamati a sè i cardinali, chiede
pace al nemico: per dar quiete
al popolo, ma senza voler avere
l’apparenza d’abbandonar Roma
come vinto, 1105 0.
— si duole che Giovanni d’Angiò
non voglia entrare in trattative,
come n’era stato domandato dai
cardinali, 1105 C.
— per mezzo di Niccolò (Bonsignori)
da Siena, fa annunziare al po-
polo romano che egli si allon-
tana da Roma, 1105 D-E.
— il popolo e la plebe non vogliono
che egli si allontani da Roma,
1106 B.
— i suoi soldati lo esortano a par-
tire, 1106 C.
— stabilisce di restare in Roma,
1106 C-E.
— a mezzo di nove popolani , si fa
dare (?) denaro da nove ricchi
romani, per accontentare i sol-
dati galli (tedesohi), 11061).
— lodato da Stefano Colonna per
questa sua deliberazione, 1106
D.
— parecchi del suo seguito allonta-
nandosi da Roma , egli non se
ne sgomenta, ma dà nuovi or-
dini per la difesa , 1107 A.
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0BOHACA ASBESTO
89
— ha notizia della insurrezione di !
Ionico, 1107 B.
— lo fa inseguire fino alle città fa-
vorevoli a Giovanni d’Angiò ,
1107 0.
— le sue schiere non potendo of-
fendere quelle fuggenti di Gio-
vanni d’Angiò, assale Capo-di-
bue, lo prende ed incendia, 1 107
C-D.
— ritornato a Roma, fa pure incen-
diare aloune case che (Giovanni
d’Angiò) possedeva colà presso
8anta Sabina, 1107 D.
— stabilisce di dar un capitano al
popolo nella persona di Giovanni
Savelli, 1107 D-E.
— rimanda in Germania Rodolfo
duca di Baviera con molti Galli
(Tedeschi), 1103 A.
— temendo il calore estivo e la pe-
stilenza, si ritira in Tivoli, la-
sciando in Roma Giovanni Sa-
velli ed Enrico di Fiandra, 1107
E, 1108 A.
— si rallegra della vittoria ottenuta
presso Tiferno da Giovanni di
Zecano sulle genti di re Roberto
di Napoli, 1108 B.
— viene a patti cogli Angioni, 1108 C.
— ritorna in Laterano carico di
prede, 1108 D.
— riceve gran quantità d’oro da
Federico d’ Aragona, 1108 D.
— espone ai Colonnesi ed ai coman-
danti del popolo il motivo della
necessariasua partenza da Roma,
1108 D-E.
— parte da Roma, lasciando 400
cavalieri a Stefano e Sciarra
Colonna ed a Giovanni Savelli
capitano del popolo, 1109 A.
— non osano opporsi al suo pas-
saggio le schiere nemiche, 1109
A.
— passa a Sutri: arriva a Viterbo,
dove il popolo lo riceve con affe-
zione, 1109 B.
— va quindi in Todi, 1109 B.
— pregato da quei di Todi di assa-
lire Perugia, rifiuta, 1109 B.
— alla mia uscita, quei di Todi gli
chiudono le porte, 1109 B.
— entrando nel territorio di Peru-
gia, si impadronisce di Marsano
che poi dà alle fiamme, 1109 C.
— prende ed inoendia Castiglione,
1109 C.
— va in Cortona ; e poi in Arezzo
dove riceve giuramento dì fedeltà
anche da quelli del Santo Sepol-
cro prima a lui ribelli, 1109
C-D.
— pone il suo campo a Montevarchi,
1109 D.
— incendia tutte le case fuori mura,
ed assalta Montevarchi che cede,
1109 D-E.
— non permette che venga saccheg-
giato, 1109 E, 1110 A.
— va al villaggio di 8. Giovanni,
dove eran fuggiti i villici dei luo-
ghi vicini, e che tosto a lui si
consegna, 1110 A.
— va ad Incisa, villaggio nel Fio-
rentino, 1110 B.
— assale i 700 astati Fiorentini che
a lui si appongono, 1110 B.
— determina di muovere contro Fi-
renze, 1110 C.
— il suo esercito sotto il conte di San-
ta Fiore ed Enrico di Fiandra
vince i Fiorentini, 1110 C-D.
— si aooosta con le sue truppe a
Firenze, 1110 E.
— gli si aggiungono parecchi capi-
tani e primati toscani, 1111 A.
— si affretta oolle nuove forze verso
Firenze, devastando il territorio
per cui passa, 1111 A.
— sorprende Degone ( Diego della
Ratta) con pochi armati in perlu-
strazione e li mette in fuga, 1111
B.
— si ferma presso il tempio di
S. Salvi, 1111 B.
— cerca invano di azzuffarsi coi
Fiorentini, 1111 D-E.
— apprende i disastri toccati a
Sciarra Colonna, 1112 B.
— sua irritazione contro Roberto di
Napoli, 1112 B.
— fa devastare a ferro e fuoco i
pressi di Firenze , 1118 B.
— non potendo indurre i Fiorentini
a battaglia decisiva, abbandona
l’assedio, 1118 B-C.
— si ferma a S. Oassiano facendo
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40
INDICI 8I6TE1CÀTICI
devastare la campagna intorno,
1113 D.
le salmerie proseguono verso Siena
per la via di risa, 1118 D.
solennizza quivi il Natale, 1113 E.
si reca a risa, stretto dalla pe- |
nuria delle vettovaglie, e vi è
freddamente accolto, 1113 E.
manda Uguccicne della Faggiuola
a sedare la ribellione dei Geno-
vesi, 1114 A. ]
dichiara Boberto di Napoli ne- i
mico dell 9 impero e reo di lesa
maestà, e lo condanna a morte,
1114 B.
condanna pure Giberto da Cor-
reggio, 1114 B.
pone al bando i Padovani come ri-
belli , per la guerra da essi fatta
a Cangrande della Scala, 1114 B.
manda il fratello Balduino a pren-
dere la figlia Beatrice e a levar
uomini, 1114 C.
si prepara ad entrar nel regno di
Napoli per terra e per mare,
1114 D.
arma navi a Pisa e a Genova,
1114 E.
raccoglie fiscalmente denaro con
malcontento del popolo, 1115 A.
colpito da grave morbo, 1115 A-B.
non ben guarito, esce, con l’eser-
cito, da Pisa e move verso Siena,
fermandosi in Castiglione, 1115
C.
si arresta a Buonconvento , per
quindi assalir Siena, 1115 I).
ripreso acerbamente dal morbo,
1115 D.
per impulso di Niccolò Bonsi-
gnori ripiglia le armi, 1115 E.
move contro Siena , ma recede
tosto, 1116 A.
muore, 1116 B-E.
il suo corpo è tumulato nella
cattedrale di Pisa, 1116 E.
tumulti che accadono per la
diceria corsa tra i Germani, che
egli sia morto avvelenato nella
comunione, 1117 A-B.
varii sentimenti prodotti dalla no-
tizia della sua morte, 1117 B-C.
dalla Lombardia si dirige verso
Soma, 1120 A.
— pone un preside in Pavia, 1120 C-
— pone il conte di Salebrus (Sala-
burg) a suo vicario in Piacenza*
1121 A.
— dona Sondino al conte di Fora-
gio (Fores), 1121 B.
— rimette i Tizzoni in Vercelli,
1121 E.
— concede Vioenza a Cangrande,
1123 C.
— fa Guemieri di Ottemboreh (Hom-
burg) suo vicario in Lombar-
dia, 1185 B.
— fa Nicolò (de* Maltraversi di
Lozzo) suo vicario in Parma,
1186 A.
— muore, 1188 C.
— dovea divenir suocero di (Pietro)
figlio di Federico I di Sicilia,
1151 B.
— affida a Maffeo Visconti il reg-
gimento di Milano, 1151 E.
— la sua morte rallegra Firenze e
Boberto di Napoli, 1155 A.
— i Principi di Germania tempo-
reggiano lungamente prima di
eleggersi un re, 1169 C.
— conseguenze che la sua morte
ebbe in Genova, 1182 B.
Enrico Malàcapella, vicent., cava-
liere, esilio ripara presso i Pa-
dovani, 1126 D, 1180 C.
— insieme con Macaruffo de’ Maca-
ruffi, prende parte alla rivolta di
Vicenza contro Cangrande della
Scala, 1172 C.
— si salva in Padova, dopo la scon-
fitta data da Cangrande ai Vi-
centini esuli, 1174 C.
Enrico Mklioranza, proscritto dal
cugino Morando Panensaco, 984
E.
— s’impadronisce di Valdagno, 985
A.
— vinto dalle milizie Vicentine e
condannato a morte, 985 A.
Enrico Bavasino, fugge da Vicenza,
ribellatasi ai Padovani, e ripara
in Padova, 1070 D.
— esule Vicentino, si unisoe ai Pa-
dovani, 1180 C.
Enrico Scbovegni, padovano, cava-
liere, va ambasciatore a En-
rico VII, 1072 E.
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CRONACA CERRETO
41
— cade malato, 1078 A.
Enrico oontk del Tirolo, v. Enrico
duca di Oarinzia.
(Enrico I) Langravio di Turingia
aspira all’impero, 945 A.
(Baiala) Inzola, castello del parmense ;
ivi Giberto da Correggio è as-
sediato dai Parmensi, 1082 B.
(Eszola) Inzola, Gerardo.
Epidemia, fa strage dell’ esercito ce-
sareo sotto le mura di Brescia,
1078 A-C.
— attacca Galli ( — Tedeschi) e Ger-
mani assedianti Bresoia, 1090 C.
— per mezzo delle truppe di En-
rico VII si propaga in Genova,
1090 C sg.
Epprstein, Gerardo.
ab Equis, v. Cavalli.
Eremita, v. Enrico il beato.
Ette, villa padov. , vi muore Azzo Vili,
1037 E.
— verso di E. sono dirette le schiere
Padovane, 1184 E.
— vi stanno accampati i Padovani ,
1181 E.
— contro di E. muove Cangrande,
1176 0.
— incendiato da Cangrande, 1177
A-B.
Este , famiglia marchionale, sua no-
biltà, 1019 E.
— palazzo Estense in Ferrara, 1020
B.
— ritornano signori di Ferrara, 1170
C.
— Aldobrandino, A zzone Vili, Fran-
cesco, Fresco, Obizzo, Rinaldo.
Euganei, colli, colloquio ivi avvenuto
tra Cangrande e Giacomo da
Carrara, 1179 D.
— Padovani colà rifugiati, 1145 A.
Euganee, sedi, così indicasi Padova,
985 B.
Ezzelino da Romano, domina in Vi-
cenza, 984 B.
— tiranneggia Padova, 1078 D, 1179
C.
F
Faccio conte (di Donoratico), fi-
glio di Gerardo, capo deli’ am-
basceria mandata dai Pisani ad
Enrico VIE in Genova, 1090 E.
Faenza, ivi è il card. Napoleone Orsini,
1026 C.
Faggiuola, Francesco, Neri, Uguc-
cione.
Falconieri, famiglia fiorentina co-
stretta ad esulare da Firenze ,
979 A.
Federico (Il d’ Aragona) re di Sicilia
figlio di Pietro III d’ Aragona,
956 B.
— sposa Leonora figlia di Carlo II
di d’Angiò, 956 0.
— gli è affidato il regno di Sicilia,
956 E.
— i suoi cognati Roberto d’Apulia
e Filippo principe di Taranto,
gli muovono guerra, 957 C.
— riceve i loro ambasciadori, 957 D.
— ripetuti suoi assalti contro gli
Angioini, 958 A.
— riceve ed accetta dichiarazione
di guerra dagli ambasciadori di
Filippo, 958 A.
— lo sconfigge e fa prigioniero, 958
B.
— in disaccordo con suo fratello Gia-
como, per la questione del re-
gno di Sicilia ; si prepara a re-
sistergli, 959 D-E.
— • sua guerra sfortunata, 959 E.
— atterrito dai successi di Carlo di
Valois, 961 D.
— cede a lui, e gli manda lettere
con cui gli muove dolce rim-
provero per questa guerra, come
fatta a un consanguineo, 961 D.
— lo prega di riconciliarlo con Bo-
nifazio Vili, 961 D.
— domanda un abboccamento a
Carlo di Valois, che glielo con-
cede presso Messina, 962 A.
— suo convegno con Carlo di Va-
lois, da cui riceve di ritorno le
città che gli erano state prese,
962 B.
— per consiglio del Valois , manda
alla Santa Sede ambasciatori,
per ottenere l’ approvazione della
pace conchiusa, 962 B.
— in Roma, i suoi legati, col fa-
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48
XHDXOI 01 smuraci
Tore di Carlo di Valois, sebbene
avversati da Carlo d’ Angiò ,
concludono patti con Bonifa-
zio Vili : Federico avrà il titolo
di re di Trinacria, conservando
il governo della Sicilia , che
dopo la sua morte, passerà alla
Chiesa, 962 C.
— celebra con feste e oon banchetti
la oonchiusa paoe, 962 D.
— sno trattato di pace con Carlo II
di ValoÌ8, 978 A.
— - vince i cognati Roberto di Apnlia
e Filippo di Taranto, 1000 C.
— li fa prigionieri entrambi, 1000
0-D.
— secondo alcuni , papa Bonifa-
zio Vili lo invitò a venire in
proprio aiuto, 1002 C.
— vuoisi ohe, tre giorni dopo la
morte di Bonifacio Vili, venisse
al lido italico, e se ne allonta-
nasse poi, per timore di esser
tradito, 1002 C.
— tenta di unirsi con lui Bonifa-
zio VITE a danno di Carlo II
d’ Angiò, 1010 B.
— rifiuta, ma per dimostrarsi grato
al pontefice va ad Ostia, 1010 C.
— manda un legato a Enrico VII
in Genova, 1091 C.
— per mezzo di Manfredo di Chiara-
monte, tratta il matrimonio tra
suo figlio Pietro e Beatrice figlia
di Enrico VII, 1105 A.
— da Enrioo VII viene preposto alle
cose marittime, 1105 B.
— invia grande quantità d’oro ad
Enrico VII, 1108 D.
— desidera ardentemente il matri-
monio di suo figlio con Beatrice
di Lussemburgo, 1114 D.
— manda un ambasciatore a En-
rico VII offrendogli aiuto di
uomini e di denari in danno di
re Roberto, 1114 D.
— prepara la flotta nel golfo di Tra-
pani, 1114 E.
— appresa la morte di Enrico VII,
accorre a Pisa, 1118 A.
— cerca invano persuadere i pri-
mati di Germania a rimanere
in Italia, 1118 B.
— ritorna in Sicilia, 1118 B.
— assalito da Roberto di Napoli,
1149 B.
— dispone armi in Messina, 1150 A.
— la sua flotta è impedita da tem-
pesta, 1150 O-D.
— tratta di pace con re Roberto: si
abbocca con lui, 1150 D-1151
A.
— rimane in Sicilia, vantandosi di
avere ingannato il nemico, 1151
A-B.
Federico d’Austria, f. di Alberto I,
dà sepoltura al padre ucciso,
1049 0*1050 A.
— muove contro Giovanni d’Austria,
uccisore del padre loro, 1050 B.
— torna in Vienna, ivi.
— pretende all’impero alla morte del
padre, 1052 B.
— aspira a succedere ad Enrico VII
di Lussemburgo, 1169 G.
— nell’aspirazione al regno , gli è
competitore Lodovico il Bavaro,
1169 0.
— parteggiano per lui Filippo re
d’Ungheria, ed Enrico duca di
Garinzia, 1169 C.
— colle preghiere e promettendo del-
l’oro guadagna alcuni del con-
siglio dei Bette Elettori, 1169
D.
— restando dubbia l’elezione, è in-
terpellato il re di Boemia, che
er antica legge aveva diritto
i voto, quando gli altri sei
elettori erano divisi a parità nei
loro voti, 1169 E.
— appoggiato da Enrico conte del
Tirolo , ohe rimprovera a Gio-
vanni re di Boemia di favorire
Lodovico il Bavaro, 1170 A.
— adirato, vorrebbe definire colle
armi la questione, mentre Lodo-
vico il Bavaro desidera la si com-
ponga quietamente, 1170 B.
Federico Colleoni, sottomette Ber-
gamo ad Enrico VII, 1059 B ;
Federico di Montefeltbo, figlio di
Guido ? fuoruscito, va presso En-
rico VII in Pisa, 1096 D.
— lodato ; in Toscana con Enri-
co VII, 1111 A.
Federico della Scala, preside di
Vicenza, 1125 E.
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CBONÀOA vnSBTO
48
— a lai commetto la difesa di Ve-
rona suo zio Cangrande, 1136 D.
Fidbeico II di Svbvia, imperatore,
muore, 944 C, 945 A.
— dalla sua morte fino ad £nrico
VII, la Lombardia non è sot-
toposta ad alcun Cesare, 1054 A.
— soffre la perfidia dei Lombardi,
1063 C.
— dall’epoca sua hanno principio
le divisioni in Italia, 1077 B.
Feltra, monti di; vi passa Enrico
conte di Gorizia recandosi presso
Cangrande, 1175 C.
— signore, pretore ( ~ vicario im-
periale) : Rizzardo da Camino.
Ferrara, vi arrivano gli ambasciatori
di Maffeo Visconti, 1020 A.
— sede di Azzone Vili d’Este, 1028
B.
— oppressa da Azzone Vili, 1031 A.
— caccia da 8erravalle e respinge
nel Mantovano Botteeel la (Guido)
Bonaccolsi ; dopo aver indarno
assalita Ostiglia, ritorna a Fer-
rara, 1031 D-E.
— morto Azzone Vili, i Ferraresi
vogliono la libertà, 1088 E.
— venduta da Fresco d’Este ai Ve-
neziani, 1039 C,
— 9Ì avvicina Francesco d’Este, coi
suoi, 1089 C.
— il suo vesc. Guido (Cappello) da
Vicenza, eccita il popolo a li-
berarsi dai tiranni, 1089 C-D.
— liberata da Fresco d’Eate e dai
Veneziani, si governa colle pro-
prie leggi, 1089 E -1040 A.
— richiamati quanti Azzone Vili
avea esigliato, 1040 A-B.
— i Veneziani vi vogliono rimettere
Fresco d’Este, 1040 B-C.
— ri prepara a resistere, 1040 D-E.
— stretta dalla flotta veneziana ,
1041 A sgg.
— trattative con Giovanni Soranzo,
1041 D.
— costretta a scendere a patti, questi !
ri fanno coi rappresentanti di Ve- j
nezia, alla quale resta il governo !
della città, 1041 D-1042 D.
— chiestone il possesso dai legati
pontifici Arnaldo abate di Tulles
e Onobrio di Trebis, 1042 D-E.
— Clemente V manda a difender
Ferrara il card. Arnaldo Pela-
grua, che invita all’impresa i
vescovi, Pagano (della Torre) di
Padova, ed Altigrado (Cattaneo)
di Vicenza, 1044 C.
— esercito colà mandato dai Vene-
ziani contro il popolo ferrarese
che stringeva Castel Tedaldo
posseduto dai Veneziani, 1044
D, 1045 A-B.
— esercito vinto e flotta dei Ferra-
resi bruciata dai Veneziani, 1045
C.
— vantaggi ottenuti contro i Vene-
ziani, dai Ferraresi, e dal loro
vescovo Guido (Cappello), 1044
C-D.
— ottenuta finalmente vittoria, il
card. Arn. Pelagrua si ferma in
Ferrara due mesi, e vi riforma i'
magistrati, 1047 C.
— gli Angioini la mantengono sog-
getta al papa, 1054 C.
— vi è ucciso Francesco marchese
d’Este, 1138 B.
— dopo la stragodei Veneziani, viene
sottomessa alla Chiesa, 1170 C.
— sotto la tirannia, prima di Dal-
masio e poi del catalano Re-
stauro, colà mandato dal re Ro-
berto, 1170 C.
— per opera di Rinaldo Boccam-
pani si libera dalla tirannia di
Restauro, 1170 C-D.
— uccisione di Restauro e dei suoi,
1170 D- 1171 A.
— riceve con allegrezza Rinaldo ed
Obizzo d’Este, 1171 A-B.
— mercenari ivi assoldati dai Pado-
vani, 1172 D.
— vi si ritira, con quattro figli,
Macaruffo de’Macaruffi, 1178 D.
— vescovi: Guido (da Capello dei
conti di Montebello).
— signori e duchi: Aldovran-
dino d’Este, Azzone Vili d’E-
ste , Francesco d’Este , Fresco
d’Este, Obizzo d’Este, Rinaldo
d’Este, Roberto d’Angiò, Vene-
ziani, Cardinal Arnaldo Pela-
grua ; cfr. Clemente V.
— governanti per re Roberto
d’Angiò : Dalmasio, Restauro.
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44
INDICI SISTEMATICI
— magistrature, Consiglio.
— edifici : eastel Tedaldo , pa-
lazzo pretorio, palazzo estense.
Fekrario di Lanzate , f. di Guido ;
il più giovane dei legati man-
dati da Vicenza ad Enrico VII
in Genova , muore in quella
città, 1090 A.
Ferrrti, Ferreto.
Fseketo de 1 Ferrbti , vicentino ,
autore della Bistorta , 941-1182.
— lattante al tempo della battaglia
di Curzola, la quale avvenne
82 anni prima ch’egli scrivesse,
990 C-D.
— ha casa in Vicenza, presso le mu-
ra dalla parte d’oriente, 1069 E.
— testimonio della rotta dei Pado-
vani in Vicenza, 1069 E.
— storioo vicentino, 1119 B.
— notizie biografiche, 1128 D.
— vede alouni Vicentini guariti mi-
racolosamente dal b. Enrico (in
Treviso), 1165 E- 1166 A.
Fiandra, nella reggia di Filippo il
Bello di Francia trovansi dei
Fiamminghi, bene accolti, 997 A.
— vinti e soggetti a tributo dal re
di Franoia, 997 A-B.
— in guerra con questo re, 998 B-C.
— favoriti dalle intemperie, 997 C-
-998 A.
— ingiuriano Filippo il Bello rin-
chiuso nel suo campo, 998 A.
— sconfiggono colla loro fanteria,
la cavalleria francese, 998 B.
— risparmiano re Filippo, per reve-
renza ai suoi antenati , e non
volendo andasse estinta la pro-
genie di Carlo (Magno?) , 998 B.
— riprendono la guerra contro que-
sto re, 1000 B.
— fanno strage dei suoi eserciti ,
1000 B.
— conchiudono una tregua per mezzo
di un arbitrato, 1000 B-C.
— Enrico, Guido, Roberto, Ugo,
(Guido ?).
Fiesco, Luca.
Fiesole, spesso viene così ohiamata
Firenze.
(Figline) Figinum, vili, del Fioren-
tino: vi sta Enrioo VII, 1110 B.
Filippi, Bimone.
' Filippo (Carlo Uberto?) (d’Angiò),
re d’Ungheria, parteggia per
Federico d’Austria aspirante al
trono di Germania dopo la
morte di Enrioo VII di Lussem-
burgo, 1169 C.
Filippo D’ANGiò,prìncipedi Taranto,
è mandato dal padre ool fratello
suo Roberto duca d’Apulia, in
Sicilia contro il oognato Fede-
rico d* Aragona, 957 C.
— arriva a Messina, 957 D.
— stabilisce il campo presso Tra-
pani, 957 E.
— manda nunzi a dichiaratela guerra
ai re di Sicilia, 958 A.
— sconfitto è fatto prigioniero, 958 B.
— dal padre Carlo II, mandato colla
fiotta in Sicilia; sconfitto, e fatto
prigioniero da Federico d* Ara-
gona, re di Sicilia, suo cognato,
971 D, 1000 C.
— viene a Roma col padre e col
fratello, per proteggere Bonifa-
zio Vili, 1010 B.
— assiste alla consacrazione di Be-
nedetto XI, 1011 C.
— dal fratello re Roberto di Napoli
viene mandato col nipote Carlo
e con 1200 cavalieri, in aiuto
ai Guelfi di Toscana, 1157 C-D.
— va a Fucecchio coll’esercito, 1158
C.
— si accampa prima alla Cecina,
poi in Val di Nievole, 1158 D.
— cerca di far penetrare vettovaglie
agli assediati Fiorentini, 1158 £,
1159 A.
— sue arti di guerra, 1159 A-B.
— vinto in battaglia da Uguccione
della Faggiuola, 1160 C.
— fuggeoon pochi compagni, 1160 C.
— Roberto di Napoli lo richiama
da Firenze, 1161 G.
(Filippo Courtenat) , v. Balduino
(di Courtenay).
Filippo III re di Francia, richiesto
d’aiuto contro Pietro d’ Ara-
gona, da Carlo d’Angiò, 958 B.
— determina di aiutarlo, 954 A.
— pregato di astenersene da Pie-
tro III di Aragona, 954 A.
— si reca a Bordeaux, luogo scelto
per il € duellum > in cui doveva
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CRONACA FERRETO
45
deciderai la lotta tra Carlo d’ An-
giò e Pietro di Aragona, 054 A.
— sua guerra in Aragona, 954 C-D.
— muore, 954 D.
Filippo IV, il Bello, re di Fran-
cia, paciero nella lotta tra Car-
lo II d'Angiò e Pietro III d’A- ,
ragona, 955 E. j
— scomunicato da Bonifacio Vili, !
997 A. i
— tua guerra in Fiandra, 997 A-B. 1
— pone il campo a Brugges, 997 B.
— combatte contro Ugo ( Guido?) |
conte di Fiandra, 997 C. i
— ha contro di sé anche le intem- !
pene, 997 C, 998 A.
— ingiuriato dai Fiamminghi, 998 A.
— ordina al comandante dei suoi
* cavalieri, di espugnare la città
assediata, 998 A.
— sconfitto totalmente dalla fanteria
dei Fiamminghi, 988 B.
— risparmiato dai Fiamminghi, 998
B.
— fugge in Francia, 993 B.
— raduna un nuovo esercito per
ricominciare la guerra, 998 C.
— assolda mercenari, 993 C.
— prende in imprestito una quan-
tità di denaro non volendo, per
questa guerra accrescere le im-
♦ poste, 993 C.
— per mezzo di ambasciatori do-
manda aiuto a Bonifacio Vili,
999 A B.
— Bonifacio Vili trova pericoloso il
mandargli denari da Roma, 999
E.
— ottiene da Bonifacio Vili le primi-
zie dei prodotti del suo regno da
restituirsi fra tre anni, 1000 A-B.
— con avversa fortuna riprende la
guerra colla Fiandra, avvicinan-
dosi l’inverno, 1000 B.
— consigliato da Guglielmo re d’In-
ghilterra n da Teobaldo conte di
Borgogna , affida loro la deci-
sione della controversia , 1000
B-C.
— ritorna con pochi soldati in Fran-
cia, 1000 B.
— da Carlo d’Angiò riceve amba-
sciatori, ohe gli chiedono aiuto
nella lotta tra Boberto e Filippo
d’Angiò e Federico di Aragona,
re di Sicilia, 1000 D.
— manda a Roma Carlo di Valois,
1000 D.
— richiesto da Bonifacio Vili della
restituzione del soccorso da lui
avuto, e di cui egli vuol conti-
nuar a godere, 1001 A.
— ottiene la dilazione di un anno
alla restituzione, 1001 A.
— riceve ambasciatori da Bonifa-
cio Vili, richiedente la restitu-
zione delle primizie avute da lui
in soccorso, 1001 B.
— adirato, li rimanda con acerbe
parole, 1001 D-E.
— riceve lettere dal papa, 1002 A.
— scomunicato, 1002 A.
— sa che i Colonnesi furono oaeciati in
esilio da Bonifacio Vili, 1002 D.
— induce Sciarra Colonna a prepa-
rare la rovina di Bonifacio Vili,
1002 D.
— Sciarra Colonna gli comunica il
piano della congiura ordita con-
tro Bonifacio Vili : a Soiarra si
unisce Guglielmo Nogaret, pre-
fetto della milizia regia, con 300
cavalieri, 1003 B.
— vengono a lui Nicola (Boccasini)
e Giov. di Murro, legati di Bo-
nifacio Vili, per combinare la
pace tra lui e il re (Edoardo I)
d’Inghilterra, 1010 C-D.
— temendo che Benedetto XI rin-
novi contro di lui la scomunica
lo fa morire di veleno, 1018 A-B.
— Pietro Colonna lo avverte degli
indugi frapposti alla elezione del
successore a Benedetto XI, e lo
prega ad interessarsene, 1014 C.
— a Pietro Colonna commette di
adescare coll’oro e colle pro-
messe i cardinali, 1014 D.
— riceve lettere da Giacomo e Pietro
Colonna, che gli annunziano la
elezione del vescovo di Bor*
deaux a papa, 1015 B.
— il vescovo di Bordeaux gii an-
nunzia la propria elezione al
pontificato, 1015 B.
— pregato da Pietro Colonna di pe-
rorare la causa dei Colonnesi
presso Clemente V, 1015 D.
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48
INDICI SISTEMATICI
— Clemente V lo scioglie dalia sco- j
mimica, 1016 B. I
— partecipa del bottino dei Tem- ,
piati aboliti e scomunicati da
Clemente Y, 1017 C. '
— muore per la morsicatura di un
serpe, 1018 B.
— fa pratiohe di amicizia fra Cle-
mente V e Enrico VII, 1058 E.
— muore, dopo aver fatto morire due
nuore per adulterio, chiudendo
nel chiostro la terza ricono-
sciuta innocente, 1188 B-C.
— eccita sua sorella (Margherita) a
uerreggiare il marito di lei (E-
oardo I) re d’Inghilterra, per
costringer questo a lasciare il
regno al figlio ( Edoardo II ) ,
1188 C.
— ottiene da Clemente Y la con-
danna dei Templari, 1188 C.
Filippo V re di Francia (v. Baro-
lus), si adopera perchè sia eletto
un Francese a successore di Cle-
mente V, 1166 C.
— esorta molti prelati a trovarsi al
concilio generale convocato in
Vienna di Provenza, 1169 A.
— desidera che siano abbruciate le
ossa di Bonifazio Vili, 1169 A.
Filippo di Savoia, principe di La-
cedemonia (Acaia), con cento
cavalieri segue Enrico VII nella
sua spedizione italiana, 1057 E.
Filippo di Valois , f. di Carlo di
V. ; re Roberto lo invita in Italia
oontro Maffeo Visconti e in fa-
vore dei Torriani, 1158 A.
— assedia (Milano); corrotto, ne
parte, dopo un abboccamento con
Marco Visconti, 1158 A.
— figlio di Carlo di Valois: sta con
soldati presso Vercelli, 1158 B.
Filippone conte di Langosco, si-
gnore di Pavia, è favorevole ad
Alberto Scotto, 1019 D.
— signore di Pavia, 1054 B.
— conviene a Lodi con altri signori,
per opporsi alla calata di En-
rico VII, 1054 E.
— si stacca dalla congiura, 1055 D.
— raggiunge Enrico VII a Torino
con molti cavalieri, 1057 0.
— da Antonio di Fissiraga è tratto
nella congiura di Glftfto della
Torre, 1061 A-B.
— invitato a un abboccamento da
Enrioo VII, 1066 E.
— riceve Enrico VII in Pavia, 1085
B.
— ripreso il dominio della sua pa-
tria, invita a sè le genti di re
Roberto per sterminio dei Ghi-
bellini, 1092 A.
— occupa Pavia, 1120 C.
— nemico di Maffeo Visconti, e
amico dei Torriani e di Alberto
Scotto, 1120 C.
— preparasi a vendicare quest’ultimo,
1121 A.
— fatto prigioniero da Galeazzo Vi-
sconti, 1121 B-O, 1151 E, 1152
E.
— muore, 1121 D.
Santa Fiore, (conte Tebaldo).
Firenze, Fiesole, Carlo I d’Angiò doma
il popolo di Firenze , 980 D.
— nobili e popolani di Firenze, pre-
gano Carlo di Valois di ricom-
porre in pace quella città, 960 B.
— vi si propagano le fazioni dei
Bianchi e Neri, 978 C.
— accoglie Carlo di Valois, 9T7 A.
— assai male trattata dal Valois,
977 B-E.
— insurrezione contro Corso Donati,
che è ucciso : esigilo dei Guelfi,
978 B-979 B.
— Benedetto XI scomunica Firenze,
perchè non volle richiamare dal-
l’esilio Vieri de* Cerchi, 1012
E, 1018 A.
— favorevole ai Neri, dopo che ne
era stato oacciato Corso Donati,
1024 C.
— conquistata poscia dai Bianchi,
1024 C.
— i Fiorentini (Neri) tentano rimet-
tere i loro amici nelle rispettive
città, 1024 D.
— trattano con Carlo II d’Angiò,
ohe loro invia Roberto duca di
Puglia, 1024. E.
— spedizione contro Pistoia, ivi.
— i duci e i magistrati Fiorentini
ricevono ordine da Clemente V di
togliere l’assedio da Pistoia e di
mandargli ambasciatori, 1025 C.
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CRONACA FERBBTO
47
— continuano più. violento l’assedio
di Pistoia, 1025 D.
— abbandonati da Boberto d’Angiò,
radunano una gran quantità di
cavalieri Bolognesi, 1025 D.
— scomunicati da Clemente Y perchè
disobbedienti ai suoi ordini, 1025
E.
— costringono Pistoia alla resa dopo
18 mesi d’assedio, 1027 B-C.
— l’esercito fiorentino ritorna in Fi-
renze, 1027 D.
— si regge a governo popolare , 1054
C.
— rifiuta di far atto di sudditanza
a Enrico VII, 1059 C.
— eooita Brescia alla ribellione ,
promettendo sussidi, 1071 C.
— odiando Enrico VII non manda
legati alla dieta da lui raccolta
in Pavia, 1086 C.
— accede a 1 la lega di altre città to-
scane contro Enrico VII, 1092 C.
— posta al bando dell’ impero da
Enrico VII, 1096 C.
— manda 700 astati in Incisa, perchè
si oppongano ad Enrico VII ,
1110 B.
— i soldati di F. seguono da lon-
tano Enrico VII , che si avanza
verso la città, 1110 0.
— resistono alquanto al conte (Te-
baldo) di Santa Fiore, ma fug-
gono al sopravvenire di Enrico
di Fiandra, 1110 0.
— dubbiosa sul da farsi allorché si
accostava alla città Enrico VII,
1110 E.
— Degone ( Diego della Batta ) gli
anima alla resistenza , 1110 E.
— Enrico VII giunge sotto le mura
di Firenze, 1111 B.
— si preparano alla difesa, 1111 C.
— per ordine di Degone (Diego) si
dispongono fuori della città ,
1111 C.
— alla vista dell’esercito nemico, si
arretrano, 1111 D.
— ivi accorrono soldati da varie
città, 1112 B-C.
— non osano venire alle mani ,1112
E.
— hanno la peggio in una scaramuc-
cia sotto le mura, 1112 E.
| — i pressi della città sono devastati
a ferro e fuoco, 1118 B.
— vari! attacchi, per opera di gio-
vani irrequieti, 1118 A.
— un piccolo presidio fiorentino colto
fuori delle mura è battuto, 1118
B.
— Enrico VII, vedendo che ogni
cosa gli riusciva a male, e che
1* inverno si approssimava , si
deoide a lasciar l’assedio, 1118
B-C.
— relazioni amichevoli con Bolo-
] gna, 1122 D.
— aiuta i Padovani contro Can-
grande, 1183 E.
— i Padovani ne chiedono aiuti ,
I 1147 B *
I — favorisce i nemici di Maffeo Vi-
sconti in Lombardia, 1152 A.
— assolda Simono della Torre, 1158
D.
— lieta della morte di Enrico VII
di Lussemburgo, 1155 A.
— teme di Uguccione della Faggiuola,
, 1155 B.
| — domanda a Boberto d’Angiò l’a-
iuto di un principe, 1155 B.
— v’arriva Pietro d’Angiò , detto
Tempesta, fratello di Boberto di
Napoli, 1155 C.
— vi fuggono i Guelfi di Lucca ,
cacciati da Gastruooio divenuto
signore di questa città, 1156 B.
— eccita i Guelfi oontro i Ghibellini
di Lucca , 1156 C.
— incoraggia i Guelfi di Montecatini
a resistere ai Ghibellini di Fran-
cesco della Faggiuola, 1157 B.
— condottieri a Montecatini : . . . di
Lanlzosa (Pino della Tosa?) e
Bertoldo da 8. Miniato, 1160 E.
— lutto di Firenze per la sconfitta
di Montecatini, 1161 B.
— vescovi: (Andrea Mozzi).
— edifici: palazzo pretorio.
Fiorkno di Poncarali, preso in
ostaggio da Enrico VII fra i
Guelfi di Brescia, 1081 C.
Fissiraga, Antonio.
(Fores) Foragio, (Giovanni).
; Forese (Donati), ferito, in occasione
della cacciata dei Cerchi da Fi-
I renze; decollato, 977 C-D.
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46
INDICI SISTEMATICI
Forlì, no è esule Cecco degli Ordelaffi,
1163 E.
— ritorna sotto Ceoco degli Ordelaffi,
1164 B-C.
— signori: Cecco degli Ordelaffi.
Forma, Ponte de la, v’arriva En-
rico VII di Lussemburgo venuto
a Roma per la sua incorona-
zione, 1104 B.
Fbanceschino da Riva, sta per i Pa-
dovani contro Oangrande, 1130
C.
Francesco d* Assisi S., regola di, 970
A.
— il suo corpo è conservato in As-
sisi, 1012 C.
Francesco da Campofiorito, cardi-
nale, prende parte al conclave
per la elezione di Benedetto XI,
1011 D.
Francesco d’Estk, esigliato da suo
fratello Azzone Vili, 1081 A,
1087 C.
— nel Polesine , assale Rovigo e i
luoghi vicini, 1087 C.
— va a Padova e a Treviso, ivi.
— nemico al fratello Azzone, 1087 D.
— persuade il fratello Aldobrandino
a tentar la presa di Ferrara,
dopo la morte di Azzone Vili,
1033 A-B.
— dicesi aver strozzato il fratello
Azzone in Este, 1038 C.
— invade il Polesine, 1088 C.
— offeso a parole dal nipote Fresco
d’Este, 1038 C.
— a Venezia, e a Ravenna, 1083 D.
— assolda genti, e chiama a sè Gen-
tile Orsini, 1088 D-E.
— muove contro Fresco d’Este , e
Ferrara, 1089 A D.
— si avvicina a Ferrara, 1039 C.
— vi è ricevuto come cittadino dal
popolo già libero, 1040 A.
— nemico a Salinguerra pel possesso
di Massa, 1040 E.
— il card. Arnaldo Pelagrua gli af-
fida P incarico d’impedire ai Ve-
neziani il passo del Po, 1045 D.
— va in aiuto dei Padovani , 1130
A.
— ucciso, 1188 B.
— sua moglie e i suoi figli vanno
in esigilo a Rovigo, 1133 B.
Francesco della Faggiuola, figlio
di Uguocione, è dal padre man-
dato pretore dei Ghibellini di
Lucca, 1156 G.
— adolescente valoroso, 1159 C.
— unito cogli esuli Ghibellini di
Toscana, con molti Pisani, Luc-
chesi ed Aretini, va oltre la Nie-
vole ed esamina l’esercito di Pie-
tro d’Angiò, 1159 C-D.
— sua arte di guerra, 1159 E.
— ferito a morte nella battaglia di
Montecatini, 1159 E, 1160 A.
— il padre ne piange la morte, 1160
D.
— fatto seppellire in Pisa, 1161 A.
Francesco Gaetani, cardinale, prende
parte al conclave per la elezione
di Benedetto XI, 1011 D.
Francesco Menabovi , esigliato da
Ferrara, come aderente a Fresco
d’Este, 1040 B.
Francesco della Mirandola, offre
la signoria di Modena a En-
rico VII, 1059 B.
— Enrico VII gli dà il governo di
Modena, 1154 B.
— favorito da Oangrande della Scala
e da Maffeo Visconti, 1154 C.
— podestà di Verona, 1154 D.
Francesco di Morgano, trevigiano,
si unisce ad Antonio e Niccolò
di Roverio che trattano segreta-
mente con Oangrande, per con-
segnargli Treviso, 1180 B.
Francesco della Torre , figlio di
Guido, segue Enrico VII nel suo
viaggio a Roma, 1060 C.
— erede di suo padre Guido, 1120 B.
Francesco conte degli Ubaldini .
ha da Enrico VII il governo di
Pisa, 1097 C.
Francia, re, s. Luigi IX, Filippo IH,
Filippo IV il Bello , Luigi X,
Filippo V.
Frangbri, Arnaldo.
Fbassa Altichino, figlio di Pietro;
cerca rifugio presso il vescovo di
Padova, 1186 D.
— ucciso da Niccolò da Carrara,
1186 E.
Frati minori , convento in Padova
dove è sepolto Bardelone Bonac-
colsi, 998 C.
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CROSTACI. FEBRETO
49
— toro convento m Genova: ivi se-
polta la moglie di Enrico VII,
1090 C.
— loro convento in Monte Tremiti
di Àpuli», 967 B.
— lóro chiesa dedicata alla Vergine
in Boma, 1100 D.
— un sacerdote degli ordini minori
dà soccorso e consiglio al gio-
vane Giacomo di Oahors che fu
poi papa col nome di Gio-
vanni XXII, 1167 B.
Frati Predicatori , loro convento in
Pisa, dove avrebbe dovuto essere
sepolto Enrico VII, se non fosse
corsa certa fama sulla causa di
sua morte, 1116 E.
— loro tempio di s. Domenico in
Boma, 1018 B.
— loro convento in Verona ; ivi è
sepolto Valerano di Lussemburgo,
1075.
— alla Minerva in Boma, 1100 E.
— un frate domenicano avvelenò
Enrico VII, secondo una diceria
diffusa in Germania, 1116 D.
Fréjus, vescovi: Giaoomo (Duèse)
di Gahors.
Prisco d’Este, succede al padre As-
sono Vin nel governo di Fer-
rara e dominio, 1087 D.
Oabii colles, v. Gavi.
Gaboardo Scboveoni , esule padov. , ri-
para presso Oangrande, 1127 E.
Gadda Gambacorta, nei suoi orti En-
rico VII emana l’editto di pro-
scrizione contro i nemici del-
l’impero, 1096 0.
Gabtahi , marc hese, nipote di Boni-
facio Vili, è assalito nel suo
palazzo dai congiurati contro il
papa, 1004 B.
— lasciato in libertà, 1004 0.
— Benedetto, Francesco, Giacomo.
Gitasi, Venefico.
Gazassimo, pretore (podestà) di Vi-
cenza, 1182 G.
Galeazzo Visconti , primogenito di
Maffeo, 1020 A, 1121 G, 1158 B.
— imo padre domanda in isposa per
lui Beatrice sorella di Azzo Vili
4 » Indici titUmaUci.
— assalito dal popolo ferrarese, 1088
E.
— lo vince, 1089 A.
— assalito da Francesco d’Este suo
zio, 1089 A-B.
— chiede soccorso ai Veneziani ,
1089 B.
— cacciato dai Ferraresi insorgenti,
1089 E, 1040 A.
— condannato all’ esigilo, 1040 B.
— eccita di nuovo i Veneziani contro
Ferrara, ivi.
— - chiuso nel Gastei Tedaldo, 1040
C-D (cfr. 1039 E).
— battuto da Giacomo Quirini, per
lagnarsene va a Venezia, dove
muore, 1045 A.
Frescobaldi, famiglia nobile fioren-
tina ; parte da essa presa nelle
guerre interiori, 979 A.
Frinì! , i Friulani visitano la tomba
del beato Enrico in Treviso ,
1165 B.
Fucecchio, vi cercano ricovero i Guelfi
cacciati da Oastruccio, divenuto
signore di Lucca, 1156 B.
— vi giunge Filippo , principe di
Taranto, coll’esercito , 1158 C.
— ivi Enrico VII, 1158 C.
Funerali, fatti solennemente nel Vati-
cano a Bonifacio Vili, 1009 B .
d’Este , offerta già dal proprio
padre ad uno dei figli di Allerto
Sootto, 1020 A-B.
— sposa Beatrice d’Este, 1020 C.
— riceve avviso dal padre di met-
tere in salvo le ricchezze e quindi
di fuggire dalla patria (Milano),
1021 D.
— fugge a Bergamo con 200 cava-
lieri mercenari, 1021 D.
— aiuta Francesco d’Este, ohe vuol
rientrare in Ferrara, 1089 G.
— stringe amicizia coi figli di Guido
Tornano, 1060 E.
— guida la gente di Enrico VII
contro i Torriani, 1062 A.
— riceve il governo di Piacenza ,
levatone Pietro del Mesa, 1082 C,
1082 E.
— con buon nerbo di truppe, si uni-
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50
INDICI SISTEMATICI
eoe a Goffredo pistoiese vicario
imperiale in Cremona, 1092 B.
— governa Piacenza, in nome del pa-
dre Maffeo, 1121 C.
— fa prigione Filippone di Lango-
bco, 1121 C-D.
— muove contro a Filippo di Valois,
1158 B.
Galeotto Malaspina , Enrico VII
gli affida il governo di Brescia,
1081 D.
— fa uccidere 800 plebei (di parte
guelfa) per incitamento dei Ghi-
bellini, 1082 A.
Galvano Lancia , ambasciatore di
Federico II re di Sicilia presso
Enrico VII, 1091 B.
Gambacukta, Cosso, Gadda.
Ganzerà, Sigonfredo.
Garda, lago di, v. Benaco.
Gastone della Torre , arcivescovo
di Milano, rientra in Milano per
volere di Enrico VII, 1058 C-D.
— presiede alla cerimonia della in-
coronazione di Enrico VII in
Monza, 1060 B.
— patriarca di Aquileia, 1158 C.
(Gavi) Gabii colle», Enrico VII vi
passa per andare a Genova ,
1088 A.
(Gaville), v. (Tessa) libertini.
Gazone, Cazino.
Genova, loro valore militare, 985 B.
— sconfiggono i Veneziani, 985 B.
— origine delle discordie coi Vene-
ziani, 985 C.
— sanguinosa vittoria a Curzola,
988 E.
— sue perdite in questa battaglia,
989 B.
— pace con Venezia, 990 C.
— ivi Enrico VII, 1085 B.
— dieta indetta ivi, 1087 B.
— manda oratori a Enrico VII ,
1087 E.
— splendida accoglienza fatta ad En-
rico VII, 1088 A-C,
— danno la signoria della città ad
Enrioo VII, 1088 0.
— aitata dalle fazioni civili, 1088
— vi infierisce una malattia conta-
giosa, portatavi dalle truppe di
Enrico VII, 1090 C-D.
— sue angustie per la presenza di
Enrioo VII, 1092 O-E.
— si ribel la a Enrioo VII, 1114 A.
— Enrico VII prepone ai Genovesi
dapprima Guglielmo (errore per
Giberto) di Aspromonte, e poi,
ribellandosi essi, Uguocione della
Faggiuola, 1114 A.
— rinomata per quantità di navi,
1114 E.
— sottoposta Boberto d’Angiò, che
se ne impadronisce a mezzo dei
Grimaldi, 1180 E.
— esuli i Doria e gli Spinola , la
combattono coll’ aiuto dei duchi
(signori) di Lombardia, 1180 E-
-1182 A.
— descrizione geografica di Genova;
suo commercio, 1182 A.
— dopo la morte di Enrioo VII, è
retta dai Doria; vanno esuli i
Grimaldi, 1182 B.
— magistrature: abate del po-
polo, consiglio.
— chiese: convento dei frati mi-
nori.
— edifici: palazzo pubblico, pa-
lazzo di Lampa Doria.
Gentile (da Montepiorb), frate mi-
nore, cardinale, prende parte al
conclave per la elezione di Be-
nedetto XI, 1011 E.
Gentile Orsini , cognato di Fran-
cesco d’Este , lo aiuta con uo-
mini ed armi, 1088 D-E.
— entra nel suburbio di Ferrara,
1089 C.
— ferito a Boma, 1102 A.
— è invitato dal pontefice a non
molestare Enrioo VIE , 1102 B.
Gentile , plebeo modenese : suoi ac-
cordi con Sassuolo da 8assuolo
per liberar Modena dalla domi-
nazione di Azzone d’Este, 1028
D.
(Gerardo di Benars), arcivescovo di
Colonia, accompagna Enrico VII
in Italia, 1058 A.
— consiglia ad Enrioo di alternare
la mitezza alla forza, in ri-
guardo ai rivoltosi italiani, 1063
C.
Gerardo da Camino , prefetto di Tre-
viso, 974 B, 1129 C.
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CRONACA FERRETO
51
Gerardo conte (di Donoratico), la
imoglie di lui è condannata a
morte da Cario I d’Angiò^ vin-
citore di Còrradino, 1090 E.
padre di Faccio, ivi.
Gerardo da Enzola, parmense, lo-
dato: fatto da Enrico VII suo
vicario in Parma, 1078 D.
— aiuta Guglielmo de’ Bossi a cac-
ciare da Parma Giberto da Cor-
reggio, 1122 0.
— reggente Padova per Enrico VII,
ne diventa poi podestà, 1124 C.
Qxba&do (di Eppenstein), arciv. di
Magonza , sua astute condotte
nell’ occasione dell’ elezione del
re di Germania, 968 0.
— ripreso da Alberto d’Austria, per-
chè non gli avea dato il suo voto
nell’elezione, 965 A.
— incita Alberto d’Austria a far
guerra al re di Germania, 990 E.
— lo tradisce, 991 D.
— fatto prigioniero da Alberto d’Au-
stria, 994 B.
— liberato, 994 C-D.
— si dice morto di veleno, 994 C.
Gerardo Iosano, cremonese, giusti-
ziato in Castiglione (delle Sti-
viere) in pena della ribellione di
Cremona, 1082 A.
Gerardo da san Lupidio, preposto
da Pietro d’Angiò ai Guelfi di
Lucca, 1155 0.
— temendo della plebe ristabilisce
in Lucca i Ghibellini esuli, 1155
D-1156 A.
Gerardo Pboti, vioent., ucciso in
battaglia dai Padovani, 1126 B.
Germania, (i Germani vengono tal-
volta dal F. appellati Galli),
Così anche Guamieri di (Hom-
burg) Ottemburch è detto gallo,
1092 B.
— non se ne allontana Alberto II
d’Austria, 1148 A.
— ivi è una moltitudine di principi
scambievolmente invidiosi, 1050
0 .
— i principi vi hanno il diritto d’e-
leggereil re di Germania, 1052 B.
— discordia fra detti principi, dopo
la morte di Alberto d’Austria,
ivi.
— il gallico (cioè germanico) idioma
è parlato dal vicentino Bigon-
fredo Ganzerà , proveniente da
Cipro , per non farsi conoscere
in Vicenza sua patria, 1065 D.
— Germani combattenti nell’assedio
di Brescia, portano sulle aste la
teste di Tebaldo (Brusati), 1074
D.
— principi galli e germani con En-
rico VII, 1056 A, 1071 E.
— Germani combattono in Milano,
1062 B -
— Germani e Galli all’ assedio di
Bresoia, 1074 B-C, 1075 C.
— la Gallia ( = Germania) è regione
fredda e settentrionale, 1078 E,
1079 B.
— Germani e Galli all’ assedio di
Bresoia, attaccati dall’epidemia
in causa delle condizioni atmo-
sferiche, 1090 G.
— Galli con Enrico VII in Boma,
1106 D-E.
— Germani, in gran numero deside-
rosi di ritornare in patria, la-
sciano Enrico VII in Boma, e
seguono Bodolfo di Baviera che
ritorna in Germania, 1108 A.
— Galli e Germani con Enrico VII
sotto Firenze, 1112 E, 1118 B,
1118 E.
— in Pisa, loro dolore per la morte
di Enrioo VII, 1117 B.
— non accettano i larghi stipendi
offerti dai Pisani, e tornano in
Germania, 1118 B.
— Galli e Germani assoldati da
Uguccione della Faggiuola, 1155
B, 1160 B.
— re: Bodolfo I d’Austria, Adolfo di
Nassau, Alberto d’Austria, En-
rico VII di Lussemburgo, Fe-
derico d’Austria , Lodovico il
Bavaro.
— cfr. Vandali.
Gerra, Pietro.
Gerusalemme, re: Carlo II d’Angiò.
Ghibellini , Qibolengi , teli sono gli
Interminelli di Lucca, 979 B.
— esuli modenesi, richiamati in pa-
tria dopo che questa si liberò da
Azzone d’Este Vili, 1080 C.
— oapi ghibellini non sono rimessi
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m
INDICI SISTEMATICI
in Modena insieme oogli altri
esuli, 1080 C.
— dall’epoca di Federico II hanno
principio le divisioni in Italia,
1077 B.
— esaltati da Enrico VII, 1077 B.
— esortano Galeotto Malaspina a far
morire d’inedia e di dolore 800
plebei ribelli Cremonesi , 1082
A.
— Can grande della Scala « imperii
zelator », 1087 C.
— di Genova, 1088 E.
— dolenti per la morte di Enrico VII,
1117
— cooperandovi i signori Ghibellini,
Passerino (Binaldo) Bon accolsi
ottiene il dominio di Modena ,
1122 D.
— di Brescia, 1128 E.
— di Padova, 1127 C.
— di Vicenza, 1181 E.
— origine di questa fazione ; diventa
in fine odioso il nome ghibel-
lino, 1181 E.
— famiglia Tizzoni di Vercelli, 1152
E.
— di Reggio, cacciatine, 1154 A.
— di Pisa, nemici dei Guelfi di To-
scana, 1155 A.
— esigliati da Lucca, tentano di rien-
trare in patria, 1155 C.
— ristabiliti in Lucca per opera di
Gerardo da s. Lupidio, preposto
ai Guelfi da Pietro d’ Angiò, 1155
D, 1156 A.
— durano poco tempo in pace coi
Guelfi, 1156 A.
— si impadroniscono di Lucca con
Castruccio, 1156 B.
— da Monteoatini li cacciano i Guelfi
esuli da Lucca, 1156 B.
— temendo dei Fiorentini a cui si
erano rivolti gli esuli Guelfi,
fanno lega con Pisa, 1156 C.
— ad essi è mandato pretore Fran-
cesco figlio di Uguccione della
Faggiuola, 1156 C.
Ghibebti, Giovanni Quirico.
Giacomo d’ Aragona, succede al pa-
dre Pietro HE nel regno d* Ara-
gona, 956 E.
— invidioso dei successi del fratello
Federico di Sicilia, 958 D-I L
— esortato da Carlo II d’ Angiò a
ricorrere alla Santa Sede, 959 A.
— riceve ambasciatori da Carlo Q
d’ Angiò, 959 B.
— rifiuta di combattere suo fratello
Federico, se non n’abbia ordine
dal pontefice, 959 B.
— preposto ai due eserciti mandati
contro re Federico, dal condot-
tiere della Sede apostolica, uno
armato coi denari di Carlo d’ An-
giò, e l’altro con quelli del censo
sacro, 959 0.
— va colla flotta contro la Sicilia,
959 D.
— sconfigge in guerra il fratello Fe-
derico, 959 E.
— dolente della sconfitta del fratello,
nega ad altri l’ingresso nel regno
di Sicilia, dicendo che il fratello
era disposto a trattare , 960 A.
— manda lettere al fratello dicendosi
dolente dell’ avvenuto , e avver-
tendolo che non abbia a temer
altro da lui, 960 A.
Giacomo Boccamrani , capo dei Fer-
raresi, che aspirano a libertà,
1088 E.
— assale Fresco d’Este, 1088 E.
Giacomo da Carrara, è uno dei capi
dei Padovani, 1180 A, 1180 D.
— uno dei principali Carraresi, 1136
D.
— sua autorità in Padova, 1187 B.
— fatto prigione da Cangiando, 1144
E.
— condotto a Vicenza, 1145 A.
— condotto a Verona, e quivi tenuto
onorevolmente nel palazzo di
Cangrande , 1145 C. ,
— non partecipa ai segni di alle-
grezza fatti da Cangrande per la
vittoria, 1147 C-E.
— si studia di proourar pace tra
Padova e Cangrande, 1147 E,
1148 A.
— viene a Padova a consigliare la
pace, 1148 C-D.
— per la sua autorità, è ascoltato,
1148 D.
— commessagli la difesa di Monse-
lice: la cui perdita fu dal po-
polo padovano attribuita alla
sua negligenza, 1176 B.
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cronaca ntssfo
— proclamato signore di Padova , -
JJ79 B.
— primo monarca di Padova dopo
la tirannia di Ezzelino da Ro-
mano, 1179 C.
— buon cittadino e principe, 1179 D.
r- per assicurarsi l’alleanza di Can-
grande, gli promette un tributo
in denaro, 1179 D.
— colloquio con Gangrande presso
i colli Euganei, 1179 D .
— aggrava i cittadini colle imposte
e colle proscrizioni, 1179 E.
Giacomo Cavalcabò , marchesa , si-
gnore di Cremona, 1054 B.
— dà ospitalità a Guido della Torre
esule e ramingo, 1063 A.
— invitato ad abboccamento da En-
rico VII, 1066 E.
— si esilia spontaneamente da Ore*
mona, 1067 E.
Giacomo Colonna , dopo quello che
Bonifacio Vili fece contro di lui
e sua famiglia, si ritira in esi-
gilo in Perugia, 1014 B.
— disposto da cardinale , chiama a
sè con lettere il nipote di Pietro
Colonna ch’era stato pure depo-
sto da cardinale, e ohe viveva
esule a Padova, 1014 B.
— conosciuta la nomina del ponte-
fice fatta nel vescovo di Bor-
deaux, insieme col nipote Pietro,
si affretta a far noto ciò, e al-
l’eletto ed al re Filippo IV di
Francia, 1015 B.
— richiamato dalTesigKo da Cle-
mente V e riconfermato cardi-
nale, 1016 B.
Giacomo (Duè se) di Cahors, cardinale,
famigliare di Clemente V, 1166 C.
— deforme di aspetto , ma molto
istruito nelle scienze divine ed
umane, 1166 C-D.
— Roberto di Napoli designa di farlo
eleggere a successore di Cle-
mente V, 1166 D.
— ottiene la maggior parte dei voti
nel conclave, 1166 E.
— sebbene riluttante, viene eletto a
pontefice, 1167 A.
— chiamato Giovanni XXII, 1167 A.
— sua origine plebea per parte del
padre ; sua gioventù, 1167 B.
— suoi studi giovanili, 1167 B.
— riceve aiuto e consiglio da un
Minorità, 1167 B-C.
— entra a far parte di questo Or-
dine, 1167 D.
— precettore dei figli di Carlo II
d’Angiò, 1167 D.
— sua erudizione, ed incarichi a lui
affidati, 1167 D-1168 A.
— sovente va oratore al re di Fran-
cia per incarico di re Carlo II
d’Angiò, 1168 A.
— fatto vescovo di Fréjus da Boni-
facio VHI, 1168 A.
— si ferma cinque anni alla corte
di Roberto di Napoli, 1168 B.
— Roberto lo manda a Lione per
assicurarsi della Provenza, 1168
B.
— narrasi che fingesse lettere regie,
per ottenere da Clemente V la
sede di Avignone, 1168 B-0.
— rimproverato perciò da re Ro-
berto, 1169 D.
— nominato da Clemente V vescovo
di Avignone, 1168 D.
— diventa presto amico del papa ,
in grazia della sua erudizione
ed eloquenza, 1168 E.
— per ordine di Clemente V esamina
le carte dei Templari, e riferisce
nel concilio di Vienna intorno
alle accuse fatte ad essi, 1169 A.
— per suo consiglio, dal papa ven-
gono soppressi i Templari, e con-
servate le ossa di Bonifacio Vili,
1169 A-B.
— in ricompensa , è nominato car-
dinale da Clemente V, 1169 B.
— eletto pontefice nell’ anno 1316,
1169 B.
— v. Giovanni XXII.
Giacomo Gaetani, nipote di Bonifa-
cio Vili, cardinale, prende parte
al conclave per la elezione di
Benedetto XI, 1011 D.
Giacomo Guerneri , cavai, padov.,
mandato dal Senato di Padova
a eseguire lavori per fare delle
saline a Chioggia, 1033 D.
Giacomo Orsini, va incontro a Bo-
nifacio Vili , che ritorna in
Anagni, 1005 C.
— incaricato dal cardinale Matteo
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64
INDICI 61 STIMATICI
Orsini di impedire che il pon-
tefice vada da Ànagni a Roma
in Laterano, 1007 A.
— venato in palazzo alla presenza
del papa, gli vieta di uscirne, e lo
dichiara prigioniero, 1007 B-G.
Giacomo Picigà, vicent. , dottore in
leggi, giustiziato come traditore
da Oangrande, 1126 D.
Giacomo Quirini , mandato dai Ve-
neziani, coll* esercito, a Ferrara,
1044 E.
— batte Fresco d’Este, 1044 E.
— difende Castel Tedaldo , 1046 A.
— nel territorio mantovano, 1045 E.
Giacomo Verlato, vicentino, eccita i
suoi concittadini a ribellarsi alla
signoria di Padova, 1066 B.
— autore di congiura in Vicenza,
vi favorisce la parte cesarea
nella cacciata dei Padovani ,
con Marcabruno da Vi varo ,
Guido Bissaro , Salomone , Ma-
rano, e Pietro Proti, 1069 D.
— abbandona Vicenza, per non es-
sere punito da Cangrande , ti-
ranno adolescente, 1126 D.
Giano (de* Cerchi?), fiorentino, pa-
dre di Guglielmo, 977 0.
Giberto di Aspromonte, nominato
da Enrico VII suo vicario in Ge-
nova, 1089 C.
— in tal qualità ( nel testo per er-
rore si ha Guglielmo di A.), ivi
seda la ribellione, 1114 A.
Giberto, Ghiberto, Guiberto, da
Correggio , figlio di Matteo ,
980 B.
— suocero di Alboino della Scala,
1023 A.
— i Rossi lo cacciano da Parma ,
dove lo restituisce Alboino della
Scala, 1028 B.
— suocero di Giovanni Quirico, 1082
A.
— esigliato da Parma, 1082 A.
— suo carattere, 1082 B.
— in Inzola (Enzola) assediato dai
Parmensi, 1082 B.
— chiede aiuto ad Alboino della Sca-
la e ad Alberto Scotto, 1082 C.
— facendo strage del popolo par-
mense, ritorna in patria, 1032
C - 1083 A.
— ne diventa signore, 1088 A.
— fa alleanza coi signori di Bre-
scia, Verona, Mantova, 1088 A.
— signore di Parma, 1054 fi.
— minaccia la libertà di Modena e
Reggio, 1054 C.
— ottiene con denaro da Enrico VII
la conferma della signoria sulla
sua patria, 1072 A.
— invitato alla dieta di Genova da
Enrico VII, che dubita di sua
fedeltà, 1087 B-C.
— si lega in parentela con Guido
della Torre, 1092 A.
— suo dolore per la morte di Guido
della Torre, 1094 D.
— posto al bando dell’ impero da
Enrico VII, 1096 B.
— manda aiuti a F irenze assediata
da Enrico VH, 1112 D.
— condannato a m orte come ribelle
da Enrico VII, 1114 B.
— nemico di Enrico VII, ne osteg-
gia la parte in Lombardia, 1120
A.
— tiranneggia Parma, ne è cacciato,
1122 B-C.
— sposa Maddalena de’ Rossi, 1122
C.
— esule da Parma, ripara presso
Cangrande in Vicenza, 1146 E.
— va in aiuto di Rizzar dino da
Langosco in Pavia, 1152 E.
— s’impossessa di Parma, 1154 A.
Gibolengi , v. Ghibellini.
Giovanni S., villaggio d el Fi orentino:
vi arriva Enrico VII di Lus-
semburgo, al quale si. consegna,
1U0 A.
Giovanni Battisti * , 8 . , il giorno in
cui ricorre la sua festiviià, è in-
fausto ai Fiorentini, 1161 fi*
Giovanni Laterano , S. * venendo dal
Vaticano colà si reca Boqifacio
Vili , che dubita del cardinale
Matteo Omni, e dei complici di
lui, 1005 D.
— vi è consacrata Benedetto XI,
1011 C
— vi entra Enrico Vii, 1099 B.
— vi è incoronato imperatore Enrico
VII di Lussemburgo, 1104 C.
— vi ritorna, carico di prede, En-
rico VII, 1108 D.
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CRONACA EEBRETO
55
Giovanni XXII ( Giacomo Duèse di
Cahors), santifica Lodovico di
Augiò frate francescano, 957 B.
— eletto papa, 1167 A, 1169 B.
GfovÀNNi Annibaldi , deputato da
Lodovico di Savoia alla custo-
dia dell* ingresso al Campido-
glio, non lo affida poi ad En-
rico VII, come esigeva il patto
di consegna, 1099 E.
— per salvare il fratello (Annibaie),
imprigionato da Enrico VII, con-
segna il posto a quest’ultimo ,
1100 B-C.
Giovanni d’ Angiò , principe della
Morea, figlio di Carlo II d* An-
giò , viene dal padre mandato col
fratello Roberto in Sicilia, 956 A.
— cade malato, 956 B.
— con molte forze militari viene
mandato dal fratello Roberto re
di Napoli, ad occupare la città
Leonina per prevenire Enrico VII,
1091 B, 1098 D-E.
— cerca di occupare il passo di
Ponte Molle, tenuto per Enrico
VII da Stefano e Sciarra Co-
lonna, 1098 E.
— temendo per la venuta di Cesare,
si ritrae ; e, lasciati solo 40 uo-
mini a difesa del Tripizone, ri-
para in <3astel S. Angelo, 1098
E, 1099 A.
— perde il Tripizone, occupato dalle
truppe di Enrico VII, 1099 C.
— suoi inutili sforzi per impedire
agli imperiali l’accesso al Cam-
pidoglio, 1100 C-D.
— riceve soccorso di milizie dalla
. Toscana, 1100 D.
— andati a male anche questi tenta-
tivi , si ritira dal Campidoglio,
1101 A.
— coll’ aiuto degli Orsini conserva la
maggior parte di Roma al di là
del Tevere, 1101 B.
— dal Castel 8. Angelo, combatte i
Cesarei, 1101 B.
— sortita e sanguinoso combatti-
mento coi Cesarei, 1101 B sgg.
— invitato dal pontefice a non mo-
lestare Enrico VII, 1102 B.
— richiesto dai cardinali di trattar
di pace con Enrico VII, egli
rifiuta, rimettendosene al fratello
(re Roberto), 1105 C.
— castella a lui favorevoli, 1107 C.
— colla fuga i suoi soldati sfuggono
alle truppe cesaree inseguenti ,
1107 C.
— incendiato il suo accampamento,
1107 D.
— riceve aiuto da suo fratello Ro-
berto, 1108 B.
— riceve con dolore la notizia della
vittoria riportata sulle sue genti,
presso Tiferno, da Giovanni di
Zecano, 1108 C.
Giovanni d’Austria , figlio di Ro-
dolfo : per causa del patrimonio
si ribella a suo zio Alberto I,
1048 A-D.
— lo uccide a tradimento, 1048 D-
-1049 B.
— sfugge ai figli di Alberto I, che •
vogliono sopra di lui vendicare
il loro padre ucciso, 1050 B.
— condannato a morte, viene a Ge-
nova per implorare il perdono
da Enrico VII, 1098 A.
— si crede morto di veleno, 1098 C.
— da Enrico VII, per l’uccisione di
Alberto I suo zio, viene condan-
nato all’esiglio e alla confisca dei
beni, 1058 A.
(Giovanni) conte di Biferno, co-
manda la milizie Toscane man-
date in soccorso degli Angioini
contro Enrico VII, 1100 D.
— fatto prigioniero dai Cesarei nel
combattimento presso il Cami-
gano in Roma, 1100 E.
Giovanni Boccamazzi , cardinale
prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011
D.
Giovanni Bon accolsi, padre di (Gui-
do) Botticella, 982 B.
(Giovanni) duca di Brabante, pa-
dre di Margherita, sposa di En-
rico Vn, 1052 C.
— procura il matrimonio di (Elisa-
betta) di Boemia con Giovanni
di Lussemburgo, 1056 E.
Giovanni Campano , affezionato a
Bonifazio VII, ne calma il fu-
rore negli ultimi suoi momenti,
1007 D.
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56
indici sistbikactoi
— per sua esortazione è atterrata la
porta della camera dove Boni-
facio Vili giace morto, 1008
D-E.
Giovanni dei Cancellieri , geno-
vese , eloquente oratore , recita
un’ orazione a Enrico VII in
Pavia, 1085 C-1086 B.
— sua seconda orazione, 1086 C.
Giovanni Enrico Capodivacca, le-
gato di Padova ad Enrico VII
in Genova, 1090 B.
Giovanni, di Francia, frate, cardi-
nale , prende parte al oonclave
per la elezione di Benedetto XI,
1011 D.
— corrotto , siccome affermasi , da
Filippo il Bello, prepara la morte
di Benedetto XI, 1018 A.
Giovanni di Castiglione, lucchese,
è nominato da Enrico VII suo
vicario a Cremona, 1059 E.
Giovanni (de* Cerchi), figlio di Con-
siglio , avvelenato , come affer-
masi , nell’occasione della cac-
ciata di Vieri dei Cerchi, 977 C.
Giovanni conte di ( Fobes ) Fora-
gio, da Enrico VII riceve in
dono Soncino , 1121 B.
Giovanni Pargiiia degli Intermi-
nelli, sta con Castruccio alla
testa dei Ghibellini ritornati in
Lucca, 1156 B.
Giovanni Alfredo conte di (Li-
gnitz) Ligna, con cento cava-
lieri segue Enrico VII in Italia,
1057 E.
Giovanni di Lussemburgo, accampa
diritti al regno Boemo, per aver-
ne sposato l’ereditiera (Elisa-
betta) primogenita di Ottocaro
(Venceslao IV), 1056 B, 1056 E.
— re di Boemia, il suo regno è splen-
dido per saggezza e virtù, 1057 A.
— riceve ordine dal padre (Enrico
VII) di levar uomini e scender
con essi in Italia, 1114 C.
— parteggia per Lodovico il Bavaro
aspirante al trono di Germania,
dopo la morte di Enrico VII di
Lussemburgo, 1169 D.
— siocome per antica legge quando
sono divisi, con parità di voti,
gli altri sei elettori, deve votare
il re di Boemia ; così egli decide
la sorte in favore di Lodovico il
Bavaro, 1169 E, 1170 A.
Giovanni Mur&o, minorità, con Nic-
colò vescovo di Osti a, vie ne man-
dato da Bonifacio Vili a paci-
ficare il re di Francia e di In-
ghilterra, 1010 G.
— procura un matrimonio tra le due
case, 1010 D.
— fatto, do po c iò , cardinale da Bo-
nifacio VOI, 1010 D.
— prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011
E.
Giovanni Partenopeo, padov., giu-
risperito, ferito, 1146 A.
Giovanni da Procida , esorta Pietro
III d’ Aragona ad impadronirsi
della Sicilia, 952 G.
— nemico di Garlo d’Angiò, 952 C.
— avvisa Michele Paleologo che
Carlo d’Angiò vuol riporre sol
trono di Gostantinopoli Balduino
(o Filippo?) (di Courtenay), 952
D.
— ne ottiene talenti d’oro , che il
Paleologo gli dà affinchè si pre-
pari la congiura contro Garlo
d’Angiò, 952 E.
— porta a Pietro d’ Aragona il de-
naro avuto dal Paleologo, e a Ini
promette ogni suo servigio, 952
E, 958 A.
Giovanni Quirico, posto al bando
dell’impero da Enrico VII, 1096
O.
— genero di Giberto da Correggio,
1082 A.
— a capo degli Ottimati, per esclu-
dere da Parma Giberto da Cor-
reggio, 1082 A.
— aiuta Guglielmo Bossi a cacciare
da Parma Giberto da Correggio,
1122 0 .
Giovanni (Baviqn y) d e Sa veggano,
sotto Enrico VII è senatore di
Boma, 1112 A.
— ripara al campo di Enrico VII,
assediante Firenze, 1112 A.
Giovanni Savelli , da Enrioo VH
è nominato capitano del popolo
romano, 1107 I>-E, 1109 A.
Giordano Sbrego, sua nobiltà, 984 C.
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CRONACA VSBBMO
tff
— k boa famiglia dioesi discendere
da ima ninfa, ivi.
— volendo vendicare la morte del
cognato Beroaldo, è giustiziato
dai Padovani dominanti Vicenza,
984 G-D.
Giovinoti Soranzo, mandato dai Ve-
neziani, a rimettere Fresco d’E-
ste in Ferrara, 1040 B.
— recasi presso Fresco nel Gastei
Tedaldo, 1040 G.
— minaccia i magistrati di gravi
pene , se non ricevono i Veneti
per loro signori, e se non man-
tengono il patto stretto con Fre-
sco, 1040 0.
— costretto a ritornare nel castel
Tedaldo, delibera di sottomet-
tere Ferrara, 1040 D.
— condottiero insieme con Vitale Mi-
chiel, della flotta veneziana di-
retta contro Ferrara, 1041 A.
— suo abboocamento coi rappresen-
tanti dei Ferraresi , ai quali
rimprovera di aver cacciato il
proprio signore, 1041 D.
— ritorna a Venezia, 1042 D.
Giovanni Tiepolo, v. Z agnino Tie-
polo.
Giovanni II Delfino di Vienna,
guerreggia Maffeo Visconti, 1147
A.
Giordano da Vigonza, cavai, padov.,
mandato dal Senato di Padova
ad eseguir lavori per far saline
in Chioggia, 1088 D.
— mandato ambasciatore dai Pado-
vani a Clemente V, 1065 B.
— mentre governa Vicenza per i
Padovani , i 'Vicentini si ribel-
lano, 1069 G.
Giovanni di Zeoano , zio materno
di Sciarra e Stefano Colonna ,
fautore di Enrico VII in Cam-
pania , vince presso Tifarne le
porli di Roberto di Napoli , 1108
— i suoi soldati saccheggiano Ti-
. teso, 1108 G.
Giovanni Zeno, v. Vanni Zeno.
Ginevra, vescovi: Aimone.
Giustiniano, imperatore v. Digesto.
Giubileo di Bonifacio Vili, 1018 D.
Goffe*: do di Llonazzo, vicario im-
periale per Enrico VII in Cre
mona, 1092 A.
— accompagna Enrico VII a Pisa,
1095 A.
— e oltre, 1098 C.
Goffredo, Soffredo, da Pistoia (an-
che in Albertino Massato, hist.
aug., Marat., X, 402, si ba la
doppia forma del nome, dipen-
dente ivi da diversità di mss.)
vicario imperiale in Cremona,
1082 A.
— ne esce, quando .vi prevalgono i
fuorusciti Guelfi, 1092 A-B r
— a lui si unisce Galeazzo Visconti
con buon nerbo di soldati, 1092 B.
— accompagna Enrico VII a Pisa,
1085, 1098 C.
Gorizia, conte Enrico.
Goth, Bertrando.
Gradenigo, Pietro.
Grado, v. s. Pietro in G.
Grancona (nel testo per errore: Gra-
mona), vili, del Vicentino, deva-
stazioni ivi fatte dai Padovani,
1188 B.
Oratone signore di (Clariaco) Cla-
riàtium, conduce l’esercito da
Enrico VII mandato contro Pa-
dova, 1069 A.
— si ferma a Verona, dove chiede
sussidio agli Scaligeri, 1069 A.
Grecia, commercio coi Genovesi, 1182
A.
Gregorio da Pojana, fa prigione
Albertino Mussato, 1145 D.
Grimaldi, col loro favore, la parte
di Roberto d’Angiò s’impadro-
nisce di Genova, 1180 E.
— cacciati da Genova dopo la morte
di Enrico VII, sono aiutati da
Roberto di Napoli, ed assalgono
le patrie terre, 1182 B.
Grosseto, piccola città, per la quale
passa Enrico VII, 1115 G.
Gualdi nello Bi8saro, vicent., con-
giura contro la patria, favorendo
la tirannide padovana, 984 B.
Gualdinello Golzadio , vicentino ,
giustiziato da Gangrande come
traditore, 1126 G.
Gualkrano di Lussemburgo, v. Va-
ler ano di L.
Guarnieri conte di (Homburg) Ot-
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INDICI SI STIMATICI
tembuech, mandato da Enrico |
VII in Lombardia a sedarvi i |
tumulti, 1092 B.
— va a Piacenza : costretto a scen- I
dere a patti, pieno d’ira ritorna (
presso Enrico VII, 1092 B-C. f
— prima allontanato, e poi ricevuto i
in Piacenza, 1121 0.
— vie. per Enrico VII in Lombardia,
va in aiuto di Cangrande, 1185 B.
— perde il suo vessillifero nella presa
di Camisano, cui pone a sacco,
1185 D. .
— condottiero della milizia cesarea,
prende Guglielmo Cavalcabò in
Boncino, 1162 B.
Guarnerino, Anseimo, Rolando.
‘ Gurcello degli Avogaro , fratello
di Artico Tempesta, 1180 0.
Gubcello da Camino, aiuta i Pado-
vani contro Cangrande, 1188 E,
1184 A.
— fratello di Rizzardo da C. offre
il passo ad Enrico conte di Ca-
rinzia che si reca presso Can-
grande, 1175 D.
— dopo la sua cacciata dalla città,
Treviso gode la pace, 1180 A.
Guecrllo di Monsumo, giovane dis-
soluto di Treviso, si associa ad
Antonio e Nicolò di Roverio, che
trattano segretamente con Can-
grande, 1180 B.
Guelfo (Pulci), parente di Carlo
Donati, fatto prigione nell’occa-
sione della cacciata di Vieri dei
Cerchi, 977 C.
Guelfi, dall’epoca di Federico II hanno
principio le divisioni in Italia,
1077 B.
— odiati da Enrico VII, 1077 B.
— di Brescia, 1081 C-D/1122E, sgg.
— di Genova, 1088 E.
— di Padova, 1127 C, 1187 A.
— di Vicenza, 1181 E.
— tal nome è presso tutti detesta-
bile, 1181 E.
— - famiglia Avogadri di Vercelli ,
1152 E.
— di Lombardia difesi da Ugo del
Balzo, 1152 E.
— potenti in Vercelli, 1158 A.
— loro annientamento in Vercelli,
lift} B.
— di Modena, esuli, minacciano la
propria città, 1154 B.
— di Toscana, hanno nemici i Ghi-
bellini di Pisa, 1155 A.
— signoreggiano in Lucca, 1155 C.
— durano poco tempo in pace coi
• Ghibellini rientrati in Lucca,
1156 A.
— sono vinti da Castruccio, che di-
venta signore di Lucca, 1156 B.
— fuggono a Fucecchio ed a Fi-
renze, 1156 B.
— altri fuggono a Montecatini, cac-
ciano i Ghibellini, imprigionano
Guerruccio dei Quartezani e lo
conducono a Firenze , 1156 B-
0 .
— consigliati da Firenze e da Bo-
berto di Napoli a combattere
Lucca ed i suoi Ghibellini, 1156
C.
— assediati in Montecatini da Uguc-
cione della Faggiuola, 1157 À.
— incoraggiati da Pietro d’Angiòe
dai Fiorentini, 1157 B.
— ricevono aiuti dalla Toscana, da
Bologna e da Padova, 1157 B.
— escono da Montecatini contro U-
guccione , 1157 B-G.
— si ritirano entro il campo, 1157 C.
— passato l’inverno, mandano am-
basciatori a domandare aiuto a
Roberto di Napoli, 1157 6.
— ricevono in aiuto Filippo principe
di Taranto e Carlo suo figlio, con
un esercito di 1200 cavalieri,
1157 D.
— sentendosi deboli, domandano aia-
to a Perugia, a Siena, a Pistoia,
ed a tutte le oittà della Toscana,
1157 E.
— si armano contro di loro molti
nobili della marina e della Lu-
nigiana, 1158 G.
— contro di essi continua l’aaaedio
Uguccione della Faggiuola, 1158
E, 1159 A.
— sono vinti, 1160 B.
— descrizione della loro strage, 1180
C-D-E.
— alcuni arrivano a Pisa, 1160 B.
— descrizione del loro bottino, con-
sistenti in vasi preziosi , Testi
splendide, eco., 1161 A-B.
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cronaca rasura
— , gli assediati si * eonsegnano a
Ugucoione, 1161 D.
Gueecino, Leonardo.
Ouksneri Giacomo.
Guzrruccio dii Quartefani, impri-
gionato e condotto a Firenze dai
Guelfi di Lucca cacciati da Ca-
struccio, 1156 G.
Guglielmo (forse Edoardo I) re
d’Inghilterra , insieme con
Teobaldo conte di Borgogna, si
fa mediatore di pace tra Filippo
IV e la Fiandra, 1000 B.
Guglielmo di Aspromonte, errore
per: Giberto di A.; v. a q. n.
Guglielmo Beltrame, assoldato dai
Padovani contro Cangiando ,
1180 D.
Guglielmo de’ Cancellieri, pisto-
iese, uno dei principali di sua
famiglia, 972 A.
— desidera invano d’impedire la di-
visione nella propria famiglia ,
all’ occasione in cui Guglielmo
suo figlio ferì Vanni figlio di Meo
de’ Cancellieri, 972 E.
Guglielmo Castelbarco, zio di Al-
. berto di Bovoglione, 1180 C.
— va presso Cangrande in Vicenza,
1146 E.
— consola Giacomo da Carrara pri-
gioniero, 1147 D.
— negozia la pace tra Padova e Can-
grande,' 1147 E, 1148 A.
Guglielmo Cavalcabò , march., si-
gnore di Cremona, 1054 B.
— dà ospitalità a Guido della Torre
esule e ramingo, 1068 A.
— invitato ad abboccamento da En-
, rìso TU, 1066 E.
— abbandona Cremona , 1067 E.
—, muore a Soncino, 1122 A.
— discordia era i congiunti suoi , e
i Ponzoni, 1122 A.
— prefetto di Cremona, aspira alla
• ricupera di Soncino: ma è uc-
ciso a tradimento per opera di
Maffeo Visconti , in Soncino ,
fattovi prigione da Guamieri di
Homburg , 1152 B-C.
Guglielmo (de’ Cerchi?), fiorent.
proso in occasione della cac-
ciata di Vieri dei Cerchi, di oui
era nipote, 977 C.
Guglielmo dei Confalokibbi, pi-
gliato come ostaggio da En-
rico VII fra i Guelfi Bresciani,
1081 D.
Guglielmo Ermano , inglese , assol-
dato dai Padovani contro Can-
grande, 1180 D.
(Guglielmo) conte di (Hatnalt),
Aykaldum, parteggia per Lodo-
vico il Bavaro aspirante al trono
di Germania dopo la morte di
Enrico VII 1169 D.
Guglielmo Nogaret , comandante
della milizia di Filippo IV di
Francia, è da questo re unito
a Sciarra Colonna nella con-
giura ordita contro Bonifa-
cio Vili, 1003 B.
— con 800 armati, viene nella Cam-
pii aia (Campagna romana), 1003
— entra in Anagni e con Sciarra
Colonna, uccide i difensori di
Bonifacio Vili, 1008 D.
— mette a sacco la casa dove sta il
papa, 1003 E.
— cacciato dalla città con tutti i
congiurati da un tumulto popo-
lare suscitato dal cardinale Luca
del Fiesco, 1005 A.
Guglielmo Novello, ghib. padov.,
ucciso in un tumulto, 1127 C.
Guglielmo da Parma , cardinale ,
prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011
v D.
Guglielmo Proti , vicent. , muore ,
1181 C.
Guglielmo de’ Bossi, rimane presso
Enrico VII , non osando rien-
trare in Parma, donde era stato
cacciato, 1060 A.
— nella dieta di Pavia, prega En-
rico VII a non lasoiare la Lom-
bardia prima d’averla liberata
dai tiranni, 1087 A.
— esigliato, sposa Maddalena figlia
dà suo nemico Giberto da Cor-
reggio : riammesso in Parma ne
caccia il suocero, 1122 'B-C.
Guglielmo Spini, è il primo * ferire
Corso Donati, 979 A.
Guglielmo di Valnico , di Treviso,
uomo fazioso ed audaee si uni-
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nmox bistbicaxzoi
eoe ad Antonio e Nieolò di Ro-
ver io, ohe trattano segretamente
con Cangrande,, 1180 £.
Guidi, conti. Bandino.
Guido Bissa ho , promove la ribel-
lione di Vicenza ai Padovani,
eoi favore dei Cesarei, 1069 D.
— sua dispotica autorità in Vioenza,
1126 E.
t- muore, 1131 0.
Guido ( Botticella ) Bonaccolsi ,
v. Botticella (Guido) Bonaccolsi.
Guido (Cappello dei conti di Mon-
tebello), vicent., fatto da Ni-
oolò IV vose, di Ferrara e pre-
fetto di Bologna , favorisce in
Ferrara il popolo agognante li-
bertà, 1089 C-D.
— manda legati a Clemente V, per-
chè riceva Ferrara sotto la Santa
Sede, rendendola libera dai ti-
ranni, 1089 D.
(Guido) di Fiandra , aiuta Carlo
d’Angiò contro Manfredi, 947 C,
948 B.
— condottiero di milizie sotto En-
rioo VII, 1080 A.
— colle truppe cesaree entra in Bre-
scia arresasi, 1081 B.
— muore, 1087 E.
— v. Ugo conte di Fiandra.
Guido di Lanzate, padre di Ferra-
no, 1090 A.
Guido db’ Maltra versi da Lozzo , *
sposa Verde nipote di Cangrande,
1182 A.
Guido da Montefeltro , chiamato
a sè da Bonifacio Vili, 970 A.
— tradisce i Colonna, col consiglio
malvagio dato a Bonifacio Vili,
970 B.
— padre di Federioo, 1111 A.
Guido conte di Namur, segue En-
rico VII imp. in Italia con
cento cavalieri, 1057 E.
Guido da Polenta , signore di Ra-
venna, 1088 D.
— accoglie Francesco d’Este esule,
1088 D.
Guido Savina , offre la signoria di
Reggio a Enrico VII, 1059 B.
Guido della Torre, suocede a Mosca
della Torre nel governo di Mi-
lano, 1022 A.
— governa dieoi anni, dopo dei quali
da Enrico VII déetituitp e cac-
ciato in esigilo, 1022 A-B.
— sua odiosa tirannide su Milano
e Bergamo, 1054 B.
— si consiglia cogli altri signori
d’Italia per opporsi a Enrico VII,
1054 D-E.
— da essi abbandonato , alT acco-
starsi dell’ imp rinunzia ad op-
porgli, 1055 D-E.
— gli si fa incontro riverente, 1058
B.
partito Enrico VII alla volta di
Roma, congiura contro di lui con
Maffeo Visconti ed altri signori,
1060 C-D.
— tratta con Antonio da Fissiraga,
e lo attira nella congiura , in-
sieme con Simone (Avogadro) da
Colobiano , Alberto Scotto, Fi»,
lippone da Langosco , ed altri ,
1061 A.
— sue macchinazioni oon Maffeo
Visconti, 1061 B.
— tradito da Maffeo Visconti, 1061 C.
— battuto dai Tedeschi, 1061 D-E.
— costretto a lasciar Milano , 1062
B-C.
— condannato dall’assemblea dei si-
gnori Lombardi in contumacia,
come reo di lesa-maestà; i suoi
beni sono applicati al fisco,
1062 D-E.
— le sue case sono rase al suolo
1062 E.
— ottiene ospitalità in Cremona
presso i march. Cavai cabò, 1068
A.
— entra in Brescia travestito da
firate minore, 1067 A, ,
— ivi tenta invano di eccitare alla
ribellione Tebaldo dei Brasati,
1067 B.
— va a Cremona, indi a Panna,
Reggio, Modena, Bologna, 1067
B.
— si ritira a Montorfano con alcuni
. di sua famiglia , 1067 B.
— contrae parentela con Giberto da
Correggio, 1092 A.
— diventa signore di Cremona, 1094
C.
— sua morte, 1Q94 D.
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CRONACA FERRETO
61
— In Cremona cerca modi per far
risórgere la sua famiglia, 1119 A.
— muore, 1119 B.
— Simone e Francesco figli, 1119 B.
— padre di Simone e fratello di Pa-
gano; 1159 D.
Guido delfino di Vienna, segue En-
rico VII in Italia con 400 cava-
lieri, 1057 E.
Guxferio da Sommo vereno , cremo-
nese, giustiziato in Castiglione,
(delle Stiviere), per la ribellione di
Cremona ad Enrico VH, 2,082 A.
Hantozzus, così è appellato una volta
(1172 C) Casone Nantoi; v. a
q. n.
Gotsemborch, M. . . abbate di,
— v. Egidio di Wamsberg.
Quzone Nantoi , esule vicentino ,
£ rende parte con Macaraffo dei
Tacaruffi alla rivolta di Vicenza
contro Cangrande della Scala ,
1172 C.
— rimane ferito nella scaramuccia
tra Cangrande e gli esuli vi-
centini e veronesi, 1175 E, 1174
A.
— fatto prigioniero da Cangrande ,
1174 B,
(Haymalt) Aynaldi Comes, (Gugliel-
mo).
(Homburg) Ottemburch, Guamieri.
Iterala, Ver (mente* Iberni, 1185 B.
— nella regione Ibemia (veronese) è
Arcole, 1187 C.
Ulasi, vili, del veronese, distrutto dai
Padovani, 1187 D.
mirici, così sono chiamati spesso (p.
e., 985 B) i Veneziani ; v. sotto
di questo nome.
c labri* » (Intra)), lago e terra che
Enrico VII tocca , venendo da
Losanna iif Liguria, 1057 A-B.
— Enrico VII vi prepone come suo
vicario Nicolò Bonsignori, 1058
A.
(Isola) c Cornell! Castroni * , vi
gnlnge il cardinale Napoleone
Orsini, 1026 A.
Incisa, villaggio del Fiorentino: bar-
riva Enrico VII, 1110 B.
Incoronazione , di Enrico VII a re di
Germania in Aquisgrana, 1058
A.
— di Enrico VII in Monza colla
corona ferrea, 1060 B.
— di Enrico VII ad imperatore, in
Botna, proposta nella ohiesa dei
Ss. Apòstoli (Ss. Pietro e Paolo),
e ottenuta in Laterano, 1102 C,
1108 B-E, 1104 B sgg.
Infida papale, donata da Costantino
a s. Silvestro, 1011 0.
Intemperie, sono contrarie a Filip-
po IV di Francia in guerra colla
Fiandra, e favorevoli ai Fiam-
minghi, 997 C-998 A.
Inghilterra, re: Guglielmo (?), Edo-
ardo I, Edoardo II.
Innocenzo IV, avversario di Fede-
rico II, 945 A.
Interminelli , famiglia ghibellina ,
esigliata da Lucca, 979 B.
— rientra coi Ghibellini in Lucoa,
1156 A.
— Castrucoio, Giovanni Parghia.
(Intra!), v. Imbria.
Inzola, v. (Enzola).
(Isabella) , figlia di Filippo IV il
Bello e moglie di (Edoardo II)
re d’Inghilterra, 1188 C.
(Iseo) Iside, lago di: sulla sua riva
soggiorna per due mesi Maffeo
Visconti, 1021 E.
Isola, luogo della città di Vicenza : ri-
paranti i Padovani messi in fuga
dai Vicentini ribelli, 1069 D.
Istrioni , prendono parte all’ingresso
solenne di Enrico VII in Genova,
1088 A.
Italia, sue fazioni cominciate con Fe-
derico II, 1077 B.
— Italiani oon Enrico VII all’as-
sedio di Brescia, 1078 C,
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62
INDICI SISTEMATICI
— gli Italiani che combattevano con
Enrico VII sotto Brescia, sono
attaccati dall’epidemia più. tardi
che i Tedeschi e i Galli, e ciò an-
• che per la loro sobrietà, 1078 E.
— priva del suo re, ed oppressa dai
tiranni con giogo nefando, 1108
E.
— condottieri italici , sotto Enri-
Jacium, v. (Lajaociof.
Janico, uomo nobile ed audace, con po-
chi uomini incendia molte case
di Roma, mentre in quella città
trovasi Enrico VII, 1107 A.
— assalta le porte Dazia e Laterana,
1107 A-B.
rovooa à battaglia Rizzardo
egli Annibaldi, 1107 B.
— fugge quando si armano contro
di lui Enrico di Fiandra, Bie-
co VII, ai stancano del lungo
assedio di Firenze, 1116 E.
— non visitata da Alberto H d’Au-
stria, 1148 A.
— cfr. Latini.
Ivrea, vi muore il vescovo Annone
di Ginevra, 1078 C.
— suoi lega ti a lla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1066 B.
fano Colonna, e Rizzardo degli
Annibaldi, 1107 B.
— inseguito fino alle città favore-
voli a Giovanni d’Angiò, 1107 C.
Jofeedo da Lionazo, v. Goffredo da
Lignazo.
(Jolanda) (di Aragona) , figlia di
Pietro III di Aragona, sposa
Roberto di Napoli , figlio di
Carlo II d’Angiò, 956 C-D.
Josano, Gerardo.
K
(Kat^enellnbogen) Calcinenborch, Dietero.
Lacedemonia, principe: Filippo di
Savoia (di Aoaia).
(Lajaccio) Jacium , battaglia tra Ge-
novesi e Veneziani, 985 C.
(Lambertenghi) Lavetario, (Leone),
Martino.
Lampa Dokia , genovese , a lui affi-
dato il comando della flotta ge-
novese contro i Veneziani, 985
B, 986 C-E.
— a Ourzola, 987 C.
— vorrebbe ritardar la battaglia ,
987 D.
— sua completa vittoria, 988 D.
— concede onorevole sepoltura ad
Andrea Dandolo, 989 A.
— ritorna a Genova, 980 B-D.
— onori resigli ; viene edificato un
palazzo in suo onore, e quivi è
posta la sua icone, e in lettere
d’oro è fatta memoria dei pri-
gionieri e delle navi conquistate,
990 A-B.
— come tratta i prigionieri Vene-
ziani, 990 B.
la
Lamberto da Polenta, aiuta Gentile
Orsini, 1089 0.
— fece molti prigioni nella vittoria
dei Crociati contro i Veneziani,
1046 E.
— la sua nave coi prigionieri è as-
salita dai Bolognesi, ivi.
Lambro , fiume presso Milano , vi si
accampa Alberto Scotto , ve-
nendo da Lodi verso Milano, con
20,000 uomini, 1020, E.
Lancia, Galvano,
i Landolfo, v. Ardolfo Brancacci.
| Lanfranco Banconi, nobile modenese,
lodato ; origliato da Azzone VH3
a Lucca, 979 D.
— combatte per i Lucchesi contro i
Pisani, 979 D.
— richiamato dall’ origlio, vince gli
Estensi, e fa prigione il conte di
Sartigliano loro condottiero, 980
A-B.
— libera il detto conte, 980 B.
— combatte coi Bolognesi oontro Az-
zone Vin, 980 E.
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CRONACA FBBBETO
Lahoosco, Filippone , Ritardino.
LaUfici, a Parigi, 1002 B.
— m Cremona, 1081 D.
— in Verona, 1185 B.
Lizzate, Ferrarlo, Guido.
Lanzlosa, v. (Pino) de la Tosa.
Lappo Farinata degli Uberti, ri-
corre a Enrico VII per poter
rientrare in Firenze, sua patria,
da eoi era esule, 1059 C.
— nominato da Enrico VII suo vi-
cario a Modena (Mantova? ; cfr.
Benier , Liriche di F. degli ,
Uberti , p. CH), 1059 E.
— succede a Passerino (Rinaldo), e
a Butirone (Bonaventura) Bo-
naocolsi, quale regio vicario in
Mantova, 1068 E. »
— accusa presso Enrico i fuorusciti
rientrati in Mantova, come cau-
sa dei tumulti ivi successi, 1068
E -1064 B.
Ltterana, porta della città di Roma,
assalita da Janico, 1107 B.
Uterano, v. S. Giovanni in.
Latini, combattono in Milano coi
Germani, 1062 B.
Layetakio, v. (Lambertenghi).
Legati pontifici , Arnaldo Frangeri ,
Arnaldo Pelagruà, Bosiolo par-
mense, Leonardo Quercino, Luca
del Fiesco , Nicolò (Martini),
Onofrio di Trebis.
temano, lago, presso ad esso la con-
tea di Adolfo di Nassau, 964 C.
Lendin&ra, villaggio del Polesine, te-
nuto lungamente dai Padovani,
al oui possesso aspira Rinaldo
d’Este, 1178 D-E.
Leo, Antonio.
Leonardo Quercini , card. , prende
parte al conclave in cui fu eletto
Benedetto XI, 1011 D.
— vescovo d’ Albano, legato di Cle-
mente V per incoronare Enrico
VH, 1076 A.
— entra in Brescia per ridurre i Bre-
sciani a più miti consigli, 1076
B.
— ne esce senza aver nulla ottenuto,
1078 A.
— vedendo ardenti alla guerra am-
bedue le parti, coi compagni di
legazione, si ritira in Cremona
attendendo 1’ esito deirassedio ,
1078 D.
— assiste (?) alla dieta raccolta in
Pavia da Enrico VII, 1085 B.
Leonardo , Cistercense , cardinale ,
^prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011 E.
(Leone) (Lambertenghi) Lavetario
vescovo di Como, fratello di
Martino L. , signore di Como ,
offre ad Enrico VII la signoria
di quella terra, 1059 B.
(Leonora) (d’ANGiò), figlia di Carlo II
d’Angiò, sposa Federico di Ara-
gona, re di Sicilia, 956 C.
Leopoldo, Lipoldo d’Austria, f. di
Alberto I, dà tomba al padre
ucciso, 1049 0-1050 A.
— va contro Giovanni d’Austria, uc-
cisore del padre , 1050 B.
— torna in Vienna, ivi.
— segue Enrico VII imp. in Italia
con 500 cavalieri, 1057 E.
— colpito dalla pestilenza sotto le
mura di Brescia, ritorna in pa-
tria, passando per Verona, 1079 C.
Libano, monte d’Armenia (!) , sotto
cui è posta Jacium (Lajaccio).
Liegi, vescovi: (Teobaldo) co. di
Bar.
Ligna, v. (Lignitz).
Lignazzo, Goffredo.
(Lignitz) Ligna , Giovanni Alfredo.
Liguria, v. Lombardia.
Lingua-di-Vacca, Barrito.
Linsignanum, v. Lumi guano.
Lione, vi muore Clemente V, 1189 C.
— per incarico di Roberto di Napoli,
vi si reca Giacomo da Cahors,
cbe sarà poi pontefice sotto il
nome di Giovanni XXII, 1168 B.
(Lisiera) Liseria, Cangrande ivi, 1148
D.
Livenza, sulle sue sponde s’incontrano
le genti del patr. d’Aquileja e
di Rizzardo da Camino, 1086 E.
Lodi, vi arrivano i Torriani , venutivi
da Aquileia passando per Verona,
1020 C.
— vi convengono alcuni signori di
( Lombardia ) , per opporsi alla
venuta di Enrioo VII imp., 1054
E.
— Enrico VII vi manda pretori regi
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64
INDICI SISTEMATICI
e vi rimette gli esuli ; gli uni e
gli altri sono cacciati da Anto-
nio da Fissiraga, 1068 A.
— Ant. da Fissiraga, da Lodi, è pre-
sente alla dieta raccolta da En-
rioo VII in Pavia, 1087 A.
— dipendente da Maffeo Visconti,
1121 B, 1151 E.
— signori, cfr. Antonio da Fissi-
raga, Maffeo Visconti.
Lodovico, d’Angiò, S., figlio di Car-
lo U, frate francescano, 956 A,
957 A.
— canonizzato c sub aetatis nostra©
ourriculo * da papa Giovanni
XXH, 957 B.
Lodovico di Baviera, aspira all’im-
pero, 968 A-C.
— oompete per il trono di Germania
con Federico d’Austria, dopo la
morte di Enrico VII di Lussem-
burgo, 1169 0.
— parteggiano per lui Giovanni re
di Boemia, ed il conte di Hay-
nalt, 1169 D.
— riuscendo incerta la elezione del
re augusto fatta dagli elettori, è
interpellato il re di Boemia, che
per antica legge aveva diritto di
voto, quando i voti degli altri sei
elettori erano divisi a parità,
1169 E
— Giovanni di Boemia decide in suo
favore la elezione, 1170 A.
— vuole si definisca con calma la
questione della successione, nè
assunse il nome di re prima di
aver ottenuto l’assenso del re
boemo, 1170 B.
Lodovico Cavalcabò, nipote di Gu-
glielmo; egli e gli altri nipoti
di Guglielmo, ottengono autorità
in Cremona , donde cacciano
Poncino, 1152 C.
— cede la città a Passerino ( Ri-
naldo) e Butirone (Bonaventura)
Bonaccolsi di Mantova, 1152 C.
Lodovioo IX, S., W5 di Francia, sua
crociata, per la quale si assicura
il favore del papa e del re di
Navarra, 950 D-JE.
— assedia Tunisi, 951 A.
— muore sotto Tunisi, 951 B.
Lodovico X bb di Francia, primo-
genito di Filippo il Bello al quale
succede, 1188 B.
— sollecita l’elezione d’ un papa dopo
la morte di Clemente Y, 1189 D.
— acconsente a che Filippo diVa-
lois vada a sostenere i Torrìani
contro i Visconti, 1158 A.
(Lodovico) conte di (Oettotgen)
Octingen , segue Enrico VII
nella spedizione italica, 1098 G.
(Lodovico II) Conte Palatino, fa-
vorisce l’elezione di suo cognato
Venceslao (IV) re di Boemia al
regno germanico, dopo la morte
di re Rodolfo (suocero di ambe-
due), 968 B.
Lodovico di Savoia, a lui Enrico VII
affida il governo di Pavia, 1087
B.
— intercede presso Enrioo VII in fa-
vore di Antonio da Fissiraga,
1087 C.
— precorre Enrioo VII a Roma,
1091 D.
— suoi pericoli ivi, 1098 E.
— essendo senatore (di Roma), affida
l’ accesso al Campidoglio a niz-
zardo Orsini e a Giovanni Anni-
baldi, col patto ohe ricevessero
amichevolmente Enrioo VII,
1099 E.
— restituito da Enrico VII nella di-
gnità Senatoriale (in Roma),
f ià da lui esercitata, 1101 A.
comando delle truppe regie con-
tro le genti di Giovanni (d’An-
giò), 1101 C.
— esorta Enrico VII a partire da
Roma, ricordando che col 1° di
agosto (1811) scadeva la tregua
fatta col nemico, 1106 C.
— parte da Ro ma e gli solo, vedendo
che Enrico VII non vuole allon-
tanarsene, 1107 A.
Lombardia, desiderano la venata di Al-
berto d’Austria in Italia, 996 B.
— Benedetto XI pensa di trasportare
colà la sede apostolica, 1018 C.
— i signori di L. favoriscono i Tor-
* riani, 1022 D.
— sconvolta al momento della di-
scesa di Enrico VII, 1088 A.
— i signori di L, temono la disoesa
di Enrico VII, 1055 D.
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CRONACA FERRETO
65
— a lai venuto, si umiliano, 1058 E.
— non dipendente da alcun Cesare
dopo Federico II e prima di En-
rico VII, 1054 A.
— ivi i legati di Enrico VII, 1055 B.
— divisa in superiore e inferiore,
1054 E, 1055 D, 1071 C.
— disposizione dei signori di L. verso
Enrico VII, 1058 D-E (cf. 1054
E).
— i signori Lombardi sono raccolti
in assemblea da Enrico VII per
|iudicare Guido della Torre, 1062
— lo giudicano reo di lesa maestà,
in contumacia ; i beni suoi sono
applicati al fisco, 1062 E.
*— perfidia dei Lombardi, 1063 C.
— signori di L., invitati da Enrico
VII, recansi presso di lui in Ge-
nova, 1039 D sgg.
— lasciata da Enrico VII, prima di
averla liberata dai tiranni, con
dolore di molti, 1087 A-B.
— travagliata dalle fazioni al tempo
di Enrico VII, 1091 E.
— soldati lombardi con Diego (della
Batta) armigero di re Boberto,
1094 A.
— signori di L., sottomessi a Maffeo
Visconti, 1121 E.
— ivi mandato da Enrico VII il
co. Guarnieri (di Homburg) con
200 cavalli, 1135 B.
— aiuti indi avutine da Cangrande,
1133 D.
— guelfismo sostenutovi da re Ro-
berto, 1152 E.
— ivi i Visconti, capi dei Ghibellini,
. 1153 A.
— soggettaaMaffeo Visconti, 1153 C.
— Uguccione della Faggiuola viene
agli stipendi dei Lombardi, dopo
aver perduto il proprio dominio,
1162 A *
. — tiranni (Signori) di L. , nemici di
re Roberto, 1166 D.
— mercenari assoldativi dai Padovani
Ì172 D.
— signori di L., si eleggono a capo
Cangrande: osteggiano Genova,
1181 A-B.
— y icario imperiale: Guarnieri
di Homburg.
5 — Indici sistematici
— signori: Maffeo Visconti.
— capo dei signori di L.: Can-
grande della Scala.
Lon&to, avanti a L. dispone il suo
esercito Cangrande della Scala,
dopo di avere inutilmente tentato
di entrare in Brescia, 1171 C.
Longare, vi. nel vicent., vi si accam-
pano i Padovani, 1182 C.
— devastazioni ivi fatte dai Pado-
vani, 1133 B.
Longhi, Guglielmo da Parma.
Lonigo, vi. (vicent.), devastazioni ivi
fatte dai Padov., 1138 C.
— vi è accolta la famiglia dei S. Bo-
nifacio, 1138 D.
— ivi Cangrande co* suoi, 1175 D.
Lorenzo Orsini detto (di Campodi-
fiore) de Càmpoflorido, ado-
lescente valoroso , combattendo
sotto Giovanni d’Angiò contro
le truppe cesaree, è mortalmente
ferito in Roma, 1102 A.
Loria, Ruggero.
Losanna, ne esce Enrico VII, 18 no-
vembre 1310 , per scendere in
Italia, 1057 A.
Loschi, Nicolò.
Lozzo, vili, vicentino, presso dol quale
scorre un ramo del Tésina, 1129
A.
— ivi si ritira Nicolò Maltraversi ,
1184 B.
— presa dai Padovani, 1185 A.
— ne sono respinti, e la terra è ful-
cita da Cangrande, 1135 A.
— vi si reca Cangrande, 1135 D.
— v. Maitraversi.
(Luca) del Fiesco , genovese cardi-
nale, favorevole a Filippo il Bello,
nel concistoro dei cardinali pro-
pone gli venga accordato soc-
corso da parte della Sede Apo-
stolica, 999 D.
— amico di Bonifacio Vili, susci-
tando a tumulto il popolo di
Anagni, caccia i congiurati, 1005
A.
— liberato da Bonifacio Vili, prende
parto al conclave per reiezione
di Benedetto XI, 1011 E.
— mandato ad Enrico VII, per l’in-
coronazione in Roma, 1076 A.
— si ritira in Cremona, aspettando
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66
INDICI SISTEMATICI
Pesito dell’assedio di Brescia,
1078 D.
— induce i Bresciani a desistere dal-
Parmi ed affidarsi a Enrico VII,
1080 D-E.
— assiste (?) alla dieta raccolta in
Pavia da Enrico VII, 1085 B.
Lacca, vi si propagano le fazioni dei
Bianchi e dei Neri, 978 C.
— vi trionfano i Neri, 999 B.
— per tre anni vi soggiorna la fa-
zione dei Bianchi pistoiesi esuli
dalla patria, 1024 B.
— governo alternato tra le fazioni,
1054 C.
— accede alla lega di altre città to-
scane contro Enrico VII, 1092 C.
— posta al bando dell’impero da
Enrico VII, 1096 C.
— cacciati i Ghibellini, è governata
dai Guelfi, 1155 C.
— i Ghibellini tentano di ritornarvi,
1155 C.
— vuole la pace cogli esuli, 1155 C.
— vi rientrano i Ghibellini, 1156 A.
— no diventa signore Castruccio de-
gli Interminelli, 1156 B.
— temendo di Firenze, alla quale si
sono rivolti i Guelfi esuli, fa lega
con Pisa, 1156 C.
— Uguccione della Faggiuola vi
manda pretore dei Ghibellini etto
figlio Francesco, 1156 C.
— dopo la rotta dei Guelfi a Monte-
catini e la morte di Francesco
della Faggiuola, Neri ne ò fatto
signore da suo padre Uguccione,
1161 E.
— vi giunge Uguccione della Fat-
inola per cercare modo di li-
erare Castruccio, 1162 E.
— vi ritornano i soldati mandati a
Pisa tumultuante, da Uguccione
della Faggiuola, 1168 A.
— istigata da Castruccio degli In-
terminelli a cacciare Uguccione
della Faggiuola, 1168 B.
— persone fidate e il popolo armano
le mura; laonde Uguccione, com-
prendendo d’aver terminato il suo
reggimento, invita a consiglio
Castruccio e i primati di Lucca,
dai quali è pregato di abbando-
nare la città, 1168 C.
— lasciata da Uguccione , 1168 C.
— ne è fatto signore Castruccio de-
gli Interminelli, 1168 E.
— signori: Uguccione della Fag-
giuola , Castruccio degli Inter-
minelli.
— governatori (per Uguccione
della Faggiuola): Francesco del-
. la Faggiuola , Neri della Fag-
giuola.
— governatore(perRobeft6d’An-
giò): Gerardo da S. Lupidio.
Lucchino Visconti, figlio di Maffeo,
governa Cremona, 1122 A.
— mandato dal padre in aiuto di
Cangrande, 1135 B.
— va contro Ugo del Balzo, e lo
uccide presso Bassignana, 1158 À.
Lucio Sego detto Panzetta dkllk
Schbnklle , esule padov., uc-
ciso alla battaglia di Costoza,
1128 B-C.
Lucchino Visconti, figlio di Maffeo,
riceve dal padre ordine di met-
tere in salvo le ricchezze e quindi
di fuggire, 1021 D.
— va a rendere omaggio ad En-
rico VII in Genova , 10 89 E.
— accompagna Enrico VII da Ge-
nova a Pisa, 1004 E.
(Lumignano) Linsignanum , villaggio
vicentino, devastazioni ivi fatte
dai Padovani, 1188 B.
Lunigiana, molti signori dei colli della
Lunigiana si armano contro i
Guelfi fiorentini, 1158 C.
— Uguccione della Faggiuola manda
colà quale prefetto Castruccio
degli Interminelli, 1162 A.
— signori: Uguccione della Fag-
giuola (cfr. Malaspini).
— governatore: Castruccio Ca-
stracani degli Interminelli (per
Ugucoione).
Lupi dio S,, Gerardo.
Lupo, nome di una nave di Passerino
(Rinaldo) Bonaccolsi, 1028 C.
Lussemburgo , sta tra i territori dei
Franchi e dei Germani (pas-
saggio desunto dalla àist.
lib. I, rub. 1, di Albertino Mus-
sato), 1058 A.
— Balduino, Beatrice, Enrico VII,
Giovanni, Valerano.
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CRONACA FERRETO
67
UacabÌsako , v. Marcabruno da Vi-
nato.
Macàbuffj , somma autorità dei Ma-
caruffi in Padova, 1136 A.
— Barnaba , Macaruffo.
Maca Ruffo de* Macàruffi , pado-
vano, guelfo, assunto al governo I
Mi Padova, 1127 C» !
— tino dei condottieri dei Padovani,
insieme coi suoi fratelli, 1130 B,
USO B.
— sftaventatp, perchè i Padovani in-
sorgono a libertà, 1186 D.
— ..rafc consiglio del vescovo esce di
Padova, 1136 D.
— riacquista il favore del popolo, e
‘ dei Carraresi , sebbene egli fa-
vorisca la parte guelfa, 1137 A.
— *u* autorità in Padova, 1137 B.
— net consiglio di Padova sconsiglia
la pace con Cangrande, 1148
A-B.
— de* primari Vicentini, cogli esuli e
con alcuni della città, tenta di far
ribellare Vicenza a Cangrande,
1171 t>-E.
— domanda aiutò a Vinciguerra
; conte' di 6. Bonifacio, ed a Pi-
scàrosio (dei Monticoli ?), cacciati
di Verona da Alberto della Scala,
,1172 IX
— Ì Carraresi gli offrono aiuto, con
intuizione di tradirlo, 1172 D.
—, consiglia i Vicentini ed i Veronesi
eètiti ad andare verso Monselice,
1173 A,
— Odiato dal popolo di Padova per-
> chè eccitò gli esuli contro Can-
grande, violando la pace, 1175 B.
— riaeqttista il favore del popolo ,
allorché questo accagionò Giac.
da Carrara della perdita di Mon-
U76 B.
— * uno feti ambasciatori di Padova,
mcàric*to di trattare con Can-
grapfe 1178 B.
— ^ Centrò' di lui , de&ideroso del fa-
’ ' trofb ièlla plebe, si manifestano
, à Capra^esi, 1178 C-D.
— iuggb perciò coi suoi quattro figli
in Ferrara, dove eccita alla ri-
scossa il suo genero B&inaldo
d’Este, 1178 D.
— annunzia al popolo la elezione di
Giacomo da Carrara a principe
di Padova, 1179 C.
Macchine da guerra , adoperate nell’as-
sedio di Brescia, 1074 A^B.
— usate dai Padovani contro Bar-
barano, 1188 A.
— usate dei Cesarei per oppugnare
il Campidoglio, 1101 A.
— adoperate da Cane della Scala
contro Lonato, 1171 C.
Macone, (Maometto) guadagnato da
Cangrande, gli procura l’acquisto
di Monselice, 1175 C-1176 A.
Maddalena de’ Rossi, figlia di Gu-
glielmo, sposa Ghiberto da Cor-
reggio, 1122 C.
Maffeo Maggi, fratello del vesc. Be-
rardo, gli succede nel governo di
Brescia ; uomo bellicoso, 1031 C,
1054 B.
— stringe alleanza con Giberto da
Correggio, 1083 A.
— sollecitato da Guido della Torre ad
unirai a lui contro Enrico VII,
1055 E.
— d’accordo con Tebaldo dei Bru-
sati fa ribellar Brescia ad En-
rico VII , 1063 A.
Maffeo Visconti, prefetto di Milano,
è costretto ad esularne, 1019 B.
— Alberto Scotto ne è invidioso ,
1019 D.
— da Alberto Scotto gli è notificato
il matrimonio a lui offerto da
Azzo Vili duca d’Este, 1019 E,
1020 A.
— desiderando Beatrice d’ Este per
Galeazzo suo primogenito, man-
da ad Azzone legati in Ferrara,
1020 A-B.
— riceve risposta favorevole alla sua
domanda, 1020 B.
— ha notizia della congiura orditagli
contro da Alberto Scotto e dal pro-
prio zio Pietro Visconti, 1020 D.
— cattura e conduce a Milano Pietro
Visconti, e lo tiene in carcere,
1020 D.
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6 »
INDICI SISTEMATICI
— conduce il suo esercito presso Me-
legnano, 1020 E.
— ingannato da Alberto Scotto, che
gli consiglia di deporre lo scettro
del comando, e di richiamare in
patria i Torriani, 1020 E, 1021
A-B.
— rimanda il suo esercito, 1021 B.
•— Azzone d’Este fa appena mostra
di aiutarlo, 1021 B-C.
— privato della libertà, 1021 C-D.
— avvisa i suoi figli di mettere in
salvo le loro ricchezze e quindi
di fuggire da Milano , 1021 D.
— va a Piacenza, per volere di Al-
berto Scotto, 1021 E.
— soggiorna due mesi presso Brescia,
sul lago d’Iseo, 1021 E.
— va a Verona, di cui è signore Bar-
tolomeo della Scala punto a lui
favorevole, 1021 E.
— ritorna a Milano, di cui è rifatto
signore, 1021 E, 1022 A.
— temendo dei Torriani , domanda
aiuto agli amici e ad Alberto
della Scala, 1022 D.
— dà in isposa una sua figlia ad
Alboino della Scala, 1022 E.
— Bartolomeo della Scala , avver-
sario di Maffeo, sconsiglia il pa-
dre dal soccorrerlo, 1022 E.
— causa del ranoore degli Scaligeri
contro di lui, era l’aver Maffeo
fatta parentela con Azzone d’E-
ste, senza parteciparlo ad Alberto
della Scala, 1022 E.
— cade abbandonato da tutti, 1022
E.
— encomiato, 1028 A.
— padre di Galeazzo, 1089 C.
— esigliato dai Torriani, viene a To-
rino, a raggiungervi Enrico VII,
1057 C.
— * rientra in Milano con Enrico VII,
1058 D.
— congiura con Guido della Torre a
danno di Enrico VII, 1060 C-D.
— crede agevole la vittoria sopra Ce-
sare, 1061 B.
— rivela a Enrico VII la cospira-
zione di Guido, 1061 C.
— nell’assemblea dei signori Lom-
bardi mostrasi ardente contro
Guido della Torre, 1062 D.
— cacciato costui , gli si accostano
molti ottimati, 1064 C.
— estorce al popolo molto danaro,
per pagar le truppe di Enrico VII,
1064 C-D.
— è fatto vicario regio in Milano ,
1067 D.
— si rallegra per la cattura di An-
tonio da Eissiraga, ivi.
— col permesso di Enrico VII, ri-
ceve il Fissirsga, consegnatogli
da Manfredo Beccaria ; lo tiene
in carcere, ivi.
— governa Milano, 1120 A.
— avversato dalla parte dei Torriani,
tanto fra i nobili ohe Ix a i ple-
bei, 1120 A-B.
— distribuisce tesori per accattivarsi
il popolo, 1120 B-CJ. j
— sottomette Lodi, Soncmo, Como
e Piacenza, 1121 B-C.
— padrone di dieci città, 1122 E.
— guerreggia Brescia, 1123 A.
— pregatone, manda Luchino buo fi-
glio inaiuto di Cangr&nde»ll$>£‘
— desidera mandare il suo secondo-
genito in aiuto di Cangrande,
ma non lo fa, essendo in guerra
col Delfino di Vi enn a , 1147 A.
— ottiene da Enrico VII il governo
di Milano, 1151 E.
— estensione del suo dominio, 1151
E, 1152 A.
— gli si oppongono Parma, Cre-
mona, Pavia, sostenute da Bo-
berto di Napoli, da Firenze, e da
Bologna, 1152 A.
— fa uccidere a tradimento Gugliel-
mo Cavalcabò , prefetto di Cre-
mona, 1152 B-C. , .k
— conquistata Cremona, si fa nemico
Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi,
1152 D. -, .
— con dolo conquista Pavia, 1152
D-E.
— aspira al possesso di VegueUi, che
è la sola a resistere, 1152 E.
— favorisce i Tizzoni ghibellini ,
di Vercelli, 1152 ÈL
— combattuto da Ugo del Bolso e
da Filippa di Valois, 1J54 E.
1158 A.
— s’impadronisce di Vercelli* massa-
cratine i Guelfi, 1158 B.
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CRONACA EERRETO
«9
— corrompe Filippo di Valois e lo
1 ritaanda jn Francia, 1159 B.
— ottiene ‘ fatta la Lombardia, 1158
* C. ^
— favorisce Frane, della Mirandola,
c)ie governa Modenà, 1154 C.
— richiesto di aiuto da Uguccione
della Faggiuola assediantei Guel-
fi in Montecatini, 1158 A.
— non glielo concede, 1158 B.
— teme di Filippo di Valois, che si
ItòVa sotto, Vercelli, 1158 B.
— sospettoso della influenza di Ro-
berto di Napoli in Genova, 1180
E. / :i
— manda IT figlio Marco in aiuto
'degli Spinola e dei Boria, esuli
Genovesi, dhe combattevano per
ritornate in patria, 1181 A.
Mac(gi, Beraldo o Berardo, Maffeo.
ttiGfflKÀRDO da Susinana, capitano
delle milìzie di Azzo Vili, 981 B.
— seòhsiglia ad Azzone di termi-
nare la guerra sul modenese ,
mi d:
Xigotoza, per ordine di Alberto d’Au-
stria , vi è condotto prigioniero
1* arcivescovo (maguntino) , 994
B.
— colà recasi Alberto d’Austria, che
libera 1* Arci vescovo, e sottopone
la città ad un governatore regio,
m c-b.
— arcivescovi: Gerardo (di Ep-
penstein).
Mainardo co. ni Garanzia e del Ti-
rolo, aspira all’impero, 968 A.
Mai aro, v. Tebaldo co. di Santa Fiora,
lajsfica, r e : Alfonso.
MAn&oA^ELtA, Enrieo.
XsUdunt, v. Malo.
MìlìsVira; March0si, prestano in Ge-
nova omaggio ad Enrico VII ,
1089, E.
— loro poséessi (in Lnnigiana), ivi.
— - Galeotto.
néiresercito padovano, 1181
A.
— ih Viceh?a, 1181 B.
— cfr. Epidemia.
Halitiì&, Antonio de.
(Màio) Matadum, Mededum, villa vi-
centina^ disfatta dai Padovani,
1184 B.
— vi si accampano i Padovani, 1188
A. «
Maltraversi , nobile famiglia pado-
vana, 1180 B.
Maltraversi di Oastelnoovo , Al-
bertino.
Maltraversi da Lozzo, Guido, Ni-
colò.
Manere or (di S ve via) , te di Sicilia,
combattuto da Innocenzo IV ,
945 B-C.
— guerreggia Corrado IV, 940 A-B.
— assolda i Saraceni , e guerreggia
Urbano IV, 948 C.
— guerreggia Carlo I d’Angiò, 947
A-948 B.
— muore a. 1265, 948 B.
Manfredo Becca ri a, pavese, rimane
presso Enrico VII, non osando
rientrare in Pavia , donde era
stato cacciato, 1060 A.
— nella dieta di Pavia prega Enrico
VII di non lasciare la Lom-
bardia avanti d’averla liberata
dai tiranni, 1087 A.
— procura la cattura di Antonio da
Fissiraga, 1087 B.
— amico di Maffeo Visconti , non
concede al Fissiraga di redimersi
a denaro, ivi.
— consegna il Fissiraga a Maffeo
Visconti, ivi.
Manfredo di Chiaramonte , gover-
natore Ai Viterbo , manda mi-
lizie ad Enrico VII, 1098 B.
— accompagna nel loro ritorno i le-
gati inviati da Enrico VII in Si-
cilia per combinare un matri-
monio tra le due case reali, 1108
B.
— tratta, in qualità di procuratore
di Federico d’Aragona, in Rema,
nel palazzo presso S. Sabina, le
sponsalizie del figlio di lui Pietro
con Beatrice figlia di Enrico
VII, 1105 B.
— va ambasciatore a Enrico VII, of-
frendogli aiuto di uomini e di
denaro, in nome del re di Girila,
1114 B.
— ritorna a Federico per esporgli il
disegno di Enrico VII, 1114 E.
Manfredo da‘Sassuolo, condottiero
in Modena della milizia di A Zr
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70
INDICI SISTEMATICI
zone vni d’Este, dal .quale era
molto amato, 1028 E.
— - sconsiglia il figlio Sassuolo dal
preparare la rivolta di Modena
contro l’Estense, 1023 E-1029 B.
— muta pensiero, 1029 C.
— sua casa in Modena , dove funge
le veci di Azzone d’Este, 1029 D.
— trattiene i suoi soldati dal com-
battere i Modenesi insorti, 1029
D - 1030 A.
— assume il governo di Modena,
1030 C.
— consegna alla plebe il castello co-
struito da Azzone, affinchè ossa
lo distrugga, 1030 C.
(Manno), v. Massimo (de’ Cerchi).
Mantova, dal popolo ivi è odiato il go-
verno tirannico di Bardelone dei
Bonaccolsi, 982 B.
— presa dallo truppe scaligere, 982
D-E.
— Azzone V3H d’Este fa impeto con-
tro il Mantovano , di cui è si-
gnore Botticella (Guido) Bonac-
colsi, 1023 B.
— flotta mantovana sul Po , battuta
da Azzone Vili d’Este, 1023 C.
- — uniti ad Alboino della Scala , i
Mantovani espugnano Bergan-
tino , 1023 D-E, 1024 A.
— Botticella ( Guido ) Bonaccolsi ,
viene respinto nel territorio Man-
tovano, da Azzo d’Este, 1031 D.
— il dominio di M. passa da Bot-
ticella (Guido), a Passerino (Ri-
naldo) Bonaccolsi, 1031 E.
— nave mantovana presa da Azzone
Vili d’Este, 1039 A.
— Giacomo Quirini nel territorio di,
1045 E - .
— Lapo Farinata degli Uberti (il
testo ha Modena in luogo di
Mantova ) vi è da Enrico VII
nominato suo vicario , 1059 E.
— contro il volere di Passerino , vi
rientrano molti fuorusciti col fa-
vore di Enrico VII, 1060 A.
— vie. imp. Lapo Farinata degli
Uberti, 1063 E, 1064 A.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— ivi i Padovani assoldano merce-
nari, 1172 D.
— conti : Cortesia di Casalolto.
— signori e vicari imperiali:
Bardelone , Botticella (Guido) ,
Butirone (Bonaventura), Pas-
serino ( Rinaldo:) , Tagino Bo-
naccolsi; Lapo Farinata degli
Uberti.
— edifici: palazzo pubblico.
Maometto, v. Macone.
Marano, Bonacosa, Riprendo, Saio-
mone.
Marca d’Ancona , in essa la terra di
Murro, 1011 E.
— v. Gentile da Montefiore.
Marca trevigiana, afflitta da una piog-
gia torrenziale, 1069 B.
— v. « Marchitae
Maucabruno Cqlzadio, vicent., giu-
stiziato da C&ngrando come tra-
ditore, 1126 C.
Marcabruno Tiepolo , muore nel-
l’occasione della rotta data da
Cangrande agli esuli Vicentini e
Veronesi, 1174 A.
Marca bruno da Vi varo, promuove la
ribellione di Vicenza ai Padovani,
coll’aiuto dei Cesarei , 1069 D.
— padre di Alberto, 1126 B.
— sua dispotica autorità in Vicenza,
1126 E. ( t
— muore, 1131 C.
Marcarià, conte Rinaldo.
Marchitae , così chiamati gli abitanti
della Marca Trevigiana, lOBò
B.
Marco &. 9 chiesa di Roma, con torre,
1099 D.
— presa agevolmente dai Ceserai,
1099 E.
Marco Visconti, figlio di Maffeo, ri-
ceve ordine dal padre di mettere
in salvo le rioohezzp e ili fuggire
da Milano, 1021 D.
— muove contro di Filippo, figlio di
Carlo di Valois, 115S B.
— mandato dal padre in aiuto dei
Boria e degli Spinola, esuli da
Genova che combattevano per
ritornarvi, 1181 A.
Margherita di Brabax^e > moglie
di Enrico VÌI, 1052 JB.
— prega il marito di non distruggere
la torre nel foro di Cremona ,
1068 D.
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CRONACA CERRETO
71
— segue il marito all’ assedio di Bre- ]
seia, 1071 E.
— sue virtù, 1072 A.
— invano chiede al marito grazia
per Tebaldo Brusati, 1074 C.
— sue pietose pratiche durante T as-
sedio di Brescia, 1079 D.
— insieme col marito, entra nell’ ar-
resa Brescia, 1081 B.
— ottiene dall’imp. che sian liberati
i Bresciani fatti prigioni , 1081
E*
— muore in Genova, e vi è regal-
mente seppellita nel convento de’
frati Minori, 1090 C.
(Margherita) di Francia, sp. Edo-
ardo I, d’Inghilterra, 1010 D.
— guerreggia il marito e lo costringe
a lasciare il regno al figlio (E-
doardo II ), 1188 C.
Margherita di Morgano, eccita Àr-
tico Tempesta degli Avogaro suo
marito, 1180 G.
— alcuni vogliono abbia rioevuto
perciò doni da Gangrande di cui
si innamora, 1180 D.
Maria, 3., dei Frati Minori in Boma;
combattimenti tra Gesarei e An-
gioini, 1100 D.
laminilo (Marsanum), villaggio presso
Perugia, preso ed incendiato da
Enrico VII, 1109 C.
lar ostica, invano assalita dai Pado-
vani, 1127 A.
Marsilio dei Bossi, prigione nel-
l’aula di Gangrande (in Verona),
1145 0.
Martini, Nicolò.
Martino Cane, preposto dai Pado-
vani, al castello di Camisano
(Vicentino) perchè combatta i
vicentini, 1125 C.
— se ne assenta, 1185 G.
— padre di Zambonetto, 1174 A.
Marzio Bosso , uno de’ legati man-
dati da Vicenza ad Enrico VII
in Genova, 1090 A.
Mascare llo, Montorio.
Masinabio di Lodi, giustiziato in
Castiglione (delle Stiviere) in se-
guito alla ribellione di Gremona
contro Enrico VII, 1082 A.
Massa, pretese di Salinguerra e di Fran-
cesco d’Este, sopra di 1040 E.
| Massa (Trabarla), piccola provincia
! tra la Tuscia e la Bomagna, da
Bonifacio Vili viene conceduta
in principato a Corso Donati ,
975 C.
— posseduta da Uguccione della Fag-
giuola, 978 D.
— signori: Corso Donati, Uguc-
cione della Faggiuola.
Massimo (o Manno?) (dei Cerchi)
avvelenato nell’ occasione della
cacciata di Vieri dei Cerchi da
Firenze, 977 C.
Matera, conte : Carlo di Valois.
Matteo di Anagni, a’ suoi due figli
viene affidata da Sciarra Colon-
na la custodia di Bonifacio Vili,
1004 A.
Matteo da Correggio, signore di
Parma, 979 E.
— guerreggia Azzone VHI d’Este,
979 E -980 B.
Matteo Bosso Orsini, cardinale, sua
condotta nel concistoro tenuto
dai cardinali, dopo che Celestino
V si era segretamente ritirato dal
palazzo pontificio, 967 B.
— avverso a Filippo IV, nel conci-
storo propone che dalla Banta
Sede gli venga negato il chiesto
soccorso, 999 C-D.
— muove incontro a Bonifacio Vili
che ritorna da Anagni, 1005 B.
— sospettando di Bonifacio Vili lo
assoggetta ad attenta òustodia,
1005 D.
— conosce l’intenzione del pontefice
di andare al Laterano, 1005 E.
— sue parole al pontefice por dis-
suadernelo, 1006 A-B.
— dispone guardie intorno allo stanze
del papa, 1006 E.
— manda Giacomo e Napoleone Or-
sini , con altri , perchè impedi-
scano a Bonifacio Vili, di pas-
sare in Laterano , 1007 A.
— rimproverato dai cardinali di es-
sere stato la causa della morte
del pontefice, 1009 A.
— prende parte al conclave per reie-
zione di Benedetto XI, 1011 D.
— avversario di Bonifacio Vili, ivi.
— simula di approvare il viaggio
stabilito da Benedetto XI , che
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72
INDICI SISTEMATICI
desiderava trasportare la Sedo
Apostolica in Lombardia, 1012
D.
— pensa di fare eleggere un de’ suoi
nipoti a successore di Benedetto
XI, 1014 A-D.
Mazzoni, famiglia ghibellina di Bre-
scia, 1122 E.
Xeledum, v. Malo. I
(Melegnano) Merlguanum , vi conduce
il suo esercito Maffeo Visconti,
in guerra con Alberto Scotto ,
1020 E. ;
Melioranza, famiglia vicentina, esi-
gliata da Morando Panensacco,
984 E.
Melioris (!), Antonio.
Menabovj, Francesco.
Meo dei Cancellieri, uno dei prin-
cipali di questa famiglia pisto-
iese, 972 A.
— assume V appellativo di Bianco,
972 B.
— taglia la mano a Dori dei Can-
cellieri feritore del proprio figlio
Vanni, 978 A.
Mercenari , saraceni, di re Manfredi,
946 C.
— al soldo di Lanfranco Rangoni ,
980 B.
— al soldo di Azzone Vili d’Este,
981 A.
— al soldo di Filippo IV il Bello
contro la Fiandra, 998 C.
— raccolti da Pietro Visconti e Al-
berto Scotto per combattere Maf-
feo Visconti, 1020 D.
— duecento cavalieri mercenari ac-
compagnano Galeazzo Visconti
fuggente da Milano a Bergamo,
1021 D.
— di Azzone Vili d’ Este, sotto Man-
fredo da Sassuolo in Modena ,
1028 B , 1028 E , 1029 D-E ,
1030 B.
— conosciuto l’animo di Manfredo,
si accordano oon Sassuolo da
Sassuolo, 1080 B-C.
— di Azzone Vili in Reggio, 1080 E.
— di Frane. d’Este, 1038 D.
— di Passerino ( Rinaldo )' Bonac-
colsi, 1089 A.
— assoldati in Roma da Gentile
Orsini, 1089 A.
— assoldati nel Polesine di Rovigo
da Frane. d’Este, 1089 C.
— al soldo dei Veneziani, 1044 D.
— assoldati oltre il Reno da Enrico
co. di Fiandra, 1058 A.
— al soldo di Giovanni da Zecano,
fautore di Enrico VII, 1108 C.
— al soldo dei Fiorentini, custodi-
scono Montevarchi , assalito da
Enrico VII, 1109 D-E.
— che seguivano Enrico VII, dopo
la sua morte rimangono allo sti-
pendio dei Pisani, 1118 C.
— di varie lingue, assoldati da Can-
grande , e condotti a Vicenza ,
1128 E.
— assoldati dai Padovani contro
Cangrande, 1130 D, 1182 A.
— vizi dei mercenari assoldati da
Cangrande, e danni che ne su-
birono i Veronesi e i Vicentini,
1181 D, 1184 B.
— assoldati da Cangrande, 1182 C.
— assoldati dai Padovani, 1193 E.
— al soldo di Cangrande, 1134 D,
1187 E, 1148 C.
— 150 cavalieri di Oarinzia, assol-
dati da Cangrande, 1189 D.
— cavalieri al soldo di Padova,
1140 E, 1141 A.
— sotto Antonio Nogarola, 1141 C.
— di Vanni Scornegiani , da Pisa ,
1142 D, 1144 A, 1144 E.
— Pietro Braimonte , catalano , al
soldo di Cangrande, 1142 E.
— assoldati da Padova, combattono
coi Catalani di Pietro Braimonte
assoldato da C&ngraìide, 1142 E.
— i Torriani assoldati dai Padovani,
1153 C.
— Bimane della Torre assoldato or
da Bologna, or da Firenze, 1153
D.
— Galli e Germani assoldati da Ugno-
cione della Faggiuola, 1156 B,
1160 B.
— assoldati in Pisa da Uguccione
della Faggiuola, 1158 E.
— al soldo di Filippo d’Angiò prin-
cipe di Taranto 'venuto ih 60 f*
corso dei Guelfi di Firenze, 1153
B, 1160 C.
— Uguccione della Faggiuola sgh
stipendi dei Lombardi, 1162 A.
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CRONACA FERRETO
78
— di Uguccione, 1162 D, 1168 A.
— Catalani, sotto Restauro in Fer-
rara, 1170 E.
— assoldati in Ferrara dai Padovani,
1172 D.
— Enrico co. di Gorizia conduce
200 armati a Cangrande, 1175 C.
— di Uguccione della Faggiuola,
1175 D.
— di Cangrande, 1175 E, 1181 B.
rendono Monselice, 1176 D.
ei Padovani (cfr. Olderico Cu-
cagna), 1177 B.
— dati da Passerino (Rinaldo) Bo-
naccolsi ai Doria ed agli Spinola
esuli da Genova e desiderosi di
rientrarvi, 1181 B.
— genti assoldate coi denari della
Lega di Lombardia sono concesse
da Cangrande a questi fuoru-
sciti, 1181 B.
— v. Catalogna, Pietro Braimonte,
Piccardia.
— v. Catalogna, Gallia, Germania.
Mesa; Pietro.
Messina, v’arrivano coll’esercito Gio-
vanni duca di Puglia, e Filippo
principe di Taranto, 957 D.
— abboccamento di Carlo di Yalois
con Federico di Aragona, 962 A.
— se ne allontana Carlo di Yalois,
962 D.
— re Federico vi raduna armi, 1150 A.
Michele Paleologo, avvisato da Gio-
vanni da Procida che Carlo di
Angiò vuol rimettere sul trono
di Costantinopoli il proprio ge-
nero Balduino, 952 I).
— sue trattative con Giov. da Proci-
da, dal quale si lascia indurre a
dargli dei denari per assicurarsi
Tarato di Pietro (HI) d’ Aragona
contro Carlo d* Angiò, 952 D-E.
Michikl, Vittore.
Ubato, intervengono mediatori di pace
insieme coi Padovani, fra Vene-
ziani e Genovesi, 990 C.
— ne è prefetto (capitano) Maffeo
Visconti, 1019 B.
— v’arriva Alberto Scotto con un
esercito di20m. uomini, 1020 E.
— v’entrano i Torriani, nemici di
Maffeo Visconti, prigioniero di
Alberto Scotto, '1021 E.
— appellata una seconda Roma, 1022
B.
— retta tirannicamente da Guido
della Torre, 1064 B.
— vi è accolto festosamente Enrico
VII, 1058 C.
— ivi presso la Cattedrale , abita
Enrico VII, 1058 D, sgg.
— lotta ivi avvenuta tra Germani e
/ Latini, 1062 B.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— sotto da Maffeo Visconti, 1120 A.
— il partito dei Torriani vi avversa
il Visconti, 1120 A-B.
— Maffeo Visconti ne ottiene il do-
minio da Enrico VII, 1151 E.
— assediata da Filippo di Valois,
1153 A.
— vescovi: Gastone della Torre.
— signori e vicari imperiali:
Guido della Torre, Maffeo Vi-
sconti (cfr. Galeazzo, Luchino
e Marco Visconti).
— chiese: Cattedrale.
— vico.
Milizia cittadina, di Venezia, 1044 E.
— di Verona e Vicenza, 1171 C.
— di Padova, 1085 D.
Milizie , v. «; Arx militiarum » (= Mi-
litar um locus, 1099 E).
Mincio, Bonaccolsi Passerino manda
in esso la sua flotta, 1028 C.
Minerva, chiesa della , dei Predicatori,
in Roma, 1100 E.
— sino ad essa si spingono le truppe
di Enrico VII , nelle scorrerie
dopo il combattimento al Ca-
migano, 1100 E.
S. Miniato, Bertoldo.
Miracoli, v. Enrico il beato.
Mirandola, Francesco.
Mitra bianca bicipite, se ne copre il
card. Nicolò da Prato nell’inco-
ronazione di Enrico VII, 1104 D.
Modena, soggetta agli Estensi, 979 C.
— fiorente sotto Obizzo, è tiranneg-
giata da Azzone Vili, 979 C-D.
— soggetta ad Obizzo d’Este, 1027 E.
— si ribella ad Azzone Vili, in causa
del suo governo tirannico, 1027
E-1Ò28 A.
— castello in essa edificato da Az-
zone Vili, 1028 A.
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n
INDICI SISTEMÀTICI
— sua storia antica, 1029 B.
— rivolta ivi istigata e diretta da
Manfredo da Sassuolo, condot-
tiero per Azzone, ed al figlio di lui
Sassuolo da S., 1029 C-1080 C.
— ne assume il governo Manfredo
da Sassuolo, 1080 C.
— richiamati gli esuli ghibellini, si
fanno nuove leggi, 1080 C.
— sempre osteggiata da Bologna ,
1080 D.
— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre-
dica la crociata contro i Vene-
ziani, 1044 0.
— retta a governo popolare, 1054 C.
— i Bolognesi e Giberto da Corregigo
ne minacciano la libertà, 1054 G.
— il popolo si libera dalla tirannia
di Azzone Vili d’Este, 1059 B.
— Francesco della Mirandola ne offre
la signoria a Enrico VII, 1059 B.
— Lapo Farinata degli Uberti (ma
cfr. a questo nome) vi è nominato
suo vicario da Enrico VII, 1059 E.
— suoi legati alla Dieta racoolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— per opera dei ghibellini , passa
dal dominio di Bologna a quello
di Passerino ( Rinaldo ) Bonac-
colsi, 1122 C-D.
— sempre sconvolta ; disfatta per le
dissensioni dei suoi principali
cittadini, 1154 B.
— sotto Francesco della Mirandola
postovi da Enrico VII, 1154 B.
— minacciata dagli esuli Guelfi ,
1154 B.
— si sottomette a Passerino (Ri-
naldo) Bonaccolsi, 1154 B-C.
— vi si ritirano Uguccione e Neri
della Faggiuola , cacciati di
Lucca da Castruccio degli Inter-
minelli, 1163 D.
— signori: Obizzo d’Este, Azzone
VIII d’Este, Passerino (Rinaldo)
Bonaccolsi, Manfredo da Sas-
suolo, Cardinal Arnaldo Pela-
grua , cfr. Bologna.
— vicario (per Azzone VIII):
Manfredo da Sassuolo.
— vicari imperiali: Lapo Fa-
rinata degli Uberti (? ; cfr. sotto
Mantova) Francesco della Mi-
randola.
— rettore: Manfredo da Sassuolo.
— edifici: castello, palazzo prefet-
tizio.
Mobilie , di Bonifacio Vili, 1007 A.
Molin, Angelo.
Monastero , v. Cenobio.
Monadico, vi. del Padovano fortificata
dai Padovani , 1147 B.
— verso di M., dicendo di andare a
Ferrara, muovono gli esuli Vi-
centini e i Veronesi, per consi-
glio di Macaruffo (de* Macaruffi)
capo della rivolta ai Vicenza con-
tro Cangrande, 1178 A.
— occupata da Cangrande, per il
tradimento di certo Macone, 1175
C-1176 B.
— la sua difesa era stata commessa
a Giac. da Carrara, che dal po-
polo padov. fu quindi accusato
di negligenza, 1176 B.
— gli abitanti fuggono, cercando ri-
fugio in Polesine, 1175 D.
— dai magistrati di Padova è ce-
duta a Cangrande, sua vita du-
rante 1178 A.
Mona Aureus, v. Montorio.
Mona Gaudii, v. Montegalda.
Mona Vargns, v. Montevarchi.
Montagnana, ivi presso si accampano
i Padovani, giugno (1818), 1187
B.
— sua antichità, 1187 B.
— vi si ritirano alcuni abitanti di
Monadico, dopo la caduta del
loro paese in mano dello Scali-
gero, 1176 D.
— minacciata di guerra da Can-
grande, se tosto a luì non si ar-
rende, 1177 A.
— si arrende a Cangrande che ne
prende possesso per mezzo di
feailardino (Nogarola), 1177 A.
— dai magistrati di Padova ceduta
a Cangrande, sua vita durante,
1178 A.
Montebello, vi. vioent., vi si accam-
pano i Padovani, 1187 t>.
— vi si combatte tra Padovani e
Cangrande, 1187 E.
— vi passa Cangrande, 1148 B.
Monte Serico, v. Berici, monti.
Montecatini, vi cercano asilo alcuni
Guelfi di Lucca, caociati da Ca-
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CBONAjCA ferbeto
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staccio divenuto signore della
città; cacciano i Ghibellini, fa-
cendo prigioniero Guerruccio dei
; y^arteeani che conducono a Fi-
renze, 1156 B-C.
— i Guelfi vi sono assediati da Fran-
cesco della Faggiuola, figlio di
Uguccione, 1157 A.
— vittoria di Uguccione della Fag-
_giuola sopra i Fiorentini, 1159
Brliei v.
(Hostecohi ? ), Pise aresi o .
Moatecchio, vi. veronese, distrutta dai
T > adoyani> 1187 D.
Mostefbltbo, Federico, Guido, Spe-
ranza.
Moxtefiore, Gentile.
Xoatefdrte, vi. veronese, distrutto dai
Padovani, 1187 D.
(Xsategalda) , Mone Gaudi!, il suo
territorio è percorso dal Tesina,
1189. A.
— difesa dai Vicentini, dai quali di-
pende, 1181 B.
— njunita dai Padovani, 1181 B.
— ivi si accampa Cangrande, 1189 A.
— difesa da Antonio de Malitiis pa-
dovano, 1189 B.
— presa da Cangrande , che l’ab-
brucia, 1189 B, 1181 B.
Montenero, Pietro.
Monte Orfano, promontorio nel Co-
mense di M. , cercano ivi asilo
alcuni della numerosa famiglia
t r dei della Torre, esuli, 1Q67 C.
Monte Poleiano, ivi Sciarra Colonna
è spogliato di parte delle sal-
, morie, 1112 B.
(Montevarchi), Mons Targa», vi pone
il suo campo Enrico VII, 1109
D.
— .assalito da Enrica VII, 1109 D-E.
rr*# (ed© f*lì*ijm>eratore, 1109 E.
— tnon è saccheggiato per volere di
^JSojrtoo VII, 1109 E, 1110 A.
Mortorio Mascarello, vicent., uc-
in battaglia dai Padovani»
1126 B,
Moitoido, vi. presso Verona, vi si fer-
mano i Padovani, 1187 0.
— ivi Vinciguerra da Sanbonifacio,
esule veronese , piange contem-
plando la sua città, 1187 C.
Monzumo, Guezelo.
Morando Panensacco, vicent., pro-
scrive il cugino Enrico, 984 E.
— esiliato col figlio, dai Vicentini
ribellatisi a Padova, muore in
esiglio, 1070 D.
— ucciso, 1141 E.
Morando da Trissino, esule vicent.,
si unisce ai Padovani, 1180 C,
1137 E.
Morando Verlato, vicent., congiura
contro la patria, favorendo la
tirannide padovana, 984 B.
Morea, principi : Giovanni d’An-
giò.
Morgano, Francesco, Margherita.
Morrone, nell’Abruzzo, patria di Ce-
lestino V, 966 A.
Mosca della Torre, infierisce contro
i Visconti, 1022 A.
— muore e a Milano gli succede nel
comando Guido, 1022 A.
Mossano, vi. vicent., devastazioni ivi
fatte dai Padovani, 1183 B.
— al ponte di, va Cangrande, e poi
Uguccione (della Faggiuola) coi
mercenari, 1175 D.
(Mozzi), (Andrea).
Murro, villa della Marca d’Ancona,
1011 E.
Murro, Giovanni,
Mussato, Albertino.
Muzio dei Germani, custode di una
orta di Vicenza, inganna Ai-
erto da Izza ; da lui si fa co-
municare il segreto sulla rivolta
tentata dai Vicentini contro Can-
grande, e lo svola a Bailardino
Nogarola, 1172 A-C.
— per consiglio dello stesso Bailar-
dino, fingendo di assentire alla
congiura, rilascia in ostaggio ai
Padovani il suo primogenito ,
1172 B.
M... abate di Guisenbobgh, v. Egidio
di Warnsberg abate di Weissem-
burg.
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ISrbiCl SISTEMATICI
Namur, conte Guido.
Nanto, villa vicent. , devastazioni ivi
fatte dai Padov., 1138 B.
Nantoi, Guzone.
Napoleone Orsini, cardinale, nel
concistoro dei cardinali propone
che si sovvenga a Filippo IV di
Francia, non colle ristrette ric-
chezze del clero , ma cogli ac-
cumulati denari della Chiesa, 999
E.
— avvisato dal nipote Sciarra Co-
lonna della congiura ordita con-
tro Bonifacio Vili, 1002 E.
— rimane in Anagni, per volere del
pontefice, 1002 E.
— approva la congiura di Sciarra,
e gli promette aiuto, 1002 E.
— chiama a se Rinaldo Sopino, per
unirlo a Sciarra Colonna, 1002
E -1008 A.
— stabilisce il giorno dell’esecuzione
della congiura, 1008 C.
— con inganno si fa consegnare le
chiavi della città di Anagni da
Sigonfredo di Busso, 1003 C.
— risponde acremente a Bonifacio
Vili, che dall’aula pontificia in
Roma intendeva recarsi al Late-
rano, 1006 D-E.
— dispone guardie intorno alle ca-
mere del papa, 1006 E.
— mandato dal cardinale Matteo Or-
sini nelle stanze del papa, per-
chè impedisca a che egli passi
in La ter ano, 1007 A.
— rifiuta di obbedire all’ordine del
pontefice che gli comanda di ri-
tirarsi, 1007 II.
— impedisce al papa di uscire, 1007
B.
— prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011
D.
— a persuasione di Filippo il Bello
prepara la morte di Benedetto
XI, 1018 A.
— cerca di far eleggere a pontefice
qualcuno di sua famiglia, 1014
— Clemente V lo manda ad allon-
N
tanare Fiorentini è Bolognesi
dall’assedio di Pistoia, 1026 A.
— si ferma alcuni giorni in Imola,
poi entra in Bologna, 1026 A.
— espone ai Bolognesi il motivo
della sua venuta, 1026 A-B.
— dichiarandosi i Bolognesi alleati
dei Fiorentini , li minaccia di
scomunica, 1026 B.
. — Bologna disprezza le sue, minac-
ele, 1026 B-C.
— mentre sta per scomunicare Bo-
logna , il popolo insorge ; co-
strettolo alla fuga , infierisce
contro il suo seguito , 10^6 C-D.
— espone al papa , ciò che gli av-
venne in Bologna, 1026 v.
— ciò che egli fece, viene dal papa fat-
to manifesto ai cardinali, 1026 E.
— offeso dai Bolognesi, 1040 C.
— consiglia al papa di usar rigore
contro i Veneziani , invasori di
Ferrara, 1043 C-D.
— dopo la morte di Clemeiite V ,
disegna di far eleggere pontefice
suo zio , vescovo di Bordeaux,
1166 C.
— Roberto di Napoli gli scrive esor-
tandolo a favorire la elezione al
pontificato del cardinale Giaco-
mo (Duèse) da Càhors, 1166 E.
Napoli, (città) presa dal duca di Bve*
via, 946 A.
— vi ritorna Roberto duca di Apu-
iia , dopo l’ infelice spedizione
contro Sicilia, 971 D. '
— invasa dalie armi di Federico di
Aragona, 1000 D,
— sotto Carlo II d’Angiò, 1024 E.
— re: Carlo I, Carlo H, Roberto
d’Angiò.
— edifici: palazzo di ze Carlo D
d’Angiò.
Napoli ( regno ) , principato d’Àpu-
lia e regno di Sicinà offerti da
Urbano W a Cario rdPÀagfò»
946 C.
Nassan, descrizione geogràfica} 064 G.
Nassa tr, Adolfo.
Navarca, re: (Tebaldo II).
Neri della Faggiuola , secondoge-
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CRONACA FEBRETO
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nito di Uguccione, prende parte
alla lotta contro i Guelfi di Fi-
renze, 1159 D.
— insieme col padre, vince a Mon-
teca tini , 1160 C.
padre fatato signore di Lucca,,
^ (U- £
— imprigiona, per ordipe del padre,
Castracelo degli Interminelli ,
1162 C.
— riceve aiuto dal padre per resi-
stere a chi vuol liberare Ca-
stracelo, 1162 D.
— insieme con suo padre Uguccione,
abbandona Lucca, 1163 C.
— con permesso di Passerino Bo-
Uaccolsi si ritira in Modena ,
L 1168 D.
Uteri, fazione dei, ha origine in Pi-
stoia, 971 E, 978 D.
— origine della denominazione, 972
, A-B.
— tal divisione da Pistoia passa a
Firenze e Lucca, 978 B, 974 A.
— cacciati i Bianchi di Pistoia , i
Pistoiesi Neri li combattono col-
l’àiuto dei Fiorentini , 1024 C.
— sono cacciati di Pistoia dai Bian-
chi che ripigliano il sopravvento
nella città, 1024 C.
— qfr. Firenze, Lucca, Montecatini.
NjCqijl di Altomànno, legato di Ve-
rona ad Enrico VII in Genova,
, , 1090 B.
Nicola, de’ Cerchi, fratello di Vieri,
segue parte bianca, 978 C.
— sua importanza in Firenze, 974 A.
— ucciso, 977 C.
(Nicola de’ Cerchi?), nipote di Vieri
dei Cerchi offeso da Corso Do-
, . nati, 974 D.
Nicola Vicentina, autore primo della
rivolta tentata dai Vicentini, con-
tro Cangiando, 1171 D.
Nicolò IV , interviene per la libe-
razione di Carlo li d’Angiò,
955 E.
— nomina Guido (Cappello) da Vi-
cenza a vescovo di Ferrara e a
* , prefetto di Bologna, 1039 D.
Nicolo Boccasini, domenicano, sue- i
cede a Bonifacio Vili, 1010 C.
— può elogio, 1010 C.
— Bonifacio Vili lo manda, insieme
con Giov. de Murro a conciliar
pace tra i re di Francia ed In-
ghilterra, 1010 C-D.
— eletto cardinale, 1010 D.
— con Carlo Uberto d’Angiò, va in
Ungheria, 1010 E.
— ritorna a Roma, 1011 B.
— eletto e consacrato* papa, 19 ot-
tobre e 1 novembre 1308, 1011
B-C.
— v. Benedetto XI'
Nicolò Bonsignori, senese, cacciato
di patria, va al seguito di En-
rico VII, 1057 B.
— da Enrico VII è fatto prefetto di
Imbria (Intra?), 1057 B, 1058
A.
— presso Enrico VII , nel Senese ,
1098 B.
— consiglia ai Cesarei di devastare
il territorio senese, 1098 C.
— per incarico avutone da Enrico
VII arringa il popolo romano ,
1102 D.
— esorta Enricp VII a porre il campo
presso Buónconvento , per poi
assalir Siena divisa dalle fazioni,
1115 D.
Nicolò da Carrara, nipote di Gia-
como, e figlio di Ubertino, è uno
dei condottieri dei Padovani ,
1180 B.
— assale Pietro Altichino , eh’ egli
odiava sia per motivi pubblici,
sia per ingiuria privata, 1186
B-C.
— preso il vessillo del popolo t procla-
ma in Padova la libertà, 1186 C.
— Pagano della Torre vesc. di Pa-
dova , lo trattiene dal gettarsi
contro Macaruffo (de* Macaruf-
fi) , 1186 C-D.
— uccide Pietro Altichino e i tre
figli di lui, 1186 E.
— fa credere agli esuli Vicentini e
Veronesi, di indirizzarsi con essi
verso Monselice , seguendoli a
poca distanza con 50 schiere di
pedoni, 1178 A.
— invece era d’accordo con Can-
grande, 1173 A.
— supposta sua alleanza con Can-
5 rande, che aspira alla conquista
i Monselice, 1175 C.
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78
INDICI SISTEMATICI
Nicolò Cavalli , combattendo insie-
me con Cangrande, muore al-
l’oppugnazione di Padova, 1177
C-D.
Nicolò Loschi , vicentino , ucciso
in battaglia dai Padovani, 1126
B.
Nicolò de’ Maltraveusi da Lozzo,
Azzone Vili d’Este malato in
Este si serve di lui per chiamarea
sè il fratello Francesco, 1083 C.
— uno dei condottieri dei Padovani,
1180 B, 1130 D.
— sua parentela con Bailardino
(Nogarola) e con Cangrande,
1182 A.
— suggerisce ai Padovani di assa-
lire Castenodolo, 1182 A
— sospetto ai Padovani, si ritira a
Lozzo, 1184 D.
— sua effigie dipinta ad abbrobrio
noi palazzo pubblico di Padova,
1185 E.
— recasi a Vicenza insieme con Can-
grande, 1185 A.
— parente di Albertino da Castel-
nuovo, 1185 E.
— va vicario di Enrico VII in Parma,
1186 A.
— da Bergamo si reca presso Can-
grande in Vicenza, 1146 E.
Nicolò (Martini), da Prato, card, ve-
scovo d’Ostia e Velletri inviato
da Clemente V a Enrico VII per
l’incoronazione, 1076 A.
— si ritira in Cremona , cogli altri
cardinali legati , per aspettarvi
l’esito dell’assedio di Broscia ,
1078 D.
— assiste alla dieta raccolta in Pavia
da Enrico VII, 1035 B.
— recita un’orazione nella detta die-
ta, 1086 B.
Obkrto marchese Pallàvicino, col
favore di Enrico VII rientra in
Cremona, donde era stato espulso
dopo la caduta del suo congiunto
Bosone da Dovara, 1060 B.
0pi£O da Carrara, assale Pietro Al-
bichino , eh’ egli odiava sia per
— legato apostolico, celebra messa
in s. Giovanni Laterano, nell’oc-
casione della incoronazióne di
Enrico VII, 1104 C.
— incorona Enrico VII, 1JLÒ4 D.
— parla al popolo romano Radunato
da Enrico VII in Campidoglio,
' 1105 D-E, 1106 A.
— si allontana da Roma , vedendo
che Enrico VII ha stabilito di
non partirne, 1107 A.
Nicolò da Prato , v. Nicolò (Mar-
tini).
Nicolò di Roverio , trevigiano, tra-
ditore della patria, tratta segre-
tamente di amicizia coti Can-
grande, 1180 A-B.
— guadagna a sè Artico Tempesta
(degli Avogaro), 1180 B,
Nicolò da Siena , v. Niccolò (Bon-
signori).
Nicolò s., v. Ponte di s. N.
Nievole, torrente di Toscana, presso
la quale si accampa Filippo di
Angiò , principe di Taranto ,
1158 D.
— passato da Francesco della Fag-
giuola, 1159 D.
Nogaret, Guglielmo.
Nogarola , villaggio del Veronese, vi
si ritira Maffeo Visconti per con-
siglio di Nogarola Bailardino,
1021 E.
Nogarola , Antonio , Bailardino ,
Verde.
Novara, vi passa Enrico VII, 1058 A.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia , 1<86 C.
— si sottomette a Maffeo Vi&ófcw,
1151 E.
— signori: Simone (Avogfcdro) da
Colobiano, Maffeo Visconti.
Novello, Guglielmo.
motivi pubblici, sia per odio
privato, 1186 B-C.
Obizzo II d’Estb, padre di Ànone
Vili e dì Beatrice, 10?0 C, 1027
E. 1 ’
— edifica un castèllo in Ferrarsi
1087 D.
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CRONACA FEEBETO
79
— a Rovigo presso il Po — per
non recar molestia ai Padovani ,
presso dei quali abitava — si ab-
bocca con Rinaldo Boccampani,
col quale prepara la sollevazione
di Ferrara, 1170 D.
— ritorna a Ferrara, accolto entu-
siasticamente dal popolo, 1171
À-B.
Obizzone Spinola, esiliato da Genova
sperando il ritorno in patria, re-
casi presso Enrico VII in Torino,
1057 C.
— capo della fazione avversa ai Do-
na, 1088 E.
— esule da Genova, vi è richiamato
da Enrico VII , 1089 A.
— accuse sue e della sua fazione con-
tro Barnaba Boria, 1089 A.
— accuse mosse contro di lui, quale
sovvertitore della patria, coll’a-
iuto del march, di Monferrato,
1089 A.
Opizohe da Unziola, posto al bando
dell* impero da Enrico VII ,
1096 C.
Octingen, (sta per Oetingen), Lodo-
vico.
Odbbico d’ Arco , riguardato come
uccisore di Adolfo di Nassau, 993
E.
— ucciso, 993 E.
Ognenzeverlao , vedi Venceslao IV.
Olanda, conte Corrado.
Oldebico di Cucagna, assoldato dai
Padovani che temono di Can-
grande ; prende la difesa della
loro città, 1177 B.
Oabrone, fiume, passato da Enrico
VII, nell’andare e nel tornare
da Roma, 1093 A s g, 1115 C.
Onofrio de Trkbis, legato pontificio
(insieme con Arnoldo ab. Tute-
lense) chiede il possesso di Fer-
rara, 1042 D-E.
— riceve un rifiuto da Vittor Michiel
rappresentante dei Veneziani in
Ferrara, 1043 A.
— da Bologna , notifica 1’ avvenuto
al papa, 1Q48 0.
Obdklaf.fi Cecco, (Scarpetta).
(Orglano) Àurelianum , vili, vicent.
vi si accampano i Padovani,
1188 A-C.
| — ivi Cangrande della Scala, col-
l’esercito, 1175 D.
Orsini , famiglia romana, favorevole
a Carlo re di Napoli, 1091 B ,
1099 D , 1101 A.
— Lorenzo di questa famiglia è so-
prannominato « de Campoflori-
do » ( - Campodifiore), 1102 A.
— Gentile , Giacomo , Lorenzo di
Campodifiore, Matteo, Napoleo-
ne, Orso, Ponzelletto, Ponzello,
Rizzardo. ; cfr. Francesco « de
Campoflorido *( ss Campodifiore).
Orso Orsini, passa spontaneamente
dalla parte di Enrico VII, 1108 A.
Orvieto, ivi Benedetto XI, 1012 D.
— fa parte del ducato di Spoleto
e dei possessi della Chiesa ro-
mana, 1012 D-E.
Orzinovi, vili, nel Bresciano : vi passa
Valer ano fratello di Enrico VII,
1063 D.
— v’arriva Federico di Aragona re
di Sicilia, 1010 C.
Ostia , vescovi : Nicolò (Boccasini)
da Treviso, Nicolò (Martini) da
Prato.
Ostiglia, assediata da Azzone Vili
d’Este, 1028 D.
— difesa da Alboino della Scala, che
unito coi Mantovani, assedia Ber-
gamino e lo prende, 1023 D-E,
1024 A.
— posseduta dagli Scaligeri , e in-
darno assediata da Azzone d’E-
ste, 1081 E.
Ottimati , di Bergamo, 1059 B.
— di Brescia , 1031 A , 1080 D ,
*1081 C.
— di Cremona, 1067 A, 1120 A.
— di Firenze, 979 A.
— di Lucca, 1162 A, 1163 C.
— di Milano, 1064 C.
— di Modena, 1154 B.
— di Padova, 1141 D.
— di Piacenza, 1121 C.
— di Pisa, 1097 D, 1163 E.
— di Pistoia, 972 A.
— di Reggio, 1154 A.
— di Roma, 1014 E, 1100 B,1106E.
— di Treviso, 1180 B.
— di Vercelli , e di parte guelfa ,
sono gli Avogadri da Colobi&no,
1152 E.
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80
INDICI SISTEMATICI
— di Vicenza, 981 A, 1070 C,
1123 C-D, 1125 E.
Ottocaro, di Boemia , v. Venceslao
IV e Vcnoeslao V.
Ottomborch, v. Guernieri di Hom-
burg.
Ottone, duca di Carinzia e conte
del Tìrolo, lasciato da Enrico
VII al governo dei regno (ger-
manico), 991 A.
Pace Altichino, figlio di Pietro ; cerca
rifugio presso il vescovo di Pado-
va (Pagano della Torre), 1136 D.
— ucciso da Nicolò da Carrara ,
1186 E.
Padova , mandano soccorsi ad Azzo
Vili, 981 A.
— ivi si ritira Bardelone Bonaccolsi,
938 B-C.
— signoreggiano Vicenza, 984 A.
— loro intervento per metter paco tra
Veneziani e Genovesi, 990 C.
— rompono guerra ai Veneziani, che
li offendono nello cose loro, 1088
B-C.
— lusso, e prosperità dei Padovani,
1038 B.
— apprestamenti di difesa, 1038 D.
— cause della discrepanza dei Pa-
dovani coi Veneziani , sono gli
stagni di Cbioggia, e le saline
che colà i Padovani vogliono
fare, 1033 E.
— negoziazioni coi Veneziani, 1084
A.
— i legati Veneziani nel consiglio di
Padova; discussioni, 1034 B-
1035 A.
— si preparano alla guerra , 1085
C-D.
— campo dei Padovani , come cu-
stodito, 1085 D-E.
— vinti, 1086 A-E.
— ivi Francesco d’Este, 1037 C.
— terme nel territorio (cfr. Abano),
1037 E.
— molti Padovani vanno come cro-
ciati nella guerra di Ferrara ,
1045 E.
— fiorisce in libertà, 1054 C.
— domina sopra Vicenza, 1054 B.
— Cangrande manda a lui quale suo
legato Bailardino Nogarola, per
implorarne soccorsi, 1140 D.
— dà la figlia Elisabetta in isposa a
Pietro , figlio di Federico re di
Sicilia, 1151 B.
Ottone di Sassonia imperatore, lo-
dato , 968 B.
Ovidio Nasone , citato a proposito
dell* arte poetica, 1019 A.
— manda ambasciatori a Enrico VII
in Milano, chiedendo da lui: di
vivere colle patrie leggi e co-
stumi, di eleggersi i pretori, e
di avere il vicariato regio sopra
Vicenza, 1065 A.
— dopo 80 giorni di negoziazioni,
gli ambasciatori fanno ritorno
in Padova, 1065 A-B.
— deliberano di non obbedire a En-
rico VII, prima di avere esposta
ogni cosa al Papa , poiché di-
cevano che la loro città era sog-
getta alla Chiesa, 1065 E.
— mandano quattro ambasciatori a
Clemente V, 1065 B.
— le si ribella Vicenza, colPaiuto
delle armi cesaree, 1065 C, 1066
A-C.
— il presidio padovano in Vicenza
è messo in fuga, o fatto pri-
gioniero, 1070 A.
— i Padovani, alla notizia della ri-
volta, si levano popolarmente
e muovono armati contro Vi-
cenza, 1G70 B.
— ritornano indietro, 1070 C.
— rappresaglie contro i Vicentini,
1071 A *
— deliberano di sottomettersi a En-
rico VII, per consiglio di Alber-
tino Mussato, e dopo trattative
col vesc. Aimone di Ginevra,
1072 B-D.
— mandano ambasciatori ad Enrico
VII, 1072 E.
— accolgono festosamente gli amba-
sciatori ritornati collo conces-
sioni imperiali, 1078 C.
— fa atto di fedeltà e di sudditanza
ad Enrico VII, 1078 C.
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CRONACA FERRETO
81
— vi è posto vicario regio, Gerardo
diEnzola, 1078 D.
— dipingono nei pretorio le aquile
imperiali, e fanno un dono ad En*
rico VII, in eccedenza a quanto si
erano obbligati di dargli, 1073
D.
— mandano legati alla dieta raccolta
da Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— mandano legati in Gfenova ad En-
rico VII, 1090 B.
— ottengono rescritti imperiali circa
la questione che avevano coi Vi-
centini sul corso delle acque, che
i Vicentini impedivano dal fluire
verso Padova ; ritornano lieti
alla propria città, 1094 E.
— mandano aiuti a Firenze, asse-
diata da Enrico VII, 1112 D.
— già ribelli ad Enrico VII, pren-
dono le armi contro Cangrando
della Beala, 1112 D.
— condannati come ribelli da En-
rico VII, per esortazione di Can-
grande, 1114 B.
— guerreggiano Vioenza, 1119 A.
— parte padovana in Vicenza, 1128
C-D.
— sdegnati per l’assoggettazione di
Vioenza a Cangrando, rompono
la soggezione ad Enrico VII,
1124 A-D.
— guerra sul Vicentino contro Can-
grande, 1124 E.
— loro territorio invaso da Can-
giando, 1125 A-C.
— assalgono Vicenza : loro vittoria
presso il ponte di Quartisolo,
1125 E -1126 B.
— prosegue la guerra, 1127 A sgg.
— la parte ghibellina vi è oppressa
dalla guelfa, che ottiene il go-
* verno, 1127 C.
— riprendasi la guerra contro Can-
gfande, e Vicenza, 1127 D.
— con malo successo , 1123 A-B ,
1129 A-B.
— aiutati dai Cremonesi e da Fran-
cesco d'Este, 1180 A.
— gtkerra contro Cangrande : discor-
die scoppiate nel campo pado-
vano, 1180 D-E.
— invano assalgono Castenedolo, 1180
E-1131 B.
6 « Indici sitUmalici
— lo prendono, 1182 B.
— si accampano a Barbarano, 1188
A«
— devastano vari villaggi del Vicen-
tino meridionale fino a Lohigo,
1183 B-D.
— territorio padovano assalito da
Cangrande, 1188 D.
— muovono contro Bassano 1188 E.
— assoldano mercenari, e sono aiu-
tati da Bologna, Fiesole e Gue-
cello da Camino, 1188 E.
— nuova scorreria sui Vicentino,
1134 A-B.
— territorio manomesso da Can-
grande, 1134 B-C.
— rinnega la sua patria Niootò (dei
Maltraversi) da Lozzo, per ade-
rire a Cangrande, 1184 D.
— mandano le loro truppe ad Este,
1134 E.
— condannano a morte Nicolò (dei
Maltraversi) da Lozzo, come tra-
ditore della patria, 1184 E.
— disfanno la sua casa e ne dipin-
gono per obbrobrio l’effigie sul
fastigio del palazzo pubblico ,
1134 E.
— prendono e poi perdono Lozzo,
1135 A.
— accampati ad Este, non accettano
battaglia con Cangrande, 1135
E.
— discordie : somma autorità in
mano dei Macaruffi, 1186 A.
— chiamati a libertà da Nicolò da
Carrara, 1186 C.
— si calma il furore popolare; ple-
biscito; Padova rimano sotto il
comando di tre: Macamffo dei
Macaruffi, Giacomo ed Ubertino
da Carrara, 1187 A-B.
— spedizione contro Cangrande, nella
quale depredano molte ville del
Veronese, 1187 B-1183 B.
— distruzioni nel Veronese e nel
Vicentino, 1187 B-E, 1138 A.
— riprendono la guerra contro Can-
grande, 1183 D.
— dal Bacchigliene derivano un
corso d’acqua a difesa di Pa-
dova, 1139 E.
— rifanno i valli el’aggerediAbano,
e difendono la sua torre, 1140 A.
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62
INDICI SISTEMATICI
— muovono contro Vicenza, e occu- j
jmno il borgo di s. Pietro, 1140 j
— ne sono scacciati, 1140 B. I
— aiutano gli esuli Vicentini contro
Vicenza, 1140 D sgg.
— obbedisce al podestà (prefetto)
Poncino (Ponzoni) Cremonese,
1140 E.
— ocoupano il borgo di s. Pietro,
presso Vicenza, e poi l’abban-
donano, facendovi grandi deva-
stazioni, 1140 E -1142 D.
— vinti e fugati da Cangrande sotto
Vioenza, 1144 A -1145 B.
— arrivando Ponoino (Pon zoni) in
Padova, vi porta aloun conforto,
li 45 B.
— prigionieri Padovani in Vicenza
e in Verona, 1145 C-1146 A.
— magistrature varie di Padova ,
1145 E.
— chiedono aiuti a Treviso, Bolo-
gna, Firenze, 1147 B.
— fortificano le terre del territorio,
1147 B.
— il Consiglio di Padova si occupa
della pace con Cangrande, 1148
A-C.
— fanno la pace, essendo Venezia
mediatrice, 1148 E -1149 A.
— vi trovano rifugio molti Torriani,
1153 C.
— mandano aiuti ai Guelfi di Monte-
catini, assediati da Uguccione
della Faggiuola, 1157 B.
— Padovani pellegrini alla tomba del
beato Enrico in Treviso, 1165
B.
— ivi sono ospiti Rinaldo ed Obizzo
d’Este, 1170 D.
— stringono alleanza con Vicenza,
che loro domanda soccorso con-
tro Cangrande, 1171 D.
— v’arriva di nascosto Alberto da
Izza, riferendo che era tutto di-
sposto per la rivolta di Vicenza:
per prova della sua fedeltà agli
esuli Vicentini , consegna suo
figlio quale ostaggio nella città
Antenorea (Padova), 1172 B.
— vi si salva Enrico de’ Malcapelli,
scampato alla strage degli esuli
Vicentini, 1174 C.
] — in pena dellarotta alleanza con Can-
i grande, questi domanda 20000
I marchi, a Padova, por mezzo
I dei Veneziani, custodi della pace,
1174 D.
— negano i Padovani d’aver preso
parte alla tentata rivolta di Vi-
cenza, del che erano accusati da
Cangrande; si lamentano delle
devastazioni fatte da Cane nel
% loro territorio, 1174 D.
— il popolo odia i Carraresi: odia
anche Macaruffo (de’ Macaruffi),
perchè, rompendo la pace, mandò
gii esuli (Vicentini) contro Can-
grande ; questi determina di trar
profitto ai tali dissensioni, 1175
B-C.
— spavento in Padova, per la caduta
di Monselice in mano a Can-
grande : il popolo ne accagiona
la negligenza di Giacomo da
Carrara, 1175 A-B.
— temendo di Cangrande, assoldano
Olderico di Cuc&gna, famoso nel
Friuli ; egli prende la difesa della
città, 1177 B.
— Cangrande nel Padovano, 1177.
— oombattimento ; uccidono Nicolò
Cavalli , contubernale di Can-
grande ; ma poi cedendo si riti-
rano lasciando ricche spoglie al
nemico, 1177 D.
— assediati da Cangrande, e privi
di vettovaglie, vengono a patti
con lui, 1177 E, 1178 A-B.
— concedono a vita a Cangrande,
Monselice e Montagnana: la-
sciano libero il passaggio per
Torre Estense, e danno in pegno
Castelbaldo, 1178 A.
— cacciato Macaruffo de’ Macaruffi,
i magistrati di Padova sono rac-
colti per scegliere un principe
che li protegga, 1178 E.
— ne è proclamato principe Giacomo
di Carrara, 1179 B.
— vescovi: Pagano della Torre.
— signori : Ezzelino da Romano
Giaoomo da Carrara (cfr. Ti-
sone da Campo Sampiero, Ma-
caruffo e Barnaba de* Macaruffi
e Pietro de Altichino).
— magistrature: consiglio (cfr.
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V
88
CRONACA
1145 E, 1148 A); capitano (pre-
fetto): Ponoino da Cremona ;
pretore: Borsello governatore per
Enrico VII: Gerardo da Inzola.
— chiese : dei frati Minori.
— edifici: palazzo vescovile, pa-
lazzo pubblico, palazzo del pre-
torio.
— v. Euganee sedi.
Pagani, Costanzo.
Pagani, v. Saraceni.
Paga no p i Panico, ricorre a Enrico
VII per rientrare in patria (Bo-
logna), da cui era esule, 1059 C.
Pagano bella Torre, vaso, di Pa-
dova, avutone invito dal card.
Arnaldo Pelagrua, va a Ferrara
per difendere i diritti pontifici
su quella città, 1044 C.
— paciere tra Macaruffo de* Maca-
ruffi, e Nicolò da Carrara, 1186
D.
— consiglia Macaruffo ad uscir di
Padova, 1186 D.
— per timore, consegna a Nicolò da
Carrara, Pietro Altiohino e i
suoi tre figli, che avevano cer-
cato rifugio presso di lui, 1186
E.
— aiuta a custodir Padova, dopo la
sconfitta rioevuta da Cangrande,
1147 A -
— favorisce i profughi di sua fami-
glia; lodato, 1158 C.
— passa alla sedia di Aquileia, 1158
C.
Paganato, Bonmesio.
Platinato, conti: Lodovico II.
Palazzo, di Bonifazio Vili in Ana-
gni, 1008 C-1004 C.
— t aula socretior » del papa in A vi-
gnone, 1026 E: cfr., 1027 A.
— palazzo pontificio, ivi, 1043 E.
— pretorio in Brescia, 1076 E.
— estense in Ferrara, 1020 B.
— pretorio ivi, 1041 C.
— pretorio in Firenze, 975 B.
— pubblico di Genova, 990 A,
1093 D.
— edificato ivi a pubbliche speso per
onorare Lampa Boria, 990 A.
— pubblico in Mantova, 938 A.
prefettizio in Modena, 1092
ì> (?), 1092 E.
FERRETO
— di re Carlo II in Napoli, 1167
B,
— vescovile in Padova, 1186 C-E.
— pubblico ivi, 1184 E, 1179 C.
— pretorio ivi abbruciato, 1084 B,
1078 D, 1178 C.
— pubblico di Pavia, 1085 B.
— vescovile di Perugia, 1012 D.
— pretorio estense in Reggio, 1080
D.
— pontificio in Roma, presso la
chiesa dei Ss. Apostoli (s. Pie-
tro), 967 B, 1005 B, 1006 E,
1007 A, 1008 E, 1009 A.
— oc locus » di 8. Sabina, ivi,
1104 B, 1105 A-B.
— di Cangrande (in Verona), 1145
C, 1148 C.
— vescovile di Vicenza, assalito
dai popolo, 1072 D.
Paleologo, Michele.
Palestrita, castello de’ Colonna, posto
sotto 1* Aventino, 969 D.
— ivi si rinchiudono i Colonna com-
battuti da Bonifaoio Vili, ivi.
— lungo assedio ; Bonifacio Vili
ordina ohe sia demolito, 971 A.
Pallavicino, Oberto.
Paludi , di Chioggia, 1088 E.
Pantaleone Bozzacarini, mandato
dai Padovani a devastare il Ve-
ronese a destra d'Adige, 1183 D.
— uno dei principali ambasciatori
Padovani a Cangrande, per trat-
tare di tregua, 1178 B.
Panensacco, Enrico, Morando.
Panico, Pagano
Panzettà, v. Lucio Sego
Parigi, ivi: studio delle arti liberali,
opifici di lana, popolazione nu-
merosa e ricca , 1002 B.
— interdetta da Bonifaoio Vili ,
1002 B.
— edifici: atrium (Tempio) dei
Templari.
Parma, in guerra con Azzone Vili
d'Este, 979 E seg.
— territorio danneggiato, 980 B.
— vantaggi riportati per opera di
Lanfranco Rangoni, 980 B.
— pace coll'Estense, 930 C.
— i Parmigiani ed i Bolognesi ces-
sano la guerra con Azzone Vili,
1019 C.
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84
INDICI SISTEMATICI
— ne è signore Giberto da Correg-
gio, restituitovi dal suo genero
Alboino della Scala, 1028 B.
— guerra: Giberto da Correggio
escluso da Parma , vi ritorna
cogli aiuti di Àlboino della Scala,
strage dei Parmensi , 1082 A-
-1088 A
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia , 1086 C,
1087 A.
— favorisce Guido della Torre, 1094
0 .
— messa al bando dell’impero da
Enrico VII , 1096 C.
— Nicolò (de’ Maltraversi) di Lozzo
ne è vicario per Enrico VII,
1186 A.
— ne è cacciato Giberto da Coreg-
gio, 1146 E.
— avversa Maffeo Visconti, 1152 A.
— sottomessa a Giberto da Corag-
gio, 1154 A.
— vicari imperiali : Nicolò (dei
Maltraversi da Lozzo).
— signori e capitani: Matteo
e Giberto da Correggio ; Gu-
glielmo Bossi, Gerardo da En-
zola. .
Partenopeo, Giovanni.
Pasqua, nel giorno di, nel terzo anno
del suo pontificato, presso Va-
lenza (cfr. Vienna), Clemente V
vi tiene un concilio, 1017 B.
Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi ,
tiene la signoria di Mantova, in-
sieme col fratello Butirone per
24 anni, 988 D.
— ucciso con molti di sua famiglia,
988 D.
— fugge da Serravalle, terra assalita
da Azzone Vili d’Este, 1028 C.
— col consenso del fratello (Guido),
detto Bottesella, prefetto di Man-
tova, riprende la guerra contro
l’Estense, 1028 C.
— manda la flotta sul Mincio, 1028
O.
— tenuto in custodia a Serravalle,
per volere di suo fratello Guido
(Botticella), da Azzone d’Este,
che se ne serve per opporlo a
Guido istesso, 1081 D.
— ottenuto il governo di Mantova,
aiuta Alboino della Scala centro
Azzone d’Este, 1081 E.
— fa alleanza con Giberto da Cor-
reggio, 1088 A
— signore di Mantova, 1054 B.
— manda legati ad Enrico VII,
1059 A.
— suscita la plebe mantovana contro
Lapo Farinata negli Uberti, vi-
cario regio , e gli esuli richia-
mati da Enrico VIE , 1068 E ,
1064 A.
— fa chiedere da Beraldo suo pa-
rente, la signoria di Mantova a
Enrico VII, mediante somma di
denaro, 1064 D.
— Beraldo la ottiene per sè : ma
cacciatolo, Passerino , offerta a
Enrico maggior somma, è fatto
da lui vicario di Mantova, 1064
E
— perde Cremona, 1122 A.
— s’impadronisce di Modena, 1122
C-D.
— richiesto di aiuto da Cangrande,
1185 B.
— va presso Cangrande in Vicenza,
1145 D.
— conforta Giac da Carrara prigio-
niero, 1147 D.
— si presta a trattar della paoe tra
Padova e Cangrande, 1147 E-
-1148 A.
— affidatagli Cremona, dopo sei mesi
la abbandona, 1152 C.
— nemico a Maffeo Visconti, 1152D.
— si fa signore di Modena , 1164
B C.
— teme di Uguccione della Faggiuola,
assediente i Guelfi in Monteca-
tini, 1158 A.
— - manda cento cavalieri in aiuto ad
Uguccione , che ne lo richiew»
1158 A.
— permette ad Uguccione e a Nen
della Faggiuola , cacciati da
Lucca, che si ritirino in Modena,
1168 D.
— odiato dai Bolognesi, 1168 D.
— sotto di lui milita Uguccione della
Faggiuola, 1168 D.
— aiuta con mercenari i Doria e gh
Spinola , esigliati da Genova,
1181 B.
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CROKàCA febbeto
88
PstriMoaio di b. Pietro, assalito dai
Saraceni di re Manfredi, 946 C.
Paria, ivi Enrico VII, 1085 A.
— Enrico VII indice ivi un’assem-
blea generale, 1081 D.
— vi si dirige Enrico VII, 1082 C.
— dieta da lui ivi raccolta , 1085
B sgfe.
— suoi legati alla dieta ivi raccolta,
1086 C, 1087 A.
— Enrico VII parte da P. f affidando
il governo a Lodovico di Savoia,
1087 B.
— vi si dirige Antonio da Fissiraga,
1087 D.
— occupata da Filippone da Lan-
gosoo, 1120 G.
— tenuta da Rizzardino figlio di
Filippone , viene conquistata da
Galeazzo Visconti, 1121 D.
— avversa Maffeo Visconti, 1152 A.
— sua antichità, 1152 D.
— conquistata da Maffeo Visconti ,
1152 E.
— vicari imperiali: Lodovico
di Savoia.
— signori: Filippone da Langosco,
Rizzardino da Langosco, Maf-
feo Visconti.
— edifici : palazzo pubblico.
Pazzi , nobile famiglia fiorentina ,
prende parte alle discordie della
sua patria, 979 A.
Pelagrua, Arnaldo.
FéQegrinaggi, Enrico il Beato (cfr.
a questo nome) pellegrino in
Oriente, in Occidente e a Roma,
1164 C.
Pera, presso Costantinopoli, tenuta da
Genova, 986 B.
. . • dei Perialti , uomo popolano e
valoroso, muore nella battaglia
data da Cangrande agli esuli Vi-
centini, 1174 A.
Perugia, ivi Carlo di Valois, 960 E,
«76 E.
— ivi Benedetto XI, 1012 E.
— fa parte del ducato di Spoleto
e dei possessi della chiesa ro-
mana, 1012 D-E.
— il popolo irritato per l’indugio
dei cardinali nella elezione del
successore a Benedetto XI, 1014
fi.
— toglie il tetto alla oasa dove sta-
vano chiusi i cardinali , e li
priva del cibo, 1015 A.
— accede alla lega delle città To-
scane contro Enrico VII, 1092
C •
— avversa a Todi, con cui ha fre-
quenti contese per riguardo ai
confini, 1109 B.
— nel suo territorio di Soiarra Co-
lonna riporta una vittoria, 1112
A-B.
— richiesta di aiuto dai Guelfi asse-
diati da Uguccione della Fag-
giuola in Montecatini, 1157 E.
— edifici: palazzo vescovile.
Pescàresio, Piscàbbsio, (dei Mon-
tecchi?) esule, illustre veronese,
sta coi Padovani contro Can-
grande, 1180 B.
— invitato da Macaruffo de’ Maca-
ruffi a prender parte alla con-
giura per ribellare Vicenza a Can-
grande, 1172 D.
— fatto prigioniero da Cangrande,
1174 A
— chiuso in carcere in Vicenza, in-
sieme con un suo figlio illegit-
timo, 1174 E.
Pestilenza , v. Epidemia, Malattia .
(Pbtroni), Rizzardo.
Piacenza, ne è signore Alberto Scotto,
1019 B, 1054 B.
— ciò volendo Alberto Scotto, entra
ivi Maffeo Visconti, 1021 E.
— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre-
dica la crociata contro i Vene-
ziani, 1044 B.
— il Pelagrua s’indirizza da Cre-
mona verso Piacenza , 1082 A.
— gli vengono incontro i Piacentini,
i quali genuflessi gli domandano
la libertà della patria, 1082 B.
— accogliendo in città trionfalmente
Enrico VII, con lui si lagnano
della tirannia di Alberto Scotto,
1082 B.
— Enrico VII priva del potere Al-
berto Sootto, dando il governo a
Pietro Del Mesa veronese, 1082 B.
— partito Enrico VII, Galeazzo fi-
glio di Maffeo Visconti, assume
il governo, escludendone il Del
Mesa, 1082 C.
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INDICI SISTEMATICI
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 0.
— battaglia tra Filippone di Lan-
gosco , e il conte di Salebrus ,
(Salzburg) posto da Enrico VII
a guardia della città, 1121 A-B.
— riceve Guamerio di Ottomburch
(Homburg) , e si sottomette a
Maffeo Visconti, 1121 B-G.
— sottomessa a Maffoo Visconti ,
1151 E.
— vicari imperiali: conte di Sa-
lebrus (Salzburg), cfr. Guemieri
di Homburg.
— signori e vioari imperiali:
Alberto Scotto, Pietro del Mesa,
Galeazzo Visconti.
Piazzola, Rolando.
Pieoardia, valore dei Piccardi; sono
nell’esercito di Carlo I d’Angiò,
947 A.
Picena nrbs, Piceni eolles,eco., tali
nomi vengono dati a Pistoia,
parecchie volte ; v. sotto P.
Pieeno, campo, presso Pistoia, fatto
d'armi, 1084 E.
Picigà, Giacomo.
(Pietro di Aichspalt) , vescovo di
Basilea , segue Enrico VII in
Italia, 1058 A.
— recasi presso Clemente V in Avi-
gnone: esponendogli ciò che ad
Enrico VII era toccato di si-
nistro, e specialmente la guerra
bresciana, lo prega di posticipare
il tempo dell’ incoronazione : è
esaudito, 1075 E, 1076 A.
Pietro Altichino , plebeo padov,,
assunto al governo di Padova.,
1127 C.
— amico dei Macaraffi ; sua superbia,
1186 A.
— ferito da Nicolò ed Opizone da
Carrara, dai quali era odiato
anche per motivi privati ; si ri-
fugia nel palazzo vescovile ,
1186 B-C.
— suoi tre figli, Pace, Priore, Fras-
sa, fuggiti pure nel palazzo ve-
scovile, 1186 D.
— il vesoovo Pagano della Torre,
spaventato da Nicolò da Carrara,
lo consegna allo stesso, insieme
poi suoi tre figli, 1186 E.
— ucciso, dopo aver assistito alla
morte dei figli, 1186 E.
Pietro Tempesta di Angiò, fratello
di Roberto di Napoli, è da co-
stui mandato in Toscana, 1155
B.
— in Firenze, 1155 C.
— prepone ai Guelfi di Lucca Ge-
rardo da San Lupidio, 1155 0.
— incoraggia i Guelfi di Montecatini
a resistere ai Ghibellini di Pisa
e Lucca comandati da Uguc-
cione della Faggiuola, 1157 B.
— alla battaglia di Montecatini è
vinto e ferito, 1159 C-1160 À.
— fatto seppellire in Pisa, con gran
pompa, da Uguccione della Fag-
giuola, 1161 A.
Pietro re d’Aràgona e di Sicilia,
nemico di Carlo d’Angiò, 952
A.
— marito di Costanza, figlia di re
Manfredi, 952 B.
— aspira ai regno di Sicilia, 952 B.
— si prepara a venire in aiuto a
Michele Paleologo, da cui riceve
denari a mezzo di Giovanni da
Procida, 952 A -958 A.
— manda ambasciadori al pontefice
per ottenere soccorsi contro i suoi
amici ; esaudito dal Papa, il quale
credeva ch'egli intendesse muo-
ver guerra ai Saraceni, 958 A.
— conduce rapidamente la sua flotta
nel porto di Messina, 958 C.
— si impadronisce della Sicilia, 953
C.
— Carlo d’Angiò muovo contro di
lui nell’isola di Sicilia : assedia
Messina, 958 D.
— persuade l’Angioino a questo, che,
a sollievo del popolo, la guerra
venisse decisa per « duello » da
combattersi tra due schiere, am-
bedue di cento cavalieri, in Bor-
deaux, città di Anglia, 958 E.
— stupore destato universalmente da
tale sfida, 958 E.
— prega Filippo ELI re di Francia,
di cui conosceva l’astuzia, di non
venire colà dove doveva scendere
a tenzone con Carlo, 954 A-B.
— va incognito a Bordeaux, luogo
scelto per la tenzone; temendo
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CRONACA CERRETO
8 7
di Carlo e di Filippo III, ri-
torna nel suo regno, 954 B.
— perciò dichiarato vinto da Carlo
d’ Angiò, 953 B.
— - r Angioino e Filippo III collegati
nella guerra contro re Pietro;
Dio disperde i loro progetti, 954
C-D.
— manda la sua flotta sotto la con-
dotta di Buggero di Loria, alla
oppugnazione di Napoli, 955 A.
— fa sembianze di piangere la morte
di Carlo I d’Angiò, di cui loda
la probità, dacché non ha più
motivo di temerne, 955 D.
— fa condurre in Aragona, Carlo II
ed i prigionieri, 955 D.
— li rimanda in libertà, 956 A.
— trattative d’accordo tra re Pietro
e Carlo II d’ Angiò, 956 B-C.
— dà sua figlia in isposa a Bo-
berto figlio di Carlo II d’ Angiò,
956 C.
— riceve per suo figlio in isposa la
figlia di Carlo II d’ Angiò, 956 C.
— ritorna , dopo gli sponsali , in
Aragona, raccomanda a suo figlio
primogenito Federico il regno
della Sicilia, e muore, 956 E.
— lascia il regno d’ Aragona al fi-
glio minore Giacomo, 956 E.
— lodato, 1151 B.
Pietro II d’ Aragona re di Sicilia,
f. di Federico I, il suo procu-
ratore Manfredo Chiaramonte ce-
lebra, in Boma, a suo nome, le
sponsalizie con Beatrice di Lus-
* semburgo, 1105 B.
— sposa Elisabetta figlia di Ottone,
duca di Carinzia, 1151 A-B.
— lodato, 1151 B-C.
Pietro Braimonte, catalano, assol-
dato da Cangrande; ucciso, 1142
E, 1143 E.
Pietro Colonna, card., sua condotta
nell’elezione di Bonifacio Vili,
976 D, 968 0.
— deposto da cardinale, esule a Pa-
dova, è richiamato per lettera
da Giacomo Colonna, al tempo
del conclave per il successore a
Benedetto XI, 1014 B.
— in Perugia, 1014 C.
— avvisa Filippo IV di Francia
• degli indugi frapposti alla ele-
zione del pontefice, e lo prega
ad interessarsene, 1014 C.
— invitato da Filippo IV il Bello
a corrompere coll’oro i cardinali,
attende a ciò, 1014 D.
— si adopera perchè sia eletto papa
Clemente V, 1015 A.
— conosciuta l’elezione del pontefice
fatta nel vescovo di Bordeaux ,
ne avvisa Filippo IV e lo stesso
eletto, 1015 B.
— prega Filippo IV di perorare la
causa dei Colonnesi presso Cle-
mente V, 1015 D.
— richiamato dall’ esiglio da Cle-
mente V e riconfermato cardi-
nale, 1016 B.
— sua autorità , e sua accortezza ;
parte avuta nella elezione del
successore a Clemente V, 1166 C.
— è in dubbio se debba favorire re-
iezione di Giacomo (Duèse) da
Cahors, 1167 A.
Pietro (Gerra) da Boma (!), patr.
di Aquileja contende, pei confini
con Bizzardo da Camino prefetto
di Treviso, 1086 E.
— manda sua gente al fiume Livenza,
1036 E.
— alcuni dei suoi sudditi offrono
Udine a Bizzardo da Camino ,
1037 A.
— concordia col Caminese, 1037 A.
Pietro Gradenigo, doge di Venezia,
1085 B.
— suoi pregi e difetti, 1085 B-C.
— minaccia in segreto i Padovani,
1085 C.
Pietro del Mesa, veronese, da En-
rico VII gli è dato il governo di
Piacenza, 1082 B.
— lui allontanato da Maffeo Visconti,
ottiene potere in Piaoenza Ga-
leazzo Visconti, 1032 B, 1121 0.
Pietro da Montenero, uomo fazioso
e audace, dopo la caduta della
(torre) delle Milizie in Boma,
passa spontaneamente alia parte
di Enrico VII, 1103 A.
Pietro di Morrone, per consiglio di
Carlo d’ Angiò, è fatto papa, col
nome di Celestino V, 966 A ; v.
Celestino V.
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88
INDICI SISTEMATI CI
— suo amore alla solitudine ; accetta
a malincuore il papato, 966 B.
Pietro de* Proti, vicentino, promove
la ribellione di Vicenza ai Pa-
dovani, 1069 D.
— sua dispotica autorità in Vicenza,
1126 E .
Pietro Rusconi, signore di Como, si
unisce ad Alberto Scotto e Pie-
tro Visconti contro Maffeo Vi-
sconti, 1020 D.
Pietro di Savoia , uno dei Cesarei,
muore in Roma in un combatti-
mento tra Imperiali e Angioini,
1101 E.
Pietro di Spagna, cardinale, prende
parte al conclave per la elezione
di Benedetto XI, 1011 D.
— difende Bonifacio Vili tacciato
di eresia, 1016 A.
Pietro da Trissino, nob. vicent.,
giustiziato da Cangrande come
traditore, 1126 B.
Pietro Visconti , zio di Maffeo , è
indotto da Alberto Scotto a con-
giurare contro il proprio nipote,
1020 D.
— uscito dalla patria (Milano) per
sottrarsi all’odio del nipote, preso
sui monti da suo nipote e con-
dotto prigioniero a Milano, 1020
D.
Pietro, borgo di San, v. Vicenza.
Pietro, San, in Grado, chiesa presso
Roma, 1096 B.
Pietro, San, basilica in Roma, do-
veva esservi incoronato Enrico
Vn, 1102 B, 1108 B-E.
— con annesso palazzo pontificio,
1006 B, (cfr. 1011 B).
— ivi si fanno le esequie di Boni-
facio Vili, 1009 A-B.
— ivi viene proclamato pontefice Be-
nedetto XI, 1011, B.
Pietro, San , chiesa suburbana di Vi-
cenza, 1140 E.
Pieve di Sacco, villaggio del Padova-
no, è occupato da Cangrande ,
1177 D.
Bigello Portinari, ferito, e costretto
a fuggire da Firenze , in occa-
sione della cacciata di Vieri dei
Cerchi, 977 C.
(Pino?) della Tosa (?), (nel testo del
Ferreto : < .... de Lanlzosa »),
condottiero dei Fiorentini , è
fatto prigioniero nella battaglia
di Montecatini, 1160 E.
Pino dei Vernari, esule cremonese,
podestà di Brescia, risponde fie-
ramente ai legati pontifici venuti
per ridurre i Bresciani all’ ob-
bedienza di Enrico VII, 1077
B-C.
Pioggia, e inondazioni nel tempo della
Pasqua deiranno 1812 , nella
Marca Trevigiana; laonde quei
popoli spaventati depongono le
armi , 1069 B-C,
Piombino, sua posizione elogiata, 1097
E.
Pirati, loro costumi, 986 E.
Pisa, governo popolare, con alterna-
tiva tra le fazioni, 1064 C.
— ivi Enrico VII, 1086 B.
— mandano legati ad Enrico VII in
Genova per sollecitarlo a venire
nella loro città, 1090 E.
— mettono a sua disposizione navi
e galere, 1091 A.
— soccorrono di denaro Enrico VII,
1092 E sg.
— suoi ricchi doni ad Enrico VII,
1098 D.
— festosa accoglienza fatta ad En-
rico VII, che vi fece il suo in-
gresso addì 6 febbraio 1812,
1095 B-C.
— città ricca e potente per terra e
per mare, 1095 C.
— Enrico VII ne toglie il preside,
per sostituirlo con un vicàrio
regio ; muta leggi e plebisciti ;
s’impadronisce del tesoro, rac-
colto in lungo tempo e con molta
fatica, 1095 C-D.
— malcontento del popolo, 1095 D.
— Enrico VII turbato di ciò, rimette
in vigore le pristine leggi, fatta
solo eccezione per l’officio del
podestà, 1095 D.
— esige che i Pisani gli diano uo-
mini nell’occasione del suo viag-
gio a Roma ; rassegna da lui fatta
davanti al vestibolo del suo teatro
(palazzo): a giudizio di molti,
erano 1000 cavalli, 4000 bale-
strieri, 6000 gladiatori con lance
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CRONACA FERRETO
85
e scudi, oltre a infiniti plebei di
leggera armatura, 1096 D-E.
— i soldati (d’Enrico VII) si danno
in Pisa al vino e alle libidini,
1096 E -1097 A.
— i soldati dell’arciv. (Balduino) di
Treveri, nei borghi della città, si
danno ai canti ed ai balli ; ven-
gono alle armi con quelli del
Conte di Savoia, 1097 A.
— punizione inflitta da Enrico VII
ai rei ; egli rimette poi pace tra
i due duci, 1097 A-jB.
— Enrico VII afflitto per la morte,
20 apr., del vescovo di Arezzo,
ch’era venuto a lui con molta
truppa, 1077 B.
— ne parte, 26 apr., Enrico VII, af-
fidandone il governo a Francesco
Ubaldini ; e conducendo seco al-
quanti ottimati, e duecento dei
principali della plebs media, 1097
C-D.
— vi si reca, 18 apr. 1818, Enrico
VII, dopo aver sciolto l’assedio
di Firenze ; ma vi è freddamente
accolto, 1118 E.
— presso il lido pisano, Enrico VII
apparecchia navi contro Roberto
di Napoli, 1114 E.
— nella cattedrale di Pisa è tumu-
lato il corpo di Enrico VII, con
splendide esequie, 1116 E.
— stipendiano i mercenari di Enrico
vn, iii8 o.
— chiamano al governo Uguccione
della Faggiuola, 1118 C.
— sotto Uguccione della Faggiuola
osteggiano i Guelfi di Toscana,
1155 A.
— soccorrono di 1000 uomini Castruc-
cio, che diventa signore di Lucca,
1156 B.
— i ghibellini fatti padroni di Lucca,
temendo della fazione guelfa,
ch’era sostenuta dai Fiorentini
fanno lega coi Pisani, e danno
ad essi il dominio della propria
città, 1156 C-D.
— v’arrivano i prigioni Guelfi fatti
da Uguccione della Faggiuola
nella battaglia di Montecatini,
1160 E.
— vi sono seppelliti con gran pom-
pa Francesco della Faggiuola,
e Carlo e Pietro d’Angiò , 1161
A.
— ivi è odiato Uguccione per la sua
avarizia, 1161 C.
— levansi contro Uguccione della
Faggiuola, 1162 A-C.
— nella vigilia del giorno di Pasqua
insorgono e proclamano la libertà
della città, 1162 E, 1162 A.
— contro di Pisa Uguccione dirige
due coorti di soldati, i quali nulla
potendo ottenere , ritornano a
Lucca, 1168 A.
— dopo la cacciata di Uguccione
della Faggiuola, è governata dai
primati (ottimati, nobili) e dal
popolo, 1168 E.
— signori: Uguccione della Fag-
giuola.
— chiese, convento dei Frati Pre-
dicatori, 1116 E, 1117 A.
Piscaresio, v. Pescaresio.
Pistoia (detta più volte Picena urbe,
o simili) , quivi hanno origine
le fazioni dei Bianchi e dei Neri,
960 C, 971 E -978 C.
— ivi Carlo di Valois, 976 E
— assalita dai Fiorentini e da Ro-
berto d’Angiò, 1024 E.
— territorio devastato, 1024 E, 1025
A.
— sua storia antica, 1025 A.
— sua difesa, 1025 A.
— giunge a Clemente V notizia del
suo assedio ; se ne duole e
manda legati per farlo cessare;
scomunica i riluttanti , 1025
B-D.
— dopo 18 mesi d’assedio, s’arrende
ai Fiorentini, 1027 B-C.
— Pistoiesi in esiglio, 1027 C.
— desolazione della città, 1027 D.
— accede alla lega di altre città
Toscane contro Enrico VII, 1092
C.
— richiesta di aiuto dai Guelfi, asse-
diati in Montecatini da Uguo-
cione della Faggiuola, 1157 E.
(Plumazzo) Plumatlum, fortificato da
Azzone Vili, 980 D.
Placiola, v. Piazzola.
Plebiscito, in Padova, 1124 B, 1126
E, 1187 A.
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do
INDICI SISTEMÀTICI
Plebe, d’Italia, desidera la venuta
di Enrico VII, 1055 B.
Plebe infima, in Padova, 1145 E.
Plebe media , in Brescia, 1068 D.
— in Genova, 1088 D.
— in Padova, 1146 A.
— in Pisa, 1097 C.
— in Vicenza, 1090 A, 1171 D.
— malcontenta, sotto il dominio di
Gangrande, sia perchè oppressa
da rapine di denaro, sia perchè
vedeva la jattura della patria (Vi-
cenza), 1171 E.
— ad essa appartiene Pietro di Mor-
rone (Celestino V), 968 B.
Plebe non media, in Padova, 1070 B.
Plumatium, v. Piumazzo.
Po, in esso la dotta Mantovana viene
battuta da Azzone Vili d'Este,
1028 C.
— Berravalle sul, 1081 D.
— Ostiglia sul, 1081 E.
— passa presso Castel Tedaldo, 1087
D.
— alla d. di esso sono accampati
i (crociati) del card. Arnaldo
Pelagrua, che vengono vinti dai
Veneziani, 1045 B-C.
— i Veneziani sconfitti presso al Po,
1046 0.
— in esso è giustiziato Angelo da
Motin, 1047 A.
Poeeia, v. Arte poetica.
Poiana, Gregorio.
Poiana, vi. vicent. occupata con molta
strage dai Padovani, 1188 C.
Poitiers, luogo dell’ Aqui tania sul fiume
Ciano, dove si stabilisce per due
anni Clemente V, 1015 D.
Polenta, Guido, Lamberto.
Polesine, ivi Frano. d’Este, che muove
guerra al fratello Azzone , 1037
C.
— assalito da Frane. d’Este , 1088
0.
— Frane. d’Este vi raccoglie soldati,
1089 C.
— vi si ritirano alcuni abitanti d’Este
dopo la caduta di questa terra,
in mano di Cangrande, 1176 D.
— Macaruffo Macaraffì eccita suo
genero Binaldo d’Este ad im-
padronirsene, 1178 D.
Pomo d'oro, dato ad Enrico VII
quando fu incoronato in Roma,
1104 D.
Poncabali, Fioreno.
Poncino (Ponzoni) da Cremona, pre-
fetto di Padova, guidai Padovani
nella guerra contro Vicenza,
1140 E sgg.
— suo editto perchè non si infierisca
contro i vinti, 1141 B, D.
— ritrae i Padovani dal Borgo di
San Pietro (presso Vioenza), 1142
B.
— li dispone in campo, 1142 E.
— oppugna Vicenza, 1143 E.
— non crede che sia venuto in Vi-
! cenza Cangrande, 1144 A.
j — vinto da Cangrande, 1144 B.
; — con difficoltà riesce a tornare in
ì Padova, 1145 B.
I — cacciato di Cremona, dai nipoti
I di Gugl. Cavalcabò, perchè volea
avere potere egualead essi, 11520.
— coi soldati di Maffeo Visconti,
occupa Cremona in nome di Ini,
1152 °*
Ponte Barbano, vi. sui confini tra
Padova e Vicenza : vi passano i
Padovani movendo conto) Vioen-
za, 1070 B.
Ponte-di -Brenta, l’attraversano i Pa-
dovani nel sett. (1318), 1183 E.
Ponte Molle, presso Roma, occupato
dai Colonna per Enrico Vii;
Giovanni d’Angiò tenta di im-
padronirsene, 1098 E.
— vi passa Enrico VII, allontanan-
dosi da Roma, 1109 A.
Ponte della Forma ( - acquedotto di
Nerone ? : cfr. Gregorov. VI, 71),
v. Forma.
Ponte di San Nicolò per cui si entra
in Padova, Cangrande vi dispone
il suo campo, 1177 D.
Pontinàtiis, de, v. Pigolio Portinan;
€ de Portinatiis i è lezione mata.
Ponzellbtto Orsini, invitato dalla
8. Sede a non avversare En-
rico VII, 1102 C.
Ponzello Orsini, in vi tato dalla 8.8ede
a non avversare Enrico VH,
1102 C.
Ponzoni, famiglia cremonese, avversa
ai Cavalcabò, 1122 A.
— Poncino.
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CRONACA FERREtO
91
Posti nari. Pigolio.
Priore Altichino, f. di Pietro, cerca
rifugio presso il vescovo di Pado-
va, Pagano della Torre, 1186 D.
— richiesto da Nicolò da Carrara, il
vescovo preso da timore glielo
consegna; ucciso* 1186 E.
Procida, Giovanni.
Profezia di un Napoletano contro
Clemente V, 1017 D-1018 B.
Qcartbsani, Guerruocio.
({b artesolo, ponte del* vittoria ivi dei
Padovani sopra i Vicentini, 1126
A-C.
— Oangrande incalza i Padovani fino
al ponte di Q., 1145 A.
Proti, Bugamante, Gerardo, Gu-
glielmo, Pietro.
Provenza* in essa è Valenza ( izVien-
na?), 1017 B.
— Roberto d’Angiò manda di P. in
Lombardia, Ugo del Balzo, 1152
E.
— conte: Carlo I d’Angiò.
Paglia* v. Apulia.
(Pulci), Guelfo.
Quaseogna, da gente guascona è ori-
ginario Clemente V, 1015 A.
Quercini, Leonardo.
Quirico, Quircio, Giovanni.
Quirini, Giacomo, Giovanni.
R
Rifusa* soggetta a’ Veneziani: vi giunge
Lampa Doria, 989 C.
Rambaldo (di Collalto), conte (di
Treviso), coopera all’uccisione di
Rizzardo da Camino preside di
Treviso, 1129 D-E.
(Ràmberti) Ramberto.
Rahberto (Ràmberti), ferrarese, esi-
gliato da Azzone Vili, richia-
mato dal popolo ferrarese fatto
libero, 1040 A.
Razqoni, Lanfranco.
Ravagnani, Bonaventura.
Ràvasino, Enrico.
RtTenna* sotto Guido da Polenta, che
per vari giorni ospita il suo
amico march. Francesco d’Este,
1038 C.
— aiuta Gentile Orsini, che combat-
teva per rimettere il marchese
Francesco d’Este in Ferrara ,
1039 C.
— possessi Veneziani sulla marina
ravennate, 1047 B-C.
— manda aiuti a Firenze, assediata
da Enrico VII, 1112 C.
— signori: Guido da Polenta.
Reggio, soggetta ad Obizzo d’Este,
1027 E.
— si ribella ad Azzone VILE d’Este,
per il suo tirannico governo,
1027 E, 1028 A, 1030 D-E.
— il card. Arnaldo Pelagrua vi pre-
dica la crociata contro i Vene-
ziani, 1044 C.
— si regge a governo popolare, 1054
C.
— minacciata dai Bolognesi e da
Giberto da Correggio, 1054 C.
— si libera dalla tirannia di Az-
zone Vili d’Este, 1059 B.
— Guido Savina ne offre la signoria
a Enrico VII, 1059 B.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1036 C.
— messa al bando dell’impero da En-
rico VII, 1096 C.
— conservasi in libertà, 1122 D.
— cacciati i Ghibellini, e scossa la
tirannide di Azzone d'Este, vive
tranquilla : suo governo, 1154
A-B.
— signori: Obizzo d’Este, Az-
zone VIII d’Este, (cfr. Guido
Savina).
— edifici: palazzo pretorio-estense.
Regina , nome di una nave di Bonac-
colsi Rinaldo, 1023 C.
(Reineri), Teodorico.
Religione cristiana , permessa in Tu-
nisi, 951 D.
Beno (confuso colla Reuss?) vicino ad
esso è ucciso Alberto I d’Austria,
1048 E, 1049 A.
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INDICI SISTEMÀTICI
92
Repetti, Tisivolo.
Restàuro, catalano, mandato con 200
catalani , da re Roberto a go-
vernare Ferrara, 1170 C.
— sua tirannia, 1170 C.
— ucciso dal popolo ribellatosi, 1170
D-1171 A.
Retrone, f. vicent., descritto 1128 E.
— passato da Cangrande coir eser-
cito, 1175 D.
(Ricardo) , co. di Gaserta , favorisce
Carlo I d’Angiò, 947 B.
Riconetto (errore per: Ricoverino?)
(de’ Cerchi), gli è tagliato il
naso, nell’occasione della cac-
ciata di Vieri de’ Cerchi da Fi-
renze, 977 C.
(Ricovero) Ricuperius ( de’ Cer-
chi), padre di Berto (de’ Cerchi),
977 C.
« Ricuperius > v. (Ricovero) (de’
Cerchi).
Rimini, manda aiuti a Firenze asse-
diata da Enrico VII, 1112 C.
Rinaldo (Passerino) Bonàccolsi, v.
Passerino (Rinaldo) Bonàccolsi.
Rinaldo d’Este, a Rovigo, presso il
Po affine di non recar molestia ai
Padovani presso cui abitava, si
abbocca con Rinaldo Boccam-
pani, col quale prepara la sol-
levazione di Ferrara, 1170 D.
— ritorna a Ferrara , accolto entu-
siasticamente dal popolo, 1171
A-B.
— genero di Macaruffo Macaruffi, è
da lui esortato ad impadronirsi
del Polesine, 1178 D.
Rinaldo conte di Marcaria, man-
tovano , condottiero dei merce-
nari del signor di Mantova, aiuta
Fresco d’ Este contro il popolo
di Ferrara, 1039 A.
— ucciso nella battaglia in cui il
card. Arnaldo Pelagrua vinse i
Veneziani, 1047 A.
Rinaldo degli Scrovegni, esule pa-
dov., ripara presso Cangrande,
1127 E.
Rinaldo Sopino , viene invitato dal
cardinale Napoleone Orsini a far
parte della congiura ordita con-
tro Bonifacio Vili , 1002 E ,
1008 A.
— si unisce a Sciarra Colonna, 1008
A.
— entra in Anagni coi congiurati,
1003 D.
Rinaldo Verlato, capo di sua fa-
miglia, esule da Vicenza, ripara
presso i Padovani, 1126 D,
1130 C.
Riprando di Marano, esule vicentino,
è fatto prigioniero da Cangrande,
1174 B.
Ritratto , i Padovani fanno dipingere
sul pubblico palazzo l’effigie di
Nicolò (de’ Mal traversi da Boz-
zo), condannato come traditore,
allato a quella di Antonio daCor-
tarolo, 1134 E, 1135 A.
Riva, Franceschino.
Rizzando Annibaldi , dopo la dedi-
zione della (torre) delle Milizie,
passa spontaneamente alla parte
di Enrico VII, 1108 A.
— combatte sotto Enrico VII : alla
orta Lateranense è provocato a
attaglia da Janico nobile ro-
mano, 1107 B.
— muove contro Janico, il quale si
affrettò a fuggire, 1107 B.
Rizzando da Camino, prefetto di Tre-
viso, aiuta con mille armati i
Padovani, 1035 D.
— in discordia con Pietro (Gorra)
patr. d* Aquileia per questione di
confini, 1086 E.
— manda sue genti al fiume Livenza,
1036 E.
— invitato da alcuni congiurati ad
occupar Udine , non può en-
trarvi : viene a conoordia col pa-
triarca, 1037 A.
— non molto fiero signore di Tre-
viso, 1054 B.
— ottiene per denaro da Enrico VII
la pretura (il vicariato) di Tre-
viso, Belluno e Feltre, 1072 B.
— manda in soccorso ai Padotani,
il suo parente Tolberto con cento
cavalli e trecento pedoni, 1129 C.
— ottiene il governo ai Treviso, dopo
la morte di Gerardo suo padre;
del quale non imitò gli esempi
tirannici, mentre inveoe seppe
accattivarsi l’amor della plebe,
1129 C.
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CRONACA FERBETO
93
— dissoluto , offende la moglie di
Altinerio degli Azzoni ; oostui ,
accordatosi col conte Bambaldo
(di Colalto) fa uccidere Rizzardo
intento al giuoco degli scacchi,
1129 D-E.
— ucciso in causa della sua disso-
lutezza, 1129 C-1130 A.
— fratello di Guezelo, 1175 D.
Rizzardo, conte di Corno? agli a,
inglese, aspira airimpero, dopo
la morte di Federico II, 945 B.
Bizza rdino di Langosco, figlio di
Filippone, tiene Pavia : vinto e
ucciso da Galeazzo Visconti, 1121
D.
— lodato ; invano riceve aiuto da re
Roberto e da Giberto da Correg-
gio ; ucciso in Pavia dai soldati
di Maffeo Visoonti, 1152 D-E.
Bizzardo Orsini, deputato da Lodo-
vico di Savoia alla custodia del
locus Militiarum, donde aveasi
accesso al Campidoglio, non lo
affida poi ad Enrico VII, come
esigeva il patto di consegna, 1099
E.
— caduta Para? Militiarum in mano
dei Cesarei, egli insieme con Gio-
vanni Annibaldi, si ritraggono
alla difesa del Campidoglio, 1100
C-D.
— spaventato dei mezzi di oppugna-
zione usati dai Cesarei, si ritira
dal Campidoglio , insieme con
Giovanni Annibaldi, 1101 A.
Bizzardo Ricardo ( Petroni ) , se-
nese, cardinale, prende parte al
conclave per la elezione di Be-
nedetto XI, 1011 E.
— difende Bonifacio Vili tacciato di
eresia , 1016 A.
— favorevole ai Bianchi , persuade
Clemente V a costringere i Fio-
rentini Neri a levare l’assedio
da Pistoia, 1025 C.
Bizzardo . . . , legato inviato da Ro-
berto re di Napoli ad Enrico VII,
in Genova, 1091 A.
— accolto lietamente da Enrico VII ;
supposizioni varie fatte dal volgo
sullo scopo di questa legazione,
1091 À-B.
— quando re Roberto mandò il fra-
tello Giovanni alla difesa di Ro-
ma , egli partì di soppiatto da
Genova, per recarsi in Apulia,
1091 B.
Roberto D’Angiò, dal padre Carlo II
d’Angiò, dato come prigione in-
sieme col fratello Giovanni , in
luogo del padre , in Sicilia in
mano del re Pietro III, 956 A-B.
— sposa (Jolanda) figlia di Pietro
LEI d’ Aragona, 956 C-D.
— aspira a ricuperare Pisola di Si-
cilia, tenuta da Federico I (di
Aragona), 957 C.
— insieme col fratello Filippo, prin-
cipe di Taranto guerreggia m Si-
cilia, 957 C.
— arriva a Messina, dove stabilisce
il campo, 957 D-E.
— ha notizia della sconfìtta del fra-
tello, 958 C.
— ritorna velocemente in Apulia,
958 C.
— dal padre Carlo II, è mandato
colla flotta in Sicilia, 971 D.
— ritorna, fuggendo, in Napoli, 971
D.
— figlio di Carlo II d’Angiò, vinto
da re Federico di Aragona, 1000
C.
— inseguito per mare , viene fatto
prigioniero, 1000 D.
— viene a Roma col padre e col
fratello per proteggere Bonifacio
Vili, 1001 B.
— assiste alla consacrazione di Be-
nedetto XI, 1011 c.
— duca di Apulia , mandato dal
padre in aiuto dei Fiorentini
(Neri), 1024 E.
— pone il campo presso Pistoia,
1024 E.
— suo stratagemma di guerra, e sua
crudeltà, 1025 B.
— dal padre viene richiamato dall’as-
sedio di Pistoia, 1025 D.
— tiene Ferrara e la Romagna per
il papa (Clemente V), 1054 C.
— manda Rizzardo... quale suo am-
basciatore ad Enrico VII, in Ge-
nova, 1091 A-B.
— accordatosi cogli Orsini, invia il
fratello Giovanni alla difesa di
Roma, 1091 B.
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94
INDICI SISTEMATICI
— in guerra con Enrico VII di Lus-
semburgo, 1105 C.
— suo fratello Giovanni rimette al
suo arbitrio la pace con Enrico
VII , richiesta dai cardinali ,
in Roma, 1105 C.
— dà aiuto a suo fratello Giovanni,
1108 B.
— le sue genti sono assalite e vinte
presso Tiferno da Giovanni da
Zecano, 1108 B.
— viene a patti col nemico, 1108 C.
— manda Degone (Diego della Ratta)
a reggere i Fiorentini, 1110 E.
— sua opposizione a Enrico VII,
1112
— cerca da ogni parte aiuti per Fi-
renze combattuta da Enrico VII,
1112 C.
— dichiarato da Enrico VII nemico
dell* impero e reo di lesa maestà,
e condannato a morte, 1114 B.
— manda a Tortona dei soccorsi
contro la parte di Enrico VII,
1120 A.
— sollecita reiezione di un papa
dopo la morte di Clemente V,
1189 D.
— muove guerra a Federico di Si-
cilia; assedia Trapani , 1149 B.
— trattative di paco, 1150 D.
— suo abboccamento col re Fede-
rico, 1150 E- 1151 A.
— ritorna a Napoli, 1151 A.
— favorisce i nemici di Maffeo Vi-
sconti in Lombardia, 1152 A.
— sue truppe in aiuto di Rizzardino
di Langosco, 1152 D.
— amico degli Avogadri ( da Colo-
biano), Guelfi, di Vercelli, 1152
E.
— durante la Sede vacante, manda
da Provenza in Lombardia Ugo
del Balzo, per difendervi i Guelfi,
1152 E.
— chiama in Italia Filippo di Va-
lois, per restituire i Torriani in
(Milano), 1153 A.
— si rallegra per la morte di Enrico
VII di Lussemburgo, 1155 A.
— Firenze, disprezzando il prefetto
mandatole da re Roberto, come
d’animo vile, domanda al re un
principe, 1155 B,
— manda in Toscana suo fratello
Pietro Tempesta, 1155 B.
— prepone a Lucca, retta a parte
guelfa, Gerardo da san Lupidio,
1155 C.
— persuade i Guelfi di Lucca, esuli
a Firenze, e cacciati dalla pa-
tria da Castruccio, a combattere
contro la patria e contro i Ghi-
bellini, 1150 C.
— i Guelfi di Montecatini gli do-
mandano aiuto, per mezzo di
ambasciatori, 1157 C.
— manda loro in aiuto il fratello
Filippo principe di Taranto, con
1200 cavalieri, 1157 C-D.
— avuta notizia della rotta di Mon-
tecatini, e della morte di Carlo
e Pietro d’Angiò , richiama il
fratello Filippo, 1161 C.
— i suoi soldati sono cacciati da
Forlì che ritorna sotto gli Or-
delaffi, 1164 B.
— si adopera per far eleggere a suc-
cessore di Clemente V, il cardi-
nale Giacomo (Duèse) di Cahors,
1166 0.
— spera di poter così abbattere (Fe-
derico) signore di Sicilia, nonché
Maffeo (Visconti) e gli altri ti-
ranni di Lombardia procuran-
done la scomunica, 1166 D.
— scrivo al cardinale Giacomo (Duè-
se) da Cahors, supplicandolo a
volersi fare eleggere papa e pro-
mettendogli denari a tal fine,
H66 D.
— manda un ambasciatore ai cardi-
nali , raccolti per l’elezione , e
invia lettere; agisce d’accordo
con Napoleone Orsini allo stesso
scopo, 1166 E.
— sta alla sua corte Giacomo (Duèse)
da Cahors, 1168 B.
— coll’aiuto dei Grimaldi, le forze
sue s'impadroniscono di Genova,
1180 E.
— aiuta i Grimaldi, esuli da Genova,
dopo la morte di Enrico VII.
1182 B.
— manda a Lione Giacomo (Duèse)
da Cahors per assicurarsi della
Provenza, 1168 B.
— lo rimprovera di aver finto lettere
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CRONACA FERRETO
95
regie per ottenere da Clemente V
la sedo di Avignone, 1168 D.
— Clemente Y gli raccomanda Gia-
como (Duèse) di Caliors , che
quindi nomina vesc. di Avignone,
1168 C-D.
— il malvagio Dalmasio, e quindi
il tiranno Restauro , catalano ,
governano in suo nome Ferrara,
1070 C-1171 A.
(Boberto) co, d’Artois, Carlo I di
Angiò morendo gli affida la cu-
stodia del regno e di Carlo Mar-
tello, figlio di suo figlio Carlo II
allora prigione, 956 C-D.
(Roberto Benavia), Abate del popolo
in Genova , al momento della
venuta di Enrico VII, 1088 B-C,
1089 C.
Roberto di Fiandra, è mandato da
Enrico VII ad occupare la rocca
del Tripizone in Roma, 1099 B.
— la occupa, 1099 C.
Retano, f., presso a cui sta la contea
di Adolfo di Nassau, 964 C.
— scorre presso Vienna, 1168 E.
Rodolfo, card. Albano, morto nella
crociata di Tunisi, 951 A.
Rodolfo d’Austria, re dei Germani,
muore, 968 A, 1048 A.
Rodolfo duca di Baviera, pretende
all’impero alla morte di Alberto I
d’Austria, 1052 B.
— accompagna Enrico VII a Pisa,
1095 A.
— e a Siena, 1098 C.
— si ritira in Germania con molti
soldati Galli (= Germani) , la-
sciando in Tivoli Enrico VII ,
1108 A.
Rodolfo duca di Brasante, segue
Enrico VII in Italia con 800 ca-
valieri, 1057 E.
Rogati, A. dei.
Rolando Guarnerino , è mandato
ambasciatore a Clemente V dai
Padovani, 1065 B.
Rolando di Piazzola, padovano, le-
gato di Padova ad Enrico VII
in Genova, 1090 B.
— nel consiglio di Padova, propugna
l’indipendenza da Enrico VII ,
ch’egli riguarda come debole e
preso in mezzo dai nemioi: in-
siste perchè siano richiamate in
vigore le antiche leggi, e di nuovo
si conquisti Vicenza, 1124 A-B.
— giurisperito : è tra i feriti , nella
rotta avuta da Cangrande, 1145
E -1146 A.
— uno degli ambasciatori di Padova,
incaricato di trattare con Can-
grande, 1178 B.
— nel consiglio padovano è richiesto
del suo parere sulla scelta di un
principe che sostenga la repub-
blica e difenda i confini di Pa-
dova ; suo discorso , 1179 A-B.
Roma, ivi Carlo I d’ Angiò, n’è fatto
senatore, 947 A.
— Enrico di Castiglia senatore di R.
vi riceve Corradino, 948 C-D.
— ivi Carlo di Valois, 962 D-E.
— Bonifacio Vili trova difficile
mandare da R. oro ed argento
a Filippo il Bello, 999 E.
— vi giunge dalla Sicilia Carlo di
Valois, coll’esercito di papa Bo-
nifacio Vili, 1001 B.
— vi ritorna da Anagni papa Boni-
facio Vili, 1005 A.
— vi muore Bonifacio Vili, 1008 C.
— v’arriva Carlo II d’ Angiò con due
suoi figli e con buon numero di
soldati per proteggere Bonifacio
Vili, 1010 B.
— retta da Carlo II d* Angiò, 1011
E.
— v’entrano i Colonna per opporsi
a Benedetto XI, 1012 A.
— Gentile Orsini vi arruola soldati,
1039 A.
— vi si reca Enrico VII, 1085 D.
— Giovanni d’ Angiò vi è mandato
dal fratello Roberto re di Napoli,
per prevenirvi Enrico VII, 1091
B.
— Enrico VII vi entra e va in s. Gio-
vanni Laterano, 1099 B.
— combattimenti tra i Cesarei e gli
Angioini, alla rocca del Tripi-
zone, a quella delle Milizie, e al
Campidoglio, 1099 B-1102 A.
— i cardinali notificano al papa ciò
che accade in Roma, 1102 D.
— Enrico VII fa radunare il popolo
al Campidoglio, mentre gli Or-
sini tengono la porzione di Roma
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96
INDICI SISTEMÀTICI
oltre il Tevere, per la parte An-
gioina, 1102 D.
— pochi tra Orsini e tra quelli in
generale che stavano sull'altra
riva del Tevere, aderiscono agli
inviti di Enrico VII e passano
a lui, 1102 E- 1103 A.
— insorge il popolo violentemente
contro i cardinali che negano ad
Enrico VII di farsi incoronare
altrove che in s. Pietro, 1104 A.
— avvenuta tra Enrico VII e i car-
dinali la convenzione per l’in-
coronazione, il popolo si fa tran-
quillo, 1104 B.
— allegrie popolari, pranzi, doni e
balli in occasiono della incoro-
nazione di Enrico VII, 1104 E,
1105 A.
— popolo stanco di star sulle armi,
1105 C.
— Enrico VII non vuole lasciar R.
così da aver l’apparenza di vinto,
1105 C.
— popolo convocato in Campidoglio
da Enrico VII, 1105 D.
— Enrico VII, al popolo raccolto sul
Campidoglio, fa annunciare da
Nicolò (Bonsignori) la sua pros-
sima partenza da Roma , 1105
I> sgg.
— il popolo e la plebe non vogliono che
Enrico VII si allontani dalla loro
città e la lasci derelitta, 1106 B.
— da ricchi romani , Enrico VII
toglie (?) denari per pagare i sol-
dati Galli (= Germani), 1106 D.
— Eurico VII , determinato a fer-
marsi in Roma, pone la sua re-
sidenza <t ad Militias », 1106 D.
— Enrico VII raccoglie di nuovo il
popolo romano ; Stefano Colonna
insiste sulla necessità che il re
componga in pace la città, prima
di partire, impedendo agli otti-
mani di opprimere la plebe per
l’accoglienza fatta a Cesare, 1105
D-E.
— se ne allontanano Lodovico di
Savoia, il Delfino di Vienna ed
il cardinale Nicolò da Prato ,
quantunque ciò fosse contro al
volere di Enrico VII, 1107 A.
— Janico (Giovanni Savelli?), con
poohi uomini , incendia molte
case della città, mentre vi sog-
giorna Enrico VII, 1107 A.
— Enrico VII, cacciato Giovanni
d’Angiò, incendia parecchie sue
case, presso santa Sabina, 1107
D.
— stando per ricominciare la guerra
in città, Enrico VII, dà al po-
polo come suo capitano Giovanni
Savelli, 1107 D-E.
— cominciando ivi la pestilenza, En-
rico VII parte dalla città, in cni
lascia , oltre al Savelli , Enrico
di Fiandra con 400 cavalli, e
ciò a difesa della Sede Augustea,
1107 E, 1108 A.
— magistrature, senatori: Car-
lo I d’Angiò, Enrico di Casti-
glia, Giovanni Savignv.
— capitano del popolo: Gio-
vanni Savelli.
— chiese : Ss. Apostoli (=s. Pietro)
s. Domenico , s. Giovanni in La-
terano, s. Marco, s. Maria dei
frati minori, della Minerva dei
predicatori, s. Pietro, s. Sabini.
— luoghi ed edifici: c arx », o
c locus Militiarum », Campido-
glio , castel s. Angelo, Laterano
(cfr. s. Giov. in L.), torre presso
la chiesa di s. Marco , c Tripi-
zonis arx », Vaticano o palazzo
pontificio.
— porte: Anzia ( = Appia) Latc-
rana.
Romagna^ tenuta da (Roberto d’An-
giò) duca di Puglia, in nome del
papa (Clemente V), 1054 C.
— le città di R. mandano aiuti a
Firenze assediata da Enrico VII,
1112 C.
— ivi i Padovani assoldano soldati
mercenari, 1172 D.
Romanengo, vi sono condotti alcuni
tra i prigionieri bresciani presi
da Enrico VII, 1081 E.
Romàno, Ezzelino.
Rossello, pretore di Padova, 1085 E.
Rossi, famiglia fiorentina, costretta
ad esulare da Firenze, 979 A.
Rossi, famiglia parmigiana, avversa i
Giberto da Correggio: lo caccia
di Parma, 1023 B.
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CRONACA FERBETO
97
— espulsa da Parma, 1154 A.
— Gugliemo, Maddalena, Marsiglio,
Matteo.
Rossino, valoroso adolescente, f. del
pretore Rossetto , prefetto delle
milizie padovane nella guerra
contro i Veneziani, 1085 D - 1086
A.
Boverio, Antonio, Niccolò.
Borigo, assalita da Frane. d’Este,
1037 C.
— come in luogo d’esiglio vi si ri-
para la vedova di Frane. d’Este,
coi figli , 1188 B.
— abboccamento ivi avvenuto tra
Rinaldo ed Obizzo d’Este, e Ri-
naldo da Boccampani, 1170 D.
— nel Pollesine, 1178 D.
Bordone , vili. pad. , distrutta da
Cangrande, 1127 B.
Rovolone, Alberto.
Ruggero di Loria, comanda la flotta
di Pietro III d’ Aragona, 955 A.
— viene a Napoli , 955 A.
— in Sicilia prende parte alla guerra
di Giacomo d* Aragona contro re
Federico, 959 E.
| Rusconi, Pietro.
S
Abbina, vescovi: Arnaldo de’ Fran-
gerà
Sabina , #., (chiesa) e loeus (palazzo)
vi si reca Enrico VII di Lussem-
burgo per poter passare poi in
Laterano ad esservi incoronato,
1104 B.
— vi ritorna dopo l’incoronazione ;
pranzo, 1104 E, 1105 A.
— nell’aula presso il cenobio, si ce-
lebrano gli sponsali fra Pietro
figlio di Federico di Sicilia, rap-
presentato da Manfredo Chiara-
monte, e Beatrice primogenita
di Enrico VII, 1105 A-B.
— data alle fiamme, 1107 D.
Sacco, v. Pieve di Sacco.
Salebms, v. Salzburg.
[Salerno], città presa da Carlo di Valois,
961 D (secondo il ms. Vaticano
4941, cfr. Pertz, Archiv, V, 178).
Saline, di Chioggia, 1033 E.
Salinguerra, ferrarese, condannato
all’esiglio da Azzone Vili, vien
richiamato dal popolo libero ,
1040 A-B.
— avversario a Frane. d’Este percau-
sa del possesso di Massa, 1040 E.
— il card. Arnaldo Pelagrua gli dà
l’incarico d’ impedire ai Vene-
ziani il passo del Po, 1045 D.
Balio, Ubertano.
Salomone da Marano, promove la ri-
bellione di Vicenza ai Padovani,
1069 D.
(Salomoni), (Castellano).
Saluzzo , 8., badia; v. Salvi, 8.
7 — Indici iitUmaUci.
Salv agi nato, Antonio.
Saluzzo, Marchesi di, vengono a
Genova, presso Enrico VÌI, 1089
E.
Salvi, 8 , tempio e badia presso Fi-
renze; presso ad essa b ucciso
Corso Donati, 978 E, 979 A.
— sull’apice di esso, Enrico VII fa
porre le aquile (imperiali), 1111
C.
( Salzburg ) Salebrus , Conte di ,
vicario d’ Enrico VII in Piacenza ,
è fatto prigione da Filippone di
Langosco, 1121 A-B.
Sanbonifacio , Vinciguerra da S. ,
conte di Verona.
San Sepolcro, terra d’Etruria, già av-
versa Enrico VII, gli fa omaggio
di fedeltà, 1109 D.
« Sansia *, ( - Stoni), Enrico VII ve-
nendo da Losanna in Liguria
passando per Sansia ( - Sion?)
ed Tmbria ( Intra?), 1057 A.
Santa Sede, è vacante (dopo la morte
di Clemente IV) 952 A.
— propone Carlo Martello a re d’ Un-
gheria, 956 A.
— suoi diritti sulla Sicilia, 962 C.
— diritti su Spoleto, 1012 E.
— dopo la morte di Benedetto XI,
per il disaccordo dei cardinali, sta
per quasi due anni senza ponte-
fice, 1014 E.
— benefica Bologna, 1027 A.
— suoi diritti sopra Padova, 1065 B.
— vacante per la morte di Clemente V ,
1166 B.
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94
INDICI SISTEMATICI
Saraoeni, assoldati da Manfredi, 946
C.
— crociata di s. Lodovico IX di
Francia contro di essi, 950 D.
— loro stratagemma contro i Cri-
stiani, reso vano per grazia di-
vina, 951 C.
— il re loro ò obbligato a pagar tributo
al re di Sicilia, 951 I).
— guerra contro di essi desiderata
dalla Santa Sede, 958 A.
— possiedonola Terra Santa, 1016 D.
Saraceno Boxaccolsi , rientra in
Mantova sua patria per opera
di Enrico VII, 1000 A.
Sardegna, suoi prodotti naturali, 1097
D.
Sàrtigliano (Savigliano?), il conte
di, condottiero di Azzo Vili, nella
guerra contro Parma, 9 SO B.
Sarzana, Degone (Diego della Ratta),
condottiero del re Roberto vuol
quivi impedire il passo ad Enrico
VII, 1092 C.
Sassovia, Ottone (imperatore) , (Al-
berto) (cfr. Austria).
Sassuolo da Sassuolo, maneggia la
liberazione di Modena, dalla ti-
rannica dominazione di Azzone
d’Esie, 1028 C-E.
— manifesta i suoi divisamenti al
padre Manfredo, 1028 E - 1029 B.
— si accorda coi mercenari estensi,
1030 B-C.
Sassuolo, Manfredo, Sassuolo.
Savegnanum, v. (Savigny).
Savelli, Giovanni; cfr. Janico.
Savignano, terra fortificata da Azzo
Vili, 980 D.
Savigny, Giovanni.
Savina, Guido.
Savoia, Amedeo V , Filippo (di A-
caia), Lodovico, Pietro.
Savona, ivi i Doria e gli Spinola,
esuli da Genova, 1181 A.
Scala, Alberto, Alboino, Bartolomeo,
Cangrande,
Scarpetta degli Orde l affi, liberato
dalla prigionia di Castrocaro,
muore entro un anno, 1104 B-C.
Scettro, dato dal card. Nicolò (Mar-
tini ) da Prato ad Enrico VII
di Lussemburgo nella sua inco-
ronazione 1101 1).
— sormontato dal pomo colla croce :
sua significazione, 1104 D, 1105
E.
8chenella, v, Lucie Sego.
Schiatta de’ Cancellieri, fratello
di Meo; parto secondaria da lui
avuta nella divisione di sua fa-
miglia, 972 D-E.
— già di parte Bianca, passa alla
Nera, 1024 D.
Schio, vi. vicent., disfatta dai Padov.,
1184 B.
Sciarra Colonna, è cacciato in esi-
gilo da Bonifacio Vili, 1002 D.
— dimora in Castel Marino, 1002 D.
— indotto da Filippo IV di Francia
ad imprigionare Bonifacio Vili,
1002 D-E.
— dà notizia della congiura al car-
dinale Napoleone Orsini* 1002 E.
— lieto della sua approvazione, sta-
bilisce con lui il piano della
congiura, 1003 A.
— riferisce al re di Francia Filippo
IV che la congiura fu ben di-
sposta, 1008 B.
— si unisce a lui Guglielmo di No-
garet, prefetto della milizia regia,
1008 B.
— viene nella Campagna (Romana)
1003 B.
— entra in Anagni coi congiurati,
1003 D.
— recasi al palazzo (teatro) dove stali
papa, e ne uccide i difensori, 1008
D.
— entra nella camera del papa in-
sieme coi congiurati, 1008 D.
— mette a sacco Ih casa abitata da
Bonifacio VUI r 1008 E.
— copre d'ingiurie il papa, ohe lo
scongiura a non ucciderlo 1004
A.
— confida in custodia Bonifaoio Vili
ai figli di Matteo di Anagni, 1004
A.
— assale il palazzo del marchese
(Francesco Gaetani) , nipote di
Bonifacio Vili, 1004 B.
— sulla sera temendo del popolo ri
ritira ; così il Marchese conservò
s è, i sui tesori e la sua casa,
1004 B-C.
— ritorna presso Bonifacio VIU *
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CRONACA FERRETO
verso del quale si dimostra beni-
gpo ;. gli espone la oausa della
congiura , additandogliela nella
posizione dei Colonna: il papa
gli promette di mostrarsi in av-
, venire benigno verso i Colonna,
,, 1004 C.
— gli offre la libertà, 1004 C.
3 papa gli propone il suo perdono, i
e gli promette amicizia ai Co-
loanesi, ove gli sveli il piano della
congiura, 1004 D.
-r sua benevole parole al papa, 1004 j
DnE.
— fa custodire il papa, con maggior
. cura J005 A. j
— * cacciato dalla città con tutti i i
congiurati da un tumulto popo- !
lare, suscitato dal cardinale Luca !
del Fiesoo, 1005 A. 1
— fugge da Roma, appena cono-
sciuta la morte di Bonifacio Vili, !
1009 E.
— eqtra in Roma al tempo della
elezione di Clemente V, 1014 B. j
— fa sapere ad Enrico VII che i Na- :
politani occuparono una parte di 1
Roma, 1091 B. |
— recasi a Genova presso Enrico VII,
1091 D.
— procura di conservare ad En-
rico VII il passo di Ponte Molle,
1093 E.
— oou schiere regie, riporta vittoria
noi perugino, e conduce dei pri-
gioni a Cortona, 1112 A-B.
— spogliato delle salmerie presso
* {Montepulciano, 1112 B.
Scili, commercio coi Genovesi, 1182 A.
Scornigi^ni, Vanni.
ScqTTQ,, Alberto.
Scrovegni, Enrico, Gaboardo, Ri-
naldo.
Scudo, deposto da Enrioo VII sul-
r l’altare, nell’atto della sua in-
coronazione, 1104 D.
Sede Apostolica, v. Santa Sede.
Hk$o, Lucio.
Serego, Giordano.
(Serraggio) Serula, vi., vi si acoam-
, . pano y Padovani, 1128 C. 1
—e epmbattimeuto ivi, 1129 A-B. j
Aerala, v. Serraggio.
Horroralle, villa del Mantovano; vi si !
ferma Alboino della Scala, 1028
B.
— ivi è custodito Passerino (Ri-
naldo) Bonaccolsi, 1081 D.
— abbruciato ivi il ponte sul Po,
1031 E.
Sicilia (isola) , ivi (Trinacria) sono
accolte le reliquie della crociata
di Tunisi, 952 B.
— Pietro III d’ Aragona conduce la
sua dotta nel porto di Messina :
bene accolto dai principali del re-
gno , già ribelli all’ Angioino ,
953 C.
— si impadronisce della S., 958 C.
— nega di restituirla a Carlo d’An-
giò, 954 C, 956 B.
— v’arriva Roberto di Taranto figlio
di Carlo II d’ADgiò, 956 A.
— Pietro (III) d’ Aragona la lascia
al figlio Federico (II), 956 E.
— combattuta da Roberto e Filippo
d’Angiò, 957 C-E.
— per il possesso di essa combat-
tono Foderi co, e Giacomo d’A-
ragona , 958 D-E.
— v’arriva colla flotta Giacomo d’A-
ragona : non ardisoe d’invadere il
regno del fratello, 959 D-900 A.
— alla volta di essa Bonifacio Vili
manda Carlo di Valois, 961 A-B.
— assalita dal Valois, 961 C-961 E.
— patti tra Carlo di Valois e Fe-
derico di Sicilia, 961 E-962D.
— pattuiscono i due suddetti , ohe
Federico si chiamerà re di Tri-
nacria, e governatore ma non re
di Sicilia, morto Federico, la Si-
cilia ritornerà al papa come a
suo signore diretto, 962 C.
— questo patto dispiace a Bonifa-
cio Vili, 962 D-E.
— infelice spedizione di Roberto e
Filippo d’Angiò contro di essa,
971 C -
— Bonifacio Vili vi manda Carlo di
Valois , che quindi viene a patti
con re Fedorico, 977 E -978 A.
— Lampa Doria la tocca, andando
alla spedizione contro i Vene-
ziani, 987 C.
— vi si ferma alcuni giorni nel ri-
torno dalla detta spedizione,
989 D.
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100
INDICI SISTEMATICI
— v’arrivano, por far guerra al co-
gnato Federico, Roberto duca
d’Apulia, e Filippo principe di
Taranto, 1000 C.
— vi è condotto prigioniero Roberto
di Apulia, 1000 D.
— v’arriva coll’esercito Carlo di Va-
lois, 1000 E.
— so ne allontana, andando a Roma,
1001 B.
— re: Pietro I, d’ Aragona Pie-
tro II d’ Aragona, Federico II
d’Aragona.
Sicilia (regno), Manfredi, re di S.,
945 B.
— offerto da Urbano IY a Carlo di
Àngiò , 946 C.
— l’Angioino chiede questo regno a
Manfredi, 946 D.
— guerra e vittoria dell’ Angioino
contro Manfredi, 947 A -948 B.
— conquistato da Carlo d’Angiò, 948
O.
— v’arriva il re diTrinacria, insieme
con (Tebaldo) redi Navarra, cho
tornava malato dall’Africa, 952
B.
— Carlo II d’Angiò è lasciato dal
padre alla custodia dol regno,
953 B.
— per i patti tra Carlo di ValoiB e
Federico di Sicilia, Carlo d’An-
giò tietie il titolo di re di Si-
cilia, 962 C-D.
— Carlo II tende a rimettere il regno
nell’antica condizione, 971 C.
— posseduto da Carlo d’Angiò, 1024
E.
— cfr. Napoli.
Siena, ivi Carlo di Yalois, ohe vi mette
pace, 977 A.
— accede alla lega di altre città to-
scane controEnrico VII, 1092 C.
— scorrerie sul suo territorio per
parte delle truppe di Enrico VII,
1098 C.
— loro timori all’ avvicinarsi di En-
rico VII, 1098 C.
— - muove contro di essa Enrico VII,
1115 C.
— divisa dalle fazioni, 1115 D.
— richiesta di aiuto dai Guelfi, as-
sediati ih Montecatini da Uguc-
cione della Faggiuola, 1157 E.
(Sigfrido di Webterburo) arciv. di
Colonia, parte da lui avuta nel-
l’elezione del re di Germania alla
morte di Rodolfo I, 963 B, 904
A-B.
Sigonfredo di Arzignano, decorato
dell’ordine equestre , vicentino ,
fa parte della legazione mandata
da Vicenza ad Enrico VII in Ge-
nova, 1090 A.
— esule, ripara presso i Padovani,
1126 D, 1130 C, 1137 E.
Sìgna Caesarea , innalzati in Vicenza,
1069 D .
— in Padova, 1073 D.
Sigonfredo di Busso, tiene le chiavi
di Anagni, 1008 C.
— ingannato, le consegna al cardi-
nale Napoleone Orsini, nemico
del papa, e capo della congiura
ordita contro di lui, 1003 C.
Sigonfredo Ganzerà, vicent., man-
dato ambasciatore dal re di Cipro
a Clemente V, si ferma in Vi-
cenza sua patria, 1065 G, D.
— infiamma i concittadini a libe-
rarsi dal giogo di Padova, 1065
E.
— aspetta in Verona notizie di Vi-
cenza, 1066 B. ■ " vr
— nell’aula cesarea, ai abbocca-con
Teobaldo (di Bar) vedovo di
Liegi, 1068 E.
— ottiene promessa d’ aiuti per la
infausta liberazione di Vicenza
dai Padovani, 1068 E> 1069 A.
Silvestro I, s., riceve in donodaiftì-
stantino l’ infoia papale, lOUC.
Si mb al do di Borgo, cremonese, «gi»-
stiziato a Castiglione (dèlie Si-
viere), per la ribellione di- Cre-
mona, 1082 A.
Simeone (Avogadbo) da Colobiano,
vercellese, signore di Novara e
Vercelli, 1054 B.
— conviene a Lodi con altritigBOT
per opporsi alla discesa di En-
rico VII in Lombardia, 1954 E.
— move incontro a Enrico VII, 1056
B. ♦ ■
— è tratto da Antonio di Eissiraga
nella congiura di Gtaide della
Torre, 1061 A-B. * '
— muore, 1121 E.
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CRONACA FBBRETO
101
Simoke de’ Cancellieri, di Perugia,
f atto dei principali di quella fa*
* miglia, 972 A^
tèmo#* Donàtì, di Firenze, padre di
1 Como, degnala parte Nera, 078 C.
Simon e Donati, figlio di Coreo, è uc-
ciso nell* oooasioiie incui fu cac-
ciato di Firenze Yieri dei Cer-
ekV*77 C.
Simoné Filippi, (pistoiese, ricorre a
Enrico VII per rientrare in pa-
• Ma, 1069 B.
— legato di Enrico VII in Sicilia,
ntoma a Roma, 1108 £>.
Simon e della Torre, figlio di Guido,
al seguito di Enrico VII, nel
>sCo Gaggia a >Roma^ 1060 C.
— a capo del conflitto ingaggiato in
' Milano dalla parte dei Xorriani
Contro lè genti di Enrico VII,
— 106TD-E.
— figlio ed erede di Guido della
L - Jui! Torre, 112GB*
— nipote di Pagano della* Torre,
1158 D.
sue imprese militavi, 1168 D-1154
A* * * * ;
Simeone da Vigodarzere, padov.,
preposto alla milizia padovana
nel Campo contro i Veneziani,
1086 E.
— come ^combatte eoi Veneziani, 1086
B.
Sinodo, tenuta a Valenza (Vienna) da
Clemente V, nel giorno di Pa-
i * equa; ivi' è condannato l’Ordine
' / 'dei Templari, 1017 B.
v. S ansia.
SoìrDi, Alberto* >
§éaTC, vi^ veron M distrutta dai P&-
doyani, 1187 D*
Sobrietà, de* soldati italiani > maggiore
di quella dei Tedeschi, 1078 E.
Bowredo da Pistoia, v. Goffredo da
Pistoia.* /
Sommoverbno-, Guiferio.
Smanino, vi passa Enrico VII diretto
Cremosa, 1081 B.
donata da ' Enrico VII al conte
’“*■ i( Giovanni >d i (Foree) Foragio, si
sottomette ad Enrico VII, 1121
- B. * ■
ivi muore Guglielmo Cavalcabò,
U22 A. *
— Guglielmo Cavalcabò v’entra per
impossessarsene , ma Guarnieri
di Homburg lo fa prigione ; de-
capitato, 1162 B.
— signori: conte Giov. di Fores,
Guglielmo Cavalcabò.
Sopino, Rinaldo.
Sopramonte, Amato.
Soranzo Giovanni,
posano) Zanxanaittj vi. vicent,, de-
vastazioni ivi fatte dai Pado-
vani, 1133 B>
Spada, brandita da Enrico VII nell’oc-
casione della sua incoronazione,
1104 B.
Speranza di Montefeltro, si riuni-
. eoe all’esercito d’Enrico VII, che
muove per la Toscana, 1111 A.
Spini, Guglielmo.
Spinola, famiglia genovese, in lotta
coi Boria, 1088 E, 1090 B, 1093
E.
— esuli da Genova, insieme coi Doria
(v. a questo nome), guerreggiano
la loro città, 1180 FJ-1182 A.
— loro accuse contro Barnaba Doria,
1089 A. ,
— Obizzone.
Spira, chiese,: (S« Dionigi).
, Spoleto, per la valle di S. passa Carlo
di Valois, 960 E.
Spoleto, ducato di, fa parte della dote
della Chiesa, in esso Viterbo, Or-
vieto, Perugia, 1012 D-E.
Stazio, ricordato a proposito dell’arte
poetica* 1019 A.
Stefano Colonna, fratello di Sciarra
Colonna, prende parte alla con-
giura ordita contro Bpnifacio
Vili, 1003 A.
— entra in Roma al tempo della
elezione di Clemente V, 1014 B.
— favorisce Enrico VII e procura
di conservargli il passo di Ponte
Molle, 1098 E.
— lo oonforta, 1102 B.
— ferito, 1108 C.
. — in un’assemblea del popolo ro-
mano raccolta nel luogo delle
Milizie, loda Enrico VII perla
sua venuta a Roma, e lo esorta
a non partirne prima di avervi
composta la pace, e ordinato il
governo, 1106 D-E»
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102
INDICI SISTEMATICI
— si arma contro Janico, HOT B.
— loda il divisamelo di Enrico VII
di visitare le altre parti d’Italia,
1108 E, 1109 A.
Stefano da Parigi, card., mandato
da Clemente V ambasciatore ai
Templari, per sapere se sia vera
l’accusa di eresia loro fatta, 1017
A.
Storia , difficoltà eh* essa presenta, sua
condizione presso ai Greci ed ai
Latini, 1119 B-C, 1120 A.
StfTedelli, Berengario.
Taddeo degli Uberti, ricorre a En-
rico VII per rientrare in Firenze,
da cui era esule, 1059 C.
— fuoruscito, recasi presso Enrico
VII in Lucca, 1098 I>.
Tagino Bonaccolsi, fratello di Bar-
delone, signore di Mantova , è
cacciato da Bartolomeo della
Scala, che dà il dominio di Man-
tova a Botticella (Guido), 1022 D.
Taranto, principi: Roberto d’An-
giò, Filippo d’Angiò.
Tebaldo conte di Bar, vescovo di
Liegi, al seguito di Enrico VII
nella sua discesa in Italia, 1057
D.
— suo colloquio con Sigonfredo (Gan-
zerà) vicentino, 1068 E.
— mandato da Enrico VII quale suo
legato a Pisa per sollecitare aiuti
di denaro, 1092 E.
— accompagna Enrico VII a Pisa,
1095 A.
— e quindi a Siena, 1093 C.
— muore in Roma, ferito in un com-
battimento tra Cesarei ed An-
gioini, 1101, E.
Tkobaldo conte di Borgogna, in-
sieme con Guglielmo re di Inghil-
terra, si fa mediatore di pace
nella guerra tra Filippo IV di
Francia e la Fiandra, 1000 B.
Tebaldo de’ Brusati, bresciano, av-
verso a Maffeo de’ Maggi e fa-
migliare a Enrico VII, 1059 A.
— rientra in Brescia col favore di
Enrico VII, 1060 B.
— d’accordo con Maffeo dei Maggi,
Studi , studio delle arti liberali in Pa-
rigi, 1002 B.
— Bologna sede degli studi delle arti
liberali, 1027 A.
— di grammatica e dialettica, col-
tivati da Giacomo (DuèSe) di
Cahors, 1167 B.
SrsiNANA, Maghinardo.
Sutri, vi passa Enrico VII allonta-
nandosi da Ronia, 1109 B.
Sventa, Federico II, Corrado IT,
Corradino; cfr., Costanza, Man-
fredi.
fa ribellar Brescia ad Enrico VII,
1068 A.
— invitato ad abboccamento da En-
rico VII, 1066 E.
— a capo di Brescia ribelle , 1071
C.
— provvede a guernirla e' difenderla,
1074 A-B.
— mentre con pochi armati si trova
sopra una rupe contigua alla
città, è circondato dai nemici,
1074 B.
— ferito, è messo in mano di Enrico
VII, 1074 C.
— da Enrico VII viene condannato
a morte, convinto del dritto di
lesa maestà, invano impetran-
done la grazia V imperatrice .
1074 C.
— suo ignominioso supplizio, 1074 D.
(Tebaldo) re di NaVatira; prende
parte alla crociata di s. Lodovico
IX re di Francia, 950 -E.
— notifica a Carlo d’Àngiò la morte
del fratello di lui, '
— determina di far pacò coi Sara-
ceni, 951 D.
— ritorna ammalato dalPÀfrica e
viene in Sicilia, accòltovi dal re
di Trinacria ( Carto^d’Atfgi^) ,
952 B. ?
— muore in Sicilia, 952 Bl
(Tebaldo) conte di BaNt* Fiora
da Maiano, aratati *di‘ Enrico
di Fiandra , combatte è fuga i
Fiorentini , che assalivano ^da
tergo i Cesarei ; eroica glloftédi
un cavaliere, 1110 0.
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CRONACA FERRERÒ
: 1ÓS
Tempesta, v. Artico Tempesta degli
Àvogaro, Pietro Tempesta d’An-
giò.
Tempio , torre del, v. palazzo dei Tem-
plari a Parigi,
Templari , Ordine dei , istituito per ri-
cuperare la Terra Santa, 1016 D.
— essendo essi incolpati di empii
riti, stabilisce una inquisizione
Clemente V, 1016 D.
— Berengario (Stredelli) e Stefano
da Parigi card, preti, e Landolfo
(Brancacci) card, diacono, am-
basciatori di Clemente V , ven-
gono ai Templari per esaminare
l’accusa che è loro fatta, 1017 A.
— confessano la loro eresia, 1017 B.
— nella sinodo tenuta a Valenza
(Vienna) Clemen te V li condanna
ed abolisce, 1017 B.
sono* imprigionati: per tutta la
Francia e la Provenza, 1017 C.
— occupato il palazzo dei Templari
in Parigi, 1017 C.
— infelice sorte dei fuggiaschi, 1017
D.
— uno di essi è condannato alle
fiamme da Clemente V, per averlo
pubblioamente insultato, 1017 E.
1018 A-B.
— profetizza la prossima morte del
pontefice e del re Filippo IV, 1018
A-B.
Terra Santa, s. Lodovico IX la vuol
liberare, 950 D.
— morte del suo patriarca, 951 E-
952 A.
— in mano dei Saraceni e dei Pa-
gani; alla sua, conquista combat-
’ tono i Templari, 1016 D.
(Tesina) Ticinalis, Tesina, Tisina, tor-
rente del vicentino, 1125 D, 1127
D, 1128 E.
Te soluto degli Uberti , capo dei
Bianchi fiorentini, 1024 D.
— suo carattere, ivi.
Tesoro, della corte di Francia, 997 A.
— tesori della Santa Sede , 999 A-B.
— del Marchese (Gaetani) in Ana-
gni, 1004 C.
(Tessa) Ubertini (di Gaville), se-
conda moglie di Corso Donati,
974 D.
Tevere, f. che passa per Roma, 1005 D.
Thedaldi Gastrum, v. Castel Tedaldo,
e Ferrara.
Thiene, vi. vicent., disfatta dai Pa-
dovani, 1134 B.
Thnseia, v. Toscana.
Ticino, fiume, passa per Pavia, 1152 D.
Tiepolo, Marcabruno, Zagnino.
Tiferno , ivi Giovanni di Zooano as-
salta le genti di Roberto di Na-
poli, 1108 B.
— depredato dai soldati di Zecano,
1108 C.
— quindici mila Templari impri-
gionati, 1018 C.
— l’Ordine è condannato e soppresso
, da Clemente V, 1183 C.
— per consiglio di Giacomo (Duèse)
di Cahora è soppresso quest’ Or-
dine, 1169 A B.
Tenearela, vi. padov., fatto d’armi tra
Padovani e Cangrande, 1133 E.
Teodorico ( Rkineri ) , cardinale ,
prende parte al conclave per la
elezione di Benedetto XI, 1011 D.
(Teola) Titubai, villa nel padov., vi
passa Cangrande coll’ esercito,
1175 E.
Terme, v. Abano, Padova.
Terradmra, luogo vicino a Padova,
dove Cangrande si ferma otto
giorni coll’esercito, 1177 C.
Terra di Lavoro, posseduta da Carlo I
d’Angiò, 947 B.
Tiinavo, v. Bacchigliene, 1189 E.
Tiranni, gravano sempre i popoli con
esazioni, infrangono le leggi sa-
cre, favoriscono gli empi, sono
dediti alle delizie e alle vo-
luttà, ecc., 1084 B-D.
*— descrizione di essi ; vivono sempre
in sospetto ed ansietà, 1096 A.
Tirolo, conti: Mainardo, Ottone,
Enrico ; cfr. Carinzia.
Tissirolo dei Repetti, vicent., uc-
ciso in battaglia dai Padovani,
1126 B.
Tisone da Camposàmpiero, nob. pa-
dovano guelfo, assunto al governo
di Padova, 1127 C.
— è uno dei condottieri dei Pado-
vani, 1130 B, 1130 E.
— favore in lui riposto dui popolo:
muore, 1131 A.
Titulus, v. Teoio,
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104
INDICI SISTEMATICI
Tivoli, yì si reca Enrico VII, uscendo
da Roma, 1108 A.
Tizzoni, famiglia vercellese, viene re-
stituita in patria da Enrico VII,
1121 E.
— di parte imperiale; sua potenza
in Vercelli, 1152 E.
— aiutati (?) da Maffeo Visconti,
contro gli Avogadro di Golobiano,
1152 E.
Todi, vi giunge Enrico VII, e vi di-
mora tre giorni, 1109 B.
— consigliano il re ad assalire Pe-
rugia, ma egli a ciò si rifiuta,
1109 B.
— tumulto ; chiudono le porte al re
che partiva, 1109 B.
— apertegli le porte, Enrico VII in-
vade Pagro perugino, 1109 C.
Tolberto da Camino, mandato da
Rizzardo da Camino suo parente
in aiuto dei Padovani, con 100
cavalli e 800 pedoni, 1129 C.
Torino, vi si ferma Enrico VII nella
sua discesa in Italia, 1057 B.
Toére, famiglia, avversa a Maffeo
Visconti, 1019.
— esuli in Aquileja, vanno a Ve-
rona e quindi a Lodi ; favorevoli
ad Alberto Scotto, 1020 C.
— rientrano in Milano, 1021 E.
— oacciano in esiglio i partigiani di
Maffeo Visconti, 1022 A.
— esigliati al momento della venuta
di Enrico VII in Milano, 1022 B.
— essendo favoriti dai Signori di
Lombardia, incutono timore a
Maffeo, 1022 D.
— accolti in Verona, 1022 E.
— sperano di ritornare hi Milano,
coll’aiuto di Filippo di Valois ,
1158 A.
— partito Filippo di Valois, perdono
ogni speranza e si sparpagliano
per il mondo, 1158 B-C.
— molti vanno a Padova, prenden-
dovi gli stipendi militari, 1158 C.
~ Francesco, Gastone, Guido, Mo-
sca, Pagano, Simone.
Torre di Abano, fatta a forma di
tempio, 1140 A.
— di E s te , Cangrande ottiene dai
Padovani il libero passaggio ,
— presso la chiesa di & Maree in
Roma, presa dopo breve resi-
stenza dai Cesarei, 1099 D-E.
— di Vicenza, sopra di essa le in-
segne cesaree, 1069 J>,
— v. Tripizone.
Tortona, ivi Enrico VII, 1087 B.
— di lì invita i Signori al convegno
di Genova, ivi.
— ivi Ant. da Fissiraga, il quale non
riesce ad ottenere dal re ciò ohe
spera (il ritorno in patria), 1087
C.
— Enrico VII se ne impossessa, 1097
E.
— ivi gli oratori di Genova, 1087 E.
— sottomossa a Maffeo Visconti, 1151
E.
Tosa (?), (Pino?).
(Toscana) Thuscia, Carlo d’Angiò aiata
i suoi amioi in Toscana, 950 D.
— vi giunge per pacificarla Carlo
di Valois, mandato dal fratello
Filippo IV di Francia, 1000 D.
— in essa è Assisi, 1012 C.
— soldati toscani con Dego (Diego
Ratta) armigero di re Roberto,
1094 A.
— le città di eSs a si ètringono in lega
contro Enrico VII, 1092 C.
— manda soccorso di milizie agli
Angioini in Roma, 1100 D.
— aiuta Firenze contro Enrico VII,
1112 0.
— i Guelfi di T. hanno per nemici i
Ghibellini di Pisa, 1155 A.
— ivi i Padovani assoldano merce-
nari, 1172 D.
Trapani, si colloca presso ad essa Te-
sero ito di Filippo principe di
Taranto, nella guerra contro' Fe-
derico di Aragona, 957 E.
— vi sbarca, colTeaercito, Carlo di
Valois, 961 C.
— assedio, 961 D.
— nei golfo di Trapani prepara la
sua flotta re Federico d* Aragona,
1114 E.
— assediata da Roberto d’Angiò, 1149
B - 115(1 C.
Traverso dei Delesmanini , esule
padov. , ripara presso Cangrande,
1127 E.
Trebis, Onofrio de.
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CRONACA FERRATO
105
Ttoitè, monti di, per i quali discende
Corredino, 948 C.
— monti di, da essi discende Odorico
| d’Àrco, 998 D.
— monti dii vi passa Enrico di Go-
rizia recandosi presso Cangrande,
; 1176 C.
Tmeri* arcivescovi: Balduino di
Lussemburgo , ( Boemondo di
! Watnesberg).
| Treriso, sotto Rizzardo da Camino,
1085 D.
— ivi Francesco d’Este, 1087 C.
— euoi legati alla dieta raccolta in
Pavia da Enrico VII, 1086 C.
— ucciso Rizzardo da Camino, la
città rivendicasi in libertà, 1129
C- 1180 A.
— manda soccorsi a Padova, 1147 B.
; — prodigi avvenuti presso il corpo
del b. Enrico, 1164 E, 1165 A-
B, 1165 E, 1166 A-B.
— gode la pace, dopo la cacciata di
Guecello da Camino, 1180 A.
— Cangrande mira ad impadronir-
sene, 1180 A.
— trattano segretamente con Can-
grande Antonio e Nicolò di Ro-
verio, Guglielmo di Valnico,
Gruezelo di Monsurao, Francesco
di Morgano ed altri, 1180 B.
— vescovi: (Castellano Salomoni).
— conti: Rambaldo (di Collalto).
— signori e capitani (vicari
imperiali): Gerardo da Ca-
mino, Guecello da Camino, Riz-
zardo da Camino.
— chiese: cattedrale, Cenobio per
i poveri presso Treviso.
Trlnacria, Carlo I d* Angiò « rex Tri-
nacriae » (nel 1270), 952 B.
— titolo reale di T., creato in fa-
vore di re Federico II, 962 D.
— re: Pietro d* Aragona, Federico IL
— cf. Sicilia (isola).
Trombettieri , all* ingresso solenne di
Enrico VII in Genova, 1088 A.
Tripizone, rocca in Roma con torre;
difesa dagli Angioini, 1099 A-B.
— occupato dalle truppe di En-
rico VII ; 1099 C.
Trhsiuo, valle di, ricca e fertile, nel
Vicentino, 984 D-E, 1187 E.
Trissino, illustre famiglia vicentina ;
discordie tra i suoi membri,
984 I).
— Morando, Pietro.
Troico lido, assalito ed occupato dalla
flotta genovese, condotta da Lam-
pa Doria, 935 E.
(Tulle) Tutela, abate: Arnaldo.
Tunisi, tenuta dai Saraceni, 950 C.
— oppugnata da s. Lodovico IX re
di Francia, 950 E.
— sua forza, 951 E.
Turingla, Enrico I langravio.
Tutelensis àbbas, v. Arnaldo abate
di Tulle.
U
Ubaldimi, conte Francesco.
Uualdjno m Castello , legato di
Enrico VII in Sicilia, ritorna a
Roma , 1108 D.
U restavo pi Balio, preso in ostaggio
da Enrico VII, fra i Bresciani
di parte guelfa, 1081 D.
Ustori , Lappo Farinata , Taddeo ,
Tesoluto.
Ubrrtini (di Gaville), aiutati dai
Cerchi nella opposizione a Corso
Donati ; intentano processo con-
tro di Corso, presso Andrea Moz-
zi vescovo di Firenze, perchè egli
aveva sposato, a loro insaputa,
Tessa degli libertini , 974 D.
— Tessa.
Ubertino da Carrara , padre di
Nicolò, malato nei piedi, 1180
B.
— è fra i primi di sua famiglia ,
1186 D.
— sua autorità in Padova, 1186 B.
— nel Consiglio di Padova, sugge-
risce la pace con Cangrande, 1148
B.
— padre di Nicolò, 1178 A, 1175 C.
Uberto, scudiero di Carlo, figlio di
Filippo principe di Taranto, non
riesce a salvarlo (nella battaglia
di Montecatini), 1160 A-B.
— fugge a Pisa, 1160 E.
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106
INDId SISTEMATICI
Udine, indarno nizzardo da Camino |
tenta avere questa città , per
mezzo di congiurati, 1037 A.
Ugo (forse Guido?) conte di Fian-
dra, resiste fortemente a Filippo
IV di Francia, 997 B-C.
— i Fiandresi sono favoriti dalle in-
temperie, 997 C-993 A.
Ugo del Balzo, lodato, 1153 E.
— re Roberto d’Angiò lo manda in
Lombardia a proteggervi i Guelfi,
1153 E.
— ucciso a Bassignana, 1158 A.
Ugo delfino di Vienna, segue En-
rico VII imp. in Italia 1057 E.
Ugcccione della Faggiuola , suo-
cero di Corso Donati, 978 D. I
— dicesi che Corso Donati lo richie-
desse d’aiuto e ch’egli glielo pro-
mettesse, 978 D. |
— possiede Massa Trabaria, 978 D. «
— lodato, 978 D-E.
— si dirige verso Firenze con cavalli
e fanti, udendo che Corso Donati i
era in pericolo, ma non giunge |
a salvarlo, 978 E. |
— fuoruscito ghibellino, va presso !
Enrico VII in Pisa, offrendogli i i
propri servigi, 1096 D.
— si riunisce colle Bue truppe all’e-
sercito di Enrico VII in To-
scana, 1111 A.
— mandato da Enrico VII a sedare la
incipiente ribellione dei Geno-
vesi, 1114 A. '
— da Genova è chiamato a gover- i
nare la repubblica pisana, 1118 :
c. ;
— per decreto del popolo, preposto a !
Pisa, e fatto comandante dei sol-
dati già al servizio di Enrico
VII , ora assoldati dai Pisani , i
1118 C. 1
— signore di Pisa, 1155 A. |
— incute timore a Firenze, 1155 B.
— * somministra aiuto a Castruccio,
che diventa per tal modo signore
di Lucca, 1156 B.
— manda quale pretore dei Ghibellini
di Lucca, Francesco suo figlio,
1156 C,
— assedia i Guelfi di Montecatini ,
disposto a passare colà nel campo
l’autunno e 1* inverno, 1157 A.
— sostiene una sortita dei Guelfi,
1157 C.
— in seguito al soccorso mandato da
Roberto di Napoli ai Guelfi, con-
tinua più veemente la guerra,
1157 D.
— domanda aiuto a Cangrande delia
Scala, a Maffeo Visconti, ed a
Passerino (Rinaldo) Bonaccolsi;
da quest’ultimo riceve 100 ca-
valieri, 1158 A.
— aiutato dagli Aretini, 1158 B.
— sessanta mila uomini favorevoli
ai Fiorentini, determinano la sua
rovina, 1158 D.
— con lui militano dei Germani,
1158 E.
— suoi mercenari: descrizione del
suo esercito , composto di 70m.
pedoni e 8m. cavalli , 1158 E.
— divise l’esercito contro a quello di
Filippo d’Angiò principe di Ta-
ranto, 1159 C.
— battaglia di Montecatini, insieme
col figlio Neri , vince il nemico,
già in parte sconfitto dal figlio
Francesco, 1160 O.
— descrizione della stinge dei ne-
mici, 1160 C-D.
— permette ai prigioni fatti nella
battaglia di Montecatini di redi-
mersi a denaro, 1160 E.
— fa seppellire in Pisa il corpo del-
l’ucciso figlio Francesco, 1161 A.
— fa pure seppellire con gran pompa
in Pisa, Carlo figlio di Filippo
di Taranto , e Pietro Tempesta
uccisi nella battaglia di Mon-
tecatini, 1161 A.
— bottino della vittoria, 1161 À-B.
— ritiene per sè tutta 1 la preda- ed
il prezzo della redenzione dei
prigioni ; per ciò viene in odio
ai principali pisani, 1161 C.
— - ottiene con minacci© che (Mon-
tecatini) si oonsegni alni» 1161
— fa suo figlio Neri signore di Luc-
ca, ed egli si impadronisce di
Pisa, 1161 E.
— per il suo governo tirannico, in
Pisa riesce odióso agli ottimati
ed al popolo, 1161 E.
— cacciato dal dominio ta agli sti-
pendi della Lombardia» 1108 A*
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CRONACA FERRETO
107
^ ordina al figlio Neri di tenere in
prigione Castracelo, fino a suo
nuovo ordine, 1162 C.
— i principali cittadini Pisani sta-
biliscono di cacciarlo ed ucci-
derlo colla violenza, 1162 C.
— essendo in Pisa, ha notizia che in
Lucca si vuol liberare dal carcere
Castracelo , 1 162 D.
— manda soccorso a auo figlio Neri
per resistere al movimento fatto
per liberare a forza Castrucoio,
1162 B.
— va a Lucca per cercar maniera di
liberare l’amico (Castrucoio),
1162 E.
— essendo in Lucca, è informato del
tumulto fatto dai Pisani per re-
> statuirsi in libertà ; tosto manda
a Pisa due coorti di soldati, che
però nulla potendo fare, ritornano
a Lucca, 1168 A.
— rimanda libero Castrucoio, che su-
scita contro di lui la popola-
zione di Luoca, perchè lo scacci
dalla città, 1163 B.
— vedendo che nella notte i rivoltosi
aveano occupate le porte e le
mura , sulla mattina chiama a
. sè Castrucoio e i principali di
Lucca, i quali lo pregano di la-
sciare la città, 1163 C.
— lascia Lucta, insieme con buo fi-
* T glio Neri, 1168 C.
— col consenso di Passerino (Ri-
naldo) Bonaeoolsi si ferma in
Modena, 1168 D.
YaHUgno, occupata da Enrico Panen-
* sacco, 934 E.
villa vicentina, descritta, 936 A.
— ► ripresa da Morando Panensaeco,
eh Q vi fa prigione Enrico, 935 E.
latenza (!) vi tiene nel giorno di Pa-
' equa, nel terzo anno (1) del suo
pontificato (1811-2) una sinodo
universale Clemente V, nella
quale abolisce l’ordine dei Tem-
plariy 1017 B.; cfr. Vienna.
— soggetta a Roberto di Napoli,
•.v 1152 D.
Valer ano di Lussemburgo, fratello
— al soldo di Passerino, (Rinaldo)
Bonaccolsi 1171 D.
— Cangrande lo chiama a sè con
molte promesse, 1171 D.
. — va con Cangrande nel Vicentino,
per tenere sommessa la città, 1172
— è il primo che da Vicenza esca
a combattere gli assalitori, che
vengono fugati, 1178 Ih
— è fatto da Cangrande governa-
tore di Vicenza in sostituzione di
Bailardino Nogàrola, venuto in
odio a tutti, 1175 A-B, 1175 -D.
— si sofferma al ponte di Mossano,
passato da Cangrande coll’eser-
cito, 1175 D.
— propone ai duchi ( Signori ) di
Lombardia, di eleggersi un oapo
1180 E, 1181 A.
Ungheria , gli Unni adesso sono detti
Ungheri, 1010 E.
— re e famiglia reale: Adelei-
ta , Andreasio ( Andrea III ) ,
Carlo Martello , Carlo Uberto
figlio di Carlo Martello, Elisa-
betta, Filippo (Canroberto?); v.
Boemia ed Angiò.
Unni, v. Ungheria,
Unziola, Opizone.
Urbano IV, guerreggia contro Man-
fredi, e contro i Saraceni 946 C.
— offre il regno Siculo a Carlo d* An-
giò, e lo soccorre, 946 C, 947
B-C.
TJrbs marmorea , così chiamata Ve-
rona, 1069 C.
di Enrico VII, lo segue in Italia,
1057 D.
— va a sottomettere Brescia ribelle,
1063 C.
— si ferma ad Orzinovi, 1068 D.
— * va a Cremona, per ricondurla al-
l’obbedienza, 1067 0.
— ne fugge tra il furore del popolo,
1067 D. . . .
— ne impetrano il favore gli inviati
Padovani, 1078 B.
— muore all’assedio di Brescia, 1075
B«G 4.
Vaxnico, Guglielmo,
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106
INDICI SISTEMATICI
Yalois, Carlo < Bine regno », Filippo.
Vandali, militano per Corredino, 948
C.
— con Enrico VII all* assedio di
Brescia, 1078 C.
— da essi discende il beato Enrico,
1164 C.
— v. Germania.
Vanni Scobnegiani, da Pisa, assol-
dato dai Padovani, 1141 A-D.
— consiglia ai Padovani d’abbando-
nare l’occupato borgo di s. Pie-
tro, 1141 E.
— depredazioni da lui ivi fatte, 1142
C-D.
— a lui viene dai Padovani affidata
la suprema direzione dell’ eser-
cito, 1144 A.
— conduce seco pochi soldati, di-
sprezzando le forze nomiche,
1144 A.
— condottiero dei cavalieri merce-
nari, 1144 E.
— fatto prigioniero da Cangrande,
che gli si mostra benigno, 1144
E.
— Cangrande lo conduce prigione a
Vicenza, 1145 A.
— prigione nell* aula di Cangrande
(in Verona), 1145 C.
— fa parole per conciliar pace tra
Cangrande e Padova, 1147 E-
-1148 A.
Vanni Zeno, pisano, è nominato da
Enrico VII vicario regio a Ve-
rona, 1059 E.
— essendo andato (a Milano) presso
Enrico VII, gli è impedito il ri-
torno in Verona, 1069 A.
— è fatto pretore (podestà) regio in
Vicenza, 1071 A.
— legato di Enrico VII in Sicilia,
ritorna a Boma, 1103 D.
Vaticano , v. palazzo pontificio in
Boma.
Veleni , ricordi di storia antica sui
veleni, 1018 C-D.
Velletri, vescovi: Niccolò (Martini)
da Prato.
Venalità , delle cariche sotto Enrico
VII, 1064 E.
Venceslao IV , Ottocabo , RE DI
Boemia e d’Ungheria, aspira
^Ua successione germanica, dopo
la morte di Rodolfo d’Austria,
968 A-C. ^
— capo del partito dell* opposizione
a Carlo Uberto in Ungheria,
1011 A.
— destina suo figlio Ottocaro (Vence-
slao V) al regno di Ungheria,
1011 A.
— muore e gli succede Ottocaro (Ven-
ceslao V) nel regno boemo, 1011
A-B.
— la sha figlia primogenita jfAima)
sp. Enrico di Canizie, Ì056 B.
— sua figlia secondogenita (Elisa-
betta), sposa Giovanni ai Lus-
semburgo, 1056 B. ;
(Venceslao V) Ottócabo, f. di Ven-
ceslao IV indarno aspira al regno
di Ungheria ; succede a! padre
nel regno di Boeihia, 1011 A.
— ucciso, 1011 B.
Tenda, vili, padov., scorreria dell'e-
sercito scaligeri, 1134 D.
Venetico dei G avari , rientra in
Mantova sua patria, per mezzo
di Enrico VII, 1060 A.
Venezia, rotti dai Genovesi, $8$ B.
— origine delle discordie coi Geno-
vesi, 985 C sgg.
— loro apparecchi per la guarà,
986 E, 987 A.
— loro flotta affidata ad Andrea
Dandolo, 987 A-B. T i
— sconfitti dai Genovesi a Corsola,
987 0-988 D f 999 A.
— pace con Genova, 990 B-D.
— ì Veneziani rompono Pamicizia
coi Padovani, 1039 D.
— usurpano da lunghissimo tempo
gli stagni di Ohioggia, 1033 È.
— sdegnati perchè j aUhoggMÌ Pado»
vani fecero delle saline, 1 Ì0SB E.
— mandano legati a Padova, 1034 A.
— discorso dei legati nel Consiglio
di Padova, 109(4 B-E. ^
— i legati, ritornando da Padova,
riferiscono nulla aver ottenuto,
1085 B. -
— i Veneziani détti Marchiti?, 1035
B.
— determinano là guerra coltro Pa-
dova, 108(r B,
— provvedimenti per ! tale .guerra
1085 E.
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CRONACA FERRETO
109
— vittoria, Ì08é B.
ivi Preeco d’Este, 1080 C.
— richiesti, mandano aiuti a Fresco
d^Bste in Ferrara, 1089 B-C.
— cacciati dai Ferraresi insorgenti,
, 1080 D- 1040 A.
— sollecitati da Fresco, mandano
> Giov. Soranzo per rimettere Fre-
sco in Ferrara, 1040 B.
— mandano una dotta, 1041 sgg.
— occupazione di Ferrara, 10420 D.
rifiutano di ceder Ferrara a Cle-
« finente V, 1048 B-C.
— citati dal papa , mandano legati
a Ini, ma senza intenzione di
’ precedere, 1048 D-E.
— scomunicati, 1Ó43 E.
— organizzano un esercito , e lo
mandano a Fejrara, 1044 E.
— ivi muore Fresco d’Este, 1045 E.
— vittoria contro i (Crociati) del
legato Arnaldo Pelagrua, 1045
B-C.
— sconfitti dai Crociati , 1045 E -
-1046 D.
— perdono Castel Tedaldo, 1046 D-E.
— fiorisce in libertà, 1054 C.
— mediatrice di pace tra Padovani
e Cangrande, 1148 E, 1149 A.
— lodi : libera e senza divisioni di
parti, 1149 A-B.
— i Veneziani alla tomba del beato
Enrico a Treviso, 1165 B.
— custodi dell’ alleanza tra Padova
eOangrande, ohe per mezzo loro
domanda 20000 marchi a Pa-
dova in pena della rotta amici-
zia, 1174 D.
*dpgi: Pietro Gradenigo.
— - spesso detti Illirici; p. e., 937 E.
Tedili, vi passa Enrico VII scen-
dendo in Italia, 1058 A.
— • suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— Simone (Avogadro) da Colobi ano
ivi ì in dissidio coi Tizzoni ,
1121 E.
parti, di cui trac profitto Maffeo
Visconti, 1121 E.
— gli esuli ve ngon o rimessi in città
da Enrico VII, 1121 E.
, resiate a Maffeo Visconti, 1152 E.
— divisa fra i Tizzoni imperialisti
e gli Avogadri guelfi, 1152 E.
— quantunque i Guelfi siano aiutati
da Roberto d’Angiò, Maffeo Vi-
sconti ottiene il dominio della
città, 1152 E. 1153 B.
— ivi Filippo di Valois con soldati
francesi, 1158 B.
— signori: famiglia Tizzoni, Si-
mone (Avogadro) da Colobiano.
Verde (Nogarola), sp. Guido figlio
di . Niccolò de* Mal traversi da
Lozzo, 1132 A.
Verlato, Giacomo, Giovanni, Mo-
rando, Rinaldo.
Vebnari, Pino.
Verona, soggiorno fattovi da Corra-
dino di Svevia, 948 C.
— vi arrivano gli esuli Torriani ve-
nendo da Àquileia, 1020 C.
— vi sono accolti i Torriani : loccbè
desta stupore, poiché Alboino
della Scala era genero di Maffoo
Visconti, 1022 E.
— vi ritorna Alboino della Scala
dopo di aver vinto e raso al suolo
Bergantino, 1024 A.
— ivi Giovanni Zeno vi è nominato
vicario regio da Enrico VII,
1059 E.
— ivi portato Leopoldo duca d’Au-
stria, colpito da malattia sotto
Brescia, 1079 C.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— manda legati ad Enrico VII in
Genova, 1090 B.
— sotto Cangrande della Scala, 1122
D.
— infelici condizioni dei Veronesi,
1131 D.
— vi si trova Cangrande, 1182 C.
— il quale la munisce temendo dei
Padovani, 1132 E.
— la sua plebe attende più al la-
nifìcio, che alle armi, 1135 B,
— i confini del suo territorio stanno
ad ovest di Montagnana, 1187 B.
— contro di essa muovono i Pado-
vani, 1137 C.
— la regione di Verona è detta
Iberna , 1187 C.
— territorio a d. d’Adige devastato
dai Padovani, 1188 D.
— vi si ferma Cangrande, 1140 D.
— i Veronesi abili alle armi vanno a
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110
INDICI SISTEMÀTICI
Gaxi grande, dopo la sua vittoria 1 Francesco della Mirandola in
contro i Padovani, 1146 E. Modena; Gerardo da Enzola in
— ne partono pedoni chiamati da Padova ; Giberto da Aspromonte
Cangrande, oppugnante Lonato, in Genova ; Giberto da Corrag-
li 71 C. gio in Parma; Giovanni di Ca-
— vi raduna il suo esercito Cangran- stiglione in Cremona; Giovanni
de, quando conosce essere i Vi- 1 o Vanni. Zeno in Verona e poi
centini preparati alla rivolta, in Vicenza; Goffredo (da Li-
1172 E. , gnazzo) in Cremona; Goffralo
— gli esuli Veronesi insieme cogli , e Soffredo pistoiese in Cremona;
esuli Vicentini vanno verso Mon- Lappo Farinata degli Uberti
selice, mostrando di avviarsi a : in Modena (?) e in Mantova;
Ferrara, mentre Niccolò da Car- Nicolò de* Maltraversi da Lozzo
rara, promette di seguirli da | in Parma; Maffeo Visconti in
tergo, 1173 A. Milano ; Passerino ^Rinaldo) e
— sono traditi; passano per Abano, ButironeBonaocolsi m Mantova;
Cervarese e Oostoza e riescono a Pietro del Mesa in Piacenza;
Vicenza, 1173 A-B. Ri zzardo da Camino, in Treviso,
— da Muzio dei Germani vengono Feltro, Belluno ; conte di Balz-
ili trodotti nel sobborgo vicentino btirg in Piacenza,
di Berica, 1179 B. — cfr. Pavia, Pisa.
— i soldati di Cangrande li vincono Vicentino anonimo, persona di xnas-
e massacrano, 1173 C-E. 1 sima autorità, esorta il Ferreto
— ivi Cangrande raduna l’esercito a scrivere la sua storia, 344 B.
per la spedizione contro i Pa- , Vicenza, essendo sotto il dominio dei
dovani, 1175 D. I Padovani, manda soccorsi ad
— vi ritorna Cangrande dopo la pace Azzone Vili d’Esté, 931 A.
fatta con Padova, 1178 C. — piccola città, detta dagli antichi
— cfr. Iberni a , Urbe marmorea , Cimbria, 983 E.
che sono appellativi di Verona. ; — dediti al guadagno , e discordi ,
— conti: Vinciguerra da Sanboni- j 933 E, 934 A.
facio. I — cessato il giogo di Ezzelino, la plebe
— signori e vicari imperiali: per metter termine ai gravi tri-
Alberto della Scala, Alboino della buti imposti dui nobili, sotto-
scala, Bartolomeo della Scala, | mette la città ai Padovani, 934
Cangrande della Scala , Gio- ! A-B.
vanni, o Vanni Zeno da Pisa. | — tirannico governo dei Padovani,
— magistrati, podestà: Fran- 934 A-B.
cesco della Mirandola. — il preside manda alla morte Be-
— chiese: Cenobio dei Domenicani. | ròaldo, nobile vicentino, perchè
— edifici: palazzo di Cangrande. j pericoloso ai dominatori; lotte
Vessillo, dei Padovani, 1136 (J, 1148 D. | intestine , 934 B-935 B.
— v. Croce, o Signa. l — soggetta alla tirannia di Padova,
« Vkxilliprri i>, v. Confalonieri (fa- j è costretta ad aiutarla contro
miglia). j Venezia, 1085 1).
Vlandrar, v. Villandran. I — tenuta in signoria dai Padovani,
Via Lata, in Roma: presso di essa ò 1054 B.
Camignanum , 1100 D-E. — accoglie con favore Pannunzio
Vicariato regio , di Vicenza, chiesto della venuta di Enrico VII,
dai Padovani ad Enrico VII , 1055 O.
1065 A. — i Padovani chiedono ad Enrico
Vicari imperiali , Alberto da Rovo- VII il vicariato di Vicenza, 1065
£ Ione in Brescia ; Alboino e Can- B.
grande della Scala in Verona ; i — congiura contro la signoria dei
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CRONACA FJLRRETO
ILI
Padovani , il cui mite giogo da- i
r&va da 46 anni, 1065 C , 1066
À-C.
— ad ossi è unito Cangrande, 1069
D. i
— molta in Vicenza : cacciato il pre- |
toro padovano , si innalzarono i >
eaeeareasigna sulla torre, 1069 D. !
— i Vicentini si ribellano ai Pado-
vani e chiamano in proprio aiuto
le schiere di Enrico VII da Ve-
rona, 1069 C.
— le truppe di Enrico VII vi si introdu-
cono da Porta Nuova, 1069 C.
— i Vicentini si rallegrano grande-
mente della vittoria, 1070 C.
— ivi è posto vicario regio Giov.
Zeno, 1071 A.
— offrono larga somma di danaro in
dono a Enrico VII, 1071 B.
— tramutano il corso del Bacchi-
gliene, allontanandolo da Padova,
1072 D.
— si rifiutano di ristabilirlo, nel corso
antico, 1072 D.
— si scagliano contro il vescovo Ai-
mone di Ginevra, che aveva ordi-
nato, in nome di Enrico VII, di
rimettere nell* antioo alveo il
Bacchiglione, 1072 E.
— suoi legati alla dieta raccolta da
Enrico VII in Pavia, 1086 C.
— manda legati in Genova ad En-
rico VII, 1090 A.
— controversie coi Padovani 1094 E.
— nel Vicentino Cangrande combatte
contro i Padovani, 1114 B.
— in guerra con Padova, 1119 A.
-r ne ottiene il dominio Cangrande
della Scala, sotto di cui migliora
la sua condizione, 1128 B-E.
— parte padovana ivi, 1128 C-D.
— ivi mercenari di varie lingue al
soldo di Cangrande, 1128 E.
— assalita dai Padovani, i quali prima
conducono dei trattati con alcuni
Vicentini, 1125 E sgg
— punizione inflitta da Cangrande
ai traditori, 1126 C-1127 A.
— desolazione della città, Botto il
tirannico governo di Marca-
■ bruno da Vivaro, Guido Bissaro,
Pietro Proti, e Bugamante, 1126
E, 1127 A.
— esuli Vicentini si uniscono ai Pa-
dovani, 1180 C.
— epidemia in Vicenza, 1181 B.
— infelici condizioni dei Vicentini,
1181 E.
— discordie intestine tra Guelfi e
Ghibellini, 1181 E.
— borgo di 8. Pietro occupato dai
Padovani: i quali poi ne sono
cacciati, 1140 A-B.
— n’è prefetto Bailardino Nogarola,
1140 B.
— desolazione del territorio inter-
posto tra Padova e Vicenza, 1140
B-C.
— esuli Vicentini studiano il modo
di rientrare in patria, 1140 C-D.
— gli esuli, aiutati dai Padovani ,
occupano il borgo di s. Pietro,
1140 D sgg.
— difesa da Antonio Nogarola, in
assenza del fratello Bailardino,
1140 D, 1141 B-D.
— il borgo di s. Pietro è abbando-
nato dai Padovani , che vi com-
mettono rapine ed infamie, 1142
B sgg.
— terrore in Vicenza, 1148 A.
— vi giunge in buon punto Can-
grande , 1143 B, D-E.
— vinti i Padovani, Cangrande ra-
duna ivi T esercito contro Pa-
dova, 1146 D-1147 A.
— territorio rimesso a coltura dopo
la pace, 1149 A-B.
— ritratto del beato Enrico ivi, 1165
D.
— Vicentini alla tomba del beato
Enrico in Treviso, 1165 B, 1165
E, 1166 A.
— ne partono pedoni, chiamati da
Cangrande della Scala oppu-
gnante Lonato, 1171 C.
— molti della « plebs media * si
accordano coi Padovani per li-
berare la patria, 1171 D.
— Macaruffo (de 1 Macaruffi) eccita
gli animi , accordandosi cogli
esuli Vicentini, 1171 D-E,
— Nicola Vicentino ed Alberto da
Izza prendono parte alla rivolta,
1171 D.
— la « plebs media * era malcon-
tenta, sia perchè oppressa da
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112
INDICI SISTEMATICI
pine di denari, sia perchè vedeva !
la iattura della patria, 1171 E.
— gli esuli si presentano alla porta I
della città, sperando di guada-
gnarne il custode, Muzio de* Ger- ;
/ mani, 1171 E- 1172 A. I
— Muzio tiene in parole Alberto da
Izza, e, chiarito d’ogni cosa , {
ne riferisce a Bailardino (No- !
garola), 1172 A. |
— Cangrande arriva sul territorio di
Vicenza preparata alla rivolta,
1172 E.
— v’entra di soppiatto Cangrande,
1172 E.
— esuli Vicentini vanno coi Vero-
nesi verso Monselice, mostrando
di recarsi a Ferrara ; Niccolò da
Carrara promette di seguirli da
tergo, 1178 A.
— traditi ; senza saperlo passano per
Abano , Cervarese e Costoza, e
così riescono a Vicenza, 1178
B.
— esuli Vicentini e Veronesi sono da
Muzio de* Germani introdotti nei
sobborgo vicentino di Berica ,
1178 B.
— i soldati di Cangrande li vincono
e massacrano, 1178 C-E
— molti sono fatti prigionieri da
Cangrande, altri condannati al-
l’esiglio, 1174 B-D.
— Cangrande vi fa impiccare Pesca-
resio (de* Montecchi?), ed altri
principali della sommossa, 1174
E.
— Cangrande ne fa governatore Ugu o-
cione della Faggiuola, in sosti-
tuzione di Bailardino Nogarola
venuto in odio a tutti, 1175 A-B.
— Uguccione della Faggiuola, c pr*-
fectus * 1176 D.
— nel suo territorio ò il ponte di
Mossano, 1175 D.
— Cimbria, Cimbrici, appellativi di
Vicenza e dei Vicentini ; v. a q. n.
— vescovi: Altigrado (Cattaneo da
Lendinara).
— signori: Ezzelino da Romano,
Cangrande della Beala (vicario
imperiale ) ; cfr. Morando Pa-
nensacco, Padova.
— magistrature, governatori:
(per Cangrande), Aldrigetto da
Castelbarco , Bailardino Noga-
rola, Antonio Nogarola, Uguc-
cione della Faggiuola.
— pretori: Galassino, Giovanni da
Vicenza, Giovanni o Vanni Zeno;
cfr. Marcabruno da Vivaro.
— chiese: 8. Pietro (suburbana).
— edifici: palazzo vescovile, casa
di Ferreto autore della hùtoria.
orta , nuova,
orgo s. Pietro.
— vicns latus , v. via Lata.
— vicus publictis, in Genova, 1088
D.
Vtcus, presso Milano, dove hanno le
loro case i Torriani, 1061 D.
Yienna (d’ Austria), sede di Alberto I
d’Austria, 1050 B.
— ivi i figli di lui Federico e Li-
poldo, 1058 B.
Yienna (di Francia), concilio generale
ivi tenuto da Clemente V, 1186
E; cfr. Valenza.
Vienna (di Francia), Delfini, un
Delfino, al seguito di Enrico VII,
si allontana da Roma , q riandò
vede che all’imperatore ripugna
di allontanarsene, 1107 A.
— Un Delfino guerreggia Maffeo Vi-
sconti, 1157 A.
— delfini: Guido, Ugo.
Vibri de’ Cerchi, fìorent., segue parte
Bianca, 978 C.
^ — suo credito in Firenze, 914 A.
— cognato e avversario di Corso Do-
nati, 974 B.
— prende ad odiarlo, ritenendolo av-
velenatore della moglie, ch’era
sorella di Vieri, 974 C.
— suo nipote ( Guglielmo ) essendo
stato offeso da Corso Donati, ne
seguono tumulti, 974 D-975B.
— chiamato a Roma da Bonifacio
Vili, che lo vuol pacificare col
Donati, 975 G.
— s'abbocca con Bonifacio Vili, che
cerca guadagnarselo, per domi-
nare in Toscana, 975 D-976D-
— lascia Bonifacio Vili, giudicando
ch’egli sia non, pastore, ma lupo
rapace ; il Papa lo rimanda con
benignità, assicurandolo di volere
la pace di Toscana, 976 D.
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CRONACA FERRETO
118
— perseguitato da Carlo di Valois,
977 B.
— fugge da Firenze, 977 C.
— condannato a perpetuo esiglio, 977
D.
— esigi iato da Firenze, 1012 E.
Yigalis, errore di stampa; v. Vignale
(di Maremma).
Vigna, v. macchine da guerra.
Tignale (di Maremma), Enrico VII
vi passa, 1097 D.
Vigodarzere, Antonio, Simone.
Vigoxza, Giordano da.
(Yillandran) Viandrar, nella dioc. di
Bordeaux, patria di Clemente V,
1189 C
YiUaverla, vili a 7 miglia da Vicenza:
vi si accampano i Padovani,
1184 A
Vinciguerra da S. Bonifacio, conte
di Verona, esule, uomo di grande
animo, si reca presso Enrico VII
in Milano, 1060 A.
— non azzarda di ritornare in Ve-
rona, dove gli Scaligeri domina-
vano già da lungo tempo, 1060
A.
— nella dieta di Pavia prega En-
rico VII a non lasciare la Lom-
bardia, prima d’averla liberata
dai tiranni, 1037 A.
— sta coi Padovani contro Can-
grande, 1180 A.
— famiglia sua accolta in Lonigo,
1138 D.
— condottiero dei Padovani contro
Cangrande, 1187 B.
— venuto a Montorio, piange vedendo
Verona da cui era esule, 1137
C.
— fa distruggere parecchie ville del
Veronese, 1187 C-D.
— esigliato da Verona al tempo di
Alberto della Scala, 1172 D.
— da Macaruffo de’Macaruffi è chia-
mato a prender parte al molo
tentato per sollevare Vicenza
contro Cangrande, 1172 D.
— prigioniero di Cangrande, e ferito ;
muore, 1174 B.
Virgilio Marone, ricordato a pro-
posito dell’arte poetica, 1019 A.
— citato, 1122 A.
Visconti, sono capi dei Ghibellini in
Lombardia, 1154 A.
— Galeazzo, Luchino, Galeazzo,
Maffeo, Pietro.
— v. Lombardia.
Viterbo, vi passa Carlo di Valois, 960
E.
— ivi Benedetto XI, 1012 D.
— fa parte del ducato di Spoleto e
dei possessi della Chiesa Romana,
1012 D-E.
— vi arriva Enrico VII, diretto a
Roma, 1093 D.
— vi giunge Enrico VII, nel ritorno
da Roma, 1109 B.
— il popolo lo riceve con affezione,
1109 B.
— go verna tor e: Manfredo di Chia-
ramente.
Vittore Michiel, condottiero insieme
(conGiov. Soranzo della flotta ve-
neziana diretta contro Ferrara,
1041 A.
— assume il governo di Ferrara, 1042
D.
— i magistrati ferraresi lo eccitano ad
obbedire ai Legati pontif. cho
chiedono il possesso di Ferrara,
1042 D-E.
— rifiuta, 1042 A.
— richiamato a Venezia dal Senato,
1044 D.
Vivaldo Brugnolo, vicent., giovane,
va incontro a Cangrande, che ac-
corre alla liberazione di Vicenza,
1148 D.
— suoi atti di valore combattendo
i Padovani, 1144 C.
Vi varo, Alberto, Corrado, Marca-
bruno.
Yogbera, suoi coloni complici di Man-
fredo Beccaria, 1087 D.
— colà fu preso Ani. Fissiraga, ivi.
W
(Wàrnsberg), (Egidio).
(Weissenburg), v. (Egidio di Warns-
berg).
a — Indici titlemaUd .
— cfr. M... di (Weissenburg) Gui-
semborch.
(Westerburg), (Sigfrido).
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114
INPICI SISTEMATICI
Zàgnino Tiepolo, esule vicent., si
unisce ai Padovani, 1180 C.
Zambonetto Cane, padovano, ucciso
combattendo contro Cangrande
presso Vicenza, 1174 A.
Zauxanum, v. Sosano.
Z
Zavatterello, vi sono arrestati i legati
bresciani che vengono da Ge-
nova ; sono rilasciati per denaro,
1094 A-B.
Zecano (Zelano?), Giovanni.
Zeno, Vanni o Giovanni.
AGGIUNTE E RETTIFICAZIONI
Pog. 1, tra i nomi dei compilatori, va mutato Canti Giuseppe in Canti Gustato.
» 6, col. 1, dopo la lin. 33: — esiglia da Verona il co. Vinciguerra da Sanbonifacio
e Piscaresio, 1172 D.
» 8, » 2, » 6: l’elenco dei principi di Apulia, si cominci con Carlo Martello.
» 10, » 1, » 18: Colobiano.
» 12, • 1 , dopo la lin. 15: Barbano, v. Ponte Barbano.
» 15, » 2, lin. 29, tra i Bonaccolsi si aggiunga: Beraldo.
» 20, » 1, » 37': Campodifiore.
» 33, » 1, » 2-3, s’inserisca: Catenelli sjrl ys (Cozzile) 9 ivi Uguccione della Fag-
giuola, nr>9 a.
» 23, » l'j le linee 34-44 vanno dopo la linea 48.
» 40, » 2. » 41 : Enrico Panensacco.
» 48, » 1, » 18: Campodifiore.
» 57, » 1 , si cancellino le linee 31-3.
» 62, » 1, » 13: Janico ^ = Giov. Gavelli?).
* 88, » 2, •> 12 : Pioggia portentosa , a favore dei Crociati dinanzi a Tunisi, $61 C
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INDICE SISTEMATICO
DELLE
CRONACHE ASTESI
(Muratori R.I.S.,XI, 131-272)
DI
OGGERO ALFIERI
GUGLIELMO e SECONDINO VENTURA
compilato da
MERKEL OCCOFEEHI ROBERTI
Carlo Gerolamo Giuseppe
sotto la dirciione di
ANTONIO MANNO
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AVVERTENZA .
Il Conte Carlo Cipolla, da Verona, professore di storia moderna
nella R. Università degli stadi di Torino, ha dato compiuta ragione
di questo faticoso , benché modesto lavoro. Egli informò come venisse
concepito, decretato e diligentemente preparato. Disse degli applausi
e degli aiuti venuti da questa R. Deputazione di storia patria e dei
sussidi di lavoro di alcuni giovani studenti, pochi ma buoni. Egli
diede estesa notizia su ciò che oggi suolai chiamare la letteratura di
queste cronache ed indicò paratamente e con chiarezza la regola e le
notazioni che si adoperarono nella compilazione dei due indici. Tacque
soltanto della sua assidua ed amorosa opera per indirizzare quei gio-
vani ad indagini che naturalmente loro non erano famigliaci e soccor-
rerli colla sua pronta erudizione. Quando queste cose dicessi, e pub-
blicamente e in nome della R. Deputazione lo ringraziassi, avrei
supplito alla sola lacuna della sua bella prefazione.
Ma avendo la penna in mano soggiungerò che fa intendimento
della R. Deputazione nell* approvare questa compilazione di compiere
quanto s’era raccomandato nel Congresso storico di Milano; di servire
agli studi storici e di fare modesto ma opportuno omaggio al Congresso
di Torino che speriamo sarà fecondo di ottimi e pratici risultati.
La proposta della formazione di Indici sistematici delle fonti
storiche italiane, fatta, discussa e valentemente difesa e vinta a Mi-
lano daH’illustre professore G. I. Ascoli, non abbisogna di commenti.
Io allora ebbi a promettere la mia, qualunque sia, personale collabo-
razione e me ne sdebitai grazie alla protez.one della R. Deputazione,
grazie ai valenti consigli ed aiuti del Conte Cipolla, grazie all’efficace
lavoro dei giovani studenti di questa scuola di magistero. Collabora-
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118
INDICI SISTEMATICI
zione prevista e consigliata a Milano e che a Torino fummo lieti di
trovare volenterosa ed operosa.
Questi Indici sistematici come lavoro parziale , e come già av-
vertì il professore .Cipolla, riuscirono alquanto diffusi. Se si venisse ad
una compilazione più estesa, se si volesse spingere questa indagine
analitica ad una raccolta di cronache; sarà strettamente da badare
all' economia del lavoro, perchè altrimenti l’ impresa non proseguirà
oltre alle intenzioni o si airenerà per mancanza di tempo, per stan-
chezza di compilatori o p°r soverchio di spesa.
Supponiamo che si voglia fare un Indice generale dei soli ven-
ticinque tomi (o 28 volumi) dei Rerum itaìicarum scriptores sena
tener conto delle addizioni del Tartini, del Mittarelli, deH’Amari, ece.,
si dovrà condurre il lavoro sopra la seguente paginazione:
Tomo
I. .
. Pagine
506
»
*2 *
3
680
3
Ila •
. 3
# 676
*
»2 *
3
3
*
Colonne
1112
»
3
686
3
3
3
» .
. 3
3
3
1251
»
4 .
. 3
628
3
3
»
5 .
3
645
3
3
3
6 .
3
3
3
1196
i
7 .
3
3
3
1108
»
8 .
3
3
3
1180
»
9 .
3
3
3
1290
3
IO .
3
3
3
1406
3
11 .
3
3
3
1344
»
12 .
3
3
3
1184
>
18 .
3
3
3
1270
»
14 .
. 3
3
3
1186
3
16 .
3
3
3
1088
»
16 .
3
3
3
1204
*
17 .
3
3
3
1326
i
18 .
3
3
3
1220
3
19 .
. 3
3
3
1076
3
20 .
: 3
3
3
1090
3
21 .
3
3
3
1218
3
22 .
3
3
3
1252
3
28 .
3
3
3
1216
3
24 .
3
3
3
1280
3
25 .
3
3
478
Pagine 8620
Colonne 25925
ossia sopra una mole di 33165 colonne di fitta stampa in-folio.
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AVVERTENZA
119
E siccome le colonne che corrispondono nel tomo IX 0 alla cro-
naca del Ferreto sono dugento cinquantacinque e danno in questo
Telarne 114 pagine stampate di indice; cosi, senza tener conto delle
frazioni di pagine, per l’indice intero muratoriano le facciate saranno
* = 114 *., 331 — = 14823
255
le quali distribuite a sedicine in fogli di stampa, daranno di questi
n. 926 '/, che possono formare comodamente venticinque volumi di
mole èguale a quelli della Miscellanea di storia italiana , con una
spesa di pura stampa (non parliamo di lavori rimunerati) che batte
sulle cinquantamila lire!
Voglio sdebitarmi coi giovani studenti che per parecchi mesi ho
veduti assidui al lavoro e costanti nel sostenerne le non sempre pia-
cevoli fatiche. Li lodo e per quel che più mi riguarda, lodo partico-
larmente il signor* Carlo Merkel da Torino. Essi avventurati, se,
proseguendo indagini poco comuni ed adoperandosi in lavori che non
saranno mai compensati nè da mercede nè da fama, si procacceranno
con questa robusta ginnastica intellettuale una felice attitudine agli
studi più reconditi.
Debbo pure lode ad altro studioso giovane, cioè al dottore Gia-
como Gorrini che di corto pubblicò un saggio storico e critico intito-
lato Il Comune Astigiano e la sua storiografia (Firenze, 1884).
A dir vero, ed il Conte Cipolla ne toccò nella sua prefazione, era
nelle mie intenzioni di discorrere alquanto sulla importanza di queste
cronache astigiane e sopra gli studi sulle medesime ed accennare a
quelli aspettati con ansietà che loro daranno una luce postuma ed
un notevole contributo di chiarimenti. Dopo letta l’opera coscienziosa
del vogherese Gorrini rimando, senz’altro chi ne sarà curioso, al suo
recente volume. Per tale guisa questo lavoro, composto sostanzialmente
da mani giovani, riceverà opportune spiegazioni da mente giovane.
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INDICI SISTEMATICI — AVVERTENZA
120
Consolante spettacolo, di chi sa resistere ad inconsulti solletichi,
fra il bailamme di un perpetuo carnevale; fra le distrazioni continue,
i blandimenti, le procacità, gli ozi volgarissimi di coloro che Me
panche di scuola vogliono reggere il mondo o sdottoreggiano colla pe-
luria al mento. Dall’ aura sana e consolante di questa gioventù che,
senza smorzare nessun entusiasmo, nè comprimere vernn battito ge-
neroso, sa educarsi alla sapienza ed all’esempio degli antichi; traggo
confortevoli pronostici per la prossima virilità della più illustre e
felicemente ringiovanita fra le nazioni.
Antodio Hanno.
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CRONACHE ASTE8I
121
Abbate del Popolo, in Genova,
Enrico di Lussemburgo tenta
invano di deporlo dall* ufficio,
285 A.
Abbellimenti di città , Asti abbellita
nel 1280, 149 D, 150 A.
àbelone Malabatla, è preso pri-
gioniero a Quattorde, 228 C.
Abblategrasso, cast, di , dato dai Mi-
lanesi al castellano di Porta Ro-
mana, 277 A.
Aeaja, il principato di, è acquistato
per forza dal figlio di Carlo re
di Sicilia, 210 B.
rincipi di,
ilippo di Savoia.
Acqui, posseduta da Guglielmo mar-
chese di Monferrato nel 1289 ,
144 C.
— è presa da Carlo d’Angiò, 160 B.
— carcerati in, da Filippo siniscalco
di Carlo d’Angiò, 162 A.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— Gian Giacomo di Monferrato dà
in pagamento ad Amedeo Vili la
città ed il territorio di , che
riceve poi in feudo a patto che
mancando la linea mascolina
ritornino ai duchi di Savoia, 272
E- 278 A.
Adda, passaggio deir, dei Veneziani
dio. 1446, 277 A.
Adorno, Barnaba.
Adriano, imperatore, signore di Asti,
*40 C.
Agitano, il castello di, è distrutto da-
gli Astigiani, 208 C.
— è preso dai Solaro, 242 A.
[Agitano], (il castello di, feudo del co-
mune d’Asti, tenuto in feudo da
signori per patto fatto, 689 D).
— signori di ,
— Muccagatta.
Agliate, Antonio, Martino.
Agnete, monastero di Santa, in Àsti
nel 1280, 150 A.
Ai meri co di Torno, è fatto decapitare
già morto sotto la tortura, per
ordine di Ezzelino, 154 B.
Aimoyno Solaro, è messo nelle pri-
gioni di Fossano, 197 E.
Aymone, vescovo di Vercelli eccita
Guglielmo di Monferrato a ri-
chiamarvi il podestà ghibellino,
166 D.
Ainaldo Solaro, uccide in s. Stefano
Rosso degli Isnardi, 241 D.
— con parecchi partigiani s’impos-
sessa del castello di Agliano, 242
A.
Ainardo di Peutte , fatto prigione
dai soldati di Amedeo di Savoia,
260 A.
Alassia , contessa , prende Asti nel
1070, la incendia nel 1091, 141
A.
— sua morte, 141 A.
Alaselo, i fuorusciti genovesi vanno
per prendere , ma i governanti
di Genova li distornano dal-
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122
1HDICI SISTEMATICI
l’ impresa ed incendiano Alassio,
256 D.
Alba, tenuta da Carlo re di Sicilia e
conte di Provenza, 148 B.
— posseduta dal marchese di Mon-
ferrato nel 1289, 144 C.
— (patto e concordia con Asti, 696
a).
— spedizione di Carlo d’Angiò con-
tro, 158 C.
— è soggiogata da Carlo d’Angiò,
158 C.
— Filippo di Gonissa e Ferrano di
Amato a. 1278, vi radunano mi-
lizie contro Asti, 160 E.
— vi sono condotti gli Astigiani fatti
prigionieri alla battaglia di Cos-
sano, 161 A.
— spedizione degli Astigiani contro,
161 0.
. — gli Astigiani prendono alcuni ba-
lestrieri provenzali al ponte di,
161 C.
— offesa e combattuta dal conte
d’Artois, 162 B.
— (dimora del conte d’Artois, 712
a).
— prigionieri in, 162 B.
— devastata dagli Astigiani e Chie-
resi che ne cacciano i ministri di
re Carlo d’Angiò, a. 1274, 162
D.
— guasti arrecati dagli Astigiani,
168 A.
— si corre il pallio dagli Astigiani
nella festa di s. Lorenzo l’anno
1275, 168 A.
— si sottrae al ' dominio di Carlo
d’Angiò, s’allea con Asti e ne ri-
ceve ogni anno il podestà, 168 C.
— caccia quelli che ospitarono gli
uomini del Braia capitano An-
gioino, 166 C.
— soggiogata da Guglielmo march.
di Monferrato, 168 A.
— vi si fermano i Solari ed i Car-
retti (Caneti 720 b) cacciati da
Asti, 170 C.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— vi si ritirano i Solari, al che si
oppongono i Kuppa (Rappe, 789
d) ed i Costanzi, ma sono ben
accolti da Oddone marchese del
Carretto podestà d’Alba, 195 D.
— i Kuppa (Rappe, 740 A) ed i Co-
stanzi sono esigliati da, 195 E.
— Oddone del Carretto per timore di
quelli di Castello lascia l’uffizio
di podestà, rimangono i Solaio
ed i loro partigiani, 196 A.
— molestata da Muzio Asinari e Gu-
glielmo di Mombello, 196 B.
— dimora dei Solaro in, non possono
danneggiar gli Astigiani, 196 C.
— quello di , è saccheggiato dagli
Astigiani, dai march.' di Mon-
ferrato e da quelli di Saluzzo
difesa da Giorgio di Leva (di
Ceva, 742 a), 197 C.
— Carlo re di Sicilia vi manda am-
basciatori, ai quali gli Albesi
e gli esuli d’Asti prestano giura-
mento, 197 D.
— gli Astigiani la trattano sempre
più acerbamente, 198 A.
— cavalieri di, sotto la condotta di
Albertono degli Spettini potestà
di Alba si uniscono a Guglielmo
di Castello (di Mombello) ed ai
Solari per muovere contro Asti,
199 B.
— venutovi Rinaldo di Leto siniscalco
di Carlo re di Sicilia presta giu-
ramento al re, 205 B.
— ritorno ad, di Rinaldo di Leto,
206 A.
— epistola del Ventura in cui sono
allegoricamente rappresentate le
accoglienze verso gii Astigiani
esuli, 220, capo L.
— vi si reca Roberto re di Sicilia,
225 A.
— Roberto occupa, 229 C, una parte
del ponte di, (delle mura di Alba,
886 a).
— diroccata per straripamento del
Tanaro, 280 D.
— (distrugge Manzano, 691 d).
— magistrati :
— podestà, Oddone del Carretto ; Al-
bertono degli Spettini; Berga-
dano di Bistri (Sistemi).
(Albano s.), (suoi diritti feudali c fide-
litas », 694 d).
Albenga, i Genovesi prendono ed in-
cendiano, 256 E.
— il vescovo di, figlio a Raimondo
(Rinaldo 807 c) Spinola Ci scon-
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CRONACHE A STESI
128
tra ad Andora con 50 galee ge-
novesi e venuto alle mani muore
nella mischia , 259 D-E.
— è assediata e presa nel 1822 dai
Genovesi alleati coi marchesi del
Carretto , 264 D.
— Jacopo Piccinino, capitano dell’e-
sercito del duca di Milano, as-
sedia invano, 274 D.
Albertino di Solaro, morte di, 156
D.
Alberto della Scala, succede nella
signoria di Verona a Mastino,
179 A.
Alberto Guttuario di Castello,
vescovo d’Asti a. 1422, 269 C.
— sua morte 16 luglio 1489, 275 E,
(Alberto Incisa), (marchese d’inci-
sa, marito di Damicella, 688 b).
(Alberto Sardo), (fratello di Ruf-
fino Tibury, Ottone, e Grignola,
sua donazione ad Asti, 689 b ).
Alberto Scoto , amicizia con Ga-
leazzo Visconti e Manfredino
Beccaria, 170 A.
— capitano di Piacenza, fa conven-
zioni con Asti, 167 C.
— inganna Maffeo Visconti indu-
cendolo a far pace coi Torriani,
170 D*
— è cacciato di Piacenza e la sua
casa~è diroccata, 171, C.
— signore di Piacenza, ne caccia il
podestà ed il capitano del popolo,
entrambi milanesi, e si inimica
così i Torriani di Milano, 184 B
e C.
— prega Albertono degli Spettini po-
destà di Asti a mandare soldati
Astigiani in aiuto di Piacenza,
200 A.
— rende il castello di Piacenza ai
Milanesi, a. 1447, 279 C.
Albertono Spettini, piacentino, po-
destà di Alba, guida i cavalieri,
che stavano coi Solaro in Alba,
contro Asti, 199 B.
— creato podestà di Asti, 200 A.
— per preghiera di Alberto Scoto
capitano di Piacenza manda 100
soldati Astigiani in aiuto dei
Piacentini, 200 A.
ilblssola, Opecino Spinola dimora in,
248 E.
I — re Roberto, è sconfitto dai fuoru-
! sciti genovesi , prende il paese
I e gli viene ripreso, 255 C.
i Àlbugnano, è assediato e preso dagli
Astigiani, 169 A.
Aldobrandino d* Este e Francesco
d’Este, fratelli ad Azzo Vili
osteggiano Folco erede di Azzo,
184 A.
Aleramo Laico , è messo nelle pri-
gioni di Fossano, 197 E.
Aleramo Lajolio, console in Asti,
214 B.
— (è messo nelle prigioni di Fos-
sano, 742 b).
Aleramo Solaro (Lajolio, 742 b) ac-
compagna gli ambasciatori di
Carlo re di Sicilia al loro partir
d’Alba, 197 D.
Alessandria, guerra con Asti nel 1225
battaglia di Calamandrana, 142
B.
— posseduta dal marchese di Mon-
ferrato nel 1289, 144 C.
— Guglielmo di Monferrato vi è te-
nuto prigione in una gabbia di
legno, 145 C.
— fa guerra contro a Giovanni di
* Monferrato, 152 B.
— (procura che Nizza si assoggetti
ad Asti, 692 b).
— distrugge Garbazolia e Lintigna-
no, ne conduce via gli abitanti,
692 o.
— distrugge Calamandrana, ne con-
duce via gli abitanti, 692 d.
— (patto con Asti , 696 a).
— è soggiogata da Carlo d'Angiò,
158 D.
— combatte con Carlo d’Angiò con-
tro Guglielmo di Monferrato,
160 B.
— nel 1274 Asti, Pavia, il marchese
di Monferrato (e Chieri, 712 b)
fanno lega contro, danni recati e
patto di non molestare i possessi
di Carlo d’Angiò, 162 C.
— strana apparizione d’un fantasma
agli Alessandrini, 162 C.
— soggiogata da Guglielmo march.
di Monferrato, 168 A.
— tratta segretamente con Asti e
colla famiglia del Pozzo contro
Guglielmo marchese di Monfer-
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124
INDICI SISTEMATICI
rato. Guglielmo march, di Mon-
ferrato s’avvia contro per punir-
nela. Gli Alessandrini prendono
e incarcerano Guglielmo che ivi
muore a. 1292, 168 (3.
— in qual modo si accertino della ,
morte di Guglielmo marchese
di Monferrato, cancellano dalle
scritture i nomi dei signori di
Monferrato, 169 A.
— prendono Viarigi e S. Salvadore,
169 0.
— combattono contro Tortona in
favore di Maffeo Visconti , 169
D.
— guerra con Asti, 174 A. j
— vi dominano i Guelfi, gravi con-
dizioni della città, 180 A.
— prima città lombarda in cui sor-
gono le fazioni, questioni con
Asti, 183 B.
— offesa dagli Astigiani e dai Pavesi, i
devastata da questi nel 1273 e i
nello stesso anno ancora dagli :
Astigiani soli. Contese nella
città, nel 1309 scacciano i Lan- |
zaveglia, ne esce pure Guglielmo 1
Inviziato capitano del popolo
alessandrino, 183 C. # 1
— quieto stato, ritorno di Guglielmo
Inviziato , continui esigli dei
Lanzaveglia e dei loro partigiani,
Momello Isimbaldo ( Moruello
Isembardo, 727 c), pavese è fatto
podestà, 183 D. |
— gli Alessandrini, sconfiggono gli
Astigiani a Quattorde e a Cala-
mandrana, a. 1226, 190 D.
— re Roberto si reca in, cacciatine |
gli Inviziati ed i Lanzaveglia '
Ghibellini, la assoggetta a. 1810,
226 B.
— è soggiogata da re Roberto, Gu-
glielmo degli Inviziati, capitano
del popolo ed i Lanzaveglia non
volendogli obbedire escono di
città, continue loro scorrerie j
contro questa, 229 D. j
— gli Alessandrini muovono contro
a Pavia, 242 D. 1
— soldati Alessandrini sotto il co-
mando di Ùgone di Bauci ven-
gono alle mani col conte Guar- |
nieri, 248 E.
— i fuorusciti di, entrano in Cassine
e danneggiano gli Alessandrini,
questi ne prendono prigioni pa-
recchi e li tengono in carcere
finché si fanno ribelli a re Ro-
berto, 245 B, C.
— soldati milanesi prendono prigio-
nieri molti di, 246 E.
— gli Alessandrini dopo 5 anni dalla
promessa fedeltà nel 1815 si ri-
bellano a re Roberto, 247 B.
— Licenziano Ugone di Bauci, si
sottomettono a Maffeo Visconti,
assediano e prendono Viarisio,
247 C.
— uscita dalla città di quelli del
Pozzo e dei Trotto, Maffeo Vi-
sconti manda soldati a., 247 E.
— impresa vittoriosa degli Astigiani
e dei fuorusciti alessandrini con-
tro, 248 A.
— i soldati provenzali pagati da
Asti danneggiano i domimi di,
Maffeo Visconti manda soldati
in suo aiuto, 251 D.
— Marco Visconti , riuscita vana
l’ impresa contro Asti, si ritira
a, 256 B
— i soldati Alessandrini guidati da
Marco Visconti sopraffanno ti-
gone di Bauci, 256 D.
— Raimondo di Cardona sta ai gua-
sti di, 260 B.
— Raimondo di Cardona uccide
molti in quello di, 261 C.
— Raimondo di Cardona danneggia
quello di, 262 A.
— resa della città di, a Raimondo di
Cardona, 264 C.
— Francesco Sforza , movendo per il
duca di Milano contro il march,
di Monferrato, raduna 5000 e
più uomini de* luoghi vicini a,
e fa una spedizione contro Lu
a. 1431, 271 C.
— milizie francesi in, 278 C-
— aiuti prestati da , a Bosco , 278
D-E.
— Francesco Sforza promette, a Gio-
vanni e Guglielmo di Monfer-
rato, 279 B.
— una parte del ponte di, sul Ta-
naro, è diroccata per straripa-
mento del fiume, 280 I>.
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CRONACHE ATTESI
125
— magistrati :
— podestà : Momello Isimbardo (Mo-
ruello Jembardo).
— vicari : Marco Visconti.
Alessandria , d’Egitto, Giovanni Vi-
telleachi patriarca di, 275 A.
Alessandro IV , papa , consiglia e
comanda al re di Francia di per-
seguitare gli Astigiani per tutto
il regno, 142 E.
Alpi ano, Antonio.
Alfieri, Oggiero, Catalano, Gugliel-
mo, Martino, Ruffinetto, En-
rico, Tommaso, Oggiero.
— la maggior parte degli, segue quei
de Castello nell’esiglio da Asti,
200 C.
Alfonso III di Aragona.
— la figlia di, sposa di Guglielmo di
Monferrato, 105 D.
Alfonso V d’Aragona, perdo castel
dell’Ovo a. 1488, 272 D.
— alla notizia della morte di Gio-
vanna II di Napoli, a. 1433,
tonta di impadronirsi del regno,
273 B.
— assedia Gaeta coi fratelli , molti
baroni e nobili, 2000 uomini, 18
navi e 14 galere, a. 1434-1485,
278 B-C.
— nella battaglia di Ponza contro i
Genovesi , 4 agosto 1435, è scon-
fitto e fatto prigione, 273 D-E.
— Filippo Maria Visconti lo fa ve-
nire a Milano cogli altri pri-
gionieri , onorevoli accoglienze :
liberazione senza riscatto, 274 A. i
— partenza di , da Genova che si |
ribella perchè Filippo Maria ,
Visconti vuole imporle l’alleanza 1
con Alfonso, 274 A-B.
— tenta farlo prigioniero presso Ga-
iano , Giovanni Vitelleschi pa- '
triarca d’ Alessandria, 25 die.
1437, 275 A-B. 1
— sfidato da Renato d’Angiò il duello
non ha luogo a. 1438, 275 B. (
— assedia Napoli , a. 1439 , e crea
comandante dell’esercito Pietro [
suo fratello, 275 C. I
— leva l’assedio, 275 C.
— testamento di Filippo Maria Vi-
sconti in favore di, opposizione
de* Milanesi, 27G D-E. I
— pretende la signoria di Milano ,
279 B.
Alice, Bonifazio.
Allari, quelli di Riva vengono scon-
fitti dagli Astigiani presso gli
Allari, 243 D.
Àllewagna, carestia del 1315 in, 226
E.
— le ossa d’Enrico di Lussemburgo
sono portate in, 289 C.
— Gian Giacomo di Monferrato passa
in, per recarsi di Savoia a Vene-
zia, a. 1481, 271 E.
— Sigismondo torna in, 272 C.
Alloggi , carezza degli, in Roma du-
rante il giubileo del 1800, 192 A.
— Guglielmo Ventura vi paga un
grosso tornese per notte per suo
alloggio e per i suoi cavalli, 192
A.
Almisendà, Matteo,
j Alneto, Filippone, Gualcherone.
Altavilla, (Villa, 718 b).
— distrutta dagli Astigiani, 168 B.
(Alungo) (uomini di, possessori di
Mangano, 691 a).
Alzate , Opecino.
Amato (S.), Ferrario.
Ambrogio (S.), chiesa in Milano.
— Enrico di Lussemburgo riceve la
corona di ferro, 281 C.
Ambronay, i Benedettini dell'abbazia
di, provocano discordie tra Ame-
deo di Savoia e Guidone Delfino,
260 A.
Amedeo IV di Savoja, nel 1290 viene
in soccorso di Asti , 168 A.
— dà in moglie la figlia Margherita
a Giovanni di Monferrato, 170 B.
— Filippo d’Acaja tenta di farsi si-
gnore di metà del dominio d’ Asti,
e di mettere l’altra metà sotto la
dominazione di, 207 A-B.
— gli è da Asti data generale balia
di rappacificarla coi fuorusciti,
228 D.
— venuta di, a Cavallerio (Zambal-
lerio, 769 c) ove è invitato ad
andare ad Asti, sua venuta a
Susa , poi ad Asti , e sentenza
per rappacificare Asti coi fuoru-
sciti, 228 E.
— nel 1310 accompagna Enrico di
Lussemburgo , 229 D.
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126
INDICI SISTEMATICI
— induce Enrico di Lussemburgo a
discendere in Lombardia , 280 E.
— discordie fra lui e Guidone Del-
fino, 260 A.
— sopraffà co’ suoi soldati Guidone
Delfino e fa prigioni molti ba-
roni seguaci di lui, tra i quali
Ainardo di Peutte, 260 A.
— prende il castello di 8. Germano
ed altri possessi del Delfino, 260
B.
— eletto arbitro tra Filippo III re di
Francia ed Odoardo re di Inghil-
terra, li induce alla pace, 185
C.
Amedeo Vili di Savoja , padre di
Luigi, principe di Piemonte, e
di Maria moglie di Filippo Ma-
ria Visconti, 270 B.
— Gian Giacomo di Monferrato va
ad impetrare V aiuto di, gli fa
omaggio del presidio de’ suoi Sta-
ti, poscia fidandosi poco di lui,
riparte, a. 1481, 271 E.
— essendo eremita a Ripaglia è fatto
papa dal Concilio di Basilea col
nome di Felice V, 272 C.
— Sigismondo imp. si astiene dal
fargli visita come Papa scisma-
tico, 272 C.
Ameino Solaro, gli muore un figlio
nello scontro fra gli Astigiani ed
il conte Guarneri a Quarto, 244
B.
Amorando di Marignelo, cfr. Mari-
A g*y-
Amorando di Marignito (789 a), cfr.
Marigny.
Anastasio (8.), monache di, introdotte
in Asti nel 1280, 150 B.
Andona , compresa nel territorio di
Asti, a. 1190, 148 B.
Indora, 50 galee genovesi si scontrano
col vescovo di Albenga, figlio di
Raimondo (Rinaldo 807 c) Spi-
nola nelle acque di , 259 D-E.
— muore nella mischia il vescovo di
Albenga, 260 A.
Andrea d’Angiò, figlio di Carlo II re
di Sicilia escluso dalla succes-
sione al trono del padre, 224 E.
Andrea Garretto, conferma il trat-
tato fra Asti ed Enrico di Lus-
semburgo, 280 B.
— dei signori di Ferrerò, carissimo
ad Enrico di Lussemburgo, dot-
tore in ambe leggi e segretario
cesareo in Asti propone che i
Milanesi diano generale balia ad
Enrico di Lussemburgo, 281 B.
— per ordine di Enrico condanna
gravemente i Cremonesi, 282 C.
Andrea Lajolio, segue i Castello nel-
Pesiglio da Asti, 200 C.
Andrea Ventura, padre di Secondino
Ventura, 269 A.
Andronico Paleologo , sposa Vio-
lante figlia di Guglielmo di Mon-
ferrato, 174 A.
— il figlio di, è da Giovanni di
Monferrato fatto erede del domi-
nio, i principali signori di Mon-
ferrato lo consigliano a venire
quanto prima ad occupare il
dominio, 202 D.
— consiglio malizioso datogli da
Giovanni marchese di Sahizzo
perchè non mandi il figlio ad
occupare il dominio di Monfer-
rato, vi manda Teodoro, 208 A.
— erede di Giovanni di Monferrato,
non va in Monferrato, ma vi
manda in suo luogo il figlio Teo-
doro, 171 B.
Angeli (Monastero de* Ss.), (dei Sa *-
ti Apostoli , 775 B), in Asti, Gu-
glielmo Ventura ordina per te-
stamento ohe vi siano suonate
le campane il giorno della sua
morte, 228 C.
Angiò, Giovanni.
— (Lodovico figlio di Carlo II ; Lo-
dovico primogenito di Carlo II);
Lodovico figlio di Carlo II ; (Pie-
tro figlio di Carlo I) ; Lodovico
III ; Renato duca di Lorena; An-
drea secondogenito di Carlo II ;
Carlo I ; Filippo figlio di Carlo
Il ; Pietro figlio di Carlo II -, Bo-
berto ; Carlo II ; Beatrice; Bian-
ca ; Eleonora ; Carlo figlio di Fi-
lippo principe di Taranto.
Angoulemme/ l C o n t i .
— Giovanni d’ Orléans.
Anna (S.), monastero di , introdotto
in]Astijnel 1280, 150 A.
— Guglielmo Ventura raccomanda
di essere seppellito nel mona-
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CRONACHE A8TESI
127
mento fattovi innalzare per sè e
per i suoi discendenti, 228 C.
— lascito del Ventura al monastero
di, 228 D.
Aliene, vi. e cast, di, presi al Mar-
chese Lancia da Asti, 174 A.
— una parte delle forze astigiane nel
1809 va a, 2*28 B.
— gli Astigiani sconfitti a Quattorde
fuggono a, 228 C.
— il conte Guarneri si reca a, 244 A.
— venduta dal conte Ga ara eri a Gu-
glielmo Vacca, 244 B.
— devastata da Marco Visconti ,
259 D.
Ansaldo Balbo del Castello, morto
nello scontro di Sestri fra Ope-
cino Spinola ed i fuorusciti ge-
novesi, 182 D.
(Anselmino di Ottilio) (muore com-
battendo contro Giovanni mar-
chese di Saluzzo, 748, a).
Anselmino del Tiglio ( Anselmino
di Ottilio , 748, a), muore com-
battendo contro Giovanni mar-
chese di Saluzzo, 202 D.
Anselmo , vescovo d’Asti , consiglia
rincehdio di Asti , 141 C.
Arsola, Tommasino.
intignano, appartenente nel 1190 ad
Asti, 148 A.
— Giovanni Turco di Castello, dopo
il vano tentativo di Asti, marzo
1419 vuole impadronirsi di, ma
è respinto e vi abbandona tutte
le sue macchine per dar la sca-
lata, 269 B.
Antiochia, presa di, a. 1099, 190 B.
Antipapi, Felice V, già Amedeo Vili
duca di Savoia, 272 C.
Antonio Alpiano , nell* assedio di
Muasca è ferito dal figlio di Tar-
taro Solaro, 217 E.
Antonio di Cognasco, oratore man-
dato dal duca d* Orléans ai Mi-
lanesi, a. 1448, 280 C.
■Antonio Casseno, muore nello scon-
tro fra gli Astigiani ed il conte
Guarneri a Quarto, 244 B.
Antonio de Curtis, preposto della
chiesa di S. Secondo' in Asti, a
1440 , 275 E.
Antonio di Fondi, fatto prigioniero
alla battaglia di Ponza, 278 E.
Antonio Fusilago, prigionia di, in
Pavia, 246 C.
(Antonio Lunello) (segue i Castello
nell’esiglio da Asti, 745 c).
— (cede Cosambrado agli Astigiani
e si ritira nel Castello di Mon-
tiglio, 748 c).
Antonio Romagnano, milite e dot-
tore in legge , mandato dal duca
d’ Orléans quale oratore ai Mi-
lanesi, a. 1448, 280 C.
Antonio Turco di Castello signore
di Castel Frinco, padre di Gio-
vanni Turco di Castello, 269 B.
— padre di Gabriello Turco, 270 C.
Antonio Vago, giudice, presiede al
confine di que’ della parte po-
polare, 197 A.
Apostoli (Monastero degli), in Asti,
ospita a sue spese Innocenzo IV,
a. 1244, 172 B e 191 A.
— vi pernotta Federigo imperatore,
a. 1244, 191 A.
Apulia, Carlo d’Angiò incoronato re
di, 157 D.
Tomaso di Squillace vi ritorna, 241
B.
— re Roberto rimanda l’esercito suo
in, dopo il vano assedio di Tra-
pani, 246 A.
Aquesana, (759 d), cfr. Aquirana.
Aquileia, n’ò patriarca uno dei Della
Torre, 166 A.
Aquirana, (Aquesana, 759 d), rapine
e crudeltà dei fuorusciti Àstesi
in, 215 A.
Aragona, il re di, combatte i Sara-
ceni , li vince ed assedia invano
Ormano, 185 B.
— Casa di ,
— Alfonso V ; Enrico fratello di Gia-
como I ; Pietro III ; Federico I ;
Jacopo figlio di Pietro III; Al-
fonso III ; Enrico fratello di Al-
fonso V; Pietro fratello d’ Alfonso
V.
Arborei, Enrico di Buronzio è a Ver-
celli podestà degli, 166 D.
Arezzo, il vescovo di, muore nella
sconfìtta dei Ghibellini toscani a
Bibbiena, il suo scettro e la mi-
tra sono sospesi nella chiesa di
S. Giovanni Battista a Firenze,
189 A.
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128
INDICI SISTEMATICI
venuta d’Enrico di Lussemburgo
nel 1312 ad, che gli era favore-
vole, 288 B.
— i Fiorentini non potendo impedire
il cammino a Sigismondo imp.,
fatta preda, si fermano in, 272 0.
Argentina Spinola, figlia di Opecino
Spinola, diventa moglie di Teo-
doro, figlio deirimperatore greco,
208 B. . I
Arlasco (Conte di), Capitano dei |
Francesi contro i Fiamminghi i
ed ucciso da questi, 186 B.
Arocta, (Val di), i fuorusciti Genovesi
prendono e distruggono le terre
di, 257 0.
Artois, vane imprese del conte di, e
suo ritorno a Parigi, 162 B.
— (Conte di, capitano dei Francesi
contro i Fiamminghi, ucciso da
questi alla battaglia di Cour-
tray, 729 C).
(Aslia) (dona Neive aTSaldracco, 691
a).
Asinari, Guglielmo.
— Federico ; Muzio ; Sandrone ; To-
lomeo ; Folco ; Fulvio ; Raimon-
do; Roberto; (Folco).
Assereto, Biagio.
Asti, fondazione, 139 A.
— oircoscritta dai « Castrum Epi-
scopi * e dal € Castellatium »
(Castellazzo), 139 B.
— ampliata da Brenno, 189 A.
— suo territorio, 189 C.
— martirio di S. Secondo, 140 C.
— dipendente dalPImpero, 141 A.
— presa, a. 1070, dalla cont. Alassia,
141 A.
— incendiata, a. 1091, dalla mede-
sima, 141 A.
— discordie, a. 1137, tra il vescovo
Landolfo ed i cittadini, 141 B.
— incendiata, a. 1145 , (1148) dal
vescovo Nazario e dal clero ,
141 B. . T
— incendiata, a. 1155, da Federico I
per istanza di Anseimo vescovo
e di Guglielmo Marchese di Mon-
ferrato, 141 B-C.
— guerra contro Montiglio, 141 C.
— pace col Monferrato, 142 A.
— guerra con Alessandria, a. 1225,
142 A.
combatte contro gli Alessandrini
a Calamandrana, 142 B.
— primi usurai astigiani in Francis,
a. 1226, 142 C.
persecuzione del re di Francia
contro gli Astigiani stabiliti in
Francia ad istanza di papa Ales-
sandro (HI), 143 A.
gtio vicinanze tenute da Carlo re
di Sicilia e conte di Provenza,
148 B.
— guerra di 18 anni (dai 1241) con
Carlo re di Sicilia, 143 B.
— scorreria nelle terre dei signori di
Cossano, a. 1275, 148 C.
— battaglia, a. 1274, contro le mili-
zie di Carlo re di Sicilia, 148 C.
aiuti a Guglielmo marchese di
Monferrato, 144 A.
ricupera le terre perdute, alleanze,
144 B.
— podestà nel 1292, 146 B.
pace con varii signori nel 1292,
146 B.
— acquisti nel 1292, 146 C.
mancamento di parola dei Vicari
nel dare Corticelle e 8. Stefano,
nuova guerra, danni ed acquisti,
147 A.
— consoli , benigna reggenza , a.
1190 , del suo primo podestà
Guido di Landriano, 147 C.
edifici al tempo del primo podestà,
e cinta, 147 C.
— territorio nel 1190, 148 A.
— diritti degl’ Astigiani sopra molte
ville, 148 C.
danni sofferti per causa ai vari
signori e Stati e successivo in-
nalzamento, 149 B-C.
— rinnovamento di, nuove mura e
prosperità generale, 149 D, 150
introduzione di nuovi ordini reli-
giosi, 150 A.
suoi beni mobili ed immobili e
loro valore, 150 B.
— sue milizie, 150 C.
— dominata da malvagi cittadini,
150 C-D, 151 A.
— confini del territorio ai tempi di
Oggiero Alfieri, 151 B, 152 À*B*
— (patti e concordia con AlbjM° n
Alessandria, con Pavia, 696 a)*
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CBOKJ.CHE ASTISI
Iti
— contese dei Bolero e della lega di
Bechincinere, 156 G-D.
— battaglia di, sulla piazza del San-
to, 156 D-E.
— vi viene Carlo d'Angiò eolia mo-
glie e fa lega cogli Astigiani,
157 C-D.
— paga due volte tributi a Carlo
d’Angiò perchè ne abbia tregua,
158 C.
— odio continuo contro Carlo d’An-
giò, 158 D.
— s’intromette fra il popolo ed i no-
bili di Pavia, 160 B.
— amicizia con Pavia e Guglielmo
marchese di Monferrato, 160 B.
— lega con Genova, Pavia e Gu-
glielmo di Monferrato contro
Cario d’Angiò, 160 C.
— nel 1278, mercanti astigiani sono
derubati da Jacopo e Manfredi
di Busca e dai signori di Cos-
sano, che si rifiutano poi di re-
stituire le cose rubate, guerra
che ne nasce, 160 D.
— sconfitta a Cossano, a. 1278 , 160
e 101 A.
— mandano a chiedere aiuto a Pavia
ohe invia loro 200 militi delle
maggiori famiglie, 161 A.
— mandano ad Alba Tomaso Alfieri
a trattar della pace, 161 A.
— assoldano 1500 Brenneri e fanno !
venire a loro spese il marchese
di Monferrato, 161 B.
— Guglielmo de Sicheriis, Pavese
succede al podestà Bergadano de
Bistri, morto a Cossano, 161
B-C.
— assoldano 200 Spagnuoli, 161 C.
— spedizione contro Alba e presa del
castello di Neive, 161 C-D.
— nobili astigiani prendono prigio-
nieri a Carlevame (Carnevale?)
uomini di Gorzano ed Oberto fi-
glio di Rodolfo di Gorzano, 162
A.
— continue incursioni nei possessi di
Carlo d’Angiò, 162 A.
— pratiche del conte d’Artois in
Asti (Alba , 712 a) per avere i
prigioni, 162 B.
— lega con Pavia, il marchese di
Monferrato (e Chieri, 712 b) con-
9 » Indici titkmaUci,
tro Alessandria e patti con que-
sta di non molestare i domimi
di Carlo d’Angiò, 162 C.
— Lega con Chieri ed incursioni nei
possessi di Cario d'Angiò, 162 D.
— lega con Tommaso di Saluzzo
contro Carlo d’Angiò, 168 A.
— soccorre Fossano nella carestia,
168 A.
— si suole correre il pallio nella fe-
sta di 8. Secondo, si corre il pal-
lio presso Alba nel 1275, 168 B.
— morte del podestà Guidone Scarso
e sua sepoltura in, 168 B.
— vincono Filippo siniscalco del re
Carlo d’Angiò e prendono pri-
gionieri molti del suo eseroito,
168 B.
— s’allea con Alba, Cherasco, 8 & vi-
gliano, Mondovì e Cuneo ed im-
pone un podestà a queste oittà,
168 C -
— prende Cossano e ne fa uscire i
signori, diroccano la torre della
villa di Fabro, 163 C.
— prende Priocca, 164 A.
— ottengono il riscatto dei prigio-
nieri da Carlo II d’Angiò, stima
di cui godono nei paesi vicini ,
165 A.
— si rappacifica con Alba, 166 C.
— udita l’elezione di Guglielmo di
Monferrato a signore di Pavia,
ne temono e gli mandano am-
basciatori, 167 B.
— Guglielmo pretende da loro Monte
Magno ed altre terre, loro ap-
parecchi per la guerra, s’elegge
un podestà, loro convenzioni oon
altri Stati, 167 C.
— soccorsa da Amedeo V conte di
Savoia, 168 A.
— loro forze, danneggiano le città
del Monferrato, 168 A.
— Entrano in Alta Villa (Villa, 718
b) , vanno a Tonco , per paura
di Guglielmo di Monferrato si
ritirano ad Asti, impresa di Vi-
gnale, 168 B.
— nel 1290 si collegano con Alessan-
dria contro il march, di Monfer-
rato e promettono per ciò 85000
(85000, 718 c) fiorini d’oro, 168
Cj
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180
INDICI SISTEMATICI
— Assediano Àlbugnano , danneg-
giano il Monferrato a Tonengo
è podestà Enrico dei Tanchet-
tini, prendono Àlbugnano e la
metà di Riva e Tonco, 169 A.
— comperano Cagliano , prendono
Castagnole e la parte di Feliz-
zano posseduta dal marchese di
Monferrato, 169 B.
— Fanno tregua con Giovanni di
Monferrato e vivono in pace go-
dendo le terre prese al Monferrato,
169 C.
— le si assoggetta il marchese di
Ceva, 169 C.
— presa di, per parte di Manfredo di
Saluzzo e Giovanni di Monfer-
rato, che vi fanno rientrare i Ghi-
bellini e cacciano i Guelfi, 170 C.
— temendo di essere minata dalla
lega di Giovanni marchese di
Monferrato e Manfredi di Sa-
luzzo e conte Filippo di Lango-
sco tratta segretamente per aiuti
oon Carlo re di Napoli e Filippo
di Savoia, è liberata dalla sog-
gezione dei marchesi di Saluzzo
e Monferrato coll’aiuto di Gu-
glielmo di Montebello inviato da
Carlo II re di Napoli e da Fi-
lippo di Savoia, 171 A.
— rientrano in Asti i Solari e ne
son cacoiati gli Isnardi, 171 A.
— venuta d’ Innocenzo IV, 1244,
172 B.
— presenza d’Oberto Palavicino, sue
trattative per diventare signore,
sventate da alcuni Astigiani ,
173 B.
— guerra col marchese Lancia e presa
dei Contado di Loreto e di Anno-
ne, guerra con Chieri, Alessan-
dria e Tomaso di Savoia, scon-
figgono i Torinesi a Montebruno
e fanno molti prigionieri, 174 A.
— vanno a Torino a reclamare Tom-
maso di Savoia imprigionato ,
174 B.
— imbattono nell’ agguato loro teso
dal march. Lancia e dai Chie-
resi e Monardo ( Monro tondo )
e li sconfiggono , 174 B.
— in qual modo chiamasse i Chieresi
soggetti alle armi, 175 A.
— minacciata daiBurgimdi si muove
contro loro sulla riva del San-
gone e quelli intimoriti si riti-
rano, 175 A.
— Astigiani usurai carcerati in Pa-
rigi da Luigi IX, 175 B.
— offendono incessantemente Tom-
maso di Savoia prendendogli ville
e castelli e devastandone La terra
fino a Susa, rappacificazione col
conte di Savoia e loro vera ami-
cizia, 176 A.
— gravi condizioni, 180 A.
— manda aiuti agli Spinola in Sa-
vona, 181 A.
— soccorre la famiglia del Pozzo
contro gli Alessandrini , odio
contro questa città per le due
sconfitte in Galam&ndrana ed in
Quattorde, 1224, (a. 1225 , 727
a) , lh8 B.
— fa molti danni ad Alessandria
nel 1273, concorrono cogli Ales-
sandrini a caociare dalia città
i Lanzaveglia, 188 G.
— intervento di Lamba d’Oria ca-
pitano del popolo, colle forse
astigiane nelle contese di Genova
e guerra di 40 giorni, 181 E.
— gli Astigiani sconfitti a Quat-
torde, a. 1309, 184 G.
— mercanti astigiani sono derubati
di pezze di panno da Emanuele
di Biandrate, signore di Mon-
teacuto , a. 1250 , rappresaglie
degli Astigiani, 187 B-G.
— avendo ricevuto in dono dal oonfte
Emanuele il castello di Porcile,
si riconciliano con lui, 187 C.
— abitazione di Emanuele di Bian-
drate in, a oagione degli eredi di
Enrico Alfieri, sua morte, 188 A.
— vi è confinato dal pontefice Guido
di Montefeltro, 188 B.
— grande amore degli Astigiani per
Guido, lo fanno capitano per tre
anni, 188 C.
— gli Astigiani regalano molti si-
gnori, non risparmiano la casa
di Savoia, nel 1255 (1254, 782
b) , loro scorreria e presa di
Moncalieri, sconfitta dei Chic-
resi, prigionia dell’abate di Busa»
189 B.
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CBOHACHJS ASTISI
181
— sconfiggono Tommaso conte di Sa-
voia a Monte Brano e traggono
molti Torinesi prigioni in Asti,
insidiati dai Chieresi e dal mar-
chese Lancia sconfiggono i Chie-
resi, il re di Francia imprigiona
tutti gli Astigiani che sono nel
regno e li spoglia di tutte le loro
grandi ricchezze, 189 C.
— vien loro dato prigione dai Tori-
nesi Tommaso che mettono in
carcere coll’ abate di Susa, si
preparano a battaglia sulle rive
del Sangone contro i Borgo-
gnoni, pace ed accordo con Tom-
maso e coi Chieresi, 189 D.
— numerosi trattati fatti dopo il 1270
coi Chieresi, 190 A.
— presa e distrutta a. 1070, 190 A.
— incendiata, a. 1101, 190 A.
— guerra fra Astigiani ed il mar-
chese Baineri di Monferrato ,
nella quale gli Astigiani voltano
le terga, a. 1128, 27 giugno, (4
luglio, 788 b), 190 B.
— discordia fra il vescovo d’ Asti e
gli Astigiani, a. 1187, 190 B.
— guerra contro Guglielmo march.
di Monferrato, il quale volge le
terga, a. 1154, 190 B.
— * vi entra re Federico, il quale
dopo avervi abbattuto torri e su-
scitato incendii ne esce, a. 1157,
190 C.
— assediano Castagnole e la pren-
dono, a. 1177, 190 C.
— assediata da re Federico, a. 1177,
190 C.
— guerra contro Bonifacio march, di
Monferrato, nella quale gli Asti-
giani voltano le terga, a. 1191,
190 C.
— sconfitti dagli Alessandrini a Quat-
torde ed a Calamandrana , a.
1226, 190 D.
— presa di Moncalieri e sorpresa del-
l’abate di Susa, a. 1255, 191 B.
— bramano di combattere contro il
marchese di Saluzzo, vorrebbero
ciò tentare in Colombaia, ma ne
sono falsamente dissuasi da un
concittadino, 195 B.
— Giovanni marchese di Monferrato
e Manfredi di Saluzzo inse-
guendo gli Astigiani, senza re-
sistenza entrano in città, sao-
cheggiano le case dei Solari di
Canneto , (Cannelli), 195 C.
— osteggiati dagli emigrati Asti-
giani dimoranti in Chieri, 196
B.
— Muzio Asinari e Guglielmo di
Mombello concorrono a cacciare
i governanti d’Asti, 196 B.
— i governanti, domandano invano
a Chieri che cacci le famiglie
astigiane quivi rifuggitesi, ten-
tativo vano dei Solaro contro la
città, 196 C.
— prigionieri fatti nella rivolta dei
Solaro, condotti in Asti, 196 0.
— non è più osteggiata dai Solaro,
196 D.
— oppressione dei governanti, ini-
micizie coi Solaro, restituiscono
al marchese di Monferrato pa-
recchi paesi, 196 D.
— restituiscono al march, di Mon-
ferrato il territorio Mentono ,
741 a) che fu già di Guglielmo
di Monferrato (e tenuto in cu-
stodia da Oggiero Alfieri, 741 a),
196 D.
— i governanti cedono Tonco al mar-
chese di Monferrato , quelli di
Castagnole non vogliono aiutare
Asti, 196 E.
— i cittadini donano al march, di
Saluzzo la villa ed il castello di
Cavallerio che aveano preso per
forza, onde son detti da Castello
e non più de Castello, 197 A.
— Emmanuele Galeazzo Spinola po-
destà e Faravello Doria capitano
del popolo, 197 A.
— la parte dei Castello sotto il co-
mando di Antonio de Vago e Bo-
bertino Guttuario manda a con-
fino circa 70 popolani, 197 A-B.
— i governanti fanno scorrerie in
quello di Alba, 197 C.
— Carlo re di Sicilia avvisa gli Asti-
giani di non recar danno agli
Albesi nè a quelli che abitano
in Alba perchè suoi fedeli, 197
E.
— si comportano sempre più acerba-
mente verso Alba, 198 A.
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182
INDICI SISTEMATICI
— 100 Astigiani guidati da Gugliel-
mo Turco e Manfredino muo-
vuono contro Morra di Alba e ne
sono cacciati, 193 E.
— legge riguardante i signori che
reggono , cessa di essere domi-
nata dai Castelli, 199 A.
— Astigiani in Chieri che si uni-
scono alle schiere di Guglielmo
di Castello (di Mombello) e dei
Solari per cacciare i Castelli da
Asti, 199 B.
— il popolo favorisce Guglielmo di
Castello (di Mombello) che entra
in Asti per cacciarne i Castelli,
199 C.
— battaglia fra i Solaro ed i Castelli,
199 D *
— scontro fra i Solaro ed i Castelli
alla porta deirArco, 199 C.
— i Solari fuggono fino al Mona-
stero di s. Anna e poi si rivol-
tano e ricacciano i Castelli, 199
D.
— incendio della porta deirArco ,
199 D.
— i Solaro sorprendono i Castelli
congregati e ne fanno strage ,
199 D.
— i Castelli fuggono da Asti e vanno
verso Monferrato, 199 E.
— il podestà di Asti, Emanuele Spi-
nola , vi lascia la moglie e la
nuora, e fugge a Moncalvo, 199
E.
— ristabilimento dei Solaro in Asti
dopo un anno preciso di esiglio,
domenica 5 maggio, 1804, 200 A.
— il popolo di, corre dietro ai Ca-
stelli fuggenti , lapidandoli , ed
è rimunerato dai Solari, 200 A'.
— cinquecento cittadini coi Castelli
lasciano Asti, 200 C.
— cento Astigiani mandati dal po-
destà Albertono degli Spettini ,
vanno a soccorrere Piaoenza ,
perciò si ritirano dal combattere
questa città Milano, Pavia, il
marchese di Monferrato ed i fuo-
rusciti Astigiani, 200 A.
— quaranta militi vanno in aiuto di
Cherasco, fuggono per la venuta
di Giovanni di Solaro (Saluzzo,
746 c), 201 B.
— i fuorusciti protetti dal marchese
di Monferrato vogliono che li
riponga in Asti, 201 C.
— spedizione dei militi astesi alla
chiesa di s. Michele presso Mon-
oai vo (Suanee presso Moncalieri,
747 a) e presa di 20 uomini,
201 D.
— arrivo di Filippo d’Aoaja in, sue
accoglienze al ponte di Gugliel-
mo, è fatto capitano del popolo
per tre anni, 202 A.
— spedizione contro la Bocca e sua
distruzione, 202 B.
— impresa contro la villa di Cosam-
braudo, impresa contro Corsione,
ne atterrano il castello , danno
degli esuli (di alcuni Astigiani,
748 d), vantaggi degli altri, 298
B.
— distruzione dei castelli di Agliano
e Monale , elezione del podestà
spiacente a Filippo principe di
Aoaja, elezione di 4 consoli rin-
novata ogni mese, impresa con-
tro il marchese di Saluzzo e
danni arrecati a Carmagnola,
203 C.
— devastano Casurcio per ordine dei
consoli, vittoria riportata sopra
il marchese di Saluzzo, 208 D.
— eleggono podestà per sei mesi Ema-
nuele (Moruello, 749 c) Isimbar-
do, lo confermano per un anno,
per suo consiglio fanno lega colla
parte di Facino del Tilio e colla
parte Grafagna ( e colla lega
lombarda, 749 c) , col che viene
loro promesso aiuto per ricupe-
rare le terre date dai fuorusciti
al marchese di Saluzzo, 204 A.
— promesse di, specialmente contro
il marchese di Saluzzo, impresa
infruttuosa di Monte Magno, 204
B.
— ira del popolo contro Guglielmo
Ventura pel suo accordo coi Ti-
lio, sfuggite insidie del marchese
di Saluzzo, 204 D.
— amichevoli relazioni con Binaldo
di Leto siniscalco di Carlo re di
Sicilia, ne sono soccorsi nel com-
battere Tonoo e Moncalvo, pri-
gionia di Leone Vigliato, per ri-
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CRONACHE ASTE Si
183
chiesta di Rinaldo di Leto fanno
l’impresa di Novello e quella di
Cuneo , 205 B.
— vano tentativo di prendere Cuneo,
aiutano il re di Sicilia contro il
marchese di 8aluzzo , danni di
questo, s’assoggetta al re, turba-
mento degli Astigiani, 205 C.
— trattato con Rinaldo di Leto si-
niscalco del re di Sicilia, turba-
mento per la cessione di Fossano,
205 D.
— Rinaldo di Leto va in , tumulto
popolare sedato dai saggi, 205 E.
— sotto Guglielmo di Mombello as-
salgono Mon tiglio , obbligano a
starvi a combattere Filippo prin-
cipe di Acaja, incendiano la vil-
la, prendono Colcavagno e Mo-
risengo, 206 A.
— Manuello ( Moruello ) Isimbardo
podestà e Raimorino di Terzago
capitano del popolo, 206 C.
— costruzione della villa fortificata
di Mustiola, 206 C.
— i cittadini mandano a pregare il
principe d’ Acaja, Giorgio di Co-
va, ed i Chieresi di rimanere in
Asti fino al compimento della
edificazione di Mustiola, 206 D.
— condotta del principe d’ Acaja ,
206 D.
— il marchese di Saluzzo ed i fuo-
rusciti Astigiani vanno contro
Mustiola, domanda di soccorso,
il principed’Acajarifiuta di mar-
ciare contro Mustiola , sua di-
struzione il giorno di san Qui-
lico, 206 E.
— ira degli Astigiani contro il prin-
cipe d’ Acaja , sue blande pro-
messe e suo tentativo di impa-
dronirsi della signoria di Asti
anche a nome di Amedeo di Sa-
voia, 207 A-B.
— tumulto e giuramento di Filippo
d’ Acaja, 207 B, 208 A.
— i fuorusciti occupando insieme col
marchese di Saluzzo la maggior
parte del Monferrato , s’oppon-
gono a Teodoro figlio dell’impe-
ratore greco, 208 B.
— colloquio con Teodoro, concilia-
zione e sua venuta in Asti, 209 A.
— vogliono confermare il trattato
fatto, il principe di Acaja si op-
pone, ire per ciò insorte, 209 B.
— fanno lega con Teodoro, lo soc-
corrono nell* impresa di Mon-
calvo, viene Egidio generale pro-
curatore del re Carlo per confer-
mare la pace, 209 C.
— accolgono lietamente la lega con
Carlo re di Sicilia, contro il mar-
chese di Saluzzo, 209 D.
— trattato col re Carlo, 210 A.
— costretti dal principe d’ Acaja giu-
rano che mai non eleggerebbero
a loro signore il re Carlo, 210 B.
— loro fuga da Moncalvo , 210 D.
— Filippo d’ Acaja e Rinaldo di Leto
domandano d’essere accolti in
città per il sospetto che voles-
sero prendere il dominio di que-
sta, viene rifiutata la domanda,
proibito di aiutarli e la oittà vie-
ne armata, 211 A.
— pretesti dei principe di Acaja con-
tro, vi fugge Giovanni (Yvano,
756 a) di Beccaria, 211 B.
— con Filippo di Acaja ed i Chie-
resi prendono Gassino, 211 C.
— spedizione contro Cavallero coi
militi di Monferrato e Giorgio
di Ceva, a. 1806, il principe di
Acaja rifiuta il suo aiuto e parte
per sempre da Asti colla moglie
e tutte le cose sue, trame coi fuo-
rusciti, 211 D, 212 A.
— Bergundano di Sannezzare , po-
destà e Pagano di Cernusco capi-
tano del popolo, a. 1207, 212 B.
— parecchi Astigiani sono compresi
nella pace tra il marchese di Sa-
luzzo e Filippo di Acaja, 218 B.
— nel 1807 gli Astigiani sorprendono
dei fuorusciti presso il ponte su-
periore di Versa e ne prendono
prigionieri , assalgono Masio ,
218
— i fuorusciti a Masio assalgono gli
Astigiani, ne sono respinti, danni
delle due parti , questioni per
l’uccisione di Morello di Solaro,
218 D.
— vendetta degli Astigiani, impresa
di Muasca, danni arrecati ai fuo-
rusciti, 214 A.
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184
INDICI SISTEMATICI
— gli Astigiani assediano Muasca ,
loro si oppongono i fuorusciti e
molti altri, ‘214 B.
— vincono i fuorusciti nella loro sor-
tita da Incisa e prendono prigio-
nieri molti Astigiani, s'adirano
contro i Solaro che hanno uc-
ciso Simone Guttuario, doman-
dano soccorso ai Chieresi per
prendere Muasca, 214 C.
— quei di Muasca si arrendono, gli
Astigiani distruggono il paese ,
ritornano a casa , guasti fatti
presso Sommariva del Bosco ,
214 D*
— i fuorusciti di, fanno molti danni
alle campagne ed ai borghi, loro
crudeltà contro i prigionieri, 215
A-B.
— morte di parecchi dei fuorusciti di,
attribuita dal cronista alla ven-
detta divina, 215 B.
— Tolomeo Asinari, Ruffineto Alfie-
ri, Francesco di Castagnole e Gu-
glielmo Alfieri sepolti in, 215 C.
— frequenti tentativi del principe di
Acaja per sottometter, tentativo
fatto ai dì della distruzione di
Mustiola nel giardino dei Frati
Minori, 215 C.
— Niccolino Duco assessore del prin-
cipe nell’ Adunanza propone che
si dia a questo generale balìa di
pacificare gli Astigiani coi fuo-
rusciti, acclamazioni degli amici
di questi e degli ignoranti, pro-
testa di Catalano Solaro, 215 D.
— protesta dei popolani seguaci dei
Solaro, 215 E.
— Baymondo di Terzago capitano
del popolo fa adunare il gran
consiglio, timore dei Solaro e dei
popolani, 216 A.
— Filippo chiama Raymondo e quelli
ch’orano adunati nei gran con-
siglio ad andare presso lui nella
Canonica, vi va Raymondo solo,
216 B.
— - un popolano mette tanto timore
della decisione del consiglio in
Filippo, che questi si ritira nei
suoi domimi coi fuorusciti , ma-
raviglia degli ambasoiatori asti-
giani, 216 C.
— Filippo richiede subito il salario
dovuto, minacciando di prender
le parti dei fuorusciti , numerose
e vane trattative degli Astigiani,
protezione da lui accordata ai
fuorusciti, 216 D.
— ingiurie fatte dal principe agli
Astigiani, loro dissimulazione,
per timore non lo richiedono piò
di aiuti per l’assedio di Muasca
nel 130S , nè gli pagano il sa-
lario, 216 E, 217 A.
— malvagie opere dei Solaro prima
e dopo il loro esigilo, invidiano
i Guttuari, loro prepotenza e fa-
sto, 217 B.
— malvagie opere da essi compite
impunemente, pel che sono detti
ingrati carnefici degli amici, 217
C-D-E, 218 A.
— profezia sulla caduta d’Asti, 218
B.
— al tempo dell’assedio di Rocca uno
dei dodici vedendo che sarebbe
stato condannato non segue i fuo-
rusciti , ma manda una lettera
ai maggiori del popolo astigiano.
Questa dà occasione al 1° ser-
mone del Ventura , 218 E, 219
A.
— epistola in cui sono rappresentate
allegoricamente le tristi condi-
zioni d’Asti, 220, Capo L.
— Ptolemino Creteisio (Cortesi, 768
d) podestà , a. 1309 , gli Astesi
devastano per due giorni Masio
ed Incisa, 223 A.
— con aiuti dei Chieresi vanno a
Felizzano e quivi aspettano altri
Astigiani , sapendo poi che co-
storo erano andati ad Annone,
vanno a Quattorde per incon-
trarli, 223 B.
— I fuorusciti di Masio, di Incisa e
di Lanzaveglia mettono in fuga
gli Astigiani fermi a Quattorde
e ne prendono molti prigionieri,
223 C.
— spavento per la rotta di Quattorde,
chiamasi in città il principe di
Acaja e Giorgio di Cova , adu-
nato il maggior consiglio danno
generale balìa ad Amedeo Conte
di Savoia ed a Filippo d’Àcaja
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Cronache astési
135
di rappacificare la città coi fuo-
rusciti, 223 D.
— si fa bandire la tregua coi fuoru-
sciti, vi viene Amedeo di Savoia,
sentenza di lui e di Filippo per
raccordo dei fuorusciti, 223 E.
— entrata dei fuorusciti in, bacio di
pace, 224 A.
— i Bertraldi non vogliono rendere
i castelli di Masio come chiede-
vano gli accordi stabiliti da Fi-
lippo che Amedeo aveva stabi-
lito per governatore della pace
ed al quale si dava dagli Asti-
giani uno stipendio stabilito da
Amedeo, dispetto degli Astigiani,
punizione inflitta da Filippo ai
Bertraldi in Mercato, 224 B.
— cacciata dei Castello per opera dei
Sol&ro aiutati dal principe, 224
C.
— fama che Asti facesse venire Ro-
berto re di Sicilia in Lombardia
S er darsi a lui : timori di Fi-
ppo di Savoia che Asti non sce-
gliesse a suo re Roberto, 225 A.
— Filippo di Savoia congrega molti
nobili di Asti , espone loro il
proprio timore e li fa giurare ohe
non eleggeranno mai d’essere
sudditi a re Roberto, 225 A.
— proolama di voler essere serva del-
l’imperatore Enrico di Lussem-
burgo, davanti ai tre ambascia-
tori di lui , 225 B-C.
— ordina ohe si mandino otto am-
basciatori in Alba dove stava re
Roberto e che un personaggio sia
mandato al re con pieno potere
di fare lega con lui, viene eletto
a ciò Saglienbeno Casteno (Ca-
seno, 771 d).
— Filippo di Savoia adirato proibisce
che si mandi l’ambasceria a Ro-
berto, 225 0.
— i tre consoli di Asti Bonifacio
Pajari, Sibaudo Solaro e Carnoto
contro volontà di Filippo si re-
cano in Alba presso re Roberto
per trattare di alleanze con lui,
225 D.
— i tre consoli che trovansi in Alba
mandano a chiamare da Asti due
giudici ohe confermino l’altòanza
fatta con re Roberto. Filippo
principe di Acaja impedisce che
i due giudici vadano in Alba ,
225 E.
— patti d’alleanza tra Asti e re Ro-
berto : testimonianza di Gugliel-
mo Ventura di aver udito leggere
in pubblico consiglio lo stru-
mento di essi patti, 226 A.
— re Roberto si reca colla moglie e
con 400 (40, 772 b) soldati in
Asti dove è grandemente accla-
mato ed onorato dal popolo.
— grande convito dato da re Ro-
berto agli Astigiani nella chiesa
dei Frati Minori, 226 A.
— non si governa più per podestà ma
per consoli aspettando che si
debba fare con Roberto re di Si-
cilia, 226 C.
— trecento uomini delle ville di, aiu-
tano i Sicci a cacciano da Vi-
gnale i Pastroni, a. 1310, 226 D.
— molti Astigiani abitanti in paesi
esteri riparano in Asti durante
la carestia e l’epidemia del 1315
e ne danno notizie, 227 B.
— vano tentativo di re Roberto di
soggiogar Asti nel 1810, 229 D.
— gli ambasciatori astigiani in Susa
accolgono lietamente Enrico di '
Lussemburgo, sua venuta ad Asti
coi fuorusciti Ghibellini , obbe-
dienza della città, 230 A.
— in pubblica adunanza Enrico con-
ferma gli antichi privilegi, il dì
dopo di nuovo nell’adunanza fa
dire che la balìa accordatagli
non gli basta, 230 B.
— tumulto insorto nell'adunanza per
le parole di Guglielmo di Vayro
(Vayo , 777 b), 280 0.
— Enrico elegge a vicario Nicolò di
Bonsignore, impone nuove leggi
ed aggrava i Guelfi, turbamento
degli Astigiani, 230 D.
— partenza d'Enrico, 281 A.
— cento nobili Astigiani a spese della
città di, accompagnano Enrico
a Milano, alcuni detrattori inci-
tano Enrico contro i Solaro ed i
loro partigiani, di questi parec-
chi sono arrestati e poi oondotti
e trattenuti a Brescia, 283 A,
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186 *
INDICI SISTEMATICI
— deve dare denaro alla moglie di j
Enrico, molti Astigiani muoiono I
in Brescia, 2B8 B.
— Tommaso di Squillace va ad Àsti, !
240 D.
— Dona 1800 fiorini d’oro ad Ugone
Delfino, 241 B.
— dissapori per causa della cacciata
dei Castello, uccisione di Bosso
degli Isnardi, vendetta di Fran-
cesco fratello di questo, 241 D.
— i Solaro si stornano la punizione
dell’ imperatore , condanne di
Tommasino di Ansola inflitte ad
alcuni popolani, 241 E.
— osigli dei partigiani dei Solaro ,
loro rappresaglie , contese coi
Castello, 242 A.
— vano tentativo dei Solaro col po-
polo di battere i Castello, secondo
felice tentativo fatto col sussidio
di Ugone di Baucio siniscalco
di Boberto re di Sicilia, ira di
Filippo di Savoia, 242 B.
_ venuta di Ugone di Baucio nel
1814, prestano giuramento di fe-
deltà a re Boberto nel modo che
era stato tenuto ad Alessandria,
242 C.
— venuta di Ugone di Baucio, con
milizie, 242 D.
— pagano il vicario imperiale per
soldati che non giovano loro e
per altre cose, 248 A.
— lagnanze per la cessione fatta dal-
F imperatore a parecchi signori
di ville comperate dagli Asti-
giani, timore dalla parte dei So-
laro del dominio di re Boberto,
248 B.
— - cessione delle cose notarili a re
Boberto, 248 C.
— Giovanni del Pozzo alessandrino
fatto vicario di Asti, 248 C.
— Giovanni del Pozzo danneggia i
ribelli ad Asti.
— i soldati Astesi sotto il comando
di Ugone di Baucio vengono alle
mani , presso Quattorde , colle
schiere del conte Guameri, 248
D.
— gli Astesi sconfitti dal conte Guar-
nieri presso i molini del Tanaro
vengono nuovamente sconfitti e
fuggono a Quarto dove muoiono
di essi tre (25, 789 a), 244 B.
— danni recati dagli Astesi a quelli
di Montebersaro ed uccisione di
re Tommaso, 244 G.
— mette in fuga gli nomini di Bar-
berina che avevano divisato di
prendere Vinchio , i fuorusciti
Àstesi entrano furtivamente in
Costigliole e si arricchiscono a
danno degli Àstesi , gli Astesi
danneggiano Costigliole, 244 D.
— gli Astesi uccidono due Costiglio-
lesi traditori.
— viene annunziato che i Nizzardi
volevano distruggere Castagnole,
244 E.
— gli Astigiani guerreggiano coi Niz-
zardi e fanno quindi tregua con
loro, 245 A.
— gli Astesi , stando ai guasti di
Montebersaro , fanno prigione
Gualeto figlio di Giovanni della
Bocchetta e ne hanno 1000 fio-
rini pel riscatto, 244 E.
— Guglielmo di Casalupa e Simone
Fabro Astesi fatti prigioni, con-
tinue guerre coi marchesi della
Bocchetta, fanno prigione in Ca-
gliano un altro figlio di Giovanni
della Bocchetta, 245 B.
— con milizie pagate da, Ricciardo
Gambatesa ed Ugone di Baucio
entrano in parecchie ville, 247
D.
— impresa e vittoria contro Alessan-
dria ned 1818 , impresa contro
Casale e vittoria (sconfitta, 794
a) degli Astigiani, fortunata im-
presa contro Moncalieri , 248
A-B.
— nel 1816 è confermata una tregua
coi fuorusciti, Filippo di Savoia,
il marchese di Sai uzzo , quello
del Carretto e quello d’incisa,
249 B.
— varie imprese dei fuorusciti di, 249
D-E, 250 A.
— soldati di, nel 1816 intervengono
in questioni di Mondovì, 250 B.
— accordi con Ricciardo Gambata»
riguardo a Cuneo» i soldati di,
si trovano a Sa vigliano, 251 A.
— guidati da Biooiardo Gamba tesa
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CRONACHE A8TS8I
18 ?
danneggiano Fossano , Revello ,
Envie, 251 B.
— assalgono e rovinano Montegrosso
e Montebersaro , 251 G.
— devastano Quattorde, Montalto, i
soldati Provenzali entrano paci-
ficamente in Oviglia, ardono Fu-
bine , entrano pacificamente in
Quargnento, Bolero, Bosco e Ca-
stellazzo, ritornano ad Asti, 251
D.
— i soldati di , danneggiano Quat-
torde, Montalto, assalgono l’A-
leesandrino , entrano pacifica-
mente in Oviglia ,* Quargnento ,
Bolero , Bosco, Gastellazzo, in-
cendiano Fabine, ritornano ad,
251 D.
— i soldati Provenzali ritornano in
Provenza, 251 E.
— uccisione di Emanuele di Piazza,
i fuorusciti entrano in Monte-
grosso , imprigionano Raineri
Gaze colla famiglia, gli Astigiani
vengono in soccorso , 252 A-B.
— i fuorusciti prendono con violenza
la Bastia che gli Astesi avean
costrutto sopra Monte Loreto e
conducono i prigionieri a Costi-
gliele, a. 1817 — 252 D.
— gli Astesi entrano con violenza
nel castello di Monte Marcido e
vi fanno prigionieri, 252 E.
— Nel 1817 Filippo di Savoia e Man-
fredo di Saluzzo entrano nel
borgo degli Apostoli in, ne fug-
gono per timore di Ugone di Bau-
cio, 253 A.
— nel 1317 combattono Riva, la
saccheggiano e fanno prigionieri
molti dei fuorusciti che si deb-
bono poi riscattare, 258 B.
— impresa dei fuorusoiti Astigiani
nel 1317 sul Tanaro, 253 G.
— Bimone Lorenzo decapitato in,
253 D.
— due legati pontifica vengono in,
e fanno tregua coi fuorusciti
Astesi, 253 E.
— costruiscono una bastia a Monte
Loreto , guerre coi fuorusciti a
Monte Loreto ed a Castagnole e
a Govone, grande inondazione,
254 A.
— i fuorusciti tentano invano di en-
trare in, 254 B.
— vano tentativo dei fuorusciti con-
giunti con Marco Visconti di
entrare in, 256 A.
— gli Astesi mandano a prendere la
salma di Ugone di Baucio e le
danno bella sepoltura nel coro
della Chiesa di S. Francesco ,
256 D.
— Filippo di Valois nel 1820 (1822,
805 a) va ad , 257 D.
— Beltramo del Poggetto legato pa-
pale in Lombardia, va a pacifi-
care, 258 C.
— i soldati catalani di, vanno a
Santià, si accozzano ivi con Mar-
tino di Agliate e coi fuorusciti
Lombardi tentano d’entrare in
Vercelli, ma sono vinti dagli
assedianti, 258 D.
— Raimondo di Cardona arriva ad,
259 C.
— Beltramo del Poggetto in , cita
innanzi a sè Maffeo Visconti
sotto pena di scomunica, 260 D.
— Francesco di Monsolito va a,
Raimondo di Cardona va a, 261
D.
— sconfitta di Bassignana , aiuti
mandati da re Roberto e da Gio-
vanni XXII, 262 C.
— Beltramo del Poggetto va in, il
pontefice manda soldati in, che
Beltramo manda a Raimondo di
Cardona, 268 C.
— precipita l’antica cattedrale di,
senza danneggiar alcuno, si rie-
difica, 265 D-E, 266 A-B.
— Secondino Ventura, membro del
Collegio dei Notai, cittadino di,
269 A.
— Carlo d’ Orléans signore della città
e di tutto il distretto di, a. 1419,
269 A.
— Percivallo di Bendemuleno (Bol-
lequilerio , 721 a), governatore
di, pel duca d’ Orléans, 269 A-B.
— tentativo di Giovanni Turco di
Castello contro la cittadella di
Asti, andato a vuoto per la vi-
gilanza di alcuni cittadini, 269
B-C.
— si conservano nella cittadella di,
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186
«DICI SISTEMATICI
le macchine per la scalata ab-
bandonate da Giovanni Turco
di Castello in Antignano, 269
G.
— riceve per signore Filippo Maria
Visconti, a. 1422, 269 C.
— prende parte alla guerra di Fi-
lippo Maria Visconti, contro il
march, di Monferrato, Venezia
e Firenze, a. 1481, 270 A.
— il march, di Monferrato viene per
assalire Asti dalla parte del Ta-
naro, a. 1431, ma si ritira il 20
per timore del principe di Pie-
monte, 270 B.
— epidemia in Asti, a. 1431, 270 B.
— molti uomini d’ Asti si trovano
nell’esercito di Francesco Sforza
'ed assistono al sacco di Lu, a.
1481, 271 C-D.
— edificazione della facciata della
chiesa di S. Secondo , a. 1440,
275 E.
— capitolo generale dei frati Carme-
litani in, 15 maggio 1440, 276 A.
— indulgenza concessa da Eugenio
IV in tale occasione alla chiesa
di S. Maria del Carmelo , con-
corso di 4000 e più forestieri,
276 B.
— promessa dia Filippo Maria Vi-
sconti a Carlo VII, contro i di-
ritti di suo nipote Carlo d’ Or-
léans, a. 1446, 277 B.
— Rainaldo di Dresnay, ambascia-
tore di Carlo VII, prende pos-
sesso di, 14 agosto 1447, 277 E.
— giuramento di fedeltà dei citta-
dini e nobili feu datarii di , a.
1447, salvi i diritti di Carlo d’ Or-
léans, 278 A.
— accoglienza fatta da, a Carlo d’ Or-
léans, 22 ottobre 1447, 279 E,
280 A.
— parte da, il duca d’ Orléans, 280
A.
— il duca lascia in sua vece come
governatore Binaldo di Dresnay,
280 B.
— una parte del ponte di Asti sul
Tanaro è diroccata per strari-
pamento del fiume, 280 D.
— data da Galeazzo Visconti in dote
al duca d’Orléans, 282 A.
— edifizi: canonica; duomo;
ospedale di B. Evasio; ospedale
di S. Giovanni di Barbare; torre
dei Grimaldi su Mercato; ospe-
dale di S. Marco ; monastero di
B. Maria Novella; ospedale di
8. Maria Novella ; monastero di
8. Martino ; mercato di Palazzo;
mercato di 8. Secondo; mona-
stero degli Apostoli; monastero
di 8. Anna; porta deir Arco;
borgo degli Apostoli ; ponte degli
Apostoli; porta di 8. Lorenzo;
piazza di 8. Martino; palazzo
dei Falletto; convènto dei frati
predicatori ; palazzo di 8. Secon-
do; monastero dei Ss. Angeli;
chiesa di 8. Francesco; mona-
stero di 8. Paolo ; opera di Pianca
di Versa ; monastero di 8. Se-
condo di Mercato ; monastero
della Torre ; chiesa di 8. Maria
del Carmelo ; porta di 8. Oni-
lico.
— magistrati:
— capitani del popolo: Oberto Spi-
nola ; Oberto Doria ; Lamba Bo-
ria ; Bobersaro Troto ; Robertone
Troto ; Guglielmo Inviziati ; Gui-
do da Montefeltro ; Fara vello Do-
ria ; Filippo d’Acaia ; Oberto
Spinola ; Baimorino di Terzago ;
Pagano di Cemusco ; Jacopo
(Tvano) Beccaria; Gabrio della
Torre.
— consoli: Caraoto (Carloto); Tom-
maso Rotario ; Corrado Mala-
baila ; Baimondo Falletto ; Ale-
ramo Laiolio ; Bonifazio Pajari ;
Sibaudo Solaio; Raimondino Fal-
letto ; Guglielmo Ventura ; Gu-
glielmo Basparello.
— podestà : Ottolini di MandeDo ;
Guglielmo di Mombello ; Mar-
cello di Negro; Galeotto Lam-
bertini; Manuele Galeazzo Spi-
nola; Enrico dei Tanchettini ;
Guidone Scarso ; Emanuele Spi-
nola ; Albertino degli Spettini ;
Guglielmo dei Sicheri; Berga-
dano de’ Bistri (Sistemi) ; Ma-
nnello ( Momello ) Isembardo ;
Bergadano di Sannazzaro ; Pto-
lemino Creteisio (Cortesi) ; Uber-
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CRONACHE ASTK8I
189
to di Pietra ; Guglielmo di Lam-
bertino; Guido di Landriano.
— sindaci: Filippo Viale.
— signori: Enrico di Lussem-
burgo; Carlo I d’Angiò; Adria-
no, imperatore ; Carlo d’ Orléans;
Filippo Maria Visconti ; Carlo
VII; Galeazzo Visconti.
— vescovi : Anseimo ; Nazario ;
Landolfo ; Anseimo ; Alberto
Guttuario di Castello : Bernardo
di Landriano.
— vicari : Niccolò Bonsignore ;
Tommasino Ansola ; Giovannone
dei Salimberii ; Giovannaccio di
Giovanni ; Giovanni del Pozzo.
Altura, Corradino fugge ad, ma vi è
preso prigione, 158 B.
Ausburqo, Guamieri.
Aastria duca di , preso prigioniero e
fatto decapitare in Napoli da
Carlo d’Angiò, 158 B.
— Giovanni.
Avignone, Clemente V in, 184 B.
— (Clemente V in, 728 b).
— Clemente V è forzato a rimanervi
da Filippo III, 187 A.
— Giovanni a’ Ossa prima vescovo di
Fréjus è fatto vescovo di, poi
cardinale e papa, 252 C.
— re Roberto viene ad , è da Gio-
vanni XXn fatto vicario di tutta
l’Italia durante la vacanza del-
l’impero, 255 D.
Avogadro, Enrico Baronzio è a Ver-
celli podestà degli, 166 D.
— appogiano nel governo tirannico
Balbo, Ansaldo.
(Baldracco) (dono di Asliaa, 691 a).
Balduino Malabaila , oratore asti-
giano , a Beatrice d’Angiò, 157
C.
Bauci, Ugone.
Baratello (Baraello, 715 d) cast, di,
a Como, vi muore Napulione
della Torre, 165 C.
(Barbaresco) (permuta con Neive, 690
c).
Barbarie, si dice che la carne di Ema-
nuele medioo Vercellese che ave-
va ourato Giovanni di Monfer-
di Vercelli Filippo di Colobiano
e si oppongono al ritorno dei
Tizzoni, 284 C.
— introducono Filippo di Savoja in
Vercelli, loro discordie coi Tiz-
zoni, 288 A.
— soldati di Maffeo Visconti nel
1820 (1822, 805 a), soccorrono
i Tizzoni contro gli, 257 E.
— sono assediati da Maffeo Visoonti
dal 1820 al 1821, 258 C.
— prigionia di molti degli , rovina
delle loro case, 258 E.
Avogadro^di Colobiano, Uberto, Fi-
lippo, (Simone), Bimone.
Azero, villa appartenente nel 1190 ad
Asti, 148 A.
— (è una delle antiche ville del co-
mune d’Asti, sue relazioni con
questa città, 688 c).
(Azzone Castellino) (per patto fa sì
che gli uomini di Le Monte
Leutio abitino in Montegrosso,
639 d).
Azzone VII d’Este, presente alla ri-
bellione di Padova, a. 1256,
154 C.
— si collega con Marco della Torre
ed Oberto Palavicino contro Ez-
zelino, 155 D.
Azzo Vili d’ Este , morendo lascia
erede suo figlio naturale Foloo,
84 A *
Azzo Visconti, signoreggia crudel-
mente Piacenza, ne è cacciato
da Obizzo Versuto di Landò,
268 D.
B
rato sia stata mangiata da pa-
recchi per vendetta, 202 C.
Barberia, spedizione di Carlo d’Angiò,
158 C.
Barberina, gli uomini di, adunati in
Frinco sono mandati a cacciare
i Solaro d’Asti, 241 D.
— più di 1000 di, vogliono prendere
la bastia di Vinchio, ma alla
vista degli Astigiani fuggono
senza danno alcuno , 244 C-D.
Barberio di Settime, eccellente sca-
latore, prende parte al tentativo
di Giovanni Turco di Castello
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140
INDICI SISTEMATICI
contro Asti, Marzo 1419, è uc-
ciso poco tempo dopo da uno di
Canelli (da un Romitta di Ca-
nelli, 721 b), 269 B.
Barche, Villa appartenente ad Asti,
a. 1190, 146 B.
Barge, Carlo re di Sicilia promette a Fi-
lippo principe di Acaia, 210 A.
Barnaba Adorno, fuoruscito geno-
vese , consiglia Gian Giacomo
march, di Monferrato, a muover
contro Genova, 270 C.
— capo della spedizione contro Ge-
nova, riceve i soccorsi delle ar-
mate Veneziana e Fiorentina ;
sconfìtto da Nicolò Piccinino,
270 D, 271 A-B.
— prigioniero in Genova, falsa no-
tizia della sua morte in carcere,
Secondino Ventura lo vede nel
1339, 271 B.
— riceve in dono da Filippo Maria
Visconti il cast, di Voltaggio,
ma accordatosi coi Genovesi lo
consegna loro, 275 A.
Barnaba Doria, figlio di Branca,
succede a Corrado Spinola come
capitano del popolo a Genova,
è imprigionato per la sua ade-
sione ai Grimalai, fugge cogli
altri Doria a Sapello ed al ca-
stello di Stella, dove è sconfitto,
182 C.
Bà ronzio Enrico.
(Barruari) cfr. Brevari.
Bartolomeo Colleoni , capo della
spedizione milanese in difesa di
Bosco, 278 D.
— dà prigioniero a Francesco Sforza
Giovanni, capitano generale del-
l’esercito di Luigi di Savoja,
279 B.
Bartolomeo Petla, da Asti va ad
abitare in Chieri e quivi osteggia
Asti, 196 B.
Bartolomeo Roberto, lascito del Ven-
tura a, perchè faccia un convito
e prima preghi per lui, 229 A.
Bartolomeo della Scala, succede
nella signoria di Verona ad Al-
berto della Scala, scaccia e per-
seguita i Guelfi, 179 A.
Basilea, il vescovo di, ambasciatore di
Enrico di Lussemburgo , va in
Asti per assicurarsi delle inten-
zioni degli Astigiani verso l’im-
peratore, 225 A.
— va collo stesso fine a Cuneo poi
a Savona, a Genova, a Pisa che
tutte professano fedeltà all’impe-
ratore, 225 C.
— Sigismondo visita i padri del Con-
cilio di, 272 C.
Bassignana, Raimondo di Cardona en-
tra in, 260 C.
— Raimondo di Cardona nel 1322
assedia il cast, di , poi va per
acqua al borgo di, a questo si
accampano pure Marco Visconti
e Girardino Bpinola, 262 A.
— Raimondo di Cardona vinto da
Marco Visconti e da Girardino
Bpinola si rifugia nel borgo di,
262 B.
— fuga di Bernardo di Monsolito
dall’assedio, Raimondo di Car-
dona ritira le sue forze, 262 C.
— continuo assedio per parte dei
Ghibellini lombardi, partenza di
questi, 263 A-B.
— Beltramo del Poggetto per ac-
cordo fatto con un ambasciatore
tedesco conduce gli assediati
fuori, 263 A.
— Raimondo di Cardona con soldati
del pontefice entra per forza; la
rioccupano i Ghibellini milanesi
e l’incendiano, 264 C.
— una torre ed una parte del ponte
di, sono distrutti dallo straripa-
mento del Po, 280 D-E.
Bastardo dei Bressani, tende insidie
agli ambasciatori di Carlo re di
Sicilia mentre ritornano da Alba,
197 D -
Bastardo di Castelnuovo, fuoruscito
astigiano, è preso prigione dagli
Astigiani, 218 C.
— viene ucciso dagli Astigiani in-
seguenti gli uomini di Barbe-
rina, 244 D.
Bastardo Cazza, figlio di Rolla Cazza
(Carlo Kazo 740 d) , preso pri-
gione dagli Astigiani nel tenta-
tivo dei Solaro di entrare in
Asti, 196 C.
Bastardo di Orléans, fratello natu-
rale di Carlo d’ Orléans, è suo
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CRONACHE ABTESI
141
ambasciatore a Milano a. 1442,
277 C.
Bastardo, Nicolino.
Battista di Campofregoso, fratello
di Tommasino e suo nemico ,
riceve Gavi da Filippo Maria Vi-
sconti, sue guerre con Genova,
275 A.
Battuti , geste dei, in Lombardia, a.
1260, 153 A.
— Vercellesi in Asti, loro accoglien-
za, 153 B.
Baviera, Lodovico di.
Beatrice d’Angiò, moglie di Carlo
d’Angiò, onorata e commendata
in Asti, 157 C.
Beatrice d’Este, matrimonio con
Galeazzo Visconti, 169 D.
Beatrice di Monferrato, moglie di
Guglielmo di Monferrato, muore
nel suo viaggio in Ispagna, 166
D.
Beatricina Follis, moglie di Andrea
Ventura e madre di Secondino,
269 A.
Beccaria, Giovanni, Jacopo, Man-
fredi , Giovanni , Manfredino,
(Yvano)
Beccaro, Corradino.
Beccaro di Annone, uno dei, ch’era
uscito d’Asti coi Sol aro ed era
stato con essi in Alba è ucciso
da Berretta figlio d’Enrico So-
laro e muore sul Mercato, 217
D.
Bechincinere, lega di alcune famiglie
astigiane contro i Solaro chia-
mata, 156 D.
— Pace tra i contendenti per intro-
missione dei Pavesi, 157 A.
BelaRgero, appartiene, a. 1190, ad A-
s ti, 148 A.
— (antica vi. astese, 698 d).
— (Raimondo).
Belbe, (Valle), serve di confine del
territorio d’Asti ai tempi di Og-
giero Alfieri, 151 B.
Belegno, cfr. Tolego.
Beltramo di Comentina (di Comitiva,
770 c) , gli abitanti di Settime
si ribellano alla soggezione dei
figli di, 224 D.
Beltramo del Pogoetto, Cardinale,
nel 1320 è mandato da Giovanni
XXII legato in Lombardia, viene
ad Asti, cita innanzi a sè Maffeo
Visconti ed i figli di lui, 258 C.
— replicate e vane citazioni fatte a
Maffeo Visconti, 259 B.
— nel 1822 in Asti cita a compa-
rire Maffeo Visconti sotto pena
di scomunica, 260 D.
— bandisce in Asti la crociata con-
tro Maffeo Visconti, 261 A.
— coll’arcivescovo di Milano, altri
vescovi, prelati, inquisitori degli
eretici e Raimondo di Cardona
va a Valenza e manda l’arcive-
scovo di Milano a Bergolo a sco-
municare il Visconti ed a spo-
gliarlo dei suoi dominii e diritti
di principe, 261 B-C.
— frodolenti trattative degli amba-
sciatori Milanesi con, a Valenza,
261 C.
— sconfortato della sconfitta di Bas-
signana chiede aiuti a Giovanni
XXII ed a re Roberto, 262 G.
— toglie da Bassignana gli assediati,
263 B.
— ottiene dal papa soldati che man-
da a Raimondo di Cardona, soc-
corse il piacentino Obizzo Ver-
guto di Landò, 268 C.
— i Milanesi cacciati i Visconti man-
dano ambasciatori a , per dare
il dominio della città al ponte-
fice, 263 E.
— richiesto dai Milanesi che volesse
andare a Milano non ci va, 264 A.
— va a Piacenza, non riesce a pa-
cificare Milano, 264 B.
— nel 1323 i soldati di, escono da
Piacenza e muovono contro Mi-
lano, 265 A.
— vanno a Monza, 265 B.
Belvedere, cfr. Malamorte.
Bendemuleno, Pereivallo.
Benedetto XI, un frate predicatore
di Palma è fatto Papa a.* 1808
col nome di, pontifica solo un
anno, 192 C.
Benedetto Pedagno, carcerato con
altri nella casa di Gambarello
in Asti, 197 A.
Benedetto di Pelletta, sindaco,
giura per Asti fedeltà ad Enrico
di Lussemburgo, 280 B.
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142
INDICI SISTEMATICI
Benettino Damiano» tiene il baldac-
chino nell’ entrata di Carlo d’ Or-
léans in Asti, 22 ottobre 1447,
28° A.
Benevento, scontro di Carlo d’Angiò
e di Manfredi re di Sicilia a» 158
A.
Bebgadano, podestà d’Asti, nel 1807
andando a devastare Frinco sor-
prende dei fuorusciti astigiani e
ne prende prigionieri» 213 C.
Bebgadano Sannazzàro, Pavese, po-
destà di Asti, giugno 1807 (lu-
glio, 756 d), 212 B.
Bebgadano di Sistbi (de Sistemis»
711 b) podestà di Asti» morto a
Cossano» a. 1278» 161 C.
Bergamasco» Asti acquista, a. 1292, il
citainaticum di Bergamasco, 147
B.
— (soggetto ad Asti, suoi obblighi,
692 c).
Bergamo, questioni in, pacificazione,
180 A.
— Enrico di Lussemburgo vi mette
un suo vicario, 232 A.
— i Guelfi di, si lamentano d’ esserne
stati cacciati ingiustamente, 284
B.
— accusa mossa contro Enrico di
Lussemburgo d’ aver messo in Mi-
lano Maffeo Visconti, in Verona
Cane della Scala per oro, 284 C.
(Bebgognone di Vinchio) (vende Valli
ad Asti, 6S9 c).
Bebgognoni (Bergognini, 745 c), la
maggior parte dei, seguono i Ca-
stello neH’esiglio da Asti, 200 C.
Bergolo (cast, e vi. di, fd. d’Asti,
693 c).
— Ugone di Bauci entra in, 256 C.
— Maffeo Visconti è citato da Bel-
tramo del Poggetto a, 260 D.
— l’arcivescovo di Milano oon 4 in-
quisitori degli eretici a, scomu-
nica e spoglia dei suoi domimi e
diritti principeschi Maffeo Vi-
sconti, 261 B.
Bebnabdino Caze, figlio di Pietro
nel 1316 uccide nel Mercato del
Santo Emanuele di Piazza senza
che nessuno ne faccia parola,
252 A.
Bebnabdo di Mandriano, Milanese,
eletto vescovo d’Asti, suo in-
gresso 20 aprile 1440, 275 D.
Bebnabdo di M angolo, fa parte del-
l’esercito di Filippo di Valois
nel 1820 (1822, 805 a), 257 D.
— per segreto accordo con Maffeo
Visconti fa ritirare Filippo di
Valois da Vercelli, 258 A-B.
Bebnabdo di Monsolito, fugge dal-
l’assedio del borgo di Bassigna-
na e va a Valenza, 262 C.
Be brandi, la maggior parte dà, se-
gue i Castello nel loro esigilo da
Asti, 200 B.
Bebbetta Solabo, figlio di' Enrico,
uccide colla spada uno dà Bec-
car© di Annone, 217 D.
Bebtbaldi, le case dei, in Asti sono
abitate dalla maggior parte dei
Castello, 224 C.
Bebtbaldo, Niccolino, Boberto.
Bebtband de Got, cfr. Clemente V.
(Bebtandi) (la maggior parte dà, se-
gue i Castello nel loro esigilo da
Asti, 745 c).
Bebtbamengo, partecipano alia lega
contro i Solaio, 156 D.
Bebvinà (Borana, 718 b). Bresciano,
combatte contro Filippo sini-
scalco di Carlo d’Angiò, 168 C.
Bettino (Bocino, 745 c) di S. Gio-
vanni, segue i Castello neU’esi-
glio da Asti, 200 B.
Biagio di Assereto, pubblico scriba,
uomo di grande riputazione nelle
cose navali, vince Alfonso d’À-
ragona alla battaglia di Ponza,
a. 1485, sua vittoria contro Pe-
truccio Verre, 274 A.
Biagio di Troia, milite Astigiano fatto
prigione nella spedizione di Che-
rasco e condotto a Fossano, 901 B.
Bianca d’Angiò, è data da Carlo II
in isposa a Jacopo figlio di Pie-
tro di Aragona, 164 D.
Bianca di Borgogna, moglie di Carlo
di Valois poi di? Carlo il Bello,
è imprigionata, a. 1815, per adul-
terio, 194 D.
Biàndrats, il conte di, ed i fratelli
sono compresi nella pace di Fi-
lippo d’ Acaia col march, di Ba-
luzzo, 213 B.
— vendono ad Asti Porcile, 248 B.
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CBONÀCHX ASTISI
148
— Conti di, Emanuele, Federico.
Bibbiena, rotta dei Ghibellini toscani
a, morte di Buonconte di Mon-
tefeltro e del vescovo d’ Arezzo,
189 A.
Biella, vi è confinato Ottone Visconti,
159 A.
— vi si ritira Uberto A vogadro, 259 A .
BKiaga* , Marco Visconti va in, e reca
molti danni ai Genovesi, ne
fugge per la venuta di re Bo-
berto, 255 A.
Blenit* (Bionico, 680 c). assalito da
Guglielmo March . di Monferrato , ,
a. 1290, 145 A.
Bocca negra, Boccanegra.
— Astigiano, muore a Quattorde,
223 C.
Boccono Francesehino.
Bogonato (Deconato, 725 b), araldo
astigiano, 181 E.
Boemi, soldati di Sigismondo, minac-
ciano di darsi alla rapina in To- ,
scana per mancanza di danaro,
272 B.
Bollkquilebio, Percivallo.
Bologna, è tributaria di <3arlo d’An-
giò, 158 D.
— prende prigione Enrico figlio di
Federico H, che vi muore in car-
cere ai tempi di Guglielmo Ven-
tura, 172 B.
— lotte fra Guelfi e Ghibellini, vi do-
minano i Guelfi, 180 A.
•Bon accolsi, Rinaldo Passerino.
Bonifacio Vili, pontefice, confina in
Asti Guido conte di Montefeltro,
188 B.
— spinto dalle istanze di una turba
di pellegrini bandisce il giubileo
per il 1800, 191 0.
— riceve grossissime somme di da-
naro dai pellegrini, stabilisce che
il giubileo si rinnovi ogni cento
anni e ne pubblica il deoreto ,
192 B.
— muore nel 1302, 192 G.
Bonifazio di Alessandria, induce
gli Alessandrini a ribellarsi a re
Roberto, licenziano Ugone di
Bauci, 247 C.
Bonifazio di Alice, acconsente che
Ugone di Bauci entri in Ber-
golo, 256 C.
(Bonifazio) (Astigiano, vescovo di
Masio , Rocca , Isola , e della
quarta parte del contado di Ser-
ralunga, 688 c).
Bonifazio Guttdario, (Lavolio, 759
a), è preso prigioniero dagli Asti-
giani nella sortita da Incisa, 214
C.
Bonifacio II di Monferrato, guer-
reggia contro gli Astigiani, 141
C.
— sua guerra con Asti, a. 1191, 190
C.
Bonifazio IV di Monferrato, figlio
di Gian Giacomo, succede a Gian
Giacomo morto nel 1445 , 276
D.
Bonifacio Pajari (Povarino, 771 d),
console di Astiasi reca in Alba
presso re Roberto per trattar al-
leanze con lui, accolto con onore
in Alba da re Roberto che pro-
fessa la sua stima per gli Asti-
giani, 225 D.
Bonifacio Pallido, figlio di Daniele
Pallido , edifica il castello di
Monte Marcido, a. 1817, 252 D.
— fatto dagli Astigiani prigioniero a
Monte Marcido, 252 E.
Bonifacio Solaro, detto Povarino,
causa della discordia coi Gut-
tuari, 156 G.
Bonino, scacciato dalla Rocca da Ge-
nesino e Manfredo di Rocca ri-
para in Asti e promuove una
spedizionò astigiana contro Roc-
ca, 202 B.
Bonsignore, Niccolò.
Borbore, cfr. Burbure.
Bordeaux (Bordello), Clemente V pri-
ma di esser pontefice era arcive-
scovo di, 187 B, 192 C.
— Arciv: Bertrando di Got.
Borgo degli Apostoli, in Asti, v’en-
trano nel 18 J 7 Filippo di Sa-
voia e Manfredi di Saluzzo, loro
partenza, 253 A.
— è distrutto da una inondazione ,
254 B.
Borgo S. Dalmazzo, Manfredo di Sa-
luzzo e Filippo di Savoia vanno
a, per salvar Cuneo, fallito il
tentativo ritornano a Fossano,
248 C,
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144
IHDI<h SISTEMATICI
— Beltramo del Poggetto annunzia
all’abbate di, la sconfitta di Bas-
signana, 262 0.
— (il conte Uberto investe il comune
d’Asti di, 694 d).
Borgo S. Giovanni, vi sono accampati
contro Pavia i Milanesi, Pavesi,
il march, di Monferrato ed i fuo-
rusciti astigiani, 201 B.
Borgogna, Bianca, Margherita.
Borgognone , alcuni dei , stanti in :
Riva sono nel 1817 presi prigio- I
nieri dagli Astigiani, 258 C.
Borgomale, (fd. di Asti, 691 c).
— tolto dai Castello ad Oddone,
march, del Carretto, 198 B.
Borgorato (Borgiratto , 688 c) , vi.
compresa nel territorio di Asti,
a. 1190, 148 B.
Bornigo (Coringo, 729 b), di Bruge,
tessitore, conducendo operai, in-
sorge contro la dominazione fran-
cese, 185 D.
Borsa, ad Asti assolda, soldati spa-
gnuoli, 161 C.
— assolda Astigiani , Spagnuoli , il
march, di Monferrato, 161 D.
— è richiesta dal conte d'Artois per
liberar prigionieri, 162 B.
— in Chieri, fornisce mezzi ai soldati
nella lega con Asti, a. 1274, 162 D.
— in Asti, stipendia Amedeo di Sa-
voia, 168 A.
Bosco, Ricciardo Gambatesa ed Ugone
di Bauoi nel 1816 entrano paci-
ficamente in, 247 D.
— è preso colla forza ed arso da
Marco Visconti, 247 E.
— i soldati provenzali pagati da Asti
entrano pacificamente in, 251 D.
— è proso ed incendiato da Marco
Visconti, 251 E.
— spedizione di Rinaldo di Dresnay
contro, riceve soccorsi da Milano
e da Alessandria, 278 0.
— liberata colla sconfitta di Rinaldo
di Dresnay, 273 D.
(Sosia) (fd. di Asti, 698 b).
Bottigliera d’Asti, presa ad Asti dal
conto di Biandrate pel march.
Guglielmo di Monferrato , a.
1289, 145 A.
— confine del territorio d'Asti ai
tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A.
— sua costruzione, 187 B.
Bovbrio, Ottone.
(Boves) (il conte Uberto , ne investe
il comune d’Asti, 695 a).
Bra, confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 À.
Brabante, carestia del 1815 nel, 226
E.
— il duca di, nel 1810 accompagna
Enrico di Lussemburgo in Ita-
lia, 229 D.
— Giovanni.
Bràjà, Pietro.
Braida, Corrado.
Bremida, incontro di Guglielmo di
Monferrato coi Pavesi, 167 A.
Brenno , amplia Asti , fonda Pavia,
Milano e molte altre città d’Ita-
lia, 189 B.
— (Sassone, primo straniero ad in-
trodurre l’esercito e la guerra in
Italia, 678 a).
Brescia, scambiata col legato del Papa
ed altri Guelfi prigionieri, 154 D.
— - fa lega con altre città contro Gu-
glielmo di Monferrato ed il conte
di Làngosco, 166 E.
— fa convenzioni con Asti, 167 C.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— Enrico di Lussemburgo manda
un suo vicario a, 282 B.
— Enrico l’assedia nel 1811, 288 A.
— strazio fatto di Tibaldo Brasato
dagli imperiali, rappresaglie cru-
deli dei Bresciani, 288 B.
— tre cardinali per patto introduco-
no Enrico in, questi ne esige
danaro, ne abbatte le mura e
poi la lascia, 288 C.
— guerre civili e rovine della parte
guelfa, 284 B.
— sommossa notturna nel 1816, cac-
ciata della parte ghibellina, 248
D.
Bressani, Bastardo.
Brevari (Barruari, 711 b), gli Asti-
giani ne assoldano 1500, dopo
la rotta di Cossano, 161 A.
Brigte, (Bosia del Ponzo, 745 d), se-
guono i Castello nell’ esigi io da
Asti, 200 C.
Brina , in Asti, distrugge tutte le viti,
4 maggio 1448, 274T C.
Bruge, insurrezione contro i Franoe-
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CRONACHE A STESI
145
si iniziata da Pietro Oomigo (Co-
ringo , 729 b), estesa a tutte le
città della Fiandra, 186 A.
(Brnsaporeello) (il conte Uberto , ne
investe il comune d’ Asti, 694 d).
Bbusato Tebaldo.
Bugella, cfr. Biella.
Buonconte di Montepeltbo, figlio
di Guido di Montefeltro , sua
morte a Bibbiena per la vittoria
dei Guelfi sui Ghibellini toscani,
189 A.
Bcoso da Doaba, scacciato da Cre-
mona come ghibellino, 179 B.
Barbare, fiume, confine del territorio
d’Asti ai tempi di Oggiero Al-
fieri, 151 B.
— i Solaro si avanzano contro Asti
fino al, 196 C.
— guasta i beni dei Mignani ed entra
in Tanaro, 254 B.
Bargolo, si pon e sotto la signoria di
Carlo Vii, 278 E, si pone sotto
il dominio di Milano, 279 A.
Burgundi, vanno a combattere contro
Cachebani di Airazio, (Cacatrani
di Abacio , 745 o), la maggior
parte segue i Castello nell'esiglio
da Asti, 200 C.
Cachebani di Bocca, (Cacatbani
di Bocca , 745 c) , la maggior
parte dei, seguono i Castello nel-
Tesiglio da Asti, 200 C.
Calianetto , villa , posseduta da Asti
nel 1190, 148 B.
(Cagna) (cast, e vi. di, fd. Astigiano,
698 d, 694 a).
Calabria , Carlo d’Angiò incoronato
re di, 157 D.
— (Boberto, duca di, 714 c).
— è assalita da Federico d’ Aragona
signore di Sicilia, 252 A.
Calamandrana, battaglia fra Astigiani
e Alessandrini l'anno 1225, 142
B.
— (vi. di, a cui in parte è soggetta
Nizza, 692 b).
— (cast, e vi. di, fd. Astigiano, di-
strutti da Alessandria ohe ne
oonduoe via gli abitanti, 692 d.
40 — Indici tUUmaiici
Asti per liberarvi il conte Tom-
maso consegnato agli Astigiani
dai Torinesi, si intimoriscono
dell'esercito Astigiano e fuggono,
si ordinano a battaglia sul 8an-
gone contro gli Astigiani, poi
presi da timore fuggono vilmente,
189 D.
Bunii, seguono i Castello nell’esiglio
da Asti, 200 C.
Bussila, combattimento fra i Genovesi
ed Opecino Spinola nel 1816,
250 C.
Busca, (mrc. di, sgr. di Cossano e
Bocchetta di Cossano, 691 b).
— guerra con Asti e perdita di Boc-
chetta di Cossano, 691 c).
— (tengono 8. Stefano di Cossano,
poi è lor tolto per la guerra ed il
tradimento contro Asti , 698 a.
— signori: Giorgio, Baimondo Be-
langero, Jacopo, Manfredi.
Buzala, v. Buzola.
Buzola, vi è esigliato Manfredino Bec-
caria, 170 A.
— gli Astigiani sono sconfitti dagli
Alessandrini, a. 1226, 190 D.
C alan di , Astigiani , sconfiggono i
fuorusciti nella loro sortita da
Incisa, 214 B.
Calllano, il cast, è acquistato da Asti,
147 A.
— confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A.
— venduto ad Asti, 169 B.
— i contadini di, cedono il paese a
Giovanni di Monferrato, 197 A.
Calosso, i fuorusciti Astigiani pren-
dono ed uccidono in diverse volte
più di 50 uomini di, 215 A.
— (vi. di, 692 a).
Camerano, villa, appartenente ad Asti,
a. 1190, 148 A.
Campofbegoso, Battista, Tommasino.
Canale, (vai) , confine del territorio
d’Asti ai tempi d’ Oggiero Alfieri,
151 B.
— (Canelli, 747 b), posseduta da fuo-
rusciti Astigiani, 202 A.
— (quelli di, in Bivali sono feriti dai
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146
INDICI SISTEMATICI
ministri del principe d’Àcaja,
761 d).
Canavese, posseduto dal marchese di
Monferrato, a. 1289, 144 C.
Cane della Scala , Enrico di Lus-
semburgo è accusato d’aver po-
sto, in Verona per denaro mentre
era sempre stato tiranno della
città, 234 C.
— soccorre Galeazzo Visconti nel
1324 all’assedio di Monza, 266
D.
Canelli, villa, appartenente ad Asti
1190, 148 B.
— (dom. di Asti, 692 a)
— (sgn. di, lor dono ad Asti, 692 d).
— (vnd. di, ad Asti, 693 c).
— il castello di, è donato dagli Asti-
giani a Baimondo d’incisa, 193
B (747 b).
— i fuorusciti Astigiani escono di
Incisa, passano a, 214 B.
— (gli alleati di Regaudo dei Rotarii
di, in Rivali sono feriti dai mi-
nistri di Filippo principe d’A-
caja, 216 E.
— (gli alleati di Regaudo Rotario,
oioè quelli di Canale in Rivali
sono feriti dai ministri del prin-
cipe d’Acaja, 761 d).
— Barberio de Septimis è uociso da
nno di (Romitta di, 721 b), 269
B.
Caneto, v. Carretto.
Canetto, quelli di Castello diroccano le
case di quelli di, 198 B.
Canevanuova, Osa di,
(Cani) (Casalesi, mandati in esiglio da
Ugone di Baucio siniscalco di
Roberto re di Sicilia, 787 a).
Canonica , luogo in Asti dove si sep-
pellivano i morti, 216 B.
Capellino Zembalbo , dà il segno
della rivolta ai nobili pavesi nel-
P incontro con Guglielmo di
Monferrato, 167 A.
Capitani del popolo , Oberto Spinola
in Asti, a. 1275, 163 A.
— Guglielmo di Monferrato a Mi-
lano, 165 D.
— Guglielmo di Monferrato a Pavia,
167 B.
— Manfredo Beccaria a Pavia, 167
B.
— Maffeo Visconti a Milano, 167 0.
— Alberto Scoto a Piacenza, 167 0.
— Oberto Spinola ed Oberto Dona
in Asti, a. 1270 circa , 181 A.
— a Genova, Corrado Spinola, 181 D.
— a Genova, Corrado Boria, 181 D.
— ad Asti, Lanba Doria, 181 E.
— a Genova , Opecino Spinola e
Bernabò figlio di Branca D’O-
ria, 182 C.
— in Asti Robersaro (Robertone ,
727 b) 183 C.
— in Alessandria , Guglielmo Invi-
ziato, 183 C.
— in Asti , Guido di Montefettro ,
188 C.
— (in Pisa , Guido di Montefeltro ,
723 a).
— in Asti, Faravello Doria, 197 A.
— in Asti per tre anni, Filippo d’A-
caia, 202 A.
— in Asti Raimondo di Terzago
milanese, 206 C, 216 A.
— (in Asti Ivano Beccaria, legista,
752 b). •
— in Asti, Gabrio della Torre, a.
1306, 208 A.
— a Genova, Opecino Spinola, a.
1306, 208 B.
— in Asti a. 1307, Pagano di Car-
nusco, 212 B.
— in Asti nel 1309 Robertono Trotto,
228 C.
— in Alessandria Guglielmo degli
Inviziati, 229 D.
— a Milano , Guido della Torre ,
231 B.
— a Genova Carlo de’ Fiaschi e Ga-
spare Grimaldi, 254 B.
— a Milano , Maffeo Visconti poi
Galeazzo suo figlio, 262 C.
Capite Nigbo, Tommaso.
(Caprajollo) (relazioni con Isola, 638
à).
Capre, Rodolfo.
Caragllo , uccisione fatta dai parti-
giani del marchese di Saluzso,
245 D.
Cardinal di Cipro , suo arrivo in
Asti al tempo dell’ indulgenza di
Eugenio IV a. 1440, 276 C.
Cardona, Raimondo.
Carentino, Asti acquista nel 1292 il ci-
tainaticum d]»Carentino, 147 B.
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CRONACHE A8TESI
147
— (soggetto ad Asti, suoi obblighi,
692 c).
Carestia, del 1815 in Allemagna, 0-
knda, Fiandra, Austria, Bra-
b&nte, Lorena, Francia, valóre
assunto dal frumento e dal vino,
mancanza assoluta di comme-
stibili, pioggie abbondanti, epi-
demia susseguente, 226 E, 227
A-B.
Cakiocio, Luigi.
Carlevamen (Corteramen , 711 d). vi
sono presi prigionieri uomini di
Oorzano, 162 A.
Cablo I d’Angiò, re di Sioilia, conte
di Provenza e fratello del re di
Francia , suoi possessi in Pie-
monte , fa guerra nel 1261 con
Asti, composizione delle sue mi-
lizie, suoi acquisti, 148 B.
— visitato da Giovanni marchese di
Monferrato a cui si dice avesse
promesso la figlia in isposa, 1 46 B .
— non dà in isposa a Giovanni di
Monferrato sua figlia perciò è
lasciato da questo, 152 B.
— sua parentela, tenta di soggiogare
la Sicilia nel 1264 per invito
di Urbano IV, spedizione mili-
tare e fermata dell’ esercito in
Asti, 157 C.
— fa lega cogli Astigiani, viene a
Boma ove è bene accolto, fatto
senatore e nel 1266 con Beatrice
incoronato re di Sicilia, Apulia,
Calabria e Gerusalemme sotto
certi obblighi, 157 D.
— s’avanza verso Napoli, s’incontra
con Manfredi presso Benevento
a Ponte di Ceperano, sua vitto-
ria, 158 A.
— sconfigge Corradino nel 1268 , lo
fa decapitare con sua infamia,
s’inorgoglisce , va a combattere
in Barberia e si fa tributario
Tuneto nell’ a. 1270, è fatto re
di Gerusalemme, ma non la può
soggiogare. Manda milizie in
Alba. Riceve due volte tributo
dagli Astigiani perchè abbiano
tregua, 158 C.
— soggioga Alba, Alessandria, Ivrea,
Torino , Piacenza , Savigliano ,
rendasi tributarie Bologna, Mi-
lano e la maggior parte delle città
di Lombardia. È odiato dagli
Astigiani , è in discordia ool
march, di Monferrato, a. 1270,
gli arreca gravi danni. Assedia
Nizza per 40 giorni, nè la può
avere, 158 D.
— passa a Tunisi nel 1270 per com-
battere i Saraceni, suo ritorno,
dannosa burrasca sofferta, 159
C.
— osteggia sempre Guglielmo di
Monferrato, ne prende Aqui e ne
tiene assediato cogli Alessandrini
il castello, 160 B.
— gli si oppone la lega di Asti, Pavia,
Genova e Guglielmo di Monfer-
rato, 160 C.
— i dominii di, sono guastati dagli
Astigiani, 162 A.
— ministri di, cacciati da Astigiani,
e Chieresi, 162 D.
— gli è alleato Tommaso' di Sa-
luzzo che poi per patti lo com-
batte, 168 A.
— Alba, Cherasco, Savigliano, Mon-
dovì e Cuneo si sciolgono dal suo
dominio, 168 C.
— punizione di Dio per i danni re-
cati agli Astigiani, 164 A.
— dopo i Vespri va dall’Apulia ad
assediar Messina ma non vi rie-
sce , danni ricevuti da Pietro
d’ Aragona, 164 B.
— muore di dolore a. 1284 per i suoi
insuccessi ed è sepolto in Napoli,
164 C.
— (lascia 7 figli: loro nomi e di-
gnità, 714 c).
Carlo II d’ANGiò, succede a Carlo I,
suo fisico , danni ricevuti da
Pietro d* Aragona , fa pace e
stringe con lui parentela, 164 D.
— restituisce per danaro i prigio-
nieri agli Astigiani e fa pace con
loro, 165 A.
— tenta di riacquistare il dominio
in Piemonte, sua sconfitta, Pie-
tro Braia è capitano delle sue
milizie, 166 B.
— è visitato da Giovanni di Mon-
ferrato, 169 B.
— rifiuta di dar in moglie la figlia a
Giovanni di Monferrato, 170 B.
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148
INDICI SISTEMÀTICI
— richiesto da Asti per aiuti manda
Guglielmo di Montebello e la li-
bera dalla soggezione dei mar-
chesi di Monferrato, 171 A.
— muore e vien sepolto in Napoli,
a. 1809, 184 C.
— re di Sicilia, manda ambasciatori
ad Alba, ad essi prestano giu-
ramento gii Albesi e quelli degli
Astigiani che erano esuli in Alba,
nel partire d’Alba sono insidiati
e danneggiati da quelli d’Asti,
197 D.
— avvisa gli Astigiani di non recar
danno nò agli Albesi nè a quelli
che abitano in Alba perchè suoi
fedeli, 197 E.
— nel 1805 manda Rinaldo di Leto
in Piemonte con soldatesche,
205 A.
— Filippo d’Acaia si scusa di aver
attentato alla libertà d’Asti pel
timore che Carlo volesse diven-
tarne signore, 207 B.
— manda Egidio procuratore gene-
rale in Asti per confermarvi la
lega contro il marchese di 8a-
luzzo, 209 C.
— gli Astigiani accettano lietamente
la lega con lui, viene pur fatto
invito d’ entrarvi al principe di
Acaia, 209 D.
— trattato con Asti, non riesce ad
indurre alla lega il principe di
Acaia, 210 A.
— sua ira contro di lui perchè non
accondiscese al trattato, manda
suo figlio ad occupargli la Morea,
• si rifiuta di restituirgliela, 210
B.
— Teodoro ed il conte Filippone ten-
tano di prendergli Lu, di cui è
signore, 212 B.
— riceve a Marsiglia come prigio-
niero il conte Filippone, 212 C.
— suo trattato con Opecino Spinola
per riottenere il dominio della
Sicilia, gli cede il conte Filip-
pone, 212 D.
— compone la pace fra il march.
di Saluzzo ed il principe d’A-
caia, nella quale sono compresi
molti signori, 218 A.
— muore, a. 1808, gli succede nel
trono il terzogenito Roberto ,
224 E.
Carlo d’ Angiò, figlio di Filippo prin-
cipe di Taranto, è mandato dallo
zio Roberto re di Napoli in aiuto
di Firenze contro Ugucoione della
Faggiuola, 240 A.
— sua morte nella sconfitta di Monte
Catini, 240 B.
Carlo IV il Bello, marito di Bianca
d i Bo rgogna, 194 D.
Cablo VII, re di Francia, Tommasmo
de’ Tebaldi, ambasciatore di Fi-
lippo Maria Visconti a, die. 1440,
277 A.
— Filippo Maria Visconti offre a,
la signoria d’Asti per averne
aiuti contro i Veneziani, 277
A-B.
Carlo dei Fieschi, fatto capitano di
Genova, 254 B.
Carlo Gonzaga , Framoeeco Sforza
cede a, 500 cittadini Piacentini
prigionieri, 279 D.
(Carlo Martello) (re d’Ungheria fi-
glio di Carlo d’Angiò, 714 c).
Carlo di Orléans, signore d’Asti nel
1419, 269 A.
— sgn. di Asti per ragione della madre
Valentina Visconti, essendo pri-
gioniero in Inghilterra manda il
bastardo d’ Orléans a chiederne
la restituzione a Filippo Maria
Visconti , dominante in Asti dal
1422, rifiuto di questo, 277 B-
C-D.
— i cittadini e i feudatari di Asti
giurano fedeltà a Carlo VII,
salvi i diritti di, a. 1447, 278 A.
— Rinaldo di Dresnay pretende il
dominio di Milano a nome di,
278 B-C.
— ingresso di, in Asti, 22 ottobre
1447, 279 E.
— parte da Asti e ritorna in Francia
lasciando per suo governatore
Rinaldo di Dresnay, 280 A-B.
— manda oratori a Milano perchè
persuadessero i Milanesi a ri-
dursi sotto il dominio suo, ma i
Milanesi ricusano, 280 B-C.
— riceve Asti in dote da Galeazzo
Visconti, a. 1886, 282 A.
Carlo di Valois, conte d’Ataafon, fi*
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CRONACHE A 9TB 81
149
gliodi Carlo di Valois, nel 1320
(1822, 805 a), va a Cuneo, muo- !
ve su Asti, 257 D. j
— padre di Filippo , e di Carlo , ;
257 D (805 a).
Carmagnola, danni arrecati a, da Fi- |
lippo principe d’Acaia che con-
duceva gli Astigiani, 203 C. •
Cabnoto (Carloto, 771 d), console di
Asti recasi in Alba presso re
Boberto per trattar di alleanza
con lui, ne è accolto con onore,
Roberto professa la sua stima
per gli Astigiani, 225 D.
Carpentras, morte di Clemente V a,
a. 1813, conclave dei cardinali
a, aprile 1314, 194 Af
— scisma e lotta tra Italiani e Fran-
cesi, incendio di parte della città,
194 A-B.
— dispersione de’ cardinali per la
provinola e rottura del conclave,
194 B.
— dissensi dei cardinali nel 1316
per l’elezione del successore di
Clemente V in causa della ucci-
sione avvenuta in, 252 C.
Carretto (Canato, 720 b), cacciati co-
gli altri Guelfi da Asti, a.l 296,
si fermano in Alba per opera di
Ottone del Carretto , 170 C.
— il marchese del, nel 1316 fa tregua
con Asti, 249 B.
— alcuni dei, coi Genovesi nel 1822
prendono Albenga, 264 D.
— march, del : (Jacopo) , Enrico ,
Manfredi , Manfredino , Oddone
(Oddone).
Caruto, Maineri.
Osta degli Apostoli , in Cravaraglio,
vi dorme due notti Guglielmo di
Monferrato, 168 A.
Casale, Teodoro di Monferrato va a
Casale, 208 B.
— Enrico di Lussemburgo va a, vi
è accolto con festa, la città gli
promette fedeltà e gli dà tributo ,
281 A -
— Ugone di Bauoio siniscalco di re
Boberto prende, vi mette il fuoco
(ne scaccia i Cani , 787 a) , la
città poi promette fedeltà a re
Boberto, 242 C.
— nel 1816 si sottraggono al domi-
minio dei paesi e di re Boberto
e si sottomettono a Teodoro di
Monferrato, gli Astigiani perciò
li assalgono e sono vittoriosi
(vinti, 794 a) 248 A-B.
— conquistato dai collegati Giovanni
march, di Monferrato, Manfredi
march, di Saluzzo e Filippone
conte di Langosco, 170 C.
— distrutto, a. 1215, 190 £>.
— Preso da Francesco Sforza, a.
1431, 271 D.
— Gian Giacomo di Monferrato in,
a. 1432, 272 B.
Casale di S. Evasio, cfr. Casale.
Casale, Vacone.
Casalupa, Guglielmo.
Cosane , cfr. usure.
Casclano (S.), preso, è distrutto Rite-
nuto, 788 a) da Enrico di Lus-
semburgo, 239 A.
Casinasco, i fuorusciti Astigiani usciti
d’incisa muovono verso, 214 B.
— le forze adunate in, sono più po-
tenti di quelle astigiane, 214 C.
— morte di Luigi Guttuario a, 216 B.
— posseduta dai fuorusciti Astigiani,
202 A.
Casino, Niccolino.
C asoli, Giovanni.
Casorzo, cfr. Casurcio.
Cassano, cfr. Cossano ; scontro di Marco
Visoonti con Baimondo di Cor-
dona presso, 265 B.
— presa di, die. 1446, 277 A.
— (Cossano, 682 a) feudo di e. Ste-
fano dato ad Asti, a. 1292, 146 C.
Casseno, Antonio.
Gasseno Salimbeni, ha comune balìa
da Asti, si mostra tiranno e tras-
cura gli arbitrii dell’imperatore,
248 B.
Cassinasoo, cfr. Casinasco.
Cassine, combattimento degli Alessan-
drini coi loro fuorusciti entrati
in, 245 B, C.
Cassone della Torre , sua orudele
morte nelle contese coi Milanesi,
166 A.
Castagnole, contea di, ceduta ad Asti,
142 A.
— assalita da Guglielmo march, di
Mpnferratp, 145 A.
— ceduta ad Asti, a. 1292, 146 C.
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150
INDICI SISTEMATICI
— acquistata da Asti, 147 À.
— (recente possesso d’Àsti per patto,
690 a).
— compera Mayolo , Petino , Fari-
nerie da Manfredi march, di Lan-
cia, 690 B).
— (donazione d’Ottone Boverio, 691
a).
— presa da Asti, 169 B.
— presa da Asti, a. 1177, 190 0.
— non vuol soccorrere Asti, 196 E.
— i Nizzardi vogliono distruggere,
244 E.
— battaglia fra i cittadini Astigiani
ed i fuorusciti a, 254 A.
— (vnd. di, 691 b).
Castagnole, Francesco di.
Castano, signori: Emanuele.
— (cast, e vi. di, fd. di Asti, 691 c).
— (comprato dai Gutuarii ad Ema-
nuele di, 691 c).
Castelalfleri, villa, compresa nel ter-
ritorio di Asti, a. 1190, 148 B.
— sua posizione rispetto ad Asti e
sue relazioni con questa, 149 A.
C&stelfrinoo, Antonio Turco di Ca-
stello, sgr. di, 269 B.
— il march, di Monferrato, se ne
impadronisce, 15 giugno 1431,
contro Gabriele Turco, 270 C.
— signori: Antonio Turco di Ca-
stello.
Castel delPOvo, presa di, per opera di
Renato d* Angiò, duca di Lorena,
272 D.
Castellatimi v. Castellasse.
Castellasse, finitimo ad Asti, 139 A.
— Ricciardo Gambatesa ed Ugone
di Bauoi nel 1316 entrano in,
247 D.
— è preso colla forza ed arso da
Marco Visconti, 247 E.
— i soldati provenzali pagati da Asti
entrano in, 251 D.
— è preso ed incendiato da Marco
Visconti, 251 E.
— si pone sotto il dominio di Carlo
VII, 278 C.
— si pone sotto il dominio di Mi-
lano, 278 E, 279 A.
Castellerò, i Castello muniscono, per
difendersi dai Solaro, 242 A.
Castelletto di Genova, rimane per
alouni giorni fedele a Filippo
Maria Visconti , poi è preso e
distrutto dai Genovesi, 274 C.
Castellinaldo, Oddone.
Castelllnaldo , confine del territorio
d’Asti ai tempi d’Oggiero Alfieri,
151 B.
(Castellino) (Azone di, per patto fa sì
che gli uomini di Monte Lenzio
abitino in Montegrosso, 689 d).
Castello, i Tilio promettono di edifi-
care, ad Asti, 204 C.
Castello, obbligano Oddone march,
del Carretto a lasciare l’uffizio
di podestà in Alba, 196 A.
— eccessi dei, 198 A.
— si mostrano dolenti dell* aver Asti
ceduto a Giovanni di Monferrato
la villa di Tonoo, 196 E.
— cacciati da Asti, 197 A.
— fanno esiliare molti del popolo,
A-B.
— son seguiti da Franoescotto di
Bolaro, 197 B.
- — Espellono Franoescotto di Bolaro,
197 C.
— tendono insidie agli ambasciatori
di Carlo re di Sicilia mentre
vengono da Alba, 197 Q.
— prosperità dei signori di, 193 C.
— temono i marchesi di Monferrato
ed i Solaro e sono aiutati dal
conte Quardo (Isnardo, 743 c),
sono molestati dai Solaro, 193 D
e 198 E.
— perdono il principato in Asti, 199
A.
— muovono contro i Solari e li met-
tono in fuga, ma questi aiutati
dal popolo presso il monastero
di 8. Anna si rivoltano e riecac-
ciano i Castello fino alla porta
dell’Arco, ove muore Facino Ot-
tino, 199 C-D.
— si ritirano nel proprio castello e
soppraffatti escono la maggior
parte da Asti e si dirigono verso
il Monferrato, 199 D-E.
— sono lapidati dal popolo , 200 A.
— partigiani ohe li seguirono , 200
B-C.
— le case dei, sono depredate ed arse
dai Solaro, i partigiani dei, ri-
masti in Asti , aiutano segreta-
mente i, 200 D.
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ORONACHfc ASTÀSI
151
— vengono ohiamati Forenses, 200
E.
— i Bolaro nell’ anno del loro ri-
torno daU’esiglio diroccano tutte
le case dei, 217 D.
, — sono obbligati dall’accordo fatto
coi fuorusciti dopo la rotta di
Quattorde nel 1309 ad abbando-
nare Guglielmo Turco se non
ubbidisce, 224 A.
— nel 1310 dai Solaro favoriti dal
principe d’Acaia sono assaliti
nelle case dei Bertraldi , oon
pochi escono d’Asti e si ritirano
a Masio, 224 C.
— sono ricondotti in Asti con altri
Ghibellini da Enrico di Lussem-
burgo contro la volontà dei So-
laro e degli altri Guelfi/ 230 A.
— impunità d’ alcuni dei , tumul-
tuanti vengono assaliti da alcuni
banditi e ne muore Manfredo
Schetino (Settimi, 786 c) , for-
tificano Castellerò (castello, 786
c), 242 A.
— i Solaro col popolo tentano in-
vano di batterli, secondo felice
tentativo di batterli per mezzo
di Ugone di Baucio siniscalco di
Roberto re di Sicilia, 242 B.
— sgn. di : Alberto Guttuario, An-
tonio Turco , Gabriello Turco ,
Giovanni Turco, Pietro.
Castello dei Ss. Apostoli di Capra -
iogliOy vi fu ospitato Guglielmo
di Monferrato nel 1290, 145 A.
Castello del vescovo (Castrum epi-
scopi) limite della città di Asti,
139 A.
Castelnuovo, acquistato, a. 1274, da
Asti, 144 B.
— Asti acquista, a. 1292, il Citai -
naticum di , 147 B.
— (soggetto ad Asti , suoi obblighi,
692 b).
— uomini di, trasportati a s. Da-
miano, 163 D.
— crudeltà dei fuorusciti Astigiani
contro, 215 B.
— venduto dal conte Guarnieri a Gu-
glielmo Vacca, 244 B.
— Opecino Spinola nel 1816 dimora
in, 248 E.
Oastblnuovo, Bastardo.
(Castelnuovo Calcea) (recente possesso
d’Asti, sue relazioni con questa
città, 689 c).
Castelnuovo di Rivalba , la quinta
parte di, acquistata da Asti nel
1292, 147 B.
— confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A.
— una quinta parte di , è resa al
march di Monferrato dai si-
gnori di Asti, 196 D.
(Castel Tigliano) (feudo del comune
d’Asti, sua posizione, relazioni
oon Isola, 639 a).
Càsteno, Salembino.
Castiglione, Guarnieri.
Castiglione, villa posseduta da Asti
nel 1190, 148 B.
— quelli di , si fanno sudditi del
principe di Acaia, 211 C.
(Castiglione di Tinella) donazione di
Ottone Boverio march., 691 a).
Castino, confine del territorio d’Asti
ai tempi di Oggiero Alfieri, 151
B.
(Castiglione d’Àlba) (fd. d’Asti, 691 d).
Castiglione di Romano, presso Celle,
appartenente nel 1190 ad Asti,
148 A.
Castrum Aynaldum, v. C astelli naldo.
Casurcio, devastato dagli Astigiani,
loro vittoria sul march, di Sa-
luzzo, 208 D.
Catalani, opposizione dei Milanesi al
testamento di Filippo Maria Vi-
sconti per non cadere sotto i,
276 C.
Catalano Alfieri, circa 500 (50,
790 a) stipendiai di , combat-
tono in Val Tinella contro i Niz-
zardi e ne fanno 50 prigioni,
244 E.
Catalano Caze, gli è da Asti data
comune balìa, si mostra tiranno
e non tien conto degli arbitrii
dell’imperatore, 248 B.
Catalano Solaro, nell’adunanza de-
gli Astigiani protesta contrb la
conciliazione dei fuorusciti co-
gli Astigiani, 215 D.
Catalogna, soldati di, nel 1317 mili-
tano nell’esercito di Asti, 258 B.
— Impresa dei soldati di, tenuti da
Asti per liberar Veroelli, 258 D.
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152
INDICI SISTEMÀTICI
Catena, Jacopo, Bob&udo.
— prendono parte alla lega dei Be-
chinoinere contro i Solaro, 156
D.
— tutti quelli di, seguono i Castello
nell’esiglio da Àsti, 200 C.
Caterina, (S.) sepoltura di Oberto Spi-
nola in, 181 D.
(Gatlrara Prinengo) (milite asti-
giano fatto prigione nella spedi-
zione di Cherasco e condotto a
Fossano, 746 c).
Catone, Guglielmo Ventura nel suo
testamento consiglia ai figli di
leggere i distici morali di, 228 A.
Cattane i, esiliati da Milano, 158 D.
— entrano furtivamente a Vercelli,
159 A.
Cattedrale di Asti , antichissima,
precipita nel 1828 e miracolosa-
mente non offende alcuno, Viene
riedificata, 265 D-E , 266 À-B.
Cavalcabò, Guglielmo.
Cavallerie, cast, e vi. di, donati al
March, di Saluzzo, 197 A.
— - muore Orsino Guttuario nell* as-
sedio di, 198 C.
— intervento degli ambasciatori a-
stigiani e dei fuorusciti a, per
venire ad accordi, 228 E.
Cavallermaggiore, confine del territo-
rio d’Àsti ai tempi di Oggiero
Alfieri, 152 A.
Oa vallerò, Gochero, Nicolò.
Cavallaro, preso dagli Astigiani col-
l’aiuto dei militi di Monferrato
e di Giorgio di Cova, 211 D,
212 A.
(Cavatole) (dm. di Asti, 691 a).
(Cavour) (vendita di , di Manfredi
marchese Lancia, 690 a).
Caze, Bernardino, Catalano, Fabbio,
Baineri, Foloo, Manfredi, Nic-
colò.
Carolano, Guglielmo.
Cazza (Kazo, 740 d) , Bastardo.
Cabro (Castel), acquistato da Asti,
* 147 A.
— confine del territorio d’Àsti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A.
— alcuni fuorusciti di, prendono il
castello di Cherasco, 201 B.
(Cellarengo) (partigiani dei Castello
in, 746 a).
Celle, villa, apparten. a. 1190, ad Asti,
148 A.
Céresole, confine del territorio d’Àsti
ai tempi d’ Oggiero Alfieri, 151
B.
Cerasse, città d’Olanda assediata da
Filippo ILI, 186 C.
Crrnusco, Pagano.
(Cervere) (cast, di, devastato da Asti-
giani eChieresi, a. 1274, 162 D.
Cava (Leva), marchesi: Giorgio fi-
glio di Nano, Nano, Guglielmo
figlio di Nano.
Cherasco, rinunzia al dominio di Carlo
d’Angiò, s’allea con Asti e ne
riceve ogni anno il podestà, 163
0 .
— quaranta militi di Àsti vanno in
aiuto di, preso da alcuni di Ca-
stel di Cebro, ricuperato dal mar-
chese di Saluzzo, 201 B.
— venuta di Binaldo di Leto sini-
scalco di Carlo re di Sicilia cui
prestano giuramento , vi sono
accampati gli Astigiani, 205 B.
— Carlo re di Sicilia vuole che il
principe d’ Acaia lo aiuti a pren-
dere, 210 A.
- — vi si reca Boberto re di Sicilia,
225 A.
— (vi. di, suoi abitanti, 694 c).
(Cherascotto), (vnd. di, 694 c).
Chiavarl, morti in, nell’espulsione di
Opecino Spinola da Genova, a.
1809, 184 C.
— i fuorusciti Genovesi incendiano
Chiavari ed i paesi circostanti,
257 B.
Chieri, presa da Tommaso conte di
Savoia ad Asti nel 1255, 142 D.
— fornisce soldati ad Asti contro
Cossano, 160 E.
— collegata con altre città muove
contro Alessandria, poi fa patto
con essa di non mai più mole-
stare i dominii di re Carlo d’An-
giò, 162 C.
— lega con Asti e loro incursioni
contro i patti nei domimi di
Carlo d’Àngiò, 162 D.
— vincono Filippo siniscalco deire
Carlo d'Angiò, 168 B.
— guerra con Asti, 174 A.
— ì Ohieoresi tendono agguato agii
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CBONACHK A STESI
158
Astigiani a Monardo insieme col
Marchese Lancia e vi sono scon-
fitti, 174 B-C.
— prigionieri in Asti dopo la batta-
glia di Monardo, 174 C.
— sono fatti quasi servi di Asti, pos-
sono venir da essa assoldati al-
l’uopo, Campanile di S. Giorgio,
175 A.
— sconfitta ricevuta dagli Astigiani
presso Monoalieri nel 1255 (1254,
782 b) 189 D.
— insidiano gli Astigiani presso Mo-
nardo (Monterotondo, 782 c) e
sono sconfìtti, 189 C.
— pace ed accordi con Asti, 189 D.
— gravi obblighi verso Asti nel 1270,
numerosi trattati fatti di poi,
190 A.
— emigrati d’Asti osteggiano Asti,
196 B.
— favoriscono gli emigrati Astigiani
e ricusano di cacciarli dalla città
secondo le istanze dei signori di
Asti, 196 C.
— alcuni Astigiani in , si uniscono
alle schiere di Guglielmo di Ca-
stello (di Mombello) e dei Solaro
per muovere contro Alba, 199 B.
— i militi di, prendono parte all’e-
dificazione di Mustiola , 206 C.
— » gli Astigiani pregano i militi di
rimanere in Asti fino alla com-
pleta edifìoazione di Mustiola,
206 D.
— con Filippo d’Acaia e gli Asti-
giani prendono Gassino, 211 C.
— nella pace tra il marohese di Sa-
luzzo ed il principe d’ Acaja sono
compresi nella parte del prin-
cipe, 218 A.
— aiutano gli Astigiani a combat-
tere contro Masio, 218 C.
— aiutano gli Astigiani ad assediare
Muasca, 214 B.
— richiesti dagli Astigiani mandano
nuovi aiuti contro Muasca, 214
C.
— distrutta Muasca, ritornano lieti
a casa, 214 D.
— epistola di Guglielmo Ventura in
cui si parla delle accoglienze fatte
da, agli esuli Astigiani, 220
Capo L.
— mandano soccorsi ad Asti che
sono condotti a Felizzano, 228
B.
— grande numero di , presi prigio-
nieri a Quattorde, 228 D.
— venuta di Enrico di Lussemburgo
a, la città gli promette fedeltà,
280 A.
— edifizi: Campanile di 8. Gior-
gio.
Chivasso, occupato da Manfredi di
Baluzzo, 171 C.
— morte di Giovanni di Monferrato
in, occupato dal march, di Sa-
luzzo, 202 C.
— (Carlo re di Sicilia vuole ohe Fi-
lippo principe di Acaja lo aiuti
a prendere, 754 c).
— Tedoro s’impadronisce di, 211 C.
— Gian Giacomo di Monferrato ri-
para in, a. 1481, 271 E.
— Gian Giacomo di Monferrato con-
cede Chivasso ed altre terre al
Duca di 8avoja in pagamento
di somme dovutegli, 272 E.
Cho di Faro (Torre di) , in Genova,
assediata nel 1818 (1817, 801 c)
dai fuorusciti genovesi, 254 C.
Cipro, destinata per esiglio di Gugliel-
mo Turco, 224 A.
Cisterna, partigiani dei Castello in,
200 D.
Oitainatico , acquistato da Asti nel
1292, 147 B.
Clavario , dei Veneziani è preso dai
Genovesi, 159 B.
Clemente IV, manda cardinali a
Boma, a. 1276, per l’incorona-
zione di Carlo d’Angiò, 157 D.
Clemente V, Papa, è chiamato dai
Ferraresi in soccorso contro i
Veneziani, 184 A.
— manda suo nipote con 2000 sol-
dati a Ferrara, che passano per
Asti , maledice e scomunica i
Veneziani, e fa predicare contro
loro una crociata, 184 B.
— (conferma il regno di Boberto di
Napoli a. 1810, 728 b).
— conferma imperatore dei Bomani
Enrico d’Austria, 184 D.
— si ricorre a lui per ottenere la
liberazione di Pietro di Savoia
dalle mani di Filippo III. U
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154
INDICI SISTEMÀTICI
pontefice siede in Avignone per-
chè non gli è concesso da Filippo
111 d’ andare a Roma, 187 A. -
— era stato prima arcivescovo di
Bordeaux (Bordello), 187 B.
— Bertrando di Got di Guascogna,
arcivescovo di Bordeaux è fatto
far Papa da Filippo il Bello, a.
1805, 192 0.
— parte avuta nelle persecuzioni
contro i Templari, 198 A-B-G.
— maledizione scagliata contro i
Templari al concilio di Vienna,
concede parte dei loro beni agli
Spedalieri di 8. Giovanni, 198 C.
— muore a Oarpentras del mal del
luppulo , cattiva memoria la-
sciata per ingordigia ed avari-
zia, 194 A.
— fa imperatore Enrico di Lussem-
burgo eletto re d’AUemagna nel
1809, esso prima era stato arci-
vescovo di Bordeaux, allora a-
veva la sua sede in Avignone
(Anagni, 776 a) e non era mai
stato a Roma, 229 C.
— manda tre cardinali ad incoro-
nare Enrico , ma l’ incoronazio-
ne è impedita dall’ ostilità di
Giovanni, fratello a re Roberto
e dagli Orsini, 286 A.
— manda altri cardinali ad incoro-
nare Enrico e la cerimonia si
compie in 8. Giovanni Latera-
no, 286 B.
— dissensioni fra i cardinali per la
elezione del successore di, tron-
cate da Filippo il Lungo, 252 C.
Clemenza, figlia del re d* Ungheria,
seconda moglie di Luigi X Re
di Francia, 194 C.
Coccon&to, signori di> Uberto, Guido.
— Uberto, sgn. di, fa pace con Asti,
146 B.
Codeferro, v. Cho di Faro.
Goonasoo, Antonio.
Colleggio, partigiani dei Castelli in,
200 D.
Collegno, Tommaso di Savoja costrin-
ge Guglielmo di Monferrato a
cedergli, 166 D.
Coll boni, Bartolomeo.
Colobi ano, v. Avooadro.
Colombaia, gli Astigiani vedendo Man-
fredi di Saluzzo in, vorrebbero
assalirlo, 195 B.
Comentina, nella casa dei, Enrico di
Lussemburgo tratta dell’ordina-
mento d’Asti, 280 B.
— nella casa dei, dimora Francesco
di Cravesana, 241 E.
— Giovanni del Pozzo fa tagliare le
vigne di quelli di, 248 D.
— Beltramo.
Comete , a. 1260, 158 A.
— detti dei filosofi, a. 1268, 157 B.
Como, vi domina il popolo Guelfo,
sue gravi condizioni, 180 A.
— la parte Guelfa ne viene cacciata,
Enrico di Lussemburgo aiuta i
fuorusciti, 232 B.
— aderenti di Como (di Connia, 781
c) ad Enrico, 286 A.
Concetto Loretano, presente all'as-
sedio di Gaeta a. 1485 , 278 C.
Concilii generali , a Lione sotto In-
nocenzo IV contro Federigo II,
172 C.
— a Roma sotto Innocenzo m, a.
1215, imperando Federigo, 190
D.
— a Lione sotto Innocenzo IV, a.
1244, in cui si depone dall’Im-
pero Federico e la sua stirpe fino
alla 4 a generazione, 191 A.
— a Vienna (Delfinato) , a. 1312,
sotto Clemente V, 198 C.
— a Basilea, 272 C.
Conclavi, di Carpentras, dopo la morte
di Clemente V, lotte tra Italiani
e Francesi, 294 A-B.
Consigli generali, a Pavia per nomi-
nar signore Guglielmo di Mon-
ferrato, 167 B.
Consoli, ressero Asti fino al 1190,
147 B.
— in Asti vengono eletti ogni mese
quattro oonsoli, 208 C.
— Tommaso Rotario, Corrado Ma-
labaila, Raimondino Falieto, ed
Aleramo Laiolio, oonsoli in Asti,
215 B.
— Bonifacio Pajari (Povarino, 771
d) , Bibaudo Solaro e Carnoto
(Carloto, 771 D) oonsoli in Asti,
225 D)
Corbera, devestata ed incendiata da
Guigone Delfino, 260 A.
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CRONACHE ASTISI
156
CsreavagRO, preso dagli Astigiani» 206
B.
Corfraneeseo, compreso nel territorio
di Asti l’anno 1190» 148 B.
Oosingo, v. Bornigo.
Corona di ferro , Enrico di Lussem-
burgo riceve la» in S. Ambro-
gio di Milano» 281 G.
Corradino, (Corrado» 745 c) Beccaro
segue i Castello nell’esiglio da
Asti» 200 C.
Corradino ni Svevia» nipote dell'im-
peratore Federico» aduna milizie»
va a Roma dove è fatto Sena-
tore» combatte oontro Carlo d’An-
giò e n’è vinto» travestito fugge»
ma è preso e dato a Carlo ohe
io fa decapitare» 158 A.
Corrado Bratda » accompagna gli
ambasciatori di Carlo re di Si-
cilia al loro partir d’ Alba» 197 D.
— È messo nelle prigioni di Fossano»
197 E.
— da Alba» fatto prigione mentre
fuggiva vilmente dalla battaglia
di Quattorde.
— Paga con 1000 fiorini e colla
scarcerazione del nipote del conte
Guarneri il suo riscatto, 244 A.
Corrado Dori a, fa convenzioni con
Asti, 167 C.
— figlio di Oberto è fatto capitano
del popolo» 181 D.
— capitana i fuorusciti genovesi con-
tro Genova, 255 E.
Corrado Malabaila, console in Asti,
215 B.
— è preso prigione a Quattorde, 228
0 .
Corrado Pancazia, morte di, 156 E.
Corrado Spinola, fa convenzioni con
Asti, 167 C.
— eletto capitano invece di suo pa-
dre Oberto, lotta coi Grimaldi
e coi Fiesohi, 181 D.
— morte di, gli succede Opecino suo
figlio e Barnaba figlio di Branca
Boria, 182 C.
Corregi o, Ghiberto.
Cmambraudo (Oorsembrado, 675 e),
Saprieio signore di, 140 C.
(Torsione, ceduta per patto agli Asti-
giani che ne diroccano il ca-
stello, 208 B.
Certeeemero (Corte Oomaro, 688 c),
villa posseduta da Asti, a. 1190,
148 B.
Cortemiglia, quartiere di, con perti-
nenze, acquistato da Asti nel
1292, 147 B.
— (fd. di Asti, 698 b).
Cortenova, i Milanesi sono presi col
carroccio e col Podestà a , da
Federigo imperatore , a. 1287 ,
191 A.
Corteramen, v. Carlevamen.
Cortesio, Ptolemino.
Corticella, posseduta dai fuorusciti
Astigiani, 202 A.
Corticelle, cast, di, acquistato da Asti,
a. 1292, 146 C.
— ritenuta dai Yioari, 147 A.
— (posseduta da Asti, 689 b).
Cortona, è fedele ad Enrico di Lus-
semburgo, 289 A.
Cosambraado, assalito dagli Astigiani,
ceduto ad essi da Enrico Pel-
leta (e da Antonio Lunello, 748
c), rovinato, 208 B.
— cnt. di : Saprieio.
Cossano, cfr. Cossano, nel 1274 è assa-
lito da Asti per ingiurie fatte dai
suoi signori, 148 C.
— acquistato da Asti, 144 B.
— (sgr. di Valli, 691 a).
— (dm. dei march, di Busca, 691 b).
— i signori di, derubano gli Asti-
giani, guerra che ne nasce, 160
D.
— è assalito dagli Astigiani , loro
sconfitta, 160 E.
— Astigiani prigionieri a, 161 A.
— preso dagli Astigiani, i signori
di, ne escono e vanno in Puglia,
168 0.
— è ceduto dall’imperatore a Giorgio
di Busca mentre era degli Asti-
giani, 248 B.
Costanzi, impediscono coll' armi che
i Solaro entrino in Alba, 195 D.
— sono esigliati da Alba, 195 E.
Costanzo Gabagno, il figlio di, di
Alba, è preso prigione dagli
Astigiani nella sortita da Inoisa,
214 C.
Costigliele, vi. di, costruita nel con-
tado di Loreto, 174 A.
— i fuorusciti astigiani entrano fur-
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166
indici sistematici
tivamente in, e si arricchiscono
a danno degli Astigiani , danni
arrecati dagli Astigiani a. San-
drone Àsinari è fatto signore di,
244 D.
— due Gostigliolesi uccisi dagli Asti-
giani, 244 E.
— prigionieri di Monte Loreto presi
dai fuorusciti astigiani a, 252 D.
Coirtrajr, sconfitta di Luigi -X re di
Francia a, per opera dei Fiam-
minghi, 195 A-B.
— (sconfitta dei Francesi per le armi
dei Fiamminghi, 729 c).
Cravaraglio, venuta di Guglielmo di
Monferrato, 168 A.
— edijizi: casa degli Apostoli.
Gravxsana, march, di, i fuorusciti
Genovesi prendono le terre del,
267 C.
— Francesco.
Cremona, Oberto Palavioino sgr. di,
164 0.
— guerra con Ezzelino, a. 1259, 155
D-E, 156 A.
— lega di, con altre città contro il
marchese di Monferrato od il
conte di Langusoo, 166 E.
— convenzione di, con Asti, 167 C.
— signoreggiata dal Palavicino, 178
B.
— danni sofferti, 179 A.
— Buoso da Doara è scacciato da,
a. 1266, con oiroa dieci mila
partigiani, 179 B.
— Enrico di Lussemburgo vi manda
Francesco di Gravesana come
vicario, ma questi poco dopo ne
è cacciato, 282 A.
— ricusando d’ubbidire, Enrico vi
muove contro con grandi forze,
spavento degli abitanti, anda-
tigli incontro gli domandano
perdono, 282 B.
— Enrico non si piega alle pre-
hiere, entra in, vi introduce i
anditi per 45 anni, ne atterra
le mura, impone gravi tasse e
cagiona altri mali, 282 G.
— cacciano la parte ghibellina ed
uccidono molti di essi, tale rap-
presaglia è prodotta dall'acouaa
mossa ad Enrioo di aver posto
in Milano Maffeo Visoonti ed in
Verona Cane della Scala semiti
tiranni della loro patria, per da-
naro , 284 G.
— il conte Guarnieri d’ Ausburgo uc-
cide molti dei maggiori di, 287
B.
— spedizione di Francesco Sforza
contro i Veneziani a, 279 D-E.
— signori: Oberto Palavicino.
Grbteiso, v. Cortesio.
Cristiani , combattimento contro i Sa-
raceni, muoiono di loro circa
10000, 185 B.
Cristoforo Gaetano conte di Fondi,
prò tono t& no del regno di Sicilia,
presente all’ assedio di Gaeta ,
a. 1485, 278 C.
Cristoforo de Musais , canonico di
8. Secondo in Asti, a. 1440, 275
E.
Crociate, bandita da Martino IV con-
tro i Siciliani, 164 B.
— fatta predicare da Clemente Y
contro i Veneziani, 184 B.
— crociata generale oontro i Pagani,
a. 1147, 190 B.
Cughò, Giovanni.
Cuneo, si scioglie dal dominio di Carlo
d’Angiò, s’allea con Asti e ne
riceve ogni anno il podestà, 168
0.
— Tommaso di Saluzzo accampa
diritti alla signoria di, vi com-
batte contro Emanuele Pellet*
podestà di, consenzienti i citta-
dini se ne fa signore, è soggio-
gata da Tommaso, 165 B.
— 800 uomini di, sono presi e bat-
tuti dal marchese di Saluzzo,
a. 1279, 191 B.
— gli Astigiani e Binaldo di Leto,
siniscalco del re di Sicilia, muo-
vono contro, 205 B.
— quelli che promisero di cedere
Cuneo non mantengono la pro-
messa ed escono dalla città, presa
di, 205 C.
— vi si reca Boberto re di Sicilia,
224 E.
— proclama davanti agli ambascia-
tori di Enrioo imperatore, di
voler restare fedele a lui, 225 0*
— re Boberto occupa Cuneo, 229
G.
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CRONACHE A STB 81
157
— cinquecento fuorusciti di Cuneo
Tengono messi in oarcere metà
muore in carcere, gli altri ven-
gono o decapitati od impiccati,
241 A.
— i fuorusciti di, nel 1816 (1817,
794 a) prendono il castello di
Demonte, 248 C.
— nel 1316 Gochero Cavallaro è
esule da, 250 B.
— nel 1816 (1317, 797 c) Ricciardo
Gambatesa con soccorsi Asti-
giani muove contro, 251 A.
— Filippo di Valois nel 1820 (1822,
8Ò5 a) va a, 257 D.
— (patto e citainatioo degli uomini
di, 694 d).
Damiano, Benettino. !
Damiano (S.), già Lavezoglio, 144 B. >
— è edificata nel 1275 (1276, 718
c), come fu popolata, terremoto,
163 D.
Damiano Pala vicino, dottor in legge,
mandato ambasciatore dai Ge-
novesi a conchiuder lega oon
Venezia e Firenze, 274 D. •
(Damigella), (già moglie d’Alberto, j
marchese d’incisa dona ad Asti
Rocchetta e Montaldo, 688 b).
Daniel Guglielmo.
Dbato, Leone.
Dodo, sconfitta dei Torriani, 165 C.
Deconoto, v. Boconato.
Detonato, vi è mandato Giovanni di
Monferrato dal marchese di Sa-
luzzo nel 1291, 146 B.
— Tommaso di Savoia v' insegne
Guglielmo di Monferrato, 166 D.
— Giovanni di Monferrato va nel,
169 B.
— conti: Umberto, Giovanni, Del-
fino, Guido, (Ugo), Ugo.
Deros8i, Guglielmo.
Delfino, conte del Detonato accoglie
Giovanni di Monferrato manda-
togli dal marchese di Saluzzo
e lo rimanda a Carlo re di Sicilia |
in Provenza nel 1291, 146 B.
Demonte, sconfitta degli Angioini per
opera del marchese di Saluzzo,
166 B.
— magistrati: podestà: Ema-
nuele Pelleta.
Coni berti, Facino.
Conico, feudo di, è acquistato da Asti
nel 1292, 147 B.
Cnmignano, appartenente nel 1190 al
territorio di Asti, 148 A.
Cuppà (Rappe, 739 d), impediscono
colle armi che i Solaro entrino
in Alba, 195 D.
— sono esigliati da Alba, 195 E.
Curia, Odino, (Oddonino), Obertino,
Giovanni.
Curtis, Antonio.
Corsola, battaglia tra Genovesi e Ve-
neziani, 159 B.
— sconfitta dei Veneziani, 159 0.
— (presa da Carlo re di Sicilia, 751
a).
— nel 1816 (1317, 794 b), il ca-
stello di, è preso dai fuorusoiti
di Cuneo e di Demonte, è asse-
diato e preso da Ugone di Bauoi
siniscalco di re Roberto non o-
stante il tentativo di difenderlo
fatto da Manfredi di Saluzzo e
Filippo di Savoia, 248 C.
(Denteo) (cast, e vi. di, fd. astigiano,
694 B.
Dilato, (Rilato, 688 o) (Valle di),
possessioni di Asti in, a. 1190,
148 B.
Doato, comandante degli Spagnuoli
al soldo d’Asti, 161 C.
Dogi, di Genova, Tomasino di Cam-
pofregoso, a. 1486, 274 E.
Dori a Domenico , nel 1816 muove
con soldati Genovesi contro Ope-
cino Spinola fuoruscito dimo-
rante ad Albizola e Castelnuovo,
ne è vinto ed ucciso , 248 E ,
249 A.
Dori a , si levano insieme cogli Spi-
nola contro i Grimaldi e li scon-
figgono, 182 B.
— riparano con Barnaba Doria a
Sassello e castello di Stella e
sono sconfìtti da Opecino Spi-
nola, 182 C.
— escono di Genova vedendo rien-
trare gli Spinola, 254 A.
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158
INDICI SISTEMATICI
— nel 1818 (1817, 801 e), cogli Spi-
nola entrano pacificamente in
Savona e ne oocupano il castello,
254 C.
— Corrado , Barnaba , Far a vello ,
Lamba, Oberto, Raggierò, Do-
menico, Oberto.
Do vara, Buoso.
Dresnat, Rinaldo.
Dronero, Tommaso di Squillace vi
pone r assedio con soldati Asti-
giani e si fortifica contro Man-
fredi march, di Salasso che
invano tenta di cacciamelo, a.
1814, 241 A.
Duco, Nicolino.
Duomo , in Asti, Guglielmo Ventura
ordina che vi siano suonate le
campane il giorno della sua
morte, 228 0.
Dussn, Nicolò.
E
Eccitisi , di sole e di luna, a. 1280,
158 A.
— di sole e di luna, a. 1261, 156 B.
— di sole per 8 .ore nella festa del-
F Esaltazione di s. Croce, a. 1179,
190 C.
— di luna, la notte della presa di
Alessandria colle armi di re Ro-
berto di Sicilia, 226 B.
— di sole, dopo l’ora nona nell’ul-
timo di gennaio, a. 1810, 226 C.
Edifizi : edilizi di Asti al tempo del
primo podestà, 147 C.
Egidio , procuratore di Carlo re di
Sicilia mandato ad Asti ad av-
visare che non si offendano nè
gli Albesi, nè gli abitanti d’Alba
perchè suoi fedeli, 197 E.
— • procuratore generale di Carlo re
di Sicilia , è mandato in Asti
per confermarvi la lega contro
il marchese di Saluszo, 209 C.
— cerca d’indurre il principe d’A-
caia a far lega con Carlo, 209
D.
— viste inutili le promesse, minac-
cia il principe di torgli in breve
il dominio, 210 A.
— ritorna presso il re, 210 B.
Eleonora d’Angiò, è data da Carlo
II in moglie a Federico d’ Ara-
gona, 164 D.
Emanuele, vercellese, medico, calun-
niato d’aver dato morte a Gio-.
vanni di Monferrato è ucciso,
voci sparse che le sue carni siano
state mangiate, 202 C.
Emanuele di Biandrate , conte ,
vassallo di Guglielmo march, di
Monferrato nel 1289, 144 C.
| — prende Buttigliera d’Asti, 145 a.
— signore di Montaouto, derubò di
pezze di panno i mercanti Asti-
giani, a. 1250, rappresaglie di
questi, 187 B.
— avendo voluto entrare in Butti-
liera coll’aiuto di Guglielmo
i Monferrato gli Astigiani gli
guastano vigne, messi, eco., a.
1290, sua riconciliazione con essi
187 C.
— vende i castelli di Montaouto e
di s. Stefano ai Rotarii, 187 C.
— indotto dagli eredi di Enrico Al-
fieri a stabilirsi in Asti , vi
muore e vien sepolto nel chiostro
dei frati predicatori, 188 A.
(Emanuele Castano) (vende Castano,
691 c).
Emanuele Isimbardo (Moruollo, 749,
c). pavese fatto podestà d’Asti,
leghe fatte per suo consiglio,
204 A.
Emanuele Malabaila, avvocato, en-
tra processionalmente in Asti
con Carlo d’ Orléans, 279 E.
Emanuele Pelleta, detto Pu massa
(Limaza, 715 b), podestà di Cu-
neo per patto se ne fa signore,
165 B.
Emanuele di Piazza , è ucciso nel
mercato del Santo in Asti da
Bernardino Caze, a. 1316, 252
A.
Emanuele Bieco, arbitro nella que-
stione di Acqui tra i march, di
Monferrato ed il duca di Savoia,
278 A*
Emanuele Galeazzo Spinola, fatto
podestà degli Astigiani, 197 A.
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CRONACHE ABTK6I
150
— fogge da Asti e va a Moncalvo,
199 E.
Engue brando di Marigny, ammini-
stratore delle finanze di Francia,
supplizio di, 195 A.
Enrico Alfieri, gli eredi di, indu-
cono Emanuele di Biandrate ad
abitare in Asti, ne dilapidano le
sostanze e non pagano i debiti,
188 A.
Enrico d’ Aragona, fratello del re
di Spagna, preso prigioniero da
Garlo d’Angiò, 158 B.
— infante, si trova col fratello Al-
fonso V all’assedio di Gaeta, a.
1435, 273 B.
— scampa alla prigionia fuggendo
dopo la battaglia di Ponza, 274
A.
Enrico Baronzio, podestà degli A-
vogadri, degli Arborei e d’altri
Ghibellini è richiamato a Ver-
celli da Guglielmo di Monfer-
rato, 166 D.
Enrico del Carretto, è partigiano
dei Castello, 198 B.
— è compreso nella pace di Filippo
d’Acaia col march, di Saluzzo,
213 B *
— si trova ad Incisa mentre gli Asti-
giani assediano Muasca, 214 B.
Enrico di Fiandra, nel 1324 è preso
prigione con Baimondo di Car-
lona da Galeazzo Visconti, 267
A.
Enrico VII, di Lussemburgo, re d’ Al-
lemagna , confermato da Cle-
mente V impera tor dei Bomani,
viene a prendere la corona d’oro
dal papa, 184 D.
— eletto imperatore e confermato dal
sommo pontefice, manda in Asti
tre ambasciatori per assicurarsi
delle intenzioni degli Astigiani
e fa annunziare la sua prossima
venuta in Lombardia, 225 B.
— manda gli stessi ambasciatori a
Cuneo, Savona, Genova e Pisa,
le quali città tutte proclamano
di essere fedeli a lui, 225 C.
— è fatto re d’Allemagna nel 1309,
poi imperatore da Clemente V,
manda ambasciate per tutto
l’impero affinchè non obbedis-
sero che a lui e ciò per causa
di Boberto re di Napoli che a-
veva occupati alcuni luoghi del
Piemonte, 229 C.
— coll’esercito nel 1310 va a Susa,
229 D.
— liete accoglienze ricevute a Susa,
va a Torino dedizione di quelli
d’Ivrea (di quelli di Torino, 786
d) , va a Chieri , dedizione dei
Chieresi, va ad Asti coi fuoru-
sciti Ghibellini % la città gli pro-
mette fedeltà, 230 A.
— conferma in pubblica adunanza
gli antichi privilegi ad Asti, il
dì dopo nell’ adunanza fa dire
che la balìa concessagli non gli
basta, 230 B.
— elegge in Asti per vicario Niocolò
Bonsignore, impone nuove leggi
ed aggrava la parte guelfa per
aver questa promesso fede a Bo-
berto re di Sicilia, 230 D.
— è indotto a discendere in Lom-
bardia da Amedeo di Savoia e
Filippo di Acaia, 230 E.
— esce d’Asti e va a Casale , Ver-
celli e Novara, che lo accolgono
lietamente e si fanno a lui sud-
dite e tributarie, 231 A.
— Guido della Torre tenta di op-
porglisi, ma ne è dissuaso, En-
rico entra in Milano , in oon-
cione, fatta petizione a s. Am-
brogio, domanda il dominio della
città, gli è accordata balìa ge-
nerale, 231 B.
— domanda denari ai Milanesi, colla
moglie riceve la corona di ferro
in 8. Ambrogio, turbamento di
quelli di Monza, questi gii danno
una somma perchè li faccia li-
beri da Milano, esigliadi Milano
Guido della Torre, 1* arcivescovo
ed altri, 231 C.
— domanda di nuovo danaro ai Mi-
lanesi, va a Pavia e vi fa nobili
molti come già aveva fatto a
Milano , quivi è accompagnato
da nobili Astigiani, manda vi-
carii a Parma , Brescia , Pia-
cenza , Pavia , Bergamo e Cre-
mona, 232 A.
— soccorre i fuorusciti di Como,
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100
INDICI SISTEMATICI
quelli di Novara, avendo i Cre-
monesi cacciato il suo vicario vi
muove contro con grande eser-
cito, 232 B.
— - non si piega al supplicare dei
Cremonesi , entra in Cremona ,
vi introduce quelli che ne erano
stati esigliati per 45 anni , fa
distrurre i luoghi forti, impone
che gli si dia una grande quan-
tità di danaro, 232 0.
— nel 1311 assedia Brescia con
aiuti astigiani , alcuni detrattori
r incitano contro i Solare ed i
loro partigiani che sono costretti
a combattere contro Bresoia ,
233 A.
— mali sofferti dall’esercito nell* as-
sedio , Enrico è introdotto per
patti da tre cardinali in Brescia,
ne esige danaro e ne abbatte le
mura poi la lascia, 233 0.
— va a Genova, a. 1312, 284 A.
— tenta invano di rimettere i Tiz-
zoni in Vercelli, gli si ribella
Parma per l’accusa mossagli da
parecchie città di aver posto
Maffeo Visconti in Milano e
Cane della Scala in Verona per
oro, è accolto dai Genovesi ono-
revolmente, 284 C.
— per patti conchiusi a Milano ot-
tiene dai Genovesi danaro , gli
muore a Genova la moglie, sue
virtù, onorevole sepoltura, arbi-
tra dell’ imperatore , mortalità
dell’ esercito , dimora sua di 4
mesi, 285 A.
— va a Pisa con pochi soldati, Guido
della Torre gli suscita contro ne-
mici che aiutati da re Boberto
vogliono impedirgli l’entrata a
Roma, 235 B.
— si reca attraverso alla Maremma
nella terra dei conti di Santa
Fiore, di qui va a Roma e vi
entra a dispetto di Giovanni fra-
tello a re Roberto che vi stava
cogli Orsini, suoi aderenti Co-
maschi, Toscani e Romani, 236
A.
— ricusa di essere incoronato a
s. Giovanni Laterano , deside-
rando che la cerimonia fosse
fatta con maggior solennità in
s. Pietro, Giovanni fratello a re
Roberto e gli Orsini fortificano
s. Angelo e s. Pietro impedendo
ad Enrico l’incoronazione, vuole
combattere contro i suoi nemici,
ma il popolo non lo lascia uscire
e muove da sè contro quelli,
prende a forza il Campidoglio e
Campo Fiore e va fino a s. An-
gelo dove succede una mischia
accanita in cui muoiono molti
d’ambe le parti, 236 A.
— viene incoronato in a. Giovanni
Laterano, 1° agosto 1812, 236 B.
— esce di Roma e va a Tivoli, 287
A.
— nel 1312 va ad Arezzo, guasta il
Perugino, si accampa presso Fi-
renze perchè la Toeoana tranne
Pisa , Arezzo e Cortona non gli
obbediva, 238 B.
— sta per due mesi accampato so-
pra Firenze, partito, distrusse
(ritenne, 788 a) s. Caaciano,
reca molti danni ai nemici, rie-
difica Poggibonzi (quivi licenzia
l’esercito e va a Pisa, 783 a),
danni ricevuti dai Pisani, 239
A.
— nel 1313 tenta oon aiuti diversi
l’impresa contro re Roberto, va
a Siena, vi muore, i suoi soldati
ritornano a Pisa, la salma del-
l’imperatore è portata in Alle-
magna, 239 C.
(Enrico di Nbive) (padre di Baldraoo,
sig. di Neive, 691 a).
Enrico Pellet a. , segue i Castello
nell’esiglio da Asti, 200 C.
— cede Cosambraudo agli Astigiani
e si ritira nel castello di Mon-
tigli, 208 B.
Enrico di Ralvengo (Rarengo, 788
d), dà il campo al conte Guar-
nieri in Annone, 244 A.
Enrico Serra, custodisce il castello
di Canelli, 198 B.
Enrico Sertorio, lascito del Ventura
a, perchè facoia un convito e
prima preghi per lui, 228 A.
Enrico Tanchettini, podestà d’Asti
lodevolissimo, 169 A.
Enrico Valfenxra (Valmaneria, 741
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CRONACHE ASTESI
161
o), carcerato con altri nella casa
di Gambarello, 197 B.
ferie, Bicoiardo Gambatesa capita-
nando gli Astigiani distrugge ,
251 B.
Epidemie, una fa strage dei soldati di
Filippo re di Francia, 164 C.
— nel 1815 seguita alla carestia che
avea desolato parte dell’Europa
Centrale ed Occidentale , un
terzo quasi degli uomini e delle
donne muore, tra essi il re di
Francia Luigi X , 228 E , 227
A-B.
— in Asti, a. 1481, 270 B.
Este, march.: Nicolò III, Taddeo,
Azzone VII, Aldobrandino, Azzo
Vili , Beatrice , Folco , Fran-
cesco.
Etrnria, v. Toscana.
Eugenio IV, incorona Sigismondo in
Roma, 272 C.
— manda Giovanni Vitelleschi con
8000 fanti in aiuto di Renato
d’Angiò, a. 1487, 275 B.
— indulgenza concessa da, alla chiesa
di s. Maria del Carmelo in Asti,
a. 1440, 276 B.
Evasio 8 ., Ospedale di, in Asti, la-
scito del Ventura, 228 E.
Ezzelino da Romano , tiranno , a.
1257, 153 C.
— soggioga Padova, la Marca Tre-
vigiana, Vicenza, Verona, Man-
tova, Brescia, 158 D.
— sue crudeltà, 154 A.
— ribellione di Padova, a. 1256, 154
B.
— fa uccidere tutti i Padovani che
erano presso di lui, a. 1256 , fa
lega contro i Guelfi conOberto
Palavicino sig. di Cremona e
Piacenza, sconfigge il legato del
papa a Gambara, 154 C.
— crudeltà di, contro il suo barbiere,
154 D.
— crudeltà di , contro ogni ordine
di cittadini, 154 D, 155 A-B-C.
— spedizione contro Milano chia-
mato da certi Milanesi, a. 1259,
155 D.
— ferito a Villanova nella spedi-
zione contro i Cremonesi , 155
DE.
— muore, a. 1259, di 70 anni a Son-
cino, 156 A.
F
Fabio Caze, figlio di Folco, col fra-
tello uccide Oliviero serv., 217 D.
Fabro, la torre della villa di, è diroc-
cata dagli Astigiani, 168 C.
Facino, Ottino.
Facino, servo dell’imperatore, ha una
questione in Asti con Vespessone
(Vesperone, 787 c) di Solaro,
243 A.
Facino di Cuniberto, riceve da Asti
denari per aver ceduto a tradi-
mento Cagliano, 169 B.
Facino di Favezono ( Fauzono, 719
a), riceve da Asti denari per aver
ceduto a tradimento Cagliano,
169 B.
Facino di Tiglio, fa pace con Asti
nel 1292, 146 B.
— non mantiene i patti, 147 A.
— si oppone a Giovanni di Saluzzo,
202 C.
— lega con Asti e promesse che fa
a questa città, 204 A.
Il — Indici titlematici.
Faenza, signori: Manfredi Astorre.
Faggiuola, Uguccione, Francesco,
Nerio.
Falletto, Raimondo, Godino, Rai-
mondino.
Faravello Doria, fatto Capitano del
popolo in Asti, 197 A.
(Farinerie) ( posseduta da Asti per
vendita di Manfredi marchese
di Lancia, 690 b).
— (vnd. di, 691 b).
Favezono Facino.
(Favrle) (Dm. di Asti, 690 d).
Federico d* Aragona, figlio di Pietro,
sposa Eleonora figlia di Carlo II
d’Angiò, fatto re di Sicilia e rap-
pacificato colla Santa Sede, 164
D.
— signore di Sicilia, cognato di re
Roberto, fa pace conquesto nel
1815 ( 1818, 791 a), nuove trat-
tazioni di tregua nel 1316, 246
A.
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162
INDICI SISTEMATICI
— assale nella Calabria re Roberto,
252 A.
— essendone richiesto, soccorre i fuo-
rusciti Genovesi contro re Ro-
berto, 255 C-D.
— 80 galee di, aiutano i fuorusciti
Genovesi che tentano di penetrare
in Genova, 257 A.
Federico Asinari segue Filippo d’A-
caja nella sua uscita da Asti,
216 C.
Federico di Biandrate, figlio di E-
manuele, sua bellezza e sua morte
in Sommari va, 187 C.
Federico di Saluzzo, coi fuorusciti
Astigiani è dentro Moncalvo as-
sediata, 209 C.
— si trova ad Incisa mentre gli Asti-
giani combattono Muasca, 214
B.
Federico I di Svevia incendia Asti
nel 1155, 141 C.
— entra in Asti o dopo averne ab-
battuto molte torri e suscitati
incendii ne esce , a. 1157, di-
struggo Milano, a. 1162, assedia
Asti, a. 1177, 190 C.
Federico II di Svevia, imperatore,
vince i Lombardi, 172 A.
— fonda Vittoria presso Parma, è
sconfìtto dai Parmigiani , sue
liti col pontefice, 172 B.
— è deposto da Innocenzo IV, per-
seguita e carcera molti prelati,
172 C.
— sua morte nel 1250 ed origine
delle feste di Lucia, 178 A.
— suoi aderenti in Genova e loro
lotte, 181 A.
— prende i Milanesi col carroccio e
col podestà a Cortenova, a. 1287,
pernotta nel Monastero dei Ss.
Apostoli in Asti , a. 1244 , nel
concilio di Lione è deposto dal-
P Impero colla sua stirpe fino alla
IV generazione, a. 1244, ò messo
in fuga dall* assedio di Parma
ed è arsa la città di Vittoria che
egli avea edificata ivi, a. 1248,
191 A,
— muore, a. 1250, 191 B.
Felice V, Amedeo Vili di Savoja
fatto papa col nome di, 272 C.
Felizzano, soggetta ad Asti, 147 A.
— limite dei domimi astigiani, 152
A.
— parte di, appartenente al mar-
chese di Monferrato è presa da
Asti, 169 B.
— metà di, è resa al march, di Mon-
ferrato dai signori di Asti, 196 D.
— gli Astigiani muovono contro,
quivi aspettano rinforzi, 228 B.
— si pone sotto il dominio di Carlo
VII, 278 C.
— si pone sotto il dominio di Mi-
lano, 278 E, 279 A.
Ferrara, predominio dei Guelfi in, 180
A.
— lotte e discordie fra Folco d’Este,
Francesco ed Aldobrandino, ven-
duta da Folco ai Veneziani, 184
A.
— i Ferraresi corrono ai servigi di
Clemente V e con suo aiuto com-
battono contro i Veneziani, uc-
cisioni ed incendii suscitati per
vendetta in Ferrara , da questi
essendo costretti ad uscirne, 184
B.
— i Ferraresi uccidono ed annegano
circa 8000 Veneziani stabiliti in
Ferrara, 185 A.
— pericolo di rovina per lo strari-
pamento del Po, a. 1454, 280 E.
Ferrario di 8 . Amànto , v. Ferrano
di 8. Amato.
Ferrario di 8 . Amato , maresciallo
delle milizie del re di Francia
alla battaglia di Cossano contro
gli Astigiani, 160 E.
— maresciallo di Carlo d'Angiò, è
fatto prigione e tenuto a lungo
nelle carceri dagli Astigiani, 168
B.
Ferrere,,v. Gorzano.
Ferreri , partigiani dei Castello in,
200 D.
Feste, cf. Pallio, Nozze.
Fiandra, oppressione ed eccessi dei
Francesi in seguito al trattato
con Roberto conte di, 185 D.
— insurrezione generale e strage dei
Francesi, guerra col re di Fran-
cia, 186 A.
— vittoria sui Francesi, danni del-
lo milizie lombarde condotte in
campo dal re Filippo III, 186 B.
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CEONÀCHE ÀSTE8I
168
— trattato di pace oon Filippo III,
186 0.
— Enguerrando di Marigny accusato
di parteggiare per la Fiandra ,
195 A.
— spedizione di Luigi X contro la,
sua sconfìtta a Courtray gran
bottino dei Fiamminghi , 195
a-b:
— carestia del 1815 in, 226 E.
— conti: Roberto, Enrico.
Fieno , carezza del, durante il giubi-
leo del 1800, 192 A.
Fieschi, genovesi, ospitano Innocenzo
IV, 172 B.
— escono di Genova coi Grimaldi,
rientrano con questi ed insidiano
i due capitani Oberto Spinola
e Doria, 181 B.
— assaltano coi Grimaldi Corrado
Spinola e Corrado Doria, 181
D.
— danneggiati dai Genovesi, 182 A.
— acconsentono che gli Spinola rien-
trino in Genova, 254 A.
— Carlo.
Figlie di Dio , introdotte in Asti nel
1280, 150 A.
Filippo, siniscalco di Carlo d’Angiò,
manda prigionieri in Provenza,
162 A.
— nel 1275 è vinto e ferito dagli
Astigiani e dai Chieresi, ritorna
in Provenza, 168 C.
— conte pavese, tenta col marchese
di Monferrato di prendere Lu,
212 B.
— posto Teodoro al sicuro ( a Rosi-
gnano, 757 b), assale Rinaldo
di Leto ed i suoi collegati, ma
è vinto e mandato prigioniero
al re Carlo, 212 C.
— è liberato dalla prigionia da Ope-
cino Spinola che lo conduce
salvo a Pavia, 212 D.
— sua scusa d’aver promesso fedeltà
a re Roberto per le carcerazioni
fatte da Filippo di Savoja vi-
cario dell’imperatore in Pavia,
242 D.
Filippo d’Acaja, accoglienze rice-
vute in Asti essendo reduce dal
regno di Morea, 201 D.
— è fatto Capitano del popolo in
Asti per tre anni collo stipen-
dio di 27000 libbre astesi e l’ob-
bligo di tener cento militi, 202
A.
— prende parte con 7000 fanti alla
spedizione e distruzione della
Rocca, 202 B.
— vede mal volentieri l’elezione del
podestà in Asti, perchè spera il
dominio della città, conduce gli
Astigiani contro il marchese di
Saluzzo, 208 C.
— con blande parole è obbligato
dagli Astigiani a combattere con-
tro Montiglio, 206 A.
— prende parte all’ edificazione della
villa di Mustiola, poi dopo varie
tergiversazioni * ritorna in Asti
contro la volontà degli Asti-
giani, 206 C-D.
— Rifiuta di soccorrere Mustiola as-
salita dal march, di Saluzzo,
rimproverato dagli Astigiani ,
promette di vendicarli, 206 D-E,
207 A.
— radunate le sue milizie tenta di
farsi signore di Asti riserbando
metà del dominio ad Amedeo di
Savoia, tumulto nella città, giu-
ramento di non più assalire Asti
per tre anni, 207 B, 208 A.
— colloquio con Teodoro, affettata
conciliazione, 209 A.
— richiesto * dagli Astigiani, si op-
pone a che facciano lega con
Teodoro, ire insorte, 209 B.
— proibisce, sebbene invano, che gli
Astigiani facciano lega con Teo-
doro, 209 C.
— invitato con profferte di vantaggi
a collegarsi con Carlo re di Si-
cilia contro il march, di Saluzzo,
209 D.
— ricusa d’ entrar nella lega , mi-
naccio contro di lui, 210 A.
— fa giurare agli Astigiani che mai
si eleggerebbero per signore il re
Carlo, gli viene occupato il prin-
cipato d’Acaia dal quale prende
il nome, non lo può in nessun
modo riottenere, 210 B.
— segrete trattative con Rinaldo di
Leto, 210 C.
— mette in fuga Teodoro e gli Asti-
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164
INDICI SISTEMATICI
giani, pone il campo a Tonco,
è riccamente accolto dai fuoru-
sciti Astigiani, 210 D.
— domanda d’essere accolto in Asti
per provvedersi di viveri, ma
temendosi di tradimento questo
gli viene negato, 211 A.
— tratta riccamente i fuorusciti Asti-
giani, suoi pretesti contro Asti,
211 B.
— s* impadronisce di Gassino, fa
sudditi quelli di Castiglione ,
prende Leiny, pel qual paese è
sempro in lite col march, di Mon-
ferrato, 211 C.
— rifiuta il suo aiuto agli Astigiani
nella spodiziono contro Caval-
lero, si ritira colla moglie e
tutte le cose sue nella sua terra
e non torna più in Asti, si ac-
costa ai fuorusciti accusando gli
Astigiani di non avergli pagato
quanto gli dovevano, 212 A.
— cogli alleati si accampa a Vignale,
riesco vittorioso sul conte Fi-
lippo, 212 C.
— indotto da Carlo re di Sicilia, fa
pace col march, di Saluzzo, 213
A.
— numerosi tentativi per soggiogar
Asti, tentativo al tempo della
distruzione di Mustiola radu-
nando gli Astigiani nei giardino
doi frati minori, 215 C.
— il suo assessore quivi propone che
gli si dia balìa di rappacificare
gli Astigiani coi fuorusciti, 215
D.
— lascia l’adunanza e vuole che la
proposta si porti innanzi al mag-
gior Consiglio, 216 A.
— durante il Consiglio del Popolo
rimane nella Canonica, chiama
a sè Raymondo di Terzago con
quelli adunati al Gran Consi-
glio, questi vi va solo, 216 B.
— un popolano gli mette tanta paura
della decisione del Consiglio
ch’egli si ritira in casa e pochi
dì dopo esce d’Asti insieme coi
fuorusciti, 216 C.
— minaccia di prender le parti dei
fuorusciti se non gli si dà subito
il salario dovuto, numerose ed
inutili trattative degli Astigiani,
protezione accordata ai fuoru-
sciti, 216 D.
— provoca rubarizi e ferimenti con-
tro gli Astigiani, dissimulazione
di questi, non lo richiedono più
d’aiuto per l’assedio di Muasca
nel 1308, nè gli pagano il sa-
lario, 216 E, 217 A.
— il Ventura scrive un sermone a,
nell’ occasione della sventura del
conte Filippone, 219 A.
— epistola di Guglielmo Ventura in
cui s’ inveisce allegoricamente
contro la crudeltà di, verso Asti,
220, Capo L.
— nipote d’Amedeo conte di feavoja
dopo la rotta di Quattorde nel
1309, è chiamato dagli Astigiani
a loro spese, gli è data dal Mag-
gior Consiglio generale balìa di
rappacificar la città coi fuoru-
sciti, 223 D.
— sua sentenza, 223 E.
— rimane governatore della pace ri-
cevendone stipendio dagli Asti-
giani, punizione da lui inflitta
ai Beltraldi, 224 B.
— col favore di, i Solaro fanno cac-
ciar d’Asti i Castello, 224 C.
— nel 1810 accompagna Enrico di
Lussemburgo, 229 D.
— induce Enrico di Lussemburgo a
venire in Lombardia, 230 E.
Filippo Alneto, figlio di Gualcherò,
suppliziato come amante della
regina di Francia e della sua
cognata, 194 D, 195 A.
Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II
re di Sicilia, favorisce l’elezione
del fratello suo Roberto a re di
Sicilia, 224 E.
— Principe di Taranto, fratello di
Roberto re di Napoli, è mandato
in soccorso di Firenze contro
Uguocione della Faggiuola, 240
A.
Filippo HI l’ardito, re di Francia,
assale il re d* Aragona, suoi dan-
ni e sua morte, 164 B.
— discordie con Odoardo re di In-
ghilterra, 185 B.
— pessimo uomo , scomunicato dal
papa, rappacificato con Odoar-
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CRONACHE ASTISI
165
do d’Inghilterra per mezzo del-
l’arbitrato d’Amedeo di Savoia,
sua guerra contro Roberto conte
di Fiandra e loro trattato, 185 G.
— oppressione dei governatori posti
nelle città della Fiandra ed in-
surrezione, 185 1).
— saputa la rivolta dei Fiammin-
ghi assedia Lilla (Isla , 729 c)
e la prende , conduce a tradi-
mento prigioni Roberto conte di
Fiandra e due suoi figli, 186 A.
— sua sconfitta, ricorre a milizie
Lombarbe, nuovi danni, 186 B.
— assedia Ceresse (Seresec , 780 a),
tratta la pace coi Fiamminghi,
si comporta malvagiamente con-
tro i sudditi spogliandoli delle
ricchezze e falsificando la mo-
neta, 186 C.
— il popolo di Parigi a furore muo-
ve contro il suo palazzo, egli
lo rappacifica con blande parole
poi ne fa impiccare i capi, 186 D.
— le sue contese con Odoardo re
d’Inghilterra incominciano nel
1297 e durano 6 anni, nel 1810
manda il suo figlio primogenito
a devastar Lione, questi è am-
messo con patti nella città, vi
prende prigione Pietro nipote di
Amedeo di Savoia e fratello di
Filippo principe d’Acaia , il re
non permette a Clemente Y di
far ritorno a Roma, 187 A.
Filippo IV il Bello, fa crear Papa
in Parigi, a. 1805, Bertrando di
Got, arcivesc. di Bordeaux che
prende il nome di Clemente V,
192 C.
— odio di, contro l’ordine dei Tem-
plari per essersi accostati contro
di lui a Bonifacio Vili, 198 A.
— persecuzione contro i Templari,
198 A-B-C.
— assiste al concilio di Vienna, a.
1812, ove Clemente V maledico
l’ordine dei Templari e ne cede
parte dei beni al re, 193 B.
— morte di, 7 dicembre a. 1815,
194 0.
— suo turbamento per la discesa in
Lombardia di Enrico di Lus-
semburgo, 280 E.
Filippo V il lungo, tronca i tem-
poreggiamenti dei cardinali adu-
nati in Lione per eleggere il suc-
cessore a Clemente V facendoli
rimanere a pane ed acqua, 252
C.
Filippo Avogàdro di Col’obiano,
governa tirannicamente Vercelli,
284 C.
Filippo Gardino, epistola da lui
mandata a suo padre Giulio,
220 Capo L.
Filippo Gonissa, siniscalco del re di
Francia alla battaglia di Cos-
sano contro gli Astigiani, 160 E.
— sua risposta a Tommaso Alfieri
legato Astigiano, 161 B.
Filippone di Langosco, è combat-
tuto dalla lega di parecchie città,
167 A.
— unito col march. Giovanni di
Monferrato e Manfredi di Saluz-
zo , a. 1299 , prende Vercelli ,
Novara , Casale di S. Evasio e
caccia da Vercelli e Novara Ga-
leazzo figlio di Maffeo Visconti
e da Vercelli i Tizzoni, 170 C.
— tenta invano di ristabilire in Asti
i Castello fuorusciti, 201 D.
— conte di Pavia, accompagna a
Casale Teodoro, di Monferrato,
ha per moglie una figlia di Ope-
cino Spinola, 208 B.
— accoglie festosamente a Susa En-
rico di Lussemburgo, 229 E.
— dissuade Guido della Torre dal-
P opporsi ad Enrico di Lussem-
burgo, 281 B.
— Entra in Vercelli, incendia le
oase dei Tizzoni e dei loro se-
guaci, ne esiglia ed uccide, 238
A.
— volendo entrare in Piacenza è
preso prigione e carcerato in Mi-
lano, 246 C.
Filippo di Malo (Filippo di Viale,
788 a ) , ha generale balla da
Asti, si mostra tiranno e non tien
conto degli arbitrati dell’impera-
tore, 248 B.
Filippo Pallido, un figlio di, è fatto
dagli Astigiani prigioniero nella
presa di Monte Marcido, 252 E.
Fili ppo di Savoja, è richiesto per aiuti
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166
INDICI SISTEMÀTICI
da Asti, a cagione della moglie
Margherita è fatto principe di
Aoaja e di Morea, manda Gu-
glielmo di Montebello in aiuto ad
Asti e la libera dalla soggezione
dei marchesi di Monferrato, 171
A.
— prende il Castello della Bocca e
quello di Settime posseduti dal
march. Teodoro di Monferrato,
185 A.
— teme che Asti non scelga a suo si-
gnore Boberto re di Sicilia, con-
grega molti nobili di Asti e li
fa giurare che non si faranno
mai sudditi a re Boberto, 225 A.
— proibisce agli Astigiani trasgres-
sori delle promesse di mandare
ambasciatori a stringere alleanza
con re Boberto, 225 C.
— vicario di Pavia, pone in custodia
Manfredi di Beccaria, 284 B.
— combatte in Vercelli col conte
Guarnieri d’Ausburgo, sue rela-
zioni cogli Avogadro, 287 B.
— odia i Solaro perciò entra colle
sue forze nelle ville di Biva e
di Poirino, 242 B.
— si ritira nei suoi dominii per ti-
more del siniscalco di re Boberto,
collegato con altri Stati prende
alcune ville di Pavia , prende
Garlasco, 242 G.
— vicario imperiale a Pavia, incar-
cera Biccardino figlio del conte
Filippone e 10 altri dei princi-
pali di Pavia, 242 E.
— Manfredi di Saluzzo non potendo
difendere Fossano lo cede a, di
nome principe d* Aoaja ma non
di fatto, egli tuttavia non può
difenderlo, 245 C.
— collegato coi fuorusciti Astigiani
devasta Sa vigliano, è volto in
fuga da Ugone di Bauci, altra
sua fuga, incendia le vicinanze
di Villanuova, 246 D.
— muove su Borgo S. Dalmazzo
sperando invano di difendere De-
monte da Ugone di Bauci, 248
C.
— nel 1816 fa tregua con Asti, 249
B.
— nel 1816 va a Villanuova, poi a
Bevignano, pone il fuoco a Mon-
tebonino , si ritira nei dominii,
va a Fossano, a 8 a vigliano, ne
parte peli’ arrivo di Bicciardo
Gambatesa, 249 D-E, 250 A.
— nel 1817 entra colle sue milizie
nel Borgo degli Apostoli, sua
partenza, 258 A.
— Maffeo Visconti cede Savigliano
a, 258 B.
Filippo Scàràmpi, leggista, muore in
Asti, 198 0.
— gli eredi di, nel 1810 seguono i
Castello nell’esiglio da Aiti, 224
C.
Filippo di Valois, figlio di Carlo di
Valois , nel 1820 (1822, 805 a)
va a Cuneo, muove su Asti, 257
D.
— va a Vercelli per soccorrere gli
Avogadro, 257 E.
— si ritira da Vercelli, 258 A.
Filippo Viale, sindaco, giura per A-
sti fedeltà ad Enrico di Lussem-
burgo, 280 B.
— (ha comune balìa da Asti, si mo-
stra tiranno e non tien conto
degli arbitrati dell’imperatore,
788 a).
Filippo Maria Visconti, prende a
governare Asti, a. 1422, col con-
senso dei cittadini, 269 C.
— guerra del march, di Monferrato,
di Venezia e Firenze contro, a.
1481, 270 A.
— spedizione nel Monferrato capita-
nata da Francesco Sforza a no-
me di, a. 1431, 271 C-D-E.
— pace del 1432 tra i Veneziani e,
restituzione delle terre prese a
Gian Giacomo di Monferrato,
accoglienze fatte in Milano a que-
sto, essendo reduce nei suoi Stati,
a. 1432, 272 A.
— chiama Sigismondo imp. in Italia,
ma non gli dà i denari promes-
sigli, per opera di Nicolò d’Este
si accorda con Venezia e Firenze,
272 B.
— manda la flotta genovese in aiuto
di Gaeta, a. 1435, 273 C.
— fa venire a Milano Alfonso d’À-
ragona e gli altri prigionieri della
battaglia di Ponza, li tratta ma-
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CRONACHE ÀSTB8I
167
gnificamente e li rimette in li-
bertà senza riscatto, 274 A-B.
— accompagna Alfonso a Genova
ove questi s’imbarca sulle galee
genovesi, si narra ohe in tale oc-
casione pretendesse dai Genovesi
che facessero lega con Alfonso,
274 B.
— ribellione dei Genovesi e di tutta
la Riviera per opera di France-
sco Spinola comandante in Ge-
nova per Filippo Maria, ucci-
sione dì Opecino di Alzate pode-
stà, a. 1486, 274 B-C.
— dà ordine a Giacomo Piccinino
di andare in soccorso del Castel-
letto di Genova a. 1486, 274 D.
— lega dei Genovesi coi Veneziani e
Fiorentini contro, a. 1486, 274
D-E.
— perseguita i Genovesi che si tro-
vano ne’ suoi domimi, 275 A.
— concede a Battista di Campofre-
goso la vi. di Gavi, 275 E, 275
A.
— concede a Barnaba Adorno la vi.
di Vobio (Voltabio, 828 d), 275
A.
— morte di, 18 agosto 1447, nel Ca-
stello di porta Giove a Milano,
suo testamento in favore di Al-
fonso d’ Aragona, non accettato
dai Milanesi, 276 D.
— assalito dai Veneziani, manda a
promettere in cambio d’aiuto a
Carlo VII la signoria di Asti da
lui tenuta fin dal 1422 contro i
diritti di suo nipote Carlo d’ Or-
léans, a. 1446, 277 A-B-C.
Finale, i Genovesi rubano a, tre navi
cariche di merci, 257 C.
Fiorini , valore del fiorino d’Asti, 188
A.
Firenze, nella chiesa di S. Giovanni
sono sospesi lo scettro e la mitra
del vescovo d’ Arezzo morto nella
battaglia di Bibbiena, 189 A.
— i Fiorentini sono eccitati da Gui-
do della Torre contro Enrico, di
Lussemburgo ed aiutati in ciò
da re Roberto, 285 B.
— Enrico di Lussemburgo nel 1812
toglie a, alcune castella e ville
e si accampa a circa due miglia
dalla città perchè gli è disob-
bediente, 288 B.
— molti danni ricevuti, benché piò
numerosi non osano uscir dalla
città, dopo due mesi l’imperatore
si allontana, 289 A.
— danni cagionati a, da Uguccione
della Faggiuola, 289 D.
— re Roberto richiesto d’aiuto man-
da a, 2 suoi fratelli Pietro ed il
principe di Taranto ed il figlio
di questo, Carlo, con soldati a spe-
se dei Fiorentini e della parte
Guelfa, gli alleati muovono con-
tro Monte Catini, rotta dei Fio-
rentini nel 1815, 240 A.
— udendo la fuga di Uguccione della
Faggiuola assalgono una villa di
Lucca, sono messi in fuga dai
Pisani, 249 C.
— lega col march, di Monferrato e
Venezia contro Filippo Maria
Visconti sgr. di Milano, a. 1481,
270 A.
— manda una galeazza e quattro
galee in soccorso del marchese
di Monferrato e di Barnaba A-
dorno alla battaglia di San Frut-
tuoso, 23 settembre 1431, 271 A.
— concordia con Filippo Maria, 272
B.
— tentano opporsi al passaggio di
Sigismondo imperatore facendo
scorrerie per le terre di Lucca e
Siena , poi fatta preda vanno ad
Arezzo e vi si fermano, 272 C.
— Genova si accosta alla lega di Ve-
nezia e, oontro Filippo Maria Vi-
sconti, a. 1486, 274 D-E.
— edifizi: Chiesa di S. Giovanni.
Fodro , ville obbligate a pagare il fo-
dro rusticale ad Asti nel 1190,
148 C.
— (quei di Azano debbono pagare
il fodro rusticale ad Asti una
volta all’anno, 688 c).
Folco Asinàri, segue i Castello nel-
l’ esigilo da Asti, 200 C.
Folco Caze, accompagna nella par-
tenza da Alba gli ambasciatori
di Carlo re di Sicilia, 197 D.
— ritornando da Alba è ucciso per
una insidia tesa dagli Astigiani,
197 E.
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168
INDICI SISTEMATICI
Folco d'Este, erede di Asso Vili
nel marchesato di Ferrara è osteg-
giato dai fratelli di Azzo, Fran-
cesco ed Aldobrandino.
— essendo odiato dai Ferraresi parte
da Ferrara e ne vende ai Vene-
ziani la signoria, 184 A.
Folco Solaro, è ucciso dai fuoru-
sciti Astigiani, 215 E.
Folgos, Oberto.
Follis, Beatricina de.
Fondi, conti: Antonio, Cristoforo
Gaetano, Ruggero.
Forensi*, proclamazione di, in Asti,
200 E.
(Fosdenoyo), (presso Sarzana, vi si ri-
fugia Uguccione della Faggiuola
cacciato da Pisa, 795 d).
Fossano, carestia, soccorso da Asti,
168 A.
— edificato sugli avanzi della villa
di Romanisio, a. 1215, 190 D.
— dato al march, di Saluzzo, 197 A.
— vi sono imprigionati Corrado
Brayda, Aleramo Laico (Lajo-
lio, 742 b), Aimoyno Solaro e
Nicola Caze, 197 E.
— vi sono condotti prigionieri Asti-
giani, 201 B.
— è ceduto a Rinaldo di Leto si-
niscalco del re di Sicilia dal
march, di Saluzzo, 205 D.
— vi si reca Roberto re di Sicilia,
224 E.
— nel 1820 si ribella a re Roberto
e si dà al march, di Saluzzo che
lo cede a Filippo di Savoia, que-
sti tuttavia non lo può difen-
dere, 215 C.
— Ugone di Bauci cogli Astigiani
devasta, 246 D.
— Manfredi di Saluzzo e Filippo di
Savoja dopo la vana impresa di
Demonte ritornano a, 248 C.
— è salvato dai collegati nel 1816
per opera di Stefano Visconti,
249 E.
— Ricciardo Gambatesa capitanando
gli Astigiani danneggia , 251 B.
Franceschino Bocono , milite Asti-
giano fatto prigione nella spedi-
zione di Cherasco e condotto a
Fossano, 201 B.
Franceschino Guttuario, eletto a
prender sicurtà da quelli della
parte popolare, 197 A.
Francesco ($•), devastato dagli Asti-
giani, 168 A.
Francesco di Castagnole , sepolto
in Asti, 215 C.
Francesco di Cravesana, è mandato
da Enrico di Lussemburgo a
Cremona , ma ne è cacciato
poco dopo, 282 A.
— per accordo coll’ imperatore è
mandato da Guglielmo Isnardi
ad Asti ed ordina che quelli di
Barberina e molti armati ven-
gano ad Asti a cacciarne i So-
laro, 241 D.
— sua uccisione, 242 E.
Francesco d'Este, ed Aldobrandino,
fratelli ad Azzo Vili osteggiano
Folco erede di Azzo, 184 A.
Francesco della Faggiuola, figlio
di Uguccione, muore nella bat-
taglia di Montecatini del 1815,
240 B.
Francesco Grimaldi detto de Ma-
litia (de Mazia , 725 c).
— sua impresa contro Monaco donde
offende Genova, 182 A-B.
— sua morte alla battaglia di Yen-
timiglia, 182 E.
Francesco Guttuario, tre figli di,
sono presi nel castello d’Agliano
dai Solaro, 242 A.
Francesco di Monsolito, andando
da Valenza ad Asti nel 1322,
incontra soldati nemici ad Asti
che fuggono alla bastia di Mon-
gerano, 261 D.
Francesco Pandonio, presente al-
l'assedio di Gaeta, a. 1485, 273
0.
Francesco Rotario, signore di Be-
vigliasco , mandato dal duca
d' Orléans quale oratore ai Mi-
lanesi, a. 1448, 280 C.
Francesco Sforza, spedizione di, per
il duca di Milano, a. 1481, con
2000 cavalli contro il marchese
di Monferrato , giunto ad Ales-
sandria fa riunire 5000 e più
uomini de' paesi circonvicini e
pone assedio a Lu, 271 G.
— presa e sacco di Lu dopo 4 o 5
giorni d'assedio , crudeltà com-
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CRONACHE A STESI
169
messe dai suoi soldati contro le
donne, 271 D.
— invade il Monferrato, prende Ga-
sale di Sant’ Evasio, pace di Ve-
nezia, a. 1432, 271 E, 272 A-B.
— ambasciatori di , a Rinaldo di
Drénay per dissuaderlo dalla
spedizione contro Alessandria e
Tortona, 278 D.
— capitana i Milanesi contro Pia-
cenza nel 1447, è marito d’una
figlia naturale di Filippo Maria
Visconti, 279 A.
— si fa signore di Milano e conte
d’Asti coll’aiuto di Giovanni e
Guglielmo di Monferrato , per
opera di Bartolomeo Colieoni
prende prigione Giovanni capi-
tano generale dell’ esercito di
Luigi di Savoia, 279 B.
— ottiene da Guglielmo di Monfer-
rato prigioniero in Pavia che
desista dalle promesse fattegli,
279 C.
Francesco Solaro detto Gamba di
ferro , causa delle discordie coi
Guttuari, 156 0.
— seguita le parti di quelli di Ca-
stello, 197 B.
— lasciato da costoro rimane senza
appoggio, 197 C.
— segue i Castello nell’esiglio da
Asti, 200 C.
Francesco Spinola, figlio di Otto-
bono, capitano dell’ armata ge-
novese, sconfitto a S. Fruttuoso,
28 settembre 1431, è condotto
prigioniero a Venezia, 271 A.
— liberato in seguito alla pace, ac-
coglienze ricevute in patria, 272
B.
— difende Gaeta centro Alfonso V
d’ Aragona, a. 1485, 278 D.
— governa per Filippo Maria Visconti
Genova, si fa oapo della ribel-
lione contro di lui , 274 B-C.
Francia, carestia del 1315 in, 226 E.
— Re di : Carlo VII, Luigi X, Cario
IV il Bello, Luigi IX, Filippo
IH, Filippo IV il Bello, Fi-
lippo V il Lungo.
Frangipane, Giovanni.
Frati del Carmelo , introdotti in Asti
nel 1280, 150 B.
— capitolo generale dei, in Asti, 15
maggio 1440 , vi intervengono
più di 200 frati, 276 A.
Frati eremitani , introdotti in Asti
nel 1280, 150 A.
Frati minori , introdotti in Asti nel
1280, 150 A.
— convento di, in Genova, vi muore
la moglie di Enrico di Lussem-
burgo, 285 A.
Frati predicatori , introdotti in Asti
nel 1280, 150 A.
— lascito del Ventura, 229 A.
— «convento di, in Asti, vi è sepolto
Emanuele di Biandrate, 188 A.
Frati dei Saecochi (de Sachis , 686
introdotti in Asti nel 1280, 150
B.
(Fravie) (uomini di, possessori di Man-
gano, 691 a).
Fréjus, Giovanni d’Ossa prima di es-
sere fatto vescovo di Avignone
è vescovo di, 252 C.
Frinco, posseduta dai fuorusciti Asti-
giani, 262 A.
— gli Astigiani andando a devastare,
sorprendono dei loro fuorusciti,
218 C.
— gli uomini di Barberina adunati
in, sono mandati a cacciar d’Asti
i Solaro, 241 D.
Friuli, vi si ritirano i Della Torre,
166 A.
(Frontaniano, S.) (devastato dagli Asti-
giani, 718 a).
Fruttuaria (8. Benigno di), Gian Gia-
como di Monferrato concede al
duca di Savoia il iuspatronatum
sull’abbazia di, 278 A.
Fruttuoso (#.), chiesa di, a 20 miglia
da Genova, l’armata Veneto-Fio-
rentina vi sconfigge i Genovesi,
28 settembre 1481, 271 A.
Fubine, Ricciardo Gambatesa ed Ugo-
ne di Bauci con soldati pagati
da Asti, nel 1316 prendono per
forza ed incendiano, 247 D.
— i soldati Provenzali pagati da Asti
incendiano, 251 D.
Fulvio Asinari (Folco, 725 c), Asti-
giano, è eletto podestà di Ge-
nova, 182 A.
Fusilàgo, Antonio.
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170
INDICI SISTEMATICI
Or
Gabagno, Costanzo. {
Cablano, Nicolino Bastardo e Jacopo
signori di, fanno pace con Asti,
146 B.
Gabriello Turco , figlio legittimo
di Antonio e fratello di Gio-
vanni, fa guerra al duca di Mi-
lano, sua morte in Castel For-
mio, 15 giugno 1481, 270 C.
Gabrio della Torre , capitano del
popolo in Asti nel 1806, 208 A.
Gaeta, assedio di, per parte di Al-
fonso V d’ Aragona, a. 1484-
1485, 278 C.
— Francesco Spinola difensore di,
278 D.
Galeazzo Visconti, figlio di Maffeo
prende per moglie la sorella del
marchese d’Este , è espulso da
Vercelli e da Novara per opera
dei collegati Giovanni march,
di Monfer., Manfredi march, di
Saluzzo e Filippone conte di
Langosco, 170 C.
— accompagnando il conte Guarnieri
viene alle mani presso Quattorde
con Ugone di Bauci, 248 E.
— nel 1822 succede nella signoria
e nella dignità di capitano del
popolo di Milano a suo padre
Maffeo, 262 D.
offendo e scaccia Obizzo Versuto
di Landò da Piacenza , questi vi
rientra e ne caccia il figlio Az-
zo, 263 C-D.
— è con tutti i suoi cacciato di Mi-
lano, 263 E.
— vi rientra e ne riottiene la signo-
ria, 264 A.
— colle sue forze e cogli aiuti di
altri principi, nel 1824 assedia
Monza, 266 D.
— uccide dei soldati del Gardona in
una villa di Carrara, è soccorso
da Lodovico il Bavaro, scon-
figge e prende prigioniero Rai-
mondo di Cardona ed Enrico di
Fiandra, le sue soldatesche nel
1825 sono rotte da quelli di
Monza, 266 E, 267 A, 268 A.
Galeazzo Visconti dà Asti in dote
al duca d’ Orléans, a. 1886, 282
A.
Galeotto dei Lambertini, podestà
d'Asti, 156 E.
Gallico, milite, mandato come ora-
tore ai Milanesi dal duca d* Or-
léans, a. 1448, 280 C.
Galvagno Petla, da Asti va ad abi-
tare in Chieri, danneggia Asti,
196 B.
Galvagno Testa, morte di, a Masio,
215 B.
— (segue i Castello nell’esiglio da
Asti, 745 c).
Gamalero, è preso da Marco Visconti,
256 B.
Gambara, sconfìtta del legato del papa,
a. 1258, 154 C.
Gam barello, Umberto.
Gambatesa, Ricciardo.
Gambino, Jacopo.
(Garbaxoglia) (vi. di, a cui in parte
è soggetta Nizza, 692 b).
— (fd. astese, distrutto da Alessan-
dria, 692 c.
Gardini, la maggior parte dei, segue i
Castello nelTesiglioda Asti, 200 C.
Garbino, Filippo, Giulio.
Garetti , sgr. di Ferrere , Andrea ,
detti anche Gorzano, 161 D.
— la maggior parte dei, segue i Ca-
stello nelPesiglio da Asti, 200 C.
— casa, combattuta invano dal conte
d’Artois, 162 B.
Garezio , il signore di , è mandato
oratore dal duca d’ Orléans ai
Milanesi, a. 1448, 280 C.
Garlasco, Guarnieri d’ Ausburgo, i Mi-
lanesi, Teodoro di Monferrato e
Filippo di Savoia prendono, 242
C.
Garreto, v. Garetti.
Garretto, v. Garetti.
Gaspare Grimaldi, fatto capitano di
Genova, 254 B.
Gassino, è preso dal principe d’Acaia
cogli Astigiani e Chieresi, 211 C.
Gavi, Opecino Spinola sconfitto a Se-
stri fugge a, 182 D.
— i Genovesi mandano a devastare,
a. 1809, 182 E.
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CRONACHE ASTE8I
171
— concesso da Filippo Maria Vi-
sconti a Battista di Campofre-
goeo, 275 A.
— (pedaggio di, 696 a).
Genesino Bocca, scaccia dalla Bocca
insieme al fratello Manfredo Bo-
nino ed Opecino suo figlio. Spe-
dizione degli Astigiani contro di
lui, 202 B.
Geaova, stimola Asti alla guerra cóntro
Alessandria, 142 A.
— (lettere di, sul pedaggio di Gavi,
696 a).
— capitani di, fuorusciti, i capitani
di, vincono i Pisani e ne fanno
prigioni più di 16000 (15000) ,
i prigionieri Pisani rimangono in
carcere 18 anni, 159 A.
— i prigionieri Pisani escono di Ge-
nova, i Genovesi combattono coi
Veneziani presso Lajaccio, pren-
dono il Clavario loro e li spo-
gliano ed uccidono, combattono
con 18 galee, queste sono guaste
dai Veneziani, armano 50 galee
sotto P ammiragliato di Lamba
Doria, 159 B.
— vincono i Veneziani a Curzola e
ne fanno più di 5000 prigioni,
pace con Venezia, 159 0.
— lega con Asti, Pavia e Guglielmo
di Monferrato contro Carlo d’An-
giò, 160 C.
— Duecento militi spagnuoli appro-
dano a, 161 C.
— fa lega con altre città contro Gu-
glielmo di Monferrato ed il conte
di Langosco, 166 E.
— divisione m due partiti prima della
morte di Federigo, 180 B.
— il partito imperiale rappresentato
dagli Spinola e loro seguaci e-
soe di Genova e fermandosi a Sa-
vona milita contro Genova, as-
sedio e presa di Savona, ritorno
degli Spinola privi di beni e di
potori, primeggiano i Grimaldi,
questi sono abbattuti da Oberto
Spinola e Oberto Doria, a. 1270,
Oberto Spinola ed Oberto Doria
capitani generali di Genova, 181
A.
— i Grimaldi coi FieBchi, escono di
Genova vi rientrano dopo lungo
tempo ed insidiano i due signori
di Genova Oberto Doria e Spi-
nola, insorgono gridando morte
agli Spinola ed ai Doria e forti-
ficando la porta di Genova , il
campanile di S. Lorenzo e le case
dei Fieschi, 181 B.
— Oberto Spinola e Doria muovono
contro loro col popolo e li ridu-
cono nella chiesa di S. Lorenzo,
Oberto Spinola li libera magna-
nimamente dal furore del popo-
lo, li riduce però a soggezione,
181 C.
— temendo dei Grimaldi il popolo
elegge capitano Corrado invece
di suo padre Oberto Spinola,
disordini dei Grimaldi e dei
Fieschi, 181 D.
— il popolo , sempre s’oppone ai
Grimaldi, Lamba D’Oria capi-
tano del popolo ad Asti, inter-
viene con 56 militi astigiani nelle
discordie genovesi, guerra di 40
giorni, 181 E.
— crudeli lotte, espulsione dei Gri-
maldi , elezione a podestà di
Fulvio (Folco, 725 c), persecu-
zione dei Grimaldi o dei Fieschi,
182 A.
— offese di Francesco dei Grimaldi,
sua entrata nella città, uccisione
di Lanfranco Spinola, sua cac-
ciata, prigionia di molti dei suoi
partigiani e loro diversi esigli ,
182 B.
— sono fatti capitani del popolo Ope-
cino Spinola e Bernabò figlio
di Branca D’Oria , ritorno pa-
cifico dei Grimaldi nel 1812,
loro uscita, contese tra i Doria
e gli Spinola, 182 C.
— ritorno armato dei fuorusciti, si
oppone loro Opecino Spinola, è
sconfitto a Sestri , entrata dei
fuorusciti nella città, battaglia
di Ventimiglia, 182 D.
— contese tra i Grimaldi ed Opecino
Spinola, assalto di Gavi, 182 E.
— diroccazioni, vendetta presa di una
nave, pacificazione con Opecino
Spinola, 188 A.
— è cacciato Opecino Spinola , a.
1309, 184 C.
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172
INDICI SISTEMATICI
— seguono i Castello neii’esiglio da
Asti, 200 C.
— venuta di Teodoro figlio dell’im-
peratore greco, suo matrimonio,
208 B.
— Opecino Spinola promette a Carlo
re di Sicilia forze genovesi per
acquistare il regno di Sicilia,
212 D.
— guardano Moncalvo e Vignale ,
218 A.
— si dice che Opecino Spinola pro-
mettesse a Roberto re di Sicilia
la città di Genova.
— proclama davanti agli ambascia-
tori di Enrico di Lussemburgo, di
voler restare fedele a lui, 225 C.
— Brescia nel 1811 si difende da
Enrico di Lussemburgo con ba-
lestrieri genovesi, 288 C.
— accoglie onorevolmente Enrico,
per patti fatti con lui in Milano
gli danno danari, muore a, la
moglie di Enrico, sua onorevole
sepoltura, arbitrati dell’impera-
tore, mortalità nell'esercito di
lui, sua dimora in, di 4 mesi,
284 C-D, 285 A-B.
— armano 15 galee contro Ranieri
de’ Grimaldi che trova modo di
sfuggire, 287 A.
— Enrico di Lussemburgo con galee
di, tenta l’impresa contro Ro-
berto re di Napoli, 289 B.
— nel 1816 tentano di combattere
Opecino Spinola a Busalla ma
ne sono vinti, recentemente però
questi riceve gravi danni, 250 C.
— litigio con soldati tedeschi che
per la vittoria avuta chiedevano
doppia paga, loro eccessi, 250 D.
— ritornano gli Spinola ed escono
i Doria, 254 A.
— Carlo de’ Fieschi e Gaspare dei
Grimaldi fatti capitani di Ge-
nova, escono gli Spinola, 254 B.
— nel 1818 (1917 , 801 c) i fuoru-
sciti assediano Genova, danni
arrecati, 254 £>.
— chiudono il porto di Savona colle
lor navi, provvedono alla difesa
della città, bandiscono molti osi-
gli, la parte guelfa pone la città
sotto il dominio di re Roberto,
aiuti mandati da questo, con-
tinuo battagliare coi fuorusciti,
prevalenza di questi, 254 D-E.
— i fuorusciti entrano nel borgo di
Predio, Marco Visconti pure as-
sale la città, la difende re Ro-
berto che ne prende il dominio
per dieci anni, fuga di Marco
Visconti, 255 A.
— Marco Visconti s’unisce ai fuo-
rusciti nel borgo di Predio, con-
tinuo battagliare dei Genovesi
coi fuorusciti , prevalenza di
questi, nel 1819 (1818, 802 c),
Roberto assale S. Pier d’ Arena
e Sestri , fuga dei fuorusciti ,
255 B.
— i fuorusciti ricorrono a Federico
d’ Aragona re di Sicilia, vincono
re Roberto ad Albizola, questi la
prende e la riprendono i fuoru-
sciti sortiti da Savona , 255 C.
— i fuorusciti coll' aiuto di Fede-
rico 1 affliggono continuamente,
perciò re Roberto si ritira in
Toscana, manda nuovi aiuti coi
quali i nemici sono cacciati, ri-
torna a, ne ordina lo Stato, ne
riparte, 255 D.
— i fuorusciti assediano di nuovo,
255 E.
— loro partenza dopo aver arrecati
molti danni, 256 A.
— Marco Visconti assale coi fuoru-
sciti, e le reca nuovi danni, 256
B-C.
— i fuorusciti Genovesi vanno ad
AlaBsio, i signori di Genova pren-
dono loro ed incendiano le galee
e la villa di Alassio, 256 D.
— i governanti prendono ed incen-
diano Albenga, 256 E.
— i governanti inseguiti per mare dai
fuorusciti riparano a Napoli.
Raimondo di Gardona, Catalano,
duce ed ammiraglio dei Genovesi.
— i fuorusciti con 80 galee di Fede-
rico 1 re di Sicilia tentano in-
vano di penetrare in, prendono
Voltri, 256 A.
— incendiano Chiavari ed i paesi
circostanti, sopraffanno i gover-
nanti e prendono Noli, 257 B.
— i fuorusciti prendono e distrug-
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CRONACHE A8TE8I
178
gono le terrò del marchese di
Cravesana e di Val d’Arooia ,
stanno coll’ esercito loro nel borgo
di Predio fino al 1822 e sono dan-
neggiati dai governanti, 257 C.
— i Genovesi nel 1822 assediano e
prendono Àlbenga, sacco del borgo
di Predio nel 1828, 264 D.
— Gian Giacomo di Monferrato per
trattato fatto con Barnaba Ador-
no, esule genovese, fa una spe-
dizione contro (settembre 1481)
eogli aiuti di 18 galee veneziane,
una galeazza e quattro galere
fiorentine, 270 D, 271 A.
— battaglia navale (28 settembre
a. 1481) presso 6. Fruttuoso tra
T armata genovese sotto Fran-
cesco di Ottobono Spinola, ed i
Veneziani e Fiorentini sotto
Pietro Loredano , sconfitta dei
Genovesi, loro perdite, Francesco
di Ottobono Spinola prigioniero
mandato a Venezia, 271 A.
— sconfìtta dei soldati del march, di
Monferrato capitanati da Bar-
naba Adorno per opera delle
truppe milanesi sotto Nicolò Pic-
cinino, 271 A-B.
— Barnaba Adorno ò fatto prigio-
niero, crudeltà di Nicolò Picci-
nino contro i Liguri partigiani
del marchese di Monferrato, 271
B.
— un’ armata genovese muovo per
comando di Filippo Maria Vi-
sconti in socoorso di Gaeta, ove
si trovava già Francesco Spinola,
a. 1485, 278 D.
— battaglia navale di Ponza, 4 a-
gosto 1485 , vittoria dei Geno-
vesi , cattura del re d’ Aragona
e di molti insigni personaggi ,
ricco bottino, 278 D-E.
— Biagio Assereto comanda la flotta
genovese alla battaglia di Ponza,
278 E.
— Filippo Maria Visconti toglie ai
Genovesi Alfonso d’ Aragona e i
prigionieri fatti a Ponza , pre-
tende che essi stati sempre ne-
mici di Alfonso facciano pace ed
alleanza con lui, 274 A.
— ribellione di, per opera di Fran-
cesco Spinola, stato già reggitore
di, in favore di Filippo Maria
Visconti, 274 B-C.
— uccisione di Opeoino di Alzate,
podestà di, per Filippo Maria
Visoonti, 26 dicembre 1486, ri-
bellione di tutta la riviera, ca-
stelletto rimane per alcuni giorni
fedele a Filippo Maria, sua espu-
gnazione, 274 C.
— spedizione di Giacomo Piccinino
contro , a. 1486 , spedizione di
ambasciatori a Firenze ed a Ve-
nezia per stringer lega contro
Filippo Maria Visconti, a. 1486,
274 D.
— Tommasino di Campo Fregoso
doge di , a. 1486, Persecuzione
sofferta dai Genovesi negli Stati
del Duca di Milano, 274 E.
— Barnaba Adorno vende a, la vi.
di Voltaggio, 275 A.
— edifizi: Chiesa di S. Lorenzo,
Porta delle vacche, convento dei
Frati Minori.
— magistrati: abbati del popolo.
— capitani del popolo: Corra-
do Spinola, Corrado Doria, Ope-
cino Spinola, Bernabò figlio di
Branca Doria , Oberto Doria ,
Carlo Fieschi, Gaspare Grimaldi.
— dogi: Tommasino di Campofre-
goso.
— podestà: Opecino Alzate, Ful-
vio Asinari, (Folco) Asinari.
— signori: Filippo Maria Visconti.
Genta Ventura, figlia di Guglielmo
Ventura, lascito di lui a, 228 D.
Germania, imperatori: Sigismon-
do I, Federico I, Federico II,
Lodovico il Bavaro, Ottone IV,
Enrico VII di Lussemburgo.
Gerusalemme, Carlo d’Angiò è incoro-
nato re di, 157 D.
— Carlo d’Angiò è fatto re di, ma
non la prende, 158 C.
— presa, a. 1099, 190 B.
— presa dal Saladino, a. 1187, 190
C.
Ghibellini, divisione dei Lombardi in
Guelfi e Ghibellini dopo Fede-
rico II, 176 B.
— i Veronesi sono Ghibellini, 179
A.
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174
INDICI SISTEMATICI
Giorgio (S.), Pietro.
Giovanni (S.), Rocco.
Giustiniano, Giovanni.
Gonissa, Filippo.
Gonzaga, Carlo.
Gorzano, signori: Rodolfo.
Ghilino Gregorio, Astigiano, è uc-
ciso a Quattorde, 228 C.
Giacobino Peyla, da Asti va ad abi-
tare in Cliieri , arreca molti
danni ad Asti , 196 B.
Giacomo di Yallombrosa (S.), confine
del territorio d’Asti, 140 A.
Gian Giacomo di Monferrato, fa ap-
pendere alle forche in Moncalvo
Giovanni Turco suo capitano
generale, 19 dicembre 1480, per
tentato tradimento, 269 D, 270
A.
— coll* aiuto di Firenze e di Venezia
fa guerra a Filippo Maria Vi-
sconti, a. 1481, il 16 giugno 1481
assale Àsti dalla parto del Ta-
naro , ma si ritira per paura del
principe di Piemonte, 270 A.
— spedizione contro Castel Frinco e
morte di Gabriello Turco , 15
giugno 1481, 270 C.
— spedizione contro Genova per
accordo con Barnaba Adorno,
sconfitta dolle suo genti por opera
di Nicolò Piccinino , 270 C-D,
271 B.
— Nicolò Piccinino perseguita i par-
tigiani del march, in Liguria e
devasta il Monferrato, 271 B-C.
— spedizione del duca di Milano,
capitanata da Francesco Sforza
contro, a. 1481, 271 C.
— invasione del Monferrato , presa I
di Casale di s. Evasio e di molti
altri luoghi, il march, si ritira
a Chivasso, poi in Savoia, ove
presta fedeltà per il resto dei suoi
Stati al duca, 271 D.
— non fidando del duca di Savoia,
per la Germania ripara a Vene-
zia ove è ben accolto, 271 D-E.
— alla pace tra Venezia ed il duca
di Milano, per intromissione del-
Timperator Sigismondo gli ven-
gono restituite tutte le terre prese
in Monferrato ed oltre Tanaro,
272 A.
— visita il duca di Milano, e n’è
onorificamente aocolto , suo ri-
torno in Casale, 272 A-B.
— manda Giovanni suo figlio a ri-
chiedere a Luigi di Savoia le
terre che gli ayeva raccoman-
date, a. 1488, ma non pagando
egli le somme spese in tal cu-
stodia, Luigi lo tien prigione a
Torino, per liberarlo dà per pub-
blico strumento in pagamento
Chivasso , tutte le altre terre
del Monferrato oltre Po verso
Torino, il giuspatronato dell’ Ab-
bazia di S. Benigno di Frut-
tuaria e la città e territorio di
Acqui, concessagli poi di nuovo
in feudo da Amedeo Vili sotto
speciali condizioni, 272 E, 273 A.
— morte di, a. 1445, 276 D
Gilio Lorenzo, Astigiano, è ucciso
a Quattorde, 228 C.
Giordano , conte di Piemonte , uno
dei più valorosi cavalieri del
secolo, muore a Ponte di Cepe-
rano, 158 A.
Giorgio (8.), in Chieri, il campanile
di, è adoperato per chiamare alle
armi, 175 A.
— accordo con Asti, per cui quando
occorra, le campane chiamino i
Chieresi alle armi, 189 D.
Giorgio di Busca, V imperatore cede
a, Cossano posseduta dagli Asti-
giani, 248 B.
Giorgio di Oeva , si pone col padre
ed il fratello sotto il dominio di
Asti, 169 C.
— difende Alba contro Àsti, i march.
di Monferrato e quelli di Saluzzo,
197 C.
— prende parte all’edificazione della
vi. di Mustiola, 206 G.
— gli Astigiani pregano, di rima-
nere in Àsti fino alla completa
edificazione di Mustiola, 206 D.
— prende parte alla spedizione di
Cavallero insieme cogli Astigia-
ni, 212 A.
— cogli alleati si accampa presso
Vignale e riesce vittorioso sul
conte Filippo, 212 C.
— aiuta gli Astigiani nell’assedio di
Muasca, 214 B.
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CRONACHE A8TESI
175
— dopo la rotta di Quattorde nel
1309 è chiamato in soccorso da
Asti, 223 D.
Giorgio Valeri ano, è compreso nella
pace tra il marchese di Saluzzo
e Filippo di Acaia, 213 B.
Giorgio Voglieto , segue i Castello
nell’esiglio da Asti, 200 B.
Giovanna II di Napoli, muore il 8
giugno 1435 , in lei perisce la
discendenza di Carlo I, 272 D,
273 B.
(Giovannàccio di Giovanni) ( vica-
rio , riceve danari dagli Asti-
giani per soldati che giovano a
nulla, 787 c).
Giovanni, capitano generale dell’ eser-
cito di Luigi di Savoia è da Bar-
tolomeo Colleoni dato prigione
a Francesco Sforza, 279 B.
— Giovanni , capellano ed elemosi-
niere del duca d’ Orléans in Asti
lo segue in Francia, a. 1448, 280
B.
Giovanni Battista (8.), chiesa di, in
Firenze, vi sono sospesi lo scet-
tro e la mitra del vescovo d’A-
rezzo morto nella battaglia di
Bibbiena, 189 A.
Giovanni 8 . ( diBurburé ), ospedale di,
lascito del Ventura a, 228 D.
Giovanni XXII, sua elezione a Lione,
contrasti prima di questa tron-
cati da Filippo V il Lungo, 252
C.
— manda due legati in Asti per con-
ohiudere la tregua coi fuorusciti,
253 E.
— fa re Boberto vicario di tutta
l’Italia durante la vacanza del-
l’impero, 255 D.
— manda Beltramo del Poggetto le-
gato in Lombardia, 258 C.
— scomunica dopo molte citazioni
Maffeo Visconti, 259 B.
— richiesto da Beltramo del Pog-
getto manda aiuto a Valenza ,
262 C.
— manda nuovi aiuti nel 1822 a
Beltramo del Poggetto che li
manda a Baimondo di Cardona,
263 C.
— i Milanesi cacciati i Visoonti si
assogettano a, 263 E.
— avvisato che Lodovico il Bavaro
soccorre i Visconti lo scomu-
nica, 266 E.
Giovanni d’Angiò, fratello a re Bo-
berto, tenta cogli Orsini di im-
pedire ad Enrico di Lussemburgo
l’entrata in Boma, 236 A.
— fortifica cogli Orsini s. Pietro e
s. Angelo per impedire l’inco-
ronazione di Enrico , il popolo
romano muove contro loro e
dopo accanita lotta Enrico viene
incoronato, 236 B.
Giovanni di Beccaria, Pavese, capi-
tano del popolo pavese, 160 A.
— conduce i Pavesi contro Guglielmo
di Monferrato, 167 A.
— (Ivano di Beccaria, 756 a), car-
cerato in Moncalvo perchè preso
prigioniero a Mustiola , fugge
di carcere e va ad Asti, 211 B.
Giovanni C asoli, canonico di s. Se-
condo in Asti, a. 1440, 275 E,
276 A.
Giovanni di S. Conche (vi. di , pos-
sesso di Lanerio, cui in parte è
soggetta Nizza, 692 b).
Giovanni Cughò, modico del duca
d’ Orléans, lo segue in Francia,
a. 1448, 280 B.
Giovanni Curia, popolano, tiene il
baldacchino sotto il quale entra
in Asti Carlo d’ Orléans nel 1447,
280 A.
Giovanni Delfino, gli è promessa in
isposa nel 1296 da Amedeo conto
di Savoia la figlia Margherita ,
ma le nozze non hanno poi luogo,
170 B.
Giovanni Frangipane, sig. d’ Astura,
prende prigione Corradino e lo
consegna a Carlo d’Angiò, 158
B.
Giovanni Giustiniano, ambasciatore
di Genova a Firenze e Venezia
per conchiuder lega, 274 D.
Giovanni Guttuario, fuoruscito , è
fatto prigioniero dagli Astigiani,
213 C.
Giovanni Antonio Marzano Duca
di Suessa, si trova all’assedio
di Gaeta, a. 1485, 273 C.
— preso alla battaglia di Ponza, 273
E.
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176
INDICI SISTEMATICI
Giovanni di Monferrato, figlio di
Guglielmo di Monferrato, abban-
donato dalle città soggette al pa-
dre fuorché da quello ohe co-
stituivano il patrimonio suo ,
condotto dal march, di Saluzzo
a Rovello nel 1291, 146 A.
— mandato dal marchese di Saluzzo
al conte Delfino nel Del finato,
fa pace col comune di Asti nel
1292, 146 B.
— nel 1294 lascia il re Carlo di Si-
cilia e ritorna nel Monferrato
perchè questi non gli diede la
figlia in isposa, fa guerra cogli
Alessandrini, 152 B.
— è mandato a Tommaso di Saluzzo
poi a Cario d’Angiò in Provenza,
169 B.
— rimane in Provenza, fa lega con
Asti, 169 0.
— segue Carlo II re di Napoli, spe-
rando averne in moglie la figlia
ma non l’ottiene, a. 1296, ot-
tiene in moglie Margherita di
Savoia figlia di Amedeo IV già
fidanzata a Giovanni figlio di
Umberto Delfino, 170 B.
— fa lega con Manfredi di Saluzzo
contro Asti, unito col conte Fi-
lippone di Langosco e con Man-
fredi march, di Saluzzo, a. 1299,
ottiene Vercelli, Novara, Casale
di S. Evasio, caccia da Vercelli
e da Novara Galeazzo figlio di
Maffeo Visconti e da Vercelli i
Tizzoni, 170 0.
— muore nel 1305 senza figli e per
testamento lascia erede Andro-
nico Paleologo, 171 B.
— inseguendo con Manfredi di Sa-
luzzo gli Astigiani entra in Asti
o saccheggia le casedoi Solaro
di Canneto, 195 C.
— sua morte , sua sepoltura , 202
C.
— lascia erede uno dei figli di An-
dronico imperatore greco al qua-
le aveva sostituito il marchese
di Saluzzo, 202 D.
— Asti gli restituisce Vignale, metà
di Felizzano, di Riva, il 5° di
Castel-Nuovo di Rivalba ed un
bellissimo tentorio, 196 D.
— ottiene il villaggio ed il castello
di Tonco, 196 E.
— riceve in dedizione Cagliano dai
contadini, 197 A.
— fa scorrerie in quel di Alba, 197
0 .
— si vale dei beni dei Falletto asti-
giani, 198 A.
— i Castello cacciati da Asti si ri-
fugiano in Monferrato, 199 E.
— combatte contro Piacenza, 201 A.
— protegge i fuorusciti Astigiani,
201 C.
— tenta invano di ristabilire in Asti
i fuorusciti, 201 D.
Giovanni IV di Monferrato, figlio
di Gian Giacomo, mandato dal
padre a richiedere a Luigi di Sa-
voia le terre affidategli, a. 1433,
è tenuto prigione a Torino fino
al pagamento delle somme do-
vute, 272 E.
— succede al padre, a. 1445, prende
in moglie Margherita di Savoia,
figlia di Luigi Prinoipe di Pie-
monte, 276 D.
— pretende da Filippo Maria Vi-
sconti la restituzione di Quar-
gnento , Rivofrancore e Quat-
torde, 278 B.
— aiuta col fratello Guglielmo, Fran-
cesco Sforza a farsi signore di
Milano contro la promessa di
Alessandria e d’altre terre, 279
B.
— Francesco Sforza non mantiene i
patti e costringe i march, di Mon-
ferrato a rinunziarvi, 279 B-C.
(Giovanni di Morsa) (figlio di Carlo
d’Angiò, 714 c).
Giovanni II Re di Navarra, si tro-
va con Alfonso re d’ Aragona al-
l’assedio di Gaeta, a. 1435, 273
B.
— preso alla battaglia di Ponza, 4
agosto 1435, 273 E.
Giovanni d’ Orléans, fratello di Carlo
d’ Orléans prigioniero in Inghil-
terra, 277 D.
Giovanni Antonio Orsini, Principe
di Taranto, si trova all’assedio
di Gaeta, a. 1435, 273 C.
— prigioniero alla battaglia di Pon-
za, 278 E.
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CRONACHE A8TE8I
m
Giovanni di Ossa, vescovo di Fréjus,
poi di Avignone, essendo car-
dinale è fatto pontefice in Lione
e prende il nome di Giovanni
XXII, temporeggiamento nell'e-
lezione, 252 C.
Giovanni Penna, canonico di S. Se-
condo in Asti, a. 1440, 275 E.
Giovanni Poggio, di Torino, vicario
del march, di Monferrato , gli
è imposto dai Milanesi di partir
dalla città e di non ritornarvi,
166 B.
Giovanni del Pozzo, Alessandrino,
fatto vicario di Asti, distrugge
Settime, 243 0.
— fa tagliare le vigne di quelli di
Gomentina, danneggia quelli di
Riva e di Poirino ribelli ad Asti,
sconfigge quei di Riva prosso gli
Allari, 243 D.
Giovanni da Proci da, ordiscala con-
giura dei Vespri Siciliani, 164 A.
Giovanni Rocchetta, il figlio Gua-
leto fatto prigione dagli Astigiani
paga con 1000 fiorini il suo ri-
scatto, 24 5 A*
— Un altro figlio di, fatto prigione
dagli Astigiani a Galliano è con-
dotto in Asti, 245 B.
GlOV ANNONE SàLIMBERII, (GlOVAN AC-
CIO di Giovanni Bono, 787 c).
— vicario, riceve denari dagli Asti-
giani per soldati ohe non ser-
vono, 248 A.
Giovanni di Saluzzo, è partigiano
dei Castello, 198 B.
— possiede Chivasso, Mancalvo, Vi-
gnale e tutta la terra di Mon-
ferrato, 202 C.
— entra in Ouniolo, questione per
la successione nel dominio del
Monferrato, 202 D.
— consiglio malizioso dato invano
ad Andronico imperatore greco,
perchè non mandi il figlio ad
occupare il dominio di Monfer-
rato, 208 A.
— (venuto contro Cherasco ne fa fug-
gire gli Astigiani e ne prende
parecchi prigionieri, 746 c).
— danni arrecati a, da Filippo prin-
cipe d’Acaja che oonduceva gli
Astigiani, 203 G.
12 — > Indici sistematici
— sconfìtta ricevuta dagli Astigiani
presso Casurcio, 208 D.
— lega di Asti con altri contro, 204
A.
— è accampato a Moncalvo coi fuo-
rusciti Astigiani contro Asti,
204 C.
— viene a Vignale per sorprendere
gli Astigiani, ma invano, 204
D.
— danni arrecatigli da Rinaldo di
Leto siniscalco di Carlo re di
Sicilia nel 1805 collegato cogli
Astigiani, si assoggetta al re,
205 C.
— cede Fossano al siniscalco del re
di Sioilia, 205 D.
— muove contro Mustiola coi fuo-
rusciti Astigiani, 206 D.
— occupa la maggior parte del Mon-
ferrato, si oppone a Teodoro pa-
leologo 208 B.
— Carlo re di Sioilia muove contro
lui sotto pretesto di riacquistare
le terre che il marchese di Sa-
luzzo aveva preso a Carlo Ma-
gno, 209 D.
— dona frodolentemente al re Carlo
Monoalvo e Vignale, 210 C.
— fratello di Manfredi, è compreso
nella pace tra Filippo principe
d'Acaja e Manfredi marchese di
Saluzzo, 218 B.
— si trova ad Incisa mentre gli A-
stigiani assediano Muasca, 214
B.
Giovanni Scaràmpi, segue i Castello
nell’esiglio da Àsti, 200 B.
Giovanni Bartolomeo Scarampi ,
dottore in ambe leggi, entra in
Asti processionalmente con Car-
lo d' Orléans. 279 E.
Giovanni Sol aro, venuto contro Che-
rasco ne fa fuggire gli Astigiani
e ne prende parecchi prigionieri,
201 B.
— aiuta i Sicci a cacciar da Vi-
gnale i Pastroni, 226 D.
— uccide a S. Stefano Rosso degli
Isnardi, 241 D.
— con dei partigiani s’impossessa
del castello di Agliano, 242 A.
Giovanni Turco di Castello , ba-
stardo di Antonio Turco di Ca-
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178
INDICI SISTEMATICI
stello signor di Gastei Frinco,
tenta, marzo a. 1419, con molti
armati di dar la scalata al Ca-
stello d’Asti, sorpreso, tenta di
prendere Antignano, ma è re-
spinto ed abbandona le macchi- <
ne preparate per la scalata, 269
— la guerra intrapresa da, contro
Asti dura fino al 1422, ed è chia-
mata la guerra del vescovo e di
Giov. Turco, 269 C.
— capitano generale di Gian Giaco-
mo march, di Monferrato ne go-
do somma fiducia, poi tenta tra-
dirlo od è appiccato alle forche
presso Moncalvo, 19 dicembre
1480, 269 D.
Giovanni Vitelleschi, patriarca di
Alessandria, mandato da Euge-
nio IY in soccorso di Renato di
Angiò, tenta impadronirsi presso
Goiano di Alfonso d’ Aragona ,
25 dicembre 1487, 275 A.
Giovannino Omodei, cappellano di 8.
Secondo in Asti, a. 1440, 276
A.
Giovenale, si fermano i fuorusciti Asti-
giani che tentano di rientrare
in Asti, 201 D.
Girardino Spinola, capitano e co-
mandante della parte ghibellina
nel 1822 si accampa presso il
borgo di Bassignana, 262 A.
— assale Raimondo di Gardona e lo
fa fuggire nel borgo di Bassi-
gnana, 262 B.
Girardo Lanzaveglia, due figli di,
sono uccisi in Alessandria nel-
r espulsione della loro famiglia,
183 C.
Girolamo Taoliapane, canonico di
S. Secondo in Asti, a. 1440,
275 E.
Giubileo, del 1300 bandito da Boni-
facio Vili , sua descrizione, 191
C-D, 192 A-B.
Giulio Gardino, epistola mandata-
gli dal figlio Filippo, 220 Capo
L.
Giulio Lampione, decapitato per or-
dine di Ezzelino de Romano ,
Ì54 B.
Giullari , sette mila concorrono a Mi-
lano per le nozze di Galeazzo
Visconti con Beatrice d’Este;
sono regalati con buoni panni,
169 D.
Giurisperiti, s’oppongono a che il
march. Palla vicino diventi si-
gnore di Asti, 178 B.
Gochero Ga vallerò, di Cuneo, uc-
cide quanti trova dei partigiani
del re Roberto, 245 D.
— essendo esule da Cuneo nei 1316
entra furtivamente in Mondovì
e vi si fortifica, ne è cacciato
dai Monregalesi, 250 B.
— bandito da Cuneo, vien preso da
alcuni nemici suoi presso Tri-
nità, è fatto decapitare in Cuneo
per consiglio di Ugone di Bauci,
258 D.
Godino Falletto, muore nello scon-
tro fra gli Astigiani ed il conte
Guarnieri a Quarto, 244 B.
(Gorino), (cast, e vi. di, fd. Astigiano,
698 d).
Gorzano, acquistato dagli Astigiani,
144 B.
— uomini di, posti a 8. Damiano,
168 D.
Gorzano, i sgr. di, si ribellano ad Asti
per ingiurie loro fatte, 161 D.
— spedizione degli Astigiani contro
di loro e distruzione di Tuerda,
161 D-E.
— prigionieri presi a Carlevamen
dagli Astigiani fra i quali è 0-
berto figlio di Rodolfo sgn. di,
il quale muore nelle carceri di
Asti, 162 A.
Govone, battaglia fra i cittadini Asti-
giani ed i fuorusciti a , 254 A.
Gracita Ventura, figlia di Gugliel-
mo Ventura, lascito di lui a,
228 D.
Grafagni, lega con Asti e promesse
fatte, 204 A.
— richiedono gli Astigiani di com-
battere contro Monte Magno ,
204 B.
— vantaggio della parte, per la con-
dotta degli Astigiani, 205 A.
(Gra paoni) (sgr. di Montrerìno , 690
d )-
Grana, confine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A.
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CRONACHE ASTRAI
179
(frugano, al ponte di Botta presso,
accade il colloquio di Teodoro
cogli Astigiani e col principe di
Acaja, 209 A.
— Monaco di,
(Grata paglia) (dona Saliceto, 693 b)
(Grignola) (fratello di Ruffino Ti-
bury, Ottone ed Alberto Sardo,
sua donazione ad Asti, 689 b).
Grimaldi, fuorusciti da Genova, 159
A.
— signori di Genova, vinti ed abbat-
tuti da Oberto Spinola ed Oberto
Doria aiutati da altri Genovesi
e Lombardi, a. 1270, 181 A.
— escono di Genova coi Fieschi, vi
rientrano coi Fieschi pacifica-
mente insidiando sempre Oberto
Spinola e Doria , armati insor-
gono uccidendo i popolani e gri-
dando morte agli Spinola, ed ai
Doria, 181 B.
— sono assaliti da Oberto Spinola
e Doria accompagnati dal popolo
e chiusi nella chiesa di S. Lo-
renzo, liberati da Oberto Spinola
che li fa prima giurare di non
più molestare lo Stato di lui e
del Doria, piangono morto Oberto
Spinola , 181 G.
— continue insidie contro gli Spi-
nola ed i Doria, 181 D.
— sono malveduti dal popolo, 181
B.
— scacciati da Genova il lunedì
prima di quaresima, incendio e
saccheggio delle loro case , 182
A.
— presentatisi con 5 galee dinanzi
a Genova vi rientrano con sor-
presa , lotta cogli Spinola ed i
Doria, e loro sconfitta, prigionia
e successivo confino, 182 B.
— ritorno pacifico in Genova, a.
1303, (1312, 726 a), 182 C.
— fortificano la città di Ventimi-
glia, 182 B.
— acconsentono a che gli Spinola
rientrino in Genova, 254 A.
— Luciano, Francesco, Raineri, Ga-
spare.
Grinzane, villa appartenente ad Asti
nel 1190, 148 C.
Grosso (f. ), (rivus Orosus , 674 a),
confine del territorio di Asti,
140 A.
Ouaderabio, località nella pianura di
Versa, 149 A.
Gualcherò Alneto, figlio di Gual-
cherò, suppliziato perchè amante
della regina di Francia e della
sua cognata, 194 D, 195 A.
Gualete (Guarlete di Genova, 755
a).
— popolani, seguono i Castello nel-
l’esiglio da Asti, 200 C.
Gualeto Rocchetta , figlio di Gio-
vanni fatto prigione dagli Asti-
giani paga con 1000 fiorini il
suo riscatto, 245 A.
Guarnieri di Ausburgo, dopo la par-
tenza deir imperatore rimane in
Lombardia a combattere contro
i ribelli deir imperatore , uccide
Guglielmo Cavalcabò in Soncino
e molti altri dei maggiori di Cre-
mona, danneggia i Pavesi, entra
coi Milanesi in Vercelli, combatte
con Filippo di Savoia, 237 A-B.
— prende e rovina ville e castelli di
Pavia, 242 C.
— viene nel Monferrato con Ga-
leazzo Visconti , vengono alle
mani con Ugone di Bauci presso
Quattorde, 243 E.
— un nipote del conte fatto prigione
vien poscia liberato, essendo per-
dente nella battaglia va ad An-
none e riceve il campo da Enrico
di Ralvengo (Rarengo , 788 d),
244 A.
— va coi fuorusciti Astigiani presso
i Molini del Tanaro, si scontra
cogli Astigiani e li sconfìgge una
seconda volta.
— vende Castelnuovo (Annone, 789
a) a Guglielmo Vacca, 244 B.
Guarnieri di Castiglione, arbitro
tra il march, di Monferrato ec(
il duca di Savoia nella questione
di Acqui, 278 A.
Guastalla, conti, Guido Torello.
Guasto, march, del, danneggia Asti,
149 B.
— march, del, pace con Asti, 693
a).
— (march, del, trattato riguardo a
Saliceto, 698 b).
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180
INDICI SISTEMATICI
Guelfi , divisione dei Lombardi in
Guelfi e Ghibellini, dopo la morte
di Federico II, 176 B.
— scaooiati da Verona dai della
Beala, 179 A.
— dominanti in Bologna, Ferrara,
Modena, Parma, Brescia, Como,
Piacenza, Tortona, Alessandria,
Alba, Torino, ed Acqui, cattive
condizioni di queste città , 180
A.
(Guglielmo) (figlio di Niccolò di Bra,
vnd. di Cnerasco, 694 o).
Guglielmo Alfieri , si oppone al
march. Pallavicino che vorrebbe
farsi signore di Asti, 178 B.
— segue i Castello nell* esiglio da
Asti, 200 C.
— sepolto in Asti, 215 G. '
Guglielmo Asinari, entra processio-
nalmonte in Asti con Carlo d* Or-
léans, 280 A.
Guglielmo di Casalupa , Astigiano
fatto prigione, si riscatta resti-
tuendo a Giovanni di Bocchtta i
fiorini che questi aveva dovuto
pagare pel riscatto del figlio Gua-
leto, 245 A.
Guglielmo di Castello (Guglielmo
di Mombello , 744 b) , vicario
del principe di Acaia, unito coi
Solaro ed altri muove contro Asti
per cacciarne i Castello, prima
tappa a Moncalieri, 199 B.
— seconda tappa a Villanova, entra
colle sue schiere in Asti pel borgo
degli Apostoli, e non essendogli
contrastato il passo si spinge fino
al ponte degli Apostoli, 199 C.
Guglielmo Cavalcabò, è ucciso dal
conte Guarnieri di Ausburgo in
Soncino con molti altri dei mag-
giori di Cremona, 287 B.
Guglielmo Cazolano , è ucciso dai
partigiani del marchese di Sa-
luzzo, 245 D.
Guglielmo di Ceva, si pone col pa-
dre ed il fratello sotto il domi-
nio di Asti, 169 C.
— figlio di Nano, conduce i fuoru-
sciti oontro Genova, 182 D.
Guglielmo Daniel, si trova ad In-
cisa mentre gli Astigiani asse-
diano Muasca, 214 B.
Guglielmo Guttuario, segue Filippo
d* Acaia nella sua uscita da Asti,
216 °-
Guglielmo Inviziato , capitano del
popolo in Alessandria , esce di
questa oittà, 183 C.
— pacifico ritorno in Alessandria,
188 D -
— capitano del popolo di Alessan-
dria, non volendo ubbidire a re
Roberto, esco di questa ed occu-
pate alcune ville fa continue
scorrerie contro la città, 229 D.
Guglielmo Isnardi, è compreso nella
pace tra il march, di Saluzzo e
Filippo d* Acaia, 213 B.
— fratello di Rosso ucciso dai So-
laro, per accordo coll’ imperatore
manda ad Asti Francesco di
Cravesana per cacciarne i So-
laro, 241 D.
Guglielmo de’ Lambertini, podestà
di Asti, conchiude a nome del
comune astigiano un trattato di
pace con altri signori nel 1292,
146 B.
Guglielmo Mombaruzzo, sua strana
malattia e guarigione, 162 C.
Guglielmo di Mombello , molesta
Alba , e concorre a cacciare i
signori di Asti, 196 B.
— (vioario del principe di Acaia,
unito coi Solaro ed altri muove
contro Asti per cacciarne i Ca-
stello, prima tappa a Moncalieri,
seconda tappa a Villanova, 744
b).
— (entra colle sue schiere in Asti
pel borgo degli Apostoli e non
essendogli contrastato il passo
si spinge fino al ponte degli A-
postoli, 744 c).
— fatto podestà d* Asti per sei mesi,
202 B.
— podestà d’Asti, sua impresa con-
tro la villa di Cosambrando,
203 B.
— al tempo di, gli Astigiani fanno
l’impresa di MontigLio, 206 A.
Guglielmo di Monferrato, consiglia
l’incendio d’Asti, 141 C.
— figlio di Bonifacio marchese di
Monferrato , prende parte alla
guerra contro Asti , va in Asti
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C BONA CHE A STESI
181
Tanno 1206 per conchiudere la
pace, 141 D.
— minacciato d’essere diseredato ,
soccorso da Asti, 144 A.
— suoi possessi nel 1289 , sue mire
ambiziose, 144 C.
— guerra con Asti nel 1289, spedi-
zioni nel 1290, 145 A.
— incarcerato in una gabbia di le-
gno dagli Alessandrini nel 1290,
145 C.
— morto nel 1292, 146 A.
— (vnd. di Monte Pedero , 691 b).
— fa lega con Carlo d’Angiò, 157
D.
— è in discordia con Carlo d’An-
giò, a. 1270, 158 D.
— è amico con Asti e Pavia , è
sempre osteggiato da Carlo d’An-
giò che gli toglie Acqui, ne as-
sedia il castello cogli Alessan-
drini, 160 B.
— lega con Asti , Pavia e Genova
contro Carlo d’Angiò, 160 C.
— lega con Asti, Pavia (e Cliieri,
712 b), contro Alessandria, patti
con questa di non molestare i
domimi di Carlo d’Angiò, 162
C.
— soccorre Ottone Visconti a scon-
figgere i Torriani, 165 C.
— scaccia gli Angioini da Alessan-
dria, la soggioga, è fatto capi-
tano dai Milanesi, viene a Mi-
lano, gli è rimessa la questione
tra i Milanesi ed i Torriani ,
sfavorisce questi, 165 D.
— combatte contro i Torriani e li
vince, temuto dai Milanesi per
le sue forze ^milizia , 716 b),
questi ne cacciano di Milano il
vicario coi suoi, 166 A.
— dolore pel perduto dominio di Mi-
lano e suo odio contro questa
città, 166 B.
— nel 1286 (1275 , 716 d) espugna
Tortona confederata con Milano,
166 C.
— ottiene Vercelli, vi richiama dall’e-
siglio parecchi Ghibellini, va in
Ispagna colla moglie, è tenuto
prigione a Valenza da Tommaso
(terzo, 717 a) conte di Savoia
e n’è costretto a cedergli Torino,
Collegno e Pianezza , ritorna
dalla Spagna con molto danaro,
166 D.
— gli si collegano contro parecchie
città, trama coi nobili di Pavia
e viene a battaglia contro la città,
167 A.
— si rappacifica con Pavia, v’entra,
n’è fatto capitano generale per
dieci anni , poi signore , ma vi
dura poco, 167 B.
— sua risposta ad ambasciatori asti-
giani, pretese su Monte Magno
ed altre regioni astigiane e mi-
nacciata guerra, 167 C.
— sua venuta a Cravaraglio, vano
combattimento contro il castello
d’isola, soggioga Pavia, Novara,
Vercelli, Tortona, Alessandria,
Alba, Ivrea, sua venuta a Versa,
168 A.
— da Pavia va contro gli Astigiani,
danni ricevuti a Vignale, 168 B.
— va contro Alessandria, ma è preso
prigione, muore in carcere nel
1292, suo strano sogno, aveva
ucciso il vescovo di Tortona ,
168 0.
— fa prendere furtivamente la figlia
Margherita promessa al figlio
del march. Palavicino, 178 B.
— dà in moglie una figlia ad un
Orsini di Roma, 178 C.
— suo grande amore per Guido
march, di Montefeltro e regali
che gli fa, 188 <3.
— sua guerra con Asti e sua fuga,
a. 1154, 190 B.
— figlio di Gian Giacomo di Mon-
ferrato, 276 D.
— aiuta Francesco Sforza a farsi
signore di Milano insieme col
fratello Giovanni, 279 B.
— prigioniero al castdio di Pavia è
costretto a rinunziare alle pro-
messe di Francesco Sforza, 279
B-C.
Guglielmo di Nogaret , cancelliere
del re di Francia, autoro della
rovina dell’ordine dei Templari,
198 C.
— maledizione scagliatagli contro
da un tempiario sul patibolo,
198 D.
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182
INDICI SISTEMATICI
— sua morte in seguito a quella
maledizione, 194 A.
Guglielmo Pustrrla , nobile mila-
nese, scaccia Galeazzo Visconti
coi suoi da Milano, 268 E.
— tratta invano con Beltramo del
Poggetto della pace di Milano,
264 B.
Guglielmo Rasparello , posto in
carcere nella casa di Gambarello,
197 B.
— console astigiano , accompagna
Filippo principe d’Acaia contro
il marchese di Saluzzo, è messo
console dal principe invece di
Guglielmo Ventura eh’ era in
Asti, 208 C.
Guglielmo Robella, preso prigione
dagli Astigiani a Tonengo, 169
A.
Guglielmo Rodello , gli è data da i
Asti comune balla , si mostra
tiranno non tiene conto degli
arbitrati dell’imperatore, 248 B.
(Guglielmo de* Rossi) (Rubeis) (di
Montebersario, dà Bozzolo nelle
mani del marchese di Monfer-
rato che lo distrugge, 689 a).
Guglielmo de’ Sicherii , podestà di
Asti, 161 B.
Guglielmo Turco , muove contro
Morra di Alba e n’è espulso ,
198 E.
— le case di, sono depredate, e arse
dai Bolaro, 200 D.
— due figli di, muoiono in casa del
march, di Monferrato, 215 B.
— segue Filippo d’Acaia nella sua
uscita da Asti, 216 C.
— le case di, sono distrutte dai So-
laro nell’anno primo della loro
venuta daii’esiglio, 217 D.
— per la pacificazione tra Asti ed
i fuorusciti è costretto ad andar
esso od il figlio nell’ isola di
Cipro e nel caso che ci vada il
figlio è costretto a recarsi al di
là della Sena o Sanganone (Sena,
769 d), sotto pena di perdere
l’aiuto dei suoi partigiani, 224
A.
— non va in Cipro , nè vi manda
suo figlio, 224 B.
Guglielmo Vacca, Gandolfo figlio di,
di Annone fuoruscito Astigiano,
è preso prigione dagli Astigiani,
213 C.
— compera del conte Guamieri Ca-
stel nuovo (Annone, 789 a), 244
B.
(Guglielmo Vayo) (venditore di ca-
cio, nell’adunanza dice d’accet-
tar la domanda d'Enrico di Lus-
semburgo , tumulto insortone ,
777 b).
Guglielmo Vayro (Vajo , 777 b),
venditore di cacio, nell’adunanza
dice d’accettar la domanda di
Enrico di Lussemburgo, tumulto
insortone, 280 C.
Guglielmo Ventura, autore della
cronaca astese RIS XI, 158.
— presente alla battaglia di Cossano
è fatto prigioniero con altri 800,
161 A.
— vede più di 5 volte i Militi esser
espulsi di Pavia, 160 B.
— testimonia di essere stato in s. Da-
miano all’epoca del terremoto,
a. 1275 (1276), 163 D.
— vide lo lettere indirizzate dai
Torriani al pontefice , al re di
Francia ed a tutte le città di
Lombardia per dolersi di Gu-
glielmo di Monferrato e lo dice
traditore, 165 E.
— è presente ai fatti degli Astigiani
contro Guglielmo di Monferrato,
168 B.
— numera i denari per pagare quelli
che cederono ad Asti Calliano,
169 B.
— paragona la Lombardia ad una
anguilla perchè i tiranni non
vi possono rimanere, 172 A.
— attribuisce le cattive condizioni
della Lombardia all’ esser essa
sempre vessata dai tiranni, 173
A.
— vede le gravi condizioni di Man-
tova, 179 A.
— soggiorna in Cremona, 179 A.
— vede le esequie fatte a Genova ad
Oberto Spinola, 181 D.
— assiste alle sanguinose contese di
Genova alle quali interviene Asti,
182 A.
— attesta di aver visto passare per
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CRONACHE ASTE8I
188
Asti i 2000 soldati mandati da
Clemente Y in soccorso dei Fer-
raresi contro Veneziani, 184 B.
— attesta di aver udito parlare di
furti vicendevoli tra il conte
Emanuele di Biandrate signore
di Montacuto e gli Astigiani,
187 B.
— apprende egli stesso dai suoi mi-
nistri il valore di Guido conte
di Montefeltro, 188 B.
— vede a Firenze nella chiesa di
s. Giovanni Battista appesi lo
scettro e la mitra del vescovo
d’ Arezzo morto nella battaglia
di Bibbiena, 189 A.
— soggiorna in età di oltre cinquanta
anni per quindici giorni a Roma
l’anno del giubileo, 192 A-B.
— paga per il suo letto e lo stalla-
tico dei cavalli un grosso tor-
nese, 192 A.
— con pericolo della vita in mezzo
alla turba, porta in Asti un esem-
plare del decreto del giubileo di
Bonifacio Vili, 192 B.
— avendo disobbedito al precetto di
andare a confino a Saluzzo è
posto in carcere, quindi confi-
nato a Savona, donde non torna
che coi Solaro, 197 A-B.
— dice di essere stato deposto dal-
l’uffizio di console da Filippo
principe d’ Acaia mentre esso
era in Asti, 208 C.
— tratta con quelli di Tiglio in vece
del capitano del popolo assente,
204 0.
— ira del popolo Astigiano contro,
pel trattato fatto, 204 D.
— assiste alle promesse fatte da E-
gidio procuratore di Carlo re di
Sicilia al principe di Acaia, 210
A.
— inveisce contro i Solaro ricorrendo
ad allegorie bibliche ed evange-
liche, 218 A-B-C-D.
— cita il suo primo sermone fatto
riguardo ai forusciti ai tempo
dell’ assedio di Rocca, 218 E.
— compone il 2° sermone e lo manda
a Filippone di Langosco, sue in-
vettive contro i Solaro, ed odio
di questi , 219 A.
— danni ricevuti per le sue invet-
tive, dalle quali però non si
astiene, 219 B.
— fa testimonianza d’aver udito leg-
gere nel consiglio maggiore lo
strumento dei patti d’alleanza
fra Asti e re Roberto, fu presente
al convito offerto da questi agli
Astigiani , ne esalta la magnifi-
cenza, 226 A.
— in età d’anni 60, a. 1810, fa il
suo testamento e dà in esso i
precetti del ben vivere ai suoi
figli, Capo LVH, 227 B-E, 228
A-E, 229 A-B.
— vi fa molti lasciti a chiese, ospe-
dali ed a persone varie, 228 D,
E, 229 A.
— sua visione della rovina della
casa di Savoia prodotta da Fi-
lippo re di Francia, 281 A.
— vede le forze accolte da Guido
della Torre contro Enrico di
Lussemburgo, 281 B.
— vede la sepoltura della moglie di
Enrico di Lussemburgo in Ge-
nova, 285 A.
Guglielmo Verzoglig, è mandato
dal Ventura a Filippo d* Acaia
per portargli il suo secondo ser-
mone, 219 A.
Guido di Cocconato , Ghibellino ,
soccorre Manfredi di Saluzzo
per la successione al dominio
del Monferrato, 171 B.
— segue le parti di Giovanni di Sa-
luzzo, 202 C.
Guigone Delfino , cfr. Ugo Del-
fino.
Guido (Ugo, 776 c) Delfino, accom-
pagna nel 1810 Enrico di Lus-
semburgo in Italia, 229 D.
— viennese, sue discordie con Ame-
deo di Savoia.
— entra in Mommegliano, in s. Lo-
renzo ed in Corbera , li incendia
e depreda, è soprafatto dai sol-
dati di Amedeo di Savoia, 260
A.
— Amedeo di Savoia prende il ca-
stello di s. Germano ed altri
possessi del Delfino, 260 B.
— sconfigge Pietro di Savoia arci-
vescovo di Lione, 260 B.
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184
INDICI SISTEMATICI
Guido di Landriano, primo podestà
di Asti, 147 B.
— primo podestà di Asti nel 1190,
fu mite, giusto e benigno, 147 G.
Guido di Montefeltro, confinato in
Asti dal pontefice , propugna
sempre la Chiesa romana e si
mostra valorosissimo contro i
Fiamminghi (Franoesi, 781 c),
188 B.
— sapienza, valore, liberalità di, è
amato e regalato da Guglielmo
di Monferrato, è amato dagli
Astigiani e lo tengono come ca-
pitano per tre anni (1 Pisani lo
fanno loro capitano per tre anni,
782 a), 188 0.
— entra per penitenza nell’ ordine
dei Frati minori , sua vita di
penitenza e morte in Venezia,
189 A.
Guido Scarso, podestà d’Asti, tratta
la paoe con Tommaso di Ba-
luzzo, 168 A.
— pavese, dottore in leggi e podestà
di Asti, ivi muore ed è sepolto,
168 B.
— al suo tempo aooade la battaglia
di Bocca di Guidone, 168 B.
Guido Torello conte di Guastalla,
arbitro tra il march, di Mon-
ferrato ed il duca di Bavoia nella
questione di Acqui, 278 A.
Guido della Torre, è capo dei Tor-
riani, va contro Milano, v’entra
e ne diventa signore, 170 D.
Jacopo d’Aragona, gli è data in
moglie Bianca d’Angiò, 164 D.
Jacopo Beccaria (Ivano, 752 b).
legista astigiano, capitano del po-
polo, mandato a Mustiola, 752 B.
— preso alla battaglia di Monte-
chiaro e condotto a Moncalvo,
206 E.
— Cfr. Giovanni Beccaria.
Jacopo di Busca, deruba mercanti
Astigiani e poi si rifiuta di re-
stituire il bottino, ne nasce guer-
ra con Asti, 160 D.
(Jacopo del Carretto) (investito del
cast, di Novello da Asti, 698 a).
— capitano del popolo a Milano,
vuol opporsi ad Enrico di Lus-
semburgo, ma ne è dissuaso da
Filippone di Langosco, 281 B.
— è esigliato da Milano da Enrieo
di Lussemburgo, 281 G.
— trovandosi in Firenze eocita i Fio-
rentini ed altri Toscani Guelfi
contro Enrico , ohe gli impedi-
scano l’entrata in Roma, 285 B.
Guttuarii , loro pratiche con Ema-
nuele Pelleta podestà di Cuneo
perchè ne diventi signore, 165 B.
— sono invidiati dai Solaro, 217 B.
— portano invidia ai Solaro, li ac-
cusano della morte dei loro fra-
telli, d’aver loro estorto danaro,
d’esser per loro causa stati esi-
gliati a Savona, 217 G.
— la bella torre dei , di Mercato è
dai Solaro fatta rovinare sulle
case degli innocenti vicini , 217
D.
— (oitt. Astesi, comprano Castano,
691 c).
— Alberto di Castello, Bonifazio,
Franceschino , Francesco, Gut-
tuario , Jacopo Giovanni , Gu-
f lielmo, Luigi, Orsino, Pietro,
tobertino, Buffino, Tommaso,
(Vasino), Marco, Sifnone, (8i-
monino).
Guttuario dei Guttuarii, due figli
di, son fatti, dagli Astigiani,
prigionieri nella presa di Monte
Maroido, 252 E.
Jacopo Catena, ed i suoi figli nel
1810 seguono i Castello nell’esi-
glio da Asti, 224 C.
Jacopo di Gabiano, fa pace con Asti
nel 1292, 146 B.
— non mantiene i patti, 147 A.
— suoi litigi sul possesso astigiano
di Pon testura,* 204 C.
Jaoopo Garbino, per trattato con,
i march, di Bocchetta ed i fuo-
rusciti Astigiani entrano in Mon-
tegrosso, 248 D.
Jacopo Guttuario, è preso prigio-
niero dagli Astigiani nella sor-
tita da Incisa, 214 C.
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CRONACHE ASTE SI
185
— sua grave malattia, 215 C.
Jacopo d* Incisa, detto Guercio, fuo-
rusoito Astigiano preso prigione
nella sortita da Incisa, 214 C.
Jacopo Palio, segue i Castello nel-
V esigilo da Asti, 200 G.
Jacopo Piccinino, capitano dell’e-
sercito del Duca di Milano, man-
dato a soccorrere il Castelletto
di Genova, assedia Albenga ma
non riesce a prenderla, a. 1486,
274 D.
Jacopo del Ponte, preso prigioniero
dagli Astigiani nel tentativo dei
Solaro d'entrare in Asti, 196 G.
Jacopo di Stefano (S.), (mandato ad
Andronico imperatore greco, per
sollecitar suo figlio ad occupare
il dominio di Monferrato, 748 a).
— svela la malizia di Giovanni mar-
ch. di Saluzzo, 208 A.
Jacopo Testa, fuoruscito astigiano,
è preso prigioniero dagli Asti-
giani, 218 0.
Jacopo Vago, è preso prigioniero da-
gli Astigiani presso Masio, 218D.
Jacopo Ventura, cappellano di S.
Secondo in Asti, a. 1440, 276 A.
Incendi , di Asti nel 1091, 141 A.
— di Asti nel 1145 (1143), 141 B.
— di Asti nel 1155, 141 0.
Incisa, Asti acquista nel 1292 il Ci-
tainaticum di, 147 B.
— (feudo del marchese Alberto, 688
b).
— (patto e oitainatico dei maro, di,
692 b).
— (vi. e cast, soggetti ad Asti, loro
obblighi 692 c).
— Federico e Giovanni di Saluzzo,
Enrico del Garretto e Guglielmo
Daniel si trovano in, mentre gli
Astigiani assediano Muasca, sor-
tita infelice dei fuorusciti Asti-
giani da, 214 B.
— gli Astigiani, maggio 1809, deva-
stano per due giorni, 228 A.
— alcuni di, nel 1809 usciti di, vin-
cono gli Astigiani a Quattorde,
228 0.
— H marchese di, nel 1816 fa tregua
con Asti. 249 B.
— marchesi: (Alberto) , Damicella,
Baimondo, Jacopo.
Inghilterra, Garlo e Giovanni d’ Or-
léans conti d’Angoulème prigio-
nieri in, 277 C-D.
— re : Odoardo I delle gambe lun-
ghe.
Innocenzo III, aduna il concilio ge-
nerale a Roma , a. 1215 , 190
D.
Innocenzo IV, è ospite dei Fieschi,
per tema di Federico II fugge da
Roma ed andando a Lione viene
in Asti nel 1244, 172 B.
— depone Federico II dall’impero
nel concilio generale di Lione,
172, C 191 A.
— è ospite del Monastero degli Apo-
stoli in Asti, a. 1244, 191 A.
Inviziati, cacciati da Alessandria per
Roberto re di Sicilia, a. 1310,
226 B.
— parecchi degli , muoiono nello
scontro presso Bosco, 278 E.
— Guglielmo.
Jolante, moglie d* Andronico Paleo-
logo, sorella di Giovanni di Mon-
ferrato, 171 B.
JONARDI (IsXARDI , 720 b) DE CA-
STELLO), rientrano in Asti cogli
altri Ghibellini, 170 C.
Irene, moglie d’ Andronico Paleologo
e sorella di Giovanni di Mon-
ferrato, 171 B.
Isabella di Lorena, moglie di Re-
nato d’Angiò vione a Napoli,
settembre 1485, a prender pos-
sesso del trono, 272 D.
Isimbardo, Momello, Emanuele, (Mo-
ruello), (Moruello), Moruello.
assediata da Filippo ni re di
rancia e presa per trattato con
Roberto conte di Fiandra, 729
c).
Isnardi, sono cacciati da Asti, 171
A.
— Manfredino (soprannom. Rosso),
Rosso, Guglielmo, Isnardo.
Isnardo , conte , coi Castello muove
contro i Solaro invadenti e mi-
naccianti alle porte delPArco in
Asti, 199 G.
— aiuta i nobili di Castello, 198 D.
— castello di, combattuto da Gu-
glielmo di Monferrato, non cede,
168 A.
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186
INDICI SISTEMATICI
— danneggiata da Sandrone Asinari,
244 D.
Isola d’Asti, vescovi: Bonifazio.
— assalita da Guglielmo marchese di
Monferrato nel 1290, 145 A.
— (n’è vescovo Bonifazio, 688 c).
— (recente possedimento di Asti, sue
relazioni con questa città, 688 d).
Juspatronatum , sull’abbazia di S. Be-
nigno di Fruttusria concesso da
Gian Giacomo di Monferrato al
Duca di Savoja, 273 A.
Lafranco, frate predicatore, predice
un eoclisse nel gennaio, a. 1261,
156 B.
Laico, Aleramo.
Lajazzo, combattimento fra Veneziani
e Genovesi, 159 B.
Lajoli, molti dei, seguono i Castello
esuli da Asti, 200 C.
— Aleramo , Andrea , (Bonifazio) ,
(Aleramo).
Lamba Doria, è creato ammiraglio
della flotta genovese, va con 50
galee a Curzola, 159 B.
— capitano d’Asti , muove contro
Genova, 181 E.
— è preso prigione coi figli da sol-
dati tedeschi chiedenti doppio
soldo, 250 D.
Lamberti ni, Guglielmo, Galeotto.
Lampione, Giulio.
Lancia, marchesi : Manfredi.
Lancia sacra, si trova la, che ferì il
costato di G. Cristo , a. 1099 ,
190 B.
Landolfo, vesc. d’Asti, sue discordie
coi cittadini, 141 B.
Làndriano, Bernardo, Guido.
(Lanerio) (cast, e vi. di, fd. di Asti,
distrutto dagli Alessandrini, 692
a)*
— (gli sono soggetti 8. Giovanni di
Conche e parte di Nizza, 692 b}.
Lanfranco Spinola, ucciso dai Gri-
maldi nel loro ritorno in Ge-
nova, 182 B.
Langosco, Filippo, Bicciardino , Mi-
lone.
Lanzarotta di Negrino , giudice
genovese, creduto partigiano dei
Irerdo (Tnerdo, 679 d), acquistato
da Asti, 144 B.
Ivrea, posseduta dal marchese Gu-
glielmo di Monferrato nel 1289,
144 C.
— è soggiogata da Carlo d’Angiò,
158 D.
— è soggiogata da Guglielmo mar*
eh. di Monferrato, 168 A.
— quelli di, (di Torino , 776 d) pei
primi giurano fedeltà ad Enrico
di Lussemburgo, 230 A.
Solaro è temuto da questi, 243
A.
Lanzaveglia, vengono cacciati d’A-
lessandria ed uccisi, 183 C.
— continui esigli dei, e dei loro par-
tigiani, 183 D.
— usciti da Alessandria vincono gli
Astigiani a Quattorde, 223 C.
— cacciati da Alessandria per Ro-
berto re di Sicilia, 226 B.
— non volendo ubbidire a re Ro-
berto escono di Alessandria ed
occupate alcune ville sempre mo-
lestano la città, £29 D.
— alcuni dei, sono presi prigioni a
Cassine dagli Alessandrini e te-
nuti in carcere finché questi si
ribellarono a re Roberto, 245 C.
— sono presi prigionieri dagli Asti-
giani nella vittoria sugli Ales-
sandrini del 1818, 248 A.
— parecchi dei, muoiono nello scon-
tro presso Bosco, 278 E.
— Gir ardo.
Larezzole , acquistata da Asti , onde
l’origine di s. Damiano, 144 B.
— (fd. d’Asti, 698 c).
— uomini di, trasportati a s. Da-
miano, 163 D.
(Lazzaro, S.) (strada del territorio di
Asti, 674 a).
Lega Lombarda, Milano, Pavia, il
march, di Monferrato ed i fuo-
rusciti Astigiani fanno parte
della, 201 A.
Legato del papa, presente a Padova
durante la ribellione , a. 1256 ,
sconfitto da Gelino ed Oberto Pa-
lavicino a Gambara, a. 1258,
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CRONACHE ASTESI
187
prigioniero con altri Guelfi è
scambiato per Brescia , 154 C.
Leggi , del comune di Àsti riguardo
ai governatori, 199 A.
Leynì, è assediato e preso da Filippo
principe d’ Acaia e da Rinaldo di
Leto, è tenuto poi dal principe
malgrado del march, di Monfer-
rato al quale appartiene, 211 B.
Leonardo Turco } ambasciatore a
Carlo re di Sicilia in Alba, 197
D.
Leone Deato, figlio di Manfredo
Deato accompagna i Castello
cacciati da Asti, sua prodiga-
lità, 200 D-E.
Leone Solaro, figlio di Landumo
(Bandino, 789 d), nell* uscita
d’Asti caduto da un porto muore
annegato, 195 D.
Leone Voglieto, prigionia di, in
Asti, 205 B.
(Lequio) (fd. di Asti, 691 d).
Lerici, presa dai Grimaldi, 182 E.
Leto, Rinaldo.
Libro dei capitoli di Asti , i fuorusciti
vi sono scritti con un prenome
che mai non cadrà, 220 D.
Liegi, il vescovo di, accompagna En-
rico di Lussemburgo in Italia
nel 1810, 229 D.
— muore nella mischia avvenuta fra
i Romani e gli Orsini a ca-
gione di Enrico, 286 B.
Ligna, Giovanni Alfredo.
Liguria, Niccolò Picinino incrudelisce
contro gli abitanti della, parti-
giani del march, di Monferrato,
a. 1481, 271 B.
Lilla, assediata da Filippo III re di
Francia e presa per trattato con
Roberto conte di Fiandra, 186 A.
(Lintlgnano) (vi. di, cui è soggetta in
parte Nizza, 692 b).
— (Guido signore di, soggetto ad
Asti, cast, distrutto da Ales-
sandria ohe ne trasporta gli abi-
tanti, 692 c).
Lione, Tommaso di Savoia vi con-
duce nel 1255 150 Astigiani pri-
gionieri, 148 A.
*— concilio generale tenuto da Inno-
cenzo IV contro Federico II,
172 C, 191 A.
— Filippo III manda il suo primo-
genito a devastarla , questi è
introdotto nella città por patti,
prende prigione Pietro nipote
d’Amedeo di Savoia e fratello di
Filippo principe d* Acaia, 187 A.
— nel 1816 Pietro di Savoia è ar-
civescovo di, 249 D.
— nel 1816 vi è eletto pontefice col
nome di Giovanni XXII il car-
dinale Giovanni d’Ossa, contese
fra i cardinali prima dell’ele-
zione troncate dopo due anni
da Filippo V il Lungo, 252 C.
— Pietro di Savoia vescovo di, scon-
fitto dal Delfino, 260 B.
Loculo, v. Lorello.
Lodi, v’entrano i Torriani cacciati da
Milano, 165 C.
— escono i Torriani, 166 A.
— i Visconti cacciati di Milano si
rifugiano a, 568 E.
(Lodisio) (cast, e vi. di, fd. astigiano,
693 d).
Lodovico d’Angiò , frate nell’ordine
di S. Francesco, vesc. di Tolosa,
figlio di Carlo d’Angiò, 714 c).
— favorisce l’elezione del fratello suo
Roberto a re di Sicilia , esso è
escluso della successione al trono
del padre, 224 E.
Lodovico III d’Angiò , fratello di
Renato d’Angiò duca di Lorena,
272 D.
Lodovico il B a varo, eletto impera-
tore soccorre i Visconti , perciò
è scomunicato dal papa, si ap-
pella al Concilio, 266 E.
Loesio, v. Lodisio.
Lombardia, è paragonata dal Ventura
ad un* anguilla perchè sfugge di
mano ai tiranni, 172 A.
— danni patiti, a. 1809, 184 A.
— militi lombardi sono assoldati da
Filippo III contro i Fiammin-
ghi, 186 B.
— Roberto re di Sicilia si reca in,
a. 1810, 224 E.
— Enrico di Lussemburgo fa an-
nunziare da’ suoi ambasciatori
la sua prossima venuta, 225 B.
— pestilenza , lo lotte tra Guelfi e
Ghibellini impediscono che En-
rico di Lussemburgo la pacifichi,
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188
INDICI SISTEMATICI
i Lombardi vengono paragonati
ad anguille, 284 A.
— diecimila soldati Lombardi par-
tigiani di re Boberto da Pavia
con Tommaso di Squillare ed
Ugone di Bauci muovono contro
Milano, 240 G.
— i Lombardi fanno le spese ad
Ugone Delfino perchè si rechi
a Pavia, 241 B.
— Giovanni XXII manda il cardi-
nale Beltramo del Poggetto le-
gato in, 258 C.
— i Genovesi soccorono i Lombardi
airassedio di Gaeta , a. 1485 , |
278 B.
Longobardi, loro calata in Italia, 140
B.
Loredano, Pietro.
Lorello, distrutta dai Genovesi, 188
A.
Lorena, Renato duca di, 272 D.
— (carestia del 1815 in, 778 bl.
— duchi: Isabella, Renato d^An-
giò.
Lorenzo ($•)? devastato ed incendiato
da Guigone Delfino, 260 A.
Lorenzo (8^ f per la porta di, entrano
in Asti Giovanni di Monferrato
e Manfredi di Saluzzo, 195 C,
Lorenzo, Gilio, Pietro, Simone.
Loretano, Concetto.
Loreto, acquistato dal comune d’Asti,
142 A.
— (donazione d’Ottone Boverio mrc.,
691 a).
— (vnd. di, 691 b).
— preso dagli Astigiani al march.
Lancia, vi è costrutta la vi. di
Costigliole, 174 A.
Lovanio, carestia del 1815 in, 226 E.
Lovencito, feudo di, acquistato da Asti
nel 1292, 147 B.
Ln, nel 1807 il marchese di Monfer-
rato ed il conte Filippone di
Langosco tentano di prendere,
212 B.
— spedizione di Francesco Sforza
contro, sacco, turpitudini com-
messe dai soldati, a. 1581, 271
C-D.
Lucca, continuo guereggiare con Pisa,
prigionia di molti Pisani , 289
— i Pisani entrano frodolen temente
in, la mettono a sacco e si fanno
signori d’alcune ville di essa,
239 D.
— scacciano Nerio figlio di Uguc-
cione, 249 0.
— incursioni dei Fiorentini sul ter-
ritorio di, 272 C.
Lncedio, monastero di, vi fu sepolto
Guglielmo march, di Monferrato
nel 1292, 146 A, 169 A.
— v’è sepolto Giovanni di Monfer-
rato, 202 0.
Luciano Grimaldi, ambasciatore di
Genova conclude lega con Fi-
renze e Venezia, 274 D.
, (occupato da Manfredi di 8a-
uzzo, 721 a).
Luccoli, soprannome di Opecino Spi-
nola, 208 B.
Luigi IX re di Francia, passa a
Tunisi per combattere i Sarace-
ni, a. 1270, 159 C.
— muore per viaggio, le sue ossa
sono portate a Parigi, fu poi
canonizzato, 159 D.
— fa incarcerare a Parigi tutti gli
Astigiani che vi tenevano banchi
feneratizi, 175 B.
Luigi X, succede al padre Filippo il
Bello, a. 1815, 194 C.
— sposa la figlia del re d’Ungheria,
essendo già vedovo di Marghe-
rita di Borgogna morta in car-
cere ove era stata posta per a-
dulterio, 194 O-D.
— sua sconfitta a Courtray nella spe-
dizione contro la Fiandra, 195
A-B.
— muore nell’ epidemia seguita alla
carestia del 1315, dopo un anno
solo di regno, 227 A.
Luigi Cariocio, lascito del Ventura
affinchè faccia un pranzo e pri-
ma preghi per lui, 229 A.
Luigi Guttuario, morte di, a Cas-
sinasco, 215 B.
Luigi di Savoja, durante il maggior
Consiglio rimane con Filippo
d’Aoaja nella Canonica d’Asti,
216 B -
— va ambasciatore di Enrico di Lus-
semburgo col vescovo di Basilea
e oon un altro vescovo in Asti
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CRONACHE A STESI
189
per assicurarsi delle intenzioni .
degli Astigiani verso l’ impera-
tore, 226 A.
— va collo stesso fine a Cuneo, Sa-
vona, Genova e Pisa che tutte
professano fedeltà all’imperatore,
225 C.
— essendo ancora principe di Pie-
monte, viene in soccorso di Asti
e del duca di Milano contro Gian
Giacomo di Monferrato, a. 1481,
270 B.
— pretende da Filippo Maria Vi-
sconti la restituzione di Valenza,
Moncastello ed altri luoghi, 278
B.
— protende la signoria di Milano,
279 B.
— Francesco Sforza tiene prigione
Giovanni capitano generale del-
l’esercito di, 279 B.
Lamelle , Filippone di Langosco è
conte di, 216 C.
Lunello (molti dei, seguono i Ca-
stello neH’esiglio, 745 c).
— Antonio.
Lussemburgo, conti : Enrico VII,
Veraldo, (Varalando).
JVC
Maffeo Visconti, capitano e signore
di Milano, fa convenzioni con
Asti, 167 C.
— soggioga Novara e Vercelli e vi
costruisce forti castelli, è aiu-
tato dagli Alessandrini e dai Tor-
tonesi, 169 C.
— Tema che ne hanno i Lombardi, è
amicissimo con Manfredino Bec-
caria ed Alberto Scoto, 169 D.
— va contro Guido della Torre che
assale Milano, è ingannato ep-
perciò si ritira, 170 D.
— esce di Milano, 171 A.
— coi fuorusciti di Milano accoglie
in Susa lietamente Enrico di
Lussemburgo, 229 E.
— si accusa Enrico d’ averlo per oro
posto in Milano della quale città
era sempre stato stimato tiranno,
284 C.
— prende e ruma alcune ville e ca-
stelli di Pavia, 242 E.
— i Pavesi sono fatti soggetti a, 247
A.
— gli Alessandrini nel 1815 si as-
soggettano a, 247 C.
— manda soldati ad Alessandria,
247 E.
— manda soldati in soccorso di Ales-
sandria, 251 D.
— soldati di, nel 1820(1322, 805 a)
tenendo pei Tizzoni contro gli
Avogadro combattono Vercelli,
257 D.
— sapendo che Filippo di Valois
muove su Veroelli manda due
suoi figli a Novara per opporse-
gli, 257 E.
— per segreto accordo con Bernardo
di Mangolio fa ritirare Filippo,
258 A.
— cede Savigliano a Filippo di Sa-
voja, 258 B.
— ò citato coi figli da Beltramo del
Poggetto legato pontifìcio a com-
parire innanzi ad esso od al papa,
ma non gli obbedisce, assedia in
Vercelli gli Avogadro, 258 0.
— i soldati di, sconfiggono i soldati
Astigiani, Martino di Agliate ed
i fuorusciti Lombardi che tenta-
vano d’entrare in Vercelli, ot-
tengono per patti la città, 258 D.
— è scomunicato da Giovanni XXII,
259 B.
— citazione di, fatta da Beltramo
del Poggetto in Asti nel 1322,
260 D.
— Beltramo del Poggetto bandisce
contro, la crociata, 261 A.
— dall’arcivescovo di Milano e dagli
inquisitori degli eretici a Ber-
golo è scomunicato e spogliato
dei suoi dominii e diritti prin-
cipeschi, 261 B.
— manda frodolentemente degli am-
basciatori a Valenza per trattare
con Beltramo del Poggetto, 2610.
— morte di, capitano e signore di
Milano nel 1322, ignota causa
ed ignota sepoltura, 262 D.
Magliano, confine del territorio d’Asti
ai tempi di Oggiero Alfieri, 151 B.
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190
INDICI SISTEMÀTICI
— partigiani dei Castello in, 200 D.
Mayolo (S.), (soggetto a Castagnole per
vendita del marchese Manfredi
Lancia, 690 b).
Magresole , rivo, (Moglasole, 674 a).
— confine del territorio di Asti, 1 10 A.
Maineri Caruto, lascito del Ventura
perchè faccia un convito e pri-
ma preghi per lui, 229 A.
Malabaila, Emanuele, Abelone, Cor-
rado, Robaldo, Balduino.
Malsmorte, confine dol territorio d’A-
sti ai tempi di Oggiero Alfieri,
dotto Belvedere, 151 B.
— (recente possedimento di Asti e sue
relazioni con questa città per
donazione, 639 b).
Malaspina, Ugucciono della Faggiuola
scacciato da Pisa va a, 249 C.
Malaspina, Galeotto.
Malo, Filippo.
Malvengio (Montalengio, 682 c), il cast.
è acquistato da Asti, 117 B.
Mandello, Ottolino.
Manfredi Astorue di Faenza, capo
della spedizione milanose in di-
fesa di Bosco, 278 D.
Manfredi Beco ari a, capitano di Pa-
via, ingannato, dico a Guglielmo
di Monferrato di volerlo faro si-
gnore della città, 167 B.
— esce di Pavia od è preso o posto
in custodia da Filippo di Savoja,
vicario di Pavia, 234 B.
— prigionia di, a Pavia, 246 C.
Manfredi di Busca, deruba dei mer-
canti Astigiani, si rifiuta di re-
stituire ad Asti il bottino, ne
nasce guerra, 160 D.
Manfredi Del Carretto, interviene
all’assedio di Muasca, 214 B.
— capitana nel 1316 i Genovesi con-
tro Opocino Spinola, ma ne è
sconfitto, 250 C.
— è preso prigione da soldati tede-
schi che vogliono soldo doppio,
è riscattato, 250 D.
Manfredi Caze, morte di, 156 E.
Manfredi di Lancia, march., dona
Castagnole al marchese di Mon-
ferrato, 142 A.
— (vdn. ad Asti, 689 d).
— (vendite, 690 A-B, 691 B).
— guerra con Asti e perdita del con-
tado di Loreto e di Annone, sua
venuta a Chieri, 174 A.
— agguato teso dal, e dai Chieresi
agli Astigiani a Monardo, 174 B.
— sconfitto e ferito a Monardo, 174
C.
— tende insidie agli Astigiani, 189 C.
(Manfredi di Pasoglio), (vendita ad
Asti, 689 d).
Manfredi Pelleta, fa con altri il
registro dei beni mobili di Asti,
150 B.
Manfredi della Rocca, scacciato
insieme al fratello Genesino Bo-
nino ed Opecino suo figlio dalla
Rocca, 202 B.
Manfredi di Saluzzo, per consiglio
dei Castellani del Monferrato con-
duce Giovanni figlio di Guglielmo
di Monferrato a Revello nel 1291,
poi al Delfino, 146 B.
— fa lega con Giovanni di Monfer-
rato contro Asti, la prende e vi
ristaura i Ghibellini, unito col
conte Filippono di Langosoo e
con Giovanni march, di Mon-
ferrato, a 1299, ottiene Vercelli,
Novara, Casale di 8. Evasio,
caccia da Vercelli e Novara Ga-
leazzo figlio di Maffeo Visconti,
e da Voroelli i Tizzoni, 170 C.
— pretende di succedere nel dominio
di Monferrato, 171 B.
— occupa molte terre del Monfer-
rato, 171 C.
— con Giovanni di Monferrato entra
in Asti e saccheggia le case dei
Solaro di Canneto, 195 C.
— indotto da Carlo re di Sicilia fa
pace con Filippo principe d’A-
caja, 213 A.
— tenta invano di cacciare da Dro-
nero Tommaso di Squillane che
vi aveva posto l’assedio, 241 A.
— Fossano si dà in potere di, questi
non potendolo difendere lo cede
a Filippo di Savoja, 246 0.
— manca alla fedeltà promessa a re
Roberto, rappresaglie, 245 D.
— muove su Borgo S. Dalmazzo
sperando invano di salvare il ca-
stello di Demonte da Ugone di
Bauci, 248 C.
— nel 1816 fa tregua oon Asti, 249 B.
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CRONACHE ASTESI
191
— nel 1816 va a Villanuova, Revi-
gnano incendiando fino a Moni-
basino, va a Fossano, a Savi-
gliano, 249 D-E, 250 A.
— Trovandosi a Saluzzo sfida a bat-
taglia Ricciardo Gambatesa ohe
gli aveva devastato i dominii,
251 B.
— sua venuta al Borgo degli Apo-
stoli nel 1817, sua partenza,
253 A.
Manfredi Schettino (Settimi , 786
c), è ucciso dai Solaro, 242 A.
Manfredi di Svevia, re di Sicilia,
figlio naturale dell’ imperatore
Federico, sua sconfìtta e morte
a Ponte Coperano, 158 A.
Manfredino Beccaria , accresco il
suo potere in Pavia, 169 C.
— è amicissimo con Maffeo Visconti
e con Alberto Scoto, 169 D.
— cacciato da Pavia e confinato a
Buzola, 170 A.
Manfredino del Carretto, condot-
tiero dei fuorusciti Genovesi, a.
1309, 182 D.
Manfredino degli Isnardi , sopran-
nominato Rosso degli Isnardi,
muove contro Morra di Alba e
n’è cacciato, 198 E.
M angolo, Bernardo.
(Mangano) (vi. del dm. d’Asti, 690 d).
Mantova prigionieri di Oberto Pala-
vicino condotti a Cremona, 154
D.
— gravi condizioni di , tirannia di
Pinamonte, 179 A.
(Mainano) (cast, e vi. di, dom. d’Asti,
sgr. di, a. 1198, concordia con
Asti, 691 d).
— (sgr. di , patto e citainatico ooi
sgr. di Sannatoria e Montefal-
cone , 694 C.
Marcellengo, uomini di, trasportati a
S. Damiano, 163 D.
Marcello di Negro, genovese è po-
destà d’Asti mentre s’edifica la
città di S. Damiano, 163 D.
Marco ( 8 .) (ospedale di) in Asti, la-
scito del Ventura, 228 D.
Marco Guttuario, è ucciso nel ten-
tativo fatto dai fuorusciti d’en-
trare in Asti nel 1319 , 256 A.
Marco della Torre, si collega, a.
1259, con Azzone d’Este ed Ober-
to Palavicino contro Ezzelino ,
155 D.
Marco Visconti, figlio di Maffeo nel
1816 entra a forza in Bosco e
Castellazzo , prende molti pri-
gioni , incendia queste ville e
quella di Oviglia, 247 E.
— è vicario in Alessandria, 251 D.
— incendia Castellazzo e Bosco ,
prende prigioni e manda a Mi-
lano molti di quelli del Pozzo,
251 E.
— tenta invano di far entrare in Asti
i fuorusciti, 254 B.
— va coll’esercito in Bisagno e reca
molti danni ai Genovesi, ne fugge
nel 1818 per la venuta di re Ro-
berto, 255 A.
— si unisce ai fuorusciti nel borgo
di Predio, 255 B.
— suo vano tentativo di entrar coi
fuorusciti di sorprosa in Asti ,
256 A.
— si ritira ad Alessandria , prende
Gamalerio, continua a guerreg-
giare coi fuorusciti contro Ge-
nova, 256 B.
— scontro con Ugone di Bauci e
morte di Ugone, entra in Quar-
gnento e devasta Bolero ed An-
none, 259 D.
— impedisce a Raimondo di Cardona
di entrare in Tortona, 260 C.
— entra per forza in Vazolo, essendo
capitano e comandante della
parte ghibellina con Girardino
Spinola, s’accampa presso il bor-
go di Bassignana, 262 A.
— assale Raimondo di Cardona e lo
fa fuggire nel borgo di Bassi-
gnana, 262 B.
— continua ad assediare Bassignana,
268 A.
— s’incontra e combatte con Rai-
mondo di Cardona presso Cos-
sano, 265 B.
Mareloglo (Marcelungo, 679 d), acqui-
stato da Asti, 144 B.
Margherita di Borgogna, prima mo-
glie di Luigi X, sue turpitudini,
muore in carcere, 194 D.
Margherita di Monferrato , è da
Guglielmo promessa al figlio del
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192
INDIO! SISTEMATICI
marchese Pallavioino, poi tolta
furtivamente e data al figlio di
Alfonso d’ Aragona, 178 B.
Margherita di Savoia, figlia di A-
medeo IV di Savoia, già fidan-
zata. a Giovanni, figlio di Um-
berto Delfino, sposa Giovanni di
Monferrato, 170 B.
Maria del Carmelo ( 8 .) , chiesa di
Asti , indulgenza concessa da
Eugenio IV in occasione del ca-
pitolo generale dei frati, pente-
coste 1110, 276 B.
Ma/ria Nuova (monastero di S.) , in
Asti, Guglielmo Ventura ordina
che vi siano suonate le campane
il giorno della sua morte , 228
C.
Maria Nuova , ($.), (ospedale di), in
Asti , lascito del Ventura all’ ,
228 E.
Maria di Savoia, moglie di Filippo
Maria Visconti, 270 B.
Marigny , Enguerrando.
Marsiglia, Carlo re di Sicilia dimo-
rando in , ricevo prigioniero il
conte Filippo , 212 D.
Martino , ( S .) , (piazza di), in Asti,
dove sono adunati parecchi dei
Solaro prima di ritirarsi dalla
città, 195 C.
Martino (monastero di S.) , in Asti,
Guglielmo Ventura, ordina che
vi siano suonato le campano il
giorno delia sua morto, 228 C.
Martino (S.)> conti di, nella pace tra
il marchese di Saluzzo e Filippo
d’Acaja sono comprosi nella parte
di Filippo, 218 A.
Martino IV, scomunica Pietro d’ Ara-
gona e la Sicilia e ribandisce
contro la crociata, 164 B.
Martino Agliate, suo vano tentativo
di entrare in Vercelli per soc-
correre gli Avogadri contro Maf-
feo Visconti, 258 D.
Martino Alfieri , prende con frode
Montebersaro e volendoselo aa~
soggettare si rende nemici gli
Astigiani, 244 C.
Marzano (S.), confine del territorio di
Asti ai tempi d’Oggiero Alfieri,
151 B.
— (antica villa d’Asti, 688 c).
(Marzano di Aqnoaaana (cartello
e vi. di, dom. di Asti, 692 a).
Marzano, Giovanni Antonio.
Marzanotto (S.), appartenente nel 1190
ad Asti, 148 A.
Magio, confine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggiero Alfieri, 151 B.
— ^possesso recente del comune d’Asti,
relazioni con questa città, 688
b >.
— (ne è vescovo Bonifacio, 688 c).
— posseduta dai fuorusciti Astigiani,
202 A -
— gli Astigiani assalgono, 218 C.
— Lotta tra gli Astigiani ed i fuo-
rusciti, danni delle dae parti,
218 D.
— morte di Galvagno Testa e di
Bocco di s. Giovanni in, 214 G.
— gli Astigiani, maggio 1800, deva-
stano per due giorni, 228 A.
— i fuorusciti Astigiani nel 1309
usciti da, sconfiggono gli Asti-
giani a Quattorde, 228 G.
— i Bertraldi custodi dei castelli di,
non rendono ad Asti i castelli
secondo gli accordi, 224 B.
— i Castello nel 1810 cacciati da
Asti si ritirano in, 224 0.
— vescovi: Bonifacio.
Masso, villa di, appartenente ad Asti
nel 1190, 148 B.
Mastino della Scala, ghibellino va-
lorosissimo, perseguita in Verona
i Guelfi, 179 A.
(Masungio), (cast, e vi. di, fd. asti-
giano, 694 b).
(Matarelle), (venduto da Manfredi
marchese di Lancia, 690 b).
— (vnd. di, 691 b).
Matteo di Almiserda, decapitato per
ordino di Ezzelino, 154 B.
Mazza, Simone.
M elido , confine del territorio d’Asti
ai tempi d’Oggiero Alfieri, 152 A.
Memoriale di Guglielmo Ventura, così
vuole l’autore che sia ohiamato
il suo libro, suoi ordini riguardo
a questo, 229 B.
Mercato di Palazzo , adunanza del
280 B.
Mercato di S. Secondo, in Asti, vi è
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CRONACHE ASTESl
198
fatta la pacificazione coi fuoru-
sciti, 224 A.
— vi si tiene adunanza da Enrico di
Lussemburgo, 230 B.
Merla ni, sono presi prigionieri dagli
Astigiani nel 1318 nella loro vit-
toria sugli Alessandrini, 248 A.
— parecchi dei, muoiono nello scon-
tro presso Bosco, 278 E.
Messina, Carlo d’Angiò assedia, ma
non la può prendere, 164 B.
— re Boberto nel 1316 assalita la
Sicilia si spinge devastando fino
ai borghi di, 251 E.
Meteorologia , brine, comete, eclissi,
pioggie, nevi, terremoti.
Metz, Enrico, vescovo di, accompagna
Guigone Delfino vionncse in di-
scordia con Amedeo di Savoia,
260 A.
Michele (8.) (Suanea, 747 a), chiesa
di, presso Monoalvo (presso Mon-
calieri, 747 a), spedizione degli
Astigiani e presa di 20 uomini,
201 D.
Mignani, il Borbore straripando guasta
i beni dei, 254 B.
— Niccolò.
Milano, fondata da Brenno, 139 B.
— intervento di ambasciatori mila-
nesi nella guerra tra Asti ed
Alessandria, a. 1225, 142 B.
— i Milanesi con 23 città devastano
Asti nel 1230, 142 D.
— (ambasciatori, loro mediazione tra
Asti ed Alessandria, 696 a).
— è tributaria di Carlo di Angiò,
158 D.
— è soggiogata dai Torriani, 158 D.
— fuorusciti Milanesi, 158 D, 159
A.
— 60 fuorusciti sono uccisi nel Bro-
letto di Milano dai Torriani,
159 A.
— cacciata dei Torriani, danni sof-
ferti dalle armi di costoro, 165
C.
— si prende per capitano Guglielmo
di Monferrato , questi vi viene
colla moglie , gli è rimessa la
questione tra i Milanesi ed i
Torriani e sfavorisce questi, 165
D.
— combattono e sconfiggono i Tor-
13 — Indici titiemaUcU
riani, loro riposo dopo la lon-
tananza dei Torriani , temono
delle forze (della milizia, 716
b), del marchese di Monferrato
ed impongono al vicario di que-
sto d’uscir di Milano coi suoi,
166 A.
— cedono il dominio ad Ottone Vi-
sconti arcivescovo della città ,
166 B.
— ò confederata con Tortona, 166 C.
— fa lega con altre città contro Gu-
glielmo di Monferrato ed il conte
di Langosco, 166 E.
— Maffeo Visconti signore di , fa
convenzioni con Asti, 167 C.
— è assalita da Guido della Torre e
riceve la signoria dei Torriani,
170 D.
— collegata con Pavia combatte con-
tro Piacenza, a. 1309, 184 B.
— distrutta da re Federico, a. 1162,
riedificata, a. 1167, 190 0.
— assediano Mombaruzzo accam-
pandosi nei pressi di Isola e di
Capraroglio, so ne vanno dopo
aver incendiate molte ville, a.
1230, 190 D.
— Federico imperatore vince a Cor-
tenova i Milanesi col Carroccio
e col loro podestà, a. 1237, 191
A.
— i Milanesi udendo dell’aiuto man-
dato da Asti in favore di Pia-
cenza. desistono dal combattere
contro questa città, 201 A.
— Guido della Torre capitano del
popolo di, tenta opporsi ad En-
rico di Lussemburgo, ne è dis-
suaso , Enrico entra in , nella
conciono domanda il dominio
della .città , fatta petizione a
s. Ambrogio, gli è concessa balìa
generale, 231 B.
— richiesti da lui di danaro glie lo
danno malvolentieri, per danaro
libera da , Monza , esiglia da ,
Guido delia Torre, l’arcivescovo
ed altri, 231 C.
— Enrico pretende di nuovo danaro,
vi ordina nobili molti, vi rimane
4 mesi, 232 A.
— con militi di, Enrico assale Cre-
mona, 232 B.
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194
INDICI SISTEMATICI
— si accusa Enrico di aver posto
Maffeo Visconti in, per danaro
mentre ne era sempre stato ti-
ranno, 284 C.
— trattative di Enrico a, cogli am-
basciatori genovesi, 285 A.
— i Milanesi entrano col conte Guar-
nieri d’Ausburgo in Vercelli ,
287 B:
— le ossa d’Enrico sono portate a,
dove per l’ imperatore domina
Maffeo Visconti, 289 C.
— seicento Milanesi insieme con Teo-
doro march, di Monferrato ven-
gono alle mani presso il Ticino
coi soldati di Tommaso di Squil-
lace, Ugone di Bauci ed i fuoru-
sciti Torriani, ma vengono scon-
fitti, 240 C.
— Tommaso di Squillaco tonta una
nuova sortita contro alcune villo
di Milano , ma i soldati suoi por
un falso allarmo si danno alla
fuga, 240 D.
— I Milanesi prendono parecchio
ville di Pavia, 242 C.
— i Torriani sono esigliati, 246 B.
— prigionia di Filippono di Lango-
sco, 246 C.
— soldati di, sconfiggono Ugono di
Bauci nel passar la Scrivia ,
fanno molti prigionieri degli |
Alessandrini e di quelli di Va-
lenza, 2 Ili K.
— 1 Milanesi entrano furtivamente f
in Pavia , loro uccisioni , libe-
rano prigioni, 2*7 A.
— prigionieri piemontesi mandati a,
da Marco Visconti, 217 E.
— molti dei Pozzo sono da Marco
A’isconti mandati prigionieri a,
251 E. ' ;
— l’arcivescovo di, m i 1822 insieme
con Beltramo del Poggetto in
Asti scomunica Maffeo Visconti,
va a Bergolo donde lo spoglia .
dei suoi domimi e diritti prin-
cipeschi, 261 A-B-C.
— nel 1822 muore Maffeo e succede
nella signoria della città Ga-
leazzo Visconti, 262 D.
— Guglielmo Pustcrla nobile citta-
dino con molti altri nobili e
popolani caccia di , Galeazzo
Visconti coi suoi dopo combat-
timento, i Milanesi per mezzo
di Beltramo del Poggetto offrono
la signoria della città a Gio-
vanni XXII, 263 E.
— richiedono Beltramo del Poggetto
elio venga a , ma invano , Ga-
leazzo Visconti per tradimento
ritorna e vi è proclamato si-
gnore, 264 A.
— vane trattative di Guglielmo Pu-
stcrla con Beltramo del Pog-
getto per la paco della città ,
264 B.
— Raimondo di Cardona occupa il
territorio di , nel 1324 assale ed
occupa per forza i borghi, 265
C.
— Raimondo di Cardona per l’ in fio-
rire di una epidemia si ritira
dai borghi, 266 C.
— accoglienze fatto in , da Filippo
Maria Visconti a Gian Giacomo
di Monferrato, a. 1482, 272 A.
— accoglienze ricevute in, da Al-
fonso Voi baroni prigionieri
dopo la battaglia di Ponza, 274
A.
— morto di Filippo Maria Visconti
in, 18 agosto 1447, opposizione
do’ Milanesi al suo testamento,
276 D.
— distruzione dei castrili di Porta
Giovo c di Porta Romana, 278
E.
— ambasciata del BaMurdo d* Or-
I&uis a Milano, a. 1412, 277 I>.
— Rinaldo di Dresnay pretende il
dominio di , a nome di Cari*
d’ Orléans, dopo la morte di Fi-
lippo Maria Visconti, la città
m vendica in libertà, 27<s C.
— soccorsi dati da, a Bosco assalito
da Rinaldo di Dresnay, vittoria
riportatavi, 17 ottobre 1447, 278
C-D-E.
— Rinaldo di Dresnay prigioniero
a, 278 E.
— i luoghi di Felizzano , Solerò ,
Burgolio, Castellazzo, Fregarolo
passano dal dominio di Francia
a quello di, 278 E, 279 A.
— spedizione contro Piacenza, a.
1417, 279 A.
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CRONACHE ASTESI
195
— Francesco Sforza signore di, con-
tro Alfonso d’ Aragona, Lodovico
di Savoia, ed i Veneziani, 279
B.
— ricusano di assogettarsi al duca
d’ Orléans che avea loro inviato
oratori per conciliarseli, 280 C.
— arcivescovi: Ottone Visconti.
— edifizi: Broletto, chiesa di s.
Ambrogio , Porta Giove , Porta
Romana.
— magistrati : capitani del
popolo : Guglielmo di Monfer-
rato , Maffeo Visconti , Guido
della Torre, Galeazzo Visconti.
— signori: Guido della Torre, Ot-
tone Visconti , Filippo Maria
Visconti, Francesco Sforza.
Milone Langosco, sua uccisione, 166
A.
— (il padre di quelli di Langosco è
ucciso dai Torriani, 716 b).
finiate (s.), la villa di, è devastata
da Uguccione della Faggiuola ,
239 D.
Miratoli, la cattedrale d’Asti nel
1323 precipita senza offendere
miracolosamente alcuno, 265 D-
E ; 266 A-B.
— miracoli varii capitati durante
T assedio di Napoli , a. 1139 ,
275 C.
(Miroaldo), (pace tra Asti ed i march.
del Guasto, 693 a).
Modena, dominata dai Guelfi, Irto V.
Malignano, appartenente noi 1 IMO ad
Asti, 148 A.
(Mornhaldone) , (cast, e vi. di, fd.
Astigiano, 694 1>).
Nomi»» ruzzo, assediato dai Milanesi,
a. 1230, 190 1).
— Guglielmo di,
Mombello, s’arrende nel 1306 a Teo-
doro figlio dell’imperatore greco,
208 B.
— Guglielmo di.
Mombonino , incendio di , nel 1316 ,
249 E.
Momello Isimbàrdo (Moruello I-
sembardo, 727 c), Pavese, po-
destà d’ Alessandria, 183 D.
Xommeliano, devastato ed incendiato
da Guigone Delfino, 260 A.
Monaci Benedettini , i Benedettini
dell’Abbazia di Ambronay pro-
vocano discordie tra Amedeo di
Savoia e Guigone Delfino, 260
A.
Monaco, Francesco Grimaldi detto de
Mazia s’ impadronisce di, reca
offesa ai Genovesi, 182 B.
— dominato da Odoardo Spinola,
183 A *
Monaco di Grassano, figlio di Ansel-
mino del Tilio (di Ottilio, 748
a), muore combattendo contro
Giovanni march, di Saluzzo,
202 D.
Monale , partigiani dei Castello in ,
200 D.
— il castello , di , è distrutto dagli
Astigiani, 203 C.
Monardo, (Monreondo, 722 D), scon-
fitta del march. Lancia e dei
Chieresi da parte degli Astigiani,
174 B * C ‘
— gli Astigiani a, sono insidiati dal
marchese Lancia e dai Chieresi,
189 C.
Moncalicri, presa da Asti, 174 A.
— assalita e presa dagli Astigiani
nel 1255 (1254, 732 b), 189 B.
— vi accorre in aiuto Tommaso conte
di Savoia, 189 B.
— preso da Asti, a. 1255, 9 dicem-
bre, 191 B.
— fa quivi la prima tappa Guglielmo
di Castello (di Mombello) nella
sua mossa contro Asti , 199 B.
— impresa fortunata degli Astigiani
contro. 248 B.
M «motivo , occupato da Manfredi di
Saluzzo, 171 C.
— vi si rifugia Emanuele Spinola
podestà di Asti, 199 E.
— se ne impadronisce Giovanni di
Saluzzo, 202 C.
— gli Astigiani saputo che Giovanni
di Saluzzo si trova a, gli muo-
vono contro, 203 D.
— Giovanni di Saluzzo coi fuoru-
sciti d’Asti e accampato a, 204
C.
— assalito dagli Astigiani aiutati
dalle soldatesche del re di Sici-
lia, 205 B.
— Jacopo (Ivano, 752 c), Beccaria
prigioniero a, 2C6 E.
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196
INDICI SISTEMATICI
— è assediato da Teodoro march, dì
Monferrato, 209 C.
— è donato dal march, di Saluzzo
al re Carlo o ripieno di soldati
provenzali, 210 C.
— ò liberato dall* assedio, 210 D.
— Teodoro entra in una parte di,
ma non può impadronirsi della
villa, 211 B.
— Carlo re di Sicilia cede , ad Ope-
cino Spinola, 212 D.
— è guardato da Genovesi, si man-
tiene a lungo soggetto ad Ope-
cino Spinola per 1’ occasione
dolla dote della figlia Argentina,
Opecino richiama quelli di Prato
in, 218 A.
— supplizio di Giovanni Turco di
Castello presso la porta di, 19
dicembre 1430, 269 D.
— edifizi: La Serra.
Mondo y\, rinuncia al dominio di Carlo
d’Angiò, s’allea con Asti e ne
riceve ogni anno il podestà, 168
C.
— gli Astigiani presso, pongono in-
sidie agli ambasciatori di Carlo
ro di Sicilia, 197 D.
— venuto Rinaldo di Leto siniscalco
di Carlo re di Sicilia gli prestano
giuramento pel re, 205 B.
— vi si reca Roberto re di Sicilia,
224 E.
— Gochoro Cavallero essendo esule
da Cunoo nel 1316 entra furti-
vamente in, vi si fortifica, ne
è cacciato dai Monrogalosi con
varie uccisioni, vi vengono Ric-
cardo Gambatesa od Ugone di
Bauci con soldati Astigiani e
fanno vendetta della cacciata
di Gochero, 250 B.
— (Citainatico di, 695 a).
Monferrato, i castellani del, consi-
gliano il marchese di Saluzzo a
condurre Giovanni di Monfer-
rato a Revello nel 1291, 146 A.
— è occupato da Giovanni march.
di Saluzzo, 202 C.
— la maggior parte del, nel 1806 è
occupato dal march. Giovanni
di Saluzzo e dai fuorusciti Asti-
giani, 208 B.
— venti militi di, prendono parte
cogli Astigiani a. 1206 alla spe-
dizione di Cavallero, 211 D.
— Carlo re di Sicilia cede i suoi di-
ritti sul, ad Opecino Spinola,
212 D.
— il conte Guarnieri viene nel, a.
1818, 243 E.
— devastazione del, per opera di Ni-
colò Piccinino, a. 1481, 271 C.
— invasione del, per opera di Fran-
cesco Sforza, a. 1431, presa di
Casale e di molti altri luoghi,
271 DE.
— restituzione integra dei luoghi del,
alla pace tra i Veneziani ed il
Duca di Milano, a. 1432, 272 A.
— Gian Giacomo di Monferrato dà
in pagamento al Duca di Savoja
Chivasso e tutte le altre terre
del, oltre Po verso Torino, 272
E.
— marchesi: Bonifazio II, Gu-
glielmo IV, Guglielmo V, Teo-
doro I, Giovanni I il Giusto,
Bonifazio IV, Guglielmo VI,
Teodoro figlio di Gian Giacomo,
Giovanni IV, Gian Giacomo,
Beatrice, Margherita, Violante.
Monglardino, sconfitta di Domenico
Doria nel 1816, 249 A.
Monregale, v. Mondo vi.
Monreondo, (722 d) v. Monardo.
Monsolito, Bernardo, Francesco.
Montà di Canale, sua costruzione, 187
B.
Montà di Fango, sua costruzione, 187
B,
— confine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggiero Alfieri, 151 B.
(Montaldo), (feudo del comune d’Asti
di donazione di Damicella vedova
d’Alberto march, d’incisa, 6S8
b. 689 a).
Montai to, i soldati Astigiani devastano
quel di, 251 D.
Montacnto, Emanuele conte di Bian-
drate, signore di, sue vicende,
v. Biandrate.
— castello di, venduto dal conte
Emanuele di Biandrate ai Bo-
tarii, 187 C.
— signori: Emanuele conte diBian-
drate.
Monte Alieto, castello di, (Montacnto,
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òroKaohe aste si
197
832 c) acquistato da Asti nel
1292, 147 B.
— villa di, compresa nel territorio
di Asti l’anno, a. 1190, 148 B.
Monte Baldiehieri, villa di, compresa
nel territorio d’Asti, l’anno 1190,
148 B.
Montebello, Stefano.
Montebersaro, preso con frode da Mar-
tino Alfieri, danni recati dagli
Astigiani a quelli di, tra i quali
viene ucciso Re Tommaso, 244 0.
— è devastato nel 1816 dagli Asti-
giani, 251 C.
— (Guglielmo di, dà Pozolo nelle
mani del march, di Monferrato
che lo distrugge, 689 a).
— (ceduto ad Asti, 689 b).
— (recente possesso d’Asti, sue rela-
zioni con questa città, 699 c).
Monte Bonino, villa appartenente, a.
1190, al territorio d’Asti, 148 B.
Montebruno, i Torinesi sono sconfitti
dagli Astigiani a, 174 B.
— Tommaso conte di Savoja è scon-
fitto a, 189 G.
Monteeastello, incendiato da Raimon-
do di Gardona, 259 D.
— pretese di Luigi di Savoja 6opra,
278 B.
Monte Catini, i Fiorentini accorrono
in soccorso di, assediato dai Pi-
sani, loro sconfitta e vantaggi
dei Pisani, 240 A-B.
Montechiaro, confine del territorio di
Asti ai tempi di Oggiero Alfieri,
152 A.
(Montefàlcone) (sgr. di, a. 1193,
concordia con Asti, 691 d).
— patto e oitainatico coi sgr. di Sar-
matorio e di Manzano, 694 d).
Montefelfro, conti : Buonoonte, Gui-
do.
Montefrione, villa, compresa nel ter-
ritorio di Asti, a. 1190, 148 B.
Monte Cardino, appartenente, a. 1190
ad Asti, 148 A.
— antica villa astigiana, 638 D.
Montegrosso, i marchesi di Rocchetta
ed i fuorusciti Astigiani entrano
in , per trattato fatto con Ja-
copo Gambino ed alcuni di quel-
la villa e vi recano molti mali,
248 D.
— nel 1816 è devastato dagli Asti-
giani, 251 G.
— nel 1816 v’entrano furtivamente
i fuorusciti Astigiani ed i mar-
chesi della Rocchetta, imprigio-
nano la famiglia dei Gaze, gli
Astigiani accorrono in aiuto ,
252 A-B.
— ( uomini di , loro relazioni con
Isola, 638 d).
— (recente possedimento di Asti, re-
lazioni con questa città, 689 a).
— (ospita quelli di Monte Leuzio per
patti di Azone di Castellino,
689 d).
(Monte Leosio) (gli uomini di, sono
nella villa di Montegrosso per
patto di Azone di Castellino,
639 d).
Monte Loreto, i fuorusciti Astigiani ne
prendono violentemente la bastìa,
252 D.
— gli Astigiani costruiscono una
nuova bastìa e quivi vengono
alle mani coi fuorusciti, 254 A.
Montemagno, vi si accampa Gugliel-
mo di Monferrato, a. 1290, 145
B.
— confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A.
— impresa infruttuosa degli Asti-
giani, 204 B.
— richiesto agli Astigiani da Gu-
glielmo di Monferrato.
Montemale, soggiogato da Tommaso
di Saluzzo J _165 B.
Montemarcido, appartenente, a. 1190,
ad Asti, 148 A.
— (antica villa soggetta ad Asti, 688 ,
c).
— Bonifacione edifica il castello 3i,
a. 1817, 252 D.
— gli Astigiani entrano con violenza
in detto castello e vi fanno pri-
gionieri Bonifacione, un figlio di
Filippo Pallido, due di Guttua-
rio de’Guttuari ed altri, 252 E.
(Monte Pedezo), (vnd. di, 691 b).
Monte Raineri, dalla parte di, tentano
i fuorusciti d’entrare in Asti,
256 A.
(Monte Rotondo), (gli Astigiani sono
insidiati dal march. Lancia e
dai Chieresi a. 782 c).
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198
INDICI SISTEMATICI
Mouticello, posseduta dai fuorusciti
Astigiani, 202 A.
Montiglio, feudo Astense, battaglia di,
19 giugno 1191, tra Asti e Bo-
nifacio di Monferrato, 141 C.
— nel castello di, si ritirano Enrico
Pelleta, (ed Antonio Lunello,
748 c), 208 B.
— gli Astigiani assalgono, ne esce
tutta la popolazione, è incen-
diato, 200 A.
— i fuorusciti sono ricoverati nella
villa fortificata di Mustiola, 200
C.
(Xontresino), (cast, di, sua permuta
con Priocca, distruzione, 690 c).
Monza, dispetto perchè Enrico di Lus-
semburgo non vi prese la corona
di ferro, per denaro ottengono
da lui d’ esser liberi da Milano,
281 C.
— i soldati di Beltramo del Pog-
getto e di Baimondo di Cardona
occupano, 205 C.
— dai Borghi di Milano Baimondo
di Cardona si ritira a, Galeazzo
Visconti assedia, nel 1824, 26G
D.
— sortita vittoriosa di quelli di, nel
1825 , 268 A.
Morandi, popolani, seguono i Ca-
stello esuli da Asti, 200 C.
(Morrà), (Giovanni principe di, 714 c).
— Filippo di Savoja principe di,
171 A.
— principi: Filippo di Acaja, Gio-
vanni d’Augiò.
Morello Solaro, è ucciso a Masio,
•gli Astigiani lo richiedono ai
fuorusciti per seppellirlo a Boc-
chetta, 218 D.
Morosio, uccisione fatta di quelli di,
per parte dei partigiani del mar-
chese di Saluzzo, 245 D.
Morozzo, è assediata e presa da Tom-
maso di Squillaoe, 240 D.
— (Citainatico di, 695 a).
Morrà, (d’Alba), assalita da Gugliel-
mo Turco e Manfreino, li caccia,
198 E.
(Moruello), (fratello di Borgognone,
vende Valli ad Asti, 689 o).
Moruello Isimbardo, podestà d’Asti,
legale, rifiuta al principe d’Ac&ia
d’adunare il Maggior Consiglio,
216 A.
— v. Emanuele Isimbardo.
— v. Momello Isimbardo.
Moruello Turco, parente dei Solaro,
è da essi ucciso, 218 A.
Monche , invasione di mosche velenose,
164 C.
Xuasca, posseduta dai fuorusciti Asti-
giani, 202 A.
— gli Astigiani a, sorprendono e dan-
neggiano molti fuorusciti, 214 A.
— è assediata dagli Astigiani , 214
B.
— ^timore degli Astigiani perchè le
forze in, sono maggiori delle
proprie, 759 b).
— quei di, s’arrendono ad Asti, di-
struzione della villa, 214 D.
— nell’assedio di, del 1808 gli Asti-
giani domandano frequenti aiuti
a Filippo d’ Acaja, 217 A.
— nell’assedio di, il figlio di Tar-
taro di Solaro ferisce Antonio
di Albiauo, 217 E.
(Muccagatta), (D’Agliano patteggia
con Asti, 689 d).
Murisengo, presa dagli Astigiani, 206
B.
— gli abitanti di, sono ricoverati
nella nuova villa fortificata di
Mustiola, 206 C.
Mussi, Cristoforo.
Mustiola, gii Astigiani, Giorgio di Ceva
e i militi di Chieri si accampano
sul monte e vi costruiscono una
villa fortificata per gli abitanti
di Murisengo ed alcuni fuoru-
sciti di Montiglio, 206 C.
— distruzione di, per parte del march.
di Saluzzo e dei fuorusciti Asti-
giani, 206 E.
Muzio Asinari, popolano, con molti
altri si reca volontariamente ad
abitare in Asti colle sue forze e
quivi fa molti danni ai gover-
nanti d’Asti, 196 B.
— molesta Alba e concorre a cac-
ciare i governanti d’Asti, 196 B.
— è compreso nella pace tra il mar-
chese di Saluzzo e Filippo d’A-
caia, 218 B.
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CRONACHE ASTESI
199
IST
Nano di Oeva, combatte contro Fi-
lippo siniscalco di Carlo d’Angiò,
163 C.
— si pone coi figli sotto il dominio
di Àsti, 169 C.
Xante, assalita da Guglielmo di Mon-
ferrato nel 1290, 145 A.
— (appartiene, a. 1190, al territorio
di Asti, 683 b).
— (antica villa astigiana, 688 c).
Napoleone della Torre, è preso pri-
gioniero da Ottone Visconti e
muore nelle carceri di Baratello
(Baraello, 715 d) di Como.
Napoli, Carlo d’Angiò muove contro,
158 A.
— vi è decapitato Corradino, 158 C.
— ritorno di re Boberto a, dopo l’ in-
fruttuoso assedio di Trapani, 24G
A •
— i Genovesi vogliono andare a Na-
poli ed inseguiti per mare dai
fuorusciti riparano in Napoli,
257 A.
— morte di Giovanna II a regina di,
3 giugno 1435, pretese di Benato
d’Angiò duca di Lorena, al trono
di, Isabella, moglie di Benato
viene in, settembre 1435, acco-
glienze fattelo secondo gli atti
del 14 aprile 1438, venuta di
Benato d’Angiò, 19 maggio, a.
1433, e presa di Castel dell’Ovo
tenuto da Alfonso d* Aragona,
272 D.
— ritorno di Alfonso d’ Aragona a,
274 A.
— assedio di, por parte di Alfonso,
miracoli accaduti, morte di Pie-
tro d’ Aragona, Alfonso leva l’as-
sedio per le grandi pioggie, a.
1489, 275 C.
— re : Federico di Svevia, Corradino
di Svevia , Manfredi di Svevia,
Carlo I d’Angiò, Carlo II d’An-
giò, Boberto d’Angiò, Giovanna
II d’Angiò.
Nàtti, Secondino.
Navarro, re : Giovanni II.
Nazario, vescovo d’Asti, la incondia,
a. 1145, 141 B.
Neghino, Lanzarotta.
Negro, Marcello.
Neive , confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri , 151
B.
— (feudo d’Asti per vendita di Pietro
Turco, 690 b).
— (permuta con Barbaresco, 690 c).
— (donazione d’Aslia al figlio Bal-
dracco, 691 a).
— gli Astigiani prendono il cast, di,
161 C.
— signori : (Enrico), (Aslia), (Bal-
dracco).
Nerio della Faggiuola , figlio di
Ugucciono è cacciato da Lucca,
249 C.
Neve , straordinaria quantità di, ca-
duta nel 1323 in Italia (in estate,
812 c), 264 C.
— forte nevicata in Asti e nelle ville
circostanti specialmente oltre Ta-
naro, 2 maggio 1448, 276 C.
(Neviglie), (dm. di Asti, 690 d).
Niccolino Bastardo , fa pace , a.
1292, con Asti, 146 B.
— non mantiene i patti, 147 A.
Niccolino Bertraldo , custode dei
castelli di Masio , non li vuol
rendere ad Asti, perciò Filippo
d’Acaja lancia contro di lui un
severo bando e lo fa dipingere
capovolto in Mercato, 224 B.
Niccolino Casino (Caseno, 778 a),
aiuta i Sicci a cacciare da Vi-
gnale i Pastroni, 1810, 226 D.
Niccolino Duco, legista assessore del
principe d’Acaia , propone nel-
l’adunanza degli Astigiani che
si dia al principe generale balìa
di rappacificare gli Astigiani coi
fuorusciti, 215 D.
— fa la medesima proposta innanzi
al Consiglio del popolo, 216 B.
(Niccolò) (padre di Guglielmo e Bo-
baldo di Bra, 694 c).
Niccolò (8.) di Versa, dei fuorusciti
Astigiani venendo presso , sono
sorpresi dagli Astigiani e messi
in fuga, 213 C.
Niccolò Bonsignore, è eletto vicario
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200
INDICI SISTEMÀTICI
d’ Asti da Enrico di Lussemburgo,
230 D.
Niccolò 0 avallerò, si vendica del-
l’uccisione del fratello suo, fuo-
ruscito di Cuneo preso nella bat-
taglia di Morozzo da Tommaso
di Bquillace, 241 A.
Niccolò Caze, è messo nelle prigioni
di Fos3ano, 197 E.
Niccolò Dussii, dottore di leggi, fa
l’orazione in nome degli Asti-
giani all’ingresso di Beatrice di
Angiò, 157 C.
Niccolò d’Este, si intromette tra Fi-
lippo Maria Visconti, e Venezia
e Firenze dall’altro lato per la
concordia, 272 B.
Niccolò Silebàni, (Solebani, 777 b),
Senese , dice per ordine d’En-
rico di Lussemburgo che la ba-
lìa concessa da Asti non basta
all’imperatore, 230 C.
Niccolò Mignano, milite astese preso
nella spedizione di Cherasco e
condotto prigione a Fossano ,
202 B.
Niccolò Piccinino, capitano generale
del duca di Milano, sconfigge,
a. 1431, le genti del march, di
Monferrato e Barnaba Adorno
che volea farsi signore di Ge-
nova, 271 B.
— perseguita i Liguri fautori di Gian
Giacomo di Monferrato ed invade
e devasta il Monferrato, a. 1431,
271 B-C.
Nizza, assediata per 40 giorni da Carlo
d’ Angiò, non cade, a. 1270, 158
D.
— vogliono distruggere Castagnole,
sono sconfitti in vai Tinella da
500 (50, 790 a) stipendiari di
Catalano Alfieri, 244 E.
— guerricciuole cogli Astigiani e
loro pace definitiva, 245 A.
— (soggetta ad Asti, 692 b).
Noceto, Guglielmo march, di Monfer-
Obertino di Curia , da Asti va ad
abitare in Chieri , arreca danni
ad Asti, 196 B.
0 serto Porla, capitano del popolo a
rato, si reca, a. 1290, a, 145
B.
Nogaret, Guglielmo.
Noli , i fuorusciti Genovesi a , pren-
dono delle galere mandate da re
Boberto , 256 B.
— prendono Noli, 257 B.
Normandia , il conte di , è preso pri-
gioniero da Carlo d* Angiò, 158 B.
Notai , collegio dei , in Asti , Secon-
dino Ventura membro del, 269 A.
Novara, posseduta dal march, di Mon-
ferrato nei 1289, 144 C.
— presa da Maffeo Visconti che vi
costruisce un forte castello, 169
C.
— conquistata dai collegati Giovanni
march, di Monferrato, Manfredi
march, di Saluzzo e Filippone
conte di Langosco, ne è espulso
per opera loro Galeazzo figlio di
Maffeo Visconti, 170 C.
— presa da Enrico IV, a. 1110, 190
B.
— coi march, di Monferrato e col
conte di Langosco tentano in-
vano di ristabilire in Asti i Ca-
stello fuorusciti , 201 D.
— Enrico di Lussemburgo va a, la
città gli promette fedeltà e gli
dà tributo, 231 A.
— Enrico aiuta i fuorusciti di, 232
B.
— nel 1320 (1322, 805, a), i due
figli di Maffeo Visconti vi si in-
contrano con Filippo di Valois,
257 E.
Novello, assalito dagli Astigiani per
richiesta del siniscalco del re di
Sicilia, 205 B.
— (cast, di, fd. astigiano, 693 a).
Novi, Ugone di Bauci entra in, 256 C.
— Baimondo di Cardona entra in ,
261 D.
Nozze di Galeazzo Visconti con Bea-
trice d’Este in Milano, splendide
feste, 169 £>.
Genova , riporta molte vittorie
sui Pisani, 159 A.
— unito con Oberto Spinola ed aiu-
tato da altri Genovesi e Lom-
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ÒBÓtfACtfE ASTÈSI
201
bardi abbatte i Grimaldi signori I confermato da Giovanni XXII,
di Genova, a. 1270, è fatto ca-
pitano generale di Genova con
Oberto Spinola, 181 A.
— muove contro i Grimaldi insorti
e li riduce ad obbedienza, 181 C.
non vuol essere capitano del po-
polo perchè è morto il fratello,
181 D.
Oberto Folgos, mandato da Filippo
ITE re di Francia per adunar sol-
dati lombardi, 186 B.
Oberto Palavicino, sgr. di Cremona
e Piacenza , fa lega contro i
Guelfi con Ezzelino, sconfiggo il
legato del papa a Gambara, 154
C.
— si collega con Marco della Torre
ed Azzone d’Este, a. 1259, con-
tro Ezzelino, 155 D.
— soggioga varie città, sue trattative
per diventar signore di Asti riu-
scite vane e sua morte, 178 A.
Oberto Peyla, da Asti va ad abitare
in Chieri e quivi osteggia Asti,
196 B.
Oberto Petinato , eccita Guglielmo
di Monferrato a richiamare in
Vercelli il podestà ghibellino ,
106 D.
Oberto Spinola, capitano del popolo
a Genova, riporta molte vittorie
sui Pisani, 159 A.
— capitano del popolo in Asti, tratta
con Tommaso di Saluzzo, 168 A.
— unito con Oberto Doria ed aiutato
da altri Genovesi e Lombardi
abbatte i Grimaldi signori di Ge-
nova, a. 1270, è fatto capitano
generale di Genova con Oberto
Doria, 181 A.
— muove contro i Grimaldi insorti
e magnanimamente li protegge
dal furore del popolo riducendoli
però ad obbedienza, muore ed è
pianto da questi, 181 G.
Obizzo Versuto (Vergato , 811 b),
nobile piacentino cacciato di Pia-
cenza da Galeazzo Visconti e da
lui offeso , nel 1822 ottiene da
Beltramo del Poggetto aiuti, 268
0 .
— entra in Piacenza, ne caccia Azzo
Visconti, ne è fatto signore ed è
richiama in città i Guelfi benché
Ghibellino, ricupera i castelli di
Piacenza. 268 D.
Oeeimi&no , Baimondo di Cardona ot-
tiene per patti, 260 B.
Oddone del Carretto , podestà di
Alba accoglie benignamente i
Solaro nella città, 195 D.
— temendo di quelli di Castello fa
ritorno a casa sua, 196 A.
— quelli di Castello danneggiano, e
gli tolgono Borgomalo , che ri-
cupera poi al trionfo dei Solaro
perchè esso ed i suoi predecessori
rimasero sempre fedeli ad Asti,
198 B.
— (sgr. di Borgomale, 691 c).
— (suoi fd. venduti ad Asti, 698 b-
c-d, 694 a-b-c.
Oddone di Castellinaldo, capitano
dei soldati a Mustiola, è ucciso
nella rotta di Montechiaro, 206 E.
Odegario di Palma, ucciso dai Pa-
stroni e dai Sicci di Vignale ,
168 C.
Odino di Curia (Oddonino di, 740 b),
da Asti va ad abitare in Chieri e
quivi fa molti danni ai gover-
nanti d’Asti, 196 B.
Odoardo I d’Inghilterra, passa a Tu-
nisi per combattere i Saraceni
nel 1270, 159 C.
— è assassinato , ma guarisce delle
ferite e ritornato in Inghilterra
vive ancora a lungo con buona
fama, 159 E.
— sue discordie con Filippo III re
di Francia, 185 B.
— le sue discordie con Filippo III
incominciano nel 1297 e durano
6 anni, 187 A.
Odoardo di Savoia, nel 1816 viene
a Susa , dopo varie imprese ri-
passa i monti, 249 D-E, 250 A.
Odoardo Spinola , non entra nella
pace di Genova con Opeoino Spi-
nola, ma tiene munito Monaco,
188 A.
Oggiero Alfieri, autore della Cro-
naca astense B. I. S. XI, 189.
— (ebbe in custodia il tentorio che
fu già di Guglielmo di Monfer-
rato, 741 a).
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INDICI SISTEMÀTICI
Oggi ero, di Savigliano, è mandato
da Flippo d’Acaja e Rinaldo di
Leto in Asti, per ottenere il per-
messo d’entrarvi, 211 A.
Olanda, carestia del 1815 in, 22G E.
Olivola, il castello di , è acquistato
dagli Astigiani, 147 A.
Olmo , cast, e vi. di , fd. astigiano ,
094 a).
Omodei , Giovannino.
Opecino, figlio di Bonino, scacciato
dalla Rocca, 202 B.
Opecino di Alzate, milanese, pode-
stà in Genova per Filippo Maria
Visconti, ucciso dai ribelli geno-
vesi, 26 die. 1486, 274 C.
Opecino Spinola , capitano dei po-
polo a Genova, fa imprigionare
Barnaba Boria, sua vittoria al
Castello di Stella, 182 C.
— sconfitto dai fuorusciti a Sestri,
fugge a Gavi, 182 D.
— spedizione contro Montaldo geno-
vese e sua distruzione, a. 1810,
spedizione contro Votalvo e sua
distruzione, pacificazione di, con
Genova, 188 A.
— cacciato da Genova, a. 1809,
— detto doi Lucali, s’imparenta con
Teodoro figlio dell’ imperatore
greco , è capitano del popolo a
Genova nel 1806, una sua figlia
è moglie del conte Filippono di
Langosco, 208 B.
— promette al re Carlo di riacqui-
stargli la Sicilia e questi gli
cede i diritti sul Monforrato, gli
rende Moncalvo e Vignale, libera
il conte Filippone, 212 D.
— munisco Moncalvo e Vignale e li
tiene a lungo per l’occasione della
dote della figlia Argentina, resti-
tuisce nei loro paesi alcune fa-
miglie esiliate, 218 A
— fuoruscito di Genova , si dice che
la promettesse a Roberto re di
Sicilia, 225 A.
— nel 1816 essendo esule risiede in
Albizola e Castel nuovo, assalito
da Domenico Doria lo sconfigge,
248 E, 249 A.
— vince a Busalla i Genovesi che
l’avevano assalito , riceve gravi
danni da questi, 250 C.
— muore in Serravalle, lascia a sua
figlia moglie di Teodoro di Mon-
ferrato tutti i suoi diritti su Ser-
ravalle, 250 E.
i Ordine militare , è dato da re Roberto
a Bonifacio d’ Alessandria ed a
I Tommaso dei Pozzo, 247 C.
I Ordini religioni : introduzione di nuo-
! vi ordini religiosi in Asti nel
| 1280, 150 A.
i — frati predicatori,
i — » eremitani.
— monastero di s. Agnese.
— chiesa di s. Quirico (frati e suore
della).
— figlie di Dio.
— frati minori.
— monastero di 8. Anna.
— frati e suore degli umiliati della
Casa di Dio.
— monastero di s. Spirito.
— frati dei Saccochi.
— frati del Carmelo.
— suore di s. Salvatore.
— monache di s. Anastasio.
Oriente, imperatori: Andronico.
Orléans, duchi: Giovanni, Ba-
stardo, Carlo.
Ormano (Armano , 728 d) , assediata
invano dai re di Spagna e di
Aragona, 185 B.
Ornamenti delle signore astigiane nel
1280, 150 A.
Orsini, Gian Antonio.
— uno degli , sposa una figlia di
Guglielmo di Monferrato, 173 C.
— tentano con Giovanni fratello a
re Roberto, di impedire ad En-
rico di Lussemburgo l’entrata in
Roma, 286 A.
— fortificano s. Angelo e s. Pietro
per impedire l’incoronazione di
Enrico , il popolo romano muove
contro loro e dopo accanita lotta
Enrico viene incoronato, 286 B.
Orsino Guttuario (Vasino, 748 a)
— muore ferito di lancia nell’assedio
di Cavallerio, 198 C.
(Osa di Canev anuova) (investe Ja-
copo del Carretto del cast, di
Novello, 698 a).
Ossa, Giovanni di.
Ottilio, Anselmino.
Ottavio (Toschetto, 776 d) Ventura,
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CRONAC&E A STESI
di Ponte, fratello di Guglielmo 1
Ventura, ordini di questo nel suo
testamento riguardo a, 229 A.
Ottino Facino, muore nello scontro |
dei Solaro coi Castello alla porta
dell’Arco in Asti, 199 D.
Ottobono Spinola, padre di France-
sco, 271 A.
Ottolino di Màndello , milanese ,
fatto podestà di Asti, 167 C.
(Ottone I) (fratello di Ruffino Ti-
bury, Grignola ed Alberto Sardo,
sua donazione ad Asti, 689 b).
(Ottone Bove rio) (march., dona Ca-
stiglion Tinella, 691 a).
Ottone IV pi Sassonia, imperatore,
entra in Italia a. 1209, 190 D.
Ottone Visconti, arcivesc. di Milano,
esiliato a Biella dai Torriani ,
entra furtivamente in Vercelli ,
159 A.
— sconfigge i Torriani, 165 C.
— è fatto signore di Milano, 166 B.
Origlia, Ricciardo Gambatesa ed Ugo-
ne di Bauci con forze pagate da
Asti entrano nei 1816 in, 247 D.
— è arsa da Marco Visconti, 247 E.
— i soldati Astigiani entrano paci-
ficamente in, 251 D.
~P
Pagano Cernisco, milanese, capitano
del popolo in Asti, a. 1807, 212
B.
Pajari, Bonifacio.
Palazzo , villa di (villa di Piano, 668
b) , appartenente , a. 1190 , ad
Asti, 148 A.
Pallavicino, Damiano, Oberto.
Paxkologhi, Andronico, Teodoro.
Palio, Jacopo, Vivaldo.
Pallido, Bonifacio, Filippo.
Pallii, quattro dei, nel 1810 seguono
i Castello nell’esiglio da Asti ,
224 C.
Pallio , solito a corrersi in Asti nella
festa di 8. Secondo, si corre pure
dagli Astigiani presso Alba nella
festa di s. Lorenzo, a. 1275, 168
B.
Palma, Odegario.
(Palodio) (pace del comune di Asti e
dei march, del Guasto, 693 a).
Pàncazià, Corrado.
Pancia di Solaro, morte di, 156 D.
Pandonio, Francesco.
Pantreuo, Percivallo.
Paolo moìiastero di S., in Asti, Gu-
glielmo Ventura ordina che vi
siano suonate le campane il gior-
no della sua morte, 228 C.
Parigi , le ossa di Luigi re di Francia
sono portate a, 159 D.
— ritorno del conte d’Artois a, dopo
le vane imprese di Asti, 162 B.
— v’è imprigionato Roberto conte di
Fianara, 186 A.
— ribellione dei Parigini contro Fi-
lippo III , sedata prima dal re
con blande parole, poi colla morte
dei promotori, 186 D.
— vi è tenuto prigione Pietro di Sa-
voia, 187 A.
— vi sono tenuti prigioni gli Asti-
giani spogliati dal re di Francia
di tutte le loro grandi ricchezze,
189 C.
— l’istrumento dotale di Valentina
Visconti rogato in , 18 gennaio
1886, 277 C.
— si fa in, lo strumento della dote
(Asti) data da Galeazzo Visconti
al duca d’ Orléans, a. 1866, 282
A.
Parma , sconfigge Federico II, 172 B.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— si libera dall’assedio di Federico
imperatore, a. 1248, 18 febbraio,
191 A.
— Enrico di Lussemburgo manda
un suo vicario a, 232 A.
— si ribella ad Enrico perchè ha sta-
bilito Maffeo Visconti in Milano
e Cane della Scala in Verona per
oro, 234 C.
— fuga di Taddeo d’Este in, 279 C.
(Parruzono) (vendita del march. Man-
fredi, 690 a).
Parale , v. Porcile.
Pasoglio, Manfredi.
Pastroni, uccidono Odegario di Pal-
ma castellano di Vignale e il fi-
glio di lui e domandano socoorso
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fio4
llfblCI SISTEMATICI
agli Astigiani, vantaggi ottenuti,
168 B
— sono cacciati da Vignale dai Sicci
coll'aiuto di Giovanni Solaro e
di Nicolino Casino, aprile 1310,
i quali distruggono pure le loro
case, 226 D.
Patriarchi : Giovanni Vitelleschi di
Alessandria, a. 1437, 275 A.
Parta , fondata da Brenno, 139 B.
— posseduta dal march, di Monfer-
rato, a. 1239, 144 C.
— (concordia con Asti, 696 a).
— i cittadini di, s’intromettono nelle
discordie astigiane, 157 A.
— contese del popolo contro soldati
nobili, loro cacciata dalla città
e danni ad essa recati , 160 A.
— intromissione degli Astigiani in
questa contesa, amicizia con Asti
e Guglielmo march, di Monfer-
rato, 160 B.
— cessa dalle contese coi nobili e fa
lega con Asti, Genova e Gugliel-
mo di Monferrato contro Carlo
d’Angiò, 160 C.
— gli Astigiani chiedono aiuto a ,
161 A.
— il re di Spagna vi manda 800 sol-
dati, a. 1274, collegata con altre
provinole muove a devastar Ales-
sandria, fa patto con questa di
non più molestare i domimi di
Carlo d’Angiù, 162 C.
— fa lega con altre città contro Gu-
glielmo di Monferrato ed il conte
di Langosco, a. 1238, 166 E.
— inganno dei nobili che tramano
con Guglielmo di Monferrato,
167 A.
— fanno Guglielmo capitano gene-
rale per dieci anni, poi signore,
ma vi dura poco, 167 B.
— soggiogata da Guglielmo marchese
di Monferrato, 168 A.
— Manfredino Beccarla vi si accre-
sce in potenza, 169 C
— uscita dei nobili , loro tentativi
per ritornare e guerra che ne
nasce, espulsione di Manfredino
Beccaria e suoi partigiani, le
case di lui sono diroccate ed egli
è esiliato a Bussila, 170 A
— cogli Astigiani fa molti danni ad
Alessandria , la devastano fino
alle porte nel 1273.
— collegata con Milano sta per un
mese ai guasti di Piacenza , a.
1309, 184 B.
— con fuorusciti Piacentini entrano
armati in un borgo di Piacen-
za, sono sorpresi dai Piacentini
che ne prendono 1000 e ne fanno
annegare una parte, 184 G.
— udito dell’aiuto dato dagli Asti-
giani ai Piacentini , si ritirano
dal combattervi contro, 201 A.
— col march, di Monferrato e col
conte di Langosco tentano in-
vano di ristabilire i Castello in
Asti, 201 D.
— Filippone di Langosco è conte di,
208 B.
— Filippone è ricondotto salvo a,
212 D.
— Enrioo di Lussemburgo va a, vi
ordina molti nobili, vi mette un
vicario, 232 A.
— guerre civili mentre il conte Filip-
pone e Manfredo Beccaria sono
al seguito dell’imperatore a Bre-
scia, 234 B.
— queste opposizioni sono promosse
dall’accusa mossa ad Enrico di
Lussemburgo di aver per oro po-
sto Maffeo Visconti in Milano,
Cane della Scala in Verona, 234
C.
— il conte Guarnicri d’Ausburgofa
molti danni a, 237 B.
— si congregano in , per muovere
contro i Milanesi, Ugone di Batt-
ei, Tommaso di Squillace, molti
soldati partigiani di re Roberto
ed i Torriani fuorusciti di Mi-
lano, 240 C.
— incrudeliscono contro i soldati di
Tommaso di Squillace avendo
avuto notizia della loro fuga,
240 D.
— Ugone Delfino si reca a , con
Ùgono di Bauci, 241 B.
— Guarnieri d’Ausburgo, i Milanesi,
Teodoro march, di Monferrato
e Filippo di Savoia si imposses-
sano della maggior parte delle
ville di, che sono nella Lomel-
lina, 242 0.
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CRONACHE A8TESI
205
— venuta degli Alessandrini, i Pa-
vesi promettono fedeltà a re Ro-
berto, 242 D.
— Filippo di Savoia incarcera pa-
recchi di, il conte Guarnieri di
Ausburgo e Maffeo Visconti ro-
vinano e prendono delle ville e
delle castella di, 242 E.
— promettono fedeltà ad Ugone di
Bauci, che dimorando a, a loro
spese, fa molti danni ai luoghi
vicini ribolli, 246 B.
— prigionia in, di Manfredo Becca-
ria, del conte di Salabruga e di
Antonio di Fusilago, 246 C.
— Ugone di Bauci volendo andare
in soccorso di, è sconfìtto dalle
milizie milanesi, 246 E.
— i Milanesi entrano in, uccisioni,
liberazioni di carcerati, si fanno
soggetti a Maffeo Visconti e ri-
belli a re Roberto, 247 A.
— i Casalesi si sottraggono al do-
minio di, 248 A.
— magistrati: capi tani del po-
polo : Guglielmo di Monferrato,
Manfredi Beccaria.
— vicari: Filippo di Savoia. .
— signori: Guglielmo di Monfer-
rato.
Pedagno, Benedetto.
Pecetto, Raimondo di Cardona entra
in, 260 C.
Pklleghino da Conselve, mercante,
decapitato per ordine di Ezze-
lino, 154 B.
Pelleta , molti dei , seguono i Ca-
stello nell’esiglio da Asti , 200
Gt
— due dei , sono presi prigioni a
Quattorde, 223 C.
— i Pelleta o Boi hanno molt* oro
in Riva, nel 1317 gli Astigiani
se ne impossessano e li fanno
prigioni, 253 B.
— Benedetto , Enrico , Emanuele
detto Pumassa, Manfredi.
Penna, Giovanni.
Percivallo di Bendemuleno, (Bol-
lequilerio, 821 a), governatore
di Asti nel 1419 per Carlo d* Or-
léans sgr. d’Asti, 269 A.
Percivallo Pantrero, castellano di
Viarisio è ucciso nella presa di
questo fatta dagli Alessandrini,
247 C.
(Perfetto), (cast, e vi. di, fd. Asti-
giano. 694 a).
Perugia, Enrico di Lussemburgo nel
1312 devasta il territorio di,
288 B.
(Fetido), (vnd. di, 691 b).
(Potino), (venduto a Castagnole da
Manfredi Lancia, 690 b).
Petrino D'Oria, figlio di Corrado,
sua morte alla porta delle Vac-
che in Genova, 184 D.
Petrino Peyla, da Asti va ad abi-
tare in Chiari e quivi arreca
danni ad Asti, 196 B.
Petruccio Verre , insigne pirata,
vinto da Biagio Asseroto, 274 A.
Peuzo (del) , seguono i Castello nel-
l’esiglio da Asti, 200 C.
Petinato, Oberto.
Pkutte, Ainardo.
(Pezolio), (cast, e vi. di, fd. d’Asti,
698 o).
Peyla, Bartolomeo, Galvagno, Giaco-
bino, Oberto, Petrino.
Piacenza, Oberto Fallavi oino sgr. di,
154 C.
— è soggiogata da Carlo d’Angiò,
158 A.
— fa lega con altre città contro il
marchese di Mouferrato e il conte
di Langosco, 166 E.
— Alberto Scoto capitano di , fa
convenzioni con Asti, 167 C.
— Alberto Scoto n’è scacciato e la
sua casa viene diroccata, 171 C.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— assediata e danneggiata dai Mila-
nesi e Pavesi collegati, a. 1309,
Alberto Sooto signore, caccia
dalla città il podestà ed il capi-
tano entrambi Milanesi, 184 B.
— entrano por acqua in un sobborgo
di Piacenza oh 1 è verso Cremona
i Pavesi od i fuorusciti Piacen-
tini armati,
— i Piacentini irrompono contro
loro e ne prendono 1000 e parte
ne fanno aunogaro, a. 1809, 184
C.
— cento Astigiani mandati da Al-
bertono degli Spettini vanno in
soccorso di, 200 A.
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INDICI SISTEMATICI
— è liberata dai Milanesi, Pavesi,
dal march, di Monferrato e dai
fuorusciti Astigiani, 201 A.
— Enrico di Lussemburgo manda
un suo vicario a, 282 A.
— vani tentativi di Ugone delfino
e di Ugone di Bauci contro, 241
C.
— Filippone di Langosco volendo
entrare in, è preso prigione, 246
0 .
— Obi zzo Yersuto di Landò nobile j
cittadino esigliato da Galeazzo
Visconti, rientra in, ne scaccia
Azzo Visconti tiranno della città,
è fatto signore in sua vece e
confermato dal pontefice, vi ri-
chiama gli esuli Guelfi, ricupera
le castella tolto da Galeazzo,
268 D.
— Beltramo del Poggetto va a, trat-
tative quivi avute coi Milanesi,
268 E, 264 B.
— dopo la morte di Filippo Maria
Visconti è presa dai Veneziani,
è assediata e ripresa nel 1147
dai Milanesi, 279 A.
— saccheggio per 40 giorni, 279 D.
— magistrati: capitan i del po-
polo: Alberto Scoto.
— signori: Oberto Palavicino,
Alberto Scoto, Azzo Visconti,
Obizzo Versuto di Landò, Fi-
lippo Maria Visconti.
riama {di Vinta), opera di, lascito
del Ventura. 22^ E.
Piane, villa di, appartenente, a. 1 11N>,
ad Asti, 1 4H A.
Pianezza, Tommaso di Savoia costringe
Guglielmo di Monferrato a ce-
dergli. 166 1).
Piazza, Emanuele.
Piccinino, Jacopo, Niccolò. 1
Pier d’ A rena (s.), re Roberto nel 1819
(1818, 802 b), assale, 255 B.
Pietra, Uberto.
(Pietro s.), borgo di, nella pianura
di Versa, 149 A.
Pietro, figlio naturale di Lorenzo
consiglia di cedere i diritti no-
tarili comperati dai notai a re
Roberto, 243 C.
Pietro d’Anoiò , figlio di Carlo II
re di Sicilia favorisce reiezione I
del fratello suo Roberto a redi
Sicilia, 224 E.
— è mandato da suo fratello Ro-
berto in soccorso di Firenze
contro Uguccione della Fag-
giuola, 240 A.
— muore nel 1315 nella sconfitta di
Montecatini, 240 B.
— (conte, figlio di Carlo d’Angiò,
714 c).
Pietro d’ Ara con a, fatto re di Sici-
lia, danneggia Carlo d’Angiò,
è scomunicato da Martino IV,
assalito da Filippo, danneggia
Carlo II d’Angiò e ne prende
prigionieri due figli, rappacifi-
cato colla Chiesa, 164 D.
— maestro di s. Giacomo di Galizia
si trova con Alfonso V d’ Ara-
gona all’ assedio di Gaeta, a.
1135, 273 B.
— prigioniero alla battaglia di Ponza,
278 E.
— fatto comandante dell'esercito che
assedia Napoli da Alfonso d’À-
ragona, a. 1489, sua morte, 17
ottobre 1439, 275 C.
Pietro Braia , capitano angioino,
sconfitto dal marchese di Sa-
luzzo si ritira in Provenza,
quelli che lo ospitarono sono
cacciati d’Alba, 166 B.
Pietro di Castello, morte di, nello
contrae genovesi cui interviene
Asti. 1 H 1 E.
Pietro i»i Giorgio (S.). t* eomprcs-»
nella pnee tra il mandi, di Sa*
Inzzo e Filippo di A caia, 213 B.
Pietro Getti akio, morte di, 156 1».
Pietro Loredano, capo delle gale*"
venete alla battaglia di s. Frut-
tuoso, 23 settembre 1481, 270,
D, 271 A.
Pietro Lorenzo, s’oppone a che si
dichiari il marchese Palavicino
signore di Asti, 178 B.
Pietro di Savoia, muore in Roma
nella mischia avvenuta fra i
Romani e gli Orsini a cagione di
Enrico di Lussemburgo, 236 B.
— nipote di Amedeo e fratello del
principe d’Acaia preso prigione
dal primogenito dì Filippo IH
re di Francia, si ricorre a Cle-
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CRONACHE ASTE 61
207
mente Y per ottenerne la libe-
razione, 187 A.
— arcivescovo di Lione viene a Susa
nel 1816 , dopo varie imprese
militari ripassa i monti, 240 D-
E, 250 A.
— arcivescovo di Lione , sconfitto
dal Delfino, 260 B.
(Pietro Turco), (vendita di Neive
ad Asti, 600 b).
Pietro conte di Vaj.perga, eccita
Guglielmo di Monferrato a ri-
chiamare in Vercelli il podestà
ghibellino, 166 D. |
Pinamonte, tiranneggia Mantova, 170 ,
A.
Piogge , danno origine alla mancanza 1
di raccolti ed alla carestia del
1815, 227 A.
— costringono Alfonso d’ Aragona a
levar l’assedio di Napoli, a. |
1480, 275 D.
— torrenziali in Asti, a. 1454, 280
C.
(Piozzo), (patto degli uomini di, 605
a).
Pisa, Corradino disegna di fuggir a,
158 B.
— i Pisani sono vinti dai capitani
Genovesi, e più di 16000 (15000)
sono tratti prigioni a Genova ove
rimangono in carcere 18 anni,
159 A.
— proclama davanti agli ambascia-
tori di Enrico Lussemburgo di
voler restare fedole a lui, 225 <J.
— liete accoglienze fatte in Susa ad
Enrico di Lussemburgo, 280 A.
— Enrico si porta a, con pochi sol-
dati, 285 B .
— mandano galee piene di vettova- 1
glie ad Enrico e queste vengono
prese da Lanieri dei Grimaldi,
287 B.
— è fedele ad Enrico di Lussem-
burgo, 288 B.
— venuta di Enrico a, danni rice-
vuti nella guerra toscana del
1312, 239 A.
— sono spogliati di Sarzana dai no-
bili tortonesi, continui combat-
timenti con Lucca, grandi spese
fatte a prò dell’ imperatore, gravi
danni ricevuti, 239 B.
— i soldati d’Enrico ritornano a,
dopo la morte dell’ imperatore,
239 C.
— si eleggono a vicario e quasi a
signore Uguccione della Fag-
giuola, ardite imprese di questo,
presa e sacco di Lucca con sol-
dati teutonici tenuti a loro spese,
239 D.
— 8’ impossessano di ville di Lucca,
combattono Firenze . e la parte
Guelfa di Toscana , assediano
Montecatini , vi sconfiggono i
Fiorentini, 240 A.
— utili ottenuti, 240 B.
— scacciano Uguccione della Fag-
giuola che avevano prima eletto
a loro signore, mentre va a ri-
mettere in Lucca suo figlio, met-
tono in fuga i Fiorentini che
assalirono Lucca per la fuga di
Uguccione della Faggiuola, 249
B-C.
— soggiorno delle galee venete e fio-
rentine nel porto di, prima della
vittoria di s. Fruttuoso, a. 1431,
271 A.
— magistrati: capitani del
popolo: Guido di Montefeltro.
— vicari: Uguccione della Fag-
giuola.
Po, rigonfiamento del , in seguito a
piogge torrenziali, a. 1454, 280
1).
— - guasti prodotti a Bassignana, 220
1), 2SO E.
rodenti) , in Asti nel 12*82, Guglielmo
di Lambertino. 1*16 B.
— Guido di Landriano, milanese,
primo podestà di Asti, a. 1190,
117 G.
- Guidone Scarso, podestà di Asti,
a. 12/5, 103 A.
— Asti ne impone ogni anno ad
Alba , Cherasco , Savigliano ,
Mondovì e Cuneo, 163 0.
— Marcello di Negro genovese, po-
destà di Asti, a. 1275 (1276),
163 D.
— Emanuele Pelleta detto Pumassa
(Lumaza , 715 b) , podestà di
Cuneo, 165 B.
— è podestà ghibellino a Vercelli
Enrico di Btironzio, 166 D.
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208
INDICI SISTEMATICI
— Ottolino di Mandello , in Asti ,
167 C.
— in Alessandria , Momello Isim-
baldo (Moruello Isembardo , 727
c), 183 D.
— in Genova , Fulvio (Folco , 725
c), Asinari, 182 A.
— in Alba , Oddone marchese del
Carretto, 195 D.
— in Asti Emanuele Galeazzo Spi-
nola, 197 A.
— in Alba, Albertino dogli Spettini,
piacentino, 199 B.
— Emanuele Spinola, in Asti, 199 E.
— in Asti , dopo Albertino degli
Spettini Guglielmo di Mombello,
202 B, 203 B.
— in Asti, podestà ravennate, 208
C.
— in Asti, Emanuele Isimbardo pa-
vese, 204 A, 206 C, 216 A.
— in Asti nel 1306, Uberto di Pietra,
208 A.
— in Asti, a. 1807, Bergondano di
Sannazzaro, 212 B.
— in Asti Ptolemino Cretesio (Cor-
tesi, 767 d), cremonese, 223 A.
— in Genova , Operino di Alzate ,
milanese, per Filippo Maria Vi-
sconti, a. 1486, 274 C.
Poggetto, Beltramo.
Foggibonzf, nel 1812 è riedificato da
Enrico di Lussemburgo (quivi
Enrico licenzia Pesercito, 783
a) , 289 A.
Poggio, Giovanni.
Fogliano, feudo di, acquistato da Asti,
a. 1292, 147 B.
Poirlno, confine del territorio d’Asti
ai tempi di Oggiero Alfieri, 152
A.
— sua costruzione, 187 B.
— Filippo di Savoia colle sue forze
entra nella villa di, 242 B.
— quelli di , sono danneggiati da
Giovanni del Pozzo perchè ri-
belli ad Asti, 243 D.
Folce vera, valle, (828 c).
— v. Pozzevola.
Polono di Tuoi a, (Paolino di, 740
b) , popolano, da Asti va ad abi-
tare volontariamente in Chieri
e quivi fa molti danni ai go-
vernanti d'Asti, 196 B.
— i beni di, sono sfruttati dal mar-
chese di Saluzzo, 198 A.
Ponte Ceperano, battaglia di Carlo
d’Angiò contro Manfredi re di
Sicilia, 158 A.
Pontestura, i Tiglio promettono di far
restituire il castello di, ad Asti,
749 a), gli Astigiani vanno a,
litigi sorti, entrano nella villa,
204 C.
— preso nel 1806 da Teodoro di Mon-
ferrato, 208 B.
Ponte, Jacopo.
Pontefici, Alessandro IV, Benedetto
XI, Bonifazio Vili, Urbano IV,
Martino IV, Clemente IV, Cle-
mente V, Innocenzo III, Inno-
cenzo IV , Giovanni XXII, Fe-
Iice V.
(Ponti) (cast, e vi. di, fd. Astigiano,
694 c).
Pontrkro, Percivallo.
Ponza (Isola di) , battaglia navale
prosso , 4 agosto 1485, tra Al-
fonso V d* Aragona e Farinata
genovese, 278 D.
Porcifera, valle, v. Polcevera.
Porcile , castello di , acquistato da
Asti, a. 1292, 147 B.
— castello di, donato dal conte Ema-
nuele di Biandrate agli Asti-
giani, 187 0.
— è comperato dagli Astigiani da
uelli di Biandrate e poi ceduto
all* imperatore a Raimondo
d'incisa, 248 B.
Porta Giove (castello di), in Milano,
morte di Filippo Maria Visconti,
18 agosto 1447, 276 D.
— consegnato ai Milanesi dal Ca-
stellano, sua distruzione, 276 E.
Porta Romana (castello di), in Mi-
lano, distruzione, 277 A.
Porta delle Vacche, in Genova, presso
la quale muore Petrino figlio di
Corrado Spinola, 182 D.
Portovenere, presa dei Grimaldi, 182
E.
(Pozolo) (già possedimento d’Asti, poi
consegnato da Guglielmo De-
rossi (De Rubeis) di Monteber-
sario al march, di Monferrato
che lo distrugge, 689 a).
Pozzevola (vai) (Polcevera , 823 c) ,
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CRONACHE ASTEBI
20t
passaggio delle genti monferrine I
nella spedizione contro Genova,
a. 1481, 270 D.
Pozzo, trattano con Asti segretamente
per aiutarla contro Guglielmo ;
march, di Monferrato, 168 C.
— sono i primi ad uscir d’ Alessan-
dria, vengono in Asti e ne sono
soccorsi, 188 B.
— molti escono volontariamente da
Alessandria, punizione di Marco
Visconti , 247 E.
— molti dei, sono presi da Marco
Visconti e mandati nelle carceri
di Milano, 251 E.
— Giovanni, Tommaso.
Prato, quelli di, espulsi da Moncalvo
perchè seguivano le parti del
marchese di Monferrato, vi ven-
gono richiamati da Opeoino Spi-
nola, 218 A.
Predio (borgo di), presso Genova, vi
entrano i fuorusciti nel 1818 ,
255 A.
— vi va Marco Visconti, i fuorusciti
vinti da re Roberto fuggono da,
255 B.
— i fuorusciti Genovesi vi hanno di-
mora fino al 1822, 257 C.
— i governanti di Genova mettono
a sacco il, 264 D.
Prezzi , dei generi : durante la care-
stia del 1315 un’emina astigiana
di frumento raggiunge il prezzo
di 15 grossi tornesi, una pesata
astigiana di vino quello di 8
grossi tornesi (6 g. t. , 778 b) ,
226 E, 227 A.
Prinengo, Catlrara.
Prioeca, acquistata da Asti, 144 B.
— (Permuta con Pontresino, 690 c).
— i sgr. di, si ribellano ad Asti, 162
A.
— i sgr. di , emigrano in Apulia ,
Priocca è acquistata dagli Asti-
giani, 164 A.
Proci da, Giovanni.
Provenza , viaggio di Guglielmo di
Monferrato in, 146 B.
— prigionieri ivi condotti da Filippo
siniscalco di Carlo d’Angiò, 162
A.
— Giovanni di Monferrato va in,
169 B.
— ritorno dei soldati di Carlo re di
Sicilia dopo la guerra contro il
march, di Saluzzo, 205 D.
— ritorno di Rinaldo di Leto in,
presso il re, 206 A.
— vengono di, molti soldati che si
recano a Valenza, 260 B.
Ptolemino Creteiso , (Cortesi, 768
d), cremonese, podestà in Asti,
a. 1809, 228 A.
— esce di carica, a. 1810.
Pumassa, (Lumaza , 715 b), v. Pel-
leta.
Pusterla, Guglielmo.
Q
Quaranta, Squarza.
Quardo (Isnardo, 748 c), conte, aiuta
i nobili di Castello, 198 D.
Quargnento, Ricciardo Gambatesa ed
Ugone di Bauci con forze pa-
gate da Asti entrano in , 247
D.
— i soldati di Asti entrano pacifi-
camente in, 251 D.
— Marco Visconti entra in, 259 D.
— Raimondo di Cardona entra in,
e vi fa prigioni molti tedeschi,
260 B.
— pretese di Luigi di Savoia sopra 4
278 B.
Quarto , occupato da Guglielmo di
Monferrato 1290, 145 B.
4 1 — Indici thiemalici.
— posseduto da Asti nel 1190, 148
C.
— fuso colla villa di Mirabello per
opera degli Astigiani (per causa
della guerra di Novi con Ales-
sandria, 684 b), 149 A.
— gli Astigiani incalzati dal conte
Guarneri fuggono in, dove muo-
iono alcuni di essi , 244 B.
Quarto nuovo, nato dalla fusione delle
vecchie ville di Quarto e di Mi-
rabello, 149 A.
Quattorde, battaglia tra Asti ed Ales-
sandria, 142 A.
— (dono ed investitura di, al com.
astigiano fatti dal co. Uberto y
695 a).
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210
INDICI SISTEMATICI
— gli Astigiani sono sconfitti a, a.
1809, 184 C, 190 D.
— posseduto dai fuorusciti Astigiani,
202 A.
— una parte delle forze astigiane
sapendo che l’altra va ad An-
none , per incontrarla va coi
Chieresi a, 228 B.
— i fuorusciti assalgono gli Asti-
giani a, li mettono in fuga e
ne fanno molti prigionieri, 228
C.
— battaglia in, fra Ugone di Bauci
ed il conte Guarneri accompa-
gnato da Galeazzo Visconti, 248
E.
— i soldati astigiani devastano quel
di, 251 D.
— pretese di Luigi di Savoia sopra,
278 B.
Questioni feudali , successione tra
Manfredi di Saluzzo ed Andro-
nico Paleologo, 171 B.
Quirieo (3.), porta di, in Asti, vi è
ucciso da Fabio e Valentino Caze
il servo Uliviero, 217 E.
- — frati e suore della Chiesa di san,
in Asti nel 1280, 150 A.
FL
Raferlo (S.) (Raffaele (S.) , 756 A) ,
Teodoro march, di Monferrato
s’impadronisce di, 211 C.
Ràimondino Fàllktto , console in
Asti, 215 B.
(Raimondo d’Angiò) (figlio di Carlo
di Angiò, 714 c).
Raimondo Asinaki, fa parte coi fra-
telli della lega di Bechincinero,
156 D.
(Raimondo Belangero) (di Busca,
patto riguardante Favria, 690
d).
Raimondo di Cardona, catalano, am-
miraglio dei Genovesi, 257 A.
— mandato da re Roberto vicario
generale in Lombardia, a. 1321,
arriva ad Asti,, 259 C.
— manda a Valenza dei soldati che
entrano violentemente in Monte-
castello e lo incendiano, 259 D.
— entra in Quargnento e fa prigioni
molti Tedeschi, ha per patti Oc-
oimiano, sta, ai guasti di Ales-
sandria, 260 B.
— tentativo di entrare in Tortona
riuscito vano per causa di Marco
Visconti , entra in Bassignana
ed in Pecetto, 260 C.
— accompagna Beltramo del P og-
getto a Valenza, 261 B.
— sue uccisioni in quel di Alessan-
dria, 261 C.
— assedia dei nemici astigiani nella
bastia di Mongerano e li prende
prigioni, va ad Asti, muove su
Novi, 261 D.
— entra per forza con soldati geno-
vesi in Vazolo, 261 E.
— danneggia l’Alessandrino, assedia
il castello poi va al borgo di
Bassignana, 262 A.
— è assalito e sconfitto da Marco
Visconti e da Girardino Spinola,
si rifugia nel borgo di Bassi-
gnana, 262 B.
— dimora a Valenza, non pub soc-
correre Bassignana, 268 A.
— nel 1322 riceve nuovi aiuti dai
papa, 263 C.
— nel 1823 coll’esercito pontificio
entra per forza nel borgo di Bas-
signana, gli si arrende Alessan-
dria, 264 C.
— gli si arrende Tortona, compera i
difensori del castello, 265 A.
— i soldati di , sconfiggono Marco
Visconti sull’ Adda, vanno a
Monza, 265 B.
— si accampa presso Milano e ne
occupa i borghi , 265 C.
— per paura di un’epidemia si ritira
dai borghi di Milano a Monza
nel 1324, questa è assediata, 266
C-D.
— prende Vairo, è preso prigioniero
da Galeazzo Visconti, fugge con
inganno, 267 A.
Raimondo Fàlletto, da Asti va ad
abitare in Chieri, arreca danni
ad Asti, 196 B.
] — dei beni di , si vale in Asti il
marchese di Monferrato, 189 A.
; Raimondo d’Incisa, è partigiano dei
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CRONACHE A STESI
211
Castello, dono fattogli dagli Asti-
giani, 198 B.
— Enrico di Lussemburgo dona Por-
cile a, mentre questo era stato
comperato dagli Astigiani , 248
B.
— è preso prigione dagli Alessan-
drini e tenuto in carcere finché
si fecero ribelli a re Boberto ,
245 C.
Baimorino di Terzago, milanese, ca-
pitano del popolo in Asti, 206 C.
— corrotto dai fuorusciti fa annun-
ziare il maggior Consiglio per
proporre la pacificazione coi fuo-
rusoiti, 216 A.
— chiamato da Filippo d’Acaia du-
rante il gran Consiglio va da lui
nella canonica, 216 B.
Baineri Caze, custodisce Montegrosso
pel comune d’Asti, è preso pri-
gione oon molti suoi parenti dai
fuorusciti Astigiani, 252 B.
Baineri Grimaldi, valore dimostrato
in Olanda a favore di Filippo
III e ricompense ricevutene, 186
C.
Balvengo, Enrico.
Banikri Grimaldi, sta ai confini di
Boma, consigliato da re Boberto
per impedire che si rechino vet-
tovaglie ad Enrico di Lussem-
burgo, 236 C.
— prende ai Pisani delle galee piene
di vettovaglie dirette all’ impera-
tore, è cercato dai Genovesi, ma
sfugge alle loro ricerche, 287 A.
(Bappe) (impediscono colle armi che
i Solaro entrino in Alba, 789 d).
— (sono esigliati da Alba, 740 a).
Basparello Guglielmo.
Ravenna, Asti elegge per podestà uno
di, 208 C.
Bayneri di Monferrato, bastardo pa-
rente del march, di Monferrato
è preso prigione ad Aoquiemuore
nelle carceri d* Alessandria, 160
C.
— combatte contro gli Astigiani, a.
1228, 27 giugno (4 luglio, 788
b), 190 B.
Refranoore, posseduto dai fuorusciti
Astigiani, 202 A.
Begaudo Botario , è ferito dai mi-
nistri del principe d’Aoaia, 216
E.
Reggio , fuga di Taddeo d’ Este in ,
279 C.
Renato d* Angiò, duca di Lorena, fra-
tello di Lodovico III , pretende
succedere a Giovanna II di Na-
poli e manda prima la moglie
Isabella a prender possesso del
regno, settembre 1485, poi viene
egli stesso , 19 maggio 1488 , e
ricupera il Castel dell* Uovo, 272
D.
— riceve 8000 fanti dal pontefice Eu-
genio IY , manda a sfidare a
duello Alfonso V d’ Aragona, ma
il duello non ha luogo, a. 1488,
275 B.
Rovello, vi è condotto, a. 1291, Gio-
vanni figlio di Guglielmo di Mon-
ferrato , 146 B.
— (sgn. di, ottengono S. Stefano di
Cossano in feudo da Asti, 698
a)-
— preso dagli Astigiani e Chieresi
nel 1274, 162 D.
— restituito a Tommaso di Saluzzo,
168 A.
— visita di Giovanni di Monferrato
a Tommaso di Saluzzo, 169 B.
— Carlo re di Sicilia lo promette a
Filippo principe d’Acaia, 210 A.
— Ricciardo Gambatesa capitanando
gli Astigiani li danneggia, 251
B.
Reviglftasco , appartenente, a. 1190, ad
Asti, 148 A.
Revignano , impresa di, nel 1316, 249
D.
Ricci ardino di Langosco , figlio del
conte pavese Filippone, è incar-
cerato da Filippo di Savoia, 242
E.
— è ucciso dai Milanesi entrando in
Pavia, 247 A.
Ricciardo Gambatesa , con milizie
pagate da Asti entra pacifica-
mente in Oviglia, in Quargnento,
in Solerò, in Bosco ed in Castel-
lazzo e per forza in Fubine ,
247 D.
— muove da Mondovì in soccorso di
Sa vigliano, 250 A.
— va a Mondovì con soldati Asti-
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Èia
INDICI SISTEMÀTICI
giani e fa vendetta della cacciata
di Gochero Cavallero, 250 B.
— va a Fossano e vi reca molti dan-
ni, danneggia Revello ed Envie,
fa molti danni ai dominii del
marchese di Saluzzo, 251 B.
— nel 1810 ritorna ad Asti, 251 C.
Elisio (valle del), confine del territo-
rio d’Asti ai tempi di Oggiero
Alfieri, 152 A.
Rinaldo di Drksnày , ambasciatore
di Carlo VII, sua venuta in Asti,
Filippo Maria Visconti non adem-
pie la promossa di consegnargli
la città, 277 D-E.
— morto Filippo Maria Visconti
prende possesso d’Asti a nome i
di Carlo VII, 14 agosto 1447,
277 E, 278 A. :
— pretende la restituzione al dominio
d’Asti di varie terre del Monfer-
rato, 278 B. |
— sue pretese a nome di Carlo VII
d’ Orléans sui territorio e domi-
nio di Milano, 278 B-C.
— spedizione contro Bosco, tentata
spedizione contro Alessandria e !
Tortona , scofitto presso Bosco i
dai Milanesi, 17 ottobre a. 1447,
è mandato in carcere a Milano,
278 D-E.
— è dal duca d’ Orléans fatto gover- j
natore di Asti, a. 1448, 280 B. -
Rinaldo di Leto , puliese, siniscalco
di Carlo re di Sicilia è mandato
in Piemonte con soldatesche, 205
A.
— liete accoglienze e giuramento pre-
stato da Alba, Cherasco, Savi- 1
gliano, Mondovì ; vantaggi arre- 1
cati ad Asti, impresa contro Cu-
neo, 205 B.
— impresa vana contro Cuneo, (im-
presa di Demonte, 751 a), soc- i
corsi dati dagli Astigiani, danni
del march, di Saluzzo che si as-
soggetta al re di Sicilia, 205 C.
— suo trattato con Asti , gli viene
ceduto Fossano dai march, di
Saluzzo, 205 D.
— va in Asti , tumulti contro di lui,
ritorna ad Alba e poi compito
il suo incarico va presso il re
in Provenza, 205 E.
— segreto trattato con Filippo prin-
cipe di Acaia, 210 C.
— mette in fuga Teodoro e gli Asti-
giani, mette il campo a Tongo
è riccamente accolto dai fuoru-
sciti astigiani, 210 D.
— domanda d’essere accolto in Asti
per ristorar le sue forze, ma te-
mendosi di tradimento questo
gli viene rifiutato, 211 A.
— assedia Levnì e lo prende, 211 C.
si accampa cogli alleati a Vi-
gnale, riesce vittorioso contro il
conte Filippone che fa prigio-
niero, 212 0.
Rinaldo Passabino Bonaccolsi, nel
1824 soccorre Galeazzo Visconti
nell’assediar Monza, 266 D.
Rio del Francesi , dei fuorusciti sor-
presi presso il ponte di Versa
dagli Astigiani sono cacciati in
fuga fino al, 218 C.
Ripaglia , Amedeo Vili essendo ere-
mita in, è fatto papa dal Con-
cilio di Basilea, 272 C.
Riva, acquistata da Asti, a. 1292, 147
B.
— confin del territorio d’Asti ai
tempi di Oggiero Alfieri, 152 A.
— metà di, è presa dagli Astigiani,
109 A.
— metà di, e resa al march, di Mon-
ferrato dai signori di Asti, 196
D.
— Filippo di Savoia entra colle sue
forze in, 242 B.
— quelli di , sono danneggiati da
Giovanni del Pozzo , vengono
quindi sconfitti dagli Astigiani
presso gli Allari , 40 cavalieri
fuorusciti Astigiani stanno in,
248 D.
— nel 1817 v’entrano gli Astigiani
e la pongono a sacco facendo
prigionieri molti dei loro fuoru-
sciti, 258 B.
Riva di Tersa, è assalita dai fuoru-
sciti astigiani, loro partenza per
paura di Ugone di Bauci, 258 A.
Rivarotta, (antica villa astigiana, 674
a).
— compresa nel territorio di Asta
l’anno 1190, 148 B.
I — ( Villarotta , 684 a) , sua posi-
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CRONACHE ASTESI
ai*
zione e soggezione ad Asti, 148
C, 149 A.
e 149 A.
Rivofrancore, pretese di Luigi di Sa-
voia sopra, 278 B.
(Robaldo) (figlio di Niccolò di Brà,
vnd. di Cherascotto, 694 c).
Robaldo Catena, ferito al capo da
Francesco e Bonifacio Solaro ,
166 C.
— morte di, 166 D.
Robaldo Malabaila , figlio di Cor-
rado, va a Valenza con proprie
forze, 261 C.
Robella, Guglielmo.
Robersaro Troto (Robertone, 727
b) , capitano del popolo asti-
giano, in Alessandria fa cac-
ciare i Lanzaveglia, 183 C.
Robertixo Gtjttuario , presiede al
confino della parte popolare, 197
A.
Roberto, Bartolomeo.
Roberto d’Angiò, (duca di Calabria,
principe di Taranto , figlio di
Carlo d’Angiò, 714 c).
— figlio di Carlo II è fatto re di
Napoli, a. 1309, ed il suo regno
è confermato (in Avignone da
Clemente V, a. 1310, 728 b) ,
184 D.
— succede sul trono a suo padre
Carlo II favorito da tre suoi fra-
telli e da altri e viene creato re
di Sicilia e conte di Provenza e
di Piemonte, va in Lombardia,
a. 1310, a Cuneo, Mondovì, Fos-
sano , Savigliano , Cherasco ed
Alba, 224 E.
— sue pretese relazioni con Asti e
con Opecino Spinola, 226 A.
— riceve con onore in Alba i tre
consoli di Asti che vengono per
stringere con lui alleanza, 225
D.
— alleanza oon Asti, vi si reca colla
moglie e 400 soldati e viene
grandemente acclamato dal po-
polo, 226 A.
— splendido convito dato agli Asti-
giani nella chiesa dei Frati Mi-
nori, 226 A.
— va in Alessandria, ne caccia gli
Inviziati ed i Lanzaveglia Ghi-
bellini e la assoggetta, a. 1310,
226 B.
— avendo occupato Cuneo, Alba ed
altri luoghi del Piemonte ed
essendo venuto ad assoggettar
Asti Enrico di Lussemburgo or-
dina che non si obbedisse che a
lui, 229 C.
— soggioga Alessandria, 229 D.
— Enrico di Lussemburgo nel 1318
tenta l’impresa contro, ma muore
nel combattere Siena, 239 C.
— richiesto dai Fiorentini manda
loro con soldatesche stipendiate
da questi e dai Guelfi di Toscana
due suoi fratelli ed il figlio d’uno
di questi, 240 A.
— per mezzo del suo siniscalco Ugone
di Bau ci ottiene che gli presti-
no fedeltà Asti e Casale, 242 C.
— Pavia promette fedeltà a, 242 D.
— gii vengono ceduti i diritti nota-
rili di Asti, 243 0.
— gli si ribellano Alessandria e Fes-
sane, 245 C.
— Manfredi di Saluzzo gli manca
di fede , rap pressagli, 245 D.
— nel 1815 (1313, 791 a) con grandi
forze e colla famiglia va in Si-
. cilia ed assedia Trapani, 245 E.
— danni ricevuti dall’impresa e tre-
gua fatta con Federico d’ Ara-
gona , secondo tentativo contro
la Sicilia pur riuscito vano, 246
A.
— i Pavesi si ribellano a, 247 A.
— gli si ribellano gli Alessandrini
nel 1315 dopo 5 anni dalla pro-
messa fedeltà, 247 B.
— gli si ribellano i Casalesi, 248 A.
— nel 1316 assale la Sicilia e si
spinge devastando fino ai borghi
di Messina, 251 E.
— non riesce nell’impresa e ritorna
a Napoli, è assalito da Federico
d’ Aragona signore di Sicilia nel-
la Calabria, 252 A.
— ottiene dalla parte guelfa il do-
minio di Genova , vi manda
aiuti contro i fuorusciti, 254 D.
— nel 1818 viene a Genova , ne
prende il dominio per 10 anni,
per timore di lui Marco Visconti
fugge di Bisagno, 255 A,
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814
INDICI SISTEMATICI
— nel 1319 (1318, 802 c), assale
s. Pier d’ Arena e Sestri e mette
in fuga i fuorusciti, 255 B.
— assale i fuorusciti ad Albizola ,
ne è sconfitto , la riprende e gli
è ripresa, 255 C.
— si ritira in Toscana, manda nuovi
aiuti a Genova coi quali si vin-
cono, i nemici, ritorna a Genova,
ordina lo stato della città a suo
modo , va ad Avignone , è da
Giovanni XXII fatto vicario di
tutta Tltalia durante la vacanza
dell’impero, 255 D.
— dolore di, per la perdita di Ver-
celli, 268 B.
— manda Baimondo di Cardona, co-
me vicario generale sopra tutte
le sue possessioni in Lombardia,
a. 1321, 259 C.
— richiesto da Beltramo del Pog-
getto manda soldati ad Asti in
soccorso di Valenza, 262 C.
— alcuni soldati di, usciti d’Asti
Baccheggiano Sassello, ma sono
rotti nel ritorno, 264 E.
Boberto Asinari , popolano , con
molti altri da Asti va volonta-
riamente ad abitare in Chieri
colle sue forze e quivi arreca
molti danni ai governanti d’A-
sti, 196 B.
Roberto Bertraldo, custode dei ca-
stelli di Masio, non li vuol ren-
dere al comune d’Asti , perciò
Filippo d’Acaia lancia contro di
lui un severo bando e lo fa di-
pingere capovolto in Mercato ,
224 B.
Boberto conte di Fiandra, guerra
e trattative con Filippo III re
di Francia, 185 C.
— Per trattato fatto con lui Filippo
prende Lilla (Isla , 729 c) e lo
tradisce poi facendolo prigione
e mandandolo coi figli a Parigi,
186 A.
Bobertone Trotto, capitano del po-
polo astigiano, è preso prigio-
niero dai fuorusciti a Quattorde,
223 C.
Bocca , di Guidone, sconfitta di Filip-
po siniscalco di Carlo d’Angiò
der opera degli Astigiani, 163 B.
Bocca (castello della), presso Cremona,
diroccato dai Cremonesi, 179 B.
Bocca, preso da Filippo di Savoia a
Teodoro marchese di Monferrato,
185 A.
— partigiani dei Castello in, 200 D.
— spedizione del Comune d’Asti e
del principe d’Acaia con piò di
7000 fanti contro, e distruzione
della, 202 B.
— al tempo dell’assedio di, uno dei
Dodici non segue i fuorusciti,
ma si ritira nella sua villa e
scrive una lettera ai maggiori
del popolo Astigiano, 218 E.
— (castello della, possesso d’Asti per
dono del vescovo Bonifazio di
d’Asti, 688 c).
— ve se. : Bonifazio.
— Genesino, Manfredi.
Rocca Sclavina, appartenente ad Asti,
a. 1190, 148 A.
(Roccareraiio) (cast, e vi. di, fd. asti-
giano, 694 b).
Rocchetta, il corpo di Morello di So-
laro è mandato a, 213 E.
— i marchesi di, dopo la morte di
Enrico di Lussemburgo sono in
continue guerre oon Asti, 245 B.
— nel 1316 i marchesi di, coi fuo-
rusciti Astigiani entrano in Mon-
tegrosso, 248 D, 252 A-B.
— (feudo del comune d’Asti di do-
nazione di Domicella vedova
d’Alberto marchese d'incisa, 688
b >-
— Giovanni, Ghiaieto.
(Rocchetta di Cossano) (dm. dei mar-
ch. di Busca , 691 b).
— (acquistata da Asti, 691 c).
Rocchetta di Falno (Bocchetta, 679 a),
acquistata da Asti, 144 B.
(Rocchetta di Pelafla) (dono dei sgn.
di Canelli, 692 d).
Rocco di Giovanni (S.) , morte di ,
in Masio, 215 B.
Rodello, Guglielmo.
Rodolfo, di Gorzano dell’ordine dei
frati predicatori, lascito del Ven-
tura a, 229 A.
(Rodolfo Capre) (di Vinchio, vende
Castelnuovo Calcia ad Asti, 689
d>.
Homo, v. Bota rii.
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CRONACHE ASTESI
215
Roggero conte di Fondi, questore
del regno di Sicilia , presente
all’assedio di Gaeta a. 1485, 278
C.
Roggiero Doria, prende prigionieri
due figli di Carlo I d’Angiò ,
164 D.
Roma , arrivo di Carlo d’Angiò, a.
1265 , ne è fatto senatore , 157
D.
— arrivo di Corredino, festose acco-
glienze, è fatto senatore, 158 B.
— fuga d’Innocenzo IV, 172 B.
— dispetto dei Romani perchè Fi-
lippo III re di Francia non per-
mette a Clemente V d’andare a,
187 A *
— una gran turba di pellegrini viene
a chiedere perdono dei suoi pec-
cati, Bonifacio Vili bandisce il
giubileo, grande concorso di pel-
legrini, 191 C-D.
— buon mercato dei commestibili,
carezza dell’ alloggio in occa-
sione del giubileo, accidenti oc-
corsi durante questo, 192 A-B.
— due chierici rastellano notte e
giorno grandi somme di danaro
all’altare di s. Paolo, 192 B.
— Gli ambasciatori di, accolgono
festosamente Enrico di Lussem-
burgo a Susa, 229 E.
— Enrico di Lussemburgo entra a
forza in, il popolo romano si di-
chiara per lui, 236 A.
— il popolo romano si azzuffa con
Giovanni, fratello di Roberto re
di Napoli e cogli Orsini , inco-
ronazione di Enrico in s. Gio-
vanni Laterano, 286 B.
— Enrico esce di , e va a Tivoli ,
287 A.
— i Fiorentini tentano d’impedire
all’ imp. Sigismondo la via di,
a. 1433, incoronazione, 272 0.
— edifizi: s. Giovanni Laterano,
s. Pietro, s. Angelo, Campido-
glio, Campofiore.
Romagnano, Antonio.
Romanista, si fonda sopra di, la città
di Foss&no, a. 1215, 190 D.
— (dono ed investitura di, al com.
d’Asti dal co. Uberto, 695 a).
Romano, Ezzelino.
Romanzi (romani, 774 d), Guglielmo
Ventura nel suo testamento con-
siglia ai figli di astenersi dalla
lettura dei, che egli ha sempre
odiati, 228 A.
(Rosign&no) (Teodoro march, di Mon-
ferrato è posto al sicuro in, 757
b).
Rossi, conte di, nel 1820 (1822, 805
a), fa parte dell’esercito di Fi-
lippo di Valois, 257 D.
Rosso , soprannome di Manfredino
Isnardi, eletto a prender sicurtà
dalla parte popolare , 197 A.
— è ucciso a 8 . Stefano da Gio-
vanni, Aynaldo ed altri dei So-
laro, 241 D.
Rota rii, il conte Emanuele di Bian-
drate vende i castelli di Monta-
cuto e di s. Stefano ai 187 C.
— sottile consiglio dato dai , agli
Astigiani riguardo a Filippo
d’Acaia, 216 E.
— il Tanaro straripando arriva colle
sue acque fino alle case dei, ubi-
cazione di queste case al di là
della Murra (Vallone , 836 a) ,
280 D.
Rotarii, Simone, Tommaso.
Rotta , ai ponte di , presso Grassano
avviene il colloquio di Teodoro
cogli Astigiani ed il principe di
Acaia, 209 A.
Rovero, v. Roero.
Ruffinetto Alfieri, sepolto in Asti,
215 C.
Ruffino Guttuario , autore della
lega dei Bechincinere contro i
Solaro, 156 D.
Ruffino di Ozano , suoi litigi sul
possesso astigiano di Pontestura,
204 C.
Ruffino Solaro, il figlio di (Solio,
763 a), uccide improvvisamente
Tabusio, 217 E.
(Ruffino Tibury) (fratello di Ottone,
Grignola ed Alberto Sardo, sua
donazione ad Asti, 689 b).
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aie
INDICI SISTEMATICI
s
Sacco di Lu, a. 1481, 271 D.
Salimbeni, Casseno.
Salimberii, Giovanni.
Saladino, prende Gerusalemme, a.
1187, 190 C.
(Balogio) (cast, e vi. di, fd. di Asti,
693 c).
Sàlembino Casteno, ( Saglembeno Ca-
seno , 771 d) , gli Astigiani gli
danno pieni poteri di stringere
alleanza con re Roberto, 225 C.
(Saliceto) (cast, e vi. di, fd. d’Asti,
693 b).
Salisburgo, il conte di, e suo nipote
vengono fatti prigionieri da Tom-
maso di Squillace, 240 D.
— prigionia in Pavia, 246 C.
Sai uzzo, presa dagli Astigiani nel
1274, 162 D.
— il marcheso di, prendo e percuote
800 uomini di Cuneo presso
Dronero, a. 1279, 191 B.
— riceve in dono dagli Astigiani
Fossano, 197 A.
— riceve in dono dagli Astigiani la
vi. ed il cast, di Cavallerio che
avean preso per forza, 197 A.
Baluzzo, i marchesi di, fanno scor-
rerie in quel di Alba, 197 C.
— si valgono dei beni dei Troia, 198
A.
— marchesi: Giovanni, Manfredi,
Tommaso, Federico.
Salvagnino Testa, segue i Castello
nell’esiglio da Asti, 200 B.
Salvatore, monache di san, introdotte
in Asti nel 1280, 150 B.
Salvatore (S.), preso dagli Alessan-
drini e diviso in tre parti, 169 C.
Sandrone Asinari, come autore pre-
cipuo della presa di Costigliole
ne vien fatto signore, danneggia
Isola d’Asti, 244 D.
Sang&none f., v. Sena.
Sangono , gli Astigiani vanno sulla
riva del, per scontrare i Bur-
gundi ohe fuggono, 175 A, 189 D.
Sannazzaro, Bergadano.
Santaflore, conti di, Enrico di Lus-
semburgo passa pei possessi dei,
per andare a Roma, 236 A.
Santià, i Catalani al soldo d’Asti si
accozzano con Martino d’ Agliate
e coi fuorusciti Lombardi a, 258
D.
Sapriccio di Cosambraudo , conte,
vicario dell’imperatore Adriano,
140 C.
Saraceni, combattono col re di Fran-
cia ed il re d’ Aragona e ven-
gono vinti , muoion di loro più
di 20000, 185 B.
(Sarmatorio) (sgr. di, a. 1193, con-
cordia con Asti, 691 d).
— (sgr. di , patto e citainatico coi
sgr. di Montefalcone e di Man-
zano, 694 d).
Sarzana , i nobili tortonesi combat-
tendo coi Pisani prendono, e vi
fanno molte prede, 239 B.
Sassello , i Doria riparano a , ed al
castello di Stella, 182 C.
— è saccheggiato da soldati di re
Roberto usciti d’Asti, 264 E.
(Sasso) (vendita di, di Manfredi Lan-
cia, 690 a).
Sassonia, casa di: Ottone IY.
Savigliano, soggiogato da Carlo d’An-
giò, 153 D.
— devastato dagli Astigiani e Chie-
resi, a. 1274, 162 1).
— si sottrae al dominio di Carlo di
Angiò, s’allea con Asti e ne ri-
ceve ogni anno il podestà, 168
C.
— venutovi Rinaldo di Leto sini-
scalco di Carlo re di Sicilia gli
prestano giuramento, 205 B.
— vi si reca Roberto re di Sicilia,
224 E.
— Filippo di Savoia devasta, è
messo in fuga da Ugone di Bauci,
246 D.
— è difeso da Ricciardo Gambatesa
contro i conti di Savoia, 250 A.
— i soldati astigiani devastano, 251
A.
— Maffeo Visconti cede, a Filippo
di Savoia, 258 B.
— Oggero.
Savoia, Gian Giacomo di Monferrato
si reca in, a. 1481, 271 E.
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CRONACHE ASTESI
217
— i conti di, danneggiano Asti, 149 B.
— Tommaso reggente, a. 1255, Ame-
deo IV, Amedeo Vili (Felice V),
Luigi Maria, Filippo ? Marghe-
rita, Tommaso III, Pietro arci-
V68C. di Lione, Luigi prinoipe di
Piemonte, Odoardo, Pietro.
Savona, vi si ferma il partito imperiale
genovese rappresentato dagli Spi-
nola e loro seguaci, gli Astigiani
vi mandano soldati in ossequio
a Federigo II, i Genovesi l’asse-
diano per terra e per mare, dopo
la morte di Federigo e la pren-
dono, 181 A.
— i seguaci dei Guttuari sono esi-
gliati a, 217 C.
— proclama davanti agli ambascia-
tori di Enrico Lussemburgo, di
voler restargli fedele, 225 0.
— gli Spinola ed i Doria nel 1818
(1817, 801 c), entrano pacifica-
mente in, e ne occupano il ca-
stello, 254 C.
— i Genovesi bloccano il porto, 254
D.'
— i fuorusciti Genovesi risiedono a,
re Boberto muove ad assediar la
città, 255 C.
— - i fuorusciti Genovesi ne escono
per assalire Alassio, 256 D.
— i signori di Genova tentano in-
vano di prenderla, 256 E.
Savona, il marchese di, è compreso
nella pace di Filippo d’ Acaia col
march, di Saluzzo, 218 B.
— (Ottone del Carretto, march, di,
698 c).
— marchesi: Ottone del Carretto.
Scala, signori: Alberto, Bartolo-
meo, Mastino, Cane.
Sbaraglia, figlio di Corrado, valoro-
sissimo, muore nelle contese cit-
tadine, 182 A.
Scarampi , Filippo , Giovanni , Gio-
vanni Bartolomeo.
Scarso, Guidone.
Schettino, Manfredi.
Scoto, Alberto.
Scrlvia, Ugone di Bauoi è sconfitto
dai soldati milanesi nel passare
la, 246 E.
— sconfìtta e morte di Domenico
Doria nel 1816, 249 A.
Scursolengo , villa appartenente ad
Asti, a. 1190, 148 C.
Sechi, espulsi da Vignale perchè te-
nevano le parti del march, di
Monferrato, vi sono richiamati
da Opecino Spinola, 218 A.
Secondino Natti, astigiano, amba-
sciatore dei march, di Monfer-
rato per trattare della cessione
di Acqui, 278 A.
— entra pomposamente in Asti con
Carlo d’ Orléans, 280 A»
— dottore in leggi, oratore mandato
dal duca d’Orléans ai Milanesi,
a. 1448, 280 0.
Secondino Ventura, cittadino asti-
giano del collegio dei notai, figlio
di Andrea Ventura e di Beatri-
cina de Follie, scrive quel che
ha visto 6d udito, 269 A.
— vede nella cittadella d’Asti le
macchine per la scalata state
abbandonate da Giovanni Turco
di Castello dopo la sua ritirata
da Asti, 269 C.
— assiste al supplizio di Giovanni
Turco di Castello in Moncalvo,
a. 1480, 269 D.
— vede in Genova nel 1489 Barnaba
Adorno, contraddice perciò l’o-
pinione corrente che questi fosse
morto in carcere, 271 B.
— vede gli atti rogati in Napoli il
14 aprile 1488 per cui si rice-
veva Isabella, moglie di Benato
d’Angiò, come regina, 272 D.
— vede in Genova il Castelletto di-
strutto, 274 C.«
— vede in Milano, a. 1442, il Ba-
stardo d’Orléans, 277 D.
— attesta di aver visto lo strumento
fatto a Parigi, della dote di Asti
data da Galeazzo Visconti al
duca d’Orléans, 282 A.
Secondo (s.), suo martirio in Asti ,
140 C.
Secondo (».), presso Nant, appartenente
nel 1190 ad Asti (Nant, 688 b),
148 A.
Secondo (*.), nella festa di, si suole
correre il pallio in Asti, 168 B.
— chiesa di Asti, se ne gettano le
fondamenta della facciata il 12
maggio a. 1440, 275 E, 276 A.
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218
IKDICI SISTEMATICI
— interruzioni dei lavori, si ripren-
dono solo addì 11 maggio 1462,
276 A.
— chiesa di, sul mercato di Asti se 1
ne inizia la costruzione il 28 I
aprilo 1457, 281 A.
Secondo di Mercato (monastero di «.),
in Asti, Guglielmo Ventura or-
dina che vi siano suonate le cam-
pane il giorno della sua morte,
228 C.
(Segista), (morti in, nelPespulsione
di Opecino Spinola da Genova,
728 b).
Sena (Sona, 769 d), al di là della, è
mandato ad abitare Guglielmo
Turco, 224 A.
Senatori di Roma, Carlo d’Angiò,
157 D.
— Corradino di Svevia, 158 B.
(Seresec), (città d* Olanda assediata
da Filippo III, 780 a).
Serra (la) , parte di Moncalvo in cui
entra Teodoro di Monferrato ,
211 B.
Serra, Enrico.
Serra di Mezeto, (villa detta s. Ste-
fano, 689 d).
— (venduta dal march. Manfredi
Lancia, 690 a).
Serralunga, (la quarta parte del con-
tado di, ha per vescovo Bonifa-
cio, 688 c).
Serrar» Ile, Opecino Spinola muore in,
lega a sua figlia moglie di Teo-
doro di Monferrato i diritti su,
250 E.
Sertorio, Enrico.
Sessame, villa compresa nel territorio
di Asti l’anno 1190, 148 B.
— (fd. di Asti, 698 c).
Sessanta, v. Sessame.
Sestri, battaglia tra Opeciijo Spinola
ed i fuorusciti Genovesi, 182 D.
— re Roberto nel 1819 (1818, 802
c) assale, 255 B.
— passaggio delle soldatesche del mar-
ch. di Monferrato nella spedi-
zione contro Genova, a. 1481,
270 D.
Settime (castello di), preso da Filippo
di Savoia a Teodoro maroh. di
Monferrato, 185 A.
— partigiani dei Castello in, 200 D.
— distruzione è riedificazione di, ri-
bellione alla signoria dei figli di
Bel tramino di Comentina (di
Comitiva) e spontanea sottomis-
sione ad Asti, 224 D.
— Giovanni del Pozzo lo distrugge,
248 C.
Settime, Barberio.
(Settimi), (Manfredi).
Sforza, Francesco.
Sibaudo Solaro, console di Asti re-
casi in Alba presso re Roberto
per trattar di alleanza con lui,
ne è accolto con onore, 225 D.
Sicci, di Vignale, uccidono Odegario
di Palma e il figlio suo e chieg-
gono aiuto ad Asti, vantaggi ot-
tenuti, 168 B.
— cacciano da Vignale i Pastroni ed
i loro amici, a. 1810, coll’aiuto
di Giovanni Solaro, Nicolino Ca-
sino (Càseno) e trecento uomini
delle ville astigiane, 226 D.
— Emanuele.
Sicherii, Guglielmo.
Sicilia , Carlo d’Angiò incoronato re
157 D.
— carneficina degli Angioini per le lo-
ro insolenze nell’a. 1282, 164 A.
— incoronazione di Pietro d* Ara-
gona, 164 B.
— è scomunicata dal pontefice che
le bandisce contro la crociata,
164 B.
— Federicene è fatto re, ed è rap-
pacificato colla Chiesa, 164 D.
— accordo di Carlo d’Angiò con Ope-
cino Spinola per ottenerne il do-
minio, 212 D.
— Enrico di Lussemburgo tenta
l’impresa contro re Roberto con
galee di, 289 C.
— impresa di re Roberto contro la,
nel 1315 (1813, 791 a), nuovo
tentativo nel 1316 riuscito pur
vano, 245 E, 246 A.
— nel 1816 re Roberto assale la, e
si spinge devastando nella valle
Mazaria fino ai borghi di Mes-
sina, ma il suo tentativo rimane
infruttuoso, 251 E.
Siena, Enrico di Lussemburgo nel
1818 muove contro, vi muore di
febbre, 289 C.
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CRONACHE A STEST
219
— incursioni dei Fiorentini nel ter-
ritorio di, 272 C.
Sigismondo, intromissione dell’imp.,
in favore di Gian Giacomo di
Monferrato nella pace di Vene-
zia del 1482, 272 A.
— viene nel 1488 a prendere la co-
rona in Italia e va in Toscana
a richiesta di Filippo Maria Vi-
sconti, vi aspetta il danaro pro-
messo da Filippo, ma non essen-
dogli pagato rattiene a mala pena
i Boemi dai saccheggi, 272 B.
— va a Roma malgrado i Fioren-
tini che tentano impedirglielo
e vi è incoronato imperatore da
Eugenio IV, 272 0.
— tornando in Germania visita i car-
dinali e gli altri prelati del Conci-
lio di Basilea, ma non vuol visi-
tare l’antipapa (Felice V), 272 C.
Silebani, Nicolò.
Simone Colobiano, fratello di Uberto
(sic) vescovo è carcerato da Maf-
feo Visconti in Milano, 258 E.
— . (vescovo di Vercelli si arrende
col suo partito ai figli di Maffeo
Visconti, 806 b).
Simone Fabro, astese, fatto prigione
vien condotto a Rocchetta dove
quelli che Favevano catturato
vengono ricompensati da Gio-
vanni di Rocchetta, 245 B.
— (paga pel riscatto 800 fiorini, 790
Simone Guttuario, (Simonino, 759
a), è preso prigione dagli Asti-
giani nella sortita da Incisa ed
ucciso dai Solaro, 214 C.
Simone Lorenzo , è fatto decapitare
in Asti da Ùgone di Bauci per
aver macchinato con Maffeo Vi-
sconti e coi fuorusciti Astigiani
di far morire, 258 D.
Simone Mazza, ambasciatore dei Ge-
novesi tratta la lega con Firenze
e Venezia, 274 D.
Simone Boero, popolano, va volon-
tariamente ad abitare in Ghieri
colle sue forze e quivi reca molti
danni ai governanti d’Asti, 196
B.
Simonino Guttuario, v. Simone Gut-
tuario.
I Sindaci , in Asti, giurano per la città
fedeltà ad Enrico di Lussem-
burgo, 280 B.
Sinfredi, sono compresi nella pace
tra il march, di Saluzzo e Fi-
lippo d’Acaia, 218 B.
Sinfredo, posseduto dai fuorusciti A-
stigiani, 201 A.
Bistri (Sistemi), Bergadano di.
Solaro, discordia coi Guttuari, 156
C.
— ottengono poca potenza in Asti
per aver favorito Carlo d’Angiò,
165 B.
— cacciati da Asti dopo che fu presa
da Manfredi di Salpzzo e da Gio-
vanni di Monferrato, si fermano
in Alba peli’ intercessione di Ot-
tone del Carreto, 170 C.
— rientrano in Asti, 171 A.
— le case dei, sono saccheggiate da
Giovanni di Monferrato e da
Manfredi di Saluzzo entrati in
Asti, ne partono, 1956.
— si ritirano in Alba al che si op-
pongono i Kuppa (Rappe, 789 d)
ed i Costanzi, ma vi sono ben ac-
colti da Oddone march, del Car-
retto podestà d’Alba, 195 D.
— sono seguiti nell’esiglio e poi nel
ritorno in patria da malvagi par-
tigiani, 195 E.
— coi loro partigiani rimangono in
Alba dopo la partenza di Oddone
del Carretto, 196 A.
— cercano invano di nuocere ai si-
gnori di Asti, 196 C.
— cessano dall’ osteggiare Asti per
tutto il tempo che rimangono
in Alba, loro inimicizie e paura
dei governanti d’Asti, 196 D.
— molestano i nobili di Castello ed
altri loro vicini, 198 D E.
— si uniscono a Guglielmo di Ca-
stello (Mombello) per muovere
contro Asti, 199 B.
— prestano giuramento agli amba-
sciatori di Carlo re di Sicilia
mandati in Alba, 199 D.
— (alcuni dei, che stanno pei Ca-
stello, insidiano gli ambasciatori
di Carlo d’Angiò, 742 b).
— soprafanno i Castello e ritornano
signori in Asti un anno preoiso
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220
INDICI SISTEMATICI
dopo la cacciata loro, 5 maggio I
1804, 199 D-E, 200 A. 1
— derubano ed incendiano le case
dei Castello, di Guglielmo Turco
e dei Voglieti, 200 D.
— vengono nominati TenetUei, 200
E.
— Filippo d’Acaia manifesta loro la
sua volontà di farsi signore di
Asti, 207 A-B.
— sono compresi nella pace tra il
march, di Saluzzo ed il prin-
cipe d’Acaia, 218 B.
— sostengono che Morello Solaro è
stato ucciso dai fuorusciti dopo
che lo ebbero preso prigioniero,
218 E.
— uccidono Simone Guttuario preso
prigione dagli Astigiani nella
sortita da Incisa pel che il po-
polo 8’ adira contro essi, 214 C.
— timore dei , per l’adunarsi del
Consiglio del popolo, 216 A.
— loro cattivi modi prima dell’ esi-
gilo, pessimi dopo questo, invi-
diano i Guttuari , loro potenza
fra gli Astigiani, bellezza delle
loro mogli, splendore delle vesti,
217 B.
— non mettono le mani nel sangue
popolare, 217 C.
— ritornando dali’esiglio diroccano
le case dei Castello, di Guglielmo
Turco, dei Voglieti e di molti
altri fuorusciti , fanno diroccar
la bella torre dei Guttuari, 217
D.
— molti dei , violano le case spiri-
tuali, ocoupano i castelli del co-
mune astigiano pel che sono chia-
mati ingrati carnefici degli amici,
217 E.
— il far male diventa loro naturale,
uccisione di Mornello Turco del
loro parentado, 218 A.
— invettive del Ventura contro i,
218 A-B-C-D, 219 A.
— due dei, sono presi prigionieri a
Quattorde, 228 C.
— loro spavento dopo la rotta di
Quattorde, 228 D.
— rappacificazione coi fuorusciti ,
224 A.
— col favore del principe fanno cac-
ciare d’Asti quelli di Castello,
224 C.
— vedono di mal occhio la venuta
in Asti dei Castello e di altri
Ghibellini coH’ imperatore Enrico
di Lussemburgo, 280 A.
— parecchi dei, uccidono a s. Ste-
fano Bosso degli Isnardi, Fran-
cesco fratello di questo induce
l’imperatore a far cacciare i, di
Asti, 241 D.
— inducono Francesco di Cravesana
a licenziare gli armati contro
loro, 241 E.
— parecchi popolani partigiani dei,
vengono ingiustamente banditi,
prendono a forza il castello di
Agliano, assalgono i Castello e
ne muore Manfredo Schettino
(Settimi, 786 c), 142 A.
— loro tentativo di combattere col po-
polo i Castello riuscito vano, fdi-
ce tentativo con Ugone di Bauci
siniscalco del re Roberto, 242 B.
— tre dei, nel 1817 sono presi pri-
gionieri sul Tanaro dai fuoru-
sciti Astigiani, 258 C.
— Aimoino, Arnaldo, Albertino, Ale-
ramo, Ameino, Berretta, Boni-
facio, Catalano, Folco, France-
sco, Giovanni, Leone, Morello,
Pancia, Buffino, Sibaudo (Solio),
Tartaro, Tebaldo, Vespesono.
Sole sani, Nicolò.
Solerò, Ricciardo Gambatesa ed Ugone
di Bauci nel 1816 entrano paci-
ficamente in, 247 D.
— i soldati di Asti entrano pacifica-
mente in, 251 D.
— devastato da Marco Visconti, 259
D.
— si pone sotto il dominio di Carlo
VII, 278 C.
— si pone sotto il dominio di Mi-
lano, 278 E, 279 A.
(Solio Solaro), (uccide improvvisa-
mente Tabusio, 768 a).
Sommari? a, vi muore Federico figlio
di Emanuele conte di Biandrate,
187 C.
— * quelli di, con Guglielmo Isnardo
sono compresi nella pace tra il
march, di Saluzzo e Filippo
d’Acaia, 218 B.
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CRONACHE À8TE8I
221
— (il comune Astigiano dal conte
Uberto è investito di, 695 a).
Sommarlva del Bosco , confine del ter-
ritorio d’Asti ai tempi di Oggerio
Alfieri, 151 B.
— posseduta dai fuorusciti Astigiani,
202 A.
— quelli di, sorpresi dagli Astigiani
nei campi sono parte uccisi,
parte messi in prigione in Asti,
214 D.
Sommarlva di Perno, confine del ter-
ritorio d’Asti ai tempi di Oggero
Alfieri, 151 B.
— posseduta dai fuorusciti Astigiani,
202 A.
Sommovereno, Ghiferio.
(Sona) v. Sena.
Soneino, vi muore Ezzelino, a. 1269,
156 A.
— Guamieri di Ausburgo in, uccide
Guglielmo Cavalcabò, 287 B.
(Soyrano), (cast, e vi. di, fd. astigiano,
692 d).
Spagna, viaggio di Guglielmo di Mon-
ferrato, vi muore la moglie Bea-
trice, 166 D.
(Sparderle), (venduta da Manfredi Lan-
cia, 690 a).
Spedalieri di 8. Giovanni, Clemente
V concede loro nel concilio di
Vienna, a. 1812, i possessi d’ol-
tre mare dei Templari, obblighi
imposti, 198 C.
Spettini, Alberto.
Spinola, la famiglia degli, co’ suoi
seguaci rappresenta in Genova
il partito imperiale, si stabili-
scono a Savona ove vengono soc-
corsi dagli Astigiani, ritornano
vinti in Genova dove nulla più
possedono, 181 A.
— aiutano il popolo ed i JDoria a
cacoiare Francesco Grimaldi da
Genova, 182 B.
— rientrano in Genova col consenso
dei Fieschi e dei Grimaldi, 254 A.
— escono di Genova, 254 B.
— nel 1818 (1817, 801 c), entrano
pacificamente in Savona e ne
occupano ir castello, 255 C.
— Francesco, Ottobuono, Operino
soprannominato Luouli, Argen-
tina, Corrado, Lanfranco, Ema-
nuele, Galeazzo, Oberto, Odo-
ardo, Girardino.
Spirito (S.), confine del territorio d’A-
sti, 140 A.
Spirito, (monastero di santo), in Asti
nel 1280, 150 A.
Squarza di Quaranta, è castellano
di Leynì mentre questo è asse-
diato da Filippo d’Acaia e Ri-
naldo di Leto, 211 C.
Squillacb, Tommaso.
Staturia, Tebaldo.
Stefano (S.), feudo di Cossano, dato
ad Asti nel 1292, 146 C.
— ritenuto dai Vicarii, 147 A.
— acquistato da Asti nel 1292, 147 B.
— (nome di Serra Mezeti, 689 d).
— castello, venduto dal Conte Ema-
nuele di Biandrate ai Rotarii,
187
— uccisione di Rosso degli Isnardi
a, 241 D.
— (cast, e vi. di, fd. astigiano,
posseduto dai sgn. di Revello,
629 d, 598 a).
Stefano di Tal di Belbo (S.), acqui-
stato da Asti, 144 B.
Stefano di Montebello , mandato
da Carlo II re di Napoli e da
Filippo di Savoia in aiuto di
Asti 171 A.
Stefano Visconti, difende Fossano
dai collegati, 260 A.
Stefano (S.), Jacopo di,
Stella, cast., vi sono sconfitti i Doria
da Opecino Spinola, questi la
dirocca, 182 C.
Suanee, v. Michele (S.).
Suessa, duchi: Giovanni Antonio
Marzano.
Susa, gli Astigiani devastano le terre di
Tommaso di Savoia fino a, 176 A.
— l’abate di, è preso prigione dagli
Astigiani a Moncalieri nel 1255
(1254, 782 b), 189 B.
— venuta d’Amedeo conte di Savoia
nel 1809, 223 E.
— nel 1810 vi va Enrico di Lus-
semburgo, liete accoglienze fat-
tegli, 230 A.
— vi vengono Pietro ed Odoardo di
Savoia nel 1816, 249 D.
Svevia , Federico I, Federico II,
Manfredi, Oorradino.
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INDICI SISTEMATICI
T
Tabusio, è ucciso improvvisamente
dal figlio (Solio, 768 a) di Buf-
fino di Solaro, 217 E.
Taddeo d’Este, fuga di, da Piacenza
in Parma e Beggio a. 1447, 277
C.
Taoliapane, Gerolamo.
Tauro, confine del territorio d’Asti,
139 C *
— possessi d’Asti nella valle del, nel
1190, 148 C.
— oonfine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggero Alfieri, 151 B.
valle del, soggetta ad Asti fino
a Felizzano, 152 A.
— il conte Guarnieri con fuorusciti
di Asti ai Molini del, sconfigge
gli Astigiani, 244 B.
— guasti prodotti dallo straripa-
mento del, in seguito a pioggia
torrenziali, 280 D.
Tanchettini, Enrico.
Tanzo, (Tangio, 682 a), Asti fa ac-
quisto del Cast, di, nel 1292,
146 C.
— acquistato da Asti, 147 A.
Taranto, il principe di, figlio di Carlo I
re di Napoli sorprende la moglie
sua figlia del re di Albania in
adulterio, sua punizione, 185 A.
— (Boberto principe di, 714 c).
— principi; Giovanni Antonio Or-
sini, Filippo d’Angiò, Boberto
d’Angiò.
Tartaro Solaro , il figlio di , nel-
l’assedio di Muasca ferisce An-
tonio di Alfìano, 217 E.
Tassella, appartenente, a. 1190, ad
Asti, 148 A.
Tebaldi, Tommasino.
Tebaldo Brusato, di Brescia, è uc-
ciso e straziato crudelmente, 288
B.
Tebaldo Solaro, (Sibaldo, 760 d),
protesta contro l’ elezione del
posto in cui si discuteva sulla
rappacificazione dei fuorusciti,
215 E.
Tebaldo Staturia , canonico della
chiesa di S. Secondo in Asti, a.
1440, 275 E.
Templari , persecuzione dell’ ordine
dei, fatta per opera di Filippo il
Bello e di Clemente V, accuse
contro di loro, confessione di
alouni in mezzo ai tormenti in
presenza del re e del papa, 198
A-B.
— Arsioni , prigionie , confische e
dispersione dell’ordine, maledi-
zioni scagliate da Clemente Y
contro di loro, al concilio di
Vienna, a. 1812, 198 B.
— Clemente V concede i loro beni
in Francia al re di Francia, i
possessi d’oltremare agli Speda-
lieri di S. Giovanni, 198 B-C.
— uno dei , condotto al supplizio
maledice Guglielmo di Nogaret,
198 C-D.
Tenedo, resa da Carlo d’Angiò tribu-
taria come lo era stata sotto i
re Normanni, 158 C.
Teodoro (S.), confine del territorio
d’Asti, 140 A.
Teodoro Paleologo, march, di Mon-
ferrato, è mandato dal padre a
reggere il Monferrato, ma gli
si oppone Manfredi di Saluzzo,
perchè esso proviene di linea
femminina, 171 B.
— Filippo di Savoia gli toglie i ca-
stelli della Bocca e di Settime,
185 A -
— penultimo figlio di Andronico im-
peratore greco , è mandato dal
padre ad occupare il dominio
di Monferrato, 208 A.
— nel 1806 a Genova prende in
moglie la figlia di Opecino Spi-
nola, 208 A.
— va a Casale, è osteggiato dagli
Astigiani e dal marchese di Sa-
luzzo, prende Pontestura e Mom-
bello, 208 B.
— colloquio cogli Astigiani e Fi-
lippo principe d’Acaia , oonci-
liazione e trattato, 209 A.
— assedia Moncalvo con aiuti asti-
giani, 209 C.
— sua fuga, 210 D.
— nuovo vano tentativo, 211 B.
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CRONACHE ASTESI
228
— s'impadronisce di Chivasso, S. Ba-
ferio (Raffaele 756 a), ed altri
luoghi, 211 C.
— gli spetta il dominio di Leynì,
pel che è in continue contese
con Filippo d’Acaia che occupa
il paese, 211 D.
— tenta di prendere Lu nel 1807,
212 B.
— è messo al sicuro (a Bosignano,
757 b), 212 C.
— tenta di impadronirsi di Vignale,
giugno 1810, 226 D.
— con seicento Milanesi viene alle
mani presso il Ticino coi soldati
di Tommaso Squillace, Ugone di
Bauci e coi fuorusciti Torriani,
ma viene sconfìtto e trova modo
di fuggire, 240 C.
— prende parecchie ville di Pavia,
242 C.
— si trova alla battaglia di Quat-
torde ed aiuta il conte Guarnieri
contro Ugone di Bauci, 248 E.
— gli si sottomettono nel 1316 i Ca-
salesi, 248 B.
— Opecino Spinola morendo lega a
sua figlia moglie di, i diritti su
Serra valle, 250 E.
Teodoro, figlio di Gian Giacomo di
Monferrato, 276 D.
Terremoti , in S. Damiano, a. 1275
(1276, 713 d), 163 D.
— in Italia, a. 1223, nel dì di Na-
tale, 190 D.
Terzàgo, Baimorino.
Testa , Galvagno , Sai vagamo , Ja-
copo.
Ticino , rigonfiamento in seguito a
pioggie torrenziali, 280 D.
Tidone (valle del), confine del terri-
torio di Asti ai tempi di Oggero
Alfieri, 151 B.
Tigella (Tinele, 687 c) valle, con-
fine del territorio d’Asti ai tempi
di Oggero Alfieri, 151 B.
Tiglio, alcuni dei maggiori dei, pro-
mettono di edificare (di far resti-
tuire il castello di Pon testura, 750
a) Castello agli Astigiani, 204 C.
Tigliole (inferiore), villa appartenente
ad Asti nel 1190, 148 B.
Tilzo (Tiglio, 682 a), Facino signore
di, fa pace con Asti, 146 B.
— signori: Facino, Anselmino.
Ti nell a (valle), alcuni imperiali sono
uccisi a, dai partigiani dei So-
laro banditi da Asti, 242 A.
Tivoli, l’imperatore Enrico di Lus-
semburgo si reca a, 237 A.
Tizzoni , sono espulsi da Vercelli e
dai loro castelli per opera dei
collegati Giovanni march, di
Monferrato , Manfredi march, di
Saluzzo e del conte Filippone di
Langosco, 170 C.
— Enrico di Lussemburgo tenta
invano di ristabilirli in Vercelli,
284 C.
— discordie dei, cogli Avogadro,
Filippone di Langosco incendia
le case dei, e dei loro seguaci,
esiglio e morti dei, nei 1813
(1812, 782 c), nel 1820 (1822,
805 a), soldati di Maffeo Vi-
sconti parteggiano pei, contro gli
Avogadro, 257 D.
i — vendetta contro gli Avogadro, 258
E.
Tomo, Almerico.
Tolego (Belegno, 801 c), parte di Ge-
nova assediata nel 1318 (1817,
801 c), dai fuorusciti Genovesi,
254 C.
Tolomeo Asinari , sepolto in Asti ,
215 C.
(Tolosa), (Lodovico d’Angiò, vsc. di,
714 c).
Tommasino di Ansola, vicario del-
l’imperatore in Asti, condanne
inflitte ad alcuni popolani, 241
E.
— condanna ingiustamente gli Asti-
giani, 242 E.
Tommasino di Campofregoso , doge
di Genova, a. 1486, 274 E.
Tommasino dei Tebaldi, bolognese,
ambasciatore di Filippo Maria
Visconti a Carlo VII re di Fran-
cia, dio. 1446, 277 A.
— consegna Asti a B inaldo di Dre-
snay, a. 1447, 277 E.
Tommaso Alfieri, è mandato a chie-
dere pace a nome degli Asti-
giani ad Alba, 161 A-B.
— accoglienze fattegli da Rinaldo di
Leto e suo ritorno in Asti, 161 B.
I Tommaso di Capite-Nigro , decapi-
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224
INDICI SISTEMÀTICI
tato per ordine di Ezzelino, 154
B.
Tommaso Guttuario, morte di, 156
E.
Tommaso del Pozzo, induce gli Ales-
sandrini a ribellarsi a re Bo-
berto, licenzia Ugone di Bauci,
247 C.
Tommaso Boero, popolano, con molti
altri lascia Asti e va ad abitare
volontariamente in Chieri colle
sue forze e dimorando quivi ar-
reoa molti danni ai governanti
d’Afiti, 190 B.
Tommaso Botario, console in Asti,
215 B.
Tommaso di Saluzzo, confederato con
Carlo d’Angiò fa pace con Asti,
combatte colla città contro Car-
lo, 162 E.
— riacquista Bevello, 168 A.
— sue pretensioni sopra Cuneo, sog-
gioga Cuneo, le valli, Monte
Male e Villa, 165 B.
— sconfigge gli Angioini, 166 B.
— riceve Giovanni di Monferrato, lo
manda a Carlo d’Angiò, 169 A.
Tommaso di Savoia, fa guerra col co-
mune di Asti l’anno 1255, e gli
toglie il borgo di Chieri, 142 D.
— Conduce prigioni a Lione circa
150 Astigiani presi in Francia,
non osserva i patti conchiusi col
comune di Asti, 148 A.
— (Tommaso IH di Savoia, 717 a),
insegue Guglielmo di Monferrato
nel Delfinato, lo prende prigione
e l'obbliga a cedergli alcune
città, 166 D.
— fa guerra con Asti, 174 A.
— è posto in carcere dai Torinesi
dopo la sconfitta di Montebruno
ed è invano richiesto dagli Asti-
giani, 174 B.
— i Savoiardi cercano di liberarlo
dalle mani degli Astigiani a cui
era stato consegnato dai Torinesi,
ma per paura fuggono, 175 A.
— le terre di lui son devastate dagli
Astigiani , si rappacifica con
Asti, 176 A.
— accorre contro gli Astigiani che
avevano preso Moncalieri, 189
B.
— è sconfitto dagli Astigiani a Mon-
tebruno, i Torinesi lo mettono
in carcere perchè vogliono ch’e-
gli faccia restituir loro i prigio-
nieri dagli Astigiani, 189 C.
Tommaso Squillace, va a Pavia,
sconfigge i Milanesi sul Ticino
240 C.
— assale alcune ville Milanesi, ma
l’esercito per un falso allarme
viene messo in fuga, i Pavesi
per questo li assalgono, molti ne
feriscono e depredano, 240 D.
— assedia Morozzo , lo prende e fa
prigioni 50 fuorusciti di Cuneo
ai cui metà muore in carcere, gli
altri vengono decapitati od im-
piccati, assedia Dronero e si di-
fende contro gli assalti di Man-
fredi di Saluzzo, a. 1814, 241 A.
— ritorna nelle Puglie, 241 B.
Tonto, confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggero Alfieri, 152 A.
— preso dagli Astigiani, 169, B.
— ceduto dai signori di Asti a Gio-
vanni di Monferrato, 196 E.
— assalito dagli Astigiani aiutati
dalle milizie di Carlo re di Si-
cilia, 205 B.
— Binaldo di Leto e Filippo di Acaia
mettono il campo a, 210 D.
Tonengo, sconfìtta dei Monferrini per
opera degli Astigiani, 169 A.
Torello, Guido.
Torino, è soggiogata da Carlo d’An-
giò, 158 D.
— Tommaso di Savoia costringe
Guglielmo di Monferrato a ce-
dergli, 166 D.
— i Torinesi sono sconfitti dagli
Astigiani a Montebruno molti
di 69si sono condotti prigionieri
in Asti, 174 A-B.
— adirati della sconfitta, pongono in
carcere Tommaso di Savoia che
è invano richiesto dagli Asti-
giani, 174 B.
— dominata dai Guelfi, 180 A.
— prigionia di molti Torinesi in
Asti per la sconfitta di Monte-
bruno, mettono in prigione Tom-
maso di Savoia perchè vogliono
ch’egli faccia loro restituire i pri-
gionieri dagli Astigiani, 189 C.
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CRONACHE À8TBSI
m
— danno Tommaso nelle mani degli
Astigiani , pace degli Astigiani
con onesti, 189 D.
— presa dal conte Amedeo di Savoia,
a. 1187, 190 B.
— venuta di Enrico di Lussemburgo,
(i Torinesi pei primi, giurano
fedeltà ad Enrico, 776 d) quelli
d’ Ivrea pei primi gli giurano
fedeltà, 280 A.
— prigionia di Giovanni di Monfer-
rato a, a. 1488, 272 E.
Torbe (della), i, soggiogano Milano,
158 C.
— uno dei, podestà in Vercelli è
ucciso dagli esuli Milanesi, per
rappressaglia i Torriani ne fanno
uccidere più di 60 nel Broletto
di Milano, 159 A.
— sono espulsi da Milano e battuti
da Ottone Visconti collegato con
Guglielmo di Monferrato , loro
entrata in Lodi ed aspre offese
recate ai Milanesi, 165 C.
— rimettono le loro questioni coi
Milanesi a Guglielmo di Mon-
ferrato che li tradisce, 165 D.
— mandano lettere al sommo pon-
tefice , al re di Francia ed a
tutte le città di Lombardia per
protestare contro Guglielmo di
Monferrato, 165 D.
— sono combattuti dai Milanesi e
dal marchese di Monferrato ,
escono di Lodi , per 25 anni
stanno fuori di Milano, vanno
nel Friuli perchè uno dei, è
patriarca d’Aquilea, 166 A.
— diventano nemici di Alberto Scoto
per aver egli cacciato di Pia-
cenza il podestà ed il capitano
entrambi Milanesi, 184 0.
— con Tommaso di Squillace ed
Ugone Bauci muovono contro
Milano, 240 G.
— promettono fedeltà per mezzo di
Ugone di Bauci a re Boberto,
246 B.
Torre (monastero della), in Asti, Gu-
glielmo Ventura ordina che vi
siano suonate le campane il
giorno della sua morte, 228 0.
(Torre di Bormtda), (cast, e vi. di
fd. astigiano, 698 b).
45 — Indici sistematici.
Torre di Mercato , in Asti, bella e pos-
seduta dai Guttuari è atterrata
dai Solaro, 217 D.
(Torre d’Ussone), (cast, e vi. di, fd.
astigiano venduto da Ottone del
Carretto march, di Savona, 798
d).
Torre, Marco, Cassone, Guido, Na-
poleone, Gabrio.
Torresana, i castellani di, danneg-
giano Asti, 149 B.
Tortona, posseduta da Guglielmo mar-
chese di Monferrato nel 1289,
144 C.
— confederata con Milano , espu-
gnata da Guglielmo di Monfer-
rato, 166 C.
— vi è ucciso il vescovo affine dei
Visconti, 166 D.
— soggiogata da Guglielmo march.
di Monferrato, 168 A.
— Guglielmo di Monferrato uccide
il vescovo di, 168 C.
— combatte con Alessandria in fa-
vore di Maffeo Visconti, 169 D.
— vi domina il popolo guelfo, sue
gravi condizioni, 180 A.
— si ribellano ad Ugone di Bauci
che sfugge alle loro ricerche,
241 C -
— Baimondo di Cordona tenta di
entrare in, ma non vi riesce
per causa di Maroo Visconti,
260 C.
— danni ricevuti per causa dei nobili
tortonesi da Pisa, 289 B.
— è presa da Baimondo di Cordona,
265 A.
— Binaldo di Dresnay desiste dalla
spedizione contro , per invito di
Francesco Sforza, 278 D.
Toscana, la maggior parte della, è ri-
belle ad Enrico di Lussemburgo,
288 B.
— passaggio di Sigismondo imp. per
la, per recarsi a Boma, tentativi
dei Fiorentini di negargli il
passo, a. 1480, 272 B.
(Toschbtto Ventura), (di Ponte, fra-
tello di Guglielmo Ventura, or-
dini di questo nel suo testamento
riguardo a, 775 d).
(T radiselo), (feudo di Manfredi Lan-
- eia, 690 o).
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INDICI SISTEMATICI
226
Traditimi ola$8iahe, fondazioni di cit-
tà dovute a Brénno, 189 B (678 a).
— lettura dei distici di Catone con-
sigliata da Guglielmo Ventura
ai suoi figli, 228 À.
Trapani, vano tentativo di Boberto re
di Sicilia di prender, nel 1815
(1818, 791 a), 245 E, 246 A.
Travezza (valle), (Trevecie, 687 c),
confine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggero Alfieri, 152 A.
Treetzio, valle di, possessioni di Asti
in, l’anno 1190, 148 A.
Treviri, l’arcivescovo di, accompagna
Enrico di Lussemburgo in Italia
nel 1810, 229 D.
Treno, confine del territorio d’Asti ai
tempi d’Oggero Alfieri , 151 B.
— (fd. di Asti, 690 d).
Trinità, Gochero Ca vallerò, bandito
da Cuneo , è preso da alcuni
suoi nemici presso, 258 D.
Tboja, i beni dei, sono sfruttati dal
march, di Saluzzo, 198 A.
— Biagio, Polono, Tommaso.
Troja Tommaso, popolano, con molti
altri va da Asti ad abitare in
Ohieri e quivi arreca molti danni
ai governanti d’Asti, 196 B.
— i beni di, sono sfruttati dal mar-
chese di Saluzzo, 198 A.
Troto, Bobersaro, Roberto.
Trotti, molti dei, escono volontaria-
mente d’ Alessandria, 247 13 .
Tnerdo, gli Astigiani prendono e di-
struggono la vi. di, vi. dei Ga-
retti, 161 E, 162 A.
Tonisi, passaggio di principi cristiani
a, nel 1270, 159 C.
Turco, Antonio, Gabriello, Giovanni,
Pietro , Leonardo , Guglielmo ,
Mor nello.
Torris Y&Uornm, (Valonum, 678 a),
v. Castellazzo.
XJ
Uberto Avogadbo di Colobiano,
(Simone di Colobiano, 806 b),
vesc. di Vercelli, si arrende colla
sua parte ai figli di Maffeo Vi-
sconti, 258 D.
— prigione in Vercelli , fuggito si
ritira a Bugella , 258 E, 259 A.
Uberto di Cocconato, tratta di pace
col podestà di Asti nel 1292,
146 B.
— non mantiene i patti, 147 A.
Uberto di Pietra, podestà in Asti
nel 1806, 208 A.
Ubo Delfino, (nel 1810 accompagna
Enrico di Lussemburgo in Ita-
lia, 776 c).
— va a Pavia a spese dei Lombardi,
e con sussidii degli Astigiani ,
non osa muovere contro Milano,
va a Piacenza dove però non
riesce a far alcuna cosa, 241
B 0.
Uoone di Bauci , regio siniscalco si
trova oon Tommaso di Squillace
in Pavia e di qui muove contro
i Milanesi, 240 0.
sue vane imprese con Ugone Del-
fino, 241 B.
— i Tortonesi si ribollano e lo cer-
cano a morte ma egli sfugge
loro, 241 C.
— coll’aiuto di, i Solaro battono i
Castello, 242 B.
— va in Asti colle sue forze, nei
1814 gli Astigiani gli giurano
fedeltà pel re Roberto, entra in
Casale e la devasta (ne scaccia
i Cani, 787 a), la città presta
giuramento a re Roberto, 242 C.
— va in Asti con soldatesche, 242 D.
— andando ad Alessandria si scon-
tra presso Quattorde col conte
Guarneri d’Ausburgo e Galeazzo
Visconti e viene oon loro alle
mani, riesce vittorioso 243 E,
244 A.
— i Torriani esuli di Milano ed i
Pavesi gli promettono fedeltà per
re Roberto, egli dimorando a
Pavia a spese della oittà reca
molti danni ai luoghi vicini,
246 B.
— mette in fuga Filippo di Savoia
devastante Savigliano , devasta
colle sue genti Fossano, mette
di nuovo in fuga Filippo, 246 D.
— volendo andare in soccorso dei
Pavesi è sorpreso e sconfitto dai
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CRONACHE A STESI
327
soldati Milanesi al passaggio
della Scrivia, 246 E.
— è licenziato dagli Alessandrini
ribellatisi a re Roberto e va ad
Asti, 247 0.
— entra pacificamente o colla forza
in parecchie ville, 247 D.
— assedia il castello di Demonte e
10 prende per patto, 248 0.
— sta in Asti e giova molto agli
Astigiani, 249 E.
— va in Mondovì e vi fa vendetta
della cacciata di Gochero Ca-
valiere, 250 B.
— nel 1817 avendo Filippo di Sa-
voia e Manfredi di Saluzzo preso
11 borgo degli Apostoli in Asti,
vi accorre da Alba e li fa fug-
gire, 253 A.
— bandisce che quanto sarà preso dai
soldati in Riva apparterrà a que-
sti, sacco conseguitone, 258 B.
— fa decapitare in Cuneo Gochero
Cavallaro ed in Asti Simone Lo-
renzo, 258 D.
— entra in Novi, a. 1821, entra in
Bergolo col consenso di Boni-
facio di Alice, 256 C.
— s’imbatte andando a Monteca-
stello in Marco Visconti, e ve-
nuto con lui alle mani muore,
sepolto dagli Astigiani nel coro
della chiesa di S. Francesco,
256 D.
— la sua tomba vien traslocata
nella chiesa dei Frati Minori di
S. Francesco, 256 D.
Vacca, Guglielmo.
Vacone di Casale, tende insidie agli
ambasciatori di Carlo re di Si-
cilia provenienti da Alba, 197
D.
Vaffalino di Campo, Marco Visconti
coi fuorusciti assalendo Genova
combatte presso, 256 B.
Yaglierano, appartenente, a. 1190, al
territorio di Asti, 148 A.
Vago, Antonio, Jacopo.
Vayo, Guglielmo.
Tal del Canali, possessioni di Asti in
questa valle l’anno 1190, 148 B.
Uguccione della Faggiuola, è dai
Pisani eletto vicario e quasi
signore, sue imprese contro Fi-
renze, S. Miniato, Lucca, 289
D.
— nel 1816 è cacciato da Pisa, 249
B.
— uscendo di Pisa per rimettere suo
figlio in Lucca non ottiene l’in-
tento e Pisa gli chiude le porte,
fugge a Malaspina, 249 C.
Umberto Delfino , padre di Gio-
vanni, 170 B.
Umberto (tambarello , notaio , in
Asti attesta d’aver fatto l’istru-
mento per cui Filippo di Acaia
e Raimondo di Leto promette-
vano ai fuorusciti di ricondurli
in Asti e di restituire loro il
potere nella città, 211 A.
Umiliati della casa di Dio , frati e
suore degli, introdotti in Asti
nel 1280, 150 A.
(Ungheria), (Carlo Martello re di,
714 c).
Urbano IV, invita Carlo d’Angiò ad
occupare il regno di Sicilia, 157
C.
(Ursaroglio), (cast, e vi. di, fd. Asti-
giano, 694 a).
Usure , primi usurai astigiani in
Francia, loro guadagni e perse-
cuzioni, 142 C.
— banchi feneratizi tenuti dagli A-
stigiani in Francia , e loro ren-
dita di 300000 lire Tornasi di
grossi (nigrorum, 728 b), 176 A.
Yaleggle, villa, appartenente ad Asti
nel 1190, 148 A.
Valentina Visconti, madre di Carlo
d’ Orléans sorella di Filippo
Maria Visconti , ha in dote la
signoria di Asti, a. 1886, 277 C.
Valenza , prigionia di Guglielmo di
Monferrato per opera di Tom-
maso di Savoia, 1 66 D.
— soldati milanesi prendono prigio-
nieri molti di, 246 E.
— Raimondo di Cardona ma nife
soldati a, poi vi si reca egli
stesso, 259 D.
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INDICI SISTEMÀTICI
— Beltramo del Poggetto con Bai-
mondo di Cordona e molti pre-
lati va a, 261 B.
— Bobaldo Malabaila va a, vi ven-
gono gli ambasciatori milanesi
per trattare con Beltramo del
Poggetto, 261 C.
— Bernardo di Monsolito fugge a, vi
si ritira Baimondo di Cordona,
Giovanni XXII e re Boberto
mandano soccorsi a, 262 C.
— pretese di Luigi di Savoia sopra,
278 B.
Vàleriano, Giorgio.
Valféneka, Enrico.
YaUe Giovenale, assalita da Guglielmo
march, di Monferrato nel 1290,
145 A.
YaUe Mattarla, (antica villa astigiana,
674 a)
— possessioni di Asti dalla parte di
questa valle nel 1190, 148 B.
— (sua posizione e soggezione ad
Asti, 634 a).
Valle-terza (vallistercie, 674 a, 675 a),
fiumicello del territorio d’Asti,
140 A.
(Talli), (castello e villa delle, sua
posizione feudo di Asti per ven-
dita 689 c).
— (uomini di, possessori di Man-
gano, 691, a).
— (signoria di Cossano, 691 a).
— signori: Moruello.
Valmànerià, v. Valfenora.
Yalois, Carlo, Carlo, Filippo.
Talperga, conti: Pietro.
Valvassori, esiliati da Milano, 158 D.
— entrano a Vercelli coi Cattanei
ed Ottone Visconti, 159 A.
(Varalando), (fratello d’ Enrico di
Lussemburgo , nel 1310 lo ac-
compagna in Italia, 77 6 c).
— (è ucciso neir assedio di Brescia
nel 1311, tutto l’esercito lo rim-
piange, il suo corpo è sepolto a
Verona, 779 d).
Vasino Guttuario , v. Orsino Gut-
tuario.
Vavre. nel 1324 è preso da Baimondo
di Cardona, 267 A.
Vaiolo , Baimondo di Cardona con
soldati genovesi entra per forza
in, 261 E.
— Marco Visconti entra per forza
in, 262 A.
Vàybo, Guglielmo.
Teglazil, tre dei, nel 1316 sono fatti
decapitare da Ugone di Bauci
in Mondovì, 250 C.
Yenezia, battaglia contro i Genovesi
presso Laj accio, vittoria dei Ge-
novesi e presa del Clavario ve-
neziano, vendetta dei Veneziani
in Sicilia, battaglia di Curzola,
forze che vi avevano i Veneziani,
159 B.
— sconfitta, muoiono in battaglia
300 Veneziani, ne son condotti
a Genova più di 5000 prigionieri,
è fatta la pace, 159 C.
— comprano Ferrara da Folco di
Este, 184 A.
— guerra coi Ferraresi uniti con
Clemente V, escono di Ferrara
dopo aver fatte molte stragi e
suscitati incendii, sono maledetti
e scomunicati da Clemente V
che predica contro di loro la
orooiata, 184 B.
— circa 3000 Veneziani stabiliti in
Ferrara sono uccisi ed annegati
dai Ferraresi, 185 A.
— vi muore Guido conte di Monte-
feltro, 189 A.
— lega col march, di Monferrato
e Firenze oontro Filippo Maria
Visconti sgr. di Milano, a. 1431,
270 A.
— manda in soccorso della spedi-
zione contro Genova di Gian
Giacomo di Monferrato e di
Barnaba Adorno , a. 1431, di-
ciotto galee sotto la scorta di
Pietro Loredano, 270 D.
— vittoria dell’armata veneta unita
ad alcun galee fiorentine presso
S. Fruttuoso, 23 settem. 1431,
27Ì , A.
— Gian Giacomo di Monferrato ri-
para a, a. 1481, e vi è ben ac-
colto, 271 E, 272 A
— pace del 1432 tra i Veneziani ed
il duca di Milano, 272 A.
— concordia tra Filippo Maria Vi-
sconti, Venezia e Firenze per
intromissione di Nicolò d’Este,
$72 B.
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CRONACHE JLSTESl
— lega di Genova e Firenze con,
contro Filippo Maria Visconti,
a. 1486, 274 D-E.
— guerra con Filippo Maria Vi-
sconti, presa di Gassano, a.
1446, 177 A.
— dopo la morte di Filippo Maria
Visconti per accordo fatto con
alcuni cittadini prendono Pia-
cenza, 279 A.
— pretende la signoria di Milano,
279 B.
(V enie), (uomini di, possessori di Man-
gano, 691 a).
Yentimiglia, battaglia di, 182 D.
— (morti in, nell’espulsione di Ope-
cino Spinola da Genova, 728 b).
Ykntura, Andrea, Jacopo, Secon-
dino, Ottavio (Toscnetto), Gu-
glielmo, Genta, Gracita.
Ykraldo (Varalando, 776 c), fratello
di Enrico di Lussemburgo , lo
accompagna nel 1810 in Italia,
229 D.
— è ucciso nell’assedio di Brescia
nel 1311, tutto l’esercito lo rim-
piange, il suo corpo è sepolto
m Verona, 238 B.
Vercelli, posseduta dal marchese Gu-
glielmo di Monferrato nel 1289,
144 0.
— vi entrano furtivamente i Catta-
nei ed i Valvassori e Ottone Vi-
sconti esuli da Milano, ha per
podestà uno dei della Torre che
viene ucciso dagli esuli mila-
nesi, 159 A.
— è conquistata da Guglielmo di
Monferrato ohe vi chiama En-
rico di Baronzio podestà dei Ghi-
bellini, n’è vescovo Aymone, 166
D.
— soggiogata da Guglielmo march.
di Monferrato, 168 A.
— Maffeo Visconti vi costruisce un
forte castello, 169 G.
— conquistato dai collegati Giovanni
march, di Monferrato, Manfredi
march, di Saluzzo, e Filippone
conte di Langosco, ne vengono
espulsi da questi Galeazzo Vi-
sconti ed i Tizzoni, a. 1801,
170 C.
— col mar oh. di Monferrato e col
conte di Langosco tentano in-
di ristabilire in Asti i Castello
fuorusciti, 201 D.
— Enrico di Lussemburgo va a, la
città gli promette fedeltà e gli
dà tributo, 281 A.
— guerre civili, 234 B.
— risse e sedizioni, Filippo di Co-
lobiano governa tirannicamente,
Enrico vuole rimettere i Tizzoni
ma non vi riesce, queste oppo-
sizioni sono promosse dall’ ac-
cusa mossa ad Enrico d’aver per
oro posto Maffeo Visconti in
Milano, Can della Scala in Ve-
rona, 234 C.
— Guarnieri d’Ausburgo entra coi
Milanesi in, battaglia con Fi-
lippo di Savoia, discordie degli
Avogadro e dei Tizzoni, Filip-
pone conte di Langosco entra
in, incendia le case dei Tizzoni
e dei loro partigiani , questi
sono esigliati da, e parecchi
vengono presi ed uccisi nel 1318
(1812, 782 c), soldati di Maffeo
Visconti combattono contro gli
Avogadro in favore dei Tizzoni,
257 D.
— per segreto accordo fatto con Ber-
nardo di Mangolo Filippo di
Valois si ritira da, danni rice-
vuti dalla città, 258 A.
— Maffeo Visconti assedia gli Avo-
gadro in, 258 0.
— i Catalani assoldati da Asti con
Martino d’ Agliate ed i fuorusciti
Lombardi tentano di aiutare, ma
sono sconfitti dagli assedianti,
resa della città, 258 D.
— magistrati, podestà: Enrico
Baronzio, della Torre.
— vescovi: Aymone, Uberto (Si-
mone) Avogadro.
Verde (fiume) , alla sponda del , è
sepolto Manfredi re di Sicilia ,
158 A.
Verona, è ghibellina. Mastino della
Scala ne scaccia i Guelfi, 179 A.
r— Veraldo (Varalando, 779 d), fra-
tello di Enrico di Lussemburgo
è sepolto in, 283 B.
— Enrico di Lussemburgo è accu-
sato di aver posto Cane della
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280
INDICI SISTEMATICI
Scala in , per denaro mentre
ne era sempre stato tiranno, 284
C.
Verre, Petruccio.
Versa, confine del territorio d’Asti,
140 A.
— possessioni di Asti nell’anno 119Ó,
148 B *
— confine del territorio d’Asti ai
tempi di Oggero Alfieri, 152 A.
— vi si reca Guglielmo march, di
Monferrato coll’esercito, 168 A.
— al ponte superiore di , gli Asti-
giani sorprendono dei loro fuo-
rusciti, 213 C.
Versuto(Verguto), Obizzo di Landò.
Vrrzoglio, Guglielmo.
Verznolo, acquistato dagli Astigiani,
144 B.
Vespesono Solaro (Vesperone, 787
c), gli vien tolto denaro dall’im-
peratore per alcune parole avute
con Facino portiere dell’ impe-
ratore, 248 A.
Vessillo di 8 . Chiesa, Beltramo del
Poggetto in Asti nel 1822 fa
ortare il, sul palazzo per ban-
ir la crociata contro Maffeo
Visconti, 261 A.
Viale, Filippo.
Viarigi, presa dagli Alessandrini, 169
0 .
Vlarisio , è assediato e preso dagli
Astigiani, 247 C.
Vicari , nel 1292 in Asti Uberto di
Cocconato, Facino di Tilzo, Ni-
colino Bastardo e Jacopo di Ga-
bbano, 146 B.
— Giovanni del Poggio torinese è
vicario del march, di Monfer-
rato a Milano, 166 A.
— in Asti , Niccolò Bonsignore è
eletto da Enrico di Lussemburgo,
230 D.
— Enrico ne manda a Parma, Bre-
scia, Piacenza, Pavia e Ber-
gamo, 282 A.
— in Pavia, Filippo di Savoia, 284
B, 242 E.
— in Pisa nel 1814 Uguccione della
Faggiuola, 239 D.
— in Asti , Tommasino di Ansola,
241 E -
— in Asti, Giovannone dei Salim-
berii (Giovannaccio di Giovanni,
787 c), 248 A.
— in Asti, Giovanni del Pozzo Ales-
sandrino, 243 C.
— in Alessandria, Marco Visconti
nel 1816, 251 D.
— re Boberto nel 1819 è fatto da
Giovanni XXII vicario di tutta
l’Italia durante la vacanza del-
l’impero, 255 D.
Viceré di Sicilia, si trova all’assedio
di Gaeta a. 1485, 273 C.
— prigioniero alla battaglia di Ponza
a. 1485, 278 D-E.
(Ticime) (cast, e vi. di , fd. d’Asti ,
698 b).
Vienna (Delfinato), concilio generale
di, a. 1812, 198 C.
Vigevano. Ugo di Bauci siniscalco di
Rooerto re di Sicilia reca molti
danni a, 246 B.
Viginti, v. Vinchio.
Vignale, il castello è acquistato dagli
Astigiani, 147 A.
— confine del territorio d’Asti ai
tempi d’ Oggero Alfieri, 152 À.
— uccisione della famiglia del ca-
stellano di, intervento d’Asti,
168 B.
— occupato da Manfredi di Saluzzo,
171 C.
— reso al march, di Monferrato dai
signori di Asti, 196 D.
— occupato da Giovanni di Saluzzo,
202 C.
— inutile tentativo di Giovanni di
Saluzzo di sorprendere gli Asti-
giani, 204 D.
— è donato dal march, di Saluzzo
a re Carlo e munito di soldati
provenzali, 210 C.
— Rinaldo di Leto, Filippo d’Acaia
e Giorgio di Ceva riportano vit-
toria presso, 212 C.
— Carlo re di Sicilia cede, ad Ope-
cino Spinola, 212 D.
— è guardato da Genovesi, rimane a
lungo soggetto ad Opecino Spi-
nola, questi vi richiama i Sechi,
213 A.
— i Sicci coll’ aiuto di Giovanni
Solaro e di Nioolino Casino con
800 militi delle ville astigiane,
a. 1810, cacciano i Pastroni da,
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CRONACHE A8TE8I
281
Teodoro di Monferrato tenta di
impadronirsene, ma è respinto,
i fuorusciti b* impadroniscono di
molti Vignalesi e li uccidono,
a. 1810, 226 D.
Villa, soggiogata da Tommaso di Sa-
luzzo, 165 B.
Vigonza, Giovanni.
Yillanova, ponte di, vi è ferito Ezze^
lino a. 1259, 155 E.
Villanova d’Àsti, tappa di Guglielmo
di Castello (di Mombello), colle
sue schiere, 199 C.
— Filippo di Savoia incendia cru-
delmente le campagne di, 246
D.
— impresa di, nel 1816, 249 D.
(Vlllanova di Cherasoo), (dom. di Alba,
691 d).
(Vlllanova di Nizza), (gli Alessandrini
vi trasportano gli uomini di
Lanerio, 692 a).
— (gli Alessandrini vi trasportano
quelli di Garbazolia e di Lin-
tignano, 692 c)
— (Vi sono trasportati quelli di Ca-
lamandrana, 692 d).
Vincilo (Viginti), confine del territo-
rio d’Asti ai tempi di Oggero
Alfieri, 151 B.
— (recente possedimento d’Asti, sue
relazioni con questa città, 689
— gli uomini di Barberina divisano
di prenderlo, ma sono stornati
e messi in fuga dagli Astigiani,
244 D.
Vinchio, Borgognone.
Vlnchium Marchionis, (Vingio, 747 b).
Vingio, v. Vinchium Marchionis.
Violante di Monferrato, figlia di
Guglielmo sposa Andronico im-
peratore greco, 174 A.
Visconti, Filippo Maria, Galeazzo,
Valentina, Maffeo, Ottone, Azzo,
Marco, Stefano.
Vitelleschi, Giovanni.
Vittoria, presso Parma edificata da
Federico II e distrutta dai Par-
migiani, 172 B, 191 A.
Vivaldo Palio, segue i Castello nel-
l’esiglio da Asti, 200 C.
Valentino Caze, figlio di Folco, col
fratello uccide Oliviero servitore,
217 D.
Viveri , buon mercato dei, a Roma
durante il giubileo del 1800,
192 A.
Voblo, v. Voltaggio.
Voglieti, (Vegleto, 745 c), seguono
i Castello nell’ esiglio da Asti,
200 B.
— le case dei, sono depredate e quindi
incendiate dai Solaro, 200 D.
— le case dei, sono distrutte dai So-
laro nell’anno primo della loro
venuta dall’esiglio, 217 D.
Voglieto, Giorgio, Leone.
Voltablo, cf. Votabro.
Voltaggio, ooncesso da Filippo Maria
Visconti a Barnaba Adorno che
accordatosi coi Genovesi contro
Filippo Maria restituisce loro
Voltaggio, 275 A.
Voltrl, è preso dai fuorusciti Genovesi
267 B.
— (venuta dei fuorusciti Genovesi
nei 1309, 726 a).
Votabro, assalto ed incendio di Ope-
cino Spinola, 188 A.
Z
(Zamballerio), (venuta degli ambascia-
tori astigiani e fuorusciti a, per
venire ad accordi, 769 c).
Zembaldo, Capellino.
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INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTE NEL VOLUME VENTESIMOTERZO
OTTAVO DELLA SECONDA SERIE
Elenco dei Membri della R. Deputazione .... Pag.
Mutazioni accadute nel Corpo della B. Deputazione . . »
Atti della Regia Deputazione »
Doni offerti alla R. Deputazione »
CAIS DI PIERLAS (E.) I Conti di Venlimiglia, il Priorato
di San Michele ed il Principato di Seborga. Memoria
documentata Pag.
PROMIS (Vincenzo) Rreri cenni sulla rila e sugli scritti del
P. Giuseppe Colombo Barnabita, Membro della R. De-
putazione di Storia Patria ...»
SOMMI-P1CENARDI (G.) Trattalo fra Barnabò Visconti, il
Conte Antonio di Monlefellro, la Repubblica di Firenze
e le Comunità d’Urbino e Cagli ( 1° febbraio 1375
(v. s.) ....... »
DUC (Mgr. Joseph-Augusle) Cartulaire de l’Évéché d'Aoste
(xm* siècle) ..-...»
CARUTTI (Domenico) L’onorevole Quintino Sella. Notizia »
APPENDICE
CIPOLLA (Carlo) e MANNO (Antonio) Indici sistematici
di due Cronache Muraloriane . Pag.
ni
XIX
XXI
XXIX
1
151
169
183
341
I
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